La pagina giugno 2010

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Non dimenticare...

N° 6 - Giugno 2010 (76°)

Il corso Costruiamo la matematica da me tenuto, grazie alla preziosa ospitalità riservataci dal Preside Brunelli, presso il Liceo Classico di Terni, è giunto a conclusione. E’ stata un’esperienza entusiasmante, almeno per me. Mi sono cimentato, per la prima volta, nell’argomentare matematicamente con alunni delle elementari. Dapprima nutrivo perplessità: mi saprò far capire? saprò far breccia, seppur piccola, nelle loro menti e nei loro cuori? Qualcuno mi aveva detto: ma come, fai tutta questa fatica gratis? Quel qualcuno per pagamento intendeva la mercede minima, quella volgare, dei quattrini. Io credo, ne sono anzi sicuro, di essere più aristocratico. Ho infatti incassato così tanto dagli incontri con i miei giovanissimi amici, che, per poterlo fare ancora, pagherei io molti euro. Giovani appassionati, curiosi, intelligenti. Sempre attenti, per due ore di seguito ogni volta, senza mai distrarsi! Educati, educatissimi. Io dopo la prima ora mostravo cenni di cedimento. Loro no, mai! Quante volte vi ho pensato, maestre delle elementari! Che lavoro stupendo sarebbe il vostro (già è bellissimo!) se gli allievi fossero tutti così interessati ed in grado di intus legere, come quelli che ho avuto io (... e se vi dessero uno stipendio adeguato, ça va sans dire!). Ho incontrato colleghi, professionisti di valore che si dichiarano disponibili a collaborare per nuovi corsi! Ho conosciuto persone di tutte le età anch’esse disponibili a tornare ancora a parlare di matematica e ad essere presenti nelle future imprese culturali. Così, essendomi proposto, oggi che il mondo dei simboli è totalizzante, di non abbandonare i nostri giovani ad un futuro privo di matematica, ma irto di regolette e di calcolo, unico e catastrofico catechismo possibile per la maestra gelminiana e per le zero-risorse messe a disposizione per scuola e cultura (attenzione! tra qualche anno sarà del tutto inutile piangerci sopra, nell’intero Paese, e gridare dai all’untore! perché il male causato sarà allora irrecuperabile), posso con soddisfazione annunciare che i corsi avranno un seguito. Dobbiamo adesso alla sensibilità dell’Assessore alla cultura del Comune di Terni e della Direzione della Biblioteca il fatto che dal prossimo ottobre avrà inizio, presso le sale della Biblioteca stessa, il Martedì Matematico. Corsi per giovani e meno giovani, da ottobre a maggio, di cui vi informeremo dettagliatamente a settembre (leggete intanto a pagina 12 di questo numero). Come vedete, cari giovani, noi non vi dimentichiamo. Nè escono dalla nostra memoria i fratelli de L’Aquila, nobile città, straziati nell’altro dolore, quello di una ricostruzione del suo centro storico che tarda inopinatamente ad iniziare. La foto, scattata dall’architetto Paolo Leonelli, è emblematica. La pregiata poltrona, da oltre un anno sgangherata, è ormai tristemente abbandonata. Giampiero Raspetti

Non abbandoniamo L’Aquila...

L’Aquila centro - giugno 2010 Foto di Paolo Leonelli

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Consigli di impiego estivo - F P a t ri zi Pubblica amministrazione 2.0 - A Melasecche Ma quale depressione?! - V P o l i cret i Gardner, la matematica per gioco - P F a b b ri Quella strana sensazione - C C o l a sa n t i I finanziamenti all’editoria - A L i b era t i Storia di un’Italia gentile - A L INTERPAN Il posto delle fragole - A B ecel l i Francesco Giullare di Assisi ALBINA NESTEROVA Liceo Classico - M D e L u ca , D L a t t a n zi PROGETTO MANDELA PAZZAGLIA SUPERCONTI - P rem i a zi o n e co n co rso d i d i seg n o 12 più 19 equivale a 1 terzo di pizza? - E L u cci Eureka - Corsi di matematica - G R a sp et t i NEURONAVIGATORE - F o n d a zi o n e C a ri t Astronomia - T S ca cci a f ra t t e, G C o zza ri Astronomia - P C a sa l i , F Va l en t i n i SUPERCONTI

Non recidere, forbice, quel volto Non recidere, forbice, quel volto, solo nella memoria che si sfolla, Non far del grande suo viso in ascolto la mia nebbia di sempre. Un freddo cala... Duro il colpo svetta. E l’acacia ferita da sé scrolla il guscio di cicala nella prima belletta di Novembre. Eugenio Montale


Consigli di impiego estivo per professori pallidi

Pubblica Amministrazione 2.0, yes we can!

Ecco alcuni consigli su come trascorrere le vacanze in maniera intelligente e remunerativa. Appartenete alla classe nomade e precaria della scuola pubblica italiana? Siete apprezzati e stimati nel vostro campo? Dopo un anno scolastico vissuto sul filo dei tagli ministeriali, avrete certamente imparato che l’autonomia, ovvero l’arte di arrangiarsi, è il vademecum del futuro. L’arrivo della calda stagione è il momento per dimostrare le vostre risorse. Chiuso il registro e deposto il gessetto, non crogiolatevi per due mesi al sole dell’ozio, non spalmate la protezione 20 sul vostro talento, non permettete ai raggi ultravioletti di abbrustolire i vostri neuroni… è questo il momento di rimboccarvi le maniche: nel nostro paese ci sono siti archeologici mal custoditi, rovine silenti a cui nessuno dà voce, percorsi tracciati nel solco della storia che aspettano che qualcuno venga a raccontarli… Suvvia, tre mesi di vacanza, per un insegnante, sono tanti e lo stipendio è poco, addirittura nullo se il suddetto non è di ruolo. La capacità divulgativa esercitata durante l’anno può trovare uno sfogo più fruttifero che non sia quello delle parole crociate del Cavalier Sisini. Come? L’idea ci viene dal presidente dell’Inpdap che, sollecitato da un giornalista di Report sugli assilli monetari della classe docente, ha portato l’esempio di una guida turistica abusiva di Pompei, un professore che, fazzoletto in testa, canottiera e occhiali di tartaruga, rende edotti i visitatori del sito e intanto compensa le personali carenze di reddito. Certo, un lavoratore in nero non è proprio un buon esempio, ma il presidente emerito ha lasciato intendere che un conto è il parcheggiatore abusivo, il chioscaro di straforo, il bibitaro speculatore di assetati, ma su un professore della scuola italiana colto in fragranza di divulgazione non regolamentata si può ben chiudere un occhio, anzi tutti e due, perché aiuta se stesso e aiuta la collettività, nello specifico il Ministero dei Beni Culturali che, perennemente a corto di fondi, può beneficiare così di un Cicerone irregolare che gli tende la mano… soprattutto la tende ai turisti, come in quel film denigratorio, come si chiama… Umberto D. Cari turisti, se incappando in un sito etrusco vedete spuntare dall’ombra di un pino marittimo un attaccabottoni che vuole spiegarvi a tutti i costi le tombe ipogee, siate indulgenti. E quando costui, con dissimulato imbarazzo, vi chiederà un piccolo compenso, siate generosi e pensate che quei soldi, in fondo, vanno per la scuola italiana, vanno ad integrazione dell’Inpdap e vanno per la formazione della vostra prole, compito nobile un tempo sostenuto dallo Stato, oggi scaricato sulle spalle solitarie della pubblica e pallida classe docente. Francesco Patrizi

Fa ormai parte del linguaggio comune l’espressione web 2.0 per indicare l’insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione con l’utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, Youtube, Facebook, Twitter, Gmail, Tripadvisor, ecc). La differenza tra web 1.0 e web 2.0 è quella che passa tra poca partecipazione e massima partecipazione, tra approccio redazionale con pedissequo controllo dei contenuti rispetto alla creazione dei contenuti da parte degli utenti. Come si può pensare di introdurre le dinamiche 2.0 nella Pubblica Amministrazione? Favorendo l’evoluzione delle Intranet collaborative e i workspace liberi da mediazione. Le dinamiche 2.0 favoriscono la crescita delle informazioni informali rispetto a quelle formali e fanno emergere i contenuti migliori, premiano i comportamenti innovativi ed emergenti, danno visibilità ai talenti e determinano il successo pratico dei contenuti. Non solo, permettono di preparare il dipendente pubblico a collaborare anche su Internet e favoriscono l’apprendimento delle dinamiche indotte dai social media. Il risultato è una Pubblica Amministrazione tutta protesa ad interpretare la nuova vocazione all’interazione e alla bidirezionalità evocata dalla formula magica del 2.0. Se da un lato tutto questo è auspicabile, perché foriero di un rinnovato rapporto tra cittadino ed istituzione, improntato all’innovazione e alla trasparenza, dall’altro potrebbe però produrre effetti indesiderati e rapide disillusioni, ovvero le cosiddette patologie del web 2.0 alla buona. Accade spesso, infatti, che le bacheche di molti Enti presenti nei social networks restino improvvisamente vuote e non presidiate, che il rapporto instaurato con i cittadini-friends in determinate occasioni (soprattutto preelettorali!) diventi all’improvviso silenzioso. Altrettanto fastidioso è il caso in cui chi sovrintende l’account, e le informazioni in esso riversate, non sia adeguatamente attento ed interpreti il mezzo, nella migliore delle ipotesi, come un deposito indistinto di comunicati stampa. Il problema è riuscire a garantire prestazioni minime credibili, che forniscano informazioni utili in modo costante e qualificato ed aggiornino con regolarità le notizie veicolate con risposte entro “tempi internet standard” (24-48 ore) e non da Testo Unico sugli Enti Locali (30-60 giorni e… silenzio assenso). Nonostante rimangano ancora aperte numerose questioni è auspicabile una rapida migrazione da parte della Pubblica Amministrazione dalla versione 1.0 alla 2.0. Gli amministratori pubblici e le istituzioni devono smettere i panni della burocrazia in carta bollata. Chi oggi prenota i propri viaggi attraverso internet, acquista l’IPhone negli Usa attraverso eBay, chatta con gli amici da ogni parte del mondo con Skype, comunica con i social networks, etc, non accetta più che porzioni considerevoli della propria vita siano governate da procedure lente, ridondanti e gestite con mezzi antidiluviani! Soprattutto considerato che la parte pubblica vive delle imposte pagate dai cittadini e dovrebbe facilitarne la vita e non complicarla, come troppo spesso ancor oggi accade. a.melasecche@meta-group.com

Anche a casa vostra

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Mensile di attualità e cultura

Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni

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Gardner, la matematica per gioco

Ma la vogliamo piantare con questa storia della depressione? Siamo davvero talmente istupiditi dalle varie forme di pubblicità, da poter pensare possibile il passaggio attraverso la vita senza mai incontrare il dolore? La depressione come malattia della psiche, intendiamoci, esiste. Ed è un disturbo che provoca una sofferenza atroce, difficilmente immaginabile in chi non l’abbia mai incontrata; sofferenza in alcuni casi, purtroppo non tutti, eliminabile con una certa facilità se si adottano le tecniche psicoterapeutiche giuste, anziché entrare nel tunnel delle droghe antidepressive. Sua essenziale caratteristica è però quella di non presentare cause concrete valide ed evidenti. Ma oggi s’è diffusa l’idea, rovinosa per le persone, ma utilissima alle case farmaceutiche, che ogni sofferenza, anche se pienamente giustificata dai fatti, sia trasformabile in malattia mediante una diagnosi di depressione (magari larvata, latente, sotterranea o altre simili fesserie); che pertanto (attenzione, attenzione!) l’uso di pesanti, perniciosi farmaci che provano a combatterla, sia indicato in ogni caso di dolore umano. Ciò è falso. Millenni di esperienza testimoniano che la sofferenza ci appartiene; nella nostra stessa religione, il mito dell’Eden perduto ci dice proprio questo. Ma la stessa millenaria esperienza ci dice anche che l’essere umano ha in sé le risorse per affrontare il dolore, la sofferenza, la contrarietà: lo stesso mito dell’Eden ne indica due: il lavoro per l’uomo, la maternità per la donna. I tempi e i modi cambiano; tuttavia il fatto che per affrontare le difficoltà si debba far ricorso alle proprie risorse anziché a stampelle, appoggi e intrugli più o meno mefitici, resta più valido che mai. Ma - potrebbe chiedersi qualcuno - se esistono mezzi, sia pure chimico farmaceutici per alleviare questa sofferenza, perché non usarli? E’ semplice: perché non usandole, le risorse s’impoveriscono, quindi, la persona diviene più vulnerabile, quindi soffre di più e quindi deve aumentare le dosi degl’intrugli chimici, con grande e somma gioia di chi li produce e li vende, ma grave nocumento proprio. Alla giornata storta si resiste, mentre la perdita emotiva, il rovescio economico, il tradimento affettivo, sono cose che possono far soffrire da cani, lo sappiamo bene tutti per esperienza. Ma l’unica strada percorribile ed efficace consiste nello stringere i denti, rimboccarsi le maniche e andare oltre. Accettando prima, superando poi il dolore. Difficile? Si capisce! Essere Uomo, lo è. Vincenzo Policreti

Aveva 95 anni, non era più un giovanotto. Per di più, se ne è andato serenamente, senza preavviso e senza soffrire; ha lavorato fino all’ultimo, scrivendo articoli e lettere ai suoi molti amici, e ci piace immaginarlo mentre continua a divertire e a divertirsi. Martin Gardner, l’autore della più famosa rubrica di Scientific American, quella Mathematical Games che nell’edizione italiana della rivista si chiamava Enigmi e Giochi Matematici, se ne è andato il 22 Maggio. Sono davvero pochi i giornali italiani che hanno speso delle righe per ricordarlo, eppure Martin Gardner è stato probabilmente uno dei personaggi più influenti nella divulgazione e propaganda scientifica dell’ultimo mezzo secolo. Con la sua rubrica, tenuta ininterrottamente per venticinque anni, e i suoi libri (più di sessanta) ha fatto lui per la matematica molto più di centinaia di corsi accademici. Nato il 21 ottobre 1914 a Tulsa, Oklahoma, nel cuore degli Stati Uniti, Martin Gardner è il non-matematico più famoso del mondo della matematica: si era infatti laureato in filosofia, a Chicago, nel 1936. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nella marina statunitense, e dopo il 1945 cominciò a pubblicare articoli e racconti come giornalista free-lance. Anche se alle scuole superiori andava assai bene in matematica e fisica, probabilmente non avrebbe mai immaginato, ormai quarantenne, che il suo nome sarebbe rimasto per sempre legato alla scienza dei numeri: ma un giorno un suo amico prestigiatore (Martin stesso era un prestigiatore dilettante di buon livello) gli mostrò un “flexagono”, ovvero una striscia di carta piegata in maniera particolare che, opportunamente manipolata, riusciva a mostrare sorprendentemente più facce. Gardner ne intuì l’aspetto matematico e topologico, e pensò di poterne ricavare un articolo da proporre a Scientific American; l’editore non solo accettò il pezzo, ma gli propose di tenere una rubrica fissa mensile sulla rivista che è tuttora il maggior giornale di divulgazione scientifica del mondo. Correva l’anno 1956. Anche se privo di formazione accademica nel campo - o forse proprio per questo Gardner riuscì a focalizzare nella sua rubrica centinaia di argomenti diversi e a mostrarne a tutti il sorprendente aspetto matematico, al punto che sono davvero tanti i personaggi e i concetti che, quasi sconosciuti prima che lui ne parlasse, sono poi diventati popolari anche tra i non addetti ai lavori: è stato lui a far conoscere Maurits Cornelius Escher, le cui opere adesso si trovano riprodotte su poster, copertine, libri e riviste; ad illustrare il gioco Life di John Horton Conway, che raggiunse un grandissimo livello di popolarità e anche la copertina dei maggiori settimanali americani. Sempre tramite la sua rubrica sono diventati popolari i nomi di John Nash, il matematico di “A Beautiful Mind”; di Douglas Hofstadter, premio Pulitzer per “Godel Escher Bach”; e di altre celebrità della logica e matematica ricreativa come Sam Loyd, Piet Hein, Raymond Smullyan. Per non parlare dei giochi veri e propri: rese popolare il tangram, l’Hex, i polimini (e chiunque abbia giocato a Tetris li ha incontrati), il cubo Soma; ma ha anche fatto conoscere al grande pubblico aspetti assolutamente cruciali della matematica seria, come i frattali e i princìpi della crittografia. Se conoscete qualche matematico, fisico, o ingegnere che abbia più di quarant’anni, fate l’esperimento di chiedergli se conosce il nome di Martin Gardner: scommettiamo che nessuno dichiarerà di non conoscere il suo nome, i suoi libri e la sua leggendaria rubrica che veniva religiosamente letta ogni mese su “Le Scienze”, edizione italiana di Scientific American. E quasi certamente anche i matematici, fisici, ingegneri più giovani lo conoscono, anche se più per sentito dire che per fruizione diretta delle sue opere. Con i suoi articoli che parlavano sia di equazioni che di Lewis Carroll, con le sue critiche che spaziavano dai problemi di logica alla critica delle opere di Chesterton, Martin Gardner ha letteralmente popolato di nuove menti appassionate le facoltà scientifiche di mezzo mondo; e questo solo perché riusciva a far conoscere il lato piacevole e divertente di una materia che la maggior parte delle persone, soprattutto in Italia, continua a considerare noiosa, difficile, grigia. Martin l’ha mostrata sotto una luce diversa e, così facendo, ha reso alla matematica un servizio che probabilmente nessun altro uomo è riuscito a fare, negli ultimi cinquanta anni. E la matematica gli ha restituito la cortesia: Ho solo giocato per tutto il tempo, e sono stato abbastanza fortunato da essere pagato per farlo, dichiarò durante una intervista, pochi anni fa. Ti sia leggera la terra, Martin: e grazie per aver reso un po’ più divertente questo mondo. Piero Fabbri

laboratori

Ma quale depressione?!

Lab

P.zza del Mercato Nuovo, 61 - 05100 TERNI www.salvatidiagnostica.it - Dir. Dr. Luciana Salvati

Unità Operative

Settore Medicina di laboratorio Tel. 0744.409341 Patologia Clinica (Ematologia, Chimico-Clinica, Immunochimica, Coagulazione) Microbiologia e Parassitologia Clinica Riproduzione (dosaggi ormonali, valutazione fertilità maschile) Infettivologia - Allergologia - Biologia Molecolare Tossicologica umana e ambientale - Citologia Intolleranze alimentari - Malattie Autoimmuni

Settore AcquAriAlimenti Tel. 0744.406722 Microbiologica e chimica degli alimenti e delle acque Consulenza ed assistenza tecnico-legislativa in aziende alimentari Valutazione, progettazione, implementazione piani HACCP Corsi di formazione ed aggiornamento

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Quella strana sensazione... chiamata soddisfazione

M u s s olini in D V D e i fin an zia me nti a ll’e ditoria

Non stiamo qui a parlare sempre di cose troppo serie e troppo tristi… non si può sempre guardare il lato negativo della vita: ci si intristisce troppo! Stavolta parliamo di qualcosa di molto, ma molto, più gratificante! Avete presente quella sensazione che parte dalla zona più centrale dello stomaco e abbraccia tutto il plesso solare per poi irradiarsi in tutto il corpo, fino ad arrivare al volto e dipingerci sopra una bellissima espressione sorridente e donare una scintilla particolare agli occhi? Quella stessa sensazione che vi fa sorridere sotto la pioggia, che vi fa vedere il mondo illuminato da una luce diversa, che vi fa sentire in pace con il mondo e che riesce a trasformarvi le giornate solo sfiorando un pensiero con la mente… Avete raccolto i ricordi? Sentite le tracce di questa sensazione? Potete assaporare il gusto di sapere che siete riusciti in uno dei vostri intenti? Ecco. Di questo voglio parlare. Di soddisfazione. Appagamento. Serenità indotta da qualcun altro. Magari proprio quel qualcun altro che vi aveva fatto soffrire in maniera devastante poco tempo prima, quel qualcun altro in cui non credevate più, quel qualcun altro che magari stavate anche per dimenticare! Quel qualcuno che non vi sareste mai aspettati, quel qualcuno che… che fa qualcosa non avreste mai osato immaginare. Una sorpresa talmente gradita da rivoluzionare la giornata, da far affrontare la vita con una nuova medaglia appuntata sull’anima di cui sentirsi fieri, da farvi sentire vivi nel senso stretto del termine. Magari un piccolo gesto, una parola gentile, un primo passo sulla strada verso la costruzione di un rapporto più solido… qualcosa di insignificante per molti e che invece per voi vale il mondo. Probabilmente qualcosa che non potrete nemmeno dire in giro per non essere presi per stupidi, per illusi, per bamboccioni creduloni… ma che vi rende una tra le persone più felici dell’universo. Avete il cuore in festa per questa soddisfazione inaspettata e dovete fingere, nascondervi dietro una maschera di finta indifferenza per non essere giudicati… ma che storie, eh? Eppure ci va bene così: anche l’ipocrisia può essere sopportata in questo contesto, l’importante è che la nostra verità alberghi in noi e continui ad allietarci questo momento d’esistenza. Certo, non siamo così illusi (come vorrebbero farci credere gli altri!) da pensare che durerà a lungo, ma… scusate, chi ci vieta di approfittare della buona stella del momento? Strana sensazione questa soddisfazione: nasce da una serie semi infinita di sforzi, di rospi ingoiati, di lacrime e sudore e finisce in un semi annullamento di qualsiasi altro sentimento negativo, per lasciar trionfare la positività che lasciamo marciare in pompa magna nel nostro animo. Eppure, il più delle volte, mettiamo il silenziatore a questa marcia trionfale, imbavagliamo la nostra voglia di parlare, di comunicare la buona novella, il motivo della nostra momentanea serenità indotta e… andiamo avanti, sperando che il momento propizio non svanisca troppo facilmente. Ma sapete che vi dico? La mia soddisfazione momentanea non lascia spazio ad altre sensazioni e, per fortuna, ho imparato che un segreto o non si dice o si rivela a persone in grado di gioire della custodia del segreto a tal punto da riuscire a non dirlo in giro. A questo punto scegliete i vostri custodi: sapranno gioire con voi e magari, quando sarà il loro turno del momento propizio, vi renderanno partecipi della loro gioia e… potrete esplorare di nuovo questa sensazione fantastica anche se magari un po’ a ritroso, ma l’importante è provarla, no? Chiara Colasanti

Il debito pubblico è sempre più insostenibile, i giovani e meno giovani non trovano lavoro o lo perdono, la morale pubblica va in pezzi. Ma che importa? Dal 22 maggio il quotidiano Libero ci fa rivivere gratis i discorsi di Mussolini in DVD, acquistando il giornale. Per farlo, ha deciso di inondare di pubblicità i canali radio. Sono inclusi anche gli applausi, recitava il claim. Libero, per correttezza di informazione, appartiene agli editori Angelucci, proprietari non solo della citata testata vicina al centrodestra, ma anche del quotidiano Il Riformista, vicino al centrosinistra. Mentre ascoltavo la pubblicità di Mussolini in DVD, mi chiedevo il senso dell’operazione. Al contempo, ho immaginato cosa accadrebbe all’estero se Bild Zeitung allegasse i più scioccanti sermoni di Hitler. Poi ho pensato ad analoghe iniziative editoriali nella Spagna post-franchista, nella Grecia liberata dai colonnelli, nel Portogallo un tempo di Salazar e, in questo peregrinar di terra, di mare e dell’aria, son giunto a riflettere sulla possibilità di una collana analoga anche sui giornali cileni e argentini, che potrebbero allegare un cofanetto di arringhe firmate Allende e Videla. Il meglio del meglio. Intanto gli USA vanno a trazione Obama e il resto del mondo segue a ruota. In Italia, Libero riceve finanziamenti all’editoria molto rilevanti, nell’ordine di € 7 milioni annui all’incirca. Al di là del merito del Mussolini in DVD -a modesto parere dello scrivente, totalmente censurabile- è giusto, è moralmente corretto procedere a una simile operazione, considerando che la testata fruisce di fondi pubblici? Quanti nuovi master in giornalismo, quanti spietati segugi di notizie si potrebbero formare con somme così cospicue? O forse si preferisce restare nel limbo di un’asimmetria informativa -per dirla con Stiglitz- che non aiuta certo la crescita culturale del centrodestra italiano, minando oltrefrontiera la credibilità dell’Italia? Queste poche righe, le sommesse riflessioni che ognuno di noi, su La Pagina, tenta di presentare al lettore, vengono pubblicate su una rivista che va avanti soltanto grazie all’abnegazione del suo ideatore e alle inserzioni pubblicitarie. andrealiberatius@gmail.com

Storia di un’Italia gentile Fino a pochi anni fa, all’Aeroporto di Fiumicino, ancora accadeva. Erano per lo più persone anziane, provenienti dal Sud America, dall’Argentina, dal Brasile, dal Venezuela, partite poco meno di mezzo secolo prima da un Paese sopravvissuto appena all’orrore della guerra. Cinquanta anni dopo tornavano per morire qui, nella loro madre patria. Nel corso degli anni e dei decenni vissuti all’estero avevano sentito dire molte cose sul benessere crescente del caro, lontano Stivale. Eppure non c’era mai stato un momento per venire. Tutto quel lavoro, e poi i figli… E, su tutto, la nostalgia, sentimento destabilizzante, pericoloso, da reprimere sempre. Infine il ritorno a compimento della parabola esistenziale. Sopra alle Canarie, baluardo d’Europa oltremare, iniziavano a prendere coscienza di come fosse tardi. Mentre dal finestrino spuntava il sole, loro assaporavano tutta l’amarezza di una giornata troppo breve. Sorvolare Portogallo e Spagna riequilibrava un po’ le spinte contrapposte delle loro identità e delle relative esperienze. Ma, ora, in rotta diretta verso l’Italia, tornavano a pensare quanto era bella, malgrado, 40 anni prima, fosse ridotta a brandelli. E poi iniziavano a scrivere su un foglietto una sfilza di nomi, di persone, di amori da ricercare. E quegli amici lasciati qui, in Italia, bambini, ragazzi, chissà ora dov’erano. Se c’erano… Così iniziavano a commuoversi già in volo. Un pianto disperato che proseguiva lieve con l’osservare sulla mappa tv del Boeing che ormai erano proprio lì, sopra il Belpaese. Quindi lo sbarco. E’ qui che Alitalia, con i suoi psicologi, interveniva in loro sostegno, quando molti di quegli anziani ex emigrati non riconoscevano alcunché dell’Italia immaginata. Benché in meglio, era cambiato tutto. Alcuni, poi, erano arrivati completamente soli, vedovi o senza parenti ad accoglierli. Come dimenticati. Alitalia, con i suoi esperti, c’era per tutti costoro. Erano tempi in cui la dirigenza -scelta da una politica certo più attenta e preparata- riusciva ancora ad elaborare una visione completa, calata su problemi reali. Un servizio, dunque, fuori dal tempo e lontano dalle guerre commerciali di oggi. Gli psicologi infatti non ci sono più e forse anche quell’Italia gentile si è un po’ smarrita. Ma, se comunità come Terni e Perugia hanno oltre 5.000 dei loro figli all’estero da anni, allora coloro che tornano con le lacrime agli occhi e con mille ricordi nel cuore ci sono e ci andrealiberatius@gmail.com saranno ancora.


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Il posto delle fragole e il nostro viaggio di vita Il posto delle fragole (1957) è uno dei capolavori del regista svedese Ingmar Bergman che traccia, tra sogno ed incubo, una storia di conversione e di serena meditazione sulla vita e sulla morte. Il professor Borg infatti al termine dell’itinerario cambia atteggiamento nei confronti del prossimo, rammaricandosi per il suo egoismo e per la sua freddezza. E’ un film della nostalgia per la giovinezza, l’estate che è passata e che non potrà tornare. E’ un film sugli affetti come valore primario della vita. Perché queste riflessioni sul film? Perché il regista già in quegli anni descriveva e raccontava alcune delle caratteristiche tipiche della società odierna. Sono passati molti anni, ma dal film alla nostra realtà non è cambiato nulla. Si ripete la stessa storia, lo stesso viaggio, lo stesso itinerario, la stessa vita del protagonista del film. Il posto delle fragole narra infatti sul tempo, protagonista del racconto, sul cambiamento, sulla paura e sulla maschera che l’uomo indossa per risolvere le sue crisi. Tutti elementi che fanno parte della nostra storia. Ognuno di noi compie un viaggio, sia interiore che fisico, per cercare una strada e per dare risposte alle infinite domande che ci poniamo. Lasciamo il mondo in cui nasciamo e viviamo per cominciare questo viaggio ed entrare in un altro mondo. E’ in questo momento che inizia la nostra sfida. Si stabilisce così l’obiettivo e il percorso da farsi. All’inizio per noi non è facile affrontare il tutto, siamo riluttanti, diciamo “no” ed evitiamo molte cose. In questo viaggio che intraprendiamo non siamo soli poiché ci affidiamo ad un mentore, ad una vera e propria guida che spesso ci istruisce e ci indica la strada spingendoci nell’avventura. Il viaggio ci mette di fronte a difficoltà che spesso non siamo in grado di affrontare da soli. Come se ci trovassimo di fronte ad un guardiano della soglia (come lo definisce Christopher Vogler ne Il viagio dell’eroe) che ci mette alla prova, che mette alla prova la nostra coscienza. Il mentore è proprio la figura che ci aiuta a superare al meglio questa soglia. Da qui parte tutto il nostro percorso di vita. Il nostro viaggio verso un destino che non sappiamo neanche noi dove ci porterà ma che lottiamo per costruire e difendere. In questo cammino si conoscono persone che sembrano essere in un modo e che spesso si rivelano diverse da come le abbiamo immaginate o da come si sono mostrate. Persone che indossano maschere per comodità e convenienza. Persone che cambiano forma. Amici che diventano nemici. Sono figure che nel nostro cammino di crescita hanno la funzione di seminare dubbi e suspence. A volte anche noi siamo costretti ad indossare maschere per adattarci, per vivere meglio, per nascondere e nasconderci. Nel percorso di vita incontriamo anche una sorta di imbroglione, che crea contrattempi e stimola cambiamenti, sia in positivo che in negativo. L’imbroglione è come una spalla che cerca di deviare un attimo il nostro percorso, come il Lucignolo del paese dei balocchi. Di solito sopravviviamo a tutto questo e festeggiamo una volta arrivati alla fine, soprattutto perché da questo lungo e tortuoso percorso abbiamo imparato qualcosa di importante. Si sente poi il bisogno di ritornare da questo viaggio, ma si torna definitivamente cambiati, portando con noi l’esperienza raggiunta. Tutto questo è stata una semplice metafora per descrivere la vita di ognuno di noi, che pur essendo diversi e facendo percorsi differenti è caratterizzata da tutte queste tappe ed incontri. Ce’è il viaggio, ci sono gli affetti, ci sono gli ostacoli, c’è la vittoria e soprattutto c’è il cambiamento. Il posto delle fragole è uno dei tanti film in cui questo percorso è evidente e necessario per il protagonista, per cambiare se stesso e capire i veri valori della vita. Alessandra Becelli

Francesco Giullare di Assisi Chi ha detto che San Francesco era un tipo noioso? E chi pensa invece che fosse irriverente, capellone, figlio dei fiori? La nostra concezione della santità è molto arbitraria e troppe volte banalmente errata. Francesco, in particolare - grazie o per colpa dei tanti film, musical, tradizioni e quant’altro - ci appare o come un santino perfetto e irreprensibile o, peggio, come un ribelle mal cresciuto sull’onda della demenza. Il giornalista e scrittore Arnaldo Casali è di tutt’altro avviso e nel suo testo Il Giullare di Assisi ci fa gustare finalmente un Francesco concreto, vicino a noi, santo ma non ipocrita, cattolico ma non bacchettone, che, attraverso una dialettica socraticamente ineccepibile ed una vita di opere sante, smaschera il Diavolo e chi agisce in suo nome. Partendo da questo nuovo testo, che farà certamente parlare di sé, lo spettacolo devia abbracciando alcuni degli scritti più importanti di Francesco, fra cui il Cantico delle Creature ed il Testamento. Il risultato di questa (forse) ardita operazione sarà un racconto-spettacolo narrato e interpretato in prima persona proprio dal Giullare di Assisi; insieme a lui due musicisti incaricati di accompagnare con originalità, estro e buon umore i tanti episodi della sua vita, sereni o drammatici, vittoriosi o meno. Il nostro Francesco è un santo davvero anticonformista, non perché si è fatto crescere i capelli lunghi, ma poiché parla e agisce in nome di Cristo, toccando il cuore di poveri e dotti, senza mai risparmiarsi in ammonimenti, sia verso i confratelli, sia verso gli alti prelati che siedono sopra di lui. Testi tratti da: Il Giullare di Assisi di Arnaldo Casali e alcuni scritti di San Francesco d’Assisi Musiche dal vivo di Emanuele e Riccardo Cordeschi Diretto e interpretato da Riccardo Leonelli

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Albina Nesterova - Campos Saper esprimere artisticamente idee e pensieri è una vera benedizione; per questo Albina Nesterova è una donna fortunata. Raffinata sensibilità artistica e profonde conoscenze di grafica computerizzata consentono alla sua creatività di esprimersi in modo moderno ed attraente, nei quadri, nei disegni per libri o per progetti di varia natura. Una vera, moderna artista. Giampiero Raspetti

Albina vive e lavora in Kharkov, Ucraina. Ha esperienza più che ventennale in grafica, grafica computerizzata, pittura, illustrazione di libri e disegni pubblicitari. E’attualmente impegnata nella realizzazione di una monumentale opera di arte su vetro macchiato. Le sue opere sono presenti in gallerie d’arte e in collezioni private. w w w. a l b a - a r t . n a r o d . r u

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SFIDA ALLA C

L’anno scolastico volge al termine e anche nel nostro Liceo è tempo di bilanci. Il percorso formativo degli alunni è stato segnato, come di consueto, da una pluralità di offerte, Si tratta del corso sul Novecento e di quattro incontri con altrettanti professori universitari di dis Un progetto di lavoro comune. Nel primo caso è stata proposta l’esplorazione del rapporto tra scienza e immaginazione nella organica di letterati, filosofi e scienziati, al di là degli steccati che la prassi scolastica convenzion Nel secondo caso si è voluta sollecitare l’attenzione dei ragazzi nei confronti di questioni che l’ e una coscienza critica adeguatamente attrezzata: la comunicazione nell’era digitale, l’impianto dei mercati nell’orizzonte dell’economia globalizzata. In entrambi i casi, a giudicare dai risultati, di cui si dà qui un saggio, il bilancio è positivo!

L’ i m m ag i n a z i o n e abbraccia il mondo Matilde De Luca III IF

L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo. Parole di Einstein, una delle personalità più rilevanti nel panorama scientifico del Novecento. Non è un caso. Il Novecento è riconosciuto come secolo in cui la scienza s’è aperta agli apporti dell’immaginazione, anche metafisica, e alle contaminazioni provenienti dai vari ambiti culturali. Fare scienza si configura sempre di più come agire storico. Una distruttiva reazione al passato, durante il quale era stata la razionalità di tipo positivistico a dominare e a spadroneggiare in tutti gli ambiti scientifici. Grazie a questo cambiamento di approccio, ma non solo (bisogna ricordare un forte sviluppo tecnologico, sempre causa e conseguenza dello sviluppo scientifico) tra Ottocento e Novecento abbiamo un boom. Dalla relatività di Einstein (1905 quella Ristretta, 1917 quella Generale) ai modelli atomici: scoperte che hanno avuto un impatto tanto forte sull’immaginario collettivo da stimolare la riflessione epistemologica. Sono anche gli epistemologi infatti, da Popper in

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poi, a riconoscere quanto la ricerca scientifica sia condizionata da una metafisica influente, per citare Lakatos, un insieme di aspettative e di preconcetti (bagaglio trasmesso biologicamente o culturalmente), che guidano, inevitabilmente, l’osservazione. L’influenza dell’immaginazione sulla scienza è capillare: basta far riferimento al metodo scientifico, che da Galileo in poi è stata la linea guida di qualsiasi approccio in quest’ambito. Delle diverse fasi di cui si compone (osservazione, ipotesi, esperimento e formulazione della teoria) tutte sono, in qualche modo, interessate dall’azione dell’immaginazione. Innanzitutto bisogna chiarire cosa si intenda per immaginazione: non si tratta solo di quella visiva, per certi aspetti limitata, che si basa sulla realtà di cui si fa quotidianamente esperienza, ma anche dei modelli matematici, che, come sottolinea Margherita Hack, sono l’unico modo di rappresentare una quarta o una quinta dimensione spaziale. Prima di tutto bisogna pensare alla molla che innesca la ricerca scientifica, un interesse forte abbastanza da spingere lo scienziato ad imbarcarsi

nell’impresa scientifica. Il primo livello di azione dell’immaginazione corrisponde proprio a questa curiosità, come afferma Antiseri, la capacità di provare stupore, sorpresa di fronte alle cose. E anche al gusto per il gioco, per la sfida da superare, ovvero per l’enigma da risolvere, come afferma De Broglie; infatti, il gusto per il gioco ha una certa importanza nello sviluppo della scienza, nel senso che concorre a creare lo stato d’animo necessario a suscitare la curiosità imprescindibile per lo scienziato. L’immaginazione agisce anche per quanto riguarda l’osservazione. Osservare non significa guardare distrattamente, ma ricercare nella realtà ciò che già ci aspettiamo di trovarvi; accanto alla teoria, quale insieme di conoscenze solidamente strutturate su basi scientifiche e matematiche, e al pregiudizio, da cui è influenzata la nostra mente, è l’immaginazione a guidare l’osservazione, determinando il nostro approccio al problema. Un’efficace conferma è fornita dall’atteggiamento di Harriot quando, pressoché contemporaneamente rispetto a Galilei, osservò la superficie lunare. Possiamo

cercare di immaginare la perplessità dell’astronomo inglese che, immaginando la superficie lunare come fosse d’alabastro, fece esperienza delle macchie lunari. La perplessità fu tale da indurlo a modificare i suoi disegni, rappresentando la superficie lunare quale effettivamente ebbe modo di osservare solo dopo che Galileo aveva pubblicato il Sidereus nuncius, nel quale descriveva la superficie del satellite della Terra come sconnessa e dissestata. Harriot si dimostrò invece lontano da questo spirito di libertà quando, pur essendo a conoscenza delle leggi di Keplero, non riuscì ad accettarle: non poteva neanche lontanamente immaginare che le orbite non avessero la perfetta e rassicurante forma circolare ma fossero ellittiche. L’immaginazione agisce anche nel momento in cui, dagli esperimenti che verificano una serie di casi particolari, si deve formulare la teoria di carattere universale: a questo punto ci vuole fantasia per indovinare gli schemi meravigliosi, semplici, eppure molto strani che reggono tutto (Feynman). Infine, l’immaginazione agisce anche nel tentativo

di capire quali saranno le conseguenze delle innovazioni scientifiche in ambito etico e ambientale, soprattutto. Secondo Lovelock, colui che ha formulato il modello Gaia (sistema caratterizzato dalla capacità di autoregolazione, in cui l’evoluzione degli organismi viventi va di pari passo con quella del relativo ambiente fisico-chimico), l’uomo, sempre incline a modificare l’ambiente circostante, dovrebbe stare attento ad essere consapevole che Gaia reagirebbe secondo tempi lenti, propri della cibernetica e dei sistemi retroattivi. Per concludere, la scienza è influenzata in maniera capillare dall’immaginazione poiché essa dà l’impulso necessario per intraprendere la ricerca, guida l’osservazione, permette la generalizzazione e quindi il passaggio dal particolare dell’esperimento all‘universalità della teoria. Inoltre, agisce nello sviluppo scientifico come aiuto ad ipotizzare le possibili conseguenze sia delle innovazioni scientifiche che di quelle tecnologiche, che le seguono, costituendone spesso l’aspetto socialmente ed economicamente dirompente.


C O M P L E S S I TA’

tra le quali vorremmo ricordare, in particolare, le due dedicate alle classi dell’ultimo anno. scipline storico-giuridico-economiche nell’ambito dell’attività denominata LUISS per le scuole.

a cultura del Novecento, in modo da mettere in luce il contributo reciproco e la collaborazione nale rischia talvolta di avallare. attualità impone con forza ma che, per la loro complessità, esigono strumenti di lettura raffinati o costituzionale della Repubblica Italiana, le grandi organizzazioni internazionali, l’attuale crisi

La Provincia di Terni per la cultura

Prof. Marisa D’Ulizia e Prof. Luciana Leonelli

Costituzione italiana: il compromesso democratico Domitilla Lattanzi III PN

Il 2 giugno 1946 il popolo italiano, con un referendum istituzionale, sceglieva di darsi la forma di governo repubblicana. In quello stesso giorno si svolsero le elezioni per l’Assemblea Costituente: era la prima volta che, con il suffragio universale maschile e femminile, il processo di democratizzazione e di rappresentanza politica poteva dirsi effettivo. Al termine dei lavori dell’Assemblea, il I gennaio 1948, a distanza di cento anni dallo Statuto ottriato (concesso cioè direttamente dal re) di Carlo Alberto, entrava in vigore un nuovo testo costituzionale, con il quale l’Italia sanciva giuridicamente questo suo voler essere una Repubblica democratica e rappresentativa. La Costituzione italiana, come norma fondamentale dello Stato, è stata l’esito più alto di uno sforzo politico e civile di convergenza tra tradizioni giuridiche differenti, di conciliazione tra la necessità di generalizzare ed universalizzare princìpi costituzionali fondamentali alla base di ogni altra norma e quella di modellare il testo sulla fisionomia reale del paese (così

da ridurre l’entità del tradizionale divario tra Stato e società) e, non da ultimo, quella di esorcizzare il trauma dell’esperienza fascista. In questo senso, Pietro Calamandrei considera l’opera della Costituente l’inizio di un promettente futuro, piuttosto che l’epilogo di una tradizione democratica di lunga durata, propria di paesi come la Francia o l’Inghilterra, ma del tutto estranea all’esperienza italiana, caratterizzata invece da una frammentazione ideologica e da una debolezza che, insieme con la vacanza delle istituzioni, crearono le premesse per l’ascesa del fascismo. Che si consideri il fascismo, alla luce di diverse prospettive storiografiche, come la sintesi delle malattie storiche italiane, stando alle pagine di Gobetti, o come parentesi dolorosa, ma difforme ed eterogenea rispetto alla tradizione italiana, come sostenne Croce, tuttavia, pare, secondo quanto afferma Bobbio e ribadisce Ragionieri, storicamente azzardato vedere nel fenomeno della Resistenza la tanto attesa rivoluzione che fu mancata nel Risorgimento e segnò

invece la cifra della storia francese ed inglese. Ciò, per Calamandrei, fu il fattore che impedì alla Costituente un lavoro di semplice traduzione giuridica di conquiste storiche epocali o di trasformazioni sociali già in atto nella realtà, bisognose solo di essere istituzionalizzate ed integrate nella struttura essenziale di un ordinamento. E’, dunque, alla luce di questa delicatissima situazione storica e politica che va interpretato quel compromesso tra l’anima liberal-democratica, quella marxista e quella cattolica, che è alla base della nostra Costituzione e ne determina il carattere composito, che ha visto il garantismo giuridico di matrice giusnaturalistica e liberale fondersi con il solidarismo cattolico e l’interventismo statale di matrice socialista. Il superamento delle cristallizzazioni ideologiche dei singoli partiti di massa, attori sulla scena italiana già nell’ambito della Costituente, ebbe come fine quello di un’elaborazione costituzionale equilibrata, ma fu reso fruttuoso, organico e coerente dalla comune adesione ad alcune linee-guida, con-

nesse alla recentissima memoria del paese, quali la ferma volontà di porre in essere un’organizzazione statale del tutto contrapposta allo stato fascista e di ridefinire, in senso democratico, il problema della partecipazione politica. Il primo di questi princìpi ispiratori appare ben rappresentato dalle parole dell’onorevole Ruini, Presidente della Commissione Costituzionale, allorché ribadisce la necessità di non aprire l’adito a regimi autoritari ed anti-democratici attraverso una stesura lacunosa o una formulazione vaga dei princìpi essenziali dell’ordinamento. In questo senso, non appare fuor di luogo sottolineare che i caratteri stessi della Costituzione italiana, nel suo essere rigida e quindi immodificabile, se non con il ricorso a procedure aggravate, risente fortemente della necessità di scongiurare il timore dell’emergere dell’autoritarismo nonostante la validità delle norme costituzionali, così come era accaduto con lo Statuto Albertino, mantenuto formalmente intatto ma sostanzialmente svuotato dall’azione del governo

fascista. Inoltre, la Costituzione italiana fu redatta alla luce del valore fondamentale della persona, tanto che i suoi princìpi fondamentali sono come incorporati, sotto il nome di Diritti e doveri dei cittadini, nel testo costituzionale, determinandoli, in tal modo, come princìpi dotati di valore giuridico, norme impegnative se non immediatamente precettistiche, oltre che come alti valori civili. Tali norme, come sottolinea Tupini, costituiscono il vero volto della nostra Repubblica. Il merito più grande dell’elaborazione costituzionale, in cui risiede l’essenza democratica del Paese, consiste nell’aver ridefinito, al di fuori delle tradizionali combinazioni con la monarchia ed in un momento doloroso della storia patria, il concetto di sovranità generale del popolo, che la esercita come corpo elettorale attraverso il principio della partecipazione libera e consapevole alla vita dello Stato, segnando così un passo in avanti fondamentale in quel percorso verso i diritti di libertà che costituisce la condizione della civiltà di una nazione.

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E' tempo di bilancio e, visto che causa i drastici tagli economici quello finanziario è meglio non farlo, tracciamo qui un bilancio culturale e artistico dell'AC Progetto... che, nonostante i chiari di luna e la totale incertezza sul suo futuro, ha continuato a dare il proprio contributo alla vita culturale della nostra città, grazie al grande impegno e alla convinta disponibilità di tutti i collaboratori, all'entusiasmo dei tanti giovani che ogni anno affollano i laboratori, al numeroso pubblico che partecipa alle manifestazioni. Sotto il motto La paura mangia l'anima è stata affrontata, nella stagione passata, vista l'attualità e l'urgenza del tema, la problematica del razzismo e della paura del diverso. Progetto Mandela ha attivato, a partire da novembre 2009, laboratori di drammaturgia, recitazione, scenografia e comunicazione, frequentati da ca.100 giovani, che hanno presentato ad aprile lo spettacolo teatrale conclusivo Per il resto del viaggio, al teatro Verdi - 1500 gli spettatori presenti. Il laboratorio di comunicazione ha inoltre curato la trasmissione radio settimanale Allarmi siam razzisti a Radio Galileo. Il Centro per i Diritti Umani ha organizzato, in collaborazione con la BCT, il corso sui diritti umani

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L u n g o cammino verso la lib e r t à presso il Centro socioculturale in Via Aminale. A partire da ottobre con frequenza settimanale fino ad aprile, ca. 150 iscritti hanno seguito con costante interesse il Corso introduttivo alla conoscenza dei Diritti Umani e delle loro violazioni tenuto dal Prof. Marcello Ricci. Strettamente collegata al Corso sui Diritti Umani, si è svolta in biblioteca da novembre ad aprile, la rassegna Diritti in scena che ha visto la lettura di testi teatrali della drammaturgia contemporanea internazionale. La rassegna, curata da Irene Loesch, ha presentato 6 testi di teatro impegnato socialmente, in gran parte inediti in Italia. Per la Giornata della Memoria (27 gennaio), il Centro per i Diritti Umani ha prodotto l'ormai tradizionale spettacolo sulla Shoa dal titolo Ed ecco a voi... Theresienstadt con

all'interno l'esecuzione dell'operina di Hans Krasa Brundibar in collaborazione del Coro dei Piccoli Romei di San Michele Arcangelo e della Scuola comunale di musica di Arrone. Lo spettacolo, inserito nella stagione per le scuole della Filarmonica Umbra, è stato visto al Teatro Verdi da 1800 persone. L'urgenza della problematica ambientale ha spinto il Centro per i diritti umani ad attivare un azione di sensibilizzazione dal basso di buone pratiche di sostenibilità, usando come strumento il libro Ho inventato l'acqua calda di Tommaso Onofri. Il progetto di diffusione è stato eletto Partner Ufficiale della campagna SEE (Sustainable Energy Europe) della Commissione Europea (riconoscimento prestigioso per una idea originale e semplice). Sono state distribuite centinaia di copie del libro tra i ragazzi delle scuole medie superiori e organizzati decine di incontri con l'autore nelle scuole per sensibilizzare i giovani sulla necessità di quella rivoluzione culturale che dovrà portare alla sostenibilità di tutte le attività umane. Conseguenza naturale del prestigioso riconoscimento europeo è stata la manifestazione Sostengo il Sostenibile, organizzata in collaborazione con il CAOS, Fabio Gigli, Paretti Design, Indisciplinarte, i GATR (Giovani Architetti

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Terni), Utilità Manifesta, in occasione della Settimana Europea della Sostenibilità. 150 studenti universitari e delle scuole superiori hanno partecipato a una 3 giorni di convegni e workshop di design, architettura e comunicazione, confrontandosi con la necessità di una nuova cultura della progettazione che deve includere la sostenibilità in tutti i suoi aspetti. L'intervento di esperti del settore, la presenza del responsabile del Ministero dell'ambiente per la Campagna SEE Italia, una WebTV e un sito internet hanno fatto di questa prima uscita di Sostengo il Sostenibile un ottimo punto di partenza per una serie di future attività legate alla diffusione di buone pratiche di sostenibilità che è entrata a far parte degli obiettivi principali del Centro. Varie sono state anche le collaborazioni con altre realtà locali e in particolare all'interno del Comitato ternano per la pace e i diritti umani.

E per la stagione 2010-2011? Progetto Mandela ha scelto per i suoi laboratori il tema di patria/nazione/cittadinanza. Le celebrazioni della Unità d'Italia devono diventare una opportunità importante per lanciare uno sguardo alla storia del nostro paese ed indagare sul concetto di patria e di nazione, sul loro significato oggi all'interno di una società interetnica. Chi è italiano, chi è straniero? Progetto Mandela, in collaborazione con Indisciplinarte, parteciperà a The Gaza Mono-Logues. Il Centro propone il Corso sui diritti umani Lungo cammino verso la libertà, un seminario di scrittura drammaturgica Diritti in scena sul fenomeno della violenza nazionalistica tra i giovani; lo spettacolo per la Giornata della Memoria che, partendo dal destino della nave Exodus, racconta di donne e uomini costretti ad errare per i mari perché viene negato il diritto di approdo; e infine azioni di diffusione di buone pratiche di sostenibilità con il progetto Ho inventato l'acqua calda. I progetti ci sono, le idee non mancano, le collaborazioni sono in attesa di essere attivate. Siamo in attesa di sapere se si potranno trovare i fondi necessari o se il Progetto... sarà costretto a chiudere dopo 23 anni di attività. Noi ce la metteremo tutta per continuare a dare il nostro contributo.......


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Premiazione Con il Concorso di disegno, Superconti ha voluto coinvolgere gli alunni delle Sc. Elementari Carducci, Matteotti, Campomaggiore affinché possano, con i loro elaborati grafici, sensibilizzare la cittadinanza al rispetto dell’ambiente e contribuire al miglioramento della qualità della vita nei loro quartieri.

La giuria, composta da Angelo Ceccoli, Paolo Leonelli, Giampiero Raspetti, ha assegnato i premi, tutti per l’acquisto di materiale informatico-didattico: l° premio - 1500 euro Sc. elementare Carducci 2° premio - 1000 euro Sc. elementare Matteotti 3° premio - 500 euro Sc. elementare Campomaggio

12 più 29 equivale a 1 terzo di pizza?

Ormai ce ne stiamo rendendo conto tutti, giorno dopo giorno, poiché è un fenomeno in notevole crescita: nel nostro paese, l’Italia, più dell’80% della popolazione rifiuta la matematica. Molte persone si spaventano di fronte a problemi di logica o di scienza. Si fa sempre più largo uso di calcolatrici, telefonini, computer portatili, tutti oggetti rovinosi per l’allenamento della mente. La gente non è più capace di svolgere calcoli mentalmente e molti ragazzi della mia età si fermano di fronte ad un 12 + 29. Un po’ di tempo fa, mi è capitato di constatare la gravità della situazione: ero entrata in pizzeria e alla commessa ho chiesto se, per favore, mi poteva dare 1/3 di pizza margherita presente sulla teglia. La ragazza mi ha guardato: Ma quanta ne vuoi esattamente? A quella risposta mi sono sentita cadere le braccia: ma come, non sa tagliare 1/3 di pizza?! Il giorno dopo, sulle locandine dell’edicola, il mio sguardo si è soffermato su un articolo che evidenziava le figure professionali maggiormente richieste dal mondo del lavoro negli ultimi tempi: in pole position si trovava il laureato nelle materie scientifiche. La gioventù ha perso lo stimolo alla curiosità verso le cose della natura e prodotte dall’uomo, non ha più voglia di approfondire, di sapere, di sacrificarsi nello studio e di ingegnarsi. Non si apre quasi più un libro, tanto meno se di origine scolastica o, ancor peggio, se di matematica ed affini. Stiamo diventando sempre più prigionieri della nostra ignoranza: fatto molto grave da tutti i punti di vista. Si sta costituendo una generazione di poco-facenti e nulla-pensanti: ragazzi e ragazze sono sempre più rivolti all’apparire, al vestire, al sentirsi parte di un gruppo, ad uniformarsi, in senso negativo, su un basso profilo culturale credendo, probabilmente, di somigliare a veline o tronisti, a modelle della TV, indossando indumenti spesso così ridicoli e del tutto inadeguati alla proprie fattezze, al punto di rendersi più simili ad insaccati che ad esseri umani. Purtroppo per la nostra società, la maggiore attività cerebrale di adulti e non viene spesso impiegata in discutibili passatempi (social network, televisione, computer, fitness, playstation), al punto che non c’è più alcun interesse per argomenti utili e vitali come quelli derivanti dalla matematica. Ci si lamenta, talvolta, che i servizi e l’economia del Paese non funzionano: ciò è facilmente spiegabile osservando come non si sappiano più le classiche tabelline, già al termine della scuola elementare. Bisogna assolutamente rimediare a questo stato di cose, almeno finché si è in tempo! A mio avviso, si deve necessariamente ricominciare dallo studio serio della matematica (e non solo), materia così tanto bistrattata e disprezzata dalla maggior parte di noi. Basti pensare che, senza i suoi teoremi e le sue leggi, non sapremmo dire che ore sono, cosa siano il tempo, lo spazio, le coordinate geografiche, non saremmo in grado di pagare e prendere il resto al supermercato, né guardare la nostra amata televisione, tanto meno di giocare con il computer: niente videogame, né Facebook. In conclusione, mi rivolgo a voi tutti, ragazzi della mia età, che ancora state sui banchi di scuola e che state leggendo questo articolo, affinché, comprendendo la nostra attuale e grave situazione, possiate percepire la vera potenza della matematica: essa non è numeri, problemi, figure geometriche, rapporti, proporzioni, aride formule ed equazioni. La matematica è scienza, arte, musica, poesia… in una sola parola è tutto. La matematica è in tutto ciò che ci circonda. Non è soltanto una materia: è un metodo scientifico, è qualcosa da costruire insieme agli altri, un enigma, uno stratagemma, una logica continua in continuo cambiamento. Non è sufficiente, né utile, studiare a memoria le regole scritte nel libro scolastico: la memoria stessa è un grande contenitore che ha, però, i suoi limiti. La matematica va compresa nella sua logica e nel suo metodo: dal suo stesso nome si ha chiara coscienza del suo significato ultimo - máthema, traducibile in scienza, conoscenza o apprendimento e mathematikós che significa “incline ad apprendere”. Elena Lucci, classe 2°G S. Media Nucola

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Eureka - corsi di matematica CORSO A CORSO B CORSO C CORSO D

per alunni di I e II media per tutte le età per alunni di IV e V elementare per tutte le età.

Ogni corso è corredato da apposite lezioni, a cura dell’Ing. Paolo Lucci, al computer, dal semplice software per i più piccini ad internet per gli adulti. Alcuni obiettivi connessi Elaborare dispense; Progettazione ed elaborazione di apposite macchine ludiche (exhibit) di matematica; Mostra-mercato del libro di matematica nei tempi. I CORSI A e C non sono paralleli ai programmi scolastici. CORSO B: Cardini e idee chiave della matematica Corso di approfondimento che presenterà le conquiste fondamentali del pensiero matematico e le relative conseguenze nel campo sociale, politico, religioso. CORSO D: Le misure nei tempi Dai problemi aha egiziani alle misure dei campi, delle officine, del lavoro in genere nel nostro territorio ed in quello confinante. EUREKA - Gruppo di collaborazione: Giampiero Raspetti; Ivano Argentini; Paolo Casali; Angelo Ceccoli; Daniele Di Lorenzi; Elena Lucci; Paolo Lucci; Francesco Neri; Giovanni Massarelli. GR


F o n d a z i o n e Cassa di Risparmio di Terni e Narni E’ stata presentata alla stampa, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, una nuova strumentazione tecnologica destinata alla sala operatoria di neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni. Il macchinario, chiamato neuronavigatore, è stato acquistato grazie ad un finanziamento di 195.000,00 Euro messo a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni.

Un neuronavigatore integra immagini neuroradiologiche (da RMN - Risonanza Magnetica Nucleare e/o da TAC - Tomografia Assiale Computerizzata) con la posizione del paziente sul tavolo operatorio, permettendo un controllo continuo sia degli strumenti chirurgici sia dell’orientamento anatomico del paziente stesso. Viene così risolto anche il primo problema della chirurgia: l´orientamento spaziale anatomico. Con il neuronavigatore si hanno tutte le informazioni di cui si ha bisogno nel posto giusto, al momento giusto. Esso consente di visualizzare con estrema precisione i tumori permettendo un ottimale orientamento anatomico durante l’intervento chirurgico. Si utilizza la stessa tecnologia dei navigatori satellitari, delle imbarcazioni degli aerei o del navigatore delle automobili. Infatti, così come il GPS (Global Positioning System) localizza i siti lungo la superficie terrestre, allo stesso modo il neuronavigatore è in grado di visualizzare malformazioni e tumori attraverso un’immagine tridimensionale e quindi riesce a guidare il neurochirurgo nella scelta del miglior tragitto per circoscrivere un tumore dal tessuto sano circostante e per individuare la migliore traiettoria di approccio. Il neuronavigatore trova la sua applicazione soprattutto per i tumori cerebrali profondi, della base cranica e delle patologie spinali complesse. I vantaggi che ne derivano al paziente sia in termini di stress chirurgico, sia di degenza ospedaliera drasticamente ridotta, sia di morbidità post-operatoria con significativa riduzione delle complicanze legate alla procedura chirurgica, sono notevoli rispetto alle tecniche chirurgiche più tradizionali.

L’acquisizione si inserisce nel piano di rinnovamento e ristrutturazione della neurochirurgia, oggi una delle punte di diamante della Azienda Ospedaliera di Terni. Come dimostrano i dati relativi ai risultati ottenuti negli ultimi anni è evidente un continuo aumento del numero e della complessità di patologie trattate. Presso il reparto di neurochirurgia vengono trattati tutti i tipi di patologie del sistema nervoso sia in elezione sia in urgenza. Ad esempio: tumori cerebrali benigni e maligni (meningiomi, neurinomi, gliomi, metastasi); tumori del midollo spinale; aneurismi e malformazioni vascolari cerebrali; tumori della regione diencefaloipofisaria (craniofaringiomi, adenomi ipofisi); malattie degenerative della colonna vertebrale (ernie discali cervicali, dorsali e lombari, stenosi e listesi del canale spinale); idrocefalo del bambino e dell’anziano; traumi cranici e traumi vertebro-midollari con lesioni del midollo spinale.

La struttura complessa di Neurochirurgia è diretta dal Dr. Sandro Carletti. L’équipe neurochirurgica è composta da: Dr. Carlo Conti, Dr. Alessandro Ciampini, Dr. Alessandro Di Chirico, Dr.ssa Martine Sibille, Dr. Giovanni Zofrea.

Analisi della postura Ipertermia Onde d’urto focalizzate Rieducazione ortopedica Rieducazione posturale globale Tecarterapia Test di valutazione e rieducazione isocinetica

Fisioterapia e Riabilitazione Dir. San. Dr. Michele A. Martella - Aut. Reg. n. 8385 del 19/09/01

Terni - Via Botticelli, 17 - Tel 0744.421523 - 401882 13


Enopide [sostenne che l’anno solare è composto di giorni] CCCLXV e la cinquantanovesima parte di ventidue giorni. Censorinus, De die natali 19, 2

ANDIAMO IN ORBIITA L’anno 1977 segna l’inizio di una grande avventura per l’esplorazione dei pianeti del Sistema Solare, con il lancio da Cape Canaveral di due sonde gemelle: la Voyager 1 e la Voyager 2. Due giganteschi razzi Titan-Centaur misero in orbita le due navicelle dal peso di 825 kg cadauna, dotate di 11 strumenti scientifici e soprattutto di un’antenna parabolica di 3.7 mt di diametro, ad alto guadagno, per trasmettere a Terra i dati che andavano raccogliendo durante gli incontri ravvicinati con i grandi pianeti esterni. Si devono a loro le immagini ravvicinate di Giove e Saturno (Voyager 1 e 2 ) e poi anche di Urano e Nettuno (Voyager 2). Vengono fotografati per la prima volta i vulcani attivi su Io (satellite di Giove) e il complesso sistema degli anelli di Saturno, nonché le prime informazioni sulle atmosfere di Saturno e Titano. Di Urano e Nettuno ci sono arrivate le prime e uniche foto con la conferma dell’esistenza di deboli anelli. Trentatré anni sono passati dal loro lancio, ma il decadimento radioattivo di 14 Kg di Plutonio-238 che alimenta le loro batterie, le renderà attive per ulteriori 10/15 anni permettendo al mondo scientifico internazionale di mettere in evidenza il confine che separa lo spazio interplanetario da quello interstellare. A proposito, vi siete mai chiesti dove si trova adesso la Voyager 1, l’oggetto più distante che l’uomo abbia mai costruito? A questo punto occorre fare dei calcoli che cercherò di spiegare con degli esempi molto semplici. Come primo elemento, dobbiamo considerare che la sua velocità di crociera è di 17 Km al secondo (in 30 secondi coprirebbe la distanza Terni/Milano!), ed essendo partita 33 anni fa, ha già percorso 16.9 miliardi di Km. Una distanza inimmaginabile, ma che rapportata con l’Anno Luce, l’unità di misura più usata in astronomia, risulta essere una bazzecola: la luce impiegherebbe solo 15 ore e qualche minuto per compiere questo tragitto (velocità della luce = 300.000 Km al secondo). Ho voluto di proposito riportare questi valori per rispondere ad un altro interrogativo, ovvero quanto tempo impiegherebbe viaggiando a questa velocità per arrivare su Proxima Centauri, che con i suoi 4.3 Anni Luce è la stella più vicina al nostro Sole … tenetevi forte: 81.404 anni! In realtà, la Voyager 1 si sta dirigendo verso un’altra zona dell’universo, che si colloca nella costellazione di Ofiuco e fra 40.000 anni passerà ad una distanza di 1.6 Anni Luce dalla stella AC 793888. Un’ultima notizia: tutte e due le sonde recano a bordo il Voyager Golden Record, un disco d’oro dove sono stati registrati immagini e suoni della Terra con il relativo manuale di istruzioni…... non si sa mai, se qualcuno o qualcosa in qualche tempo li trovassero! Tonino Scacciafratte Presidente A.T.A.M.B. - tonisca@gmail.com

As s o c i a z i o n e Ternan a A strofili - Massimiliano Be ltrame V i a M a e s t r i d e l L a v o r o , 1 - Te r n i tonisca@gmail.com 329-9041110 www.mpc589.com

L’osservatorio astronomico di S. Erasmo è aperto g r a t u i t a m e n t e per i cittadini l’ultimo venerdì di ogni mese dalle ore 21,30.

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Una

costellazione

al mese

La costellazione di questo mese è lo Scorpione, una delle più brillanti tra quelle zodiacali ed una delle più belle di tutto il cielo. E’ anche uno dei pochi asterismi che danno almeno una vaga impressione dell’oggetto che intendono rappresentare: non è difficile riconoscere uno scorpione nella lunga fila di stelle brillanti, con la rossa Antares nel cuore, la testa contraddistinta da un disegno ben definito e il pungiglione. La costellazione si snoda sotto Ofiuco, tra il Sagittario e la Bilancia, ed Antares è facilmente rintracciabile non solo per la luminosità e la tonalità rossa, ma anche perché è affiancata da due stelle più deboli. Purtroppo dall’Italia la costellazione è sempre bassa sull’orizzonte mentre per gli osservatori dell’emisfero meridionale non è lontana dallo zenit. A nord del pungiglione si trovano due bellissimi ammassi aperti M6 e M7, visibili anche ad occhio nudo con un cielo perfetto o con un binocolo. Il primo, noto con il nome di farfalla per la sua vaga somiglianza ad una farfalla, è costituito da una cinquantina di stelle; il secondo più esteso e brillante contiene circa un centinaio di stelle. Nella mitologia la costellazione è associata all’animale che avrebbe punto, con il suo micidiale veleno, il mitico cacciatore Orione. Per questo motivo è stata collocata in cielo nel punto diametralmente opposto a quella del gigante. Giovanna Cozzari

Pillole di Astronomia Dallo Scorpione, la Via Lattea estiva si introduce nel Sagittario. Proprio in questa parte di cielo si proietta il centro della nostra Galassia, ed è proprio infatti nel Sagittario che le nubi stellari e le polveri assumono la massima densità. A nord del Sagittario, la Via Lattea passa fra le costellazioni dello Scudo, della Freccia, dell’Aquila, del GC Cigno e della Lira fino a Cassiopea.


L’ o r b i t e ‘ l l i t t i c h e L’andra sera su lu luscu e bbruscu... co’ Zzichicchiu... ‘nvece che su ppe’ li Prati... giustu pe’ ccambia’ ‘n bo’... semo annati su ppe’ Colle dell’Oru do’ ‘n tempu c’erono li bbonvecchi. Ce semo fermati... dicemo pe’ ccasu... in un postu ‘n do’ ce steva ‘n gruppittu de bbelle bbardasce assettate su ‘na panchina ‘n mezzu a ‘n pratu. Vistu che lu postu a sséde era ‘ccupatu... ce semo missi a ccammina’ su ‘nu stradone che ggirava tuttu ‘ntornu... e gguardanno lu cielu t’emo vistu ‘nu spettaculu... A Zzichi’... che sso’ ‘lle ddu’ stelle tantu luminose che ppare stanno appiccicate?... Ma quelle non so’ stelle ... m’ha fattu... so’ ddu’ pianeti... Giove e Venere... ‘gni tantu a fforza de ggira’ attornu a lo Sole se cumbinono ccucì... Ma senti ‘n bo’... l’andra vorda no’ mm’éi dittu che l’astri... pe’ inerzia... da quanno so’ stati missi ‘n muvimentu vanno sempre dritti?... A Lunardi’... se tte ricordi bbene... io t’evo dittu... vanno dritti finché non ce sta quarcunu che je rompe le scatole... e quistu quarcunu pe’ lli ddu’ pianeti... è ppropiu lo Sole... cucì ggrossu che ppe’ gravitazzione l’attira tutti... anche lu nostru. C’ho rifrettutu ‘n bo’ e ppo’ j’ho fattu... E allora perché non je cascamo addossu?... M’ha guardatu ‘n bo’ titubbante... come pe’ ddimme non so’ se pòi capi’ quello che tte stò a ddi’ e... Te parerà stranu... co’ la velocità che ciànno pe’ inerzia vanno dritti... ma pe’ ggravitazzione è ccome se ‘gni momentu je cascono addossu... non so’ se hai capitu!?... ??... Te stò a ddi’che ppe’ ‘lli pianeti... ‘ll’orbite ‘llittiche che ciànno so’ dduvute a ‘n cascamentu cuntinuu verso lo Sole ... co’ qquella velocità camminono e cascono... camminono e cascono e ccucì je girono ‘ntornu. Non è che ‘stu cascamentu cuntinuu m’eva schiaritu tantu lu cervellu e... come se c’éssi avutu ‘n lampu de ggeniu j’ho dittu... A Zzichi’... a mme mesà che ‘lle bbardasce se je famo l’addimannu ce stanno!... E mmo’ che c’entra... mancu le conosci?... No... ma è ttre qquarti d’ora che je ggiramo ‘ntornu a ‘qquelle... dicemo anche ‘llitticamente... e sse qquillu che mm’hai dittu è vvero... je stemo a ccasca’ cuntinuamente addossu e... non hannu fatto mancu ‘na mossa!... ?? paolo.casali48@alice.it

ASTROrime... L’eclittica Le stelle brillanti di sera che riempiono il cielo dintorno ci sembran formare una sfera dove il Sole si sposta ogni giorno. Il Suo... è un tragitto apparente... lo stesso... della Terra in tal volta...(v. celeste) ed un cerchio percorrono a mente (eclittica) tra dodici segni... ogni volta. (Zodiaco) L’eclittica... ogni anno è percorsa da un Sole che sembra vacante... in realtà è un effetto di scorsa... è la Terra ch’è certo orbitante. (intorno al Sole) PC

Le stelle variabili simbiotiche Sabato 22 e domenica 23 maggio scorsi, presso l’Osservatorio Santa Lucia di Stroncone, ha avuto luogo un meeting sulla Fotometria e Spettroscopia delle Stelle Variabili Simbiotiche. Le stelle variabili sono quelle stelle che presentano nel tempo delle variazioni nella luminosità che possono essere più o meno regolari e più o meno intense. Le stelle variabili simbiotiche sono sistemi binari interagenti, costituiti da una stella Gigante Rossa e da una Nana Bianca. Vengono definite Giganti Gigante Rossa e Nana Bianca interagenti Rosse quelle stelle, con massa simile al nostro Sole, che verso la fine della loro vita diventano rosse, fredde e molto grandi, mentre le Nane Bianche sono stelle piccole, compatte, caldissime, con bassa luminosità e colore tendente al bianco, giunte ormai all’ultima evoluzione della loro vita. L’interazione che produce l’effetto simbiotico avviene quando la nana bianca risucchia alla gigante rossa gli strati più esterni. Con la fotometria e la spettroscopia si possono seguire le varie fasi di questo scambio, osservare gli sviluppi dei gas che passano da una stella all’altra, verificare eventuali esplosioni, stabilire le orbite delle stelle e l’emissione di elementi chimici di ciascuna stella: in pratica si può stabilire in quale fase della propria vita si trova il sistema binario. Dal 2009 l’Osservatorio Santa Lucia di Stroncone ha intrapreso, oltre alle altre attività di astrometria e di ricerca delle supernovae, anche la fotometria delle stelle variabili simbiotiche. Questo nuovo progetto è in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico di Asiago, che coordina l’ANS Collaboration, un programma di osservazione fotometrica e spettroscopica di stelle simbiotiche, allargato anche agli osservatori astronomici amatoriali dotati di telescopi adeguati e di strumenti all’avanguardia. Aumentando i siti di osservazione e il numero di osservatori significa assicurarsi dati più numerosi e completi sull’evoluzione di queste stelle e soprattuto ottenere monitoraggi più continui, ovviando all’ostacolo che le avverse condizioni meteorologiche pongono all’osservazione. I dati fotometrici forniti da alcune associazioni astrofili, o da astrofili privati, compaiono in articoli pubblicati su prestigiose riviste di informazione astronomica internazionale, su tutte Astronomy & Astrophysics. Oltre all’Osservatorio S. Lucia, partecipano all’ANS Collaboration gli Osservatori privati di Cembra (TN), Bologna e Forlì, Trieste, San Cristoforo al Lago (TN) e le Associazioni Astronomiche di Remanzacco (UD), Ravenna, Zuglio (UD), Monte Zugna (Rovereto), Novezzina (VR) e Campo dei Fiori (VA). Fiorella Isoardi Valentini

Osservatorio Astronomico di S. Erasmo La Pagina, come ben sanno i fedeli lettori, non uscirà nei mesi di luglio ed agosto; conservate quindi questo numero di giugno con le indicazioni delle serate in cui i soci dell’ATAMB saranno a disposizione dell’intera cittadinanza, per aprire la cupola dell’osservatorio astronomico, posizionare altri telescopi in loco e mostrare a tutti le bellezze del firmamento. Il nostro impegno è da considerare parte del progetto dell’Amministrazione Comunale di rilancio e valorizzazione della montagna ternana. Cojete a volo ‘stu suggerimendu pe’ ‘na serata diversa da lu solitu: venite su co’la machina fino a lu parcheggiu de rimpettu l’osservatoriu, ve sgranghite le ginocchia co’ l’aria fina de muntagna, po’ ve cocete dù sargicce su li caminetti e appena se fa scuru…venite llì da noiandri che ve famo vedè Saturnu, galassie, ammassi e nebbulose…oh.. però me ariccomannu…nun dovete esaggerà co’ l’aju su la bruschetta.. eh!! Prossimi appuntamenti aperture Osservatorio Astronomico di S. Erasmo (ore 21.30) Mese di Giugno Martedì 1, 8, 15, 22, 29 e venerdì 25 Mese di Luglio Martedì 6, 13, 20, 27 e venerdì 30 Mese di Agosto Martedì 3, 10, 17, 24, 31 e venerdì 27 Inoltre, Mercoledì 11 e Giovedì 12 per il picco massimo delle Perseidi (Lacrime di S. Lorenzo). TS

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