Numero 22 Giugno 2016 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
Diritti Umani: da P raga con Amore
Foto di Alberto Mirimao
• Civile • Lavoro • Famiglia
Corso del Popolo n. 26 - Terni
• Infortunistica • Previdenziale • Commerciale
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4 6 Buone Vacanze! Loretta Santini
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Vi scrivo dalla bellissima Craiova! Fabrizio de Silvestri
9 Diritti Umani Rosella Mastodonti
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SGUARDI • PALPITI • EVANESCENZE Nadia Zangarelli
16 Giochi della Valnerina Associazione culturale La Pagina
LA PAGINA UMBRIA Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 2/2014, Tribunale di Terni
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Didattica orientata verso la creatività Liceo Artistico
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Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis 12 Tipografia: Federici - Terni
Pensioni DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Alberto Mirimao Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara
Intervista all' avv. Paolo Crescimbeni
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Internazionale femminile ITALIA/CINA Sitting Volley
Ottica Molica...............................................pag. 3 DOVE TROVARE LA PAGINA
TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; AZIENDA OSPEDALIERA Santa Maria; ASL - V. Tristano di Joannuccio; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; IPERMERCATO CONAD di Via Montefiorino; Innumerevoli negozi del centro città e della periferia di Terni e tutti i paesini e i borghi intorno alla città.
Liceo Classico
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Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 348.2401774 info@lapagina.info lapagina.redazione@gmail.com Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
Sulle tracce della Grande Guerra
Terni che Vince: Lucia Lucarini Tricolore di Sciabola under 20
L'acqua come risorsa di sviluppo
Consorzio bonifica Tevere Nera............pag. 12
PM4 Arredamenti...................................pag. 14 ITS............................................................................pag. 15 Programma
Ass. Culturale La Pagina............................pag. 19
Conad...................................................................pag. 24
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Buone Vacanze! Loretta Santini
L
a bella stagione invita a fare qualche gita. Poiché tutti conoscono le eccellenze artistiche e naturalistiche del nostro territorio, voglio suggerire qualcosa di meno conosciuto ma altrettanto bello e proporre qualche itinerario insolito che mi ha emozionato, senza la pretesa di esaurire i luoghi che meriterebbero una visita. Inizio con il raccontare quell’arte, spesso sottovalutata, presente nelle chiese dei paesi o nelle cappelle di campagna dove gli artisti -perché artisti sono- hanno lasciato un segno della devozione popolare attraverso la narrazione di miracoli e di storie sacre dove il volto della Madonna è quello di una popolana che tiene in braccio teneramente il proprio nato. Penso all’immagine miracolosa della Madonna scoperta in una grotta, ora inglobata in un edificio religioso che ricorda la casa di Loreto, nota come la chiesa della Madonna del Ponte. Sorge a Narni Scalo, presso il Ponte di Augusto, ricca di ex voto un tempo appesi nella grotta stessa, ora sistemati in bacheche ai lati della cappella. Mi viene in mente la Madonna dello Scoglio a strapiombo su un picco roccioso sopra Castel di Lago, dove gli ex voto raccontano una storia popolare e dove è ancora viva la tradizione delle processioni devozionali (a giugno) accompagnate dai colpi a salve degli sparatori di carabina; o ancora la Madonna della Stella, un eremo rupestre -tra i primi fondati dai benedettini- incastonato nelle rocce della Val di Noce presso Roccatamburo; penso infine all’immagine della Madonna affrescata sulla roccia lungo la strada che da Ferentillo porta a Castellonalto. Lungo la Valnerina è tutto da vedere: natura incontaminata, panorami superbi, rocche, torri, musei, abbazie (San Pietro in Valle, San Felice e Sant’Eutizio), atmosfere medievali che ho ritrovato ovunque: nei
camminamenti di Collestatte alto, o nelle rocche e nelle mura merlate di Ferentillo poste a guardia della stretta gola, o ancora ad Arrone dove sul nucleo antico, spicca la torre detta “dell’ulivo” per quella pianta che caparbiamente continua a vegetare sulla sua cima. Un vero gioiello è Vallo di Nera, un paese-castello, con le case in pietra, le chiese romaniche come Santa Maria dove, tra gli affreschi, spicca la Processione dei Bianchi, con la singolare raffigurazione di maialini locali, i cosiddetti cinturini. Poiché tutti conoscono la Cascata delle Marmore, vera eccellenza del territorio, consiglio di entrare nel cuore di questa straordinaria bellezza percorrendo i sei sentieri che la svelano nella sua grandiosità; per i più pigri, bastano i brevi sentieri due e tre ma, per una forte emozione, non perderei il Balcone degli Innamorati. I dintorni di Terni sono da percorre passo passo. Tra i siti archeologici Carsulae rappresenta quello di maggiore grandezza e importanza. A questa visita aggiungerei un itinerario inconsueto, quello che porta a Sant’Erasmo di Cesi: là dove oggi si innalza la chiesa, c’era un tempo la Rocca e, prima ancora una città fortificata preromana -forse l’antica Clusiulum supra Interamna- di cui oggi sono visibili gli imponenti resti delle mura. Dalla spianata del monte chiamato anche Eolo perché ritenuto da Virgilio la sede del dio dei venti (il poeta scrive: “Qui in un vasto antro il re Eolo costringe ai suoi ordini i venti ribelli e le tempeste sonore…”), una vista mozzafiato spazia sulla conca ternana. Con una breve passeggiata si sale fino ai templi di monte Torre Maggiore, i più importanti luoghi di culto dell’Umbria meridionale fin dal VI sec. aC. A Stroncone stupisce l’aspetto antico del borgo e suscitano curiosità i Corali miniati e l’antica urna elettorale (il Bossolo dei Priori). A Collescipoli sorprende l’elegante barocco della chiesa di Santa Maria che custodisce il rarissimo organo Hermans (1678), strumento che dà il nome al prestigioso Hermans Festival. A San Gemini dove è un piacere girare per le vie del borgo medievale, consiglierei l’abbazia di San Nicolò: uno splendido interno, un magnifico portale d’ingresso, sebbene sia una copia
dell’originale custodito a New York al Metropolitan Museum, e una gradevole passeggiata nel giardino ben custodito da cui si può godere di un ampio panorama sulla campagna umbra. Un percorso emozionante riguarda il narnese. Di fronte a Narni ecco l’abbazia di San Cassiano, incastonata nel verde. Ai suoi piedi ecco le gole di Stifone con le loro acque di un azzurro intenso e con i resti di quello che alcuni studiosi hanno individuato come un cantiere navale di epoca romana. Più avanti scopriamo la chiesa di Santa Pudenziana, gioiello dell’architettura protoromanica, con il piccolo porticato e un interno di incredibile suggestione. Solitaria tra il verde sorge la
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5 chiesa di San Martino (XI sec.) da poco recuperata e la chiesa di San Michele Arcangelo con la sua forma oblunga e gli affreschi che la decorano. Vale la pensa salire fino a Itieli, antico castello costruito a guardia di Narni in posizione amena: sorprende il gusto con cui il centro storico è stato restaurato e i resti delle mura e delle porte. A maggio, in onore di San Nicola, al lume delle torce, si tiene la suggestiva processione delle Intusse di lontana memoria. Un fascino insolito è nelle città sotterranee: a Orvieto stupisce il vasto complesso di ambienti all’interno della rupe che raccontano una storia millenaria: butti, frantoi, magazzini, cantine, colombari, forni per ceramica. A Narni dove nelle chiese, nei palazzi, nelle strade si respira un’intatta atmosfera medievale che culmina nel periodo della Corsa all’Anello, non si può perdere Narni Sotterranea che, oltre alla chiesa rupestre del XII sec., permette di fare un salto nel passato, quando il Tribunale dell’Inquisizione qui giudicava, incarcerava e torturava. Ad Amelia, conosciuta come la città murata per l’imponente cerchia di mura ciclopiche, con ingresso su piazza Matteotti, possiamo scendere nella grande cisterna composta da dieci ambienti e notevole esempio di idraulica romana. Il Medioevo con i suoi palazzi, le sue rocche, le sue mura e le torri, lascia la sua inconfondibile e affascinante impronta in ogni parte del territorio: cito solo -l’elenco sarebbe molto lungo- le rocche di Narni, di Polino, di Piediluco, o il fascino di paesi-castello come Collelungo, Sismano, Toscolano dell’amerino. A Lugnano, insieme alla splendida Collegiata, visitiamo il piccolo ma interessante Antiquarium che accoglie i resti della Villa di Poggio a Gramignano: tra le curiosità una bambolina di epoca romana con arti snodabili e un gruppo di anfore con scheletri di bambini, testimonianza di un’epidemia del V sec. A Penna In Teverina affacciata sulla valle del Tevere, scopriremo i resti dei palazzi nobiliari degli Orsini e, nella periferia due grandi statue dette i Mammalocchi ideate da quel Pirro Logorio che ha adornato villa d’Este a Tivoli e i giardini di Bomarzo. Un itinerario da non perdere conduce alla necropoli di Fosso San Lorenzo, un complesso di oltre duemila tombe appartenute alla civiltà umbra ed etrusca. La passeggiata è gradevole con cartelloni
esplicativi del sito. Chi vuole saperne di più, potrà vedere i reperti della necropoli a Tenaglie che, con il maestoso Palazzo Ancajani, svetta su uno scoglio come un’aquila. Qui consiglio di visitare l’interessante Museo della Civiltà contadina con la fedele ricostruzione degli ambienti di una casa di un tempo: un tuffo nel passato che può solo stupire. In questa parte del territorio, nel cuore del Parco Fluviale del Tevere, lo sguardo spazia sul lago di Corbara e sulle suggestive Gole del Forello su cui si affacciano tanti paesi come Prodo, Titignano, Civitella del Lago, una terrazza belvedere sul lago stesso, con l’originale Museo dell’Ovo Pinto. Da non perdere, nel folto dei boschi, una passeggiata fino all’eremo della Pasquarella. Con l’orvietano entriamo nella terra del fuoco: i massi tufacei della rupe di Orvieto, quelli molto più piccoli di Rocca Sberna e rocca Ripesena, l’altopiano dell’Alfina, sono la testimonianza di un ambiente vulcanico di ere lontane. Qui è un succedersi di paesi medievali, di necropoli etrusche (visitabile è la tomba degli Hescana a Porano), di castelli: tra questi -e sono tanti- ricordo Castel de’ Fiori, il più solitario e appartato, ma ricco di storia e suggestione. Soprattutto è un territorio di grande valenza ambientale: per questo non mancate di passare qualche ora al Parco di Villalba e ammirare la stupenda Villa Cahen in stile liberty. Un’emozione forte l’ho provata a Salci, a confine tra la provincia di Terni e Perugia: la porta d’ingresso fa presagire un luogo fiabesco e lo è tuttora, sebbene gran parte delle strutture siano fatiscenti e un triste cartello annuncia lavori di ristrutturazione con i fondi della Comunità europea che però sono fermi da anni. Un’altra gita consigliata è quella che conduce, dopo aver attraversato il monte Peglia, a San Venanzo dove si trova il Museo Vulcanologico e un Parco percorribile con una breve passeggiata anche in notturna, lungo le antiche colate laviche. A Orvieto dove è d’obbligo la visita del Duomo e del Pozzo di San Patrizio, suggerisco l’esperienza straordinaria del Pozzo della Cava, un pozzo scavato nel tufo nel XVI sec. come ampliamento di uno di epoca etrusca. Ad esso si collega un complesso di ambienti di grande rilevanza storica di epoca etrusca e medievale: cantine, tombe, cisterne, muffole, sepolture rupestri. E poi lasciatevi il tempo per vedere la chiesa di San Giovenale (un vero e proprio museo di pittura) e la Città dei morti, straordinaria testimonianza di una necropoli etrusca. Un’esperienza singolare è quella che ci porta alla Scarzuola presso Montegiove, luogo unico e straordinario, mistico e surreale, che unisce insieme la spiritualità dei luoghi francescani (la scarza era il letto di paglia su cui dormì san Francesco e presso cui sorse il convento che oggi si ammira) e la magia di una città ideale e scenografica (la “città buzziana” perché realizzata da Tommaso Buzzi) dove si incrociano esperienze esoteriche, filosofiche, intimistiche. Il visitatore sarà accompagnato dall’erede del suo ideatore che spiega le allegorie e significati delle costruzioni in un affastellamento di riferimenti letterari, spesso volontariamente provocatori, ma guidando lungo un percorso spirituale e iniziatico che vuole essere un viaggio verso la conoscenza. Quante cose ho dimenticato! E anche di bellissime! Ve ne parlerò un’altra volta. Buone vacanze!
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Questa volta vi scrivo dalla bellissima Craiova! Fabrizio de Silvestri
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ittadina Rumena, capitale del Dolji, ex provincia Romana meglio nota come Dacia, ne ha conservato non solo le vestigia ma ha addirittura saputo esaltarne le qualità. Per coloro che sono abituati a vedere la Romania come una terra abitata da persone dedite all’uso della birra, frammischiate a zingari e donne dai facili costumi, effetto questo di una certa propaganda giornalistica di facile giudizio pur di vendere copie e fare audience, devo smentire le convinzioni che hanno avuto fino ad oggi! Durante il mio viaggio, accompagnato dal dott. Proietti, finalizzato a partecipare ad un convegno medico internazionale, abbiamo trovato persone di estrema cultura, semplici ed educate. Quello che più ci ha colpiti è stato il trovare una città pulitissima, oltre dieci atenei universitari di altissimo livello, studenti educati, strade trafficate ma senza confusione, pulizia, presenza capillare di polizia e non ultimo il fatto che ad ogni tavolata fosse presente il “guidatore designato”, persona che non avrebbe toccato una goccia di alcolici in quanto responsabile del riaccompagno a casa degli amici commensali! Beh, normale potrete dire... ma non scherziamo, siamo sinceri, non è forse vero che noi continuiamo a giustificarci con espressioni del tipo... ma un bicchiere che sarà mai? o... tanto non mi fermano... non capendo che dietro ad un certo atteggiamento si nasconde una forma di grave mancanza di responsabilità e gusto per il mantenere lo status quo che ci ha portati all’odierna rovina. Le strade erano piene di lavoratori socialmente utili, immigrati (anche loro ne hanno, ma cercano di occuparli invece di dar loro un’elemosina che crea disagio sociale e stimola ignavia) che contribuivano a mantenere pulite le strade... nelle quali non nascondo che mi sentivo a disagio all’idea di gettare un mozzicone di sigaretta in quanto non se ne vedevano! E sapete cos’altro? Fino a pochi anni fa lo stato era in un regime di dittatura, i salari sono decisamente bassi ma la volontà di crescere e uscire dallo stato di sofferenza mi ha dato la chiara percezione di una situazione di crescita talmente veloce che non si trovava tempo per lamentarsi (nostro sport nazionale), certi essere in grado di
allinearsi agli standard europei verso l’alto e non il basso. Questa volta non voglio far menzione di ricerche o successi, di cui parlerò nel prossimo articolo, limitandomi a dire che l’evento per cui siamo andati in questa sorprendente città è stato un successo che ci ha portati ad ottenere la pubblicazione di tutti i nostri lavori scientifici e a conoscere molti ricercatori, scienziati e professori da svariati atenei d’Europa, con cui abbiamo potuto condividere e confrontare pensieri e stimoli. Al ritorno, felici per l’esperienza, non abbiamo potuto fare a meno di provare una punta di disagio quando, usciti dall’aeroporto, siamo stati accolti dalle urla scomposte di un tassista abusivo che cercava di convincere una signora della necessità di prendere la sua macchina e al suo rifiuto la spediva a... che tristezza! Profetico è stato Cicerone... “mala tempora currunt... sed peiora parantur”! Sapete la ciliegina sulla torta qual’è? Il restauro della città e i lavori sono stati quasi completamente finanziati con i fondi Europei, che sono stati versati e utilizzati realmente, MAI distratti per interessi personali di politici o amministratori pubblici ma sempre utilizzati per la funzione del bene pubblico. E questo è normale, quello che per noi sarebbe un atto di virtù da pubblicizzare (pensa che Tizio ha usato i soldi pubblici per la città!), suscitando stupore per l’onestà, altro non è che la normale amministrazione! Non è che siamo così abituati alla corruttela che vediamo come strana l’onestà? Meditiamo su dove ci porterà il nostro vivere ormai quotidiano...
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IMPEGNIAMOCI PER IL FUTURO DELLA CITTÀ
Il progetto Diritti Umani, creatura raffinata e significativa della Associazione La Pagina, muove dalla consapevolezza che, proprio in questo tempo storico difficile, lacerato nella dimensione economica, sociale e politica, nessuno può assolversi dallo stigma dell’ignavia, né concedersi il lusso sterile della chiusura alla vita della collettività cui si appartiene ed all’impegno per il suo futuro: mettere le mani in pasta, dentro le pieghe della socialità sempre più si caratterizza come imperativo morale ineludibile. La progettualità attivata dalla associazione La Pagina ha vissuto, nei recenti mesi, fasi operative intense e proficue, dipanatesi nel corso della settimana valentiniana e concretizzatesi in una serie di azioni pubbliche, a partire dalla elaborazione e pubblicazione dell’opuscolo Terni, città di San Valentino, capitale dei diritti umani, sintesi concettuale di un percorso di ricerca interdisciplinare (storico – teologico- antropologica…) prodotto dal gruppo di lavoro vivace e fattivo, nel cui ambito è piacevolissimo lavorare. Le giornate valentiniane del febbraio 2016 a Terni hanno stimolato progettazione e realizzazione di una complessa serie di attività culturali (seminari accademici, meetings…) che hanno visto protagonisti i membri di una partnership europea che velocemente siamo riusciti ad aggregare nel corso dell’autunno/inverno. Si tratta di intellettuali europei operanti all’interno di Istituzioni (Licei, Associazioni, Università, Istituti di Formazione…) in diversi paesi europei (Turchia / Germania / Grecia / Norvegia…) che hanno accettato il nostro invito ad entrare a far parte di una sinergia progettuale focalizzata sulla tematica -trasversale e drammaticamente attuale nella opaca fase storica della contemporaneità- della complessa dialettica della tutela dei diritti umani, intrecciata con la urgenza della implementazione di valori ineludibili all’interno della normativa europea, con particolare sensibilità verso il tema del dialogo interreligioso. Gli esiti della settimana europea valentiniana a Terni sono stati fecondi: la dialettica culturale ed il suo valore etico ha favorito il coinvolgimento degli Enti locali -del Comune e del Sindaco in primo luogo- ed altre, numerose, istanze della società civile della nostra città (Camera di Commercio...) rivelatesi pronte ed aperte al dialogo ed alla operatività. Con i colleghi europei abbiamo consolidato una bella, variegata, solidale, composita partnership, coinvolta nei nostri temi di indagine, pronta a trasferire, ciascuno nel suo territorio, il modello organizzativo della nostra ricerca, il nostro impulso valoriale, il nostro rapporto con le Istituzioni locali. Universitari docenti di Discipline scientifiche, di Filosofia delle religioni, di Discipline artistiche, ricercatori… nessuno è sfuggito neppure al nostro richiamo naturalistico (…piantiamo insieme alberi nel giardino valentiniano, sotto la pioggia scrosciante, sindaco in testa!). A ciascuno, una volta tornato nel suo paese, nella sua Università, nelle scuole europee di appartenenza, abbiamo affidato la missione di stabilire un ponte, un link, insomma, con le loro realtà nazionali,
per attivare sinergie tra istituzioni europee chiamate a misurarsi in sintonia su temi tanto attuali, sempre più emergenti, profondamente umanistici. Ebbene, incredibilmente, questo popolo disperso in ogni angolo d’Europa, superando le nostre più rosee aspettative, si è immediatamente attivato, riuscendo a fornirci le infrastrutture istituzionali per la creazione di una rete europea sui diritti umani, coordinata da Terni, appunto città dei diritti umani per la sua storia e la sua identità. Nel frattempo abbiamo lavorato ad allargare le dimensioni del partenariato, altri colleghi ed amici europei stanno aderendo alla nostra rete valoriale: insegnanti di un Istituto alberghiero collocato in una città dell’oriente turco, non lontana dalla frontiera siriana; docenti del Liceo artistico italo-bulgaro di Sofia; un Ispettorato scolastico della asburgica Arad, in Romania; addirittura i colleghi di una Associazione culturale, parallela ed analoga a La Pagina, operanti in una splendida porzione del territorio francese… collocata, tuttavia, all’altro capo del mondo, nella caraibica e favolosa Martinica. La cosa che non finisce di sorprenderci è che anche i nuovi partner, di recente acquisiti alla rete, non hanno mostrato difficoltà a capire immediatamente il senso della proposta e neppure ad operare per attuarne il piano di lavoro. In breve, disponiamo ora di un indirizzario articolato di Enti locali europei pronti a collaborare all’interno del network, per sviluppare le indagini sul tema Diritti Umani, solidali con la ipotesi di valorizzazione della nostra città, quale sede, fulcro, capitale dei diritti umani, nella regione che è nota in tutto il mondo come terra di santi, matrice di impegno sui temi della pace e dei diritti. Nei giorni scorsi, una istituzione partner molto qualificata, il Liceo bilingue Italo-Ceco di Praga, da lungo tempo a noi connesso, è fattivamente entrata nel partenariato partecipando a Terni ad un meeting bilaterale da noi promosso e da poco conclusosi con grande successo. Helena Sterbova ed Ivana Svagrova, Preside e Docente del Liceo praghese collegati alla nostra Ambasciata, sono state nostre ospiti per una serie di attività seminariali, work sessions (Carmelo / UNITALSI / Progetto Mandela/ Casa delle donne / Museo Diocesano…) che hanno consentito loro una full immersion nella progettualità specifica della nostra rete europea. Nelle fasi conclusive del meeting, Helena ci diceva con profonda sincerità, di condividere questo complesso quadro progettuale, sedotta, soprattutto dalla ‘filosofia’ valoriale di fondo, la condivisione di una etica dei diritti, della solidarietà, la capacità, insomma, di attingere ad ideali alti, spirituali, di quelli che elevano le nostre anime e rendono più lucide le nostre menti, non mancando di sottolineare la potente determinazione e la furia immaginifica del presidente Giampiero Raspetti che di certo non risparmia energie e risorse per dare corpo alla sua feconda progettualità, ostinatamente fissa sull’obiettivo di esaltare la sua città e contribuire ad offrire ad essa una prospettiva per un futuro da tutti percepito come incerto e minaccioso. C’è , intanto, tutto un mondo di belle persone, di intellettuali raffinati, di istituzioni europee, di amministratori che parlano una babele di lingue diverse dalla nostra, che hanno abitudini, culture anche diverse, lontane ma che condividono con noi una weltanschauung, un umanesimo, una concezione della vita e dei valori più alti che non possono non ispirare le nostre vite di europei nel tempo della globalizzazione selvaggia, della crisi economica devastante, del terrorismo, delle migrazioni drammatiche, delle guerre alle porte Rosella Mastodonti delle nostre case.
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Nadia Zangarelli SGUARDI • PALPITI • EVANESCENZE
Nadia Zangarelli nasce, il 16 Novembre 1955, a Terni, città nella quale risiede e svolge la sua attività artistica. Si dedica alla pittura sin da bambina. Dal 2004 approfondisce le proprie capacità pittoriche presso lo studio del pittore Sandro Bini.
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Giochi di terra, acqua, aria, fuoco, etere
Giochi della
Valnerina
Siamo educatori, professionisti, artigiani, operai, gente del popolo, italiani e stranieri, innamorati, a ragione, dell’Umbria. Esemplari tenaci dell’uomo animale politico di aristotelica memoria, ci occupiamo in prima persona del territorio, delle sue risorse, della sua storia, al fine di proporre alla cittadinanza scenari più panoramici per un futuro migliore. Ci esprimiamo con valori fondamentali: progettualità, solidarietà, amore per la nostra terra, per i suoi figli e per i figli di tutti; amore per la natura e particolare devozione e dedizione per i meno difesi: giovani, menogiovani, diversabili. Soprattutto questo significa, per noi, essere umbri.
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l gioco come il cibo ha sempre rappresentato una delle espressioni più autentiche della cultura umana: la loro adattabilità ai vari contesti sociali in cui svolgono la loro funzione li rende veri e propri “figli del tempo”. Questo comporta continue riletture dei valori assoluti che essi incarnano in ogni epoca e delle influenze dirette nel percorso di crescita di ogni generazione. Percorso anche di sensi, che oggi appare infinitamente più lungo e complesso di quello dei nostri avi, veicolato da fattori più culturali che naturali, che deve esistere nella consapevolezza che i sensi si allenano come i muscoli ed il cervello, al fine di preservarne la memoria storica ed evolutiva. Oggi valori come la competizione ma soprattutto come la competitività non avendo più scenari Darwiniani come contesto hanno trovato nello sport e nel mondo del lavoro i loro naturali ambiti marginalizzando valori come aggregazione, integrazione, rispetto e lealtà. Stessa sorte evolutiva ha avuto il cibo sempre più proteso alla sensazionalizzazione del prodotto e dei sapori al fine di generare nuove frontiere del gusto, rischiando di estinguere quella che ancora oggi chiamiamo sindrome di Proust: E dal momento in cui ebbi riconosciuto il gusto del pezzetto di madeleine inzuppato nel tiglio che mi offriva la zia [..], subito la vecchia casa grigia sulla strada come uno scenario di teatro venne a sovrapporsi al piccolo padiglione che dava sul giardino, […] e con la casa, la città, le strade. Tutto questo che va prendendo consistenza è uscito, città e giardini, dalla mia tazza di thè. La meraviglia non risiede solo nel nuovo, nello sperimentale, ma vive sopita in noi ed è nostro dovere riaccenderla, innescando quelle sinapsi che ci catapultano nell’oblio della nostra infanzia, codificando attraverso stimoli gustativi antichi ricordi di un’intera vita quando si giocava in cortile a campana ed alla chiamata della nonna si era tutti intorno alla tavola. Vogliamo riscoprire questo attraverso le memorie di tutti e ribaltare anche solo per pochi giorni le regole del gioco tornando a far vivere quello che ha fatto della nostra terra una Regione unica al mondo per storia, cultura, natura e vita. Stupitevi perché non tutto è andato perduto. Matteo Barbarossa
Chiara Mari
SPORT: il termine inglese disport, divertimento, che in francese diventa desport con il medesimo significato, deriva dal latino deportare, cioè "allontanare, portare” e dunque "portarsi lontano, allontanarsi dalle mura cittadine per fare attività fisica“. Lo sport da sempre suscita interesse: in un determinato periodo storico, più o meno intorno alla metà del 1800, alcuni studiosi inglesi ripresero le discussioni sulla “cultura dello sport”, che prima era stata snobbata e poi rielaborata e rilanciata per limitare il degrado di una società devota agli ozi e ai vizi. Proprio in questo periodo viene riconfermato il termine sport, con una nuova accezione, quella cioè di educazione al divertimento: gli intellettuali dell'epoca, infatti, proponevano l’attività fisica ed il gioco come momento di sviluppo armonioso di anima e corpo. L’evoluzione del termine, nel tempo e nelle diverse lingue, è testimonianza quindi di una nuova concezione dell'attività sportiva che dia maggior rilievo all'aspetto ludico. Auspichiamo oggi che il divertimento diventi parte integrante di un progetto multidisciplinare incentrato sul benessere delle persone e sull'ambiente naturale, soggetti, questi, dei Giochi della Valnerina. Il miglior luogo, secondo noi, per dare rilievo a questi aspetti dello sport, non può che essere la Valnerina con tutti i suoi angoli più remoti ed affascianti, con i suoi elementi naturali, la sua dolcezza e la sua forza, con i suoi sapori ed odori, con la sua bellezza: un luogo unico, ricco, un ambiente dove uomo e natura si fondano in un binomio che i Giochi della Valnerina vogliono valorizzare in un luogo ricco di storia, tradizione, cultura, dove lo sport diventa allo stesso tempo occasione di educazione e di divertimento, nonché chiave fondamentale di lettura per la società, in un contesto positivo e salutare.
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11 Oggi, così come nei secoli scorsi, praticare una disciplina sportiva è un percorso sano che allena e prepara alla vita, sia da bambini sia da adulti e sviluppa l’attenzione verso noi stessi, verso il prossimo, verso le regole e verso l’ambiente che ci circonda, sia esso naturale o artificiale. È un allenamento fisico e mentale per conoscere, capire e comprendere la variegata realtà che ci circonda, mostrandoci il diverso non come motivo di allarme o paura, ma occasione di crescita e arricchimento. La curiosità verso il prossimo, infatti, è alla base del rapporto costruttivo con l'altro: a questo proposito, i Giochi della Valnerina sono ideati per mettere in relazione donne e uomini, ragazzi ed adulti, diversabili e non, insomma chiunque sia interessato a praticare sport come: arrampicata sportiva, canoa, sitting volley, camminate, canottaggio e giochi popolari. La scelta di inserire attività sportive di diverso genere è, per volontà degli organizzatori, un tentativo di unire età, culture ed abilità diverse ed indirizzarle verso uno scopo comune, cioè quello di divertirsi insieme. Si vuole infatti esaltare l'aspetto sociale dello sport non competitivo, nonché la collaborazione, il rispetto, l'apertura nei confronti delle diverse culture che, come tutte le diversità possono spaventare e spingere alla chiusura nei confronti del prossimo. Allo stesso modo una disabilità fisica, poprio come una lingua che non comprendiamo, è motivo di emarginazione: lo sport, al contrario, può e deve diventare uno strumento di cambiamento, se è parte integrante di un'educazione incentrata sul rispetto, sulla collaborazione e sulla non competitività. Ulteriore elemento portante della manifestazione è la cura del corpo e dell’anima: centro dell'evento sarà, dunque, il recupero del rapporto con l'ambiente come luogo di armonia e, quindi, il rispetto per tutto ciò che esiste. Nelle nostre intenzioni, i valori ambientali possono essere maravigliosamente coniugati a quelli sportivi, ed il patrimonio naturale deve essere valorizzato non solo con delle attività idonee alla sua conservazione, ma anche educando al rispetto nei suoi confronti fin dalla prima infanzia. Durante le giornate dell'evento, inoltre, sarà possibile non solo
praticare sport, ma anche degustare prodotti, conoscere le realtà locali, partecipare a concerti, mostre, concorsi e convegni. I Giochi della Valnerina sono un insieme di argomenti e temi che vengono tradotti in attività culturali e sportive, tutte basate su l’inclusione sociale e le pari opportunità.
Alessandra La Chioma la nostra grandissima Artista
L’opera “TABU’”, della pittrice ternana ALESSANDRA LA CHIOMA, è stata premiata alla prima edizione del Premio Internazionale di Arte Contemporanea “Arte Salerno 2016”, al via il 2 giugno 2016 alle ore 20, con l’inaugurazione dell’esposizione a Palazzo Fruscione e al Complesso Monumentale di San Pietro a Corte a Salerno, visibile al pubblico fino a domenica 5 giugno quando l’evento si è concluso con una cerimonia di premiazioni degli artisti al Teatro Verdi. Il premio è stato organizzato dall’Associazione ArtetrA e La PrinceArt, importante società che si occupa di investimenti in Arte Contemporanea, in collaborazione con la Regione e il Comune di Salerno.
Alessandra La Chioma, “Lale”, vive e lavora a Terni. Artista eclettica, ama sperimentare tecniche miste applicate su vari supporti. Nella sua arte miscela figurativo ed astratto materico, dove il suo tratto si affaccia lineare e deciso e dove si evince un equilibrio cromatico.
UNA GIURIA D’ECCELLENZA COMPOSTA DA: Ennio Calabria Artista e Intellettuale - Presidente della Giuria e del Comitato Scientifico Vittorio Sgarbi Critico e storico d’arte, opinionista, scrittore, personaggio pubblico e politico italiano – Direttore Artistico del Premio Anna Rita Delucca Critico, storico d’arte e gallerista Armando Principe Presidente PrinceArt srl Rosario Sprovieri Curatore d’arte e direttore del MIBACT Rita Pedonesi Curatrice d’arte e promotrice di eventi di arte contemporanea Veronica Nicoli Presidente dell’associazione ArtetrA, co-fondatrice dell’ecommerce Opera74 Gastone Ranieri Indoni Curatore d’Arte direttore della riivsta “Urbis et Artis” ha selezionato duecento artisti provenienti da tutta Italia e dall’estero su oltre duemila candidati. Tra questi sono stati premiati in differenti categorie 24 artisti.
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CONSORZIO DI BON Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it
L’ACQUA COME RIS
Il Presidente del Consorzio Tevere Nera Massimo Manni esprime soddisfazione riguardo l’istituzione della Cabina di Regia Nazionale per la gestione delle emergenze idriche. Sebbene le recenti piogge abbiano complessivamente migliorato la situazione, è sempre alta la preoccupazione riguardo le riserve d’acqua per i mesi più caldi. “Apprezziamo -affermano dall’Anbi- l’azione preventiva del Governo. In passato la gestione di stagioni siccitose fu occasione di forti contrasti fra i diversi settori economici, ancorché la normativa preveda per l’acqua,
la priorità dell’uso agricolo dopo quello umano.” Attorno al futuro della risorsa idrica si gioca una partita determinante per il nuovo modello economico italiano. Dobbiamo renderci protagonisti di una battaglia culturale per riaffermare e consolidare una diversa percezione della risorsa acqua, al fine di renderla centrale nelle politiche nazionali di sviluppo. La gestione virtuosa della risorsa idrica rappresenta oggi un elemento necessario e qualificante per un Paese che voglia, non solo puntare sulla tutela ambientale e sulla valorizzazione della biodiversità, ma altresì avviare un modello di sviluppo economico improntato sulla sostenibilità ambientale. “C’è allora bisogno di ragionare -afferma il Ministro Galletti- in termini di programmazione e di investimenti, mettendo a sistema esperienze comuni nel campo della sicurezza idrogeologica del Paese e sul tema della siccità. La creazione, su impulso del Ministero dell’Ambiente e del Dipartimento della Protezione Civile, di “Osservatori permanenti per la gestione delle risorse idriche” all’interno di ciascuno dei distretti idrografici in cui è ripartito il territorio nazionale, con l’obiettivo di fornire indirizzi sulla regolamentazione dei prelievi e degli utilizzi, è una novità assolutamente importante, presupposto di una forte alleanza istituzionale tra tutti i soggetti competenti, come è appunto l’Anbi.” In questo scenario viene esaltato il ruolo fondamentale rivestito dai Consorzi di Bonifica, strategici per la tutela e la valorizzazione del territorio. “Siamo vero esempio di sussidiarietà -afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque irrigue (ANBI)- ed oggi lo ribadiamo con rinnovata convinzione. La nostra esperienza è frutto del presidio continuo e quotidiano dell’ambiente.”
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IFICA TEVERE NERA ORSA DI SVILUPPO
Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
IL CONSORZIO TEVERE NERA INFORMA
INCONTRO CON I PRESIDENTI DEI DOMINI COLLETTIVI Il Consorzio Tevere Nera, rappresentato dal Presidente Massimo Manni ha incontrato presso la propria sede i Presidenti dei Domini Collettivi e le Università Agrarie. Hanno risposto all’invito ben 18 Presidenti in rappresentanza del territorio. Il Presidente Manni ha illustrato l’attività svolta dell’Ente sul territorio ed i futuri programmi di intervento. Manni si è soffermato sull’ammontare degli investimenti previsti per il 2016, pari a circa 17 milioni di euro, parte dei quali per gli impianti di irrigazione al fine di efficentarne il consumo idrico con il sistema Irriframe. Ha sottolineato altresì che una moderna irrigazione è una forte opportunità di sviluppo per il territorio. Di interesse il tema della sicurezza idraulica. Si è data notizia che sono stati appaltati altri lavori per la messa in sicurezza del fiume Nera nel tratto compreso tra via Vanzetti ed il ponte di collegamento
tra Maratta e la S.S. E45 (III Stralcio 3° Lotto). Si è parlato della politica green avviata dal Consorzio con l’installazione di un impianto fotovoltaico da 200 kw a Graffignano in provincia di Viterbo, nonché la progettazione ed investimenti sulle centraline mini-idro da installare sui canali. Ciò al fine di incrementare il risparmio energetico del Consorzio. È stata focalizzata inoltre l’attenzione: sugli accordi di programma, indispensabili strumenti per un’azione congiunta tra Enti sul territorio a beneficio della popolazione, sul progetto SIT per censire le opere. Durante l’incontro i diversi rappresentanti dei Domini Collettivi hanno esposto le varie problematiche che li riguardano, trovando nel Consorzio Tevere Nera piena disponibilità a collaborare. Altri incontri sono previsti a breve con le associazioni di categoria, al fine di ricercare le migliori condizioni per collaborare ed informare.
INIZIO ATTIVITÀ DI IRRIGAZIONE Il Consorzio Tevere Nera ha iniziato la stagione irrigua per l’anno 2016 a far data dall’11 aprile, determinando altresì la cessazione della stessa al 30 Settembre p.v. Ciò sia per la parte del comprensorio riguardante il Fiume Nera che quella del Fiume Tevere. Gli orari ed i giorni di funzionamento degli impianti di irrigazione sono modulati secondo le esigenze colturali, in dipendenza dell’andamento stagionale, nei limiti delle possibilità operative dell’organizzazione consortile e della quantità di acqua disponibile.
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Liceo Artistico
patrimonio Storico e Culturale
Didattica orientata verso la creatività
Il Liceo Artistico “Orneore Metelli” si caratterizza per una didattica finalizzata alla conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e, in primo luogo, alla formazione di competenze artistiche attraverso la realizzazione di prodotti culturali di tipo grafico e audiovisivo, plastico e pittorico, architettonico e nel campo del design, spesso in collaborazione con enti, associazioni e istituzioni. La scuola, nelle sue specificità laboratoriali e di indirizzo, programma molti progetti pluridisciplinari che coinvolgono diverse discipline (in primo luogo quelle d’indirizzo artistico) spesso in collaborazione con soggetti esterni alla scuola; anche progetti in dimensione nazionale e/o europea. Tra le varie attività si elencano le seguenti iniziative: stages ovvero esperienze di tipo lavorativo presso aziende, enti pubblici e privati (nella forma dell’Alternanza scuola-lavoro); concorsi di carattere culturale, spesso artistico-professionale; corsi di formazione in campo artistico per l’acquisizione di competenze a carattere informatico e multimediale; attività finalizzate alla cittadinanza attiva e di educazione alla legalità; convegni, conferenze, viaggi e visite d’istruzione ai principali luoghi d’arte, alle sedi di particolari eventi artistici o di specifiche attività produttive ed artigianali di settore. Alcune delle attività ed esperienze programmate e pianificate nei recenti anni scolastici hanno determinato la partecipazione del Liceo Artistico “Metelli” alla rete nazionale Unesco–Italia con il progetto “Terni e le sue identità: conoscenza, valorizzazione e creatività” finalizzato allo studio dei caratteri storico-artistico costitutivi della città e del suo territorio.
La classe 4^D presenta Palazzo Giocosi - Terni
Incontro con il Prof. Giampiero Raspetti nell'ambito del progetto Alternanza scuola lavoro sul tema Immagine della Città promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni
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17 Video Mapping facciata ex ufficio Postale di Amelia - Alunni classe 5^A Liceo Artistico -
Una creatività da trasmettere ELENA CANAVICCI - JARELL GUIDI
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Provare per credere Se Leonardo fosse un ragazzo nostro contemporaneo, frequenterebbe una scuola come la mia, poiché i moderni Verrocchio insegnerebbero in un liceo artistico. La “bottega” moderna, dove si educano i talenti, è a un passo da voi. Artisti non si nasce, anche se parlando di Leonardo da Vinci si potrebbe pensare il contrario. In realtà la propensione verso qualcosa come l’arte è visibile forse sin da subito, ma sono poi l’esperienza e la dedizione che trasformano un dilettante in un professionista. Noi studenti del Liceo artistico “O. Metelli” non possiamo definirci artisti, ma impariamo da coloro che con il tempo si sono conquistati tale titolo: un buon libro di storia dell’arte è indispensabile, come lo è qualcuno che vada oltre il testo e sappia mediare tra noi e “loro”. In questa scuola troverete la varietà, ma soprattutto la passione da parte di chi insegna e di chi impara. Un connubio di idee che insieme creano da anni progetti, eventi e prodotti di qualità. Sperimentare è all’ordine del giorno. La scuola offre una scelta ampia di indirizzi, che vanno dalle arti figurative alla realizzazione di oggetti di design, dall’animazione audiovisiva alla progettazione di ambienti esterni ed elementi pubblicitari. L’arte racchiude in sé tante sfaccettature: ciascuno può scegliere il linguaggio artistico che preferisce ed impostare un percorso personale. Grazie all’esperienza dei docenti non si apprende solo il metodo, ma lo si applica e al termine degli studi non si è più le stesse persone di cinque anni prima. Le attività pratiche e teoriche sono strettamente collegate e contribuiscono a formare individui capaci di osservare, comprendere un fenomeno storico-artistico e dare forma a nuove produzioni estetiche. Grazie alle opere d’arte unite a conoscenze aggiuntive si può ad esempio rivivere il passato: scoprire della città, la nostra, l’evoluzione e le trasformazioni; progettarne uno sviluppo. Tutto contribuisce ad avvicinarci anche al mondo del lavoro e capire i meccanismi della società. Frequentando la nostra scuola molti ragazzi che hanno coltivato interessi nascosti o capacità innate, oggi lavorano presso importanti aziende del settore, frequentano facoltà universitarie prestigiose, mentre altri hanno fatto della propria passione un mestiere. Spesso tornano da noi per raccontare la propria esperienza. Il “Metelli” avrà sempre bisogno di menti creative e di spazio ce n’è per chiunque voglia coltivare una passione o scoprirla durante
il proprio percorso. Michelangelo Buonarroti all’età di ottantasette anni disse: “sto ancora imparando”.
Un grande monito a non smettere mai di imparare e soprattutto iniziare a farlo sin da subito. Alice Baiardelli
La creatività è contagiosa. Trasmettila”. Ci incoraggia così Albert Einstein, una delle menti più geniali del XX secolo. Senza creatività il mondo sarebbe monotono. Ma l’uomo non è una creatura monotona, cerca sempre qualcosa di diverso, interessante, a volte anche strano. Il Liceo Artistico Orneore Metelli è la scuola dove ci si educa all’arte. Il suo scopo è quello di creare menti creative in grado di esprimersi in modo del tutto personale ed unico. Chi ne entra a far parte ha la possibilità di esprimere liberamente se stesso e le proprie emozioni. Grazie alla presenza di persone molto unite tra loro si crea un’atmosfera piacevole, come in una grande famiglia. Questa scuola non è solo per chi è bravo a disegnare, poiché la bravura si acquisisce con la pratica, l’importante è la dedizione, la passione e la creatività. Nei primi due anni i professori pongono una formazione omogenea di base di preparazione al corso triennale degli indirizzi, attraverso la turnazione settimanale dei laboratori e le diverse discipline, quali quelle plastichescultoree, grafiche-pittoriche, e del disegno geometrico. Al termine del biennio l’alunno ha la possibilità di scegliere tra sei indirizzi diversi: ARCHITETTURA E AMBIENTE ARTI FIGURATIVE AUDIOVISIVO E MULTIMEDIALE DESIGN DEL LEGNO DESIGN DEI METALLI E DELL'OREFICERIA GRAFICA
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L'INTERVISTA
PENSIONI QUALE FUTURO? Avv. Paolo Crescimbeni
Avvocato si parla tanto di pensioni, di rischi per il futuro, per i giovani, ma anche per i meno giovani... cosa si prevede con l’attuale assetto? Certo il tema delle pensioni è sempre attuale e suscita sempre grande interesse perché riguarda praticamente tutti: i cittadini attivi, per il loro futuro, e i cittadini già in pensione, per eventuali "ritocchi" ai trattamenti in godimento. Il rischio per il futuro, è inutile nasconderlo, esiste: basti pensare alle preoccupazioni che hanno accompagnato e che hanno bloccato negli anni più recenti l’invio della famosa “busta arancione”, che contiene la posizione assicurativa dei lavoratori e la simulazione della futura pensione. Il problema per i giovani, e ancor più dei meno giovani, non è tanto la pensione e le sue modalità di calcolo che ormai è basato completamente sul sistema contributivo, quanto la carenza di occupazione; la precarietà è divenuta ormai la regola e le retribuzioni, per la maggior parte dei lavoratori, sono molto contenute e non possono che preludere a pensioni molto ridotte. I meno giovani poi sono ancora più penalizzati se hanno perso il lavoro; i pochi contributi maturati, nella malaugurata ipotesi di mancanza di nuova occupazione, non riusciranno a dare titolo ad una pensione autonoma e non potrà più intervenire neppure l'assistenza statale con l'integrazione al minimo che è ancora prevista per le pensioni retributive. Inoltre, altro punto focale della discussione è il progressivo scivolamento in avanti dell'età pensionabile dovuto alla sostanziale soppressione della pensione di anzianità e all'introduzione dell'incremento dell'età derivante dalla speranza di vita. Ma qui si apre un altro capitolo, ancora più doloroso, perché il trend che si sta delineando nei fatti, è quello di una diminuzione dell’aspettativa di vita, dovuto al fatto che gli anziani muoiono prima, per mancanza di cure che non si possono permettere. Ci sono pericoli anche per chi oggi è in pensione? In teoria no, in quanto dovrebbe valere sempre la regola dei diritti acquisiti; purtroppo la crisi di questi ultimi anni ha portato a superare questo principio per cui si sono susseguite norme che, a posteriori, dopo la liquidazione della pensione, hanno apportato riduzioni significative in nome della solidarietà; un
Corso Tacito, 29 - 05100 Terni Tel. 0744 409201 - Fax 0744 437602 Email: libreria.alterocca@gmail.com
esempio per tutti è quello del decalage della rivalutazione delle pensioni a partire da quelle di importo lordo superiore a 3 volte il trattamento minimo, mentre in precedenza tutte le pensioni venivano rivalutate per intero. Voci preoccupanti sono circolate anche in merito alla possibile riduzione/eliminazione della pensione di reversibilità che ancora oggi costituisce un caposaldo per la sussistenza di una fascia considerevole di persone (circa 3,8 milioni di soggetti), in maggioranza donne anziane; per fortuna quelle voci sono rientrate, ma è stato sufficiente per generare panico. Cosa fa o cosa sta elaborando il governo per far fronte a questa emergenza? Premetto che le regole attuali prevedono che i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia sono di 66 anni e 7 mesi per gli uomini indipendentemente dal settore lavorativo e per le donne dipendenti dalla pubblica amministrazione, mentre sono di 65 anni e 7 mesi per le dipendenti del settore privato e 66 anni e 1 mese per le autonome e le iscritte alla Gestione separata INPS; la pensione di anzianità si raggiunge, invece, con 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall'età. Dati questi parametri, la linea che sta emergendo a livello governativo è quella di prevedere una flessibilità in uscita con anticipo rispetto all'età legale basata su filoni motivazionali diversi: • penalizzazione graduata a seconda del reddito di chi decide di anticipare la pensione di tre anni e si accolla l’onere della penalizzazione; • penalizzazione a carico delle imprese che intendono avviare processi di ristrutturazione o di ricambio di personale; • assunzione a carico della finanza pubblica della maggior spesa che si determina per i lavoratori potenzialmente beneficiari dell’anticipo che si trovino in stato di disoccupazione; negli altri casi, finanziamento-ponte che potrebbe essere sostenuto dal sistema del credito e che poi rientrerebbe grazie ai mini rimborsi INPS con le trattenute sull’importo della pensione finale; • abbandono volontario del lavoro con penalizzazione a totale carico del richiedente; • perdita del lavoro per ragioni dovute all’azienda, con penalizzazioni a carico del datore di lavoro. Mi sembra che ci sia materia di discussione per arrivare ad una soluzione intelligente. Lei cosa pensa si potrebbe fare di più e di meglio? Tutto è perfettibile, quindi è ovvio che si possa fare di più e forse di meglio; ma sul fronte pensioni, mi sembra che ormai la cosa migliore da fare sarebbe quella di fermarsi qui. Dopo aver spostato in avanti l'età pensionabile e aver previsto il calcolo contributivo più vicino alla logica assicurativa che previdenziale, mi pare che i correttivi più importanti siano stati apportati, salvo anzi qualche passo indietro da fare come quelli già compiuti a tutela dei salvaguardati rimasti penalizzati dalla Legge Fornero. Invece, come ho detto prima, il centro motore del problema è l'occupazione quale volano dell’intero sistema economico; quindi ben vengano le politiche di agevolazione alle imprese per nuove assunzioni, facilitazioni nel ricorso a finanziamenti dalle banche per avviare le start-up in favore dei giovani imprenditori, politiche monetarie che incentivino gli investimenti; tutela verso le nuove frontiere delle energie rinnovabili foriere di nuova occupazione specializzata e così via. Ma, questa, è un'altra storia!
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Programma ASSOCIAZIONE Giovedì 16 GIUGNO 2016 ore 18.00
Giovedì 23 GIUGNO 2016 ore 18.00
CULTURA E POLITICA NELLA NOSTRA CITTÀ
L'ORTO SUL BALCONE
a cura di Giampiero Raspetti
PARLIAMONE... Che significa fare politica oggi? I nostri politici fanno politica? I nostri amministratori fanno amministrazione? Cosa facciamo noi per la politica? Cosa facciamo noi per la cultura? CHE FARE?
a cura di Paolo Benincasa
Fare l’orto sul balcone Coltivare ortaggi sul balcone è un’idea che ci tenta, ma ci frena la paura di non esserne capaci. Invece è più facile di quanto si pensi, ed è divertente! Basta qualche informazione di partenza, il resto si impara facendo esperienza diretta. Ecco come coltivare nei vostri vasi insalate, rucola, ravanelli, bieta, cavoli, pomodori, cetrioli, peperoni… insomma, quello che volete. Paolo Benincasa
ORRORI E SPLENDORI Riapre la rubrica di Paolo Leonelli Dobbiamo oggi congratularci con Riccardo Ferretti e Filippo Contessa con tutti gli altri allievi della Leonardo Da Vinci che, coinvolti dalla professoressa Elisabetta Vannuzzi, curano piccoli abbellimenti e operano per la pulitura della nostra città. Un “BRAVO” a tutti, anche perché hanno la determinazione di reiterare i precedenti interventi già danneggiati da uominianimali.
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774
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Sulle tracce della Gr La Chiesa cattolica è l’anima del pacifismo, nella prima guerra mondiale come nei conflitti attuali: per questo non è difficile immaginare papa Benedetto XV, come oggi papa Francesco I, invocare la pace con un appello diretto ai combattenti, citando senza alcun timore filosofi e intellettuali; e allo stesso modo, non stupisce che un organo di stampa neutralista faccia del suo discorso il manifesto della propria propaganda… La Stampa, Torino, Agosto 1917
COMBATTENTI, UOMINI, CESSATE IL FUOCO! In seguito alla censura della Nota di Pace, operata dalle autorità civili e militari, Sua Santità il Pontefice Benedetto XV rinnova il suo appello in una lettera indirizzata ai soldati. “Combattenti, figli di Dio, strumenti di un’inutile strage, svegliatevi! Sono consapevole che anche questo, come il mio precedente appello, potrebbe non giungere mai alle vostre orecchie, ormai sorde per la voce incessante e superba dell’artiglieria; ma come Padre che vede i suoi figli morire per le brame altrui, non mi rassegno e griderò ancora più forte, sovrastando la voce dei generali che vi impartiscono quegli assurdi ordini suicidi. Aprite gli occhi, tagliate i fili con il quale il Burattinaio vi controlla, ponete fine a questa lotta tremenda. Non è vostro il fervore che vi spinge a premere il grilletto, siete stati indottrinati e convinti che “i fratelli sian sempre buoni ad ammazzare i fratelli” e che “i civili sian pronti a tornar selvaggi”. Non è solo la voce di Papini ad aver corrotto la vostra mente, il male parla per bocca di politici, filosofi, avanguardisti. E siate voi a scegliere Kant sopra Hegel, scegliete una “pace duratura o addirittura perpetua” e non fatevi ingannare da chi ve la presenta come un “mare di putredine” che solo la guerra può scongiurare. Non cedete alle pericolose seduzioni dei Futuristi che, inebriati dall’eroismo superbo, piegano la poesia fino a renderla il grido di “un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo”. Aspirano –ma mai un cristiano potrebbe accettarlo- alla liberazione del Paese da “un’infinità di uomini che vivono perché son nati”, all’igiene del mondo che chiude per sempre le bocche affamate dei parassiti dell’esistenza e che “fa il vuoto perché si respiri meglio”. Tante critiche sono state mosse al mio precedente appello, accusato di disfattismo e addirittura di essere una nota preventiva contro il rischio del crollo dell’impero dei cattolicissimi Asburgo d’Austria; sono occhi accecati dal bagliore delle armi, non vedono che l’avversione per questa che torno a definire un’inutile strage è comune e supera le antiche discordie che hanno opposto la Chiesa al Socialismo di Turati, supera le distanze che separano l’Europa dai fondatissimi timori del presidente Wilson. Si tratta degli stessi occhi ciechi che hanno screditato i timori di Giolitti, tre anni or sono, e, appellandosi ad un cavillo lessicale, hanno messo a tacere la voce allarmante di una moderna Cassandra, a cui le menti inquinate di nazionalismo non hanno prestato ascolto. Aprite gli occhi sul nazionalismo, un’ebbrezza contagiosa che ha assalito anche chi avrebbe dovuto esserne immune, i socialisti assertori dell’internazionalismo proletario. Svegliatevi, combattenti, la guerra è inutile. Tornate alle vostre case abbandonate, abbracciate le mogli angosciate prima che qualcuno possa chiamarle vedove, baciate la fronte innocente dei vostri figli prima che qualcuno possa chiamarli orfani. Che rispondiate al nome di fedeli, di proletari, di cittadini del mondo, combattenti, uomini, cessate il fuoco!”. Silvia Ruzzi - Classe III D
IL CODARDO Avevamo ciò di cui avevamo bisogno: la guerra. L’avevamo e non potevamo esserne più fieri. Finalmente anche noi avevamo diritto a mettere bocca, anzi fucile, in quella storia. Eravamo pronti. Eravamo. La guerra era necessaria, i nostri illustri predecessori ci davano ragione e nuove spinte artistiche ci scaldavano il sangue. Esplose, ma in Italia stavamo a guardare; “troppo rischioso” dicevano alcuni. “Teniamoci fuori: guadagneremo bene a stare fra le due parti e non ci rimetteremo né la pelle né lo Stato”. Suonava ridicolo a noi giovani di fuoco, pronti, se non a difendere una causa, a gettarci nella mischia. Ecco, io ero uno di questi ultimi. C’è chi dirà che al tempo avevo amicizie rischiose e forse sbagliate, obiezione lecita ma piuttosto riduttiva; eppure quando mi leggevano pezzi dal “Popolo d’Italia”, io gridavo con loro. E gridavo con fierezza, pur consapevole che il mio era un pigolio fra latrati di cane. Facevo quel che potevo nel pieno possesso delle mie facoltà. Poi toccò a noi. All’inizio dell’estate, quando i “codardi” si riunivano per parlottare ancora di pace, noi eravamo già fra le braccia della Guerra, pronti a morire. Eravamo tutti fratelli, tutti convinti, chi più chi meno, che la guerra si dovesse fare. Al tempo credevo questo. Non vedevo gli occhi persi di chi già aveva capito come sarebbe andata a finire: conobbi ragazzi che non parlavano la mia lingua pur dichiarandosi italiani. Uno in particolare parlava poco e quel poco mi risultava incomprensibile. Lo chiamavamo “lo scoiattolo”: piccolo, scuro di pelle e dagli occhi sfuggenti. L’umorismo in guerra lascia a desiderare, ma quando i ritagli del “Popolo d’Italia” non ti soddisfano più ripieghi su altro. Purtroppo lo scoiattolo era uno di quelli che aveva capito e non ci guardava mai in volto perché ci temeva quanto il nemico. Forse di più. Cominciarono a morire, uno ad uno, i compagni più cari e gli sconosciuti, gli alleati ed i nemici, tutti allo stesso modo. Avevamo la sensazione di vivere qualcosa di mai visto, mai sperimentato, curioso ed orrido allo stesso tempo. La prima autopsia di un animale strano, perché questo stavamo diventando: animali. “I civili sono pronti a diventar selvaggi”, ma selvaggi così non se n’erano mai visti. In uno di quei giorni tutti uguali, in cui non sapevo se dirigere il fucile fuori dalla trincea o verso di me, mi passò tra le mani un pezzo di carta. Non feci in tempo a leggerlo tutto. Scorsi a piè pagina la firma di un Papa e poche parole, folgoranti. “Inutile strage” più di tutte. Poi dalle mie mani, il foglio fu preso e gettato fra le fiamme. Allora fui consapevole del cambiamento. Quanto prima eravamo la soluzione alla “fetida cancrena”, tanto più ora ci temevano come portatori di un bacillo pericoloso: la rivolta. Nessuno era in grado di curarci, nessuno sapeva come sfruttarci per rendere utile la forza dilagante che avrebbe potuto avere la nostra ribellione. Venne Caporetto. Non parlerò di ciò che è stato, perché non potrei raccontare ciò che ho visto; i ricordi che ho sono di qualcun altro che mi raccontò come è andata, non sono i miei. Credo di poter affermare con una certa sicurezza che fra le pieghe della memoria ho solo la terra ed il sangue, fusi insieme, che sporcano gli ingranaggi della mia mente, impedendomi di ricordare. O forse, da quel giorno in poi, ho soltanto rimosso. Per me la guerra finì lì. Non ci furono altre battaglie. Per me, dopo Caporetto, nemmeno la guerra fu mai vinta. Eppure tornai a casa. Del mio piccolo paese erano rimasti pochi altri, tutte ombre di coloro che furono. Dalla guerra non tornò mai nessuno, me compreso. Qualche tempo dopo volli gettare via quello che avevo scritto in quegli anni; poche parole una dietro l’altra, che mi servivano solo per evitare di parlare. Non volevo esprimermi né con coloro che conoscevo bene né con chi non conoscevo affatto. Risolsi il problema con codardia ed egoismo, affidando le mie paure ad una matita piuttosto che ad una persona. Ogni tanto penso che quel ragazzo avrebbe capito, magari avrebbe scosso un po’ la testa
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rande Guerra e avrebbe detto qualcosa di incomprensibile, ma almeno non mi avrebbe guardato con paura. Di certo avevo più paura io di lui. Sta di fatto che gettai le mie parole su un focolare dietro ad un campo e scappai. Qualcuno lo trovò e mi fu chiesto, quando fossi stato pronto, di scrivere. Non so come, non so perché. So di certo che non soddisfo le richieste: io non scrivo di guerra. Scrivo di ciò che è stato il mito della Guerra per un ragazzo che non sapeva a chi dare ragione, se al governo o al popolo, se al vero socialismo o a quello “accomodato”, se al mondo o a se stesso. Concludere, quindi, con qualcosa scritto da me sarebbe davvero poco credibile. Riporterò le parole di chi, a prescindere dagli imputabili secondi fini, scrisse qualcosa che fu temuto, con l’auspicio che anche negli occhi dei nostri successori rimanga l’ombra di un mostro troppo a lungo sfamato e delle conseguenze che ne derivarono. “Mossi (…) dal sospiro dei figli che invocano l’opera nostra e la nostra parola pacificatrice, dalla voce stessa dell’umanità e della ragione, innalziamo nuovamente il grido di pace”. Claudia Ceriola - Classe III D
IL CIMITERO DELLA RAGIONE Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento l’Europa era posta tra due fuochi: da una parte l’apparente benessere economico, dovuto all’avvento delle grandi industrie e del capitalismo; dall’altra l’instabilità silente riguardante la spartizione delle colonie, le rivendicazioni proletarie ed irredentiste. La Duplice e la Triplice stesse non erano forse chiari segnali di una guerra imminente? Il nuovo sistema economico richiedeva nuovi mercati, ma, non essendoci più territori disponibili, era chiaro che la loro conquista sarebbe avvenuta con scontri tra gli Stati Europei. Le Nazioni si preparavano silenziosamente a quella guerra ormai sicura. L’Europa era ormai una bomba ad orologeria ed una piccola miccia rischiava di farla saltare tutta in aria. Le posizioni dei contemporanei erano molto eterogenee, soprattutto in Italia. Ricordiamo in particolare i nazionalisti, che sono stati, tra gli interventisti, i più accesi e bramosi di violenza. Tali personaggi generano ai nostri occhi stupore. Infatti, per essi la guerra non è una terribile necessità, ma una splendida occasione, come dice Papini nell’ottobre del 1914: “Siamo troppi. La guerra è un’operazione malthusiana. C’è un troppo di qua ed un troppo di là che si premono. La guerra rimette in pari le partite. Fa il vuoto perché si respiri meglio. Lascia meno bocche intorno alla stessa tavola. E leva di torno un’infinità di uomini che vivevano perché erano nati; che mangiavano per vivere, che lavoravano per mangiare e maledicevano il lavoro senza il coraggio di rifiutar la vita”. Ancora più sconcertante è un altro passo di Papini: “I cimiteri, finalmente, si socchiudono: le trincee non hanno forse la forma e l’ufficio di grandi fosse comuni? Com’è bella, da monte a monte la voce sonora e decisa dell’artiglieria!”. L’immagine delle trincee, certamente veritiera, non lascia scampo ai soldati, destinati tutti a morirvi. Simile nei contenuti, ma forse con un tono più astratto, Tommaso Marinetti, già nel 1909, scriveva nel Manifesto del futurismo: “Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo”. Da questi passi emerge unanime l’amore per la guerra, il desiderio di conflitto e il gusto per la sottomissione dell’altro. Questi giovani appaiono sicuramente ribelli, come dimostra il Manifesto di Marinetti, e desiderosi di rivoluzionare il vecchio stato ottocentesco, ma possono risultare anche confusi ed inconsapevoli riguardo ciò che scrivono; ricordiamo, infatti, che non avevano sperimentato la guerra vera, l’avevano solo immaginata, e ciò fa un’enorme differenza. Questi uomini, così audaci e spavaldi, hanno peccato di ybris: si sentivano invincibili, dimenticando di essere semplicemente
uomini. Essi, spinti da umori nazionalistici, che ben poco avevano di razionale, si sono fatti trascinare ed hanno trascinato nel conflitto l’opinione pubblica, concependo i soldati come carne da macello, insensibili al dolore delle famiglie, facendo il gioco dei governanti e magari dimostrandosi più idioti di quelli di cui, secondo loro, la guerra ci avrebbe liberato. Agli interventisti si contrapponevano i socialisti ed i cattolici, oltre che i giolittiani. Questi ultimi ritenevano che le giovani e fragili istituzioni italiane non avrebbero potuto reggere al conflitto e che Trento e Trieste si sarebbero potute ottenere attraverso contrattazioni diplomatiche; tuttavia, dopo la famosa “lettera del parecchio” di Giolitti, i suoi già scarsi sostenitori finirono per votare pieni poteri al governo interventista di Salandra. Stessa cosa fecero i cattolici, che al momento del dunque non hanno saputo dire di no alla corona. Il cedimento dei cattolici risulta ingiustificabile; infatti, avevano a sostegno la gran parte dell’opinione pubblica e soprattutto il papa, che avrebbe chiesto la pace durante tutta la durata del conflitto, fino a rivolgere nel 1917 un appello ai “capi dei popoli belligeranti”, definendo la guerra “un’inutile strage” e proponendo una pace senza annessioni e indennità. Tuttavia alcuni storici hanno sostenuto che la vera preoccupazione del pontefice Benedetto XV fosse il crollo ormai certo dell’Impero Asburgico, baluardo del Cristianesimo e dell’autorità della Chiesa di Roma, cosa che appare evidente nel passo: “E l’Europa, così rigogliosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale, all’abisso, incontro ad un vero e proprio suicidio?”. In Italia, ed in parte anche nelle altre nazioni belligeranti, gli unici che rimasero fedeli ai propri princìpi furono i socialisti, che parteciparono al convegno di Zimmerwald, in Svizzera, nel 1915. L’incontro era stato organizzato dai seguaci di Filippo Turati del Partito Socialista Italiano, e si era concluso con l’elaborazione di un Manifesto che esortava i proletari a far cessare la guerra, ponendo le stesse condizioni (nessuna annessione e indennità) che poi avrebbe suggerito il papa. Occorre ricordare che Lenin non approvò tale Manifesto; il leader dei bolscevichi russi, infatti, aspirava all’unione dei proletari per convertire la guerra capitalistica in guerra di classe, poiché solo impadronendosi del potere gli operai avrebbero potuto impedire nuove guerre; dunque egli convoca un congresso a Kienthal nel 1916 riuscendo a far prevalere la propria tesi. Disgraziatamente, anche quelli che sembravano irriducibili pacifisti, ovvero i turatiani, dopo la disfatta di Caporetto cedettero ed incitarono i proletari a combattere, invece di raccogliere i disertori rivoluzionari per sostenere la lotta di classe o quanto meno per favorire la pace. Dall’analisi fatta possiamo concludere dicendo che, nel clima confuso della guerra, gli Italiani avevano bisogno di una guida e l’avrebbero voluta trovare nei pacifisti, le cui tesi erano giuste, razionali e migliori per il Paese; tuttavia, essi non seppero accordarsi e creare un fronte comune forte, lasciando così il popolo alla mercé di quei guerrafondai da quattro soldi che trascinarono l’Europa nella guerra più brutta e dura che mai ci fosse stata fino a quel momento. Sofia Michelini - Classe III D
Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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DIVERSABILI e lo
Sport
Sitting Volley Internazionale femminile ITALIA/CINA
EVENTO SPORTIVO TURISTICO Terni, 27 – 29 Giugno 2016 L'Associazione Culturale La Pagina di Terni ha lo scopo di alimentare costantemente il fuoco della cultura con giornaliere iniziative nella propria sede di Via A. De Filis 12 e pubblicando 2 magazine mensili, che distribuisce gratuitamente. L'Associazione ritiene che lo sport sia da considerarsi in generale un portentoso veicolo di Cultura, che contribuisce allo sviluppo del cittadino. Ritiene, altresì, che la cultura e con essa lo sport, rappresentino una risorsa per il territorio, con il turismo che ne deriva. Con questo spirito La Pagina, insieme alla Federazione Italiana Pallavolo, il Comitato Italiano Paralimpico ed il Comune di Terni, organizza l’evento sportivo, che ha un carattere assolutamente sociale poiché interessa atlete diversabili che, attraverso questo sport, hanno ritrovato un valido senso ad una vita segnata da aspetti traumatici. L'incontro, di natura amichevole, è il ritorno della nostra visita in Cina del marzo 2016. L’evento in questione ha una valenza mondiale: la Nazionale Cinese è infatti Campionessa del Mondo e Paralimpica. Lo stage congiunto con la Nazionale Italiana ha una caratteristica turistica e culturale, prevedendo escursioni che comprendono le Cascate delle Marmore, il Lago di Piediluco e Narni sotterranea. Il Sitting Volley è una disciplina nata nel 1958 in Olanda; è approdata in Italia nel 2013, per iniziativa della Federazione Italiana Pallavolo, che ha acquisito la definizione di “Federazione Paralimpica” in accordo con il Comitato Italiano Paralimpico (CIP) dal 15 maggio 2013. La FIPAV ha intrapresa anche la attività internazionale con due Nazionali Assolute, quella maschile e quella femminile: la maschile ha partecipato ai Campionati Europei assoluti nell’ottobre 2015 in Germania, mentre la femminile alla Qualificazione Paralimpica nel marzo 2016. Due esperienze di grande livello che continuano con questa attività internazionale passando per l’Umbria, terra particolarmente sensibile a questi aspetti umani e sociali! L’aspetto agonistico amichevole si concretizzerà con una gara il 28 giugno sera in Piazza della Repubblica o, in caso di maltempo, presso il PaladiVittorio.
PROGRAMMA
• 27/6 arrivo delle due Nazionali presso l’Hotel Valentino. Visita alle Cascate delle Marmore. Allenamento congiunto presso il PaladiVittorio. • 28/6 Mattino allenamento congiunto presso il PaladiVittorio e Conferenza stampa di presentazione in Comune e successiva visita del Lago di Piediluco. • 29/6 Visita di Narni sotterranea e trasferimento a Santa Maria degli Angeli con gara in notturna nel sagrato prospiciente la Basilica. • 30/6 Visita di Assisi e partenza.
Giugno 2016
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TERNI CHE VINCE!
Lucia Lucarini TRICOLORE DI SCIABOLA UNDER 20
Q
uella dello scorso anno, ultimo della categoria CADETTI (Under 17), sembrava una stagione agonistica fantastica, forse irripetibile: tra gare nazionali ed internazionali, innumerevoi podi ed in ben 7 occasioni sul gradino più alto. Spiccavano, tra gli altri, l’argento ai “Mondiali” di Tashkent, il bronzo all’Europeo di Maribor ed il titolo Italiano di categoria conquistato con autorità. Con il passaggio alla categoria superiore (Under 20) di quest’anno, si pensava che la appena diciottenne ternana dovesse pagare lo scotto dell’apprendistato. Invece sin dalla prima gara di San Josè in Costa Rica ha dimostrato che i suoi artigli erano sufficientemente affilati anche per questa categoria, dove militano molte delle future partecipanti a Rio 2018. Lucia ha inanellato una serie di prestazioni positive conquistando podi prestigiosi in Coppa del Mondo, che le hanno permesso di concludere in seconda posizione nella classifica finale. Ovviamente, in considerazione di tale rendimento, Lucia Lucarini è entrata a far parte stabilmente come titolare anche della Squadra Nazionale Under 20. Nel corso di quest’anno, la giovane schermitrice dell’Accademia Drago Scherma Terni, ha mostrato un crescendo rossiniano come condizione atletica e tecnica all’Europeo di Novi Sad, arrivando 5^, ma ha contribuito in maniera determinante alla conquista dell’argento di squadra. Ai “Mondiali” di Bourges, invece, quasi a sorpresa è risultata la migliore delle italiane finendo terza con il bronzo. La stagione si è ulteriormente impreziosita, un fardello pesante da portare, ma siamo sicuri che questo motiverà la talentuosa atleta del Maestro Andrea Aquili, che accarezza, insieme a Lucia, il sogno dei Giochi Olimpico Tokyo 2020! Lucia Lucarini frequenta il 4° Anno del Liceo Classico e si allena sia a Terni che a Frascati dove opera il suo allenatore Aquili.