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Progetta
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
Numero 145 maggio 2017
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Maggio
2017
6 10 Un Museo diffuso Loretta Santini
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L'incontro "Francesco e Valentino" Roberto Montagnoli - Stefano Notari
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VANO GIULIANO Riello.....................................pag. Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
La nostra Valnerina Giampiero Raspetti
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I Giochi della Valnerina Terni Progetta
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Il valore dell'associazionismo
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Un museo diffuso
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l mio ostinato e appassionato attaccamento alla città di Terni e al territorio che la circonda mi spinge a ricercare e far conoscere quello che io chiamo un museo diffuso, intendendo con questo una serie di elementi che non sono solo quelli dell’arte o dell’archeologia o dei monumenti, ma anche l’ambiente e il paesaggio, il sistema urbano dei cento paesi per lo più arroccati in collina, la disponibilità all’accoglienza, l’eccellenza dell’enogastronomia, tutto ciò che è una componente essenziale dell’identità di questa parte d’Italia ed è, soprattutto, un elemento culturale. Terni e il suo circondario non sono, e non possono essere, luoghi di turismo di massa. A questo concetto si avvicina a mala pena la Cascata delle Marmore con circa 400.000 presenze. Per renderci conto della diversa portata del flusso turistico nello stesso periodo ricordiamo che la Galleria degli Uffizi di Firenze ha circa 2 milioni di visitatori. Noi però non puntiamo su un turismo di massa, non vogliamo file chilometriche e congestione dei siti da visitare. Desideriamo un turismo di qualità e differenziato che sappia fornire elementi di conoscenza e di relax insieme, che sappia far apprezzare le diverse eccellenze e le peculiarità del territorio. Sotto questo profilo l’Umbria e le città d’arte dell’Umbria sono in una posizione privilegiata. Infatti i grandi flussi turistici sulle maggiori città d’arte (Firenze, Venezia, Roma ecc.) non solo hanno creato fortissimi disagi alla fruizione dei loro beni culturali -pensate all’affollamento dentro le sale dei musei con la ridotta possibilità di fruire della bellezza dell’opera d’arte, o all’intasamento di gondole nei canali di Veneziama hanno anche depauperato quella dei centri minori e dei percorsi alternativi. A questo proposito ricordo che oggi gli esperti del settore, denunciano i grossi rischi nel turismo di massa, perché l’aumento incontrollato dei flussi di visitatori e la conseguente congestione dei siti, non solo crea disagio per la fruibilità del luogo, ma causa altresì alterazioni ambientali e perdita dell’identità culturale della comunità locale. Propongono pertanto nuove forme di approccio al territorio e parlano di ecoturismo, di turismo sostenibile, di turismo responsabile e solidale. Senza volerci addentrare in queste classificazioni, ritengo che proprio il nostro territorio e l’Umbria più in generale, siano i luoghi ideali per vivere il viaggio e la vacanza in una maniera diversa, stimolante, completa, avvincente e al tempo stesso intima e confortevole. Il motivo risiede proprio in quello che definisco con il termine museo diffuso. Il museo diffuso è un percorso tra arte, archeologia, natura, tradizioni, eventi, gastronomia. È un viaggio che non è solo scoperta di luoghi, ma di culture, di sapori, di tradizioni, di paesaggi: insomma dei beni culturali di un territorio. Nel nostro territorio è possibile ritrovare un insieme di tutto questo e, soprattutto, una dimensione del vivere che difficilmente ritroviamo altrove. Questo perché, a parte la città di Terni -che comunque non è una metropoli- nel territorio vi è una diffusa presenza di borghi a bassa densità di popolazione. Soprattutto hanno una storia ed un’identità uniche: sono ricchi di monumenti, di opere d’arte, di tradizioni per lo più sconosciute. Potrei fare un elenco di siti archeologici e artistici da scoprire e far scoprire al turista: mi riprometto di farlo nei prossimi articoli per fornire la conoscenza del grande patrimonio di beni culturali presenti e per ricordare che ci sono itinerari alternativi rispetto ai siti tanto frequentati che possono soddisfare tutte le esigenze del viaggiatore. Per ora desidero far notare come questo insieme di testimonianze storiche, di piccoli centri, vivano e prendano forza da un paesaggio che è la misura della bellezza di questo territorio. Un succedersi di alti monti (Anne Miller le definì le “catene adamantine”), di sinuose colline, di boschi e corsi d’acqua, si alternano a estesi vigneti e uliveti, a campagne coltivate. Quei borghi occhieggiano tra il verde, con le loro torri e le loro mura a ricordarci le antiche e orgogliose municipalità medievali di cui conservano gelosamente assetto urbano, tradizioni, saperi. Come dice lo storico ottocentesco A. Federico Ozanam queste piccole città: “sono appese
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Loretta Santini
alle loro rocce o si riposano nelle valli, ancora tutte merlate, piene di ricordi classici e religiosi, orgogliose di qualche santo di cui conservano le reliquie o di qualche grande artista di cui conservano le opere”. Sono luoghi dove il paesaggio si fonde con la spiritualità di questa terra. Non solo perché è ricco di chiese, abbazie, santuari, edicole votive, luoghi di culto e santi di grande fama (san Valentino, san Francesco, san Benedetto, santa Rita), ma soprattutto perché è la stessa natura, quel continuum di verde, didelle colline, di asserzioni rocce, di È abbastanza curioso che una prime chefresche si sentono ripetere affrontano le basi vallate e di acque che inducei giovani l’animoquando a riflettere, a placarsi, della politica sia quella che li avverte che la democrazia a ritrovare una dimensione umana. non è un sistema perfetto, ma che è il migliore che si sia Una natura poi che è soprattutto emozione perché si rimane finora trovato. C’è in questo ammonimento una somiglianza con i primi stupefatti di conoscenza fronte allascientifica: bellezza del e a atanti panorami approcci alla nonpaesaggio ci vuole molto capire, per uno mozzafiato, comechesila rimane percorrendo silenzio dei studente di scienza, forza del attoniti metodo scientifico non stailnell’esaltazione della capacità di conoscere, quanto nel delimitare con esattezza i confini sentieri di montagna -e sono numerosiche percorrono il territorio dell’ignoranza. Cerchiamo di capire bene i limiti delle nostre conoscenze, scoprendo angoli e scenari inusitati. sembrano gli l’emozione scienziati: èpotente attraverso questa ripetuta azionealle di Come nonripetersi ricordare che prende di fronte riduzione che potremo essere ragionevolmente acque della delle Marmore, quella che poi ti conduce per certi che quel Cascata che rimane sia vera conoscenza. mano negli anfratti piùdelle reconditi natura, nei sentieri che Nell’organizzazione società, della la forma democratica ha radici antiche,quasi ma fronde e frutti con l’acqua stessa e la percorrono portandoti a contatto solo l’arcobaleno molto recenti. È inevitabile le città-stato con che semprecitare si inarca tra la spuma e il verde. Un dell’Antica Grecia, Atene su tutte, come seme guardando le acque sentimento più pacato, più dolce ti prende storico della democrazia, ma nella giusta esaltazione placide del lagoche di Piediluco specchiano le casette colorate e riconoscenza si deve aidove padrisifondatori dei pescatori, la Rocca diruta che e laanche perfetta piramide della montagna spesso di dimentica di ricordare quella dell’Eco. Ti senti un’aquila che con si libra nel cielo quando ti affacci era una democrazia embrionale, suffragio limitato a cittadini maschi, in una società -oltre dall’altura di Sant’Erasmo e la vistadove spazia sull’ampia conca ternana a non considerare degne di parità le donnee intanto stupisci per quelle possenti mura preromane che per una vivevano schiavi e altri che erano ben lontani lunghezza oltredi40voto. metri dall’avere ildidiritto E, racchiudevano soprattutto, che un’antica arce. Non è dissimile che si gode dainMiranda – il toponimo ricorda che quella era la unavista democrazia diretta, cui tutti gli da qui diritto c’è una ammirevolee, soprattutto aventi advista esprimere un’opinione entravano di notte, ti sembra di comodamente nell’agorà, risiedere tra le stelle. la piazza della città. Gli stati democratici e propridei sono molto Concludo con due brevi veri citazioni viaggiatori del Grand Tour che più recenti. Appena un secolo fa, l’Europa che veniva inneggiano alla bellezza dei luoghi, sperando di convincere qualche fatta a brandelli dalla Prima Guerra Mondiale era turista a venire a ritrovare in questo quella dimensione un continente pieno zeppo d’imperi più o territorio meno umana che si è persa neipotevano siti del turismo di massa. assolutistici, e gli stati che a buon diritto dichiarare di avere una La costituzione parlamentare Valery Pasquin-1847: strada fino a Terni, attraverso una campagna e democratica non erano davvero molti. piantata di olivi, e con la doppia vista delle verdi pianure dell’Umbria Oggi, i giovani che sentono l’ammonimento e le cime boscose dell’Appennino, ornati tutti e due in lontananza di a considerare la democrazia come un sistema buono, ma non perfetto, sono bianche risaltanoL’aggettivo su questodemocratico sfondo, diventa sempre in genereabitazioni stupiti dallache limitazione. è connotato da più aggraziato magnifico. un senso sempre epositivo, perché è inevitabilmente paragonato ai suoi opposti storici: l’autocrazia, dittatura,area l’assolutismo. che senso,seallora, può F. L. Stolberg, 1750:laL’intera ricorda laInSvizzera, non si fosse considerare e non più perfetto? per i vignetisolo e glimigliore, ulivi, simbolo delsemplicemente clima più mite che c’è in Italia. Le In genere, si spiega cheeilselvagge, difetto della nel fatto che montagne sono fantastiche mademocrazia accoglientista nel loro stato le minoranze devono subire la volontà della maggioranza: per sua natura, il naturale; la valle profonda su cui che scorre Neradi così fragorosamente, meccanismo democratico prevede unailparte cittadini non vedano dopo la i cascata, ha così tanto fascino che l’attenzione spesso si esauditi propri desideri. Tant’è vero che la perfettibilità della democrazia distoglie dallo spettacolo grandioso della stessa. si misura in genere sullo sforzo che uno stato fa cascata nel cercare di salvaguardare,
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annuale, organizzato da Insafe e Inhope con il supporto della Commissione Europea, al fine di promuovere un uso più sicuro e responsabile del web e delle nuove tecnologie. Nel corso degli anni, è diventato un evento di riferimento per operatori del settore, istituzioni e organizzazioni della società civile, arrivando a coinvolgere oltre 100 Paesi. Tra le iniziative rientrano convegni, concorsi e campagne di sensibilizzazione incentrati su temi legati al cyberbullismo, alla pedofilia online, al revenge porn (la messa on line di contenuti di nudi senza il consenso della vittima), alla perdita di privacy, ma anche alla dipendenza da videogiochi e a uno stile di vita eccessivamente “pantofolaio” e per questo solitario, soprattutto tra gli utenti più giovani. “Be the change: unite for a better internet” (Siate il cambiamento: uniamoci per un internet migliore) è lo slogan scelto per l’edizione 2017, ed è finalizzato a far riflettere tutti su un uso più consapevole di Internet, ma anche sul ruolo attivo e responsabile che ciascuno di noi può avere.
Alessia Melasecche alessia.melasecche@libero.it
Viene chiamata ‘’generazione Z’’, si tratta di tutti quei ragazzi nati tra la metà degli anni ‘90 e il primo decennio del nuovo millennio, cioè quello dei “millennials”. Alcuni sono maggiorenni, altri poco più che adolescenti, ma una cosa li accomuna tutti, sono “nativi digitali”, cresciuti tra smartphone, tablet, e computer e non riescono neppure ad immaginare che possa esistere un mondo senza Internet, senza connessioni virtuali e chat. Ma sapere come si usano i vari strumenti non significa necessariamente capire fino in fondo le insidie che si possono nascondere dietro lo schermo. Gli ultimi numeri sul comportamento dei minori italiani sul web invitano alla massima attenzione. Secondo una ricerca commissionata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e realizzata dall’Università di Firenze e Skuola.net, il portale dedicato ai più giovani che da anni ha un focus proprio su queste tematiche, il 19% dei teenager dice di essere connesso tra le 5 e le 10 ore al giorno e quasi 1 su 5 di non poter fare a meno di Internet (neanche a scuola!), rimanendo sempre online. In totale, dunque, il 40% passa buona parte della giornata navigando. I social network sono il loro mondo: più del 90% del campione intervistato ammette di usare le chat -tra cui WhatsApp svetta in solitaria- ogni giorno; qualcuno lo fa anche di notte (innescando il fenomeno del vamping, ovvero di notte, più che dormire, i teenager vogliono socializzare). I dati purtroppo dimostrano che questi ragazzi si incontrano più virtualmente che di persona. La scuola ed i genitori possono fare ancora molto nel stimolarli a ridurre la dipendenza da internet e comunque è indispensabile che le ore dedicate al web avvengano nel modo più sicuro e consapevole possibile.
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Francesco Patrizi
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n sole rovente che brucia anche l’ombra, in alto il volo pacato dei marabou in cerca di carcasse di animali, in basso un bambino con tante storie da raccontare, non ha quaderni, non ha matite, il padre gli indica la sabbia. Scrivi lì! A 80 chilometri dal confine somalo, in Kenya, sorge il centro di accoglienza per rifugiati più grande del mondo: con 600.000 persone accolte dai paesi limitrofi, di cui 200.000 provenienti dalla Somalia, il campo di Daadab è di fatto la terza città più popolosa del Kenya. Doveva essere un campo provvisorio per chi fuggiva dalla guerra civile somala, oggi conta 500 esercizi commerciali, cinema, scuole, cimiteri. L’assenza di lavoro, il dilagare delle droghe e la mancanza di prospettive per il futuro sono una miscela esplosiva che fa del campo un luogo dove il gruppo terroristico al-Shabab può reclutare senza difficoltà possibili attentatori. L’attacco al college della città di Garissa, in cui il 2 aprile 2015 sono morti 148 studenti, ha scatenato il malcontento della popolazione keniota verso i profughi somali sospettati di essere cellule terroristiche. Il presidente
Danilo Scafi
C
on piacere e profonda soddisfazione esprimo gratitudine alla Associazione Culturale La Pagina. Dopo due anni di collaborazione, seppure parziale e con altro ruolo, mi sento oggi di farne orgogliosamente parte, sentendomi impegnato anche nel gruppo di lavoro Terni Progetta. Nell’accettarmi probabilmente avranno apprezzato la dedizione ed il trasporto con cui ho cercato di lavorare al servizio di un’idea di sincero associazionismo. Vorrei ringraziare in particolare l’amico Stefano Lupi che, nel confronto sempre aperto, ha supportato il mio operato. Ho faticato non poco da straniero ad inserirmi in un contesto sociale e territoriale, quello ternano, per me sconosciuto fino a dieci anni fa. Tenacia e spirito propositivo mi hanno aiutato a conoscere e farmi comprendere. Ho sempre pensato che l’associazionismo potesse essere un elemento propulsivo per favorire cultura ed innovazione, soprattutto comportamentale e valoriale. Con questo spirito ho dedicato energie, tempo ed impegno ai diversi progetti di
Il romanzo scritto Kenyatta ha ordinato il 30 novembre 2016 lo sgombero del campo di Dadaab, ma il giudice John Mativo ha bloccato l'ordine perché la Somalia è un paese dove non vengono garantiti la sicurezza e il rispetto dei diritti umani e non si possono rimpatriare dei rifugiati senza poterne assicurare l'incolumità. Da quando nel 1991 è stato rovesciato il regime di Siad Barre, in Somalia guerre, epidemie e carestie si sono succedute senza concedere tregua alla popolazione. Asad Hussein appartiene alla generazione somala nata nei campi profughi, quando una ong ha regalato alla sua scuola una collezione di romanzi, il mondo gli ha spalancato le sue porte, ha imparato a viaggiare attraverso le pagine di Virginia Woolf, di Albert Camus, di Gabriel Garcia Marquez, sull’onda dell’entusiasmo ha radunato un gruppo di amici che come lui avevano iniziato scrivendo sulla sabbia ed ha dato vita al primo circolo di scrittori apolidi del deserto. Qualche volta Asad si è recato nella capitale Nairobi, ha frequentato biblioteche, librerie e internet shop, per uscire da Dadaab gli occorre ogni volta un permesso
sulla Sabbia
dove viene indicata la motivazione, ma, dopo gli attentati di al-Shabab, il campo è stato blindato ed è tenuto sotto stretta sorveglianza, cercare libri non è più una motivazione valida per fare una trasferta all’esterno. Recluso nel campo in compagnia del suo pc, durante le poche ore in cui nella baracca arriva l’energia elettrica, Asad si dà da fare, si connette con gli Stati Uniti dove vive la sorella Maryan arrivata come rifugiata, si è già fatto conoscere per il suo talento, i suoi articoli sono usciti sul New York Times e sul Guardian. Ora, sotto al tetto rovente di paglia e polietilene, sta ultimando il suo primo romanzo, su di lui non vola un marabou in cerca di bambini malnutriti, ma campeggia la fotografia di un sorridente Garcia Marquez con i baffi bianchi: se tutto andrà bene, i suoi "cent'anni di solitudine" nel deserto finiranno presto.
Il Valore dell’Associazionismo interesse generale, lontano dalle minuzie volte al perseguimento di scopi particolari. Accanto alla bellissima esperienza del Circolo Dopolavoro Sanità Terni nel quale ho ricoperto vari incarichi (Vice Presidente, Segretario, Tesoriere), si aggiunge oggi questa nuova e graditissima proposta. Credo fermamente nell’associazionismo, in quella corrente di pensiero legata al favorire “La crescita dell’individuo nel contesto collettivo, nel gruppo con un occhio attento all’esclusione sociale. L’associazione, se mossa da valori veri è un ambiente che stimola il confronto e favorisce il dibattito, contribuendo a sviluppare obiettività e senso critico, indispensabili al fine di forgiare un individuo libero, raziocinante, capace di analizzare il mondo che lo circonda, vivendo attivamente il suo quotidiano e con desiderio crescente di partecipazione ai cambiamenti, grandi e piccoli”. Stiamo vivendo un periodo di grave crisi, non solo economica, una “crisi di sistema” in cui il modello del produrre e consumare finalizzato alla crescita esponenziale non regge più, un modello in cui la vita
quotidiana mette in disuso i valori etici e sociologici della vita. Grazie a Giampiero Raspetti e alla Associazione Culturale La Pagina per avermi invitato a far parte della Vostra Famiglia.
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Francesco'ways Roberto Montagnoli
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el panorama del turismo della nostra regione le vie di cammino e in generale i percorsi religiosi e naturalistici che consentono un contatto diretto con il territorio stanno avendo un’attrattiva costantemente in crescita. L’iniziativa partita circa dieci anni fa da parte della Regione Umbria e da un gruppo di persone appassionate, ha visto in questi anni svilupparsi e consolidarsi “la Via di Francesco” un percorso che partendo dal Santuario della Verna in Toscana ripercorre i luoghi della presenza francescana in Umbria e nel Lazio fino a Greccio passando per la Valnerina, Piediluco e la Valle Santa. Il centro focale del percorso è però Assisi la città del Santo a significare come l’esperienza di frate Francesco che ha dedicato la vita alla costruzione o alla ricostruzione della Chiesa, casa di Dio sulla terra, ha impregnato profondamente tutti i luoghi dove è anche solo passato e costituisce perciò il cardine della via, il punto di attenzione. Il paesaggio urbano e rurale delle Regioni del Centro Italia, e non solo, ci parla di Francesco e del suo amore alla vita sia nelle parti costruite, chiese e conventi, che nel paesaggio cosiddetto naturale e rurale che è profondamente permeato della storia cristiana. Francesco ci ha insegnato uno sguardo alla realtà che va oltre quello che gli occhi vedono nell’immediato e oltre la mera utilità per scorgere l’infinito attraverso lo stupore della bellezza in ogni cosa. È per questo speciale regalo di Francesco che oggi si possono percorrere le vie di pellegrinaggio non solo a scopo religioso ma anche per un semplice viaggio o per fare attività sportiva. La “Via di Francesco” dopo una prima fase di costruzione e di tracciatura del percorso che ha richiesto alcuni anni di lavoro e anche qualche necessaria correzione di rotta è ormai una realtà conosciuta in tutto il mondo ed è percorsa da migliaia di persone ogni anno. Accanto al percorso principale il cui completamento nel tratto da Greccio a Roma è in via di ultimazione si sono poi sviluppati percorsi solo apparentemente secondari che estendono la possibilità di visitare i luoghi francescani e, in generale, i luoghi della spiritualità nell’intero territorio umbro, marchigiano, toscano e laziale. La via lauretana da Assisi a Loreto, la via Amerina da Assisi a Roma, la via Benedicti da Norcia a Montecassino per citare le principali.
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La “Via dei Protomartiri Francescani”, cinque discepoli di Francesco originari di Narni e Stroncone, costituisce in questo contesto una particolarità significativa perché consente di incontrare oltre alla esperienza dei primi martiri tra i francescani anche l’esperienza di San Valentino. San Valentino, venerato in tutto il mondo forse anche più che a Terni, costituisce a sua volta una ricchezza rilevante tutta da sviluppare come attrazione di un turismo esperienziale in quanto ha reso una testimonianza della grandezza della vita aperta alla esperienza dell’Infinito presente e quindi capace di amore gratuito e di umanità vera per e tra le persone. L’esperienza di visita e di incontro che le vie offrono è molto preziosa oggi che è così difficile rendersi conto di ciò che ha mosso queste persone a fare ciò che hanno fatto e per cui le ricordiamo le veneriamo e, in qualche caso, cerchiamo di seguirne l’esempio. È anche molto utile per chi in questi luoghi abita perché riscopra il valore e il significato di tradizioni, usanze ed abitudini che tanto interesse suscitano in tutto il mondo. Il successo delle vie sta portando in Umbria sempre più turisti che, come detto, la percorrono con diversi scopi. Perciò è ormai necessario che i tratti di strada siano animati e una maggiore quantità di servizi siano resi accessibili agli ospiti. Infatti non è sufficiente una buona ricettività ma servono anche iniziative in tutte le tratte dei percorsi per rendere i soggiorni piacevoli e ricchi di opportunità. A questo scopo è molto importante il coinvolgimento di tutte le associazioni locali per favorire la conoscenza del reticolo di vie che si è sviluppato, animarle attraverso eventi piccoli e grandi che ne raccontino la storia e le bellezze e contribuire a mantenerle in ordine. L’opera del Consorzio Francesco’s Ways è a questo proposito essenziale per garantire un coordinamento delle iniziative e orientarle per una migliore promozione
e commercializzazione delle vie. Il Consorzio, fin dalla sua costituzione, nel 2010, si è speso per promuovere la via di Francesco e le altre con i risultati positivi ormai da tutti riconosciuti e sta sviluppando sempre nuove iniziative che mettono l’Umbria al centro della politica di promozione delle vie in Italia. Una specifica App (“Francesco’ways”, scaricabile sugli store android e apple) si incarica di svolgere la funzione di supporto ai viandanti consentendo di orientarsi, conoscere i luoghi e i servizi offerti e anche di scambiarsi esperienze. Il Consorzio ha stretto intese con tutti i Comuni delle vie per condividere le informazioni su iniziative ed eventi locali rendendole fruibili da pellegrini e camminatori ed ha pubblicato una utile guida cartacea della quale è in uscita la terza edizione per le edizioni Terre di Mezzo. Tra le collaborazioni esistenti con gli altri soggetti della galassia turistica merita di citare quella con il Distretto Integrato Turistico (DIT) Umbria Experience che si è avviata fin dall’inizio della vita del Consorzio. In particolare è stata molto intensa la collaborazione per la costruzione della Cammino dei Protomartiri Francescani e per il completamento del percorso della “Via di Francesco” nel tratto laziale, attivitá che è ancora in corso.
L'incontro ideale:
Francesco e Valentino Stefano Notari
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a “Via di Francesco“ si collega finalmente con Terni e, in attesa della realizzazione da parte del Comune (progetto già finanziato e in attesa di esecuzione) del bellissimo sentiero di collegamento tra la Cascata delle Marmore e il parcheggio Staino, raggiunge la città attraverso un percorso alternativo che passa per San Liberatore di Collestatte e per la Romita. Il tracciato cittadino invece dalla Chiesa di Sant’Antonio, strategica non solo per l’importanza religiosa che riveste, ma anche per la vicinanza alla Stazione ferroviaria che permette ai pellegrini di utilizzare facilmente Terni come base di partenza per il cammino, si snoda tra i principali luoghi religiosi della città come San Francesco, Sant’Alò, La Cattedrale e poi passando per la “Via dell’Amore” raggiunge la Basilica di San Valentino, sancendo così un incontro ideale tra “Francesco e Valentino“. La Via di pellegrinaggio, seppur ancora non segnata, è contenuta nella nuovissima carta escursionistica “Dai Monti Martani ai Monti Sabini sulle tracce di antichi sentieri“ che è stata realizzata recentemente dal Club Alpino Italiano sez. di Terni “Stefano Zavka” con il contributo della Fondazione Carit e la collaborazione di numerose
associazioni per l’esattezza, Gli Amici della Montagna, la Compagnia dei Romei di San Michele Arcangelo, Dominio Collettivo di Schifanoia, la Fondazione Noemi Spoldi, il Gruppo Speleologico di Stroncone, il Gruppo Speleologico Terre Arnolfe, l’Associazione Narni 360, la Proloco Miranda, la Pro Loco Ville di Vasciano, l’Università Agraria di Poggio di Otricoli, la Valserra Trekking e i Viatores Umbro Sabini. In questa carta oltre alla “Via di Francesco” sono riportati anche Il percorso del “Cammino dei protomartiri francescani“ che tocca i più importanti luoghi religiosi del territorio ternano e lo storico tracciato “Di qui passò Francesco”. Per la prima volta quindi la sentieristica a carattere interregionale, regionale e locale compresa nel territorio della parte meridionale dei Monti Martani, del Parco Regionale Fluviale del Nera, della zona nordoccidentale dei Monti Sabini e dei Monti Narnesi-Amerini è stata inserita in un'unica carta in scala 1:25000 fondamentale per i tanti appassionati di trekking che soggiornano nella nostra regione. I percorsi contenuti nella carta sono stati scelti sulla base delle loro caratteristiche storiche, antropologiche, naturalistiche e della loro importanza come antiche vie di collegamento tra suggestivi borghi medievali, aree archeologiche, abbazie, laghi e cascate. I sentieri sono stati tutti georeferenziati e le relative tracce sono utilizzabili dai più comuni GPS. La colorazione e i simboli con cui è stata realizzata la carta sono gli stessi
che la Regione dell’Umbria sta utilizzando per la cartografia dei sette parchi regionali, oltre che dal Club Alpino Italiano sezione di Foligno per la carta della zona sellanese. Tale scelta è stata fatta per omogeneizzare il più possibile il territorio regionale al fine di raggiungere in futuro l’obiettivo, attraverso la realizzazione delle prossime carte, di avere una base cartografica comune per tutta la Regione dell’Umbria. La numerazione dei sentieri contenuti nella carta è stata progettata in linea con le indicazioni regionali riportate dalla recente DGR n. 1633 del dicembre 2016 “Disciplina tecnica per l’allestimento della rete dei sentieri della Regione dell’Umbria“ uscita nel Bollettino Ufficiale dell’11/01/2017 e ovviamente si è sviluppata all’interno del settore n. 6 che comprende i numeri che vanno dal 600 al 699). Durante tutte le varie fasi di progettazione dei tracciati si è collaborato strettamente con il Gruppo Regionale del CAI Lazio che sta realizzando la carta escursionistica dei Monti Sabini. Nella parte meridionale della carta, infatti, tutti i sentieri individuati confluiscono su quelli contenuti nella rete sentieristica locale della Regione Lazio, in una logica di consequenzialità e di pianificazione territoriale. Ora tutto è pronto per iniziare a tracciare “la Via di Francesco” all’interno del centro cittadino dando quindi la possibilità ai pellegrini che la percorrono di raggiungere agevolmente la Basilica di San Valentino suggellando quindi questo abbraccio ideale tra i due Santi.
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La nostra Valnerina Giampiero Raspetti
Progetta
Se dovessi scegliere, per Terni, tra l’essere quartiere periferico di Roma o di Firenze, non avrei dubbi: sceglierei esclusivamente, come centro e cuore pulsante, la “nostra Valnerina”, quella benedetta terra unica al mondo per presenza di acque, sali minerali, sacralità, ambiente e storia che poco ha a che vedere con gli altri nobilissimi territori di cui sopra. La mia opzione guarda al passato e presagisce, di milioni di anni, il futuro. Per quanto riguarda le nostre origini mi riferisco a Plinio (Naturalis Historia, III, 112): La popolazione umbra è ritenuta la più antica d’Italia. Si crede infatti che fossero stati chiamati Ombroi (Ombroi) dai Greci perché sarebbero sopravvissuti alle piogge quando la terra fu inondata. L’Umbria di Plinio era la VI Regione dell'Italia augustea e non conteneva l’Etruria, appartenente alla VII Regione, che oggi è, in parte, amministrata dalla nostra stessa Regione e dalla quale, lentamente, ma inevitabilmente, saremo separati dal mar Mediterraneo. Per quanto riguarda il futuro mi riferisco a quanto da me scritto nel numero de La Pagina di aprile: Sapere che le nostre montagne per nascere e crescere, per effetto di sommovimenti del terreno, hanno impiegato milioni di anni -e lo faranno ancora per miliardi di anni- ci dà, tranquillizzandoci un poco, il senso dell’intensità usuale dei singoli terremoti a cui, negli anni, siamo soggetti e meglio chiarisce l’affermazione ormai generale dei geologi per cui tra 50 milioni di anni l’Italia sarà divisa in due lungo la dorsale appenninica e una delle due parti, quella orientale, prenderà il posto del mare Adriatico. Prediligo così sentirmi periferia di Ferentillo e di Sant’Anatolia di Narco, di Scheggino e di Polino, di Arrone e di Narni, di Stroncone e di San Gemini, di Spoleto e di Rieti, nell’ambito e all’interno di un territorio omogeneo, e mi impegno affinché ognuno di noi senta l’orgoglio di appartenere ad una stessa terra e perché i nostri tanti campanili non soffrano più di campanilismo, ma rintocchino per tutti, magari all’unisono con il Gruppo Campanari di Arrone che, sotto la guida del celebre Maestro Gianluca Saveri, esegue Concerti per i Diritti Umani ricevendone il Premio di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica Italiana. Quale migliore sintonia con Terni, città di San Valentino, capitale dei Diritti Umani e con Casteldilago che venera, come suo Patrono, il nostro stesso santo protettore? Per perseguire tali finalità, un folto gruppo di studiosi opera congiuntamente al fine di “unire il territorio”, per illustrare, unitariamente, le ricchezze culturali e paesaggistiche di questa nostra terra “policentrica”, per far conoscere le eccezionali risorse culturali giacenti nei tanti scrigni territoriali di questo lembo di regione, solo in parte da me delineata, per organizzare eventi che uniscano tutti e riescano, in tal modo, a favorire una buona presenza di affezionati estimatori provenienti da varie parti del mondo. Attualmente, oltre a molti studi di cui daremo nota in seguito, procedono mirabilmente i due progetti: I Giochi della Valnerina e Camminando con Francesco e Valentino. Qualcosa, in merito alle organizzazioni, apprenderete leggendo il presente magazine, di altro verrete a conoscenza leggendo il magazine di giugno. I Giochi sono stati progettati per svolgersi, a regime, da marzo a luglio, ma, per la presente edizione, i tempi sono slittati a causa del terremoto. Iniziando tutto più tardi, perdiamo buona parte degli incontri giocosi tra studenti. Pertanto, in questa seconda edizione, giocheremo tra Comuni, da maggio a settembre. Iniziamo a Terni presso la Bocciofila Boccaporco con educazione allo sport, 12
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sport per diversamente abili, manifestazione regionale di pattinaggio. Proseguiamo con incontri a Sant’Anatolia di Narco, Arrone, Polino, Marmore. Poi altre manifestazioni in luglio e in agosto per concludere in settembre a Ferentillo e Narni. Oggi posso solo ringraziare Sindaci e Pro Loco per la grande disponibilità a cercare unione e sinergia. Per il progetto Camminando con Francesco e Valentino molte e fruttuose sono le collaborazioni in atto, ivi compresa la vicinanza “sponsorizzatrice” dei tanti colleghi europei, che da anni concorrono a questo nostro progetto, e dei Sindaci delle loro città. Il potenziale culturale e sociale di Terni Progetta è molto elevato. Poiché la politica è l’arte di risolvere i problemi dei cittadini, disinteressatamente e senza alcun lucro, e risolvere problemi è possibile solo attraverso una compiuta elaborazione di progetti (le parole problema e progetto hanno stesso etimo e stesso significato culturale), affermo che fare politica significa, essenzialmente, detenere cultura e capacità di progettazione, altrimenti, e facilmente, si può scivolare nel dominio di una politica di parte deteriore che sopravvive solo con puerili manovre di bottega. Affermo altresì, con vigore, che tutti noi di Terni Progetta svolgiamo autenticamente e con passione il nostro ruolo e la nostra missione, risultando cioè, come uomini, gli animali rigorosamente politici di aristotelica memoria. Sarà un gran giorno quello in cui le Istituzioni e i Centri gestori delle risorse dei cittadini riusciranno ad interessarsi e ad incontrarsi con i Centri che servono seriamente, con grande intensità morale e culturale, la comunità stessa. Chi detiene le chiavi delle città si accorgerebbe così, non vivendo più appartato nella sua torre poco eburnea, che centinaia di uomini di buona volontà, qui o all'estero, molti Sindaci, molte Pro Loco stanno già collaborando tra loro, indefessamente e disinteressatamente, lontani sideralmente dal voler ricevere vitalizi o prebende di sorta, rivolgendosi solo alla propria tasca, tutti unicamente e puntigliosamente a servizio del proprio territorio e di qualunque ispirazione politica colta e democratica. Solo nella politica attiva non è stata superata la separazione delle due culture. Lontanissimo dallo sbandierare una presunta superiorità dell'uno sull'altro (o viceversa), a malincuore devo constatare come il faber e il sapiens stentano, in politica, ad incontrarsi; chi decide ed esegue non ha rapporti con chi studia e progetta, fatta eccezione per i cosiddetti intellettuali organici dei quali dovrebbe invece fare totalmente a meno. Abbiamo bisogno di chi sappia ben amministrare quanto imposto dalla contingenza ed abbiamo necessità di chi riesca ad interpretare risorse del passato per indicare le direzioni, disegnando così il futuro.
Chi S(u)ono?
Produzione di “Musica Clandestina”. D’altronde integrarsi vuole dire anche unirsi. Completarsi l’un l’altro. Fondersi in qualcosa di unico, così come si fondono suoni e melodie di una canzone. Il progetto è rivolto ai minori stranieri non accompagnati ospiti della Comunità Educativa di Amelia e ai ragazzi ospitati nei progetti di “Emergenza” e “Hope” interessati al mondo della musica nel suo aspetto creativo e ricreativo. Non solo, come per il laboratorio musicale svoltosi l’anno scorso, anche questo nuovo progetto ha coinvolto soggetti adulti inseriti in altri progetti del territorio, ma anche altri minori e non del territorio, in un’ottica di incontro e di integrazione. Per dar seguito al laboratorio realizzato e a quanto già si aveva in mente l’anno passato, quest’anno si è dato vita ad un progetto che dia voce a vari aspetti della musica. Aspetti rappresentati da soggetti diversi con messaggi diversi, in un’ottica partecipativa e di cooperazione creativa, come conclusione, appunto, del percorso iniziato precedentemente. In uno studio professionale è stato registrato il CD "InterPlay" realizzato, sia autonomamente che cooperativamente, da tutti i soggetti coinvolti sopra indicati. Nelle prossime settimane "InterPlay" sarà presentato a Terni, a Narni e ad Amelia.
5X1000 PERCHÉ ARCI L’Arci è una associazione di promozione sociale, civica e indipendente. Con i suoi 5.000 circoli e oltre 1.000.000 di soci, costituisce un ampio tessuto democratico e di partecipazione. È impegnata nella promozione e nello sviluppo dell’associazionismo come fattore di coesione sociale, come luogo di impegno civile e democratico, di affermazione dei diritti di cittadinanza e di lotta a ogni forma di esclusione e di discriminazione. In 60 anni di attività potremmo raccontarti migliaia di storie. Storie di solidarietà, libertà, cultura e cittadinanza che stiamo sostenendo ogni giorno con il desiderio di favorire la democraticità e sensibilizzare per stare dalla parte delle persone. Scriviamo insieme il futuro dei diritti e della cittadinanza attiva. SOSTIENI L’ARCI CON IL TUO 5XMILLE COME DEVOLVERE IL 5XMILLE Con la tua Dichiarazione dei redditi (730, CUD, Unico) puoi fare molto per te e per tutti coloro che beneficiano delle moltissime attività dell’ARCI sul territorio nazionale. Non si tratta di una tassa aggiuntiva, né di un sostituto dell’8X1000, ma di un modo per scegliere a chi destinare parte delle proprie tasse, che andrebbero comunque allo Stato. Nell’ARCI ogni giorno migliaia di donne e di uomini si incontrano, condividono idee, scoprono il piacere dell’impegno civile. Firma e inserisci il codice fiscale 97054400581 nella tua dichiarazione dei redditi. FAI LA DIFFERENZA E AIUTA IL CAMBIAMENTO È possibile destinare il 5×MILLE dell’IRPEF a sostegno di organizzazioni No Profit. Questa scelta, essendo una quota d’imposta a cui lo Stato rinuncia, non comporta una spesa. Se non effettuerai alcuna scelta, il 5xMILLE resterà allo Stato. Destinare il 5xMILLE all’ARCI è semplicissimo: compila il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico; firma nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale…”; indica il codice fiscale dell’Arci: 97054400581. PER SCEGLIERE L’ARCI IL CODICE È 97054400581
Giochi della
Valnerina
Per TUTTI i cittadini che amano giocare insieme
Progetta
LUNEDÌ 29 MAGGIO
Conferenza stampa di presentazione dei GIOCHI DELLA VALNERINA 2017
MERCOLEDÌ 31 MAGGIO Polisportiva BOCCAPORCO
Ore 09.30 - ACCOGLIENZA Alunni delle classi primarie dell'Istituto comprensivo "G. Marconi" e dei ragazzi diversamente abili delle Associazioni Sportive Ore 09.45 - INIZIO ATTIVITÀ SPORTIVE nei settori Tennis e Bocce con il supporto di istruttori federali Ore 10.30 - BREAK PER COLAZIONE Ore 10.45 - INIZIO ATTIVITÀ SPORTIVE nei settori Mountai Bike e Pattinaggio con istruttori federali Ore 11.45 - SALUTO DEGLI ORGANIZZATORI DE I GIOCHI DELLA VALNERINA
SABATO 10 GIUGNO
SANT’ANATOLIA DI NARCO
Ogni Comune sarà rappresentato da 20 persone -normo e non- senza distinzione di età e di genere, in costume (anche un solo berretto o una sola maglietta, meglio se di riferimento storico medioevale) per formare le squadre di Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Ferentillo, Arrone, Polino, Terni-Marmore, Narni Ore 10.00-13.00 - LO SPORT Torneo Interregionale di Pétanque (gioco delle bocce) Ore 13.00-15.00 - PRANZO convenzionato presso il ristorante dell'Abbazia dei Santi Felice e Mauro Ore 15.00-18.30 - GLI STUDIOSI, GLI IMBONITORI, I CIARLATANI CIAV (Centro Iniziative Ambiente Valnerina) CEDRAV (Centro per la documentazione e la ricerca Antropologica In Valnerina ) - LE TRADIZIONI Museo della Canapa - I MESTIERI - GLI ARTISTI Pittori e ritrattisti - I GIOCHI POPOLARI - I GIOCHI MUSICALI - I CANTORI DELLA VALNERINA - IL MAGO Zero Realtà Museo della Canapa Ore 18.30 - MERENDA a cura della Pro Loco di Sant’Anatolia di Narco Ore 20.00 - I GIOCHI DELL'ANIMA 1° tappa o 1° selezione dei Giochi tra Comuni: Poesia, La mia Valnerina - Torneo di scacchi, Il fuoco nella mente Caccia al tesoro - Fotografia, Il viso della Valnerina Ore 21.00 - IL TEATRO di Silvia e Ferrina Ore 21.30 - VOLO DI LANTERNE CINESI E PIOGGIA DI PETALI DI FIORI
I CANTORI DELLA VALNERINA
SIMULTANEE E TORNEI DI SCACCHI a cura di SCACCHI TERNI ORLANDI FURIOSI
Troverete all'interno del depliant illustrativo di prossima uscita e del magazine La Pagina del mese di giugno il PROGRAMMA dettagliato delle ulteriori tappe dei Giochi della Valnerina 2017. Le varie Tappe verranno giocate presso: Polino, Arrone, Marmore, Ferentillo, Narni. 14
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BEYOND BORDERS A cura di Viviana Gravano e Giulia Grechi (Routes Agency) Evento espositivo finale del progetto TML – Transnationalizing Modern Languages La mostra BEYOND BORDERS. Transnational Italy. OLTRE I CONFINI. Italia Transnazionale è l’evento espositivo finale del progetto di ricerca TML – Transnationalizing Modern Languages. Mobility, Identity and Translation in Modern Italian Cultures. Beyond Borders. Transnational Italy espone i processi e i risultati delle ricerche alle quali il gruppo TML ha lavorato nell’arco di tre anni, in diversi paesi del mondo, mostrando come la cultura e la lingua italiana eccedano i confini geografici o territoriali e operino attraverso una costante riscrittura e reinvenzione delle tradizioni o delle narrazioni stereotipate. TML prende in esame le forme della mobilità che hanno definito lo sviluppo della cultura italiana moderna, nelle sue interazioni con altre culture del mondo. Il progetto si concentra su una serie di casi esemplari, rappresentativi della mappa geografica, storica e linguistica della mobilità italiana. TML è interessato alle comunità italiane presenti in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Australia, in Sud America, in Africa e alle comunità migranti che riguardano l’Italia contemporanea. La ricerca di TML è quindi centrata sui processi di traduzione che sono evidenti a ogni livello nelle comunità in questione e che caratterizzano i materiali testuali/visuali associati ad esse. Beyond Borders. Transnational Italy è una mostra itinerante, che parte dalla British School at Rome (ottobre-novembre 2016), per poi viaggiare a Londra presso l’Italian Cultural Institute (dicembre 2016). Nel corso del 2017 sarà in diverse altre location nel mondo, ripercorrendo alcuni degli itinerari geografici dei ricercatori TML, a partire da New York (The John D. Calandra Italian American Institute, marzo-maggio 2017) per poi spostarsi in altre location, in forma ridotta (Addis Abeba, Buenos Aires, Melbourne, Edimburgo). Il focus centrale della mostra è esporre i risultati di ricerca del gruppo TML, aggiungendo un ulteriore livello di lettura attraverso le installazioni e l’ambiente espositivo. Beyond Borders. Transnational Italy si presenta agli occhi del visitatore come un ambiente domestico, caratterizzato da 'stanze' corrispondenti al nostro comune senso dell'abitare. La 'casa' nella quale i visitatori sono invitati ad entrare è, intesa in senso metaforico, l'ambiente che la cultura e la lingua ci
offrono per 'abitare' le nostre vite e le nostre relazioni. Beyond Borders. Transnational Italy non è semplicemente una mostra documentativa. I materiali di ricerca provenienti da differenti parti del mondo, nella loro pluralità di linguaggi (fotografie, interviste, documenti) prendono vita, si animano attraverso le installazioni, lasciando emergere le storie delle quali sono portatori (le storie delle persone incontrate dai ricercatori e le storie dei ricercatori stessi) e consentendo un'esperienza di fruizione intensa e partecipata. La costruzione di un ambiente espositivo immersivo, che costituisca cioè per i visitatori una vera e propria esperienza sensoriale, consente di identificarsi più direttamente nelle storie raccontate attraverso i materiali di ricerca. L’allestimento degli ambienti è stato progettato dagli architetti Carmelo Baglivo e Laura Negrini (BAN – Baglivo Negrini Architetti), Giulio Pernice ha curato i sistemi interattivi e lo sviluppo software, Simone Memé la postproduzione e il montaggio video e Carolina Farina la grafica e la comunicazione. Beyond Borders. Transnational Italy presenta inoltre il lavoro fotografico Italy is out, che il fotografo Mario Badagliacca ha realizzato ad hoc per il progetto, come artista in residenza TML, viaggiando tra Londra, New York e Buenos Aires. Il lavoro è accompagnato da un audio che comprende diversi stralci di interviste realizzate dallo stesso artista. All'interno della mostra sono presenti anche altri lavori artistici che, durante i tre anni di ricerca, alcuni ricercatori TML hanno incrociato nelle loro traiettorie: B amore, che sarà presente con un assemblage, e Luci Callipari-Marcuzzo che realizzerà una performance. La mostra ospita infine il lavoro video di Valentina Bonizzi e una performance di Elena Bellantoni, che sono state scelte per l'affinità della loro ricerca con le prospettive aperte da TML. I ricercatori del progetto TML sono: Charles Burdett, Jennifer Burns, Jacopo Colombini, Derek Duncan, Margaret Hills de Zàrate, Luisa Pèrcopo, Carlo Pirozzi, Loredana Polezzi, Marco Santello, Barbara Spadaro, Georgia Wall, Naomi Wells. www.routesagency.com www.transnationalmodernlanguages.ac.uk
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CONSORZIO DI BON Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it
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PER LA SICUREZZ
IFICA TEVERE NERA
ZA DEI CITTADINI
Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
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Medicina & Salute
Maggio, IL MESE DELLA PREVENZIONE È vero che gli screening mammografici iniziano solitamente a 50 anni, ma questo solo perché dopo la menopausa i tumori della mammella sono più frequenti e la mammografia è più efficace, quindi si ha il massimo di ritorno dall’investimento economico fatto dal Servizio sanitario nazionale (poiché stiamo parlando di salute pubblica e di controlli gratuiti per i cittadini). Completamente diversa è invece l’indicazione ai controlli periodici individuali, che devono iniziare già a 30-35 anni con un’ecografia mammaria annuale e dai 40 anni anche con una mammografia ogni 12/18 mesi, l’unico esame in grado di identificare ad esempio le micro-calcificazioni che sono spesso una spia di una iniziale lesione tumorale. La validità di queste indicazioni è stata nuovamente confermata, nei giorni scorsi, da uno studio pubblicato sulla rivista Radiology e condotto dai ricercatori americani del Swedish Cancer Institute di Seattle su oltre duemila pazienti con carcinoma mammario e un’età compresa fra i 40 e i 49 anni: nelle partecipanti che si erano sottoposte a mammografia (tramite la quale era stata scoperta la malattia) la prognosi si è rivelata migliore perché la neoplasia era in uno stadio iniziale, più facile da curare e dunque meno letale e con minori probabilità di ricaduta.
L’età dai 30 ai 50 anni è in effetti la più delicata dal punto di vista diagnostico, poiché coesistono tutte le patologie, benigne (fibroadenomi, cisti, displasia) ma anche neoplastiche. È quindi opportuno abbinare la mammografia all’ecografia e possibilmente al controllo specialistico dal senologo che, in base ai vari fattori di rischio (come la familiarità) e agli esiti degli esami, può indirizzare la singola donna verso il corretto iter di prevenzione. Per quanto riguarda i possibili danni da radiazioni è doveroso ricordare che la moderna mammografia digitale utilizza dosi di radiazioni bassissime, assolutamente non pericolose. La ghiandola mammaria inoltre è sensibile ai danni da radiazione solo nel momento dello sviluppo, quindi non nelle donna adulta. È vero comunque che nelle giovani donne, ma a volte anche in post-menopausa, la mammografia può risultare poco leggibile per la densità del tessuto ghiandolare: è uno dei limiti degli screening mammografici, nei quali una mammografia non ben chiara (e dunque difficilmente interpretabile) viene refertata come «negativa» inducendo a volte una falsa tranquillità. In questi casi, infatti, non ci si deve fermare, ma eseguire anche un’ecografia per completare le informazioni a disposizione e avere un quadro completo.
e n o i z n e v e r P
Dott.ssa Lorella Fioriti
Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta
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Amniocentesi: quando eseguirla L ’amniocentesi è una tecnica invasiva di diagnosi prenatale che consente di effettuare un prelievo di liquido amniotico dalla cavità uterina inserendo un ago sotto guida ecografica attraverso l’addome materno. Questo liquido contiene in sospensione alcune cellule fetali: gli amniociti. Esse sono cellule epiteliali di sfaldamento dei tessuti di rivestimento, derivanti dalle ultime vie urinarie e dalla cute. Gli amniociti, posti in un appropriato terreno di coltura, vengono fatti crescere in vitro e poi studiati nel loro assetto cromosomico o nel loro DNA. Può essere eseguita anche in gravidanze gemellari. Prima del prelievo bisogna eseguire la terapia farmacologica consigliata dal medico prelevatore, portare gli esami preliminari ed eventuale documentazione genetica di malattie presenti in famiglia e non è necessario essere a digiuno. Nei 3-4 giorni successivi è consigliabile per la paziente rispettare il riposo domiciliare. L’amniocentesi viene eseguita per valutare l’assetto cromosomico fetale mediante l’analisi del cariotipo tradizionale, al fine di evidenziare la presenza di eventuali anomalie cromosomiche, tra le più frequenti ricordiamo la trisomia 21 o Sindrome di Down ma anche aneuploidie a carico dei cromosomi 18, 13, X, Y.
Le principali indicazioni all’amniocentesi sono: zz Età materna ≥ 35 anni zz Alterazioni cromosomiche nei genitori -storia familiare di aneuploidie; -pregressa aneuploidia fetale; -mosaicismo alla villocentesi; zz Malformazioni fetali rilevate all’esame ecografico (es. l’aumento dello spessore della translucenza nucale del feto) zz Il risultato positivo al test di screening biochimico (tri-test, duo-test) L’amniocentesi è inoltre utilizzata per valutare l’eventuale trasmissione al feto di alcune patologie infettive come la rosolia, l’infrazione da citomegalovirus o da toxoplasma, parvovirus, Herpes Simplex, Vitus Varicella Zoster. La Diagnosi Prenatale Molecolare infettivologica, consiste nell’effettuare la ricerca della presenza del genoma di agenti infettivi con tecniche molecolari che prevedono il rilevamento del DNA amplificato mediante sonde a sequenza specifica per i diversi agenti patogeni. Si può oggi individuare, mediante la tecnica della polymerase chain reaction (PCR) direttamente il genoma, ossia la forma replicativa, dell’agente infettivo, Attraverso La Diagnosi Prenatale Molecolare (Amniocentesi Genetica), possiamo eseguire, oltre ad un tradizionale studio citogenetico del feto, anche una ricerca, mediante analisi
Medicina & Salute del DNA, delle mutazioni geniche associate alle malattie genetiche più frequenti e più gravi. Le pazienti hanno quindi la possibilità di usufruire, in tempi rapidi, di uno screening genetico multiplo, diretto alla diagnosi di gravi malattie quali Fibrosi Cistica, Sindrome del Cromosoma X Fragile (ritardo mentale), Beta Talassemia, Sordità Congenita, Distrofia Muscolare di Duchenne-Becker, Distrofia Miotonica e tante altre malattie genetiche. Il periodo ideale per eseguire l’amniocentesi è tra la 16° e la 18° settimana. Il rischio di aborto connesso all’amniocentesi si aggira intorno allo 0.2-0.5 %. Di tale percentuale si deve tener conto quando si valuta il rischio/beneficio della procedura diagnostica. Il rischio è principalmente legato alla rottura delle membrane e può occorrere entro 2-3 giorni dall’esame. Tale rottura appare legata principalmente ad una intrinseca fragilità delle membrane oppure ad infezioni latenti che si riaccendono con il trauma del prelievo. Tale evenienza accade con una incidenza di circa 1 caso su 300 amniocentesi e conduce all’aborto in un caso su 3. È bene che l’amniocentesi sia eseguita da uno specialista con specifica esperienza. DR.SSA GIUSI PORCARO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789) BIOS – Via Linda Malnati 15 - Terni (0744 403904)
OSTEOPATIA: UN VALIDO AIUTO PER L’ARTROSI Con il termine artrosi si intende un’artropatia cronica, a carattere evolutivo, consistente inizialmente in alterazioni regressive della cartilagine articolare e secondariamente a modificazioni delle strutture che compongono l’articolazione (tessuto osseo, sinovia, capsula). Clinicamente l’artrosi si manifesta con dolore, limitazione funzionale, atteggiamenti viziosi: tutti e tre i sintomi compaiono di norma qualche tempo dopo le alterazioni anatomopatologiche della cartilagine. I principali fattori di rischio sono: zz Età (modificazione del pH del liquido sinoviale); zz ereditarietà (documentata predisposizione alle affezioni artroreumatiche); zz costellazione ormonica (con particolare riguardo agli estrogeni); zz obesità (sovraccarico delle articolazioni e accumulo di colesterolo); zz alterazioni metaboliche (del calcio, ecc); zz ambiente (abitazione, clima, condizioni di lavoro). Quando una persona è colpita da artrosi, l’osteopatia può rivelarsi utile oltre che preventiva, in particolar modo quando il medico dichiara che l’artrosi in questione è
causata da “usura”. Infatti, anche se l’artrosi è dovuta ad un processo inarrestabile e fisiologico, ad aggravarne i sintomi sono un uso eccessivo o scorretto dell’articolazione ad esempio una posizione non fisiologica del collo durante il lavoro ma anche un’incoordinazione cronica del movimento articolare del rachide e dei vari segmenti corporei. Queste alterazioni possono essere corrette facilmente da trattamenti osteopatici. In molti casi l’uso della manipolazione osteopatica interrompe e previene le alterazioni artrosiche, che altrimenti proseguono in modo inarrestabile fino ad essere definitive. In questo caso l’unico trattamento terapeutico è quello medico e nei casi più gravi chirurgico. Va sottolineato che in prima battuta è bene un consulto con il medico e quando poi ci si affida ad un osteopata è importante localizzare con precisione l’origine del dolore.
Infatti non è raro che si presentino persone ormai rassegnate per gravi lesioni osteoartrosiche, documentate radiologicamente e chiaramente non manipolabili, che traggono comunque sollievo dall’approccio osteopatico. Con tecniche dolci ed indirette è possibile infatti rendere più sopportabile il dolore causato dall’artrosi, talvolta riducendolo in modo significativo e duraturo nel tempo. Questo accade spesso perché la lesione dolorosa ha origine in un’area ancora sufficientemente “sana”.
Marzia Martellotti Osteopata D.O.
Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio
RICEVE A
Terni - Studio medico Anteo, via Radice 19 Terni - Studio dentistico Turilli, via Castello 74 Roma - via Luca della Robbia 7 Frascati - via Mentana 40
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AZIENDA OSPEDALIERA
STRUTTURA COMPLESS CHIRURGIA GENERALE E S
Direttore: Prof. Nicola Avenia Struttura Complessa universitaria di chirurgia generale e specialità chirurgiche della Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni
C
onta il maggior numero di prestazioni chirurgiche dell’Azienda ospedaliera di Terni, con oltre 2000 procedure chirurgiche all’anno, di cui circa il 25% su pazienti di provenienza extraregionale (prevalentemente dal nord Italia), una lista di attesa di quasi mille pazienti e 32 posti letto per ricoveri sia in regime di elezione sia in urgenza, con provenienza dal Pronto Soccorso o da altri presidi ospedalieri. È questo l’identikit della struttura complessa universitaria di Chirurgia generale e specialità chirurgiche dell’ospedale di Terni, diretta dal professor Nicola Avenia, che si distingue in particolare per la qualità del trattamento chirurgico delle malattie delle ghiandole endocrine (tiroide, paratiroidi, surreni) per un totale di 350 interventi annui. La qualità dell’attività è testimoniata dal consenso sia dei pazienti sia della comunità scientifica con la chiamata dei componenti dell’equipe tanto nel contesto dei maggiori eventi congressuali nazionali ed internazionali quanto nei consigli direttivi delle più importanti società scientifiche nazionali. La struttura si articola in tre sezioni: Chirurgia Generale, Chirurgia Senologica e Chirurgia Endocrina. SEZIONE DI CHIRURGIA GENERALE La sezione di Chirurgia generale si avvale di una équipe medica altamente qualificata, con
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competenze diversificate nell’ambito della chirurgia generale, oncologica, digestiva. Vengono effettuati trattamenti chirurgici (mediamente circa 1500 casi all’anno) tradizionali e mininvasivi nell’ambito di tutta la patologia oncologica e funzionale addominale (esofago, stomaco, colon-retto, pancreas, fegato e vie biliari). Vengono, inoltre, adottate tecniche innovative per la patologia della parete addominale (laparoceli, ernie, ecc.). Tutti i membri dell’équipe garantiscono h24 interventi chirurgici in urgenza nell’ambito dell’attività di Pronto Soccorso del Dipartimento di Emergenze (DEA), in rapporto a patologie chirurgiche acute o post-traumatiche. SEZIONE DI CHIRURGIA SENOLOGICA La sezione di Chirurgia senologica si occupa di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie della mammella, con particolare riferimento
alle patologie tumorali. L’attività chirurgica si attesta su oltre 200 interventi annui, prevalentemente per neoplasie, combinando i princìpi della chirurgia oncologica con quelli propri della chirurgia ricostruttiva e plastica, consentendo così una maggiore efficacia nel controllo locale delle malattie tumorali e al tempo stesso una ottimizzazione dei risultati estetici. L’attività della Sezione è funzionalmente collegata con l’attività del Centro Salute Donna (CSD) dell’Azienda ospedaliera, dove è stata creata una equipe multidisciplinare di specialisti delle neoplasie mammarie, che opera collegialmente al fine di garantire alle utenti la possibilità di disporre di tutte le consulenze specialistiche necessarie per la pianificazione e l’esecuzione del miglior percorso diagnostico-terapeutico. Nel Centro Salute Donna, inoltre, la Sezione di Chirurgia Senologica effettua le proprie attività ambulatoriali, di Day hospital e diagnostica senologica di base
SANTA MARIA DI TERNI
SA UNIVERSITARIA DI SPECIALITÀ CHIRURGICHE L’ÉQUIPE
Direttore: Prof. Nicola Avenia Personale Medico: Michele Cerroni, Marco Coccetta, Michele D’ajello, Angelo Aurelio De Sol, Luigi Esperti, Sergio Galasse, Daniele Giuliani, Roberta Lucchini, Valerio Mecarelli, Andrea Polistena, Angelo Rozzi, Settimio Rozzi, Alessandro Sanguinetti Specializzandi in Chirurgia Generale: Andrea Boccolini, Giuseppe Marincola, Francesco Tocco Coordinatore Infermieristico: Giovanni Formichetti | Tel. 0744-205441/2 | s.formichetti@aospterni. it Infermieri turnisti: Stefania Barcherini, Oriana Caiello, Emanuela Cardoni, Giuseppe Di Giorgio, Martina Dominicis, Novella Leonori, Sonia Sarrecchia, Sandra Meloni, Carmelina Ruotolo, Chiara Gigante, Federico Giancamilli lnfermiera diurnista: Giampaola Rosella O.S.S.: Stefania Argenti, Giuliana Cariani Operatori di Struttura: Silvia Bizzarri, Maria Sabina Dominici Ambulatorio Colonproctologico-Colostomizzati: Stefania Lo Muscio
ed interventistica, offrendo anche servizi di informazione, aggregazione, supporto e riabilitazione psicologica e sociale per donne con neoplasie mammarie e per i familiari. SEZIONE DI CHIRURGIA ENDOCRINA È una sezione ad elevata specializzazione che si occupa specificamente delle malattie chirurgiche delle ghiandole endocrine (tiroide, paratiroidi, surreni) per un totale di 350 interventi annui; nell’ambulatorio di competenza vengono effettuati tutti gli iter diagnostici specifici per tali affezioni secondo protocolli internazionali. Punto di riferimento regionale e sede del CRIPROGET (Centro di Ricerca di Proteomica e Genomica della Tiroide) dell’Università degli Studi di Perugia, la struttura, per volume e qualità delle prestazioni, è accreditata dall’Associazione delle Unità di Endocrinochirurgia Italiane (Club delle UEC) tra i primi centri di riferimento nazionale per la chirurgia tiroidea,
con particolare riferimento alle tecniche chirurgiche mini-invasive, al trattamento dei carcinomi tiroidei localmente avanzati e allo studio biomolecolare e proteomico della patologia tiroidea. Inoltre, è uno dei pochi centri nazionali che utilizza, da circa 2 anni, particolari supporti strumentali per la salvaguardia della integrità vocale negli interventi sulla tiroide. Tutti gli interventi chirurgici sulla tiroide vengono infatti effettuati con il Neuromonitoring, una tecnica non invasiva di monitoraggio intraoperatorio, che consente al chirurgo di salvaguardare i nervi laringei che regolano il timbro della voce. Ciò è possibile grazie ad uno strumento dotato di elettrodi che facilitano l’identificazione del nervo laringeo, riducendo il rischio di quella che è una delle possibili conseguenze di un intervento alla tiroide: l’alterazione del timbro della voce, dovuto alla lesione del nervo laringeo che sovrintende alla funzionalità delle corde vocali. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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CELLULITE, ADIPOSITA’ LOCALIZZATA, RITENZIONE IDRICA, Ecco la ricetta per eliminarle e tornare in forma per l’estate! a cura del Dott. Aldo Tracchegiani Intralipoterapia:
Visita e Diagnosi
la mesoterapia: consiste nell'iniettare localmente farmaci vasoprotettori, che migliorano la funzionalità venosa e linfatica delle gambe. In caso di adiposità localizzata, si uilizzano farmaci lipolitici, talvolta associati agli ultrasuoni, applicati localmente nelle zone in cui è localizzata l'adiposità.
Si effettua attraverso la valutazione del peso corporeo, la plicometria e l'impedenziometria (si misurano lo spessore delle la Radiofrequenza La radiofrequenza è una pliche di grasso e tecnica che, sfrutta l’emissione le percentuali di di onde elettromagnetiche e massa grassa, di intervenendo sui fibroblasti massa magra e di stimolandoli nella protuzione di collagene, elastine ed acqua presenti acido ialuronico, donando nell'organismo), la turgore ed elasticità alla cute misurazione dei diametri delle spalle e del bacino, la la carbossiterapia: valutazione posturale, La carbossiterapia è la l'esame Doppler e somministrazione sottocutanea di una l'ecografia del tessuto miscela di anidride carbonica, tramite iniezioni con ago sottile.viene usata adiposo. L'ecografia e' per: ridurre le adiposità, l'esame decisivo per stabilire i migliorare il microcircolo, vari stadi di cellulite e la terapia aumentare lo spessore specifica. del derma.
E’ una tecnica iniettiva ambulatoriale che viene usata per ridurre le adiposità localizzate. Si utilizza un particolare detergente ad azione lipolitica (soluzione micro gelatinosa a rilascio controllato di molecole ad azione adipocitolitica). Questa sostanza può essere iniettata in varie zone del corpo: addome, fianchi, interno coscia, interno ginocchio, coulotte de Cheval, pieghe del dorso, braccia e doppio mento. Il prodotto viene iniettato nelle zone da trattare con un particolare ago attraverso il quale, da un solo forellino di ingresso, il liquido viene distribuito nello strato adiposo “ a ventaglio” in modo da ricoprire tutta la zona da ridurre. Il trattamento è pressocchè indolore in quanto il farmaco è addizionato con un panestetico.
Dieta personalizzata: Una dieta su misura per massimizzare i risultati legati alle terapie anti adipe.
LPG: Endermologie: e' un apparecchio che realizza un micro-massaggio cutaneo e connettivale con aspirazione. Effettua cosi' un linfodrenaggio molto efficace, e rende i tessuti più tonici ed omogenei.
Trattamenti:
i risultati migliori sia dal punto di vista funzionale che estetico, si ottengono attraverso una serie di metodiche integrate che possiamo ritrovare nello schema quì di fianco.
Terni,
Piazza Europa,5
per informazioni e appuntamenti
0744.464567
tracchegiani.it
Medicina & Salute
Prepara la tua Pelle all'estate
I cinque punti fondamentali per preparare la vostra pelle all’estate… L’obiettivo primario è quello di limitare al massimo i danni del sole e del mare. In ogni caso l’estate deve rappresentare non solo un periodo di recupero della forma fisica, un periodo di riposo dalle fatiche e dallo stress dell’anno e del lungo inverno, ma anche l’occasione per una rigenerazione del nostro organismo e della nostra pelle. Il viso, soprattutto nella stagione estiva, richiede cure particolari per via del sole, del sudore e della salsedine. Con il caldo e l’umidità si sente il desiderio di lavare il viso in continuazione recando un disagio alla pelle. Ecco i 5 step da seguire: 1) Più ossigenazione al corpo e alla pelle. Appena ne abbiamo l’occasione facciamo attività fisica all’aria aperta, almeno tre volte a settimana. 2) Pulizia a fondo della pelle. Acceleriamo il rinnovo della pelle effettuando uno scrub del viso e del corpo: eliminiamo così cellule morte in eccesso, ispessimenti cutanei e punti neri. Sottoponiamoci a sedute di linfodrenaggio per migliorare la microcircolazione linfatica ed eliminare le tossine. Beviamo più acqua (a basso contenuto di sodio) durante il giorno: almeno 2 lt. 3) Migliorare l’alimentazione. Per ritrovare il nostro peso ideale può essere sufficiente seguire un’alimentazione ipocalorica in cui aumentare lievemente la quota proteica riducendo o eliminando momentaneamente i carboidrati raffinati come pasta e pane dando la preferenza a verdure, insalate e frutta di stagione ricca di antiossidanti come carote, pomodori, albicocche e kiwi. Questa alimentazione ci aiuterà a perdere qualche chilo e contribuirà a disintossicarci: la nostra pelle diventerà più luminosa e bella. 4) Preparare la pelle al sole. Almeno un mese prima dell’esposizione al sole cominciamo ad assumere integratori a base di betacarotene, licopene, polypodium leucotomos, vitamina c e resveratrolo: se in passato si sono presentati problemi di fotodermatite ed intolleranza al sole, questi si ridurranno o scompariranno. In ogni caso l’obiettivo primario è limitare i danni da stress ossidativo provocati dal sole. Preparare la pelle all’estate significa anche proteggerla. 5) Cura ricostituente per la pelle. Prepariamoci all’estate rinforzando la nostra pelle nutrendola e proteggendola con cosmetici adeguati, ricordando che se viviamo in un clima caldo umido non bisogna esagerare con gli idratanti (preferire gel o sieri), mentre al mare o quando il clima è ventilato e secco, è bene idratare usando creme ed olii. Diamo la precedenza a quei prodotti contenenti alte concentrazioni di antiossidanti ed idratanti profondi (come acido ialuronico a basso peso molecolare).
DA NOI E A IT IS V A N U EFFETTUA RCORSO E P IL O M E R TI CONSIGLIE ENERE T T O R E P O T ADAT D UNA E A R U T A Z N UN' ABBRO TTA PELLE PERFE
ne! io s a c c o ta s e u q e r e Non perd Chiamaci. Dott.ssa in Estetologia Cinzia DIOTURNI Titolare e responsabile dell’istituto di bellezza STELLA POLARE Specializzata in tecniche di massaggio Professore emerito -ayurveda tecniche per il benessere fisico-
Per informazioni o appuntamento:
Centro Estetica Evoluta «STELLA POLARE di Dioturni Cinzia» Via Mola di Bernardo, 15 - Terni (TR) Tel. 0744/271621 - Cell. 346/0112226 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Viviamo in un Mondo che Cambia Antropocene
Enrico Squazzini Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone
A
lba del terzo millennio. L’impatto delle attività umane sull’ecosistema naturale è divenuto così significativo da ritenere che siamo in una “nuova” Terra, basata su equilibri diversi da quelli precedenti e dove l’uomo è divenuto un elemento centrale. Da qualche tempo, ciò ha indotto gli scienziati a chiedersi se questo costituisca un cambiamento geologico profondo a tal punto da aver impresso i suoi segni negli strati geologici del pianeta, tanto da giustificare la definizione di una nuova epoca nella stratigrafia mondiale: l’Antropocene. La nuova epoca seguirebbe quella precedente, l’Olocene, ancora in corso e che, secondo i geologi, iniziò 11.700 anni fa con il ritiro dei ghiacciai caratteristici dell’ultima fase glaciale del Pleistocene. L’istituzione di una nuova epoca geologica non costituisce una semplice formalità, né si tratta di una questione puramente accademica. Se è vero che l’influenza umana sull’ambiente risulta tale da indurre a misurare effetti vecchi solo di qualche secolo insieme ai grandi cambiamenti che caratterizzano l’evoluzione del pianeta, in cui le unità di tempo vengono misurate in milioni o decine di milioni di anni, allora dovremmo essere seriamente preoccupati. Di fatto, l’umanità tecnologica ed industrializzata ha modificato non di poco la composizione chimica dell’atmosfera, la fisica degli oceani, la morfologia del paesaggio, il drenaggio superficiale delle acque continentali e, in generale, gli equilibri della biosfera. In pratica ha alterato i sistemi della Terra, in un tempo assai breve rispetto ai tempi geologici, con l’immissione di enormi quantità di alluminio purificato, “mineraloidi” come le plastiche e i vetri, cemento, asfalto, particelle carboniose derivanti dalla combustione di idrocarburi fossili e carbone, insetticidi e particelle radioattive liberate, per la maggior parte, da test nucleari. L’International Commission on Stratigraphy, autorità mondiale competente per la cronologia geologica, è al lavoro ormai da una decina di anni per valutare se, ed in quale entità, l’impatto umano lascerà un chiaro e tangibile segno “fossilizzato” negli strati geologici e se questo potrà essere chiaramente riconoscibile fra decine o centinaia di milioni di anni. Immaginiamo
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un ipotetico geologo del futuro che, con il suo martello, potrà campionare o scavare tale livello per ricostruire le varie fasi della storia geologica di questo pianeta. Allo stesso modo di come noi oggi tentiamo di interpretare le tracce del passato, per ricomporre la sequenza degli avvenimenti nel corso del tempo, analizzando le caratteristiche degli strati rocciosi ed il loro contenuto fossilifero. Di per sé, l’istituzione di un nuovo livello geologico da parte della Commissione può essere ritenuta, quella sì, un atto formale; il fatto eclatante, però, è che essa testimonia una realtà ineluttabile e cioè che con la presenza dell’uomo la Terra sembra tendere, sempre di più, all’inasprimento di alcune delle sue principali dinamiche. Come se nel frattempo si fosse aggiunta un’anomalia nel contesto generale. La nostra specie, che fino a qualche decina di migliaia di anni fa poteva essere considerata un attore del tutto secondario nel panorama biologico terrestre, oggi si colloca al vertice della catena alimentare, dominante fra i predatori sia terrestri che marini. Nel processo di colonizzazione, praticamente di tutte le terre emerse del pianeta, abbiamo rimescolato una tale quantità di forme di vita selvatiche che il risultato è stato una omogeneizzazione della biologia del mondo. Inoltre, con tutte le nostre attività stiamo sterminando un numero così elevato di specie che, di qui a breve, l’impatto sulla biodiversità potrebbe essere paragonabile all’estinzione avvenuta alla fine del Cretaceo. Tanto per capirci, quella che coinvolse anche i dinosauri. Se questo non vi sembra abbastanza grave, sappiate che, dal punto di vista stratigrafico, questo si leggerà come un netto passaggio da un assemblaggio di specie fossili ad un altro. E, a proposito di fossili, noi stiamo producendo “tracce fossili” ad un livello finora sconosciuto sulla Terra, assimilabili alle impronte di dinosauro o alle tane scavate dai vermi limivori sul fondo del
mare. Basti pensare alle miniere, alle cave a cielo aperto e alle perforazioni effettuate nella crosta terrestre che penetrano per chilometri lasciando cicatrici permanenti. Oppure pensiamo ai centri urbani che si riflettono nel sottosuolo con le fondamenta, i complessi sistemi di tubazioni e le fognature o i sistemi di gallerie per il trasporto sotterraneo. Tutti questi spazi vuoti nel tempo verranno riempiti con sedimenti diversi rimanendo ben distinguibili all’interno degli strati rocciosi. In senso inverso, invece, pensiamo alle discariche che, nel tempo, vanno a costituire vere e proprie colline modificando il paesaggio, l’ambiente e i microclimi. Non meno importante, abbiamo anche alterato, in generale, la percezione dell’ambiente circostante con l’utilizzo della luce artificiale, non solo per noi stessi ma anche per una buona parte del mondo animale e vegetale. Insomma, un cambiamento alquanto profondo nelle strutture della biosfera, della litosfera e dell’atmosfera del pianeta e, purtroppo per noi, dalle conseguenze tanto incalcolabili quanto imprevedibili. Alcuni studiosi paragonano questo nuovo assetto a quello che si ebbe intorno ai 2 miliardi di anni fa con il passaggio da un’atmosfera riducente, cioè priva di ossigeno, ad una con ossigeno libero in costante aumento. Responsabili di questa “crisi” furono, all’epoca, gli organismi fotosintetici, probabilmente alghe azzurre, che iniziarono a produrre ossigeno come gas di scarto, lo stesso gas che oggi noi respiriamo. Questa grande trasformazione della biosfera ebbe come risultato lo sterminio di un gran numero di organismi “inefficienti” che non potevano resistere all’ossigeno libero. La differenza con quanto accade oggi è che i primi organismi fotosintetici produttori di ossigeno erano già immuni agli effetti letali del nuovo gas venefico, ma la stessa cosa non si può dire di noi con i gas serra. Meditate gente, meditate. Certo, questo nostro essere preda di umori di tipo distruttivo non promette niente di buono. L’antico esempio dovrebbe indurre l’unico animale autocosciente che l’evoluzione ha prodotto ad utilizzare diversamente quel cervello così potenzialmente dotato, piuttosto che continuare a dare spazio alla gara di stupidità che attualmente ci vede protagonisti all’inseguimento ed alla conquista dell’assolutamente inutile. In caso contrario, saremo stati artefici della nostra autodistruzione pur conservando un posto d’onore in qualche strato geologico collocato sopra a quelli contenenti ossa fossilizzate di dinosauri. Un successo veramente straordinario!
Villa Sabrina: Residenza Protetta convenzionata a Terni. Immersa nella verdeggiante e silenziosa campagna umbra sorge la Residenza Protetta Villa Sabrina, regolarmente autorizzata dalla Regione Umbria e convenzionata con la USL di Terni, di Perugia e con la Regione Lazio . In un ambiente accogliente e confortevole tutto il personale dedica tempo e risorse ad aiutare l’Ospite non autosufficiente a combattere la solitudine e l’isolamento, nonchè il disagio che alcune limitazioni psicofisiche, dovute all’età avanzata o a malattie, possono creare nella gestione della vita quotidiana.
Gli Ospiti sono in genere persone che hanno bisogno di assistenza ed aiuto nella cura di sé e nelle attività quotidiane. La struttura eroga prestazioni sanitarie, attività di animazione, terapie occupazionali, terapie riabilitative e non farmacologiche utili al mantenimento o al recupero delle proprie abilità motorie e/o delle proprie facoltà mentali. Dotata di 24 posti letto , Villa Sabrina propone anche soggiorni temporanei sia per ricoveri di sollievo che riabilitativo o post chirurgico.
Struttura d’eccellenza per le persone affette da forme di demenza ed Alzheimer. Villa Sabrina si caratterizza per l’eccellenza dei propri servizi e nel tempo la struttura si è specializzata nel ricovero e nell’assistenza di persone non autosufficienti anche affette da Parkinson, demenze e/o dalla malattia di Alzheimer. Sono stati progettati diversi approcci terapeutici tra cui
l’Orto ed il giardino Alzheimer con un camminamento semicircolare a deciso carattere multisensoriale per la presenza di fontane, forme, colori e punti di sosta che contribuiscono a creare la bellezza, la particolarità visiva e soprattutto la sicurezza del camminamento in ogni parte del giardino.
www.villasabrina.eu
La Politica, l’Antipolitica, la crisi della Società Avv. Paolo Crescimbeni
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roviamo a parlare di politica senza tuttavia “fare” politica. È tassativo: La Pagina non “fa” politica nel senso che non ha appartenenze di sorta in quanto rivendica orgogliosamente la propria autonomia. Non è dunque interessata alla partitica o politica di parte. Tuttavia, in tempi di crisi della politica, intesa questa nel senso tradizionale, la gente si pone ogni giorno delle domande, una volta neppure immaginabili: ma cos’è la politica? A cosa serve? L’antipolitica è anche essa politica? Ma della politica, tanto screditata nella sua immagine tradizionale, si può fare a meno? E perché è entrata in crisi? Domande solo apparentemente ingenue ma che tali in realtà non sono ed alle quali si può provare a dare delle pur sintetiche risposte… senza far politica! In breve: la buona politica è l’impegno civile
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di tutti noi cittadini, alcuni dei quali vengono scelti come rappresentanti delle comunità alle quali appartengono e il loro impegno è dunque maggiore, come maggiori sono le responsabilità. Non si può fare a meno della politica perché verremmo governati solo dalla burocrazia che, per quanto buona, non garantirebbe crescita, innovazione, competitività. La politica tradizionale è entrata in crisi, a mio avviso, per eccesso di individualismo, da qui la frammentazione continua dettata da interessi particolari, da qui il relativismo etico e la corruzione a tutti i livelli (peraltro sempre esistita sin dalla antica Roma). Oggi nessuno si riconosce più in qualcosa di superiore, in un’idea, un principio, un obiettivo alto che sovrasti gli interessi dei singoli o dei gruppi, foss’anche un sogno, una visione. Destra, sinistra, centro subiscono continue frammentazioni, momentanee riaggregazioni e poi nuove suddivisioni, alimentate dal desiderio di realizzare obiettivi di gruppo… sempre tuttavia proclamando obiettivi unitari, proclami utili a captare consensi da Acchiappacitrulli (n.d.r. il paese dove Pinocchio fu derubato dal gatto e la volpe). Appartenenza, senso di comunità, solidarietà sono oramai solo esercitazioni
dialettiche, in realtà si fa solo ciò che conviene, ci si sposta da un’area all’altra solo per immediata convenienza e, se l’area idonea non c’è, se ne crea una all’istante. È il trionfo dell’io sul noi che dovrebbe invece essere il soggetto della buona politica che seguito a chiamare impegno civile. Nessuna idea accomunante… la ragion di Stato, l’amor patrio, l’interesse nazionale, la legalità, l’ordine…; tutt’al più la sicurezza, la stabilità, la crescita, simulacri di fattori solo in apparenza aggreganti ma che in realtà, da soli, tali non sono. La politica era, è e sarà passione civile, amore per la comunità alla quale si appartiene, visione di utopie concrete, studio continuo ed appassionato dei problemi della società e ricerca di soluzioni ragionevoli per migliorare la condizione di tutti. Se l’unico dio, l’unico valore non negoziabile è l’interesse dell’individuo, la società è destinata a recedere a livelli barbarici. E non ci sarà antipolitica capace di invertire questo declino il cui antidoto non è ancora a portata di mano. La nostra società reggerà solo se si andrà verso un modello olivettiano di comunità (ndr Adriano Olivetti) il cui pensiero forte era quello della responsabilità sociale che deve riguardare tutti, soggetti singoli e collettivi, pubblici e privati. Questa è la strada, questo l’obiettivo.
Bocce
Uno Sport per tutti
I
l recente incarico di Vice Presidente Nazionale della federazione delle bocce raggiunto dall’amico Moreno Rosati mi induce a parlare con maggiore soddisfazione di questo antico e popolare sport, consentendomi di congratularmi ed augurare a Moreno un buon lavoro. Questo articolo è frutto delle informazioni che lui stesso mi ha fornito, data la sua lunga militanza dirigenziale e di praticante. Sfido chiunque a dire che non ha mai giocato, o visto, una partita di bocce. Questo gioco ha accompagnato la crescita e lo sviluppo di un intero Paese, nella sua trasformazione sociale da civiltà contadina ad una industrializzazione diffusa. In questi mutamenti il campo da bocce ha mantenuto, nel tempo, il sapore fragrante dell’amicizia, esprimendo essenzialmente la voglia di stare insieme. Vi è un profondo senso di comunità ed identità nelle bocce. Le prime testimonianze storiche risalgono al 7000 a.C. con il ritrovamento, nella città neolitica di Catal Huyuk in Turchia, di alcune sfere in pietra. Oggetti simili, ma più finemente lavorati, furono rinvenuti anche in Egitto. I Greci ed i Romani giocavano a bocce. Il medico greco Ippocrate (460-377 a.C.) ne parla ampiamente, ritenendola un’attività salutare. I Romani adottarono per primi delle sfere di legno. Per Publio Ovidio Nasone era il divertimento preferito durante l’esilio sul Mar Nero. Vi si dilettarono l’imperatore Augusto (usava bocce di radica d’ulivo), Ponzio Pilato ed anche Claudio Galeno. Nei primi del Novecento il gioco diventa assai popolare, sviluppandosi principalmente nei pressi delle osterie, le cosidette ”bettole” e nei dopolavori aziendali. In virtù di ciò assunse la connotazione di gioco per “anziani”, nel binomio classico di bocce e bicchiere di vino. Una convinzione ingenerosa che ancora rimane nell’immaginario collettivo, difficile da sradicare. A Terni dal 1925 inizia la vera attività sportiva per le bocce. I pionieri di questo sport furono i lavoratori delle fabbriche che lo praticavano presso i bocciodromi aziendali. Il primo titolo di Campione d’Italia arriva nel 1938 con Zairo Paganelli a Torino nel singolo di 2^ categoria. Sarà il primo di una lunghissima ed interminabile serie. All’indomani del secondo conflitto mondiale, le bocce tornarono a girare nella città di Terni. Italo Milardi e Biagio Ascani (coppia di “A”) a Bologna nel 1947 si fregiano del tricolore. Nel 1948 si affaccia al boccismo nazionale Giovanni Zamparini. In poco tempo diventerà una stella sportiva di prima grandezza vincendo ben otto titoli di Campione d’Italia sia nel singolo, che in formazione con altri importanti campioni ternani. Ricordiamo tra questi Luciano Scimmi (grande bocciatore).
Roberto Castrini
Gli anni cinquanta lanciano Terni ai vertici nazionali delle bocce grazie ai successi di Mario Chiari, Zairo Paganelli, Quinto Zamparini (papà di Giovanni), Classio Cestari, Annibale Angelozzi, Emilio Astolfi, Goffredo Lo Storto, Angelo Battistelli, Amleto Milardi e Persichetti (solo per citarne alcuni). Nel 1958 a Treviso arrivano due titoli italiani: Giovanni Zamparini e Raniero Bevilacqua (coppia di “A”), Flaviano Agostini (detto Zazà) nell’individuale di categoria “B”. Nel 1968 a Treviso nella stessa categoria “B” specialità di coppia, si laureano campioni d’Italia i giovani Adalberto Paolantoni e Alberto Serafini. Ancora successi negli anni sessanta e settanta: Zamparini e Scimmi arrivano a vestire la maglia della nazionale. Nel 1977 la terna del comitato di Terni, composta da Fulvio Agostini, Corrado Papa e Emanuele Manuali vince il titolo di categoria “C” a Salerno. Nel 1980 a Cagliari si registra l’ultimo successo in categoria “A” per una formazione ternana, Giovanni Zamparini e Luciano Scimmi vestono il tricolore. Per la precisione nel 2013 un altro ternano, Roberto Castrini vincerà il titolo di campione italiano di individuale di “A”, gareggiando per la società perugina S. Angelo Montegrillo. Questi successi sviluppano ulteriormente le bocce ternane con la nascita di rinnovati bocciodromi: la Polisportiva Boccaporco, la Bosco-Prampolini, la Cinquefonti di Amelia, Acquasparta, la Narnese e la ex Elettrocarbonium. I nuovi impianti favoriranno la conoscenza e l’interesse dei giovani, garantendo così il necessario ricambio generazionale. Si apre quindi una nuova fase che porterà successi importanti anche nel settore giovanile. Di questo vivaio spiccano Giorgio Moriconi e Carlo Valecchi per molti anni protagonisti sulla scena regionale e nazionale. Nel 1991 a Firenze gli under 18 Luca Pernazza, Roberto Monti e Luca Serangeli vincono il primo titolo di
Campioni d’Italia nel settore giovanile. Dopo due anni il titolo sarà bissato nella categoria under 15 a Modena dagli amerini Mirko Piciucchi, Simone Serangeli e Alessandro Paolocci, seguiti dal tecnico Moreno Rosati. Occorrerà aspettare il 2006 per fregiarci di un nuovo titolo negli over 60 categoria “D” a Bergamo con il ternano Mario Rocchetti. Nel 2007 a Brescia arriva il titolo di campioni italiani nella coppia di “B” con Roberto Monti e Alessandro Paolocci. La prima (ed unica ad oggi) società bocciofila ternana a laurearsi campione d’Italia a squadre è la Polisportiva Boccaporco. A Napoli nel 2006 vince nella 4^ categoria. Per gli over 60 nel 2010 a Frosinone arriva il titolo nella individuale “C” con l’atleta Benito Antonini. La bocciofila San Gemini chiude questo magnifico palmares con i titoli italiani in due specialità: a Brescia 2015 nella coppia di categoria “D” con Michele Froscianti e Andrea Bacci e nel 2016 a Roma con Mario Fiordi e Luciano Poggiano nella coppia di “B” degli over 60. Risultati importanti che attestano il buon lavoro svolto in questi anni, di cui andiamo giustamente orgogliosi. Le bocce uno sport “popolare” come noi! DIRIGENTI TERNANI Incarichi Nazionali Mario Chiari – Consigliere dal 1952 al 1956 Moreno Rosati – Vice Presidente Vicario dal 2017 Incarichi Regionali Rodolfo Fancelli – Delegato dal 1945 al 1948 Paolo Scorzoni – Vice Presidente dal 1972 al 1988 Carlo Burocchi – Vice Presidente dal 1996 al 2017 Moreno Rosati - Presidente dal 2000 al 2017 Incarichi Provinciali Alfiero Antinucci – Delegato dal 1945 al 1948 Mario Chiari – Delegato dal 1949 al 1956 Rocco Rotundo – Delegato dal 1957 al 1969 Pasquale Pannunzi – Delegato dal 1970 al 1972 Franco Angeletti – Presidente dal 1973 al 1988 Moreno Rosati – Presidente dal 1989 al 1999 Oliviero Ubaldi – Presidente dal 2000 al 2002 Francesco Pettorossi – Presidente dal 2003 al 2017 MANIFESTAZIONI FEDERALI ORGANIZZATE A TERNI Nel 1998 Campionato Italiano individuale di categoria “D” Nel 2002 Campionato Europeo a squadre Nel 2006 Campionato Italiano over 60 a San Gemini per categorie A-B-C-D Nel 2007 Campionati Italiani Giovanili Nel 2012 Campionati Italiani over 60 per categorie A-B-C-D
Stefano Lupi Delegato Coni Terni
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Mi manca il certificato di agibilità!
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uando acquistate una casa accertatevi che vi sia il certificato di agibilità; la cosa può sembrare scontata, ma, ahimè, così non è; e dalla mancanza di tale certificato possono derivare notevoli problematiche allorché si decida di rivendere l’immobile acquistato! Il certificato di agibilità, ai sensi dell’art. 24 comma 1 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (T.U. edilizia), viene rilasciato dal Comune ed ha la funzione di certificare la «sussistenza delle condizioni di sicurezza, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi istallati» attestando la sussistenza di determinati standards igienico-sanitari e di sicurezza. Ai sensi del citato Testo Unico, il certificato di agibilità deve essere richiesto solo per: a) le nuove costruzioni; b) le ricostruzioni o sopraelevazioni, totali o parziali; c) gli interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di igiene e sicurezza. A partire pertanto dall’entrata in vigore del T.U. il certificato di agibilità deve essere richiesto solo per i nuovi edifici, ossia quelli costruiti successivamente al 30/06/2003, o per quelli già esistenti per i quali siano stati eseguiti certi tipi di interventi. Nessuna norma però disciplina le conseguenze di un acquisto in assenza del certificato di agibilità. In questo contesto, come sempre accade, in casi di lacuna normativa, è la giurisprudenza a colmare il vuoto. In una recente sentenza, la n. 24386 del 8
febbraio 2016, la Corte di Cassazione ha precisato che la vendita di un immobile privo di certificato di agibilità configura una vendita di cosa in parte o del tutto diversa da quella dedotta in contratto. In tale circostanza, l’acquirente potrebbe legittimamente domandare la risoluzione del contratto, ovvero lo scioglimento del contratto, o l’adempimento dello stesso qualora abbia interesse all’acquisto, ferma restando, sempre e comunque, la possibilità di chiedere il risarcimento dei danni. La principale operazione da effettuare in caso di mancanza del certificato è quella di capire se manca solo il certificato di agibilità, oppure l’agibilità stessa. Si tratta, com’è evidente, di due questioni profondamente diverse; nella prima, solo formale, la mancanza del certificato non comporta necessariamente l’assenza di agibilità che può esserci nonostante la mancanza di attestazione, e ciò per aspetti burocratici o per semplice dimenticanza del proprietario. Nella seconda ipotesi la mancanza attiene a questioni sostanziali, ed ha conseguenze
Avv. Marta Petrocchi
ben maggiori. È necessario pertanto capire se l’immobile possiede le caratteristiche per ottenere la dichiarazione di agibilità, ma, per qualche motivo, non l’abbia ancora ottenuta, oppure non vi siano i requisiti. In quest’ultimo caso, l’irregolarità non è sanabile, ed è bene non acquistare; nel primo caso, invece, è possibile, anche in un momento successivo alla stipula del contratto ottenere l’agibilità dell’immobile che ne abbia i requisiti senza conseguenze pregiudizievoli per l’acquirente. La consegna o meno del certificato di agibilità è questione che va compresa e affrontata sin dall’inizio, ossia sin dalla contrattazione del contratto preliminare, e ciò al fine di evitare controversie al momento del rogito che spesso vengono abbandonate per timore soprattutto quanto, contestualmente all’acquisto, si stipula un atto di mutuo, salvo poi dovere fare i conti con la questione irrisolta a distanza di tempo quando si decide di vendere l’immobile! Buona Lettura del codice civile!
Bbolgia - tassesca Paolo Casali
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L’andru ggiornu stevo a ccasa de ‘n amicu mia a ‘spetta’ d’aggustamme la partita de l’Italia ‘n tilivisione... pe’ spiritu patriotticu t’ho srotolatu la bbandiera bbianca roscia e vverde che mm’ero portatu pe’ ll’occasione e mme so' mmissu a sventolàlla... subbitu issu me fa’... Nnisconni ‘llu vissillu sinnò ce fanno paga' la tassa su la pubblicità e ppo' pe’ ffurtuna che ‘n ce sta lo sole sinnò anche quella su ll’ombra... senza conta’ che, co’ ‘lli fettoni che parono ddu’ canestre, te sì mmissu su li scalini de casa mia e cco' la punta 'rrivi là la strada... 'na vòrda ‘n piazza ce pagavi lu dazziu pe’ ‘ccupamentu de solu pubblicu! ... Aho... ‘ste tasse se murtiplicano come li pani e li pesci... mesà ch'artiro ‘sta bbandiera... io so’ ddisoccupatu! ... Bbravu dillo forte... ccucì te tocca paga’ pure la
tassa su la disoccupazione! ... E io faccio ricorsu! ... Ma no’ lo sai che cciàvemo pure quella su le repliche?... E mmo’ daje ‘na piantata che mme fai sta’ a ccoa ritta... penzamo ‘n bo’ a la partita!... Speramo de vince ccucì famo bbaldoria! ... Ma che ssì ppaciu... festa privata su llogu pubblicu! ... Me cce vène da piagnìcce!... E ppe’ ‘n pagalle che ttocca fa’... sulu murì!?... Mancu pe’ ssognu... e qquella su lu mortu ‘n ce la mitti ‘n cuntu?... Aho... ‘llora prima che cce fanno rimponne ‘nche l’aria che respiramo vedemoce ‘sta partita... daje... damme ‘n euro... testa vincemo... croce...? E ssì ffregatu... se tt’arcascono ggiù ddu' centesimi è ggrassu che ccola!
L'Orto di Achille Vittorio Grechi
A
chille era nato nel 1875 come figlio di contadini non proprietari. Povero com’era, aveva lavorato sempre nei campi degli altri e vissuto nelle case degli altri. Si era sposato, aveva avuto dei figli, tre maschi e una femmina, e con tanta fatica era riuscito ad allevarli con l’aiuto indispensabile della docile moglie e a farli studiare fino alle scuole dell’obbligo. Da vecchio, coltivava un fazzoletto di orticello, abbinato al monolocale in affitto, dal quale ricavava sapientemente più del necessario per la sopravvivenza sua e della moglie. Per non consumare le scarpe si era fabbricato un paio di ciocchi in legno di pioppo, leggeri e duri, adatti sia per vangare che per qualsiasi altra attività orticola. Era un tipo metodico. L’orto era distante una quarantina di passi dalla casa e lui li percorreva come se dovesse andare di fretta chissà dove. Apriva il cancelletto d’accesso al piccolo appezzamento di terreno, poi spalancava la porticina di un bugigattolo di quasi un metro quadrato, fatto con tavolette di legno inchiodate e una lamiera per tetto. Al centro di questa mini stanza c’era una sgangherata seggiolina ove si sedeva per togliersi le scarpe e infilare i ciocchi, dopo aver avvolto le estremità nelle pezze da piedi di lana per evitare vesciche e abrasioni provocate dal legno. Nell’autunno precedente aveva preso la zucca che aveva lasciato crescere a volontà fino a maturazione, l’aveva aperta, aveva tolto il groviglio di semi al suo interno, li aveva lavati separandoli ad uno ad uno dai filamenti, poi li aveva stesi su un foglio di carta paglia per farli asciugare al sole. Una volta asciutti, li aveva staccati dalla carta con la lama di un coltello e li aveva riposti nel piccolo barattolo di latta delle Pastiglie Valda. Poi aveva scritto con mano tremante, non adusa a penne e matite – aveva frequentato solo la scuola dell’obbligo del periodo, cioè la seconda elementare - la parola ZUCCE su un pezzetto di carta. Con un pizzico di farina e qualche goccia d’acqua aveva preparato una colla casalinga con la quale aveva attaccato la scritta sul coperchio del contenitore. Altrettanta cura aveva messo nel selezionare i semi dei pomodori maturi, dell’insalata, del prezzemolo, del basilico e della bieta. A parte, su barattoli più grandi, conservava i semi dei fagioli, dei piselli e delle fave, con tanto di etichette scritte: nel primo caso ci si riferiva ai FACIOLI, mentre nel secondo c’era scritto BISELLI. Aveva anche tagliato molte canne, le aveva ripulite dalle foglie e le aveva messe a seccare al coperto. Servivano per sostenere le piante dei pomodori, dei piselli, dei fagioli, dei cetrioli e anche delle
melanzane. Ogni anno bisognava sostituire una grossa parte di quelle vecchie perché, a forza di annaffiare, marcivano. Calzati i ciocchi iniziava a spargere il letame di cavallo che un vicino gentilmente gli permetteva di usare, ottenendone in cambio un assaggio dei prodotti dell’orto. La terra era così sciolta e friabile che a vederlo vangare sembrava non facesse fatica. Dopo qualche giorno per far asciugare e riposare il terreno, iniziava a fare i solchi con una perizia degna di un geometra. Il giusto spazio per fave, cipolle, agli, patate e verdure varie e un lungo solco accanto alla strada per i fagioli rampicanti e per i piselli, cosicché la loro ombra fosse proiettata dove non faceva danno. Man mano che una coltura veniva raccolta, il terreno veniva subito cosparso di nuovo col letame, dissodato e seminato con quello che andava piantato secondo la stagione. Per l’irrigazione non c’era problema: tutta la zona era percorsa da canali con acqua freschissima, chiamati in gergo le forme, dove ognuno metteva a rinfrescare un bel bottiglione di vino, legato al collo con un fil di ferro. Ogni forma aveva tante derivazioni in modo da poter irrigare tutti gli orti che si susseguivano, uno accanto all’altro, e sembravano non finire mai. Era uno spettacolo di colori che allietavano la vista e anche il palato. Adesso riuscire a vedere un orticello nelle medesime zone periferiche della nostra città è un’impresa disperata. Sarà perché l’orto vuole l’uomo morto, come recita un vecchio detto, che questa sana abitudine — sana per il fisico e altrettanto per la psiche — è coltivata da un esiguo numero di appassionati? Infatti la presenza continua, giornaliera dell’ortolano era ed è indispensabile per controllare la giusta quantità di acqua e lo stato di salute dell’orto nel suo complesso. In quel tempo bisognava schiacciare con le dita gli afidi,
le cimici verdi dette puzzaiole e ogni altro insetto nocivo, irrorare i pomodori, dopo aver tolto loro le femminelle, col solfato di rame, individuare le talpe e cercare di farle fuori a colpi di bastone. Allora c’erano molti bambini - ora non più - tra i quali anche i nipoti di Achille, che giocavano nel grande spiazzo dominato da un enorme albero di gelso. Non c’era ancora la Tv e tra un gioco e l’altro tutti sbirciavano incuriositi quel vecchio che passava intere giornate a trafficare nel verde. Allora Achille, sia per riposarsi, sia per intrattenere i piccoli ospiti, si metteva a raccontare loro di quando era stato in America e di come contavano gli americani. Uannne, du, tri… E tutti a ripetere maccheronicamente questa numerazione strana. Poi lui passava al pezzo forte: “L’americani so mezzi matti: sapete come chiamano ‘e ppotti (i ragazzini)? Ve chiamano boi. Da noi li boi (i buoi) so’ quilli co’ le corna!” E allora giù risate e sberleffi a non finire.
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Dislessia e dintorni
Che cos’è la dislessia? Un disturbo specifico di apprendimento che impedisce di leggere in modo fluente senza fare errori e di scrivere in modo corretto. A questi sintomi sono associate tante altre piccole difficoltà che rendono penosa la vita scolastica. Come informarsi per saperne di più? Possiamo affidarci a internet, oppure leggere testi pubblicati dalle case specialistiche poiché esiste, da qualche tempo una vasta pubblicistica sull’argomento. Il punto, però, è proprio questo: cosa leggere, come scegliere l’informazione corretta, come non cadere preda dello sconforto o dell’ansia che sempre ci accompagna quando parliamo dei nostri figli e del loro futuro scolastico?
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ono una professionista che lavora da vent’anni con bambini che soffrono in qualche modo per la scuola e incontro genitori che si misurano ogni giorno con il problema dell’apprendimento e so anche cosa significhi dover affrontare questi temi con persone spaventate dalle conseguenze dell’insuccesso scolastico. La Dislessia fa parte dei Disturbi Evolutivi Specifici dell’Apprendimento. Specifici perché interessano un dominio specifico di abilità, mentre il resto del funzionamento cognitivo è integro, si tratta cioè di bambini intelligenti e capaci di apprendere. Sono difficoltà nell’automazione dei processi di base della lettura, scrittura e calcolo. Vuol dire, in termini semplici, che un bambino apprende a leggere, scrivere e calcolare in modo lento e continua a farlo così per un tempo molto lungo se non per sempre, se il disturbo si presenta in modo grave. Sono codificati, attualmente, il disturbo specifico della lettura -dislessia-, il disturbo specifico della scrittura, intesa come competenza ortografica -disortografia-, il disturbo della scrittura come competenza grafo-motoria -disgrafiae il disturbo specifico del calcolo –discalculia. In alcuni casi sono presenti contemporaneamente, in altri no. Il primo passo per aiutare un bambino è di informarsi, il secondo di “osservare”. I genitori e gli insegnanti sono le persone che per primi possono segnalare il problema; la diagnosi compete al clinico, ma la pratica professionale mi ha insegnato che sia i genitori, sia gli insegnanti, possono tempestivamente aiutare il bambino, superando il comprensibile timore nell’esprimere un dubbio. Già nella scuola dell’infanzia è possibile notare alcune difficoltà; se abbiamo avuto un bambino che ha presentato un ritardo nello sviluppo del linguaggio, questo può essere già un dato significativo. Se un genitore ricorda un suo trascorso scolastico problematico, con difficoltà nella lettura, anche questo è un dato da tenere presente poiché i disturbi specifici sono ereditari. Esistono in rete dei siti sicuri, dove reperire informazioni corrette. Nel sito internet dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù c’è una sezione di facile lettura dedicata proprio ai disturbi dell’apprendimento e poi ci sono i siti
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delle associazioni. Il sito dell’AID (associazione italiana dislessia) ha inserito un semplice manuale per i genitori e uno per gli insegnanti proprio per una prima informazione. Esiste inoltre proprio a Terni un’associazione territoriale l’APAV (Associazione Parole che Volano) che da oltre otto anni fa informazione sul territorio. Ne sono socio fondatore e in questi anni anche grazie al nostro piccolo aiuto tante cose sono cambiate. L’associazione è nata proprio dalla volontà dei genitori dei bambini dislessici e dei professionisti come me che avevano voglia di contribuire in modo volontario per la diffusione di una corretta informazione e soprattutto, progetto certo ambizioso, di favorire un cambiamento culturale e proponendo modalità didattiche differenti, capaci di permettere al bambino dislessico un apprendimento sereno. Nel tempo ho visto dei cambiamenti significativi nei genitori e negli insegnanti, ma ancora non è sufficiente, c’è tanto da fare perché non basta una diagnosi, questa è il primo passo, poi c’è tutto il resto ed è un lavoro lungo e complesso perché si tratta di bambini e si parla anche dei nostri pregiudizi duri a morire. L’APAV con i pochi mezzi a disposizione, ma grazie anche e soprattutto all’impegno del Comune ha potuto avviare una serie di servizi. Il progetto “Leggere senza leggere” stilato in intesa con l’Istituzione è divenuto un servizio del Comune ed ha sede in Corso Tacito 146. In questa sede è in funzione uno sportello di consulenza aperto a genitori, insegnanti e a tutte le persone interessate all’argomento. Il nome di quest’associazione è un nome “poetico” e mi piace ricordare come sia nato: sedevamo intorno a un tavolo, pieni d’idee e di timori e stavamo decidendo il nome della nostra associazione; un bambino dislessico, mentre disegnava aerei e mongolfiere disse “volano”, che cosa volano? “le parole” e si riferiva alla percezione che i bambini dislessici hanno rispetto al testo scritto: un senso di “movimento” delle lettere. Non c’era nome migliore per l’associazione e così è stato. Fiorella Listanti - Pedagogista Vice presidente A.PA.V.
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TERNI È BELLA, MA È RIDOTTA UNO SCHIFO
Paolo Benincasa
P
arto da un precedente editoriale di Loretta Santini, “Terni è bella”, per fare alcune considerazioni che non posso più tenermi dentro. Terni è bella? Cerco di essere obiettivo: Terni … ”è un tipo”, può fare colpo se ha cura di sé, può essere inguardabile se è sciatta. Sono un ternano DOC, innamorato, fanatico direi, della mia città. Lavoro a Perugia e da sempre parlo ai miei colleghi, quasi tutti perugini, della bellezza di Terni. Ho invitato a Terni, negli anni, tanti e tanti amici e colleghi di altre città, a toccare con mano quanto la nostra fosse vivibile e a dimensione di famiglia. Rimanevano tutti stupiti, non l’avrebbero mai detto. Fermo l’immagine a 20 o anche 10 anni fa. Un centro compatto, abitato da ternani, non impersonale come quello di altre città dove il centro è solo per i turisti, un piano regolatore razionale che, a causa della distruzione bellica, ha potuto prevedere edifici nuovi e ospitali, strade larghe, marciapiedi larghi, negozi dappertutto, non centri commerciali dislocati in zone raggiungibili solo con l’auto. Una città con uffici, servizi, negozi, giardini, passeggio al centro. Dove uno scende di casa a piedi con il passeggino, o in bici con i seggiolini sulla bicicletta e può fare tutto quello che deve o vuole, sentendosi “un signore”, cioè a casa sua. Dove uno può uscire di sera o vedere uscire le proprie figlie e tornare di notte a piedi con ragionevole fiducia che non gli accadrà niente. Può uscire di casa e farsi un po’ di jogging per il centro, raggiunge la Passeggiata e fa quattro esercizi sugli attrezzi predisposti lì, va in piscina scoperta al centro, non ha piste ciclabili ma tutto il centro è una pista ciclabile. Fa un giro di
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mattina e si sente felice e fortunato di vivere a Terni, una città a dimensione d’uomo, gente tranquilla, poche opportunità di lavoro è vero, ma comunque una città da vivere, tanto che è disposto a sacrificarsi tutti i giorni per andare a lavoro a Roma o a Perugia, pur di tornare la sera a fare quattro passi in centro con la propria famiglia o con gli amici. Questa è la Terni bella che io ricordo. Questa è la maggiore bellezza di Terni. Sto ancora parlando del fermo immagine di 15-20 anni fa. Non sono un cultore di aspetti storici o artistici, penso, forse sbagliando, che Terni non sia competitiva per attrattività rispetto ad altre città limitrofe (rivaluto ora dai servizi su La Pagina che invece è notevole anche per questi aspetti), ma in ogni caso, da persona comune, da ternano come tanti, ritengo che Terni sia bella soprattutto per la sua vivibilità. Ne sono fiero, ripeto, fanatico, convinto che sia la giusta dimensione di città. Non troppo grande da essere caotica o insicura, non troppo piccola da mancare di servizi essenziali o da essere monotona. E comunque ha il vantaggio di avere Roma o Perugia a un’ora di distanza. Questa è stata la forza di Terni, che l’ha fatta scegliere a tanti miei coetanei come posto per stabilirsi. Mi sveglio stamattina, 2 aprile 2017 (ma sono anni ormai che ho gli occhi aperti). Vado, come faccio di solito la domenica mattina, a fare due ore di cammino insieme a mia moglie, per rimediare ad una settimana di vita sedentaria. Parto da sotto casa, costeggio i giardini lungo il Serra fino alla confluenza col Nera e continuo per i giardini del Lungonera, poi passo per il complesso sorto nell’area del vecchio ospedale, arrivo a Via Aleardi per fare il bel percorso “rinnovato” lungo il Nera fino al ponte della ferrovia; torno indietro, passo per la Passeggiata e poi per via Roma, ancora in giro a zonzo per poi tornare ai giardini sotto casa. Prova a farlo anche tu, ma dico davvero, fatti un giro, cammina e osserva! In tutto il percorso vedo i residui della “vita” del sabato sera mischiati in mezzo o, peggio, stratificati sopra ai residui di giorni, settimane, mesi, di cartacce, bottiglie
intere o vetri rotti, pacchetti di sigarette, abiti e scarpe, buste e bottiglie di plastica, merde di cani, lattine, pezzi di lamiera, immondizie di ogni genere. Vedo panchine rotte, muri imbrattati, cestini dei rifiuti divelti e schiacciati montandoci sopra coi piedi. Per adesso può bastare, la prossima volta, semmai, parlo di altre brutture che non posso non notare o percepire: il mercato vecchio lasciato lì a far morire l’intera piazza, i restauri non finiti, le buche sull’asfalto e sui marciapiedi, la scarsa manutenzione del verde, l’aria inquinata, ecc. Torno a parlare delle sporcizie. Penso, schifato, che la differenza tra un ternano che si sentiva fiero e uno che si sente schifato (o sficato!) a vivere in questa città (parlo sempre di me) sta in buona parte qui, nella realtà che vede camminando, che è soprattutto il risultato del comportamento sempre più incivile dei propri concittadini. Parlo per prima cosa dei giovani, prima di tutto dei ternani nati da famiglie ternane, e poi degli altri. I primi
non hanno attenuanti. Basta con questo schifo! Se riduciamo la città uno schifo, poi vorremo andarcene dicendo che Terni fa schifo. Siamo in una città, Terni, di una nazione, l’Italia, di una comunità più grande, l’Europa, dove i cittadini si sentono fortunati di vivere perché c’è l’idea, democratica e sociale, che i servizi spettano a tutti e che si può essere ricchi dei beni comuni. Non serve un parco privato, se quello pubblico è ben tenuto e accessibile a tutti. Non serve una villa esclusiva (fateci caso quanto è antipatico questo aggettivo, “esclusivo”, tanto in uso oggi) se c’è una piazza per condividere in tranquillità. Indignatevi ragazzi! Indignamoci tutti, quando vediamo degli imbecilli sporcare, danneggiare beni comuni. Se un bene è pubblico non significa che non è mio (ergo, chi se ne frega), significa che è di tutti, quindi anche mio, e ho il diritto di goderne, e ho il dovere di lasciarlo godere agli altri. Andate all’estero, in centro e nord Europa, o anche nella vicina Spagna, e guardate la differenza. Puoi metterti seduto in un qualsiasi fazzoletto di prato a
bordo strada e sentirti al pulito, da potertici sdraiare, non dico per dire. Prova a farlo qui se ne hai il coraggio. Rispetto delle regole, rispetto delle cose, rispetto delle persone (e condanna ferma, e sanzioni certe, per quelli che non rispettano). Soprattutto, rispetto di se stessi. Quello che oggi manca agli italiani, quello che manca a noi Ternani. Terni era bella, Terni sarebbe ancora bella, …ma adesso è ridotta uno schifo! Non è solo colpa delle amministrazioni locali, non è solo colpa della crisi, non è solo per le serrande abbassate. Molto dipende da noi. Non sto qui a dire se l’amministrazione pubblica sia corresponsabile o meno dello sfacelo. Dico solo che molto dipende da noi. Da me, da te che stai leggendo. Serve senso civico. Anche non indignarsi è una colpa! Anche non raccogliere una carta lasciata da altri è una colpa! Ma questo è vero se c’è una carta ogni tanto. Se invece diventa un immondezzaio generale, allora ti viene da rinunciarci, lasci perdere e te ne vai via (al nord o all’estero) o ti rifugi nel tuo spazio esclusivo col disgusto o il timore di uscire. Un passo verso la perdita della libertà …e della legalità. Non vi ho detto come è finita la passeggiata di domenica mattina: al ritorno, sono passato per i giardinetti sotto casa, a via Martiri della Libertà. Non c’era nemmeno una cartaccia per terra, tutto pulito, i giochi per bambini tutti funzionanti (anche perché rinnovati dal Comune la primavera scorsa). Infatti, ora, di pomeriggio arrivano in casa le grida gioiose di tanti bambini e ragazzetti che giocano, figli di famiglie normali, italiane e non, che non avendo un attico “esclusivo”, poveracci!, …pensate un po’, si ritrovano ai giardini per giocare con altri bambini, per crescere insieme, come succedeva a me coi miei coetanei, tra 50 e 30 anni fa. E sapete perché il giardino ora è pulito? (fino a marzo 2016 era …indecente!). Perché, dopo i lavori di rifacimento, poche persone di buona volontà, anziani sugli 80 anni per lo più, Maristella Marinelli per dirne una, ci si sono messe di tigna a passare ogni pomeriggio
muniti di pinza telescopica per raccogliere cartacce e bottiglie, anzi, fanno la ronda per cogliere sul fatto quelli con comportamenti irrispettosi dei giardini e redarguirli come si deve. Maristella & Co hanno scelto di non fregarsene di tutto e di tutti, non lo fanno tanto per se stessi, pensano soprattutto a chi avrà vita più lunga, si impegnano perché il giardino, questo bene comune, sia mantenuto bene, perché i bambini, crescendo, abbiano senso del bene comune, perché Terni sia bella da viverci per tutti, nella vita di ogni giorno. Terni, lo so bene, ha bisogno di idee innovative, di piani strategici per uscire dalla crisi, di imprenditorialità, di cultura, di capacità e di spirito di servizio da parte della classe dirigente. Ma qualcosa dipende anche da noi. Facciamo in modo che la città sia dignitosa, attraente per rimanerci a vivere e per stimolare gente per bene a venirci a vivere. Avrà risvolti positivi, anche economici, e non costa niente.
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Andavamo a letto col prete
Filosofare in libertà
D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Accanto al camino c’era il fornello, munito di griglia metallica per sostenere le braci che venivano Proponiamo in agitando questo numero la DELLA FILOSOFIA il canale in lingua 28 e 29 marzo 2017. mantenute roventi un ventaglio fatto con penne per di tacchino. lettura dei saggi da Miriam accanto straniera (inglese). Miriamdi calore Borgia ma, I saggi stati volti in dei italiano dagli Tutti sarebbero stati scritti molto volentieri a queste due fonti datosono l’alto numero Borgia e Francesco Neri, gli studenti ha superato anche la fase regionale stessi autori, per offrirne la lettura a un componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si del Liceo Classico di Terni ammessi e ha partecipato pertanto alla fase pubblico più vasto. poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largo tra i vecchi e i bambini alla fase regionale delle OLIMPIADI nazionale, svoltasi a Roma nei giorni 27, Prof.ssa Marisa D’Ulizia piccoli che presidiavano il focolare. Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava benino, fatta eccezione per i SCACCO ALLA NECESSITÀ piedi e gli stinchi, soggetti agli Ci sarà, unfreddi giorno, un o un poeta ispirato dal profumo siamo intrappolati da quella libertà. Nel contesto sociale moderno, spifferi checantautore venivano della libertà e dalla tenerezza dell’amore che inizierà una delle sue secondo Sygmund Bauman, siamo così liberi da non essere capaci di dalla porta, sia quando si apriva, poesie così: «Vi racconto la storia di Christof e Truman. Christof, il decidere. Inoltre, nelle relazioni umane percepiamo il massimo della perché entrava qualcuno, sia dio; Truman, l’essere umano. Truman, cullato dalle attenzioni di libertà: l’amore è liquido e correre da una relazione all’altra è segno di quando era chiusa, perché le Christof, crebbe felicemente. Tuttavia, una grande scoperta lo fece onnipotenza. Questo disagio, per me, ha il nome di bulimia d’amore. ante non combaciavano bene. ricredere: la felicità non coincide con la libertà e, inconsapevolmente Dunque, la libertà di scegliere è ingannevole, quella di conoscere è Studiare o una fareenorme i compiti in si vive sotto e asfissiante cupola, la cupola della limitata: armati di speranza ed ottimismo, non ci resta che esplorare questo senza finire coie quello fu il momento più l’amore. Esso nasce dal caos, dalla contraddizione, dal movimento divinità.ambiente, Truman conobbe l’amore fulgidogelati, della sua E di fronte ai colpi dell’amore cosa può un incessante degli atomi di Lucrezio e “ex eo nos liberam habemus piedi eravita. possibile solo dio? Christof diceva di non voler ferire stando in ginocchio sulla sedia il suo umano, il suo più caro mentem”, scrive Machiavelli. E nell’amore noi troviamo la salvezza. figlio: “Tu, sotto la mia cupola, sei felice! Non c’è felicità altrove! L’amore è essere sintonizzati sulla stessa traccia; è il suono di due impagliata, onde evitare il braNon c’è altrove!”. Ma Truman era ormai abbagliato dalle promesse foglie che si toccano e danzano insieme sulle melodie della “fides”; ciere sotto il tavolo che spesso di libertà dell’amore: “In caso non dovessimo più rivederci, buon è fiducia reciproca e ci si può affidare a qualcuno soltanto ritenendo faceva venire il mal di testa. pomeriggio, buonasera e buonanotte!”, rispose al suo dio bugiardo». di essere entrambi ugualmente liberi. Ed ecco la via di salvezza: se Per la confusione nonla c’era Sostituendo Truman con natura umana e Christof con il non riesci a raggiungere quella libertà positiva a cui gli uomini hanno rimedio. Tuttisiparlavano a voce essenziale di ogni uomo: sempre aspirato, puoi rifugiarti e riporre le tue speranze nell’amore. determinismo, ottiene la condizione alta nelledi fuggire case dalla contadine, la difficoltà cupola delle proprie scelte e, d’altra Essere parte dell’umanità è un regalo prezioso: la vita è breve, parte, la capacità di creare la propria abituati com’erano nei campi a libertà intorno all’amore. tutto è travolto dal relativismo ma “a luci intermittenti, l’amore si C’è una differenza tra libero arbitrio gridare ordini agli animali da e libertà: il primo indica che è seduto nell’angolo; schivo e distratto esso è stato. Per questa possiamo compiere scelte. Scegliere la conoscenza o rifiutarsi ragione non abbiamo più tollerato la vita”, citando “La grande lavoro. di conoscere; come insegna Amleto, scegliere la vita o fuggirla, bellezza” di Paolo Sorrentino. L’uomo è costantemente alla C’era poi sempre qualche vicino rifugiandosi presso la morte. La libertà, invece, è essere “absoluti” da ricerca di una formula che possa chiarire la propria natura, di oqualsiasi vicinalimitazione: che, dopo cena, siliberi dalle nostre imperfezioni, una soluzione, di “un po’ di possibile”, secondo l’espressione che liberi dalle leggi, aggiungeva già tanti per the rub”, scrive Shakespeare, Guido Marenco assume da Kierkegaard. Devo essere arrogante liberi dalla pauraai della morte. Ma “there’s scambiare quattronon chiacchiere, contribuendo all’aumento dellae cacofonia. Un con momento di quasime silenzio po-per ciò che sto “c’è un problema”: possiamo conoscere una libertà effettiva. devo scusarmi ogni nichilista, inclusa, Chiedo il perdono degli speranzosi, degli ottimisti e persino per dire. La libertà è collisione, scontro, caos, teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passavacontraddizione: deivicino pessimisti pervia queste parole. E se il nichilismo una colpa, fra infatti, siamo soliti chiamare “libera” una nazione in cui è possibile al e così finché era possibile tenere ilè mozzicone le dita. allora sono completamente colpevole. Perché agitarsi per ogni discussione. Ma la collisione è ciò che che dà vita all’amore Il problema del freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Le camere erano così fredde raggiungere la libertà? Tempo, necessità e natura: queste sono le perché l’amore è lo scontro e la fusione di anime; quindi, l’amore al mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo al pensiero di doversi restrizioni. Agli occhi degli déi epicurei, noi siamo come le foglie coincide con la libertà. Inoltre, se libertà significa contraddizione spogliare in un baleno per infilarsi lenzuola gelate, da copertecostituisce e imbottita, poteva anche autunnali che danzano e strepitano nel tra cielolemosse da un vento sovrastate e “la contraddizione il fondo mobile e imprevedibile bloccarsi la digestione. Se però statoemesso il prete nel letto, la prospettiva imprevedibile, che si sfiorano l’unera l’altra improvvisamente, dell’animo umano” (A.diventava Moravia), quasi allora rosea. anche l’umanità è libera. Ilsenza preteneanche non eranotarlo, altro che il nome malizioso di una in legno, usata peresso riscaldare toccano il suolo e restano lì, incastellatura silenziose Perporta-braciere chiunque abbia mai provato amore, è la più sublime forma e immobili. La vita è ormai passata come l’indistinta esplosione d’arte: chi è profondamente innamorato si scopre incapace di il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, di una stella. Eppure, se hai ascoltato attentamente, devi aver distinguere se è l’uomo a creare l’amore o l’amore, sicché sembrava, a letto rifatto, che qualcuno molto grosso fosse ancora a dormire. Appena cenato la moglie al contrario, a colto qualche piccolo rumore: era ilun suono delle nostre scelte. l’uomo. più potente del pensieroquelle della libertà positiva infilava diligentemente nel prete recipiente metallico con scolpire le ultime braciEsso delècamino, scegliendo Siamo condannati a scegliere e alle scelte che facciamo e scegliendo perché sfonda i limiti del determinismo. Tempo, necessità e natura che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione per evitare ci illudiamo di aver finalmente toccato la libertà quando, in realtà, non ci costringono più e due foglie fluttuano nell’aria per un istante incendi, un grande piacere goduto generazioni del dopo guerra. ci siamo era soltanto costretti in una forma,dalle senza possibilità di infinito, finalmente libere. Ora quasi tuttiE’ stiamo al calduccio d’inverno senza a cercare cambiamento. paradossale: più crediamo di essere liberifarci e piùtroppo caso e i grandi piaceri si vannoMiriam Borgia - classe II C Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol.
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Filosofare in Libertà SIAMO LIBERI E NECESSITIAMO DI LEGAMI Noi, gli esseri umani, proviamo un amore spontaneo per la paradossalità di un’esistenza dove la magnificenza è mista alla miseria. Dunque, non dovremmo avere problemi nell’affermare che lo Stato è una sovrastruttura fisiologica. Eppure, la possibilità di dibattere la legittimità di un’autorità legislatrice su chi non è nato per essere governato non rende la speculazione che la teorizza una contraddizione in termini. Se un libero pensatore volesse trovare una definizione migliore, suggerirei quella di discrasia fra ciò che siamo e ciò di cui necessitiamo: noi siamo liberi, necessitiamo di legami. Esiodo, Rousseau e molti altri credevano in un’ancestrale età dell’oro nel cui corso gli uomini avessero raggiunto l’apice della letizia e la giustizia assoluta e, in una simile utopica età, gli uomini erano liberi. In un certo senso, tale regno della felicità corrisponde alla condizione psicologica dell’infanzia: poiché il bambino, detentore della più pura natura umana, corre, parla, pensa, si comporta senza percepire alcuna limitazione, ci è possibile comprendere che la libertà è nel nostro sangue, che essa è il demone socratico che risiede nella nostra anima insieme alla ragione e alla passione. Azione, coscienza, parola, culto e perfino impresa economica: i nostri diritti naturali sono libertà che pretendiamo riconosciute e difese dallo Stato, i cui limiti sono gli unici che accettiamo. Perciò scegliamo di creare una società e siamo spinti a farlo dalla stessa natura che ci rende indipendenti. Come afferma Aristotele, siamo animali sociali e non possiamo evitare la ricerca di interazioni, di legami, la formazione di una comunità, che presuppone leggi e convenzioni. Queste norme non sono che l’artificiosa formalizzazione della nostra volontaria e parziale rinuncia alla libertà, imprescindibile per creare relazioni interpersonali. Se ci interrogavamo sul significato di
un’espressione prossima all’ossimoro, quale sovrastruttura fisiologica, spero che essa sia ora più chiara. Troveremmo esempi in ogni tempo, dal conflitto tra physis e nomos nell’Antigone di Sofocle a quello tra libertà individuale e sicurezza collettiva dopo l’11 settembre. I tentativi di trovare un equilibrio fra libertà e legge sono stati tanti quanti le loro opposizioni: il contrattualismo ipotizza un accordo originario tra gli uomini, che convengono di limitare la loro libertà in cambio della sicurezza, in Italia Gobetti suggerisce di perseguire l’empatia con lo Stato e Mazzini dichiara la santità dell’associazione. Le posizioni appena esposte non sono che diverse risposte alla stessa domanda e condividono la tendenza al disinteresse per la vera natura della libertà perché non si chiedono se essa sia reale o percepita, compatibile o incompatibile con un universo regolato da leggi meccanicistiche. Ma se la teorizzazione politica, orientata alla prassi, può ignorare la vera essenza della libertà, relegandola all’ambito della teoresi, in realtà l’abbandono di questo esercizio intellettuale costituisce un ostacolo alla ricerca del citato equilibrio. A mio avviso, quest’ultimo non presuppone una sola risposta: la relazione dialettica fra la libertà e il diritto è personale, la sua sintesi non è universale. Se esiste un oceano di verità, noi siamo obbligati a immergerci nelle sue acque. Nella sua profondità dovremo affrontare l’oscurità del dubbio, la fatica della ricerca, l’incertezza del sacrificio che compiamo nel rendere la nostra libertà individuale una libertà sociale. Questo sacrificio, che è la più alta dimostrazione possibile di indipendenza, definisce la nostra concezione di libertà, nemica di ogni dogma o verità di fede. Francesco Neri - classe II C
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L'Italia che ci p iace
(parte III)
La Croce rossa italiana Pierluigi Seri
Premessa Proseguiamo il nostro “viaggio” in quella che abbiamo definito l’Italia che ci piace, cercando di mettere in evidenza gli aspetti e le potenzialità positive di un popolo che si è sempre contraddistinto per lo slancio di generosità ed altruismo di cui si è dimostrato capace in numerose occasioni. In netta controtendenza rispetto ai media che in varie trasmissioni (troppo lungo citarle tutte, visto che ne abbiamo a pranzo, cena e colazione) sembra non facciano altro che metterne in evidenza gli aspetti negativi fatti di corruzione, malcostume, abusi ecc… Con questo, ripetiamo, non vogliamo (Dio ci fulmini!) mettere in discussione il diritto sacrosanto sancito dalla Costituzione alla libertà di espressione o, peggio, negare l’evidenza di fatti ormai di pubblico dominio, ma ci piace ricordare un detto: il male esiste ed è fin troppo facile individuarlo. Soprattutto… fa notizia! Il problema invece è ben più complesso e consiste nel trovare rimedi adeguati e soprattutto valorizzare gli aspetti positivi in una realtà vasta e complicata come la società italiana di oggi. Sinceramente non ho visto una trasmissione che si occupi specificamente di questo! Se esiste, qualche lettore me ne dia notizia, in modo da fare ammenda di quanto sopra affermato! Finita la premessa, torniamo a noi. Un po’ di storia. Quando pronunciamo la parola Croce rossa pensiamo inevitabilmente a guerre, combattimenti, scenari di morte e non ci sbagliamo, ma le cose sono nella realtà meno semplici di quanto immaginiamo. La Croce rossa italiana è un’associazione membro dell’organizzazione Croce rossa e Mezzaluna rossa internazionale che opera sul territorio italiano. Nata nel XIX secolo venne trasformata in ente pubblico con RD 7 febbraio 1884 n. 1243 successivamente in ente di diritto privato con d. lgs. 28 settembre 2012 n. 178. Essa fu fondata il 15giugno 1864 a Milano come Associazione italiana di soccorso ai feriti e ai malati di guerra due mesi prima della firma della Convenzione di Ginevra avvenuta il 22 agosto dello stesso anno. Infatti appena due anni dopo nel 1866 allo scoppio della III guerra di indipendenza le prime squadriglie di volontari partirono per i campi di battaglia. Nel 1872 la sede venne spostata a Roma. Da quel momento la CRI ha operato su tutto il territorio nazionale operando nelle emergenze quotidiane, nell’assistenza ai bisognosi, ma anche nelle
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maxi-emergenze come guerre, calamità naturali, epidemie. Il primo intervento della CRI non riguardante guerre fu nel 1883 in occasione del terremoto di Casamicciola, poi la sua continua, costante e disinteressata presenza nei momenti più drammatici del paese durante tutto il secolo scorso: due guerre mondiali, bombardamenti, terremoti, alluvioni, dissesti idro-geologici… Giova ricordare che questa associazione da subito impegnò personale femminile in periodi storici in cui la discriminazione tra sessi era sancita anche a livello giuridico. E’ doveroso dare risalto all’opera svolta dalle leggendarie “crocerossine” o “sorelle” che prestarono soccorso negli ospedali e sul campo ai militari feriti o mutilati o nella assistenza ai superstiti di grandi calamità come i terremoti di Messina e della Marsica. Durante queste operazioni molto rischiose molti suoi volontari donne e uomini persero la vita nel generoso tentativo di soccorrere chi ne aveva necessità. Organizzazione. Il nuovo statuto del 2016 ha voluto superare la struttura piramidale del precedente dando maggiore autonomia alle componenti locali allo scopo di essere più vicina alle esigenze dei cittadini. Fanno parte di detta struttura anche i Centri di Mobilitazione che comprendono più regioni e hanno il compito di comando delle componenti militari. Essa si articola in un Comitato Nazionale, i Comitati regionali che hanno il compito di dirigere e coordinare i vari Comitati territoriali. Attualmente i volontari della Croce rossa sono organizzati in una componente civile e due ausiliarie militari, mentre sono state abolite le diverse classificazioni della componente civile della CRI. Attualmente operano nell’Associazione 150.000 volontari più 29.124 appartenenti alle componenti ausiliarie delle Forze Armate. Queste ultime comprendono: il Corpo militare volontario della CRI che opera in scenari operativi ad alto rischio e all’estero, soggetto a regolamento militare; Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI ovvero le già citate crocerossine. Attività In conformità alla Convenzione di Ginevra sia in tempo di pace che in guerra
partecipa allo sgombero dei malati e dei feriti e allo sgombero delle vittime, assiste i prigionieri di guerra, i profughi, i deportati e i rifugiati, promuove l’educazione sanitaria e la cultura della protezione civile, assistenza in caso di catastrofi e calamità naturali, promuove la donazione di sangue, collabora con le FFAA nella organizzazione dei soccorsi, partecipa alla gestione dei centri di identificazione e di espulsione. Conclusione Notevole è stato l’impegno dei suoi volontari durante il recente terremoto di Amatrice e durante le operazioni di soccorso agli immigrati sbarcati sulle coste del nostro paese o nei sovraffollati centri di accoglienza. Un impegno costante destinato a durare nel tempo visto che purtroppo si passa da un’emergenza all’altra! Allora mi domando cosa faremmo di fronte a simili eventi se non ci fosse il supporto dei volontari della CRI? Credo che la risposta sia scontata. Sono loro, i volontari i veri eroi, gli anonimi protagonisti delle cronache giornaliere, uomini, donne come noi, con i loro pregi e i loro difetti, con le loro famiglie e i relativi problemi quotidiani che però quando è necessario, mettono da parte tutto fino a rischiare la vita per soccorrere chi si trova in pericolo. Essi sono il volto autentico dell’Italia che ci piace! Quella generosa, capace di provare emozioni, sentimenti positivi in una società in cui l’apparire predomina sull’essere e la comunicazione tra individui viene scandita a colpi di sms, twitter, facebook su telefonini sempre accesi e sempre squillanti! Questi sono i veri eroi della quotidianità la cui presenza è avvertita distrattamente dai media… ovvio il sig. Rossi non fa audience! Mentre un criminale spietato, in fuga e braccato quello sì che merita lo special e addirittura il pretestuoso epiteto di “Rambo” e chissà perfino un film! Ah, se qualche scenografo dovesse leggere queste righe… colga lo spunto, potrebbe essere vantaggioso! Chiediamo scusa ai lettori di questo sfogo un po’ sarcastico, ma di fronte a certe storture non si può tacere, anche a rischio di apparire quello che non siamo! Verità e giustizia per Giulio Regeni
Terrorismo Sanitario P
aradossalmente la radiazione dall’Albo dei medici di Roberto Gava, il medico che metteva in luce i pericoli dei vaccini. si rivelerà un boomerang per chi intende chiudere la bocca ad uno scienziato che ha il grave torto di tener conto della verità scientifica anziché degli interessi di chi dall’uso massiccio della Medicina intende ricavare massicci vantaggi economici. Per chi non lo sapesse il dr. Gava è cardiologo e infettivologo, autore di un’opera sui vaccini documentatissima nella quale, come in ogni testo scientifico che si rispetti, si riportano fatti, casi e statistiche e si enumerano vantaggi sì, ma anche svantaggi di alcuni vaccini in particolare. In attesa di conoscere una motivazione completa del tombale provvedimento, già il fatto di averne posto alla base l’accusa di comportamento “antiscientifico” tout court, denuncia, di per sé, l’estrema malafede di chi quel provvedimento ha propugnato prima, ottenuto poi. Dare ad un uomo di scienza dell’”antiscientifico” per le proprie teorie
Vincenzo Policreti
scientifiche è infatti come fu il dare dell’anticomunista a Trotskij. Robespierre ghigliottinava poeti e uomini di pensiero in quanto “nemici della Ragione”. Anche a Galileo fu tappata la bocca; e invece aveva ragione lui. Ma si parla di Stalin, Robespierre e Inquisizione. E oggi? Per chi ha voluto giocare sporco questo è un passo falso: se infatti prima era possibile stigmatizzare le madri che, non vedendoci chiaro, non facevano riempire i propri figli di sostanze vaccinali ed era possibile, anche se più difficile, tacciare i medici contrari alle vaccinazioni, di disinformazione, ora accusare di questo un infettivologo autore di un’opera massiccia, esauriente e completa in materia com’è la sua, non solo possibile non è più, ma dimostra, con estrema chiarezza e al di là di ogni ragionevole dubbio, l’intento censorio. Quando uno studioso enuncia una teoria, altri studiosi possono confutarla; è così che scienza e cultura progrediscono. Di Bella non fu mai radiato, pur se il suo metodo fu bersaglio di critiche pesantissime. Si radia chi si serve del proprio ruolo di medico per frodare, sedurre o far pedofilia; chi dissentiva mai prima d’oggi fu zittito né mai dovrà esserlo. Almeno se la libertà d’opinione ha un senso. Emerge quindi, con chiarezza, il vero e proprio terrorismo che l’Ordine dei medici di Treviso ha compiuto non solo attraverso una radiazione che grida vendetta agli occhi di Dio, ma anche –ed è bene non perdere di vista nemmeno questo– nei confronti di quei numerosi medici che, del tutto legittimamente, scrissero affinché il Consiglio evitasse un provvedimento che, cercando di disonorare Roberto Gava, ha disonorato invece (e quanto più gravemente!) solo se stesso.
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774
GITA NEL CUORE DELLA VALNERINA - TURISMO E CULTURA
Sabato 27 MAGGIO tutti insieme per una giornata particolare
Stiamo organizzando una gita, una vera novità per la nostra Associazione. Pensiamo di visitare il cuore verde della nostra UMBRIA, con un tour turistico/culturale. Lo scopo preciso è di conoscere, sempre meglio, i magici segreti della nostra terra. La professoressa LORETTA SANTINI ci parlerà degli antichi abitanti, delle legende, tradizioni, usi e mestieri del popolo umbro della Valnerina. Sotto troverai ogni dettaglio di questo meraviglioso 27 maggio che passeremo insieme. Sei interessato a questo progetto?
Allora ti aspettiamo in sede per l’adesione entro il 22 maggio. per maggiori informazioni e prenotazioni puoi telefonare a:
0744-1963037 Programma Gita: Ore 09:00 Ore 09:45 Ore 10:45 Ore 11:00 Ore 12:45 Ore 13:30 Ore 15:15 Ore 17:45 Ore 20:00
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Il Martedì dei CURIOSI ...fate le vostre domande
Presso L'Associazione Culturale La Pagina dalle ore 16.30 a cura di Vittorio Grechi (Tutti i martedì della seconda e quarta settimana del mese di Maggio e Giugno)
366-2190644
incontro a P.zza Tacito davanti all’ex banca d’Italia- partenza in Bus turismo arrivo a Sant’Anatolia di Narco e visita al Museo della Canapa e all'Abbazia dei Santi Felice e Mauro partenza per Cascia visita al Santuario di Santa Rita e alla città partenza per Roccaporena. Visita della casa natale della Santa pranzo in hotel Roccaporena (menù a prezzo fisso) partenza per Norcia e visita della città (zona accessibile) partenza per la Cascata delle Marmore e visita con interventi che descrivono i lavori fatti o in corso di realizzazione. Chi lo desidera potrà assistere, a pagamento, con occhialini a 3D alla proiezione “cinema 6D virtual esperience” e Rafting virtuale. rientro a Terni
Giovedì 18 Maggio ore 20.00 Primo, secondo e dolce... in CIOTOLA EDUCAZIONE CINOFILA
CORSI di
INGLESE e CINESE Presso l'Associazione La Pagina
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Galleria
Roberto BELLUCCI - Primo periodo romano dal 1945
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Muretto delle Cappuccine, Gubbio - Olio su tela - 30x40 cm