elevatori su misura Numero 154 aprile 2018
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
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Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni
8 Sindaco e amministratori Giampiero Raspetti
DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
DOVE TROVARE La Pagina ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Superconti Vocabolo Isola; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO ; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; STRONCONE; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello del Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Friends - Largo Volfango Frankl; VASCIGLIANO.
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29 L’Italia nella parabola di Berlusconi Alberto Frasher
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32 La sera capavamo li murricchji Vittorio Grechi
33 Giansanti, una famiglia da corsa Stefano Lupi
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34 La Contessa e l'Architetto G Fortunati.....pag. 35 LICEO CLASSICO...............................................pag. 36 Galleria Roberto Bellucci...................... pag. 38 ALL FOOD.................................................... pag. 39 La bocca al centro della ricerca.......... pag. 40 PL Seri.........................................................................pag.
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STADIO
Itinerari cittadini: al CAOS L’Associazione Culturale la Pagina ha progettato una serie di “itinerari cittadini” con l’intento di conoscere Terni, la sua storia, le sue eccellenze. Il 22 Marzo siamo andati al CAOS, cioè siamo andati a vedere la Pinacoteca della città e il Museo Archeologico. Con l’occasione invitiamo tutti i cittadini ad andare a visitare questo luogo di cultura che parla delle bellezze e della memoria storica di Terni. EX SIRI Lo stabilimento sorse nel 1793 come Ferriera pontificia. Chiuso nel 1905 riaprì nel 1919 con lavorazioni metalmeccaniche e chimiche. Fu denominata prima Idros, poi SIAS (Società Italiana per l’Ammoniaca Sintetica); nel 1925 fu trasformata in SIRI (Società Italiana Ricerche Industriali), per iniziativa di Luigi Casale che ideò nuovi procedimenti industriali per la produzione di ammoniaca sintetica. A partire dal 1945 lo stabilimento diminuisce la produzione e perde unità lavorative fino a chiudere definitivamente nel 1983. Dal 1997 al 2002 la proprietà dell’area viene rilevata dal Comune di Terni che procede a un’importante opera di riqualificazione e recupero dei fabbricati della ex SIRI per dar luogo al CAOS. CAOS Il Centro Arti Opificio Siri (CAOS) è costituito da un’area di 5600 mq che rappresenta il recupero degli edifici della ex SIRI. Esso comprende: un teatro da circa 370 posti; il Museo d’arte moderna e contemporanea Aurelio De Felice (donazione di Aurelio De Felice di circa 800 opere al Comune e alla Provincia di Terni), la Pinacoteca Orneore Metelli (opere dal XV al XIX sec.), il Museo civico archeologico, ambienti polifunzionali per attività espositive, laboratori, servizi culturali e un bookshop/caffetteria. Come si è visto, la titolazione CAOS è un acronimo che sta per Centro Opificio Arte Siri. Un termine che ha suscitato e suscita talvolta ironia. Alcuni turisti ed anche molti ternani sono rimasti sorpresi da questo nome che, nel suo significato immediato, fa venire in mente “confusione, disordine, casino” e pertanto non fa pensare a una raccolta di quadri, di reperti archeologici e quindi a un luogo di cultura. Vogliamo però ricordare che questa titolazione ha la valenza di quella pubblicità che colpisce per qualche particolare che emerge dal contesto e che a volte disturba: certamente rimane impressa, quindi sortisce l’effetto voluto. Anche il termine CAOS colpisce, pur non essendo di immediata comprensione anche dopo che si è sciolto l’acronimo. Sì perché va bene per “Centro” e anche per “Arte”, ma già alla parola “Opificio” alcuni sono disorientati perché non pensano a uno stabilimento industriale o a un luogo del fare e addirittura si perdono sulla parola “SIRI” perché a questo punto bisogna conoscere la storia della città. LA VISITA E L’EMOZIONE La Pinacoteca di Terni, quella che riguarda l’arte che va dal XV al XIX sec. non ha un numero di opere consistente come tanti altri musei italiani, ma ha dei veri gioielli come Le nozze mistiche di Santa Caterina di Benozzo Gozzoli, le tele di Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, di Niccolò Alunno, di Gerolamo Troppa ecc. e, soprattutto, uno dei capolavori assoluti dell’arte rinascimentale italiana: la Pala dei Francescani di Piermatteo d’Amelia. Grandiosa, elegante, complessa: un trittico su fondo oro realizzato tra il 1483 e il 1485 per la chiesa di San Francesco a Terni. Rappresenta la Madonna in trono col Bambino tra i santi, tra cui abbiamo notato, sulla bandella di destra, la figura di San Valentino, forse una delle immagini più note e più belle del Patrono di Terni. Ci ha colpito la sezione dedicata a Metelli: un emozionante racconto di Terni creato da parte di quel ciabattino che con geniale spirito naif ha riprodotto monumenti, persone, tradizioni. Colpisce soprattutto quel panorama della città dipinto su una porta e talmente ricco di particolari da farci rimanere a lungo a fissarlo per riconoscere luoghi e per ammirare la sintesi davvero originale del panorama
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Loretta Santini
della conca ternana. Un’interpretazione naif delle solari vedute dei plenaristi del Grand Tour. Notevole la collezione delle opere di De Felice, l’artista ternano a cui si deve la scoperta di Metelli e anche la donazione di molte opere alla Pinacoteca. Il Museo di arte moderna e contemporanea è stata un’interessante carrellata sui vari generi della pittura e su tanti artisti locali di sicuro pregio. Al Museo Archeologico abbiamo ripercorso la storia antica di Terni aiutati anche dai cartelloni esplicativi dei reperti e dei siti archeologici. La raccolta riguarda sia la sezione preromana (reperti delle necropoli delle Acciaierie, della necropoli di San Pietro in Campo, insediamenti di Maratta bassa, via dell’Ospedale ed ex Palazzo Sanità e del santuario di Monte Torre Maggiore), sia la sezione romana con materiali che, raggruppati secondo un criterio tematico basato su singoli aspetti della vita quotidiana, raccontano la vita di Interamna Nahar. Molte cose ci hanno colpito: il primo colpo d’occhio è stato su quel leone che in fondo al lungo corridoio sembra star di guardia al museo come un tempo lo fece per una tomba romana. Ci ha emozionato la ricostruzione dei resti delle necropoli e ci siamo soffermati curiosi su quel sepolcro un tempo attribuito a Sabino e Serapia: abbiamo ricordato e raccontato la leggenda che li lega a San Valentino, pur sapendo -ormai è dimostrato- che nulla quel sepolcro ha a che fare con i personaggi di quella storia. CONSIDERAZIONI Innanzi tutto un elogio per aver saputo restaurare e riutilizzare un sito industriale dismesso e aver dato alla città un centro culturale che riunisce le collezioni di dipinti e di archeologia della città. Basta ricordare come fino a pochi anni fa i reperti archeologici fossero ammucchiati nel magazzino e giacessero alle intemperie nel cortile di Palazzo Carrara. Vorrei però fare alcune considerazioni su alcune cose che non vanno e che sarebbe opportuno correggere. Il complesso si presenta gradevole e vivibile, ma quel canale che un tempo attraversava l’opificio andrebbe curato e ripulito. Lungo tutto il percorso della Pinacoteca non esiste una panca, una sedia, tanto che per riposarsi qualcuno ha dovuto sedersi sulle scale. Quello che ha sorpreso i miei compagni di viaggio è stato quanto abbiamo visto sul tavolone all’ingresso della Pinacoteca: vi è posta una grossa urna in vetro con scritto “offerte per i beni culturali” e dentro un mucchietto di centesimi. Insomma una cassetta per l’elemosina. A tanto siamo giunti? Che figura ci facciamo?
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Nuova collezione Borbonese eyewear Design e alta qualità dei materiali Con una partnership nel settore occhialeria la primavera-estate 2018 di Borbonese punta sugli accessori e diventa sempre più global living. Il famoso brand made in Italy presenta le sue nuove linee di occhiali con un ottimo rapporto qualità prezzo. La collezione, frutto di due anni di progettazione, è realizzata interamente in Italia con materiali pregiati, risultato di un’attenta ricerca tecnica e stilistica. Ottica Mari rivenditore esclusivo occhiali Borbonese per la città di Terni.
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Sindaco e amministratori:
conoscenze e capacità fuori dal comune?
Giampiero Raspetti
Occorre considerare che le leggi migliori sono non quelle in virtù delle quali gli uomini diventano ricchissimi, bensì quelle in virtù delle quali diventano moderatissimi nel comportamento e preparatissimi nella vita pubblica. Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, libro 1, 93
Socrate: so di non sapere. Più studi elabori ricerchi, più aumenta la percezione di quanto sia carente il tuo bagaglio sapienziale! Allora non ti disperi, ma prosegui nella ricerca e negli studi. In altre concezioni filosofiche avviene invece che meno si conosce meno si studia meno si sa, più si vive nella convinzione di capire e sapere tutto (lo so io come si fa, penso a tutto io). A volte, così, ex abrupto, ci si mette in mente, con disinvoltura, anche di essere in grado di amministrare una città. Per questi faccendoni non basterà, per amministrare bene, la mera ragioneria, ma occorrerà cultura e ragione. Cartesio: il buon senso è la merce più abbondante al mondo; nessuno infatti ne vorrebbe più di quanta ne abbia già. Come dire che molte persone, ritenendo che il comprensibile sia unicamente quello che loro riescono a capire, si convincono di essere già a conoscenza di tutto quello che c’è da sapere, di saper fare tutto, di poter fare a meno di altre cognizioni (di cui nemmeno sospettano l’esistenza)… e anche costoro si convincono di poter essere grandi amministratori! Vi prego, gentiluomini, abbiate un minimo di riguardo per i cittadini! La domanda che dovreste porvi è la seguente: la mia vita, finora, è stata comune, opaca, scialbissima o ho già dato prova, con azioni, idee, progetti (non inerenti il mio usuale lavoro), di essere stato un grande per la mia città, per quello che disinteressatamente e con l’umiltà e lo spirito del volontariato ho già creato, realizzando tutto in prima persona e manifestando così non solo affezione e dedizione per i cittadini, ma capacità davvero elevate? Se non si gode di caratteristiche positive già acclarate, si farebbe bene a non ciurlar nel manico ed a tenere a bada quella vocina interiore che vi fa esultare: ma quanto sono bravo, ma quanto sono intelligente! e quella che vi fa fremere: ma quanto sono somari gli altri! Altrimenti, se poco o niente siete, se mai avete mai realizzato alcunché di buono per gli altri, come potreste, all’improvviso, essere affidabili per i cittadini? Sareste creduti in nome di cosa? In nome di una presunta onestà? Di questi tempi la politica dà tali esempi di sé che questa affermazione fa solo ridere i polli! In nome, forse, del: tu non sai chi sono io? Ma questa ingiunzione pecoreccia andava bene quando l’ipse dixit si riferiva a Pitagora o ad Aristotele che, oggettivamente, erano altra cosa rispetto a voi! Consiglio per i votanti. Davanti alla scheda elettorale, prima di decidere, fermatevi un attimo, sospendete il giudizio, rivolgete il vostro pensiero ai moltissimi cittadini di valore che non sono candidati,
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domandatevi il perché, paragonate, fate la croce, sapendo che dovrete poi sopportarla, questa pesante croce, non per la brevità di un sentiero che porta al monticulus, ma per circa 5 anni. In merito ad una recente iniziativa chiamata Paghino i responsabili che, con evidenza, non fa altro (perché altro non può fare) che chiedere alla Corte dei Conti di adempiere il proprio dovere (e ci mancherebbe che si chiedesse l’opposto!) io non solleverei questa questione a caratterizzazione, per me, preelettorale, ma rivolgerei un suggerimento-invito ai prossimi amministratori, magari da inserire a chiare note e in grassetto nei loro programmi o santini elettorali. Il consigliere comunale eletto nel Municipio (munus capio, dove si assume il dovere, l’incarico), accetta l’obbligo, insieme agli assessori (ad, a, presso e sessus, sto a sedere, colui che siede accanto al sindaco), di ottemperare ai doveri dello stesso sindaco (syn dike, chi agisce con giudizio, emette sentenze, agisce con giustizia come farebbe Dike, la dea greca della giustizia) e tutti insieme agiranno solo in virtù dell’onore che la loro funzione comporta, mai in rapporto agli emolumenti che si distribuiscono o al seguito di altri interessi. Ne consegue, e in questo consiste il mio invito, che, qualora mancassero dei finanziamenti per la scuola, per curare l’abbandonato verde pubblico, per aiutare i più bisognosi e i meno difesi, per risanare il fatiscente manto stradale… il loro dovere sia, in primis, quello di corrispondere personalmente, diminuendo o azzerando quello che percepiscono. Occorre anche ricordare che l’amministratore è un ministro (minus ter, minore degli altri cioè al servizio di tutti) che si impegna umilmente per il bene comune. Lo stesso sindaco è un ministro, anche se da lui si dovrebbe pretendere che sia anche maestro (magis ter, più degli altri, guida, educatore), con intelligenza e capacità non proprio fuori dal Comune. Un augurio, infine: poiché in politica la maggioranza ha sempre ragione, facciamo sì che a Terni anche la ragione abbia la maggioranza!
Ama la cultura e si impegna gratuitamente per la città: un vero pericolo pubblico! -Giampiero Raspetti-
Sollecitazione per frenare il declino della città
I risultati delle recenti elezioni hanno ingenerato in molte forze politiche un clima di impotenza, di depressione, se non di vero e proprio “si salvi chi può” anche se, a dispetto dei risultati, troppo spesso si sono visti allegri disimpegni e furbizie vecchio stampo. Anche i possibili vincitori della imminente scadenza elettorale amministrativa non hanno di che andare baldanzosi. Il sistema elettorale dell’elezione del Sindaco, comunque, prevedendo il doppio turno ed essendo dotato di un sostanziale equilibrio tra rappresentatività e governabilità, imporrà sicuramente maggiore concretezza e fedeltà alle promesse fatte in campagna elettorale. Un linguaggio più aderente al reale e alla realizzabilità, imporrà, insomma, di produrre degli atti linguistici improntati a responsabilità e verità, fuori dagli usi distorti del “politichese” anche di nuovo conio. Non è fuor di luogo, del resto, in un clima di forte richiamo alla Costituzione in atto da qualche tempo, invitare tutti i candidati che intendano guidare la città ad un’attenta lettura dell’articolo 3 e, nell’accingersi a fare propaganda, a non trattare i cittadini elettori come minorati, tenendo, magari, a mente quanto a proposito del “dominio delle parole” era aduso rammentare Don Milani. È necessario che la politica e i gruppi dirigenti riacquistino la capacità di lettura della crisi che attanaglia la città: palesemente di ordine economico, ma ancor prima di carattere culturale, intendendo per “cultura” quella capacità di costruzione di una visione generale dei problemi, al di là degli specialismi, dalla quale possa discendere una precisa individuazione delle priorità per frenare il declino e creare le condizioni di ripresa della città. Che la prassi amministrativa, improntata a competenza e trasparenza e affidata a personale completamente svincolato dal sistema dei Partiti, rappresenti la precondizione (onde evitare forme di clientelismo e assistenzialismo e dissipazione di danaro pubblico per iniziative che poco hanno a che fare con la cultura) non vi è dubbio alcuno, ma è altresì ben evidente che “ambiente” e “cultura” siano gli ambiti in cui ci si debba impegnare precipuamente. Tutelare maggiormente la città da ogni forma di inquinamento, superando ogni forma di “negazionismo ambientale” e palliativi, appare obiettivo prioritario, ben sapendo che la tutela dall’inquinamento dipende dagli investimenti destinati ad ammodernare la rete dei trasporti pubblici, rinnovare il parco degli impianti di riscaldamento più inquinanti, accedere alle nuove tecnologie. Per tale scopo andranno utilizzati i finanziamenti disponibili a livello comunitario e nazionale sia da parte del pubblico che del privato, spettando al “pubblico” il ruolo di esempio e di catalizzatore degli interventi. Non appare più procrastinabile, poi, la realizzazione del collegamento su rotaia della città a Borgo Rivo, al fine di sgravare dal traffico le strade e per ridurre contestualmente le emissioni inquinanti e tutelare maggiormente il centro storico per difenderlo dall’inquinamento
Domenico Cialfi
acustico e dal traffico, anche elaborando un nuovo “Piano del Traffico” che ridisegni l’isola pedonale. Per quanto attiene all’ambito della “cultura” bisogna innanzitutto ricreare le condizioni della ripresa della vita culturale cittadina e sostenere e valorizzare le “offerte culturali” di associazioni di volontariato già esistenti sul territorio. Appare di primaria importanza offrire sostegno alle istituzioni storiche come il Briccialdi e, in un’ottica di più lungo periodo, impegnarsi per sostenere e valorizzare le strutture culturali che erano state individuate come volano di una radicale innovazione per il futuro della città, cioè gli Studios cinematografici di Papigno e il Centro MultiMediale. È altresì importante che ci si impegni per trovare le soluzioni per il recupero del teatro Verdi, anche operando mediazioni tra ripristino polettiano della sala e riprogettazione della torre scenica secondo modalità e tecnologie avanzate, e a tal uopo si provveda a dare avvio quanto prima ad una seria riflessione sulla gestione, onde evitare, una volta realizzato il ripristino, di ritrovarsi di fronte a una “scatola vuota” e a una gestione di routine come semplice circuitazione delle scelte e delle produzioni del Teatro Stabile dell’Umbria. Si provveda, inoltre, a destinare risorse, magari con il concorso di privati, all’incremento e valorizzazione del “sistema museale locale”, anche in vista di nuove realizzazioni (Museo delle Armi, Museo del Risorgimento) e organizzare il territorio per incrementare il “turismo culturale”. Chiunque si candidi, infine, a governare la nostra città dovrà ben valutare la uniformità della distribuzione dei servizi nell’ambito regionale facendo valere le rivendicazioni nelle sedi dovute, sia regionali che nazionali, ove avvengono le programmazioni a lungo termine. Il tutto al fine di frenare il trend di impoverimento del territorio ternano in atto ormai da alcuni anni (riduzione della presenza di Enti quale la Regione, frantumazione delle sedi dell’INPS, riduzione della presenza dell’USL, mancato potenziamento della Ricerca collegata all’Università, mancanza di investimenti strutturali che portino sviluppo e non assistenzialismo, mancata attivazione della base logistica nella zona di Narni-Pescecotto, ecc.). Con un invito a non trascurare il decoro cittadino per la piena e immediata soddisfazione di chi vi abita e vera carta da visita per chi si trovi a transitare nella nostra città, si rivolge un sincero augurio di buon lavoro a chi competerà e sarà coinvolto in prima persona nella gestione della nostra città.
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Andavamo a letto col prete D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Accanto al camino c’era il fornello, munito di griglia metallica per sostenere le braci che venivano mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto a queste due fonti di calore ma, dato l’alto numero dei componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largo tra i vecchi e i bambini piccoli che presidiavano il focolare. Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava benino, fatta eccezione per i piedi e gli stinchi, soggetti agli euro), ma meno dell’austriaco (207,6 Euro, gli interventi congiunti da parte spifferi freddi che venivano euro), del francese (216,0 Euro) e il degli Stati per progetti di ricerca, etc. dalla porta, sia quando si apriva, cipriota (232,1 Euro). Ma come denuncia Tutto questo apporta alle casse di ogni perché entrava qualcuno, sia anche la Corte dei Conti nella sua ultima stato milioni o miliardi di Euro, che non Alessia quando era chiusa, perché le Relazione annuale sui fondi comunitari sono conteggiati come apporti diretti Melasecche ante non combaciavano bene. e strutturali, “la dinamica degli comunitari, ma sono comunque il frutto Studiare o fare ialessia.melasecche@libero.it compiti in accrediti dipende anche dalla capacità delle politiche dell’Unione. Una boccata questo ambiente, senza finire coi progettuale e gestionale degli operatori d’ossigeno non da poco, in particolare per piedi gelati, era possibile solo uante volte abbiamo sentito dire nazionali e dall’andamento del ciclo di quelle voci, come la Ricerca e Sviluppo, stando inche ginocchio sulla sedia l’Unione europea (UE) costa programmazione, quindi il saldo netto in cui l’Italia è piuttosto “scarsa”. Oltre a impagliata, onde il ibratroppo, cheevitare buttiamo nostri soldi negativo non è di per sé espressione tutto questo, vi è il più grande progetto ciere il tavolo che persotto fare gli interessi di spesso altri, e simili? di un ‘trattamento’ deteriore per di cooperazione e coesione sociale mai faceva venireda il bar male,di testa. non solo. l’Italia rispetto a quello di Paesi che si sperimentato nella storia. Chiacchiere purtroppo, PerMalaal diconfusione nonun po’ c’era là della retorica populista, suppongono più avvantaggiati”. In altre Quindi, dalle sterili polemiche sui rimedio. parlavano a voce quanto Tutti ci costa effettivamente l’Europa? parole, i soldi che arrivano dall’Europa numeri, l’attenzione dovrebbe spostarsi altaLa nelle case contadine, Commissione europea, organo bisogna saperli utilizzare e l’Italia non alle idee e ai progetti da presentare per esecutivo e promotrice del processo abituati com’erano nei campi a sempre brilla in quest’attività, quindi, ottenere i maggiori benefici possibili legislativo della UE, animali per voce del gridare ordini agli dasuo più fin troppo spesso, tornano al mittente e tenuto conto che l’ammontare di alto rappresentante, il Presidente Junker, questo non si può dire sia colpa dell’UE. quest’ultimi non è automatico, ma lavoro. ha risposto che l’UE “costa una tazza di È comunque sbagliato calcolare i benefici richiede una seria programmazione e C’era poi sempre qualche vicino tutto qui. E penso o caffè vicinaal giorno, che, dopo cena, si che dell’esserne parte solo sulla base del capacità progettuale. Non ce lo chiede l’Europa valga aggiungeva ai più giàdi una tantitazza perdi caffè rapporto dare/avere, anche perché il l’Unione europea di avere una sanità al giorno”.quattro chiacchiere, contribuendo bilancio dell’UE della non ha come compito che funzioni, giustizia scambiare all’aumento cacofonia. Un momento di quasiuna silenzio po- rapida ed In molti si sono messi a fare i conti tra quello di redistribuire la ricchezza tra efficiente, un’economia teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passavasostenibile economisti, investigativi, i contributori, ma è fra focalizzato al vicino e così giornalisti via finché era possibile tenere il mozzicone le dita. più in e un debito sopportabile, etc., ce lo fautori e detrattori, ed è emerso che, in generale sulle esigenze cittadini dovremmo chiedere da che soli. E se per Il problema del freddo tornava prepotente al momento di andare adeiletto. Le camere erano così fredde realtà, ad ogni cittadino italiano costa europei. Inoltresull’acqua i vantaggi del di lavabo. essere Solo metterlo in pratica abbiamo bisogno al mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio al pensiero di doversi anche meno, tre quartitra di le all’interno dell’Unione europea qualcunopoteva di tanto in tanto ce lo spogliare in un ovvero balenocirca per infilarsi lenzuola gelate, sovrastate da vanno coperte che e imbottita, anche un caffè al giorno. Quanti euro versiamo quantificati anche considerando gli ricordi, allora meno male bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava quasi rosea. che questo all’anno? un danese che gliporta-braciere Stati ricevono, in “qualcuno” c’è.per riscaldare Il prete non Un era italiano altro che234,9, il nome maliziosointroiti di una(svariati) incastellatura legno, usata 386,1, uno svedese 356,3, un olandese oltre agli apporti finanziari diretti Insomma, è chiaro che l’Unione europea il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, 338,7, un irlandese 336,6, un belga 327,9, provenienti da Bruxelles. Alcuni tra vale più di un caffèlaalmoglie giorno e forse gli sicché sembrava, a letto rifatto, che qualcuno molto grosso fosse ancora a dormire. Appena cenato un finlandese 315,8, etc.,nel chi più chi meno, questi:metallico l’abbattimento dazi doganali, inglesi avranno un motivo infilava diligentemente prete un recipiente con ledeiultime braci del camino, scegliendo quelle in più per in funzione della capacità contributiva la facilità di viaggiare, la velocità di rimpiangere la Brexit: la permanenza che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione per evitare del Paese. In cambio il contributo pro trasferimenti persone e di merci nella UE era davvero un buon affare, incendi, era un grande piacere goduto dalle generazionidi del dopo guerra. capite versato all’Italia è di 203,6 euro, grazie a Schengen, l’assenza di frontiere chesicostava ancora meno che Ora quasi tutti stiamo al calduccio d’inverno senza farci troppo caso e i grandi visto piaceri vannoloro a cercare più di quanto riceva il tedesco (132,9 e di cambi monetari all’interno dell’area a noi italiani… Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol.
PER MENO DI UN CAFFÈ AL GIORNO…
Q
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Il risveglio della renna dei ghiacci Francesco Patrizi
U
cciso da una malattia che è stata eradicata più di 70 anni fa: è morto così un dodicenne a Salekhard, capoluogo del Circondario autonomo russo di Jamalo-Nenec, affacciato sul Circolo Polare Artico. Era figlio di un allevatore di renne, insieme a lui erano ricoverate 72 persone, tra cui 41 bambini; tra questi, in 9 sono stati dichiarati ufficialmente infetti dal bacillus anthracis, altrimenti detto antrace. Si tratta di un batterio che produce spore in grado di proliferare in un organismo animale anche dopo il decesso ed è quello che è avvenuto. A causa del riscaldamento globale, lo scioglimento del permafrost artico ha portato alla luce la carcassa di una renna infettata dall’antrace deceduta alla fine degli anni ‘40. Il bacillo, che ha continuato a sopravvivere nella carcassa per tutti questi anni, si è diffuso nel terreno, ha contaminato l’acqua che è stata bevuta
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dalle renne ed è entrato nell’organismo di chi si è nutrito della carne di questi animali. Sono scattate repentinamente le misure di contenimento che hanno portato all’abbattimento di 2.300 esemplari, un grave colpo per una zona dove l’allevamento di questi animali rappresenta l’unica fonte di sostentamento. La carne di renna dello Jamalo-Nenec è esportata in Europa e finisce sulla tavola dei paesi baltici e della Germania. L’ultimo caso di morte per antrace in Siberia risale al 1941, all’epoca il bacillo mieteva centinaia di migliaia di vittime ogni anno e colpiva prevalentemente i pastori di questo angolo remoto dell’estremo nord, una terra che, nel corso del Novecento ha conosciuto lo sfruttamento selvaggio delle risorse. Lo Jamalo-Nenec, la Chukotka, la Jacuzia, la Lapponia, la Groenlandia, il Canada Artico, l’Alaska sono terre che si affacciano sul mare più inospitale e più ricco di risorse del pianeta. La navigabilità che aumenta con lo scioglimento dei ghiacci sta accelerando la corsa delle superpotenze per lo sfruttamento del Polo Nord e il disastro ecologico è già iniziato. La tundra dello Jamalo-Nenec è abitata
dalla popolazione nomade dei Nenci. La russificazione delle etnie, operata dallo zar prima e da Stalin dopo, portò i Nenci quasi all’estinzione: furono costretti a rinunciare all’allevamento delle renne e a lavorare nelle fabbriche chimiche e nelle raffinerie di petrolio, vennero impiegati nell’esercito russo per la loro abilità con le slitte e infine Stalin li fece deportare nell’arcipelago di NovajaZemlja per garantire ai russi il primato strategico sui norvegesi nel Mare di Barents. Oggi la comunità dei Nenci della tundra conta circa 34.000 persone, la crisi che ha colpito l’economia russa ha portato alla chiusura di quasi tutte le fabbriche del circolo artico, la disoccupazione ha indotto alcune di queste etnie a recuperare il vecchio stile di vita, ma per molti le tradizioni sono ormai dimenticate e al disadattamento è subentrato l’alcool. Il riscaldamento globale sta portando alla luce pericoli provenienti da un lontano passato, potenziali epidemie generate da antichi morbi conservati nel ghiaccio. Un bambino è morto così, ucciso da una renna tornata dalla notte eterna, risvegliata dagli anomali 30° registrati l’estate scorsa sotto il pallido sole siberiano.
ARCI TERNI
L’impegno antimafia dell’ARCI si è fortemente sviluppato negli ultimi venticinque anni, dopo le stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio del 1992 in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e le loro scorte.
Nel 1994 ARCI Sicilia lanciò l’idea di realizzare una “Carovana Antimafia”, un viaggio nella regione per non far perdere lo spirito di ribellione al fenomeno mafioso manifestato dai siciliani dopo quei sanguinosi attentati. La Carovana nacque da un’idea di Alfio Foti, allora presidente regionale dell’Associazione e di Rita Borsellino, sorella di Paolo. Dopo la Carovana, che da manifestazione regionale è diventata internazionale, l’ARCI è tra i protagonisti, con il suo Presidente Tom Benetollo, della nascita di “Libera” un coordinamento di associazioni contro la mafia. Nel 1996 grazie all’impegno di “Libera” e al carisma del suo portavoce don Luigi Ciotti, vengono raccolte in tutta Italia oltre un milione di firme per chiedere al Parlamento di redigere una legge per la confisca dei beni appartenuti ai mafiosi, una proposta di Pio La Torre, storico sindacalista siciliano e segretario del PCI dell’isola che venne assassinato in un agguato mafioso il 30 aprile 1982. Il Parlamento varerà quindi la “Legge La Torre – Rognoni”, che prevede la concessione di beni ed immobili confiscati alla criminalità organizzata, a cooperative sociali per un riutilizzo che crei economia pulita. Sulla spinta di questo provvedimento nascerà a Corleone, nel 2000, la Cooperativa “Lavoro e non solo” della quale l’ARCI sarà tra i suoi sostenitori. La cooperativa attualmente gestisce oltre duecento ettari di terra tra Corleone, Monreale e Canicattì, oltre ad un
laboratorio di lavorazione dei legumi e la vecchia casa della famiglia Grizzaffi, oggi Casa Caponnetto, confiscata alla famiglia di Totò Riina. In quella casa, ogni estate dal 2008, alloggiano centinaia di giovani volontari del progetto “LiberArci dalle Spine” che scelgono di affiancare i soci della Cooperativa nell’attività agricola. “LiberArci dalle Spine” è un progetto realizzato per promuovere la partecipazione dei giovani ai campi di lavoro e conoscenza in Sicilia, organizzati presso la “Lavoro e non solo”. Questo progetto rappresenta un’occasione straordinaria di diffusione della cultura della legalità e del senso civico in luoghi dove la mafia ha spadroneggiato e dove oggi è più che mai necessario rimettere in piedi una società basata sulla giustizia e sulla legalità. In Sicilia i campi vengono realizzati a Corleone, Monreale e Canicattì, nei terreni confiscati alla mafia (L. 109/96) e affidati dal Consorzio Sviluppo e Legalità e dal Comune di Canicattì alla Cooperativa. Altri campi di lavoro e conoscenza sono realizzati da ARCI in Calabria, Campania e Puglia, mentre in altre regioni d’Italia si svolgono i “Laboratori della Legalità”, utili per approfondire un fenomeno, quello mafioso, che oramai non riguarda più solo il sud d’Italia. Dalle statistiche risulta che ogni anno circa il 70% dei partecipanti è costituito da donne, la maggior parte di loro tra i 17 e i 24 anni. Non si tratta in maggioranza di iscritti ARCI, anzi, moltissimi ragazzi provengono dal mondo Scout o da altre associazioni. Durante i campi si svolgono anche momenti di formazione con Rita Borsellino, don Luigi Ciotti, Giovanni Impastato, e altri personaggi della società civile impegnati tutti i giorni nella lotta alla criminalità organizzata. L’esperienza di ARCI Terni nel campo dell’antimafia sociale nasce con il progetto “LiberArci dalle Spine – Terni” nel gennaio 2009, quando nella Biblioteca comunale l’ARCI organizza un dibattito con Maurizio Pascucci, coordinatore del progetto toscano e la sera stessa una cena con i prodotti delle cooperative di “Libera” presso il Circolo di Prisciano. Dopo quella serata,
anche a Terni inizia un percorso, insieme a singoli ed associazioni, per promuovere la nascita del comitato locale di “Libera”. Il comitato ternano ARCI, insieme alla sezione soci Unicoop di Amelia, alla CGIL e ad altre piccole realtà locali, inizierà a promuovere incontri nelle scuole e nei Circoli per favorire la partecipazione ai campi corleonesi. Dall’estate del 2009 partiranno infatti i primi volontari umbri per Corleone e dal 2011 l’ARCI di Terni gestirà la partecipazione delle ragazze e dei ragazzi della regione, ampliando anche le attività di antimafia sociale incentrandole sulla conoscenza delle infiltrazioni malavitose nel territorio e con iniziative insieme ai comuni di Narni e Amelia. In modo particolare a Narni è in atto una serie di iniziative per ricordare in ogni Circolo un giornalista morto per mano mafiosa. Nel 2012 la Sala del Circolo “Il Parco dei Pini” di Narni Scalo è stata intitolata alla memoria di Peppino Impastato, poi nel 2013, in occasione del passaggio della “Carovana Antimafia” in Umbria, il Circolo di San Liberato ha dedicato il proprio salone polivalente a Mauro Rostagno. Negli anni sono state poi intitolate altre sale, quella del Circolo di “Cigliano” a Giancarlo Siani, quella di “Fiaiola” a Giovanni Spampinato e la Sala di “Testaccio” sarà presto dedicata alla memoria di Pippo Fava. Nel 2012, tramite il “progetto Memoria” del Ce.S.Vol. di Terni, abbiamo realizzato un documentario dal titolo “Lavoro e non solo, una storia di antimafia”, video realizzato a Corleone durante lo svolgimento di un campo di lavoro e conoscenza, nel quale viene illustrata l’attività della cooperativa e tutte le iniziative sociali legate all’impegno dell’ARCI e di altri soggetti nel difficile contesto corleonese. Nel 2015 i ragazzi della “Casa del Sole” di Amelia hanno partecipato ad un Campo della Legalità insieme ai loro coetanei francesi di Joigny, cittadina gemellata con il comune umbro. La scorsa estate, i ragazzi della Comunità “Il Tiglio” di Ferentillo hanno sudato nei campi del Belice insieme ai loro coetanei provenienti da tutta Italia. Presto sarà disponibile il Calendario dei Campi 2018.
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CIVILTÀ URBANA L
e notazioni di “civiltà urbana” che si pensava di concludere con un paio di articoli sembra, invece, non si debbano concludere mai. Segno dei tempi? Ad esempio credo di non avere quasi mai usato il clacson in città, anche se a volte sarebbe necessario: certo è, tuttavia, che un uso smodato dello stesso è sicuramente riprovevole. Quando una vettura che ci precede ha un attimo di esitazione (non conosce la strada... sta leggendo una indicazione... forse non è di Terni?) suonare il clacson equivale ad accrescere la sua difficoltà e mandare il conducente nel pallone. Stiamo calmi. Fa bene a tutti. Terni città degli scheletri! Umani? No davvero. Scheletri di bici, arrugginiti, incatenati ad inferriate da mesi, a volte da anni. Mancano di parti, hanno ferri sporgenti, sono pericolosi e ... indecenti. Coraggio A.S.M.! I parchi, il verde. Terni era considerata (dai non ternani per lo più) la città dei parchi. Oggi sono tutti in grave dissesto ed anche per questo diventati luogo di spaccio e di malaffare. Interventi migliorativi e innovazioni neppure a parlarne. Le Grazie, Cardeto (chiuso da anni), la Passeggiata, Via Lungonera, solo per citarne alcuni, sono sommersi dall’erba e, a volte, da altro; sono più ricordi del passato che luoghi di ristoro psico-fisico per bambini e adulti. Lo stesso cimitero appare in condizioni di abbandono. Speriamo che il “bando del verde pubblico” sia rinnovato al più presto! Nel frattempo ci sono meritorie associazioni di cittadini che intervengono ripulendo alcune zone ed a loro va tutto il nostro plauso e sostegno. Le stesse panchine in città sono una realtà, spesso in pessimo
Avv. Paolo Crescimbeni
stato, per pochi eletti. Adesso con il primo tepore di primavera ad alcuni piace sedersi su una panchina a prendere un po’ di sole, ammesso di trovarne una sana e libera. Ritornando alle biciclette, che ne è stato del progetto “Valentina” o bike sharing per i più anglosassoni? Rastrelliere vuote, bici sparite e Terni, città in pianura più di altre in Umbria, senza biciclette, senza piste ciclabili, senza una cultura diffusa delle due ruote a pedale. Passando ad altro, sperando sempre di contribuire a comporre il mosaico di una migliore qualità della vita nella Città delle Acque, mi piace ricordare la opportunità di procedere ad un progetto di valorizzazione del patrimonio artistico pittorico di Terni e del Ternano. Valgano per tutte le opere di Benozzo Gozzoli, Piermatteo di Amelia, Niccolò Alunno, Giovanni Di Pietro detto Lo Spagna, Girolamo Troppa, fino a giungere, insieme a molti altri artisti antichi e moderni, ad Orneore Metelli. Occorre volontà e capacità per far conoscere ed apprezzare tale patrimonio a livello nazionale e non solo. Volontà e capacità fino ad oggi molto ben nascoste. E concludo dicendo, anche sulla base di alcune sollecitazioni, che certamente i problemi di Terni sono anche ben altri! Lo so bene, ma questa serie di articoli voleva essere solo una carrellata dedicata alla civiltà urbana. La qualità della tua città è la qualità della tua vita. So bene tuttavia che lavoro, sicurezza e salute, oltre alla cultura sono i pilastri, dalle tante sfaccettature, su cui poggia la qualità della vita di una comunità organizzata e vedremo, redazione consentendo, se avremo modo e tempo di affrontare anche i temi più sostanziali del vivere civile.
Per contribuire a rendere più civile la nostra città scrivi a civilta.urbana@gmail.com 14
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LA COSTITUZIONE SPIEGATA A MIA FIGLIA DI 8 ANNI! Avv. Marta Petrocchi
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n Italia abbiamo tante leggi, sin troppe, tutte nate per regolare qualche aspetto ritenuto importante della nostra società. Ma ce n’è una che è la più importante di tutte perché stabilisce quali sono i nostri diritti e i nostri doveri, di cosa si deve occupare lo Stato, di come si deve organizzare e funzionare per raggiungere gli obiettivi che si è dato. Questa legge è la Costituzione, uno strumento ritenuto talmente importante nel nostro ordinamento che il Parlamento non può approvare leggi che siano in contrasto con quanto in essa stabilito; pena un intervento della Corte Costituzione, appunto, ossia un Tribunale che provvede a cancellarla. Ma quando fu scritto questo testo fondamentale della nostra democrazia? Il 2 giugno 1946, insieme alla scelta se far rimanere l’Italia una monarchia o farla diventare una repubblica, il popolo italiano, all’indomani della seconda guerra mondiale e della caduta del fascismo, elesse anche un’Assemblea, chiamata Costituente, incaricata di scrivere la nuova Costituzione, ossia di fissare le regole e i diritti fondamentali del nuovo Stato. L’Assemblea, composta da 556 deputati, iniziò i suoi lavori nell’estate del 1946 ed il 15 luglio nominò 75 membri, tra cui 5 donne Angela Gotelli, Maria Federici, Nilde Iotti, Angelina Merlin e Teresa Noce, incaricati di elaborare
una bozza di Costituzione da sottoporre poi a tutta l’assemblea. Ai membri della Costituente, Giuseppe Saragat, che sarà poi 5° Presidente della Repubblica Italiana disse: “Voi eletti dal popolo, riuniti in questa assemblea sovrana, dovete sentire l'immensa dignità della vostra missione. A voi tocca dare un volto alla Repubblica, un'anima alla democrazia, una voce eloquente alla libertà. Dietro a voi sono le sofferenze di milioni di italiani, dinnanzi a voi le speranze di tutta la nazione. Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano”. La Commissione, si divise in tre Sottocommissioni: il testo preparato venne così discusso dall’Assemblea plenaria dal 4 marzo al 20 dicembre 1947. La Costituzione fu approvata all’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, ed entrò in vigore il primo gennaio del 1948. La carta costituzionale è composta da 139 articoli, cinque di questi, precisamente il 115, 124, 128, 129 e 130, sono stati eliminati nel corso degli anni, ed è diviso in tre parti: la prima parte del testo, articoli 1-12, è quella più importante perché vengono enunciati i princìpi fondamentali su cui si basa, o almeno dovrebbe, basarsi la nostra vita civile, mentre la seconda, articoli 13-54 si occupa dei diritti e dei doveri, infine gli art. 55-139 dell’Ordinamento della Repubblica. Chiudono la Costituzione diciotto disposizioni transitorie. L’art. 1 recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Il primo articolo della Costituzione ci indica alcune
caratteristiche fondamentali dello Stato italiano, come a mettere le cose in chiaro sin da subito: l’Italia è una Repubblica, e non si potrà mia tornare indietro, l’art.139 precisa infatti “la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”, inoltre l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro: che vuol dire? Il lavoro, come si sa, è uno dei fondamenti di una società. L’idea di “democrazia fondata sul lavoro” ci dovrebbe far pensare al lavoro come strumento per la realizzazione personale dove l’impegno ed il merito della persona possano aiutare la crescita individuale e generale. Dire poi che la sovranità appartiene al popolo significa dire qualcosa di rivoluzionario. Stiamo parlando del suffragio universale, ossia del principio secondo il quale tutti i cittadini e tutte le cittadine maggiorenni, senza restrizioni di alcun tipo a partire da quelle di carattere economico e culturale e altre quali ceto, censo, etnia, grado di istruzione, orientamento sessuale, possono votare e decidere per il loro futuro. Non è cosa da poco! Ora ti sembra tutto normale, figlia mia, ma quando sono nate le tue nonne le donne non potevano votare! L’articolo 2 riconosce i diritti di ognuno, sia come singolo, sia come membro di una società. L’articolo 3, invece, enuncia il principio di uguaglianza. La Costituzione infatti impone allo Stato, attraverso il sostegno e l’assistenza alle persone meno fortunate, di preoccuparsi di garantire le stesse possibilità a tutti i suoi cittadini. Per ora mi fermo qui… non posso fare diversamente! E per questa volta, buona Lettura della Costituzione!
Lu corsu de pittura Paolo Casali
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‘N anno e mmezzu fa... mi moje s’è ‘scritta a ‘n corsu de pittura e... ‘ncora ‘nziste. Prima de ‘ncumincia’ s’era ggià comprata ‘n mucchiu de tele... de pennelli... pinnillitti e tubbitti de tutti li culuri. Lu primu ggiornu de corsu appena ‘rtornata a ccasa... So’ ttantu cuntenta... me so’ ccumbinata bbene co’ ll’inzegnante e cco’ ll’andri partecipanti!... Te piace ‘stu disegnu ch’ho fattu oggi co’ ll’abbisse?... Bbellu... e a cch’arsumija?... “##§##”... Come pe’ scusamme... j’ho fattu... Ma tutti ‘lli pinnillitti ch’hai cumpratu da li cinesi... risparambianno... no’ l’hai ‘ddoprati pe’ gnente!?... No... quilli non so’ bboni e li culuri ce vojono quilli a òjo!... Me so’ ‘zzittatu... ma quanno ha ‘ncuminciatu lu primu quadru e no’ lu riusciva a ffini’... io pe’ ‘ncoraggialla... ’Sti culuri a òjo scurrono pocu... essa carma... facenno finta de no’ ave’ ccapitu
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la'ntifona me fa... ‘Gni vòrda che no’ mme piace quillu che disegno l’arcopro co’ ‘n bellu stratu de cimintite... te cce voléa ‘na pennellessa... facéi prima!... Cumunque devo daje attu d’avellu finitu ‘n suli quattro mesi. De quadri n’ha fatti andri e ss’è sempre ‘mpegnata tantu... anch’io però ho ccercatu de ‘jutalla... perché le cornici le compràa sempre da li cinesi e io je le dovéo adatta’... Amore miu... tutti ‘sti quadri ‘n do’ li mettemo... ggiù la cantina?... “##§##”... Quanti quadri hai disegnatu fino a mmo’?... ‘Na dicina... Suli?... Ce l’hai cunziderati quilli ‘nniscosti sotto la cimintite?... “##§##”... come gnente ha ‘rsiguitatu... ho disegnatu li fiuri, la frutta, li paisaggi, li paisitti... guarda ‘stu quadru... l’arconosci la Cascata de le Marmore?... Brava... quistu quadru è mmaggicu!... Su ll’urdimu sardu ciài fattu pure lu Gnefru!
Medicina & Salute
Nel mondo delle Cefalee: L'EMICRANIA Il 12% della popolazione adulta, nel mondo, soffre di EMICRANIA, malattia che colpisce soprattutto tra i 25 e i 50 anni, ma in alcuni casi con esordio anche nella infanzia. In Italia le persone affette da Emicrania sono circa 7 milioni e, di queste, 5 milioni sono donne. L’OMS ha posto l'Emicrania alla 19° posizione della classifica delle patologie che comportano il maggior numero di anni vissuti in una condizione di “dolore“. Classifica che, se riferita alle donne, fa risalire l’Emicrania all’11° posto. Perché una cefalea possa essere inquadrata come “Emicrania“, deve corrispondere a determinati criteri diagnostici: 1. La cefalea dura 4-72 ore (non trattata o trattata senza successo ) 2. La cefalea presenta almeno 2 delle seguenti caratteristiche: localizzazione unilaterale; tipo pulsante; dolore di intensità medio-forte; limita o viene aggravata da attività fisiche di routine. 3. Alla cefalea si associa almeno una delle seguenti condizioni: presenza di nausea e vomito; presenza di fotofobia e/o fonofobia Da ciò si deduce che l’EMICRANIA è un evento complesso e la sua definizione non è rappresentata solo dal dolore, ma comprende tutta una serie di precedenti il dolore (sintomi prodromici)
ed accompagnanti il dolore (sintomi neurovegetativi dell’attacco), oltre a possibili deficit neurologici focali transitori ben precisi (Aura emicranica). Gli aspetti cruciali della genesi dell'attacco Emicranico sono stati esplicitati grazie ai progressi nel campo della Risonanza Magnetica Funzionale (tipo particolare di Risonanza che viene utilizzata per rilevare quali aree cerebrali si attivano durante l’esecuzione di un particolare esercizio fisico o mentale..). La diagnosi di Emicrania è peraltro prettamente clinica. Sarà lo specialista a consigliare, dopo l’anamnesi e l’esame obiettivo, se e quali indagini diagnostiche affrontare. Il primo approccio terapeutico è generalmente sintomatico, cioè mirato a risolvere il dolore, con farmaci che sono tanto più efficaci quanto più vengono presi in fase precoce rispetto all’esordio della crisi ..: FANS; ERGOT- derivati, TRIPTANI. Se la frequenza delle crisi dolorose è plurimensile, può essere prescritta una terapia cronica a scopo profilattico, per ridurre non solo la frequenza ma anche l’intensità degli episodi dolorosi: Beta-bloccanti, Calcio–antagonisti, antiserotonici, Anti-epilettici… Molto interesse ha destato la notizia dell’arrivo di una nuova classe di
ANTICORPI MONOCLONALI, gli inibitori del recettore del peptide correlato al gene della Calcitonina, un neurotrasmettitore prodotto dai neuroni, nel cervello. Gli studi hanno dimostrato che questi nuovi anticorpi sarebbero in grado di ridurre in maniera significativa la frequenza degli attacchi emicranici, senza eventi avversi. Peraltro è bene ribadire che la terapia sintomatica e/o profilattica è come un abito di “alta sartoria”: va prescritta su misura, creando una alleanza terapeutica medicopaziente che è sempre presupposto imprescindibile per ottenere un risultato soddisfacente. Dott. Rita De Ciantis Specialista in Neurologia Cell. 3337004999 Ambulatorio: Terni - Via Radice 19 Tel. 0744300789 - 3479520747 Terni - c/o COMEDICA via Gabelletta 147 Tel. 0744241390
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Medicina & Salute
TUMORE DELLA MAMMELLA
Il tumore della mammella continua ad essere il “big killer n.1” del genere femminile. Si stima che in Italia siano circa 50.000 i nuovi casi di cancro della mammella (dati Aiom/Airtum 'I numeri del cancro in Italia 2016'). Ciononostante si registra una sia pur lenta, ma continua diminuzione della mortalità. Purtroppo la causa originaria della malattia non è ancora conosciuta con certezza, però sono stati identificati acuni fattori di rischio quali età, ormoni, familiarità, predisposizione genetica, nulliparità (non aver avuto una gravidanza), obesità, dieta eccessivamente calorica e con un elevato apporto di grassi di origine animale, terapia con radiazioni ionizzanti. I SEGNI CLINICI DEL TUMORE ALLA MAMMELLA Il segno iniziale più frequente (80%) è il nodulo mammario: si presenta duro rispetto alla normale consistenza della
mammella e quasi sempre non dolente. Altri segni (presenti in fase avanzata di malattia): cute con caratteristiche che ricordano la buccia d’arancia, retrazione del capezzolo, indurimento della mammella, noduli ascellari. SI PUÒ PREVENIRE IL CANCRO AL SENO? Purtroppo non esiste ancora la prevenzione per il tumore del seno, perché non esiste un solo fattore di rischio fortemente associato alla malattia. Esistono tuttavia alcuni comportamenti che possono aiutare l’organismo a proteggersi come una regolare attività fisica. Anche una alimentazione ricca di frutta e verdura fresca, cereali non raffinati e legumi, e povera di grassi di origine animale, ha un valore protettivo nei confronti del tumore del seno. LA DIAGNOSI PRECOCE Con un’adeguata diagnosi precoce, le possibilità di vincere questo tipo di
tumore sono altissime. COSA FARE? zz Esecuzione periodica dell’autopalpazione zz Una visita clinica annuale dopo i 25 anni zz Un’ecografia annuale a partire dai 30 anni zz Una mammografia per la prima volta a 40 anni, e successivamente con cadenza annuale. La mammografia viene associata all’ecografia a giudizio del medico. Esistono poi protocolli personalizzati per le donne ad alto rischio (familiare o genetico).
Dott.ssa Lorella Fioriti Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta
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Parliamo di Contraccezione
onostante il mercato offra numerosissime e differenti metodiche contraccettive,sembrachemoltiadolescenti vivano la propria sessualità in modo superficiale, affrontandola con leggerezza e scarsa informazione. Si comprende bene, invece, come l'informazione sui differenti
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metodi contraccettivi sia indispensabile per ridurre non solo il rischio di gravidanze indesiderate, ma anche limitare la trasmissione delle malattie veneree. La scelta di una pratica contraccettiva piuttosto che un'altra è chiaramente soggettiva. Oltre al "rischio" gravidanza, si deve tenere in considerazione la possibilità reale di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, evenienza probabile in caso di rapporti non protetti con partner multipli ed occasionali. Tra i principali metodi utilizzati, abbiamo i metodi barriera (preservativo o condom), i metodi ormonali (pillola, anello, cerotto, impianto sottocutaneo) e i dispositivi intrauterini come la spirale o IUD. Per affrontare la scelta della contraccezione è comunque opportuno eseguire una valutazione specialistica ginecologica. Attraverso il colloquio e la visita si potranno avere informazioni sul metodo anticoncezionale più adatto alla paziente e soprattutto potranno essere illustrati i benefici e gli effetti collaterali dell'eventuale metodo scelto dalla donna. Inoltre, la scelta di una eventuale contraccezione ormonale, dovrà
prevedere controlli a distanza di tempo per valutare l'eventuale insorgenza di segni e sintomi che possano eventualmente indicare la necessità di sospendere il metodo anticoncezionale in atto. Inoltre, l'assunzione dei contraccettivi ormonali spesso è causa di insorgenza di effetti collaterali minori (ritenzione idrica, alterazioni dell'umore, cefalea, calo della libido) che a volte portano la donna a sospendere la terapia. In realtà oggi sono a disposizione integratori studiati proprio per la donna che utilizza contraccezione ormonale che aumentano la sua compliance al trattamento.
DR.SSA GIUSI PORCARO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789) BIOS – Via Linda Malnati 15 - Terni (0744 403904)
Medicina & Salute
Le CICATRICI in ambito OSTEOPATICO Perché è importante trattarle e come condizionano la postura
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na delle cause meno conosciute e troppo spesso trascurate di squilibrio posturale è rappresentata dagli esiti cicatriziali di interventi chirurgici. Le cicatrici, sia superficiali che profonde, sono uno dei fattori che contribuiscono maggiormente a determinare squilibri e modificazioni nell’assetto posturale. Il meccanismo tramite cui tutto ciò avviene è relativamente semplice. La cicatrice è formata da tessuto tendenzialmente anelastico che va a crearsi all’interno di strutture ad alta elasticità e contrattilità (muscoli e fasce), sulle quali esercita una vera e propria trazione. Se immaginiamo il nostro corpo come una struttura di tensegrità, in cui le varie parti modificano i loro rapporti per rispondere ad un trauma o ad un insulto meccanico, è facile capire come una trazione o un’aderenza cicatriziale possano determinare un fulcro di tensioni all’interno del nostro corpo, generando anche dolori in sedi apparentemente molto lontane dalla cicatrice stessa. Di solito le cicatrici più importanti, quelle che possono creare i maggiori disordini posturali, sono localizzate a livello del tronco, tra queste: le cicatrici per appendicectomia, taglio cesareo, tiroidectomia, mastectomia, laparoscopie addominali, discectomia, laminectomia, interventi cardiaci con accesso sternale o intercostale, interventi gastrici o intestinali o da trauma. Per comprendere quanto una cicatrice (anche “vecchia”) possa avere una grande importanza per noi e per il nostro equilibrio generale è fondamentale spiegare il concetto di “fascia”. La fascia si trova sotto il derma e la possiamo immaginare come un grande lenzuolo di tessuto connettivo che ricopre tutti i differenti compartimenti del nostro corpo. Quindi tutto è collegato dalla fascia e un’alterazione di questa in un punto può provocare un sintomo non solo nel punto stesso ma anche a distanza. CICATRICI E POSTURA Durante un taglio cesareo vengono incisi la cute e il sotto cute vascolarizzato fino al derma. Si raggiunge la fascia muscolare che viene tagliata e allargata (adesso si cerca di non tagliare lo strato muscolare ma di “separarlo”) e si incide l’utero per far nascere il neonato. Tutti questi strati poi, vengono suturati. La cicatrice che vediamo esternamente è solo una parte del tessuto cicatriziale che si trova anche nei tessuti sottostanti. Possono nascere delle aderenze. Un’aderenza consiste nella formazione di tessuto fibroso fra tessuti, organi o articolazioni a seguito di un trauma o a un intervento chirurgico. Ogni aderenza può creare delle tensioni e trazioni fasciali che possono provocare delle interferenze con le catene muscolari che col tempo si ripercuote a livello generale (postura). Il comportamento di una cicatrice
è differente da quello del tessuto circostante. Una cicatrice non fisiologica e in tensione può entrare in una condizione di irritazione cronica o di perdita di sensibilità. A causa delle aderenze possono nascere dolori a distanza (lombalgia, cefalea, ad esempio); a livello psicologico, invece, possiamo aspettarci stati di ansia, depressione e stress generalizzato. COME AGISCE L’OSTEOPATA DI FRONTE AD UNA CICATRICE “PROBLEMATICA”? L’osteopata valuterà inizialmente la postura del soggetto eseguendo dei test di mobilità viscerale, tissutale e articolare. L’intervento sarà esclusivamente manuale con tecniche di rilasciamento del tessuto connettivo, della fascia e della cicatrice stessa ripristinando un equilibrio tensionale e conseguentemente un corretto assetto posturale. Il fine del trattamento osteopatico non è quello di far sparire la cicatrice, ma quello di renderla più leggera, meno reattiva. Spesso i risultati in termini di recupero di mobilità e riduzione del dolore possono esserci già dopo il primo trattamento o comunque nel breve termine. Potranno anche associarsi sensazioni di maggior elasticità della porzione trattata, regolarizzazione dell’attività digestiva e intestinale. Questo tipo di approccio ha un’importante evidenza nella pratica clinica anche rispetto a cicatrici datate di anni. Marzia Martellotti Osteopata D.O.
Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio
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AZIENDA OSPEDALIERA
Centro Salute Donna,
un nuovo MAMMOGRAFO con TOMOSINTESI
Il Centro Salute Donna è un polo di alto livello tecnologico strumentale e professionale, al cui interno si possono trovare tutte le prestazioni, con modalità personalizzate di presa in carico ed accesso unico e semplificato al percorso di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie femminili. Nel Centro si integrano infatti le competenze e le professionalità dell’Azienda ospedaliera di Terni per evitare la frammentazione nell'erogazione delle prestazioni e conseguire un alto profilo di efficienza e qualità. I percorsi sono dedicati alla valutazione clinico strumentale di I livello ed alla mammografia clinica ed interventistica proprie del II e III livello, alla senologia, alla prevenzione dei tumori al collo dell'utero, alla ginecologia, alla urologia, alla endocrino-chirurgia e alla chirurgia plastica e ricostruttiva. Nel Centro Salute Donna sono presenti le volontarie dell’Associazione TerniXTerni Donna. L'attività è supportata da tecnologia altamente innovativa che comprende un ecografo digitale di ultima generazione, un eco-elasto-sonografo, sala di senologia interventistica con sistema ottimale di ricerca delle piccole lesioni con stereotassi digitale e tavolo dedicato. Inoltre, l’8marzo 2018, nel giorno della festa della donna, il Centro si è arricchito di un nuovo mammografo di ultima generazione con tomosintesi donato dalla Fondazione Carit
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e dalla Fondazione Aiutiamoli a vivere Ong - Terni x Terni anch’io. Il nuovo mammografo digitale con tomosintesi. La mammografia allo stato attuale è il gold standard nella diagnosi precoce del tumore del seno e rappresenta l’esame di riferimento nei programmi di screening. In particolare, il mammografo 3D con tomosintesi donato dalla Fondazione Carit e dalla Fondazione Aiutiamoli a Vivere Ong. è una tecnologia digitale di ultimissima generazione, la migliore attualmente disponibile sul mercato, che consente di acquisire le immagini da diverse angolature e ricostruirle, tramite un apposito software, per visualizzarle in 3D. Con questa tecnica è infatti possibile studiare la mammella anche nella terza dimensione (la profondità) e individuare lesioni che ora sfuggono alla mammografia digitale tradizionale in particolare in donne più giovani con alta densità mammaria. In altre parole, un miglior risultato diagnostico e una diagnosi sempre più precisa, a parità di dose di radiazioni erogate e addirittura con una lieve riduzione della compressione, che riduce il numero dei falsi positivi e di conseguenza la ripetizione dell’indagine o l’esecuzione di ulteriori approfondimenti diagnostici che possono generare inutilmente ansia nelle donne. L’inaugurazione del nuovo mammogragofo. Anche la presidente
della Regione Umbria Catiuscia Marini ha partecipato all’inaugurazione del nuovo mammografo donato dalla Terni x Terni anch’io, oltre che alla presentazione dei dati di attività 2017 del Centro Salute Donna, dove è stato centralizzato anche il percorso senologico della Breast Unit. All’evento sono intervenuti oltre alla governatrice dell’Umbria, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Terni Maurizio Dal Maso, i presidenti della Fondazione CARIT, Luigi Carlini, e della Fondazione Aiutiamoli a Vivere – Terni x Terni anch’io, Fabrizio Pacifici, il prefetto di Terni Paolo De Biagi, il presidente dell’ordine dei medici Giuseppe Donzelli e il dottor Alessandro Sanguinetti che ha illustrato i dati di attività 2017 del Centro Salute Donna e Breast Unit. Grazie alla città di Terni. “Anche per questo nuovo importante traguardo – sottolinea Fabrizio Pacifici, presidente dell’associazione Terni x Terni anch’io della Fondazione Aiutiamoli a vivere - ringraziamo la Fondazione Carit e naturalmente i citttadini di Terni per la fiducia che dimostrano nei confronti della nostra associazione, consapevoli che ogni sforzo e ogni risparmio affidatoci viene restituito alla città nell’ottica del miglioramento dei servizi, in sinergia con l’Azienda ospedaliera”. La Breast Unit. Inaugurato sei anni fa, nel Centro Salute Donna è stato istituito
SANTA MARIA DI TERNI anche il percorso della Breast Unit, che concentra in un’unica sede l’iter di diagnosi e trattamento della donna con tumore al seno, coordinando attività diagnostica e clinica di II e III livello, radiologia interventistica e trattamento chirurgico e plastico-ricostruttivo fino alla riabilitazione psicofunzionale. Percorso senologico L'attività di prevenzione del tumore mammario, di pertinenza della Usl Umbria 2, è realizzata in rete per tutte le donne della provincia: nel Centro Salute Donna si trovano gli ambulatori di riferimento allo Screening Mammografico e all’attività diagnostica e clinica di II e III livello. Diagnostica interventistica. Per tutte le donne positive o dubbie allo screening e per le donne che presentino problemi alla mammella sono previsti approfondimenti diagnostici attraverso il ricorso a percorsi personalizzati. Nell'ambulatorio polispecialistico, con accesso programmato per fasce ed orari, le donne potranno fruire dell’approccio integrato fra chirurghi senologi, oncologi, radioterapisti, psicologi, medici nucleari e specialisti della riabilitazione. In caso di necessità, ulteriori accertamenti di II livello sono eseguiti nello stesso centro attraverso prelievo citologico cellulare (stereotassi digitale) e prelievo istologico di Frustolo di tessuto (Mammotome). Trattamento chirurgico. Viene garantita
Fabrizio Pacifici e Alessandro Sanguinetti
la terapia chirurgica di tutte le forme di carcinoma mammario: ampie exeresi, localizzazioni stereotassiche e radioisotopiche delle lesioni non palpabili, dissezioni ascellari, biopsia del linfonodo sentinella, exeresi atipiche e mastectomie (radicali e skin-sparing). Vengono garantite la ricostruzione dermoghiandolare nelle quadrantectomie, la simmetrizzazione, la ricostruzione immediata e/o differita (con espansori, protesi, tatuaggio areolare,
Maurizio Dal Maso, Catiuscia Marini e Raffaele Nevi
ecc.) e anche il trattamento delle sindromi malformative congenite e acquisite che esulano dal campo della pura estetica e cosmesi. Il trattamento demolitivo senza ricostruzione verrà espletato in regime di degenza breve, la dimissione è protetta dalla consegna di una lettera al medico curante dettagliata e di una lettera infermieristica dedicata contenente indicazioni pratiche sulla medicazione e dalla possibilità di un contatto telefonico cellulare di uno dei componenti dell’équipe senologica di riferimento aziendale. I dati 2017 del Centro Salute Donna. In occasione dell’inaugurazione del nuovo mammografo, il responsabile del Centro Salute Donna, dottor Alessandro Sanguinetti ha illustrato le prestazioni eseguite nel 2017 al Centro Salute Donna: 3301 mammografie, 304 ecografie, 669 agobiopsie e più di 314 mammotome, le visite R.A.O. con esame clinicostrumentale della mammella sono state 1894, un migliaio di visite senologiche, cui si aggiungono 16 visite e 69 medicazioni di chirurgia plastica, con una casistica operatoria, sempre in riferimento alla Breast Unit, di 290 interventi di cui 203 per carcinoma della mammella (prima diagnosi). Al di fuori del percorso senologico il Centro Salute Donna ha registrato: 728 ecografie tiroidee e 181 visite endocrinologiche di cui 16 chirurgiche, 107 visite neuro radiologiche, 164 visite urologiche, 1047 MOC, 198 visite per disfunzioni del pavimento pelvico, 1086 visite ginecologiche, 2196 e ecografie articolare-muscoloscheletriche e 81 infiltrazioni articolari. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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TUTTI POSSONO DONARE IL SANGUE
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Il sangue umano è un prodotto naturale, non riproducibile artificialmente e indispensabile alla vita. Donare il sangue è un atto volontario e gratuito, è un dovere civico, è una manifestazione concreta di solidarietà verso gli altri, esalta il valore della vita, abbatte le barriere di razza, religione o ideologia e rappresenta uno dei pochi momenti di vera medicina preventiva. È un atto di estrema generosità che permette di salvare la vita di altre persone. Proprio il fatto che il sangue sia raro implica la necessità di metterlo a disposizione di altri individui che potrebbero trovarsi in una situazione di bisogno. Pensa di essere tu al loro posto. Basta essere sani e non aver comportamenti a rischio che possano compromettere la propria salute e, di conseguenza, quella di chi riceve il nostro sangue. Sarà comunque il medico trasfusionista a chiarire ogni nostro dubbio. Si potrà inoltre decidere se donare sangue intero o solo una parte di esso. Infatti, mediante un processo chiamato aferesi, possono essere prelevate soltanto alcune componenti, cioè plasma oppure globoli rossi, globuli bianchi o piastrine. Tale processo è assolutamente indolore e viene effettuato in tempi decisamente brevi.
CIFOPLASTICA PERCUTANEA Le FRATTURE VERTEBRALI da fragilità ossea avvengono frequentemente in persone in età avanzata (prevalentemente nel sesso femminile) e sono spesso la conseguenza di una malattia demineralizzante, l’OSTEOPOROSI. Il trattamento più frequente è quello conservativo, che consiste nel riposo a letto, utilizzo di un busto ortopedico e di
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farmaci antidolorifici e farmaci contro la demineralizzazione ossea. QUANDO TROVA INDICAZIONE L’INTERVENTO DI CIFOPLASTICA? Quando i trattamenti conservativi non hanno effetto sul dolore. IN COSA CONSISTE? Consiste nell’introduzione di cemento osseo radiopaco in una cavità creata nel corpo vertebrale da un palloncino introdotto per via percutanea, permettendo di ridurre il dolore e ripristinare almeno in parte l’altezza del corpo vertebrale. CHE EFFETTI HA SUL PAZIENTE? L’effetto principale è sul dolore che scompare o si riduce sensibilmente in oltre l’85% dei casi. Permette di ottenere inoltre una parziale ripristino dell’altezza vertebrale nel 90% dei casi ed una parziale correzione della deformità vertebrale (cifosi). PER QUALI SOGGETTI È INDICATO? L’indicazione principale di questa procedura sono le fratture vertebrali da schiacciamento da osteoporosi recenti (fino a tre mesi). Controindicazioni a questo intervento sono gravi malattie della coagulazione, collasso vertebrale completo, fratture instabili, complicanze neurologiche.
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Viviamo in un mondo che cambia
DINOSAURI TRA NOI Enrico Squazzini Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone
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’era una volta un mondo. Per come siamo strutturati noi umani, nella percezione del mondo in cui viviamo in linea di massima tutto sembra rimanere lo stesso di ciò che vediamo dalla nascita. Tranne alcune eccezioni, legate a fenomeni naturali che si esplicano in archi di tempo brevi, nella sostanza nulla sembra cambiare. È davvero tutto qui? Che tipo di conoscenza abbiamo del nostro ambiente di vita? Disponiamo di sufficiente consapevolezza dei meccanismi che lo animano e mantengono “in piedi”? Se riflettiamo per un attimo sulla natura dei nostri organi di senso principali, con i quali quotidianamente, automaticamente e senza pensarci scandagliamo l’ambiente, possiamo farci un’idea. Il nostro senso della vista ci consente di elaborare una gamma piuttosto ristretta di lunghezze d’onda della luce. Le radiazioni visibili dall’occhio umano si collocano in una fascia minima dello spettro elettromagnetico e, di fatto, non siamo in grado di percepire colori compresi nelle lunghezze d’onda poste oltre il limite dell’infrarosso né in quello dell’ultravioletto. Ciò vale anche per altri animali che pur eccellendo per un verso risultano carenti da un altro. Abbiamo conoscenza, ad esempio, delle ampie possibilità di alcuni uccelli o insetti in grado di percepire iridescenze per noi impossibili, come anche delle forme di daltonicità del cane. Insomma ad ognuno il suo. Per quanto concerne l’udito, la gamma delle frequenze percepibili come suoni dall’orecchio umano non si colloca al di sotto del limite degli infrasuoni né in un definito limite opposto della gamma degli ultrasuoni. Lo stesso vale per gli odori che l’uomo percepisce attraverso un sottile
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strato di cellule sensibili, posto all’interno del naso e detto Epitelio olfattivo grande 5 o 10 cm2. Questo organo, come fosse la “retina del naso”, ha una sensibilità definita e non troppo ampia rispetto alla capacità di altri organismi viventi. Con l’organo del tatto invece, sostanzialmente con i polpastrelli posti sulla punta delle dita delle mani, percepiamo un ampio macrocosmo di elementi materiali da una certa dimensione in su ma, in realtà, non abbiamo il benché minimo sospetto della reale composizione di questa materia. Soltanto grazie agli strumenti tecnologici sappiamo essere composta da un vastissimo micromondo fatto di molecole, atomi e particelle subatomiche sempre più piccole. Ma allora, dei “tanti mondi” esistenti quale percepiamo? La nostra visione generale è così limitata? Qui entra in gioco un elemento particolare che ci pone su un piano assolutamente differente rispetto a “tutti gli altri”. La struttura del nostro cervello ci consente, attraverso un’elaborazione molto raffinata delle componenti ambientali e grazie anche ad una straordinaria attitudine allo sviluppo tecnologico, di ampliare a dismisura la capacità di percezione sensoriale, proprio attraverso l’analisi scientifica. Questo ci dà la facoltà di percepire l’ambiente in modo esclusivo e particolarmente approfondito e, di fatto, è una metodologia di conoscenza dell’ecosistema mai riscontrata in precedenza nel panorama biologico terrestre. Ma quanto sfruttiamo questa nostra unicità? L’ambiente in cui viviamo ci parla di continuo. Ci racconta del suo stato di salute, di quanto sia pesante l’impatto delle nostre attività sui suoi equilibri. Ci manda messaggi dal passato sul suo meccanismo di funzionamento. Saper decifrare questi messaggi è per noi fondamentale poiché per vivere in un contesto ultrasensibile alle nostre attività, senza subirne le conseguenze dei cambiamenti dinamici indotti, è indispensabile conoscerne il funzionamento. Il mondo intorno a noi pullula di testimonianze in grado
di suggerirci le modalità di modifica continua degli ambienti dandoci la possibilità di confrontare antiche realtà con quella attuale, capire cosa è cambiato e soprattutto perché. La scienza con i suoi metodi di indagine consente di raccontare storie di mondi passati, autentici frammenti di realtà scomparse. Alcune così affascinanti da stuzzicare la fantasia specialmente dei più piccoli ma non solo. Prendiamo, ad esempio, la realtà dei Dinosauri. Tralasciamo l’irreale processo di mitizzazione e consideriamo i fatti reali, in base alle più recenti analisi scientifiche. Sono stati un nutrito gruppo di animali adattati esclusivamente alla terraferma e vissuti per centinaia di milioni di anni. Le numerose forme, di tutte le dimensioni, succedutesi nel tempo occuparono i più disparati ambienti fino a che, quelle della fine del periodo Cretaceo circa 66 milioni di anni fa, furono coinvolte in una delle più importanti estinzioni di massa note. Ma questa è solo una parte della storia. Molto tempo prima, nel Giurassico, un gruppo di Dinosauri acquisì caratteri misti fra rettili e uccelli: nonostante l’assenza di sterno carenato, ossa piene e pesanti inadatte al volo, coda ossea, avevano il corpo ricoperto di penne come gli uccelli. Se agli inizi del 1900 tali evidenze destavano sconcerto oggi, grazie alle scoperte paleontologiche degli ultimi decenni, la scienza ha chiarito questa importante tappa evolutiva. Il tentativo di conquista dell’ambiente aereo da parte dei rettili volanti (come gli Pterosauri), estranei alla linea evolutiva degli uccelli, fallì 66 milioni di anni fa con l’estinzione. Nello stesso tempo l’evoluzione di un gruppo di piccoli Dinosauri aveva dato il via all’emergere degli uccelli. Oggi gli studiosi considerano gli uccelli dei dinosauri volanti a tutti gli effetti. C’era una volta un mondo, 70 milioni di anni fa, dominato dai rettili. C’era una volta un mondo, oggi, dominato da oltre 5.500 specie di mammiferi, fra cui la nostra, e oltre 10.500 specie di uccelli. L’era dei Dinosauri non è ancora finita.
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e dalle elezioni appena svolte nascerà un Governo capace di durare una intera legislatura, di certo gli elettori ed i cittadini tutti si aspetteranno che, fin dai primi passi, esso sappia indicare al paese una visione ed una strategia di sviluppo. Se la nuova crescita dovesse essere misurata soltanto con gli incrementi del PIL o del reddito procapite la nuova stagione della politica italiana non partirebbe sotto una buona stella. Da tempo ed anche a livello internazionale c’è chi spinge per inserire negli indici di sviluppo dei fondamentali elementi qualitativi. Anche l’ISTAT ha iniziato a misurare la crescita futura con un nuovo indicatore: il BES, cioè il benessere equo e sostenibile, da affiancare al PIL. Un indice, il BES, nel quale appaiono tre fattori di tipo qualitativo: il benessere che esprime una condizione di vita complessivamente soddisfacente; l’equità che indica un preciso modello di società inclusiva, basato su una distribuzione non troppo squilibrata della ricchezza; la sostenibilità che prospetta nuovi vincoli e modalità per l’ulteriore espansione delle attività umane e per la loro “impronta” sul pianeta, con i suoi ormai fragili equilibri naturali. Un’impronta divenuta profondissima ed in tempi assai brevi, sull’onda dello sviluppo industriale dell’ultimo secolo. La spesso gradevole temperatura nella quale viviamo le nostre giornate e la nostra vita è il risultato di un equlibrio mirabile fra alcuni dei gas che formano la nostra atmosfera, cioè anidride carbonica e metano; i gas regolatori dell’effetto serra naturale, senza del quale le temperature medie della superficie terrestre precipiterebbero sotto zero, a -15 gradi. Il problema inedito di fronte al quale si trova l’umanità sta nell’aver provocato, con le proprie attività industriali, agricole, zootecniche e civili, un aumento della anidride carbonica da 290 a 406 parti per milione e un abbondante raddoppio del metano; tale aumento ha amplificato in modo forzato ed artificiale l’effetto serra, con conseguenti aumenti delle temperature del pianeta di circa un grado. Tale aumento sta già provocando gravi squilibri climatici, con siccità e desertificazione in alcune parti del
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SVILUPPO SI, MA QUALE ? pianeta, alluvioni e scioglimento dei ghiacci perenni in altre, la diffusione di malattie, la sommersione di città e terre piatte costiere, la riduzione delle specie viventi sulla Terra. Ulteriori aumenti sono attesi ove non si intervenga. Nessuna speranza può esservi di fermare questa nostra aggressione suicida alla comune casa terrestre, se non vi sarà un impegno corale di tutti i popoli e tutte le Nazioni della Terra. Nessuno, pertanto, può sottrarsi a compiere le scelte ed i sacrifici connessi ad un impegno epocale che ha per obiettivo, nientemeno, il salvataggio della vita sul pianeta e della stessa civiltà umana. Lo sviluppo umano va pertanto ripensato dalle fondamenta; il benessere delle persone non può più essere identificato nell’aumento parossistico dei consumi, del possesso di beni e della ricchezza. Benessere e sobrietà debbono camminare insieme, con la capacità di aumentare estensione e qualità delle relazioni umane e recuperare un sostanziale equlibrio ed alleanza fra uomo e natura, a partire da quanta e quale energia utilizziamo. Gli squilibri climatici più recenti si sono accompagnati con ulteriori ed inconcepibili squilibri nella concentrazione della ricchezza prodotta da una economia basata sulla finanza mondiale speculativa e sulle nuove tecnologie che, se non governate a fini anche sociali ed umani, producono ricchezza per pochi e tolgono lavoro e futuro a molti. La ricerca di equità va,
dunque, a caratterizzare il nuovo sviluppo per il quale impegnarsi, rappresentando, del valore della sostenibilità, l’aspetto sociale. Al fine di sospingere l’umanità sul nuovo sentiero dello sviluppo sostenibile, le Nazioni Unite, hanno recentemente adottato una “Agenda 2030” che indica, con chiarezza, quali obiettivi raggiungere a quella data, non troppo lontana; obiettivi che riguardano, in modo integrato, l’economia, la società e l’ambiente, nonché gli aspetti culturali ed educativi connessi con la necessaria ed urgente crescita di consapevolezza delle popolazioni del mondo e dei giovani in particolare, sulla crucialità della sfida da affrontare e vincere con noi stessi. Il perseguimento di tali obiettivi chiama in causa tutti i livelli in cui è organizzata la società, ivi compresi quelli locali. A livello nazionale è operante, da qualche tempo, una importante ed attiva Associazione denominata ASviS, ovvero l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile che si propone di dare impulso, in Italia, alla realizzazione degli obiettivi definiti e proposti dall’ONU. Le sue attività possono essere fonte d’ispirazione a livello locale. V’è da augurarsi che si apra presto nella comunità ternana una riflessione pubblica su tali temi; temi ed obiettivi sui quali misurare e costruire, anche per la nostra città, uno sviluppo che guarda ad un futuro sostenibile e quindi di qualità.
Adriano Marinensi
TERNI, CITTÀ CAMPIONE NEL SETTORE DELL’ENERGIA PULITA
Ha grande merito nella diffusione delle produzioni a zero impatto ambientale
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l territorio ternano deve gran parte della sua identità alle acque: una realtà complessa e unica, attraverso la quale si può leggere la sua evoluzione sociale ed economica. Questa definizione ho trovata in un sito Internet e la memoria è andata lontano a cercare le gigantesche condotte forzate che alimentavano (e alimentano) la Centrale idroelettrica di Galleto, a due passi dalla città di Terni e vicina alla Cascata delle Marmore. Le vedevo da casa mia, nel paese di Papigno che sta sulla collina. Quei tubi enormi sollecitavano la fantasia, perché il racconto degli adulti parlava di operai che vi avevano lavorato dentro, ritti in piedi, al momento della costruzione. E l'acqua poi portata a valle, correndo alla velocità di un precipizio, faceva girare le macchine capaci di accendere le lampadine della luce. Per noi fanciulli, un mistero! Che invece mistero non era, ma imponente opera dell’uomo. Basta rileggere la storia riguardante il sontuoso complesso idroelettrico allestito, durante lo scorso secolo, lungo il territorio idrografico che va dall'Abruzzo all'Umbria, passando per la Sabina, da parte di quella che, all'epoca, era la Soc. Terni per l'industria e l'elettricità. Io credo che un sito produttivo come quello di Galleto – Monte S. Angelo (inaugurato nel 1929, su progetto edilizio di Cesare Bazzani) dovrebbe assegnare una medaglia al valore ecologico alla città di Terni, per il meritorio servizio reso in difesa dell’ambiente contro le aggressioni inquinanti. Aggressioni causate invece dalle fonti di energia a combustibili fossili e, ancor più, a carbone. Dal nucleare ci guardi Dio! I grandi impianti che La Soc. Terni e la comunità umbra hanno “donato” al sistema energetico nazionale, attraverso il passaggio all’ENEL, in base alla L. 6.12.
62, n.1643, meritano d’essere elencati. Sono: Corbara, Corno, Cotilia (alimentato dai bacini del Salto e del Turano), Galleto (alimentato dal Lago di Piediluco), Monte Argento, Montorio al Vomano, Nera Montoro, Penna Rossa, Posta, Preci, Provvidenza (alimentato dal Lago di Campotosto), Recentino, S. Giacomo, Sigillo e Triponzo. È l’hydro power, la potenza dell’acqua e il rinnovabile per eccellenza. Dunque, un contributo rilevante apportato a quella straordinaria operazione che ha per obiettivo nobile il contrasto alle immissioni nocive nell’atmosfera. Dire che l'ecologia non è una priorità, dimostra scarsa sensibilità sociale. Significa chiudere gli occhi dinnanzi al degrado che ormai sta alterando l’ecosistema. Basta pensare a due delle conseguenze derivate dall’aumento della temperatura: il pericolo di desertificazione di nuove zone del pianeta e l'innalzamento dei mari, per lo scioglimento dei ghiacciai, che porrà a rischio un gran numero di isole e di spiagge. Una seria presa di coscienza da parte dei Paesi industrializzati, dovrà riguardare il contenimento delle immissioni di CO2 e della deforestazione. Quest’ultima pratica, oltre a sottrarre natura al paesaggio, abbassa le “difese immunitarie” rappresentate dalle aree boschive, che coadiuvano il processo di purificazione dell’aria. Aspetto positivo va considerato il transito, seppure ancora in maniera troppo lenta, dal termoelettrico al pulito. Si tratta peraltro di una transizione obbligata se non vogliamo rendere invivibili le comunità urbanizzate. Dunque, l’inquinamento e l’aumento della temperatura sono i due nemici da combattere e siamo tutti chiamati a lottare su questo fronte drammatico. Senza dimenticare altre calamità che attentano
alla esistenza, come la fame e le guerre locali che adducono le grandi migrazioni, destinate a modificare la carta geografica e antropologica mondiale. Intanto, su altri terreni, la ricerca tecnologica sta mettendo a punto nuove ed importanti soluzioni; per esempio nel campo delle energie rinnovabili (voltaico ed eolico) e dei motori. Sì, c'è un nuovo che avanza pure nel settore della circolazione veicolare. Il motore elettrico è ormai una soluzione a portata di mano e la sua diffusione andrà consolidandosi nel breve periodo con il massiccio impianto di centraline di ricarica. In Italia, l’ENEL da sola pare abbia in programma la posa in opera di 14.000 infrastrutture di alimentazione. E gli esperti, sempre in Italia, prevedono che, nel 2030, saranno circolanti circa 5 milioni di automezzi a trazione elettrica o ibridi. Un campo di interesse operativo resta quello del risparmio energetico. In una società diventata vorace di energia, l'adozione di provvedimenti generali e di comportamenti individuali, diretti a praticare una concreta politica di contenimento dei consumi, rimane fortemente legata alla strategia complessiva. Un'ultima notazione che, per certi versi, sembra estranea al tema in esame, ma non lo è, riguarda il problema dell’igiene pubblica. Non è un discorso estraneo quello di una sempre più corretta ed utile gestione dello smaltimento dei rifiuti. È questione strettamente legata alla difesa del territorio e della salute. Allora l’invito pressante va rivolto ai cittadini, perché partecipino alla raccolta differenziata, per contribuire al conseguimento di un record ecologico. Questo: l’aumento dei prodotti recuperati e riciclati, cosicché si possa arrivare al punto strategico e cioè soltanto il 10% di rifiuti conferiti in discarica. Con la buona volontà e il senso civico, ce la potremo fare. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Programma Associazione Culturale La Pagina BARBARA LOLETTI Tutti i SABATO dalle ore 15.30 alle 17.00
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Mercoledì 18 APRILE ore 17.00
L'INFERNO CANTO XXXIII RENZO SEGOLONI
XENÌA E FILÌA: DUE ESPERIENZE A CONFRONTO ROBERTO TAIBI e CHIARA PESARESI
Giovedì 12 APRILE ore 16.00 SIAMO FIGLI DELLE STELLE? (parte II) VITTORIO GRECHI
Venerdì 13 APRILE ore 17.00 ITINERARI CITTADINI ED IL CENTRO STORICO LORETTA SANTINI
Giovedì 19 APRILE ore 17.00 MUSSOLINI - FASCISMO SAURO MAZZILLI
Giovedì 26 APRILE ore 17.00 HOMO SUM: LA ROMA DEGLI SCIPIONI ROBERTO TAIBI e CHIARA PESARESI
VITA DA CANI!!!
Giovedì 3 MAGGIO dalle ore 20.00
Seminario di approfondimento sul Mondo del CANE Per informazioni Barbara 320.8990274
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774
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«Nella sua parabola io conobbi meglio la nostra realtà e vari aspetti della crisi. Ugualmente, frugando tra i peccati e le verità nascoste dell’Italia, credo di aver compreso l’anima e la mente dell’Uomo coraggioso che odiava le ideologie.»
L’ITALIA NELLA PARABOLA DI BERLUSCONI
Nel suo saggio, Alberto ci presenta un’immagine, per buona di ricerca Alberto Frasher (1945),Frasher laureato in matematica, dottore parte inedita e forse sconosciuta ai più, della crisi italiana partendo e professore. Una disolida scientificanoti e umanistica gli ha dalle idee iniziali uno deiformazione personaggi maggiormente e contropermesso trasformare all’osservazione e alla versi deldinostro panoramal’attidudine politico ed economico. L’autore, oltre adriflessione aver analizzato la situazione dell’Italia in un ampio contesto storico e L’ultimo in una serie di pubblicazioni, dalla matematica alla saggistica. internazionale, ha studiato a fondo il pensiero, gli intenti e i limiti del suo libro, The Magic of National Renaissance (TLAC publisher), è stato “mito” Silvio Berlusconi. Condizionato e piegato dalla mentalità di pubblicato a Toronto nel 2016. suoi romanzi, L’amara una classe politica, tutt’altro che Icreativa, Berlusconi nei fatti favola abban- albanese donò le idee del programma di partenza che, nell’insieme, rappre(Editore Rubbettino) e Il sogno di un musicista (prossima pubblicazione), sentano tuttora la punta di diamante del liberalismo e del suo ideale raccontano gli orrori dei totalitarismi recenti.
ALBERTO FRASHER
Alberto Frasher
FARE MONDI
politico. Fatti recenti e riflessioni personali, arricchiti da riferimenti e citazioni famose, sono elaborati in maniera chiara, invitante e fruibile. Un libro che tutti dovremmo leggere, per una visione autentica, suo saggio, Alberto Frasher ci presenta un’immagine, libera e globale del nostro momento attuale.
Nel per buona parte inedita e forse sconosciuta ai più, della crisi italiana partendo iniziali di uno dei personaggi Alberto Frasher (1945),dalle laureato idee in matematica, dottore di ricerca e professore. Una solida maggiormente noti e controversi del nostro panorama politico formazione scientifica e umanistica gli ha permesso di trasformare l’attidudine all’osservazioed economico. L’autore, oltre ad aver analizzato la situazione ne e alla riflessione in una serie di pubblicazioni, dell’Italia in un ampio contesto dalla matematica alla saggistica. L’ultimo suo li- storico e internazionale, ha bro, The Magic of National Renaissance (TLAC studiato a fondo il pensiero, gli intenti e i limiti del “mito” publisher), è stato pubblicato a Toronto nel I suoi romanzi, L’amara favola albanese Silvio2016. Berlusconi. Condizionato e piegato dalla mentalità (Editore Rubbettino) e Il sogno di un musicista di una classe politica, tutt’altro che creativa, Berlusconi (prossima pubblicazione), raccontano gli orrori dei totalitarismi recenti. nei fatti abbandonò le idee del programma di partenza che, nell’insieme, rappresentano tuttora la punta di diamante del Euro 14,90 liberalismo e del suo ideale politico. Fatti recenti e riflessioni personali, arricchiti da riferimenti e citazioni famose, sono elaborati in maniera chiara, invitante e fruibile. Un libro che tutti dovremmo leggere, per una visione autentica, libera e globale del nostro momento attuale.
Alberto Frasher
L’Italia nella parabola di Berlusconi
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Compleanno Florio
Associazione Culturale La Pagina
Puisìa di Florio
Simonetta Neri Scrittrice
La popolarità di Zenobio Piastrella, conosciuto come Florio il poeta – ciabattino della Terni di una volta, si è espressa compiutamente nell’omaggio affettuoso che amici, poeti, scrittori cantanti e musicisti della città hanno rivolto a lui con affetto nella festa di compleanno organizzata il 19 marzo 2018 nella sede dell’Associazione Culturale La pagina di via De Filis. Florio ha partecipato con il sorriso impresso sulle labbra e gli occhi lucidi di commozione non smentendo la sua identità di uomo forte protagonista mediatico della società di ieri. Per lui la vita intera è trascorsa, fino al 1997 nel lavoro di calzolaio nella sua storica bottega in vico Catina e nella raccolta di piccoli o grandi cimeli della calzatura oggi custoditi in bacheche nella sede dell’associazione La Pagina. Ma il suo
animo attento ai fatti della città e la sua spiccata sensibilità colorita da un linguaggio diretto e scrupoloso, lo hanno ben presto spinto verso la poesia. Ha fatto parte fino al 2000 del gruppo degli Allegri ternani che si dilettavano a comporre le poesie in vernacolo per i carri di maggio dando sfogo alla sua vena poetica fervida fin dall’adolescenza. Tante sono le rime raccolte nel libro Tra un tacco e l’andru e molte sono state lette accompagnate dal suono languido di un violino durante la festa del compleanno di Florio. Anche l’Associazione Gutenberg, che promuove la diffusione della poesia contemporanea e potenzia la creatività poetica, era presente con alcuni rappresentati, all’incontro con il poeta Florio e con emozione ha partecipato alla lettura di alcune sue poesie attraverso la voce di Paola Tarani. La Gutenberg ha incontrato, presso la BCT la poetessa Anna Elisa De Gregorio il 21 marzo 2018 primo giorno di Primavera e giornata mondiale della Poesia.
La Gutenberg è nata a Terni nel 1989 su iniziativa della poetessa Luciana Notari, nota nel panorama della poesia italiana e internazionale, e alla sua fondatrice l’associazione dedica un importante concorso nazionale di poesia che quest’anno, nella X edizione, premierà il migliore concorrente il 18 maggio 2018, primo giorno del festival TerniPoesia 2018. Da non perdere è anche l’evento del prossimo 12 aprile organizzato dalla Gutenberg presso l’Archivio di Stato, dal tema Luciana Notari, donna e poetessa. Esso sarà anche l’occasione per celebrare la poetessa con la donazione del quadro in acquarello che la ritrae opera del pittore Franco Bellardi e che sarà custodito presso l’Archivio di Stato.
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o m a v a p a c a r e s a L i j h c c i r r u m li
T
raduciamo subito per non spaventare chi non conosce il dialetto: la sera si riducevano le grandi fronde fresche di vari alberi (olivo, pioppo, acero, olmo, quercia ecc.) in rametti più piccoli che venivano usati come foraggio povero per il bestiame. D’inverno e fino all’aprile piovoso, per risparmiare il fieno che non bastava mai, si integrava con i ramoscelli di ulivo sempreverdi, residui della potatura. Già a gennaio, se il fieno raccolto nella precedente primavera incominciava a scarseggiare, si potavano alcuni olivi dopo averne raccolto il frutto. I rami anche grandi, tagliati con la sega, venivano ammucchiati nei pressi dell’abitazione e alla sera, uno alla volta, venivano introdotti nella spaziosa cucina davanti al camino, per essere sminuzzati nella giusta misura, quella adatta al consumo di bovini, pecore e asini. Alcuni ramoscelli, tra i più belli e frondosi, venivano messi a bagno in un vaso per essere poi portati alla benedizione la domenica delle palme. I rami grandi, privati dai ramoscelli, venivano dati in pasto ai conigli, tanto golosi dell’amara corteccia e bisognosi di arrotare i denti che al mattino seguente rimaneva nella conigliera solo il ramo bianco, spolpato come fosse un osso. Tutta la numerosa famiglia si metteva in cerchio intorno al fuoco, ognuno con la sua frasca da piluccare. Questo modo di lavorare delicato e scrupoloso faceva sì che il verbo smurricchjiare diventasse sinonimo di palpeggiamento, nel campo amoroso. La vita del contadino e i ritmi della campagna, con tutti i lavori connessi, erano capaci di dare alle parole e ai verbi di comune uso agricolo significati diversi o significati adatti a illustrare situazioni diverse, non solo quelle amorose. Al centro del cerchio si poneva il grande cesto cilindrico di vimini a maglie rade e di costruzione artigianale, chiamato lu
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Vittorio Grechi
crinu, dove ognuno buttava il risultato del proprio lavoro. Facciamo notare che, finché non prese piede la meccanizzazione spinta di oggi, all’olivo venivano sottratte solo le olive colte a mano, una ad una. Le fronde della potatura, una volta usate come foraggio, ritornavano all’uliveto con i loro componenti chimici arricchiti di azoto, tramite il letame degli animali che le avevano mangiate. Il contadino non lesinava lo stallatico al suo terreno e alle sue piante, specialmente alle viti, agli olivi e all’orto. Adesso la raccolta meccanizzata delle olive viene fatta tramite scuotimento delle piante con vari sistemi e ciò comporta un notevole abbattimento di foglie che, raccolte sul telo insieme alle olive, vanno per buona parte a finire al frantoio, dove vengono separate dai frutti e ammucchiate come scarto fuori dalla mola, fino a formare collinette più o meno grandi. I residui della potatura non vengono più utilizzati come foraggio se non in rari casi e la pratica di bruciarli sul posto sta incontrando sempre più restrizioni a causa dell’inquinamento atmosferico. Arriveremo al punto di doverli portare ad un termovalorizzatore, sottraendo ulteriori sali minerali e humus alle piante di olivo. Ecco perché siamo e saremo sempre più costretti a reintegrare il mal tolto con copiose concimazioni chimiche. Mentre si capavano li murricchji c’era sempre qualcuno che raccontava una storia o “dava il là” per commentare gli avvenimenti del luogo. Ogni tanto veniva rinforzato il fuoco con l’aggiunta di un ramo dalla corteccia vecchia e rugosa, che nessun coniglio avrebbe mangiato. Il fuoco si impadroniva rapidamente della corteccia secca e rallentava solo quando arrivava a bruciare la parte verde. Rallentava poco però, in quanto il proverbio antico sottolineava che l’olivo benedetto arde verde e secco.
FOSCO E MIRKO GIANSANTI UNA FAMIGLIA DA CORSA
È
il 20 maggio del 1973. A Monza si corre il Gran Premio delle Nazioni. La gara delle 250 vede in pole il finlandese Jarno Saarinen, campione del mondo in carica. In griglia di partenza anche Renzo Pasolini. Una manciata di secondi ed il dramma si consuma: all’ingresso della prima curva la moto di Pasolini perde aderenza. Il campione romagnolo cade. Nella carambola che segue sono coinvolti altri tredici piloti, tra cui il ternano Fosco Giansanti. Perdono la vita Pasolini, 34 anni, e Jarno Saarinen di 27. Ricordo ancora quelle tragiche immagini in bianco e nero ed il dolore del mondo sportivo. Giansanti, classe 1943, aveva esordito in moto nel 1967 correndo il Campionato Italiano Juniores in sella ad una MotoBi 175 cm³. In quella stagione conquistò due secondi posti (a Cingoli e Camerino) ed un terzo posto a Giulianova. Siamo ancora ad un motociclismo pioneristico dove i circuiti sono perlopiù cittadini. In questi tracciati conta non solo la moto, ma soprattutto il “manico” ed il fegato del pilota. L’anno successivo fu secondo nel Campionato Juniores con cinque vittorie (Spoleto, Pesaro, Camerino, Oristano e Castiglione del Lago). Nel 1969 il centauro ternano si laurea Campione Italiano Juniores della 250, ottenendo il passaggio nei Seniores per la stagione 1970. Le stagioni 1971/72 le disputa in 250 e 350 con delle Yamaha private (scuderia Springol). Nel 1972 Fosco Giansanti
esordisce nel Motomondiale, arrivando ottavo al GP delle Nazioni con una Yamaha 250. Nella stagione 1973 l’ingaggio dalla Morbidelli affiancando Ángel Nieto in 125. Giansanti corse solo due gare (Modena e Imola) ritirandosi in entrambi i casi. Poi l’incidente di Monza. Ripresosi dai postumi dell’incidente, Giansanti corse sino alla seconda metà degli anni settanta. Nel 1976 nasce suo figlio Mirko e la tradizione di famiglia continua. Mirko inizia a correre in moto a soli 7 anni. Gli inizi nei trofei monomarca e nella Sport Production. Dopo un secondo posto nel Campionato Europeo della 125GP, l’esordio nel Motomondiale. Nel 1996 il debutto con una wildcard nella classe 125 nel Gran Premio d’Italia. Nella gara seguente, al Gran Premio di Catalogna, Giansanti si prende i suoi primi punti mondiali. Il giovanotto va forte, tanto che la Honda gli affida la moto per l’anno successivo. Nella sua prima vera stagione Mirko conclude 9º. Saranno dieci le stagioni di mondiale tra 125 e 250 poi altre tre in quello Supersport. Nelle gare di GP dodici i podi, dieci i secondi e due i terzi posti conquistati, tre i giri veloci in gara e 744 i punti realizzati in totale con un miglior piazzamento a fine stagione nel 1998 quando giunse sesto. Il 2000 è l’annata più sfortunata: nelle prime sei gare colleziona cinque podi ed è primo in classifica. Cade, si frattura una mano e deve dire addio ai sogni di gloria ed
alla lotta per conquistare il titolo. L’anno dopo un solo podio stagionale. Nel 2002 passa al team Scot Racing e conclude 15º. Nel 2003 ritorna all’Aprilia e conclude 10º. Nel 2004 è 9º. Nel 2005 passa alla classe 250, rimanendo sempre con una Aprilia e concludendo la sua ultima stagione nel motomondiale con un 15º posto. Nel 2008 corre con la Honda CBR600RR del team Berry Racing nel mondiale Supersport, ma lascia il campionato dopo le prime cinque gare. Dal 2007 corre nel Campionato Italiano Velocità categoria Supersport. Nel 2015 Mirko si ritira dalle competizioni. Ciò non significa lasciare le corse. Con Filippo Conti nella veste di Team Manager e Giansanti nei panni di Direttore Sportivo, nasce il Team GRT. Nel 2016 il Team GRT fa il suo ingresso ufficiale nel Mondiale Supersport, a Phillip Island. Nella stagione appena conclusa il Team GRT conquista il titolo mondiale con Lucas Mahias nella Super Sport 600. Stefano Lupi Delegato Coni Terni
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Sguardo sull’Italia post-elettorale Pierluigi Seri
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inalmente è arrivato il 4 Marzo, il D day delle elezioni tanto attese e tanto temute e a ragione, visto come sono andate le cose! Il tutto dopo una campagna elettorale segnata da roboanti promesse (flat tax, reddito di cittadinanza), da polemiche roventi spesso mosse più dal rancore che dal confronto politico che l’hanno resa lunga e nervosa. I risultati li conosciamo tutti, non vogliamo annoiare i lettori sciorinando cifre e percentuali, a questo hanno provveduto le reti televisive che nei giorni seguenti il dì fatale“ c’hann’ fatt’ na’ capa tanta” come direbbero a Napoli. Hanno trionfato il M5S e La Lega, a sorpresa, è stato detto ipocritamente da varie parti, ignorando quanto previsto dai sondaggi, mentre sono usciti sconfitti PD e in parte Forza Italia proprio le due formazioni che avevano dominato incontrastate la scena politica della Seconda repubblica. Forza Italia però può bilanciare il suo ridimensionamento col far parte di una coalizione di Centro-Destra insieme alla Lega vincitrice e a Fratelli di Italia, ma comunque ha perso l’indiscusso ruolo di leader al suo interno. Il vero sconfitto, senza se e senza ma, è stato il PD, fino ad ora partito di riferimento per l’elettorato di sinistra che, dati alla mano, stavolta gli ha voltato le spalle. Una cosa bisogna dire però che, mentre dopo le precedenti elezioni i leader dei vari partiti nei loro discorsi cavillosi sembravano aver vinto tutti, contravvenendo alle leggi matematiche e del buon senso, in questo caso la sceneggiata non si è ripetuta e gli sconfitti hanno palesemente ammesso il loro fiasco. In questo articolo non vogliamo addentrarci in una analisi della dinamica di quanto è avvenuto, sarebbe cosa troppo lunga per lo spazio esiguo che ci è concesso, ma fare alcune considerazioni che giriamo al lettore come stimolo per la riflessione. La massa eterogenea degli elettori del M5S localizzata soprattutto nel Sud, secondo il parere di Aldo Masullo, è formata da sofferenti e insofferenti. Sembra un gioco di parole, ma non lo è. In una intervista radiofonica per Radio Radicale egli ha definito sofferenti quelli
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che hanno visto peggiorare le proprie condizioni di vita. Un peggioramento di carattere economico dovuto specialmente alla mancanza di risposta delle politiche locali a problematiche sociali, ad esigenze condivise. Insofferenti sono quelli che non trovano una collocazione sociale che renda il loro impegno soddisfacente. Chi è senza lavoro o chi, nel migliore dei casi, ne svolge uno sottopagato si trova immerso in un mercato asfittico che ignora ogni regola Il lavoro nero al Sud era ed è un male assai diffuso. La politica o meglio i principali partiti politici che hanno dominato lo scenario politico italiano di questo decennio hanno volutamente ignorato i sofferenti e gli insofferenti, pagandone le conseguenze. Nella settimana seguente alle elezioni è stato detto da più parti che è stata la vittoria delle promesse elettorali. Il binomio flat tax-Lega e M5S-reddito di cittadinanza, non sono un abominio, ma la radiografia reale di un Paese con bisogni diversi che la politica non ha saputo recepire e tradurre in fatti. È superficiale dire che nel Sud, dove i Pentastellati hanno trionfato, ha vinto la promessa di assistenzialismo, ma in pratica il voto al Sud ha rappresentato un grido pieno di disperazione: manca il lavoro, il lavoro nero è una forma di schiavitù, la corruzione toglie i diritti, le infrastrutture sono fatiscenti e risalgono al periodo in cui politica e criminalità agivano all’unisono. Anche al Nord le cose non vanno bene se l’elettorato ha reagito positivamente alla promessa di una defiscalizzazione quale la flat tax per dare respiro alle aziende. In breve flat tax e reddito di cittadinanza sono promesse che hanno rastrellato voti perché interpreti di un disagio profondo. È del tutto inutile ora lanciare anatemi contro i populismi di destra o di sinistra, come è avvenuto durante la campagna elettorale. Se questi ultimi hanno trionfato, un motivo valido deve pur esserci. È stata la risposta di un elettorato deluso
e disilluso che, dopo aver pazientemente atteso, ha reagito con l’unica arma disponibile: il voto! Questa è la realtà di cui dobbiamo prendere atto e con cui oggi dobbiamo fare i conti! Il voto del 4 Marzo dimostra in modo lampante che i partiti politici finora egemoni non hanno saputo o voluto dare ascolto alla voce della gente e dare risposte adeguate alle esigenze poste, restando chiusi all’interno dei loro palazzi presi dalle loro strategie di potere, dimenticando di fatto la realtà esterna con le sue problematiche. Un Paese che negli ultimi anni ha visto un profondo cambiamento nella composizione sociale; non più proletariato, ma un ceto medio sofferente e insofferente, per usare l’azzeccata espressione di Masullo, i cui problemi ora sono stati strumentalizzati ora minimizzati o, peggio, ignorati dalla classe politica. Tutto questo dopo una campagna elettorale dai toni aspri fatti ad arte per far presa sull’elettorato. Lo scopo è stato raggiunto: l’assurdo raid razzista di Macerata e l’immigrato regolare Idi Diene ucciso a sangue freddo da un italiano proprio il giorno dopo le elezioni. Il clima post-elettorale è tutt’altro che tranquillo visto che i trionfatori non hanno i numeri sufficienti per formare una maggioranza e il mondo politico è in fibrillazione per cercare alleanze in attesa delle consultazioni di rito da cui dovrebbe uscire un nuovo governo. Per non parlare poi dei vari anchormen, Vespa e company, per capirci, che fanno la solita gara nel fare previsioni, rivelazioni, sondaggi non sempre azzeccati. Il cammino per ora resta tortuoso. Forse questo articolo, quando uscirà, potrà sembrare obsoleto, ma una cosa, in tutta onestà, mi sento di dire in un momento così delicato da cittadino osservatore-partecipe che, al fine di evitare rischiosi passi indietro, occorrono da parte di tutti responsabilità, umanità e un briciolo di umiltà, doti non facilmente reperibili sul mercato della politica! Verità e giustizia per Giulio Regeni
La Contessa e l’Architetto
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Narni tra il 1915 ed il 1924 presso il complesso Delle Grazie sboccia un grande amore. Una contessa russa imparentata con la famiglia dello zar ed un giovane architetto di belle speranze, si incontrano e tra loro sboccia l'amore. Lei Olga Sasso-Ruffo Ogarev, di nobile famiglia con padre italiano Fabrizio di Sasso-Ruffo (1846-1911) e figlia della principessa Natalija Aleksandrovna Mešcerskaja, ha circa 32 anni ed è rimasta vedova con due bambini piccoli, lui ha 24 anni e dopo aver studiato in Russia si è venuto a perfezionare in architettura in Italia. Si chiama Boris Mikhailovic Iofan e diventerà uno dei più grandi architetti della rivoluzione Russa. Lo sfondo è la prima guerra mondiale del 1915-1918 e la rivoluzione Russia che nel 1917 la guerra civile tra i zaristi e i bolscevichi. Dal 1917 al 1921 esplose la guerra civile russa che avrebbe visto la vittoria dell’Armata Rossa (bolscevichi) sull’Armata Bianca (contro-rivoluzionari) e ciò portò nel 1922 all’istituzione dell’Unione Sovietica. In questi anni il complesso delle Grazie acquistato nei primi del 1900 dalla famiglia di Olga Sasso Ruffo, diventa la sede di incontro dei comunisti russi, che avranno anche parte attiva alla fondazione del partito comunista italiano che nasce a Livorno nel 1921 dalla scissione del partito Socialista. In quel periodo Aron Abramovič Vizner nei documenti della polizia, che lo sorveglia, sono indicate come sue frequentazioni assidue l’architetto Boris Iofan e la moglie Ol’ga Ruffo, residenti a Narni, dove Vizner organizza riunioni con socialisti italiani di sinistra ed emissari bolscevichi. Nel gennaio 1921 partecipa al Congresso di fondazione del PC d’Italia a Livorno come membro della frazione comunista. In questo periodo il suo pseudonimo è Walter Francesco. In quel periodo vive alle Grazie anche Petr Georgievič Vrangel’. Barone e capitano di fregata, cugino del generale Petr Nikolaevič Vrangel’, è addetto navale dell’Ambasciata di Russia a Roma. Vive a Narni fino al 1923 per poi trasferirsi a Londra. Si sposa nel 1902 con la duchessa Marusja Sasso Ruffo (1879-1991), sorella di Ol’ga Sasso Ruffo Ogarev. Proprio nel 1921 Olga e Iofan si sposano ed entrano anche nella internazionale del partito comunista, partecipando attivamente alle azioni politiche. Questo fatto non sfugge alla polizia fascista che proprio nel Maggio 1921 fa una incursione a Narni e dopo aver assalito la sede del partito socialista, si dirige presso il complesso delle Grazie dove Olga Ruffo è intenta ad insegnare nella sua scuola privata per bambini dai 5 ai 13 anni. I fascisti misero a soqquadro gli appartamenti e trovarono delle copie dell'Avanti e del giornale Comunista, iniziarono quindi a rompere oggetti e gettare dalla finestra quanto gli capitava sottomano. I danni furono ingenti e la contessa Ruffo li stimò in oltre 36 mila lire. La contessa riuscì a fuggire e la domestica poi raccontò che i fascisti cercavano il marito della signora l'architetto russo Boris Iofan, per buttarlo anche lui dalla finestra, ma per fortuna questo non era in casa.
Giuseppe Fortunati VIVINARNI
Boris Mikhailovic Iofan (Odessa, 28 aprile 1891 Mosca, 11 marzo 1976) è stato un architetto sovietico, conosciuto per gli edifici in stile staliniano come la Casa sul lungofiume o il Palazzo dei Soviet a Mosca. L'architetto è presente in Italia tra il 1914 ed il 1924 ed a Narni presenta vari progetti come quello del cimitero monumentale, oltre a varie ville documentate nel territorio ed in particolare una villa a colombaia. Oltre a lavori sempre progettati in Umbria come l’ospedale di Perugia. Il presidente della unione sovietica, Alexei Rykov venne in Italia nel 1923 per trattamenti medici e riposo. L’architetto Boris Iofan, incontrò a Roma Alexey Rykov che dopo aver illustrato i grandi cambiamenti avvenuti in Russia lo invita in Unione sovietica. Dopo essersi consultato con sua moglie, Boris prende una decisione importante e la famiglia si trasferisce in Russia. Tornato in Unione Sovietica diventa uno dei più noti architetti russi. Queste alcune delle opere principali realizzate: zz 1925 – Palazzo sulla Rusakovskaya Street, 7 zz 1927 Progetta la Università di Agraria a Mosca la Timiryazev Agricultural Academy, ed il palazzo Amministrativo, Kolkhoz zz 1928-1931 – progetta la prima sede del Soviets del CEC e SNK dell’ USSR (House on the Embankment) zz 1931 - progetta il Palazzo del Soviets zz 1935 – realizza il Sanatorium of the Medical and Sanitary Management of the Kremlin “Barvikha” (poi chiamato sanatorium “Barvikha”) zz 1937 Padiglione Sovietico della fiera internazionale di Parigi e ideatore della scultura fatta poi da Vera Mukhina “il Lavoratore e la Kolkhoziana” zz 1938 - ZiS Casa della Cultura (con cinema e il Palazzo della cultura Amo “ZiL”, ora Casa del tempo libero nella zona Zyuzino del Simferopol Boulevard, 4) zz 1939 - Padiglione Sovietico della fiera internazionale di New York zz 1938-1944 - stazione della metropolitana Baumanskaya zz 1944-1947 - Laboratorio degli Accademici P. L. Kapitsa zz Ricostruzione e restauro del Teatro Vakhtangov zz 1947-1948 – Progetto del grattacielo ed edifici di Stalin della Università di Mosca zz 1957 - Ospedale Clinico Centrale di Mosca zz 1962-1975 – Complesso di appartamenti a Mosca in Shcherbakovskaya Street (Appartamenti No. 7, 9, 11, coautori D. Alekseev, N. Chelyshev, A. Smekhov) zz 1972 - Università statale russa per l’educazione fisica, lo sport, la gioventù e il turismo Olga e Boris lavoreranno sempre fianco a fianco e lei sarà la sua musa ispiratrice, oltre che compagna di vita, condividendo vittorie e sacrifici e vivendo insieme fino alla morte. Questi legami di nobili famiglie Russe con Narni sono raccontati anche su www.narnia.it/russi.htm si ringrazia per la collaborazione il sito www.russinitalia.it
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GARIBALDI BLUES
GENERAZIONI A CONFRONTO Promuovere una riflessione dei ragazzi sulla propria generazione - rappresentata da molti adulti come asserragliata in una sorta di godimento autistico, tra indolenza e indifferenza - spingendoli al confronto con un modo di essere giovani a prima vista inconciliabile e alternativo: quello dei patrioti, spesso poco più che adolescenti, che parteciparono alla rivoluzione nazionale italiana. Questo lo scopo del laboratorio My generation. Giovani e rivoluzione, rivolto alla classe I D del Liceo Classico Tacito. Momento forte e conclusivo della riflessione, la rappresentazione teatrale dal titolo “Garibaldi blues”, basata sugli scritti dei ragazzi e spazio di espressione delle loro idee ed emozioni. Il laboratorio, condotto da Marisa D’Ulizia per la parte storica e da Annarita Bregliozzi per quella letteraria, dopo una delucidazione preliminare delle due parole-chiave, giovani e rivoluzione, approfondite anche attraverso la visione del film V per vendetta di J. Mc Teigue (USA-Regno Unito-Germania, 2005), che ha consentito di mettere meglio a fuoco il tema della rivoluzione e alcune delle complesse questioni di ordine etico-politico che essa comporta, ha sviluppato la sua riflessione sui giovani di ieri e di oggi attraverso la lettura di passi tratti da L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani di Umberto Galimberti, Gli sdraiati di Michele Serra e Le ultime lettere di Iacopo Ortis di Ugo Foscolo, come pure attraverso la produzione di brevi testi individuali, di carattere esistenziale. L’approccio al Risorgimento è stato curato attraverso l’analisi di un evento storicamente individuato, nel quale rilevantissimo fu il contributo dei giovani: la campagna dell’Agro romano per la liberazione di Roma (1867), che ebbe a Terni il deposito militare e il polo organizzativo. Cogliendo l’opportunità offerta dalla celebrazione dei centocinquant’anni dell’impresa garibaldina, i ragazzi hanno potuto ascoltare le relazioni tenute da ricercatori e studiosi presso la BCT e leggere testi rimessi in circolazione per l’occasione, come le memorie del garibaldino ternano Augusto Mezzetti, la storia di Terni in dialetto locale - Terni nóstru - di Nicola Antonelli e i sonetti in dialetto romanesco di Cesare Pascarella sui fatti di Villa Glori. Un’efficace occasione di approfondimento è venuta, nella cornice di Umbrialibri, anche dagli incontri con Alessandro Portelli e Wu Ming 2, che hanno contribuito ad articolare ulteriormente il discorso sull’identità, nella sua doppia valenza comunitaria e individuale. Elemento di collegamento tra l’approfondimento storicoculturale e l’adattamento teatrale, il laboratorio di scrittura -vera palestra di conoscenza di sé e della storia- ha scandito tutti i passaggi più significativi del percorso, con la produzione di testi di scrittura creativa da parte dei singoli (autoritratti poetici su modelli letterari, epitaffi sul modello di quelli dell’Antologia Palatina e di Spoon River di E. L. Masters) e dei gruppi di lavoro in cui è stata ripartita la classe (dialoghi, lettere, racconti…). Di qui il canovaccio sul quale è stato costruito lo spettacolo teatrale conclusivo, con la regia di Livia Ferracchiati. Uno spettacolo non convenzionale, in cui parole e musiche, pensieri ed emozioni dei giovani di ieri e di oggi si sono alternati sul palco, alla ricerca di una propria definizione, di una identità, forse non del tutto perduta. Tra nichilismo e speranza. Annarita Bregliozzi e Marisa D’Ulizia
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IL MIO GARIBALDI BLUES
Camminano, ma prima stavano fermi. Poi gli hanno detto di camminare. Non hanno fatto domande, non si sono sforzati di nascondere la propria perplessità. È il 10 Novembre. Non avevano mai camminato. Sono stati impegnati a scrivere, a leggere, a seguire indicazioni, riflettere, discutere: seduti. Da seduti ascoltavano del come e del perché stessero lì seduti tranquillamente ad ascoltare i loro insegnanti e hanno scoperto che il merito era tutto di certi loro antenati, alcuni più recenti, alcuni abbastanza attempati con certi nomi come garibaldini o studenti del '68 che suonavano degni di rispetto. Poi d'un tratto senza dargli un preavviso o uno straccio, non so, di avvertimento, gli hanno chiesto se avrebbero fatto una rivoluzione, se sì per cosa. Sguardi in cielo, sguardi in terra. Erano indecisi non c'è dubbio ma da seduti non pretendevano di azzardare un sì mozzafiato o un no prevedibile e previsto. Così prevedibile che hanno sentito di essere etichettati in giro come sdraiati. Sdraiati o seduti, in piedi mai. Sorte avversa per dei sedicenni. E invece no: gli hanno detto: "camminate" e hanno aggiunto "prima piano, poi aumentando gradualmente di velocità. Dovete fermarvi insieme" "chi ci ferma?" "dovete guardarvi e decidere di fermarvi senza parlare o fare segni" "ah". È un esercizio di ascolto collettivo, di sintonia. Alcuni tengono un passo veloce dall’inizio, troppo deciso come per abbreviare la tortura di quel girovagare senza senso, per concludere il loro compito e rimettersi seduti; alcuni camminano a passo tranquillo, pensano, anzi sono convinti, che girare in tondo per una palestra non è il miglior modo di trascorrere un pomeriggio d'inverno, e poi, sia quel che sia, a fermarsi insieme non ci vuole niente; alcuni si guardano tra loro increduli e si scambiano sorrisi complici; alcuni guardano i propri piedi e poi quelli che hanno intorno e poi di nuovo i loro piedi per assicurarsi di non andare a sbattere perché intanto la velocità è aumentata e anche le spallate cominciano ad aumentare: ormai corrono. Corrono per tutte le direzioni della palestra, a caso, senza una logica si portano dentro e fuori, fuori e dentro da questa cerchia di corpi che insieme hanno preso vita. Non importa quanto sembri stupido o inutile, ciò che conta è camminare, o correre. I loro passi si intrecciano e diligentemente tentano di non scontrarsi, faticano a prevedersi, a volte per non rischiare si scostano. Pensano a loro stessi, a dove sono finiti, pensano a cosa stiano pensando gli altri, i loro compagni, se pensano lo stesso che loro adesso stanno pensando. Oh, spallata. Una cosa così non l'hanno mai fatta, e poi tutti insieme, per di più tutti zitti. Da adesso devono provare a fermarsi. Qualcuno si butta e gli altri si immobilizzano. Non ce l’hanno fatta non capiscono proprio dove hanno sbagliato. Il gioco torna ad essere una perdita di tempo, però non possono negarlo è stato liberatorio, anzi sentono che dopotutto non è stato male ma evitando che qualcuno si entusiasmi trattengono il pensiero per loro stessi. Il 15 dicembre camminano di nuovo. Questa volta sono a teatro e non sono soli, c'è gente a guardarli, i loro professori, i loro genitori. Sentono imbarazzo e occhi addosso che li osservano mentre girovagano senza una meta. Sentono imbarazzo perché sono i protagonisti del loro spettacolo, di quel palco e di quelle luci e sono i protagonisti di questa storia che non parla di rivoluzioni né di eroi, eppure rimane degna di essere raccontata. Ambra Camilloni, I D
UNA LETTERA RITROVATA
In quel torrido pomeriggio d’estate Marco, frugando in soffitta, trovò in un baule di legno scuro una lettera ingiallita dal tempo, ma ben conservata e abbastanza leggibile. Incuriosito da tale scoperta, si precipitò giù al piano terra, dove suo nonno Leonardo era solito leggere un giornale sul divano. Marco chiese da dove venisse quella lettera e a suo nonno brillarono gli occhi, poiché sapeva che quel pomeriggio avrebbe passato del tempo insieme a suo nipote, invece di guardarlo da dietro uno schermo o di parlargli sopra le cuffiette. “Marco! Ma dove l’hai trovata questa?” disse tenendo la lettera fra le mani, girandola e rigirandola più volte, come per valutarne la qualità “Pensavo si fosse persa negli anni e invece eccola qui. Immagino tu voglia sapere da dove venga.” “Sì” - disse Marco con un entusiasmo e un interesse decisamente sopra la media, per qualcosa che non fosse il suo telefono o il suo portatile. “Bene bene, devi sapere che questa lettera ha ben 150 anni!”disse Leonardo cercando di non perdere l’interesse di suo nipote”. La aveva scritta un garibaldino nostro antenato per sua madre, nel caso fosse stato vittorioso, ma... No, aspetta, non ti so-...sp-... spa-...” “Spoilero?” intervenne Marco, “Sì quello... dai, leggiamola insieme” 18 giugno 1867 Cara madre, se state leggendo questa lettera, io sarò a Roma, vittorioso con i miei compagni, con i miei superiori e senza i miei nemici. Madre mia, da tempi bui, questi sono diventati i più felici. So bene che voi non la pensate così, poiché temete per la mia salute, ma finalmente io mi sento vivo, con uno scopo che voglio realizzare, spero che voi possiate capire. -Sentirsi vivo, eh?- pensò Marco, un po’ dubbioso -Come può sentirsi vivo nell’ambiente più ostile e terribile conosciuto all’uomo? Invece di fare la guerra poteva stare a casa con tutte le sicurezze e comodità, no?Ma alla fine non c’è nulla di che preoccuparsi, poiché una volta ricevuta questa lettera, io non sarò più in pericolo, la guerra sarà già finita. Vedete, madre, mi avete spesso chiesto perché volessi partire, ma non vi ho mai risposto chiaramente e capisco di avervi fatto un torto, ma neanche io ero certo inizialmente, sapevo solo che
non potevo tirarmi indietro. “Ascolta” disse il nonno a Marco, dopo aver sentito una notifica provenire dal telefono del nipote, che magicamente aveva trovato una connessione ad Internet “Questa è una parte della storia della tua città, non la trovi tutti i giorni una cosa così” “Invece sì, nonno, Internet esiste per questo” rispose Marco con aria beffarda. Leonardo si limitò a guardarlo con fastidio e riprese la lettura, schiarendosi la voce. Da quando Terni si riempì di giovani la città riprese vita ed io con lei. Mi ero fermato troppo tempo a pensare, ma era arrivato il momento di agire. Conobbi moltissime persone, tutti con un unico ideale: liberare Roma. Tutti noi, sotto la guida di Pietro Faustini, eravamo come mossi dalle sue parole, lo siamo sempre stati. In poco tempo Terni, la città da cui volevo scappare, è diventata il punto di ritrovo per noi giovani, e la loro motivazione presto diventò la nostra. Ecco perché ora, cara madre, io sono assente da casa. Non sono fuggito, ma ho seguito il mio sogno. Marco fu molto colpito da queste parole, ma non lo fece trapelare: non voleva darla vinta al nonno. Sapeva che quel pomeriggio normale e alquanto noioso si era trasformato in una guerra fra generazioni. Non sapeva però che sarebbe stata una blitzkrieg. La sua disfatta era infatti imminente. Amata madre, ti prometto che tornerò, vittorioso o perdente o morto, ma tornerò come sono partito, con la mia camicia rossa. Con affetto, Alberto Fra i due ci fu un breve silenzio, poi Leonardo disse sospirando: “Ah, se solo la vostra generazione facesse un’impresa paragonabile a questa!”. -“Quindi hanno vinto?” rispose Marco. -“Ma cosa ti insegnano a scuola? Hanno perso alla grande!”. -“E allora qual è stata la grande impresa?”. -“Alzarsi dal divano e fare qualcosa che nessuno aveva mai provato a fare, seguire i loro sogni, agire attivamente e non dal telefono, riunirsi insieme, nel bene e nel male. Ti sembra poco?” disse Leonardo quasi urlando. Marco si trovò spiazzato: quella lettera, quelle parole e quel discorso del nonno, che lui vedeva come un rimprovero, lo avevano sconfitto, avevano sconfitto la sua generazione. Federico Renghi I D
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Galleria
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San Francesco e il Lupo - 1997 - Statua in bronzo - h 3 mt. - Centro storico di Gubbio
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