La Pagina Marzo 2020

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elevatori su misura

Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

Numero 173 Marzo 2020

Le VETRATE del Lions Club Terni San Valentino

(Anno 1993/94 - Presidente Antonio Barbanera)

Fisioterapia e Riabilitazione

Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011


CIAORoberto Marzo 2020

L. Santini

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Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni

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DOVE TROVARE La Pagina

Info: 348.2401774 - 333.7391222 info@lapagina.info

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Museo di S. Valentino

A. Melasecche

Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

www.lapagina.info www.issuu.com/la-pagina

G. Raspetti

La sindrome di Wanderlust

DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info

ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Marcello Frattesi, P.zza Garibaldi; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; STRONCONE Municipio; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; COOP Fontana di Polo Via Gabelletta; CRDC Comune di Terni; IPERCOOP Via Gramsci; Libreria UBIK ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello del Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Friends - Largo V. Frankl.

Giù la maschera

Il cerchio magico

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La Pagina

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BMP elevatori su misura OTTICA MARI CMT Cooperativa Mobilità Trasporti MEDICOSCIENZA Piccoli soldati crescono F. Patrizi ARCI Aria de primaèra P. Casali La casa nel bosco foto S. Trebbi Protomartiri francescani ternani M. Zavoli Programma Associazione Culturale La Pagina Estetica Evoluta STELLA POLARE AUDIBEL Apparecchi acustici Cosa dobbiamo sapere sull'asma G. Angeletti Radiofrequenza dinamica vaginale G. Porcaro Terapia rigenerativa nell'artrosi V. Buompadre Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni VILLA SABRINA Punto di riferimento per la terza età CASA MIA servizi residenziali Convegno: L'ALTA SPECIALITÀ A TERNI Le Vetrate del Lions Club Terni San Valentino Consorzio di bonifica Tevere Nera Il VIRUS, il clima e Cassandra G. Porrazzini SIPACE Group RIELLO Vano Giuliano Foto mostra Madonna Valnerina 2020 Fiume Nera E. Squazzini I colori del nostro paesaggio E. Grilli Il Suprematismo e la sfida globale PL. Seri Idino-Isidoro Donini G-L. Petrucci Liceo Classico, GIORNO della MEMORIA 2020 I Posatori V. Grechi ALL FOOD GENESI EFFICIENZA

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IL CERCHIO MAGICO

P Loretta SANTINI

rendiamo una carta di Terni e del suo circondario, puntiamo il compasso nel cuore della città e tracciamo un cerchio di pochi chilometri, fino a comprendere la corona di monti che la circondano come un naturale anfiteatro e con essa i borghi che su essa si affacciano (Cesi, Collescipoli, Miranda) e poi espandiamoci fino a comprendere la Valle del Serra, del Nera, Piediluco e Carsulae: ecco il cerchio magico di un territorio ricco di storia e di eccellenze, un grande museo all’aperto dove interagiscono arte, natura, archeologia, atmosfere medievali, sport, gastronomia, antiche tradizioni. È una terra autentica, dove la natura diventa arte e l’arte si ispira alla natura, dove ogni luogo è luogo di memorie, dove anche il paesaggio ha qualcosa di sacro, di spirituale. Una terra dove i paesi, i castelli con le loro merlature e le torri, le chiese con i loro campanili, i vicoli le scalinate e le piazzette dei borghi antichi, sono dettagli di un paesaggio secolare di un medioevo che continua a raccontare la sua storia al presente. Terra dell’acqua, grande ricchezza del territorio: acqua selvaggia, fragorosa, spumeggiante, poderosa quella della Cascata (la “cascata di Terni”), meraviglia della natura domata dall’uomo e ingabbiata per produrre energia, ma sempre sublime. Acqua placida e silenziosa quella del lago di Piediluco; a volte rapida, sempre fresca-freschissima, quella del fiume Nera, il Nahar, che scorre incassato tra uno stretto fondovalle da Sant’Angelo sul Nera fino ad incontrare e ad alimentare il Tevere. Acqua madre dell’antica Interamna Nahars (la città tra le acque); acqua nutrice dell’energia e della fabbrica; l’acqua delle leggende del Thyrus e del drago. Le pietre raccontano di antiche civiltà: memorie di quella romana come il grande anfiteatro di Terni e soprattutto la superba città di Carsulae con le sue

domus, i templi, il foro, gli archi, il teatro e l’anfiteatro. Superbe le mura ciclopiche di Sant’Erasmo forse appartenute all’antica Clusiulum supra Interamna, ricordata da Plinio o quelle di strada della Pittura con il simbolo apotropaico del fallo in pietra. Solitari e a contatto con il cielo i templi di Monte Torre Maggiore, l’ara major della “montagna cosmica”. Memorie di una civiltà antichissima, quella di Naharchi, raccontano i resti delle necropoli ternane nel Museo Archeologico, reperti importantissimi che delineano la cosiddetta Cultura di Terni. Osserviamo la magia delle colline e dei monti: l’Appennino con le sue “catene adamantine” come le definì Ann Miller, con le sue infinite sfumature di verde e l’arditezza dei picchi rocciosi e i segreti ancestrali di numi tutelari. Portiamoci sulla cima di quei monti che fanno da corona a Terni: sul monte Eolo, che Virgilio indica come sede del dio dei venti, o sul monte La Croce (o Forcella) così chiamato per quella Croce di lamiera alta più di 10 m. uscita dalle Acciaierie di Terni, o ancora a Rocca Sant’Angelo, un tempo baluardo di Terni a difesa della Cascata o ancora sul picco roccioso del borgo-fortezza di Miranda. Panorami mozzafiato si aprono sulla città: vediamo una città ampia, distesa tra i campi, con il Nera che serpeggia lento. Osserviamo una città espansa nella piana che un tempo fu esaltata come la valle incantata dai poeti e raffigurata dai plenaristi come un vago giardino; riconosciamo il vecchio centro storico e le diramazioni dell’epoca post-industriale. Vediamo svettare campanili, torri e ciminiere in una strana commistione tra antico e moderno. Indoviniamo in quel mare di case, antichi palazzi nobiliari, spazi aperti e nuove strade: sappiamo che all’interno di chiese ed edifici, restano testimonianze d’arte notevoli che dobbiamo imparare a conoscere e ad apprezzare.

Foto di Francesco Stufara

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Giù la maschera Giampiero RASPETTI

Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere. Albert Einstein

Mi rallegro e mi indigno nel prendere atto del gran numero di persone che esprimono, soprattutto attraverso i social, rabbia e contrarietà nei confronti di chi è stato eletto per amministrare e governare. Mi rallegro nel costatare come non tutti siano ridotti alla rassegnazione, non tutti siano vittime di astrologi o di ciarlatani. Mi indigno però perché gli infuriati appaiono impantanati nel fango improduttivo delle lamentele per cui non azzardano qualcosa che li porti ad operare, a fare, ad agire concretamente in prima persona. Costoro hanno, in genere, carattere, personalità, cultura, ma il loro limite è quello di agire solo nella critica di quello che altri fanno, sbagliato o esatto che sia. Ma l'esatto e lo sbagliato chi li valuta, chi li pesa, chi se ne fa giudice imparziale? Ognuno giudica pro domo sua, nella bolgia babelica del chiacchiericcio, fenomeno assente decenni fa quando le emittenti informative si contavano sulle dita di una mano. Ma chi critica, cosa propone? Abbiamo già visto, con evidenza solare, come l'essere capaci di criticare gli altri, solo alla luce di certezze granitiche, ma non dimostrabili, sia ben diverso dal saper poi amministrare. Siamo sempre lì, in un circuito chiuso che vede da una parte chi fa, forse male, e, dall'altra, chi critica, forse bene. Gli stessi partiti politici attuali si accatastano, nelle scadenze elettorali, non

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per la condivisione di un progetto o di grandi ideali, ma per far numero, per avere potere, portandosi dietro marachelle e buone azioni, ideologie e ideali, vizi e virtù. Tutto questo, da tempo, non desta alcun interesse in me. Credo infatti in una grande rivoluzione, quella che sappia rinnovare la lotta per sconfiggere l’orrido mostro, cioè la malaria generata dalla palude acquitrinosa rappresentata un tempo come Thyrus, che appesta e divora Città e Paese. Il mostro di oggi è, come riportato da tutte le indagini settoriali della Comunità Mondiale, l'assenza di cultura, umanistica e scientifica e, conseguentemente, della politica, virata in una partitica vilmente di parte o, ancor peggio, a marchio e proprietà individuali. E io di politica, non di partitica, desidero vivere, insieme a persone che si confrontino e che elaborino in sintonia. Ho necessità di far parte di una base che dialoghi e dimostri gli assunti che propone per il futuro, proprio come si fa per un teorema matematico! E mi prodigo affinché tutte le belle anime che oggi sembra sappiano solo criticare, comincino a sentirsi responsabili della città e del territorio, sentano l'importanza della cultura, del produrre, del non cincischiare con le stupidaggini, subdole e populistiche ormai, del politichese. Sconfitto l’attuale Thyrus, quello costituito da una cultura marcia e stagnante, fiorirà la nuova Terni

e sarà finalmente liberato il nostro Bel Paese! Siano quindi bandite le opinioni non suffragate da fatti dimostrabili, si impongano invece postulati politici da dimostrare o da confutare: questa maniera di confrontarsi, che occorre oggi introdurre e far prosperare, è semplicemente La Politica. Se hai lana intellettiva e culturale fili, esprimi, dimostri e realizzi, altrimenti inventi fandonie per raggirare le menti più deboli. Le progettazioni culturali si sottopongono alla discussione critica, per giungere alla loro falsificazione o alla loro verificazione. Niente di simile alle falsità incancrenite, alle genericità o alle fandonie nuove che così tanto oggi imperversano nelle varie dichiarazioni partitiche e nelle comunicazioni mediatiche! Costruire e non criticare, Essere a favore e non contro, Dimostrare e non imporre fideisticamente, sono le parole d'ordine della politica che amo, quella che da molto tempo chiamo assiologica (da axios, valido, degno e logos, discorso) e che vede, da una parte, gli uomini liberi, quelli che operano solo in virtù di proprie forze e vivono per offrire solidarietà umana e, dall'altra, i cultori di privilegi, quelli che si assiepano alla continua ricerca di favori personali e brigano solo per togliere e prendere, per loro e per la loro conventicola. Collaboro con persone che hanno la mia stessa vocazione e continuano, ostinatamente e gratuitamente, a sacrificarsi per il bene comune. Insieme offriremo incontri e progetti a tutti e per tutti, senza alcun discrimine per le varie sensibilità politiche, ma solo se animati da spirito altruistico e capaci di presentare progetti per la città, con particolarissimo riferimento al futuro lavorativo dei nostri figli. Qualsiasi collaborazione sarà piacevolmente accettata. Spero che anche persone inserite nella partitica corrente sappiano confrontarsi, esporre adeguatamente in virtù della loro competenza e saper dimostrare proprie ragioni e relativi piani progettuali. Unica condizione: si smetta di lamentarsi o di far finta di fare o di fare senza sapere cosa e perché. Vi aspetto.

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La SINDROME di WANDERLUST S

Alessia MELASECCHE alessia.melasecche@libero.it

e sentite l’irrefrenabile desiderio di esplorare il mondo, di vedere luoghi nuovi e di conoscere culture diverse dalla vostra e non riuscite a stare fermi, fisicamente, ma anche mentalmente, in un posto, potreste essere affetti dalla sindrome di wanderlust, conosciuta anche come “la malattia del viaggiatore”. Wikipedia spiega che si tratta di un termine tedesco che ha origine dalle parole wandern, vagare, errare, e lust, desiderio. Concetto che peraltro costituisce uno dei temi principali del romanticismo tedesco, specialmente nella letteratura di Goethe, ma anche nel campo della musica con opere come la Fantasia Wanderer di Schubert o della pittura come il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich. La sociologia conferma: wanderlust significa desiderio di viaggiare, di fare nuove esperienze, di vedere nuovi posti e di vivere la libertà e l’emozione di “essere stranieri”, quindi un quanto mai pressante desiderio di scoperta e viaggio. Tolkien diceva “Not all those who wander are lost” ovvero “Non tutti quelli che vagano sono persi”: fuggire dalla routine, pianificare una via di fuga con zaino in spalla e tramonti mozzafiato, viaggiare con la mente 365 giorni l’anno, pianificare, cercare voli, rotte diverse,

Wanderlust significa desiderio di viaggiare, di fare nuove esperienze, di vedere nuovi posti e di vivere la libertà e l’emozione di “essere stranieri”

viaggi avventurosi, posti unici da poter visitare appena possibile. Svariate ricerche scientifiche nel corso degli ultimi venti anni sembrano aver dimostrato che i malati di viaggi sono tali perché ce l’hanno scritto nel DNA. La ricerca, pubblicata sulla rivista Evolution and Human Behaviour è certa di aver individuato il cosiddetto “gene del viaggio”, ribattezzato appunto “gene di wanderlust”. Il “gene del viaggio” non sarebbe altro che il recettore della dopamina D4, per la precisione il gene DRD4-7R, che sarebbe il diretto responsabile della passione e dell’amore per tutto ciò che è estraneo e sconosciuto. Pare che questo recettore non sia presente in tutti, ma fa parte del DNA di circa il 20% della popolazione mondiale. Quindi se vi capita di sentirvi fuori luogo, irrequieti, pronti a fare le valigie e partire senza meta, non preoccupatevi, siete fra quella fetta del 20% della popolazione dal gene bizzarro. Anche il National Geographic ha finanziato uno studio che ha rilevato come i wanderluster siano persone maggiormente propense ad affrontare rischi, a provare cibi nuovi e ad avere relazioni nuove, più semplicemente, vedono la vita in un altro modo. Ecco come riconoscere i wanderluster: il primo sintomo è la necessità viscerale di viaggiare, conoscere posti e gente nuova, fare esperienze inconsuete; sognano altri posti da raggiungere anche dopo essere appena tornati da un viaggio. In secondo luogo, trovano la bellezza ovunque anche nell’ordinario, ma provare a essere ordinari non fa per loro, la famiglia è l’unica ragione per cui tornano “alla base”. C’è poi l’ossessione maniacale per i prezzi dei voli, la continua voglia di avventura e l’idea che il denaro abbia valore in base a dove li possa portare. Per queste ragioni il wanderlust è una vera e propria passione, un hobby adatto a tutti i sognatori e a quelli che pensano che la vita, per essere considerata tale, debba essere curiosa e originale. Se allora sentite la voglia irrefrenabile di partire e navigate costantemente su siti di viaggi, potreste essere dei wanderluster anche voi.

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CARLO DOROFATTI T E R N I

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PICCOLI SOLDATI CRESCONO È

Francesco PATRIZI

notte fonda, fuori la temperatura è scesa a 20 gradi sotto zero, un boato risveglia la camerata, tutti fuori! I ragazzi si stropicciano gli occhi, si vestono in fretta, facendo attenzione ai bottoni, perché saltare un’asola significa prendere una punizione. I più giovani si buttano in terra, altri escono nella foresta con l’arma in pugno, viene simulato un attacco russo. Il plotone, composto dagli allievi dell’Organizzazione Militare Polacca (POW) di età compresa tra i 13 e i 17 anni, è comandato da Marta, di 21 anni. Fondato nel 2012 da Piotr Augustynowicz, ex maestro elementare, il POW non è un vero campo militare, la caserma è in realtà una scuola di addestramento in cui gli allievi si possono iscrivere a partire dai 13 anni. Di campi come questo ce ne sono tanti nel nord est della Polonia, nel cosiddetto Istmo di Suwałki, la zona cuscinetto tra la Bielorussia, la Lituania e l’enclave russa di Kaliningrad. Da quando la Russia ha fatto delle esercitazioni militari violando la zona aerea delle repubbliche baltiche, sul confine polacco sono stati schierati 800 soldati americani e la NATO ha incentivato l’apertura di campi di addestramento per adolescenti. Il sentimento anti sovietico, dopo l’occupazione russa

della Crimea nel 2014, si è risvegliato ancor più forte, ma non è questo il motivo principale che spinge i ragazzi a voler diventare soldato. “Molti hanno alle spalle un’infanzia dura, spesso hanno un padre alcolizzato, devono lavorare nella fattoria dei genitori, non vedono un futuro, altri ancora hanno problemi con la droga…”, dice Augustynowicz, “i campi come il POW li recupera, dà loro una motivazione e garantisce un inserimento nell’esercito, nella Protezione civile, nella Guardia di frontiera, nel corpo della polizia o dei vigili del fuoco”. Marta e il suo ragazzo si sono iscritti dopo aver abbandonato gli scout, cercavano qualcosa che li impegnasse di più. “Qui un bottone fuori posto può costare anche cento flessioni”, racconta lei, “questa è l’età più difficile, c’è bisogno di una dura disciplina”. Durante una vacanza a Berlino, Marta si è confrontata con i suoi coetanei tedeschi, “il fine settimana loro si riuniscono in gruppo e bevono birra fino alle 6 del mattino, non fanno nient’altro, noi a quell’ora siamo già in marcia nella foresta”. Non tutti sono d’accordo nel vedere questi adolescenti in divisa e non tutti approvano i metodi di Augustynowicz. “Ero nell’esercito e neanche lì le persone venivano trattate così”, si sfoga un cittadino che abita accanto alla scuola e che tutti i giorni sente gridare e impartire ordini. Dopo aver seguito un corso sul conflitto siriano e aver studiato la questione palestinese, le luci si spengono e nelle camerate cala il silenzio. Il nuovo giorno si presenta avvolto da una fitta nebbia, il plotone parte prima dell’alba per fare 35 chilometri di marcia intorno al lago. I ragazzi intonano canti della Seconda Guerra Mondiale che inneggiano agli eroi della resistenza antisovietica, glieli insegna in classe Augustynowicz “perché è importante offrire dei modelli patriottici”. Come un tuffo nel passato, la città di Suwałki si risveglia al rumore degli scarponi della nuova gioventù.

SI EFFETTUANO CORSI DI PITTURA OLIO, ACRILICO, ACQUERELLO e CORSI DI FUMETTO PER BAMBINI

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PER IL VALORE DELL’UMANITÀ, CONTRO FASCISMI, RAZZISMI E GUERRE Un pessimo inizio dell’anno in cui celebriamo il 75° anniversario della Liberazione: aggressioni e violenze di natura fascista e discriminatoria; segnali di nuove tensioni e guerre. Si reiterano azioni criminali che vedono protagonisti elementi associati a gruppi della destra radicale che si ispirano alle idee del fascismo, del nazismo, di un nuovo e pericolosissimo razzismo. Razzismo e discriminazione sono la matrice di tante aggressioni e violenze fisiche o verbali di cui sono state e sono vittime migranti, ebrei, rom, persone senza fissa dimora, persone di diverso orientamento sessuale o di diversa scelta politica. In questo quadro maturano anche femminicidi, violenze, sessismi contro le donne e la loro libertà. Una recente, allarmante indagine rivela che una rilevante parte della popolazione nega o minimizza la Shoah. Eppure la legge Mancino sancisce penalmente ogni pratica discriminatoria “per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi”. C’è un’emergenza culturale che richiede un impegno senza precedenti. Rinnoviamo la richiesta, sostenuta da centinaia di migliaia di firme, di scioglimento delle organizzazioni neofasciste in base alla XII Disposizione finale della Costituzione e alla legge Scelba. Le risposte

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Laboratori

Progetto Mandela

SPETTACOLO FINALE 20 MARZO 2020 TEATRO SECCI A cura di:

sono state finora sbagliate ed inadeguate, tollerando l’intollerabile. Chiediamo al Governo attuale e al Ministro dell’Interno di intervenire con chiarezza e risolutezza per garantire i princìpi di libertà, democrazia, solidarietà, rispetto delle diversità. In questo quadro chiediamo di abrogare o modificare radicalmente i recenti decreti sicurezza riconducendoli nell’alveo dei valori della Costituzione e della Carta europea dei Diritti Umani. La tragica situazione dei conflitti in tutto il mondo, e in particolare in Medio Oriente, pone all’ordine del giorno la lotta contro guerre ed escalation, come ripetutamente richiesto anche negli appelli di Papa Francesco contro l’economia di guerra e la corsa al riarmo. La guerra chiama la guerra. Basta! Ci rivolgiamo in particolare all’UE, troppe volte teatro di scelte contrastanti fra i suoi Stati membri, facendo venir meno il suo impegno per la pace, il disarmo, la promozione dei diritti umani, la democrazia. Chiediamo con fermezza il rispetto del multilateralismo a guida Nazioni Unite ed in questo quadro chiediamo al Governo italiano e all’UE politiche ed interventi coordinati al fine di rompere la spirale delle tensioni e dei conflitti per costruire una pace stabile e duratura. In tanti, giovani, sindaci, protagonisti del mondo della cultura, dell’ambientalismo, dell’associazionismo e delle istituzioni, si sono già mobilitati in molte forme in queste settimane e in questi mesi: c’è un’Italia grande e plurale che difende e rilancia i princìpi costituzionali, la forza della democrazia, il valore della partecipazione. Ora è il momento per tutti e per ciascuno di superare ogni residua rassegnazione ed indifferenza. Per queste ragioni lanciamo un appello al Paese per un più forte, determinato ed unitario impegno civile, sociale e politico: • per contrastare neofascismo, razzismo ed esclusione • per lottare per la pace, la libertà, i diritti, la democrazia, a 75 anni dalla Liberazione • per il pieno rispetto della Costituzione repubblicana • per sostenere il disarmo ed ogni forma di solidarietà con le vittime delle guerre • In nome di un valore troppe volte trascurato e tradito: il valore dell’umanità. APPELLO SOTTOSCRITTO DA ASSOCIAZIONI, SINDACATI, PARTITI E ASSOCIAZIONI TRA CUI ARCI

In collaborazione con:

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• I NOSTRI PROGETTI •

MUSEO di SAN

Giampiero RASPETTI

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La Passio Sancti Valentini (Bibliotheca Hagiographica Latina 8460), è stata fatta conoscere da Francesco Angeloni (1587-1652), Elia Rossi Passavanti (18961985), Dario Ottaviani (1925-2012), autentici pilastri della storia culturale e politica della nostra città. Privi della conoscenza di questi scritti è solo un vano aggirarsi intorno alla storia di Terni, al suo presente, al suo futuro. La prestigiosa Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto pubblica, nel 2012, il libro San Valentino e il suo culto tra medioevo ed età contemporanea: uno status quaestionis che contiene gli Atti delle Giornate di studio, tenute in Terni il 9-11 dicembre 2010, volute dal colto ed intelligente Vescovo Vincenzo Paglia e, nel 2015, il libro Terni Medievale, la città, la chiesa, i santi. L’agiografia elaborato con perizia assoluta dall’esimio Prof. Edoardo D’Angelo. Questi due volumi sono fondamentali per la conoscenza di alcune verità, storiche e scientifiche, riguardanti i santi umbri, Valentino in particolare. Le vicende reali vissute da Valentino sono state proposte da decine di studiosi, molti dei quali, in particolare quelli operanti all'interno del Centro di Spoleto, sono considerati i massimi esperti mondiali di letteratura latina e di agiografia medievali. Quasi tutti i ternani dunque, almeno quelli che partecipano, sotto ogni punto di vista, agli eventi riguardanti il nostro Patrono, ne dovrebbero avere una conoscenza devota e, soprattutto, vera. Su di lui ci sono, ormai, elementi rilevantissimi e prestigiosi da mostrare, tanto che ogni Capitale Mondiale farebbe carte false per appropriarsi di tali tesori.

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• I NOSTRI PROGETTI •

VALENTINO

Solo TERNI li ha, da sempre, perché non vi è più alcun dubbio che Valentino sia vissuto ed abbia operato a Terni, che sia stato Vescovo di Terni, forse il primo Vescovo di Terni, e che la sua vita abbia presentato, con un anticipo storico di quasi un millennio, quelli che poi saranno chiamati da tutti diritti di scelta, diritti umani cioè. Occorre allora studiare, riflettere, argomentare e progettare in merito alle straordinarie, enormi, possibilità che potrà darci, in termini di civiltà e di sacralità, ma, soprattutto, per posti di lavoro per la città e per i nostri figli ormai esuli, la possibilità di offrire a tutti la conoscenza vera del nostro Santo Patrono. Dovremmo allora, dopo la prima pietra culturale realizzata da Monsignor Paglia, impegnarci nella fondazione di una prima pietra divulgativa, urbi et orbi, di tali conoscenze. Giacché poi ognuno di noi ha, come cittadino, il dovere di impegnarsi per la propria città, espongo una mia prima proposta: la Creazione di un

MUSEO DI VALENTINO PATRONO DI TERNI, nei locali del seminterrato della sede comunale. Lì si potrà esporre tutto quanto riguardi la conoscenza della grandezza di Valentino, anche in ossequio a quanto già scritto nella Passio che, proprio a tale grandezza fa riferimento, nel suo incipit: Perciò il beato vescovo di Interamna, san Valentino, vivendo degnamente, meritò di fare miracoli, i quali mostrarono ai credenti di tutto il mondo il grande uomo che era. Posso assicurare che il progetto, mio e di Paolo Leonelli, vede la possibilità di poter esporre elementi importantissimi, fosse anche solo quelli di natura strettamente laica. Nel prossimo numero sarà configurata una prima ipotesi di contenuti da predisporre all’interno di un Museo che sarà visitato da moltissimi cittadini del mondo. Auspico che la dea cultura voglia impadronirsi di tutti noi, dagli umili ternani come me, agli eccelsi amministratori delle urbane sorti.

Paolo LEONELLI

Torno volentieri su alcuni temi, più volte trattati nel tempo, purtroppo inutilmente, relativi al degrado del Palazzo Spada. Il primo riguarda un doveroso restauro esterno, il secondo un recupero, assai interessante e funzionale, del piano seminterrato. Circa il restauro delle facciate e della corte è inaccettabile la “decorticazione” attuata negli anni 70 a scapito di un intonaco del resto preesistente; intervento invero indispensabile anche per una corretta lettura di un edificio rinascimentale e/o pseudo tale. Oltre agli inviti rivolti a vari amministratori e agli articoli prodotti, mi sono permesso, date le perplessità di una passata amministrazione ammiratrice della decorticazione, di richiedere un parere ministeriale col quale ho ottenuta piena ragione: occorre, oltre ovviamente a tanti minori interventi, non ultimo quello di una generale ripulitura di marmi e di legni, l’intonaco! Circa il secondo tema (argomento anch’esso più volte trattato, ma sempre inascoltato), cioè il recupero del piano seminterrato, nel quale sono presenti materiali non alterati nel citato restauro, vedi le volte, la scala a chiocciola e lo scalone, tale seminterrato si presterebbe adeguatamente, considerando la centralità urbana e il suo schema distributivo, per contenere eventi espositivi e culturali. La centralità, uno scalone esterno e grandi locandine su piazza Europa attrarrebbero, non dico come il miele, ma certamente significativamente, ternani, turisti ed ospiti. Oggi proponiamo nuovamente il recupero di questo livello riaprendo anche le finestre inginocchiate che lo aeravano e illuminavano, anch’esse impropriamente chiuse. Un recupero con il fine di farne il centro dei valori storico, culturali, umani del nostro Patrono Valentino, esponendovi materiale fisso e caso per caso integrativo, per celebrare e valorizzare tali temi fra i quali in primis, come detto, quello dei diritti civili unitamente a quelli dell’amore, quello, mi permetto di dire, con la A maiuscola.

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o t r e b o R

CIAO

ARIA DE PRIMAÈRA Se nota chiccosa nell’aria... ‘n mmistu de gustu e ccolori e ttuttu ce pare che vvaria... d’aspettu de verde e dd’umori...

Paolo CASALI

so’ bbelli li prati qqui ‘ttornu... la ggente le piante li fiori quà Tterni de notte e dde ggiornu... ce sbocciono tutti l’amori. Tra mmerli e ttra ggrilli... fringuelli e ttra bbilli tra sserpi e ranocchie... farfalle e ppannocchie tra ffiuri e ttra ‘nzètti... tra ffiji e mmicétti tra ppiante e ttra ccani... tra ttanti cristiàni se apre lu còre... e spunda l’amore. Vedemo che ttuttu ‘rfiurìsce... quann’è cche ll’invernu è ppassàtu e qquanno lu friddu sparìsce... ariècco l’ambiente ‘ncantàtu... ‘gni anno me pare armijora... ‘gni vorda m’arpare ‘nu schiàntu ‘sta Terni ‘n ternanu l’adora... ‘gni cosa è mmutìvu de vantu. Li viali e ppalazzi... lu verde e li spiàzzi lu clima e lo sole... li parchi e ll’ajole lu modu a la manu... lu còre ternanu che ‘n ogni ‘ccasione... ce mette passione passione più vvera... quann’è pprimaèra.

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LA CASA NEL BOSCO Simone TREBBI ph.simonetrebbi@gmail.com

Da quel poco che ho potuto raccogliere sembra che questo casolare, immerso in un meraviglioso parco, fosse una tenuta di ricchi possidenti emiliani che soggiornavano nel periodo di caccia e ospitavano i loro "amici" per vere e proprie battute di caccia.

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Protomartiri francescani ternani, 1220-2020 Opera calcografica ispirata da un quadro di Casentini per ricordare l’ottavo centenario del martirio dei cinque fraticelli. Terni vide il passaggio di San Francesco nella valle almeno cinque volte dal 1209 al 1226, soggiornando nei luoghi più nascosti della conca ternana, come Stroncone, San Gemini e Narni. Durante la sua predicazione Francesco incontrò cinque giovani del territorio: Ottone Petricchi da Stroncone, Berardo dei Leopardi da Calvi, Pietro dei Bonati da San Gemini, Adiuto da Narni e Accursio Vacutio da Aguzzo, che ben presto divennero frati francescani. I cinque arrivarono in Portogallo e precisamente a Coimbra nell’autunno del 1219. Ospitati nel monastero agostiniano di Santa Croce di Coimbra, lì conobbero Ferdinando da Lisbona. Mandati in Marocco a predicare, i fraticelli dopo qualche tempo, vennero arrestati e trasportati nel carcere principale di Marrakesch. Trascorsi tre giorni di detenzione, Berardo, Accursio, Adiuto, Pietro e Ottone vennero spogliati, legati, colpiti e frustati a sangue. Sulle ferite dei frati venne versato aceto e olio bollente e i corpi dei religiosi furono trascinati per tutta la notte su pezzi di vetro. Fu lo stesso sultano Miramolino –secondo Giacomo Oddi– a decapitare i cinque “per mezzo la fronte, et ne tagliare ce ruppe tre spade, sempre ferendo più crudelmente. Et quilli santi frati, sempre chiamando el santo nome de Yehsu, portaro con alegreza et gaudio patientemente quillo santo martirio, per amocre de crocefixo Yeshu Christo, rendendo l’anime loro cun gloriosa corona de martirio ad l’omnipotente Dio”. Era il 16 gennaio 1220. Dopo il loro martirio, Ferdinando da Lisbona alla vista dei loro corpi maciullati, deciderà di entrare nell’ordine francescano diventando Antonio da Padova. I resti dei martiri furono inviati a Coimbra dentro vasi d’argento e custoditi nel monastero di Santa Croce. All’inizio degli anni duemila, il vescovo della diocesi di Coimbra ha permesso che le reliquie dei cinque fraticelli Protomartiri tornassero a riposare in terra umbra. Attualmente le stesse sono custodite e venerate nella chiesa di Sant’Antonio da Padova di Terni.

Anno: 2020 Tecnica: acquaforte Zinco: mm.250x350 Tiratura: esemplari 35 Incisore: Massimo Zavoli

ATTIVITÀ MARZO-APRILE 2020

Programma Associazione Culturale La Pagina

INCONTRI AMORE PER

COORDINAMENTO

GIOVEDÌ 19/3 16,00 – 16,50 17,00 – 17,50

Curiosità scientifiche Lo Sport è cultura, socialità, salute, turismo

Vittorio Grechi Benito Montesi

GIOVEDÌ 2/4 16,00 – 16,50 17,00 – 17,50

Letture di Classici Il teatro di Alberto Freddi

Lorenzo Segoloni Anna Maria Bartolucci

GIOVEDÌ 16/4 16,00 – 16,50 17,00 – 17,50

Eventi eccellenze tradizioni di Terni Virgilio Alterocca e la Valnerina Illustre

GIOVEDÌ 30/4 16,00 – 16,50 Stanislao Falchi, il musicista poeta 17,00 – 17,50 La città di Bazzani

Organizza la PRIMA parte della

Loretta Santini Giampiero Raspetti

video/Conferenza

TERNI …inosservata -Breve storia di Terni antica -Dove l’ho visto? -I personaggi -I palazzi nobiliari

MERCOLEDI 18 MARZO ore 16,00

nei locali dell’Associazione in via De Filis 7

Gian-Luca Petrucci Paolo Leonelli

In riserva, nei casi di assenza del coordinatore, ci saranno incontri di Latino e Greco quotidiano tenuti da Giampiero Raspetti.

Associazione Culturale La Pagina Terni, Via De Filis 7

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Associazione Culturale LA PAGINA

INTERESSANTE DOCUMENTO/FILMATO IDEATO E CURATO DA GIORGIO MAROTTA

Con il patrocinio del Comune di Terni Assessorato alla Cultura

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Cosa dobbiamo sapere sull’ASMA Dott.ssa

Giulia ANGELETTI

La Dott.ssa Giulia Angeletti, si laurea, con lode, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, discutendo una tesi sperimentale sulla patologia delle piccole vie aeree nell’asma bronchiale. I principali risultati dello studio clinico che ha costituito l’oggetto della tesi di laurea vengono inviati alla Società Europea di Pneumologia (ERS) e presentati al congresso della Società ad Amsterdam nel settembre 2015. Dopo la laurea in medicina vince la Borsa di studio IFMSA Clerkship che le permette di eseguire uno stage presso il reparto di medicina d’urgenza dell’Università di Sherbrooke (Quèbec,Canada). Dal novembre 2015 all'ottobre 2019 è medico in formazione specialistica presso la scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio di Bologna, Ospedale S.OrsolaMalpighi, Direttore locale il Prof. Stefano Nava. Acquista, in particolare, esperienza in casi complessi di patologia polmonare con diagnosi differenziale di interstiziopatie polmonari fibrosanti idiopatiche e associate a farmaci e malattie del connettivo, patologie neuromuscolari, diagnostica e riconoscimento di neoplasie polmonari, trattamento e gestione globale del paziente con BPCO, gestione dell’asma grave anche in eosinofilie polmonari, sindromi ipereosinofiliche e vasculiti polmonari. Nell'ottobre 2018 vince la Borsa di studio della Società Italiana di Pneumologia per un progetto sulla gestione dell’asma grave e i nuovi orizzonti della ricerca nella stessa. Per realizzare questo progetto si trasferisce in Olanda e lavora presso l’Academic Medical Center di Amsterdam, sotto la guida della Prof.ssa Elizabeth Bel, esperta mondiale di Asma. Consegue, con lode, la specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio, discutendo come tesi uno studio sulle caratteristiche dei pazienti con asma severo e gli effetti dei nuovi farmaci biologici, relatore Prof. Stefano Nava. I risultati dello studio, di cui la dottoressa è prima autrice, sono attualmente in fase di revisione per pubblicazione. La dottoressa ha lavorato presso l’AUSL di Imola come specialista ambulatoriale e attualmente lavora presso pneumologia AUSL di Bologna.

L’asma è una delle più comuni malattie croniche, con 300 milioni di soggetti affetti nel mondo. Si stima che 1 bambino su 8 e 1 adulto su 12 siano asmatici. Nonostante sia una patologia estremamente comune, molto spesso non è ben conosciuta ed è quindi importante chiarire alcuni concetti fondamentali. Cos’è l’asma? La Global Initiative for Asthma definisce l’asma come una malattia eterogenea usualmente caratterizzata da infiammazione cronica delle vie aeree e da una storia clinica di respiro sibilante, dispnea, costrizione toracica e tosse, la cui presenza e intensità variano nel tempo e a cui si associa una limitazione del flusso espiratorio variabile che può successivamente diventare fissa. L’asma è una patologia cronica esattamente come il diabete o l’ipertensione arteriosa, e come l’iperglicemia e la pressione alta possono portare a danno d’organo così fanno l’infiammazione bronchiale e il rimodellamento che caratterizzano l’asma, danno in alcuni casi irreversibile. Questo significa che dall’asma non si può guarire, ma, impegnandosi, la si può controllare! Cosa vuol dire controllare l’asma? I trattamenti di base dell’asma sono i farmaci inalatori (corticosteroidi combinati con broncodilatatori) da assumere al bisogno o in modo continuo in aggiunta ad altre terapie, a seconda della severità della malattia. Utilizzare un inalatore non è semplice come prendere una pastiglia, occorre spiegare bene al paziente come farlo e il paziente deve prestare attenzione e far presente se ci sono delle difficoltà. La terapia va assunta esattamente come indicato perché buona tecnica inalatoria e adeguata aderenza al trattamento sono fondamentali per ottenere un buon controllo della malattia. Controllare la malattia vuol dire ridurre al minimo sintomi e limitazioni per la vita del paziente e il rischio di eventi avversi futuri come riacutizzazioni, accessi in pronto soccorso e ridotta crescita

polmonare nei bambini. Raggiungere il controllo della malattia può essere estremamente difficile. Cosa bisogna fare in questi casi? L’asma non controllata comporta un grave carico personale per il paziente, ma anche sociale ed economico. Non dobbiamo poi dimenticare che si rischiano crisi respiratorie anche fatali. In questi casi bisogna quindi rivolgersi a uno specialista esperto, meglio se nell’ambito di un centro dedicato ed eseguire una valutazione sistematica che: 1. Confermi la diagnosi (sindrome da disfunzione delle corde vocali, aspergillosi broncopolmonare allergica e altre patologie che possano mimare i sintomi dell’asma) 2. Identifichi e tratti le comorbilità e i fattori aggravanti (dai più frequenti come il reflusso gastro-esofageo e il fumo, ai più rari come le eosinofilie polmonari) 3. Verifichi l’aderenza alla terapia e la tecnica inalatoria, correggendole se necessario. Una volta eseguita la valutazione, che distingue asma non controllata da asma severa, in questo ultimo caso occorre eseguire analisi specifiche per trovare il fenotipo infiammatorio del paziente e poterlo eventualmente indirizzare verso terapie di seconda linea come i nuovi farmaci biologici. CORONAVIRUS Come comportarsi di fronte ai virus respiratori? I virus respiratori sono la causa principale di esacerbazione nei soggetti affetti da asma. È quindi particolarmente importante che essi facciano la vaccinazione anti-influenzale quando indicato e, in questo periodo, pratichino una scrupolosa igiene delle mani, evitando contatti con soggetti con patologie respiratorie infettive e luoghi affollati. Direttore Sanitario

Dott.ssa Lorella

Fioriti

Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia e Tomosintesi Mammaria

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Radiofrequenza dinamica vaginale VANTAGGI e RISCHI

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a rigenerazione del tessuto vaginale è possibile con un trattamento senza anestesia, generalmente indolore e non invasivo: la radiofrequenza dinamica vaginale, una tecnologia che mira a migliorare l’elasticità e la compattezza del canale vaginale stimolando la produzione di collagene e di acido ialuronico. Questo tipo di trattamento è indicato anche contro dispareunia (dolore durante o dopo l’atto sessuale) e forme lievi di incontinenza urinaria da stress. Nelle donne che conducono una vita sessualmente attiva questo trattamento può correggere la lassità vaginale e dell’introito che possono subentrare dopo uno o più parti per via naturale. Può correggere, inoltre, l’incontinenza urinaria da stress, prevenire l’insorgenza dei prolassi e trattare il lichen scleroso (infiammazione cronica-sclerotica di cute e mucose). Durante la menopausa la radiofrequenza vaginale può alleviare la sindrome genitourinaria (assottigliamento dei tessuti a livello della vescica e dell’uretra), l’incontinenza da urgenza, i prolassi fino al 2° grado, il deficit di lubrificazione vaginale da ipoestrogenismo (estradiolo plasmatico ridotto), la vestibolite (infiammazione della mucosa del vestibolo della vagina, ossia dei tessuti

posti all’entrata della vagina), la dispareunia. In post–menopausa, infine, questo trattamento può curare l’atrofia vulvo-vaginale con tutti i sintomi correlati (irritazione, bruciore, prurito, infiammazione e dolore durante i rapporti sessuali). Il trattamento viene effettuato introducendo in vagina un manipolo (lubrificato) che emette radiofrequenza monopolare e bipolare a 360° e che determina una temperatura sulle pareti vaginali attorno ai 41°C. Ogni seduta dura all’incirca 20’ ed è indolore, anche se è importante ricordare che l’organo femminile è diverso da donna a donna e ciascun problema dovrebbe essere affrontato singolarmente dopo attenta valutazione ginecologica e con un Pap Test negativo. Il calore produce formazione di collagene reticolare con miglioramento della tenuta dei legamenti del pavimento pelvico. Nella stessa seduta, oltre la radiofrequenza si può eseguire l’elettroporazione, la somministrazione cioè di piccolissime quantità di farmaci e non (estradiolo, acido ialuronico, polinucleotidi) attraverso l’utilizzo di un campo elettrico. La radiofrequenza migliora inoltre la lubrificazione vaginale e induce la formazione di elastina con miglioramento dell’elasticità vaginale.

DR.SSA GIUSI PORCARO

STUDIO CAPALDI - Via I Maggio 40 - Terni (0744 405187)

Specialista in Ginecologia ed Ostetricia

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COMEDICA - Via Gabelletta, 147 - Terni (0744 241390)

TERAPIA RIGENERATIVA NELL’ARTROSI le cellule staminali per ritardare l’impianto di protesi articolare L'artrosi è la patologia più frequente dell'apparato muscolo-scheletrico. La sua incidenza aumenta con l'età e il suo trattamento dipende dalla gravità della patologia. Da pochi anni la ricerca scientifica ha fornito una nuova terapia che si pone tra i trattamenti conservativi (terapia medica, fisica ed ortesica) e il trattamento chirurgico protesico. L’impiego di queste soluzioni biologiche (terapia rigenerativa) ottenute a partire dal sangue (concentrato di piastrine, le cellule mononucleate e il concentrato osteomidollare) e dal tessuto adiposo (le cellule mesenchimali multipotenti stromali). Queste metodiche hanno lo scopo di controllare i sintomi, cosa che si realizza nel 50-65% dei casi trattati (come da dati di letteratura). In questi casi la

procedura può essere ripetuta nel tempo. È possibile attualmente effettuare in convenzione con il sistema sanitario nazionale la metodica delle cellule mononucleate del sangue (Fig 1) e le cellule mesenchimali stromali (Fig 2).

Dott. Vincenzo Buompadre Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport

- Terni 0744.427262 int.2 Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6 - Rieti 0746.480691 Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25 - Viterbo 345.3763073 S. Barbara via dei Buccheri

www.drvincenzobuompadre.it

Fig. 1

Fig. 2

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AZIENDA OSPEDALIERA Struttura Complessa

NEUROCHIRURGIA La dotazione tecnologico-strumentale comprende le più moderne tecnologie attualmente disponibili tra cui microscopio operatorio dotato di filtri specifici per la visualizzazione intraoperatoria in fluorescenza dei tumori cerebrali, neuronavigazione, ecografia intraoperatoria, neuro-endoscopia. In arrivo a breve un nuovo microscopio operatorio dotato delle più moderne tecnologie in grado di identificare ancora meglio i tumori cerebrali ed una TC intraoperatoria che permetterà di eseguire Responsabile Dr. Carlo Conti interventi chirurgici sempre più complessi a Struttura Complessa NEUROCHIRURGIA carico di cranio e colonna vertebrale. Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni Uno strumento, quest’ultimo, che non a struttura complessa di soltanto aumenterà la sicurezza, ma aprirà Neurochirurgia dell’Azienda la strada anche al trattamento chirurgico Ospedaliera Santa Maria di Terni di patologie degenerative come il morbo di svolge attività di diagnosi e cura di tutte le Parkinson, mediante l’impianto di elettrodi patologie del sistema nervoso centrale e cerebrali profondi. periferico che richiedono un trattamento AREE DI ATTIVITÀ chirurgico. Fin dalla sua fondazione, nel Neuro-Oncologia. La pianificazione del 1994 con il prof. Giulio Maira, ha sempre trattamento dei tumori cerebrali e vertebrorappresentato un importante punto di midollari, sia benigni che maligni, si realizza riferimento per i pazienti non soltanto generalmente mediante un approccio umbri, ma anche provenienti da altre multidisciplinare basato sulla discussione regioni. Nella struttura vengono trattati dei casi clinici nella riunione settimanale tutti i tipi di patologie del sistema nervoso di Neuro-oncologia, cui partecipano il sia in elezione sia in urgenza come: tumori neurochirurgo, l’oncologo, il radioterapista, cerebrali benigni e maligni, tumori del l’anatomopatologo e il neuroradiologo. midollo spinale, aneurismi e malformazioni Centro di eccellenza per la diagnosi e il vascolari cerebrali, tumori della regione trattamento di tutti i tumori del sistema centrale, compresi quelli diencefalo-ipofisaria, malattie degenerative nervoso della colonna vertebrale, idrocefalo del localizzati in aree eloquenti, la struttura bambino e dell’anziano, traumi cranici e collabora regolarmente sia con il servizio traumi vertebro-midollari con lesioni del di Neurofisiologia, che garantisce il monitoraggio intraoperatorio le funzioni del midollo spinale. Il reparto è dotato di 20 posti letto, 5 posti sistema nervoso centrale e periferico così da letto di terapia intensiva e 2 sale operatorie ridurre al minimo il rischio di danni al tessuto per l’effettuazione di interventi in elezione e nervoso normale, sia con la Neuroradiologia per l’esecuzione di risonanze magnetiche in urgenza h24. L’attività ambulatoriale viene svolta tre volte funzionali. In particolare vengono anche a settimana per le prime visite e due volte eseguiti interventi in awake surgery per controlli post-operatori e medicazioni. (letteralmente chirurgia da sveglio) durante Nell’ottica dell’integrazione con il territorio i quali il paziente viene inizialmente della Usl Umbria 2, l’equipe neurochirurgica addormentato per le fasi di apertura per poi di Terni gestisce un ambulatorio essere risvegliato, durante la procedura, per neurochirurgico anche presso l'ospedale di eseguire l’asportazione del tumore. Spoleto ed uno presso l’ospedale di Foligno In questa fase, mentre il chirurgo procede e a breve sarà attivato un terzo ambulatorio all’asportazione del tumore, il paziente è sottoposto a stimolazione cerebrale all’ospedale di Orvieto.

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diretta e test neuropsicologici specifici per la valutazione dell’integrità delle aree che controllano il linguaggio e/o il movimento degli arti. È inoltre possibile eseguire interventi di alta complessità in équipe multispecialistiche che possono comprendere otorinolaringoiatri, chirurghi maxillo-facciali, chirurghi vascolari e chirurghi plastici. La Neurochirurgia di Terni può vantare una consolidata esperienza anche nel trattamento dei tumori spinali (midollo spinale, metastasi vertebrali, tumori primitivi della colonna vertebrale) e si avvale della collaborazione con altre chirurgie di alta specialità quali la chirurgia toracica, la chirurgia addominale e l’urologia, anche con tecnica robotica. Grazie a tali integrazioni si è in grado di affrontare tumori complessi della colonna anche mediante approcci anteriori trans-toracici e trans-addominali. Neuro-endocrinochirurgia. Il trattamento chirurgico dei tumori ipofisari rappresenta ancora oggi uno dei maggiori campi di interesse e di attività della Neurochirurgia ternana. Tale bagaglio culturale e di esperienza clinico-chirurgica è stata consolidata nel tempo ed arricchita dall’utilizzo di nuove tecniche di approccio trasfenoidale mediante l’utilizzo della metodica Endoscopica, in costante collaborazione con il reparto di Otorinolaringoiatria. D’altro canto la diagnosi e la successiva strategia terapeutica medica dei tumori della regione diencefalo-ipofisara è realizzata in stretta cooperazione con il servizio di Endocrinologia. Tale integrazione ha permesso all’Azienda ospedaliera di Terni di diventare un punto di riferimento nel campo specifico in ambito non soltanto regionale, ma anche nazionale, come dimostrano i dati dei pazienti afferenti alla nostra struttura. Neurochirurgia vascolare. Per quanto riguarda le patologie vascolari cerebrali e midollari (aneurismi, malformazioni arterovenose, angiomi) l’equipe di Neurochirurgia, insieme con l’equipe Neuroradiologica interventistica, assicura una adeguata e continua assistenza ai pazienti sia in regime di urgenza che di elezione. Esiste infatti un team neurovascolare attivo h24 in grado di

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SANTA MARIA DI TERNI diagnosticare e trattare immediatamente i pazienti affetti da emorragia subaracnoidea o emorragia cerebrale sia mediante intervento chirurgico che procedura endovascolare. Neurochirurgia del rachide. All’avanguardia nel trattamento delle gravi patologie traumatiche e degenerative della colonna vertebrale e della giunzione cranio-cervicale, la Neurochirurgia di Terni esegue interventi su tutti i tratti della colonna vertebrale (cervicale, dorsale e lombo-sacrale) sia per via anteriore (accesso ai corpi vertebrali) sia per via posteriore e/o postero-laterale. Si realizzano interventi mini-invasivi per il trattamento percutaneo delle fratture vertebrali dorso-lombari. La sempre crescente attenzione da parte dei medici e degli stessi pazienti riguardo la possibilità di realizzare approcci chirurgici “minimi” ha portato allo sviluppo di tecniche percutanee attraverso le quali oggi vengono eseguite complesse procedure di stabilizzazione della colonna vertebrale mediante incisioni cutanee non superiori al centimetro. Rispetto ai tradizionali interventi a “cielo aperto”, che comportano cicatrici estese e risultano gravosi per il paziente anche dal punto di vista delle richieste ematiche, le moderne procedure si risolvono in interventi di breve durata, adatti anche a pazienti con problematiche di natura generale, e in grado di garantire la stessa efficacia in merito ai risultati post-chirurgici, riducendo grandemente anche i tempi di degenza ospedaliera. Endoscopia vertebrale. La Neurochirurgia di Terni è uno dei centri di riferimento italiani per gli interventi alla colonna vertebrale

con metodica endoscopica, che permette il trattamento delle ernie discali mediante un piccolo foro di accesso laterale (circa 7 mm) anche a paziente sveglio. Grazie a questa tecnica si migliora enormemente il comfort post-operatorio del paziente, che potrà essere dimesso il giorno stesso o al massimo il giorno successivo l’intervento per tornare rapidamente alla normali attività quotidiane. Vengono inoltre trattate per via endoscopica mininvasive tutte le patologie del rachide che non necessitano di intervento neurochirurgico (sindrome delle faccette articolari, sacroileiti, ecc.). Patologie della dinamica liquorale. Nell’ambito del trattamento della patologia della alterazione della dinamica liquorale e dell’idrocefalo dell’anziano, la Neurochirurgia ternana collabora costantemente con la Neuroradiologia e la Neuropsicologia al fine di individuare con esattezza il paziente che potrà beneficiare dell’intervento chirurgico. Monitoraggi neurochirugici avanzati. Con l’apertura della Terapia intensiva postoperatoria neurochirurgica dedicata, si è realizzata la collaborazione interdisciplinare tra neurochirurghi e neurorianimatori per effettuare monitoraggi neurochirurgici avanzati che consentono di monitorare, oltre alla pressione intracranica, anche la temperatura e la concentrazione di ossigeno cerebrale. Tali sistemi di monitoraggio risultano particolarmente utili per i pazienti affetti da grave trauma cranico o con emorragie cerebrali, migliorandone significativamente la prognosi. Attività di ricerca. Oltre a progetti di ricerca clinici come quelli sui monitoraggi multiparametrici avanzati in terapia

intensiva, sull’efficacia delle tecniche mininvasive sulle patologie vertebrali degenerative, la Neurochirurgia di Terni è ormai da anni impegnata nella sperimentazione legata all’impianto intracerebrale e midollare spinale di cellule staminali neuronali rispettivamente nei malati di Sclerosi Multipla e SLA. Questo tipo di sperimentazione è possibile grazie alla presenza nell’azienda ospedaliera di una “cell Factory” in grado di produrre cellule staminali neuronali, che solo pochi centri in Europa sono in grado di fare. Sono ora in fase di preparazione tre nuovi filoni di studio e sperimentazione di impianto di cellule staminali sui pazienti affetti da danno midollare post-traumatico, da danno cerebrale post-ictale e da tumore cerebrale.

ÉQUIPE

RESPONSABILE: Dr. Carlo Conti

DIRIGENTI MEDICI: Dr. Alessandro Ciampini, Leonardo De Cerchio, Giovanni Zofrea, Martine Sibille, Pierluigi Granaroli, Melina Castiglione, Giorgia Maselli, Valentina Russo. INFERMIERI DI REPARTO: Alessandro Aguzzi (coordinatore inf.), Serena Fileni, Ambra Filié, Lorenzo Galeazzi, Augusta Monaco, Lirijeta Nivokazi, Ilenia Panunzi, Diego Pelucchi, Simona Pettirossi, Tiziana Polleggioni, Elisa Ruggeri, Katiuscia Taddei, Patrizia Viali. INFERMIERI DI SALA: Alessandro Capraro, Francesca Ceccarelli (specialist), Fabrizio Corvi (coordinatore inf.), Francesco De Angelis, Francesco Falsarone, Matteo Gennari, Leida Ngjelo, Alessandro Raggelli, Paolo Saveri, Andrea Scarchini, Massimiliano Vichi, Marco Viti. SEGRETERIA DEL DIPARTIMENTO DI NEUROSCIENZE: Anna Rita Stefanelli.

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n°5 crediti ECM evento n. 8930-84

sabato 21 Marzo 2020 L’ALTA SPECIALITÀ a TERNI Tavola rotonda sul presente e sugli orizzonti futuri del Dipartimento Cardio - Toraco - Vascolare dell’A.O. Santa Maria di Terni

PROGRAMMA ore 8.00 ore 8.15 ore 8:30 ore 9.15 ore 9.45 ore 10.15 ore 10.45 ore 11.15 ore 11.45 ore 12.15 ore 12.45 ore 13.15 ore 14.00

Registrazione dei partecipanti Saluto delle autorità e apertura dei lavori “Introduzione” Dr. F. Ferilli “Nuovi orizzonti in sala ibrida” Dr. R. Micheli “L’ECMO nelle sindromi da distress respiratorio” Dr. F. A. Ferilli “La chirurgia mini invasiva in cardiochirurgia” Dr. V. Borghetti Coffee break “Procedure mini-invasive in chirurgia toracica” Prof. M. Ragusa “Valvuloplastica per via percutanea (TAVI, Mitra Clip, ecc.)” Prof. M. Dominici “Trattamento polispecialistico della FA e delle TV” Dr. G. Carreras Conclusioni e discussione Compilazione questionario ECM Chiusura dei lavori

RESPONSABILE SCIENTIFICO:

Dr. Fabrizio Armando FERILLI

Provider

Segreteria

Sala Riunioni “Maurizio Gentile” Strada di Cardeto n.67 - TERNI PER ISCRIZIONI: www.ec-comunica.it - segreteriaconvegniec@gmail.com - tel. 346 5880767 - 329 2259422


Le VET Lions Club Tern Si decise, dopo la prima vetrata installata presso la Basilica di San Valentino nel 1993, di procedere ad installarne delle altre modificando il criterio di service annuali, in pluriennali e questo sia per dare continuità alle iniziative sia per consentire di mobilitare più risorse. Si procedette, con lo stesso criterio, ad installare altre vetrate nella Chiesa di Santa Maria degli Spiazzi.

Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II. L’impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i cristiani e, poiché la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa.

Anno 2000/03 - Presidente Adolfo Puxeddu

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L’iniziativa ha permesso inoltre, negli ultimi anni, di realizzare un progetto pluriennale di Scuola Lavoro nell’Istituto Classico Artistico Orneore Metelli di Terni, sotto la guida del Mastro vetraio Pierluigi Penzo. Anche quest’anno si realizzerà una nuova vetrata con gli stessi operatori. Voglio sottolineare l’importanza del progetto, destinato a proseguire, visto che non si

Fu decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano. Secondo alcune fonti Valentino sarebbe stato giustiziato perché aveva celebrato il matrimonio tra la cristiana Serapia e il legionario romano Sabino, che invece era pagano: la cerimonia avvenne in fretta, perché la giovane era malata; i due sposi morirono, insieme, proprio mentre Valentino li benediceva. A chiudere il cerchio della tragedia sarebbe poi intervenuto il martirio del celebrante.

Anno 2002/03 - Presidente Guido Pesce

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TRATE ni San Valentino tratta solo di una devozione e abbellimento, ma, cosa più importante, il progetto finalizza allo studio e alla conoscenza reale della vita e delle opere di San Valentino da parte degli studenti e della Chiesa. Scegliendo cosa rappresentare si realizzerà un vero e proprio studio approfondito della figura di Valentino. La figura del Santo viene ulteriormente esaltata,

attraverso la conoscenza delle sue virtù civili, quali la tolleranza, la solidarietà, l’accoglienza tra i popoli e la conoscenza delle diverse culture. Tutte virtù nelle quali noi ternani ci riconosciamo ed i cui princìpi abbiamo seguito. È giusto che vengano sempre ricordate per il bene comune. Il Presidente Enrico Vincenzo Malizia

Raffigura l’immagine dei discepoli di Cretone che, nottetempo, dopo il martirio del Santo trasportarono le spoglie di nascosto da Roma a Terni. Il progetto realizzato come gli anni scorsi da 24 studenti del Liceo Artistico Metelli, coordinati dai Prof. Angela Avenoso, Pasquale Verdone e Marco Collazzoni. Raffigura San Valentino trasportato da Roma a Terni dai Discepoli di Cretone

Anno 2019/20 - Presidente Enrico Vincenzo Malizia Raffigura San Valentino gli innamorati e le colombe

Anno 2018/19 - Presidente Giorgio Parisi Raffigura il Miracolo della guarigione di Cheremone, uno dei prodigi attribuiti a San Valentino che a seguito di ciò venne martirizzato. È stata realizzata dal maestro vetraio Pierluigi Penzo e dagli studenti della classe VD indirizzo Design dei Metalli dell’Istituto Classico Artistico “Metelli” di Terni guidati dalla professoressa Angela Avenoso, dal prof. Pasquale Verdone e dal prof. Marco Collazzoni. È stata una esperienza particolarmente innovativa che si è concretizzata in uno specifico progetto di alternanza Scuola/lavoro.

Anno 2017/18 - Presidente Ivano Argentini

Progetto pluriennale di Scuola Lavoro nell’Istituto Classico Artistico Orneore Metelli di Terni

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Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it www.teverenera.it “Il Consorzio investe ogni anno oltre 2 milioni di euro solo per le manutenzioni ordinarie su tutto il territorio di competenza. A queste risorse ne vanno aggiunte altre per una serie di interventi a favore di aziende, cittadini e territorio, a favore dello sviluppo economico, dell’ambiente e della sicurezza. Il presidente del Consorzio di bonifica Tevere-Nera, Massimo Manni, fa il punto sulle attività e spiega i motivi e l’utilizzo dei contributi di bonifica TevereNera. “Chiariamo subito –afferma Manni– che tutto ciò che viene incamerato con il prelievo legato ai contributi consortili viene reinvestito in attività di regimazione, assetto e miglioramento, corsi d’acqua, canali, impianti di irrigazione e quant’altro gestito dal Consorzio per pubbliche finalità. Senza quei fondi i lavori si ridurrebbero notevolmente e senza interventi i danni al territorio, all’ambiente e alle attività economiche sarebbero notevoli”. Si evidenzia, inoltre, l’attività di prevenzione relativamente alla mitigazione del rischio idrogeologico; ciò ha permesso di non avere allagamenti nonostante le abbondanti e repentine piogge cadute in alcuni periodi dell’anno. A tale proposito il presidente ricorda che sono appena terminati i lavori di manutenzione sui corsi d’acqua nei comuni ad Alviano, Amelia, Attigliano, Giove,

AIA - Narni

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CONSORZIO TEVERE Guardea, Lugnano in Teverina, Montecchio e Graffignano per un importo di circa 300mila euro. A questi se ne aggiungeranno presto numerosi altri sul fosso Traversa in comune di Graffignano, sul torrente Aia ad Otricoli, sul torrente Arnata in loc. Ponte Raggi in comune di Montecastrilli, sul fosso Carbonare-Pagliucca, sempre in comune di Montecastrilli, sul torrente Vezza in comune di Bomarzo, sui fossi Collescipoli-Carone-Gabelletta-SchiglieCesi-Contea-Calcinare-Brecciaiolo nel tratto urbano della città di Terni, sul fosso Melaci in Comune di Arrone. “Sono opere e interventi di fondamentale importanza -spiega ancora il presidente Manni– perché garantiscono un assetto corretto dei corsi d’acqua e un sistema di regimazione che è importantissimo, soprattutto oggi che si parla sempre di più di dissesto idrogeologico. Si fa presente inoltre che è in fase di progettazione il Piano di Manutenzioni per il 2020, per oltre 1 milione di euro e che vede il Consorzio nella veste di ente attuatore delegato dalla Regione Umbria per il Nera e le aste urbane degli affluenti del Lagarello, Rivo, Calcinare, Valenza, Fiaia, Copparone e San Lorenzo nei comuni di Terni e Narni. Sono previste poi le progettazioni del taglio delle alberature pericolanti sul Nera, tratto urbano e in Valnerina, e sui fossi Macchia

NERA - Terni

PIANTATA - Attigliano

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DI BONIFICA NERA

Morta a Stroncone, torrente Calamone e fosso Copparone a Narni, torrente Serra a Giuncano, fosso Streghe, in zona industriale Stibi-Fornole ad Amelia, Rio Grande, Lago Vecchio sempre ad Amelia e fiume Tevere a valle della diga di Alviano”.

SERRA - Terni

Orario di apertura al Pubblico Lunedì - Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00

Il presidente tiene a sottolineare poi, in particolar modo, i lavori di messa in sicurezza idraulica del fiume Nera realizzati nel tratto cittadino di Terni che si dislocano da via De Filis fino al ponte di collegamento tra la strada Marattana e la S.S. E45. “Sono tra le più importanti opere strategiche degli ultimi anni –spiega Manni– per le quali sono stati investiti ben 10 milioni di euro e che riguardano la realizzazione del tratto urbano ciclopedonale Terni-Narni”. Il presidente del Consorzio aggiunge inoltre che fra le funzioni del TevereNera c’è anche quella della gestione della rete di distribuzione irrigua nel bacino del fiume Nera e del fiume Tevere, in particolare nel bacino in destra e sinistra del Nera l’irrigazione a scorrimento mediante canalette di distribuzione che si dislocano per circa 200 chilometri all’interno del centro urbano, permette l’approvvigionamento di acqua per orti e giardini. Le aziende agricole ed altre realtà imprenditoriali del ternano sono servite dall’irrigazione a pioggia che copre un territorio complessivo di circa mille ettari nel bacino del Nera. Inoltre, si evidenzia che i canali irrigui a scorrimento hanno l’importante funzione di raccolta delle acque pluviali in occasione di piogge

eccezionali e sono di grande aiuto per la gestione. Nel bacino in destra del fiume Tevere invece sono circa 500 gli ettari serviti dall’impianto di irrigazione a pioggia ed altri 500 ettari in fase di manutenzione. Per quanto concerne la rete di distribuzione irrigua, sempre in amministrazione diretta, sono in corso, per un totale di circa 150mila euro, la ripulitura del canale Valleverde e Salara in comune di Terni, del fosso colatore della vasca di accumulo per l’irrigazione posta in loc. S. Bartolomeo in comune di San Gemini e Narni, del fossetto colatore nella zona dell’azienda agricola Fezia anch’esso in comune di San Gemini e Narni, la manutenzione della vasca Cordigliano in comune di Montecchio, la manutenzione della galleria ENEL in comune di Baschi e la manutenzione della vasca Castiglione nell’omonimo Comune. Il Consorzio si è posto infine al servizio della collettività anche attraverso la sottoscrizione di Accordi di Programma con i Comuni, i Domini Collettivi, le Università e le Comunanze Agrarie Agrarie per realizzare interventi sempre volti alla salvaguardia idraulica. Dall’anno 2015 ad oggi sono stati sottoscritti 37 Accordi di Programma che hanno dato modo di realizzare una virtuosa sinergia di intervento sul territorio.

TESCINO - Strettura

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IL VIRUS, il clima e Cassandra I Giacomo PORRAZZINI

l virus “con la corona” che sta mettendo in crisi, forse in ginocchio, un gigante economico come la Cina, sta spaventando il mondo ed impegnando severamente, con moltI contagiati, anche il nostro paese, sembra sia, secondo gli scienziati, l’erede diretto di Virus presenti nella vita biologica del pianeta da milioni di anni. Forme di vita elementare (un piccolo filamento di DNA - RNA, racchiuso in una capsula) che hanno attraversato, indenni, nel continuo riprodursi, il succedersi delle ere della Terra, superando le variazioni ambientali anche molto severe che vi sono state. Dunque, piccoli questi virus (ci vuole un microscopio elettronico per rivelarli), robusti e cattivi con la specie umana che entra in crisi quando li incontra. Per noi che siamo cresciuti nell’idea che la natura ci fosse stata consegnata per dominarla, un bel colpo che ci fa tornare con i piedi per terra. Questa epidemia che, in Cina, ha già i caratteri invasivi della pandemia, capace, non solo e non tanto, di attentare alla incolumità ed alla vita delle persone, quanto, di mettere in crisi e paralizzare la vita sociale ed i sistemi economici, ci richiama, comunque alla esistenza di rischi globali per l’umanità, restituendoci, in quanto umani, la dimensione di parti di un ecosistema, nel quale affrontarne l’avventura della vita e della continuità della specie, consapevoli delle insidie che vi si nascondono. Tanto più, dovremmo sentirci parte di una comunità europea e nazionale; difronte all’emergenza sanitaria con cui, al momento, si confrontano le Regioni del Nord, quelle dell’autonomia e della secessione fiscale, è a tutti chiaro che, se non facessero parte di uno Stato Nazione, con una efficiente protezione civile, con un sistema sanitario pubblico nazionale , si troverebbero come fragili barchette in un oceano in tempesta. Secondo attendibili ricostruzioni storiche sembra che più delle orde barbariche provenienti dalle terre conquistate, dalle lontane province divenute ribelli, a mettere fine al formidabile impero romano siano state delle terribili

Speriamo che la vicenda del Virus Covid-19, che ci ha fatto visita non gradita, ci apra almeno orecchie, intelligenza e cuore sugli altri rischi corsi dall’avventura umana.

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epidemie capaci di decimare di oltre il trenta per cento, la popolazione e l’esercito dell’impero. Non si dovrebbe, tuttavia, anche in una emergenza come quella che stiamo vivendo, dimenticare che l’agente patogeno, in prospettiva ormai breve, più letale per l’Umanità e la sua civiltà, è rappresentato da comportamenti ormai insostenibili dell’uomo stesso. La crisi climatica, già in atto e sempre più incombente, rappresenterà, nei prossimi anni, il fattore di rischio globale più grave per le prossime generazioni e la stessa continuità della specie. La determinazione che gli Stati e le società civili stanno, giustamente, mostrando nello sforzo di contenimento e contrasto alla diffusione dell’epidemia da Coronavirus, dovrebbe essere impiegata anche nella lotta allo stravolgimento degli equilibri climatici, sui quali si basano le strette finestre di vivibilità per la specie umana, molto più strette di quelle dei virus. Chi, oggi, richiama l’attenzione sui pericoli corsi dalla vita umana, per effetto del riscaldamento climatico, e sulla urgenza delle risposte da dare alla crisi, come fa, ad esempio, Greta Thunberg, viene considerato spesso un menagramo, al più una Cassandra. Eppure la bella figlia di Priamo, capace di leggere nel futuro, non fu creduta e tutti sappiamo come andò a finire la guerra di Troia. Sapeva, come tanti scienziati di oggi, raccontare ciò che sarebbe accaduto in futuro, ma non aveva il dono della persuasione dei suoi concittadini. Forse, sono quest’ultimi, i cittadini del mondo, che debbono cambiare la loro capacità di ascolto e comprensione. Non abbiamo un Pianeta B e neppura la possibilità di giocare un secondo tempo. Speriamo che la vicenda del Virus Covid-19, che ci ha fatto visita non gradita, ci apra almeno orecchie, intelligenza e cuore sugli altri rischi corsi dall’avventura umana. Le manifestazioni di isteria, pavidità e strumentalizzazione politica difronte alla prova del virus, di tanti nostri concittadini e di pezzi di classe dirigente non lasciano ben sperare. Non basteranno, per le sfide future, solo scelte organizzative, serve una discontinuità, quella culturale ed etica per recuperare un senso di appartenenza comunitaria, per spingersi a cambiare stili di vita e modelli economici; quelli indispensabili per decarbonizzare economia e società, per salvarci davvero: la prova più difficile e più necessaria.

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Mostra

a n n o d a M Valnerin2a020

Una SELEZIONE tra le 240 foto che partecipano al Concorso

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Dovendo e volendo rispettare le Ordinanze delle Regioni Umbria e Marche in riferimento alla epidemia di coronavirus, l’Associazione Culturale La Pagina, in sintonia con tutti gli altri organizzatori, ha rinviato, a data ancora da destinarsi, la premiazione del Concorso MADONNA VALNERINA. Appena sarà possibile determinare il giorno della Premiazione, lo comunicheremo attraverso stampa e social e rispondendo alle Vostre telefonate ad uno dei numeri:

07441963037 - 3482401774 - 3337391222 0744220079 - 3474877222 - 3356841731 3389696273 - 338483096 - 3453536229

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Viviamo in un mondo che cambia

FIUME NERA

una storia tanto complessa quanto affascinante

C Enrico SQUAZZINI

ontinua ad arricchirsi di ulteriori ed interessanti dettagli l’antica storia del Fiume Nera. In effetti il suo cammino evolutivo e di trasformazione nel corso del tempo si fa via via più articolato, man mano che gli studi di dettaglio condotti sul territorio restituiscono nuove testimonianze. Attraverso di esse è oggi possibile ricostruire, per la prima volta, il complesso della sequenza di eventi che hanno gradualmente modellato il nostro territorio. Tanto è che ormai si può parlare di vera e propria rivoluzione nella visione generale delle principali trasformazioni che, ad un dato momento, hanno determinato gli assetti ambientali e i lineamenti paesaggistici attuali. Di fatto, la ricchezza degli avvenimenti che si va svelando, succedutisi nell’arco degli ultimi tre milioni di anni, o giù di lì, e che hanno caratterizzato profondamente l’evoluzione del nostro territorio, dipinge un quadro che va discostandosi sempre di più dallo schema fin troppo semplificato a cui, localmente, siamo abituati. Del resto, appare fin troppo chiaro agli studiosi che se ne stanno da tempo occupando che quella storia va in parte riscritta. Fra i maggiori problemi in ballo, e ovviamente quelli che mostrano il più elevato interesse, spiccano gli aspetti legati ad alcune importanti deviazioni del tracciato che il Nera ha subìto nel corso della sua opera di modellamento del territorio. In secondo luogo vi sono da risolvere gli aspetti cronologici nella definizione dei rapporti che si sono andati impostando nel tempo fra i fiumi Nera e Velino. Le antiche vie di scorrimento delle acque di superficie si rilevano sul territorio in forma di depositi sedimentari e di particolari forme del paesaggio derivanti dal passaggio delle acque fluviali. Queste geometrie relitte costituiscono indizi essenziali mettendo in evidenza il grande potere erosivo dell’acqua che, scavando le rocce calcaree compatte, incideva il letto dei canali fluviali lasciando tracce inequivocabili. Il territorio coinvolto nel lungo “girovagare” del nostro fiume va ad interessare un’ ampia area che, dal punto di vista geologico, rientra pienamente nel contesto evolutivo del Bacino di Rieti. Peraltro dal punto di vista più strettamente idrologico, ossia relativamente alla distribuzione nel tempo del reticolo fluviale, l’evoluzione del Nera unisce sostanzialmente il Bacino di Rieti e la depressione di Terni. Già, poiché uno degli aspetti più interessanti della ricostruzione di questa lunga storia è che anticamente il fiume Nera solcava il territorio della conca di Rieti. Molto prima che le sue acque subissero deviazioni così importanti da indirizzarlo, come avviene anche oggi, all’interno della conca di Terni. È evidente che le deviazioni di un fiume e le vicissitudini geologiche nella storia evolutiva di un territorio devono essere elementi intimamente collegati. Così anche nella nostra “terra delle acque” i fenomeni geologici devono aver condizionato profondamente l’andamento del reticolo idrografico di superficie. Di certo, durante i lunghissimi tempi che hanno preceduto la presenza dei moderni umani qui si sarebbe assistito a cambiamenti quasi inverosimili: dall’assenza di rilievi ad un’imponente catena montuosa… Pensate in quanti modi si deve essere modificato il nostro territorio nel corso dell’evoluzione di questo settore dell’Appennino! Che storia, da non credere! E per tutti voi, genti distratte dell’era moderna, ricordate che la conoscenza del proprio territorio è fondamentale.

Uno degli aspetti più interessanti della ricostruzione di questa lunga storia è che anticamente il fiume Nera solcava il territorio della conca di Rieti

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I COLORI DEL NOSTRO PAESAGGIO

V Emanuele GRILLI

ivere in luoghi così incontaminati, respirare una realtà che è tangibile, concreta, viva in ogni spazio: rigenera. La nostra provincia è una Valle Incantata, così sana, pura, la sua ricchezza è in ogni dove. Solo quando si può andare lontano, oltre i confini, si possono percepire differenze che fanno riflettere. Terni e molte altre città sono centri più o meno grandi con la presenza di quell'ambiente così unico, che si è davvero fortunati nel poterli vivere. Parlo da fotografo "esteta" nato in questa regione, così per me è un pochino più semplice respirarne attraverso lo sguardo la vera essenza. Attraverso queste valli, con occhi vigili, amo cogliere prova di quanto questa vasta porzione di Terra ci offre. Questa volta voglio focalizzare il vostro interesse su un'oasi di straordinario fascino, dove micro-clima, fauna e flora sono estasi per chi ama la natura.

Animali di vario tipo è facile scorgere ed ammirare, passeggiando si può davvero entrare in contatto con noi stessi attraverso la madre Terra. Specchi d'acqua, così come uccelli migratori, nelle varie stagioni dell'anno, invitano il nostro animo verso una bellezza da rispettare e sempre più difficile da osservare. Siamo alle porte di una stagione, la primavera, dove l'energia racchiusa nei colori che verranno può essere un buon motivo per inoltrarsi verso sentieri che ci appartengono.

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Il Suprematismo e la sfida globale H Pierluigi SERI

anau (Germania) 19.02.2020 ore 22.00 Tobias Rathjen 43 anni apre il fuoco all’impazzata in tre shisha-bar frequentati da curdi e turchi. A terra restano 9 morti, seguiti poche ore dopo anche dall’attentatore e da sua madre. In precedenza quest’ultimo aveva lasciato un video e un documento di 24 pagine in cui spiegava le motivazioni xenofobe e razziste della strage. Il folle gesto isolato di uno squilibrato solitario? Manco per idea. È invece la punta di un iceberg il cui sommerso risulta molto più grande e complesso. È l’ultimo anello di una rete internazionale suprematista la cui diffusione va dagli USA all’Europa, Italia compresa. Una rete ramificata e capillare che su Telegram e altri canali incita attraverso il web all’odio razziale e a colpire Ebrei ed immigrati, i non bianchi in genere con aggressioni, minacce e svastiche sulle case. “Cerchiamo terroristi e soldati”, ”Il tempo che perdi non è sprecato. Perché in quel tempo potevi uccidere un ebreo.” Con questi slogan i nuovi ideologi della razza bianca incitano persone disposte a passare all’azione militare violenta. Caccia senza quartiere a ebrei, immigrati, omosessuali. Un fiume sotterraneo pieno di odio cieco ed insensato che scorre su chat riservate di Telegram, applicazione che viene considerata più sicura di whatsapp, e prosegue su Vkontakte, social network russo particolarmente frequentato dai fondamentalisti ariani banditi da Facebook. Lo scopo è chiaro e preciso: attirare nuovi adepti, indottrinarli, prepararli alla rivoluzione nazionalsocialista. Stanze virtuali piene di insulti omofobi, xenofobi, antisemiti dove la spinta alla violenza è quotidiana. Il ritorno del mito della razza ariana che deve essere assolutamente preservata dalle contaminazioni dei giudei e dei negri. Teoria che ha ispirato i nazi-terroristi degli ultimi anni: dal norvegese Anders Breivik all’australiano Brenton Tarrant che lo scorso anno in Nuova Zelanda ha provocato la morte di 50 musulmani, senza dimenticare l’italiano Luca Traini che a Macerata ha ferito sei migranti. Una deriva violenta che non si è sopita, anzi agevolata dal vento nazionalista. Incoraggiata in modo più o meno indiretto da leader politici che hanno messo in cima alla lista nera i migranti e che inneggiano alla tradizione. In questa ottica non devono sorprendere le intimidazioni avvenute in questi primi due mesi del 2020 ai danni di cittadini ebrei o extracomunitari. A Pomezia (LT) sul muro dell’Ipsia è stato scritto: ”Anna

Estremamente pericolosa è la saldatura tra ideologia estrema e l’uso di internet come strumento di veicolazione e propaganda

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Frank brucia” dove proprio in quel giorno era atteso Gabriele Sonnino, memoria della Shoah; sempre nella stessa città sull’asfalto di fronte all’edificio del Liceo Pascal (dove si era svolto un incontro sulla memoria) gli studenti hanno trovato la scritta: “Calpesta l’ebreo”. Insulti razzisti sono apparsi a Rezzato di fronte ad un bar gestito da una ragazza italiana di origini marocchine. A Torino nel quartiere Vanchiglia adesivi con insulti sono stati applicati sul campanello dell’appartamento della figlia di un partigiano. Sempre a Torino in corso Casale altre minacce scritte sulle mura di un palazzo dove abita la figlia di una staffetta partigiana. Si tratta di svastiche, croci celtiche, saluti nazisti come: “Siegh Heil” oppure scritte antisemitiche: “Juden hier”, “Crepa sporca ebrea”. Sono state prese di mira case di chi ha collegamenti familiari con deportati in campi di concentramento o con la lotta partigiana. Testimoni di un’epoca che sembrava fino a poco tempo fa chiusa per sempre. Eppure questi segnali, insieme alla marea virtuale in costante aumento ci testimoniano che non è così. Sono episodi da non sottovalutare secondo quanto affermano gli esperti di antiterrorismo. Destano allarme e preoccupazione gli arsenali scoperti dalla Polizia di stato a disposizione di neofascisti italiani in collegamento con il network internazionale dei suprematisti. Estremamente pericolosa è, secondo i Ros, la saldatura tra ideologia estrema e l’uso di internet come strumento di veicolazione e propaganda. Proprio a tal fine i detective dell’antiterrorismo osservano con attenzione i movimenti della galassia nera, onde tentare di prevenire azioni clamorose. Attualmente le attenzioni sono rivolte ad un fenomeno nuovo: l’atomizzazione della militanza, meno irreggimentabile in regole di partiti o movimenti. Il che significa meno prevedibilità e luoghi di ritrovo, quasi sempre virtuali. Insomma si tende ad adottare una strategia che punta sui lupi solitari per indurli a compiere non solo azioni dimostrative, ma anche attentati clamorosi. Il modello organizzativo dei suprematisti è simile a quello adottato dall’Isis: una galassia che cerca di aggregare schegge sparse in tutto i mondo. Su Telegram si sono moltiplicati gruppi nazisti e suprematisti con varie sigle: “Sole nero”, ”Fascio Littorio”, “Avanguardia nazionalsocialista”, “Meridiano zero”, alcuni aperti a tutti, altri solo per pochi adepti, siti dove l’indottrinamento può trasformare in miscela esplosiva il rancore represso e la solitudine delle giovani leve. Il fenomeno è in preoccupante aumento. Verità e giustizia per Giulio Regeni, Zaky libero.

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Grandi musicisti ternani

IDINO-ISIDORO DONINI 1891-1959

Gian-Luca Petrucci

Professore emerito del Conservatorio Santa Cecilia di Roma

I

dino-Isidoro Donini (Gardone Val Trompia 7 Ottobre 1891 – Napoli 15 Giugno 1956) fu un compositore di religione protestante in un paese, come l’Italia, fondamentalmente cattolico. Nato a Gardone, in provincia di Brescia, da una famiglia valdese, si diplomò nel 1914 in pianoforte e nel 1920 in composizione e canto corale nel prestigioso Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli. Svolse una brillante carriera solistica in Italia, Francia, Svizzera e Germania per poi, dal 1926 e per più di trent’anni, dirigere l’Istituto Musicale di Terni. Allo stesso tempo, nel rispetto delle sue radici valdesi, collaborò regolarmente alla vita musicale della storica

sede dei Valdesi in Italia a Torre Pellice in Piemonte. Fra l’altro, si dedicò allo studio dell’Aramaico (la lingua dell’Etiopia) e fu anche un abile e divertente ventriloquo. Idino Donini ebbe un ruolo essenziale a Terni dove ricoprì sia la cattedra di Storia della musica che quella di pianoforte. Anche durante il periodo della guerra riuscì a mantenere attiva la vita scolastica dell’Istituto fino al bombardamento dell’Agosto del 1943, che distrusse le scuole di S. Caterina dove si svolgevano le lezioni. Con grande impegno e costanza, dopo diversi trasferimenti di sede, riuscì, nel 1955, a ottenere per i suoi sei maestri e gli ottantotto allievi la sede di Palazzo Manassei. L’anno successivo, all’età di 65 anni, si ritirò in pensione lasciando la direzione della scuola al suo ex allievo di pianoforte, il compositore, pianista e direttore d’orchestra, Alessandro Casagrande che aveva iniziato allo studio della Musica nel lontano 1931. Donini oltre che interessato alla didattica fu un pianista di grande valore e ricercatore, ad esempio, delle composizioni di virtuosi come Liszt e Thalberg basate su temi delle opere di Verdi. Come compositore scrisse numerose liriche per canto, lavori sinfonici, brani per pianoforte solo, coro e musica da camera come, ad esempio, “Malinconie d’autunno” del 1955 eseguito nello stesso anno in prima esecuzione a Terni con il flautista Oro Petrucci e lo stesso Donini al pianoforte. Gran parte delle sue composizioni sono conservate presso la Biblioteca del Conservatorio Giulio Briccialdi di Terni.

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GIORNO della MEMORIA 2020

COME RANE D'INVERNO Corpi di uomini e donne nei lager nazisti

RIFUGIO E PRIGIONE Mi immergo nei ricordi. È un mondo fragile, posso solo sfiorare le immagini che si rincorrono nella dimensione del mio tempo, un tempo misurato in emozioni e in intensità di istanti, cristallizzazioni di ineffabilità. Devo fare attenzione: potrei perdermi negli intricati sentieri di quello che è stato, perennemente tesa tra evasione e oblio. Se dimenticare è una colpa intollerabile, ricordare è doloroso. Ci sono parti di me che nessuno ha mai conosciuto e questo ora inizia a spaventarmi. Non sento però l’attrattiva di liberarmene di fronte agli altri, perché non posso fare altro che confidarli a te. Ti aprirò la mia anima, come non ho mai avuto il coraggio di fare fino ad ora: tu hai diritto di sapere e io di avere la mia testimonianza ascoltata. Voglio che tu legga questi fogli, magari più volte, magari strappandoli per poi ricomporli rabbiosamente, magari sfiorandoli prima con la mano, poi con la mente e solo più tardi con il cuore. Ma ti prego, leggimi tra le righe e dentro di esse, accogli quell’ultima parte di me che non ti ho ancora concesso, nemmeno quando potevi vantarmi tua proprietà. È quello che mi rimane. Partirò dal momento che ancora oggi sento determinante, quando cioè la mia permanenza nel Lager ha intrapreso un nitido cambiamento di direzione. Abbandonata all’odio che mi avvolgeva, che mi annullava e all’indifferenza che non lasciava spazio ad alcuna solidarietà umana, impensabile persino tra gli stessi internati, mi trovai a suscitare qualcosa di diverso in un uomo, qualcosa di nuovo per me, ancora lungi dall’esser donna, e di ancora più straordinario nelle circostanze in cui ero stata brutalmente fatta precipitare. Nel grigiore di quei giorni tutti uguali, che si ostinavano a percuotere come martelli le nostre menti ottenebrate, votate ormai all’annichilimento, e in quello stesso grigiore che prepotentemente mi pervadeva, soffocando ogni mio residuo accento di vitalità e di vita, tu unico, tuo malgrado, mi impedisti di giacere sul fondo, mi sottraesti a quel programmatico appiattimento, a cui il Lager mi rinnovava continuamente la condanna. Io, così avvezza a sentirmi invisibile, iniziai a percepire uno sguardo insistente, che mi scrutava da lontano, che guardava proprio me, e mi offriva per la prima volta dopo mesi il sollievo di avvertirmi di nuovo vista. Forse in questo difficilmente verrò compresa, ed è bene che sia così, ma fu allora che riconquistai un barlume, debole eppure prezioso, della mia identità. Tornai ad esistere anche ai miei occhi, se potevo essere distinta da quelli di qualcun altro. Alla sorpresa e al senso di rinascita che sfuggendo al mio controllo si stavano impadronendo di me, ben presto subentrò autentico terrore: quegli occhi che così a fatica mi stavano preservando dall’azzeramento più totale erano gli occhi del mio carnefice, mi fissavano impenetrabili dall’alto di una uniforme di una SS. Appartenevano a te, poco più che ventenne. Nel Lager non c’era spazio né tempo per concedersi a pensieri che non riguardassero strettamente il freddo impietoso, la fame che non si riusciva a saziare e il costante senso di radicale sofferenza fisica. Per questo riservavo le mie angosce alla notte: dormire davvero mi era risultato impossibile fin dal mio ingresso nel campo e ora alternavo agli incubi interrogativi a cui non avevo la forza di trovare risposte.

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Come potevo io essere oggetto di attenzione di una SS, se non per essere violentemente picchiata alla minima mancanza? Quale potere, quale influsso femminile poteva aver conservato il mio corpo? Arrivò, temuta perché prevista, la violenza. Mi ordinasti di seguirti, una notte, e lo feci. Avevo forse scelta? Non visti entrammo nella tua camera, in un reparto del campo di cui ignoravo l’esistenza. Ricordo distintamente la caffettiera a lato del letto, e la sigaretta debolmente fumante abbandonata sul posacenere. Mi spogliasti privandomi dell’unica logora camicia che preservava la mia nudità dall’implacabile inverno tedesco. Sostenni il tuo sguardo per tutto il tempo. Impotente, sperimentai un dolore nuovo. Erano rabbia, furore che ti dominavano mentre abusavi del mio corpo mai prima violato. Quasi che dovessi scontare una colpa per essere divenuta, io che appartenevo ad una razza inferiore, oggetto del tuo desiderio. Forse pensavi che, se mi avessi avuta, tutto quel tuo subbuglio si sarebbe placato e avresti potuto liberarti da quell’opprimente senso di vergogna che ti attanagliava. Ma non fu così. Mi abituai presto a dover essere pronta in qualsiasi momento a soddisfare i tuoi desideri, quando il tuo istinto virile di giovane uomo non riusciva a fermarsi di fronte a nessun vincolo ideologico. Io, ebrea, divenni l’amante di un nazista. Iniziai a sentirmi sporca anche dentro, sentivo che tutto era sbagliato, colpa e vergogna mi tormentavano. E mi facevano però sentire così viva. Compresi anche allora che quella che tu, senza saperlo, mi offrivi, era l’ultima scintilla di vita, accento di colore, flusso di sensazioni diverse concessi nel grigio oceano di desolazione in cui era crollata la mia esistenza. Anche la tua rabbia, col tempo, si era affievolita, eravamo complici in un segreto fatto di perversione che si ergeva però come ultima rivendicazione di un’umanità che non voleva arrendersi all’aridità dilagante, un’aridità che circondava vittime e carnefici, nazisti ed ebrei. Solo nei brevi, intimi ed intensi istanti in cui il tuo sguardo, da sempre così fieramente e duramente inaccessibile, si lasciava penetrare, vedevo le luci di una commossa partecipazione e vivida solidarietà, che il tuo mondo ti aveva insegnato a soffocare e reprimere. In quegli attimi riuscivo a dimenticare dove mi trovassi, sopraffatta da un incanto inspiegabile e inconfessabile, vissuto nell’età più lecita per sperimentarlo, ma in un tempo e in un luogo deputati all’odio e alla distruzione. È nel riconoscermi in te, che ho potuto condannare, in piena consapevolezza, la follia nazista. Mentre il tuo mondo mi prostrava gettandomi sul fondo, ti sei offerto mio redentore. È grazie a te, che non ho dimenticato di essere viva in un campo pianificato per annientarmi, che ho imparato a saper riconoscere quel labile confine tra il bene e il male. Rifugio e prigione.

Ludovica Mancinelli - classe III C

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COME NEVE Avevo sedici anni e le lacrime bagnavano il mio viso adolescente. Stavo tornando a casa da scuola, gli insegnanti non mi avevano fatta entrare nell’istituto. Non capivo il motivo. Fino a quel momento non pensavo che le idee naziste potessero diffondersi nella mia piccola città. Era il primo giorno che indossavo la stella e le persone che, fino al giorno prima, erano state mie amiche non volevano più rivolgermi parola. La mia esperienza del mondo, allora, si estendeva alla mia città, ai miei amici e ad alcuni luoghi remoti che ebbi occasione di visitare con la mia famiglia. Tutti erano sempre stati estremamente gentili con me, avevo avuto l’occasione di incontrare persone influenti, partecipare ai balli in società, e mio padre voleva che intraprendessi una carriera florida. Non avevo conosciuto atteggiamenti come lo scherno fino a quel giorno, non sapevo come comportarmi, come reagire. D’istinto mi diressi verso il panettiere in fondo alla strada. Ero solita passare in quel negozio ogni giorno, dopo la scuola, per comprare il pane. Nelle giornate d’autunno, quando la brezza fresca soffiava nei vicoli, il profumo del pane fresco riempiva la via. Con gli occhi ancora gonfi di lacrime, venivo travolta da quel morbido profumo che richiamava alla mia memoria dolci ricordi. Il panettiere era un uomo dall’animo buono e, nonostante le fatiche che doveva affrontare, riusciva sempre a regalarmi un pensiero allegro, eppure quel giorno trovai anche lui sconvolto. Era il primo giorno che indossavamo la stella, e avevamo già capito il suo potere lacerante. Passarono due anni da quel tragico giorno, gran parte di questo tempo lo trascorremmo rinchiusi nella soffitta di un ex dipendente di mio padre. Lui e la moglie nascosero la mia famiglia e quella del panettiere che dovette chiudere l’attività poiché non aveva più nessun cliente; i non ebrei si rifiutavano di andare in un esercizio commerciale ebreo, e noi ebrei non avevamo più né i soldi né il coraggio per andare da nessuna parte. Ci era giunta notizia che nelle città più grandi avevano iniziato a portare via le persone, così cercammo di sparire prima che i nazisti portassero via anche noi. Avevo diciotto anni e le lacrime bagnavano il mio viso fresco di giovinezza. Il cibo scarseggiava, e il mio corpo, abituato ad una vita agiata, aveva difficoltà ad adattarsi a quel nuovo stile di vita. Era una fresca sera di settembre e da un piccolo buco nel muro potevo veder sfilare i nazisti che, con aria trionfante, si trascinavano dietro un grande corteo di persone provenienti dal ghetto. Avevo sentito parlare dei ghetti, una volta, origliando mio padre e il panettiere: “Le persone si vedono entrare, sotto costrizione, degli estranei in casa e ora ci devono convivere” -dicevano“in un appartamento arrivano a rinchiudere fino a cento persone, ti dico”. Io non ci volevo credere, provavo a convincermi che cose del genere non potessero essere possibili, eppure quella sera li vidi: centinaia e centinaia camminavano seguendo le guardie. I bambini, in braccio alle madri, erano spaventati: appena addormentati, immersi nel mondo dei sogni, erano stati destati dal trambusto della retata. Mi chiedevo come mai nessuno provasse a ribellarsi, e poi lo vidi: un ragazzo, un volto familiare, un mio compagno nei giochi d’infanzia, si stava staccando dal gruppo e per un momento ebbi una speranza; nei libri d’avventura che avevano accompagnato la mia crescita c’era sempre un eroe che ribaltava la situazione e lui sembrava proprio uno di quegli eroi. La tensione cresceva in me così come la speranza che riuscisse a passare inosservato. La sua vita finì quel giorno, dopo pochi passi mossi fuori dal corteo. Un soldato gli sparò. Il volto di quell’uomo non presentava nessuna emozione per l’omicidio appena commesso, il mio, invece, rabbia, odio e tristezza. Passò un anno da quel tragico giorno. Le retate si facevano sempre meno frequenti, erano state portate via tutte le persone dai ghetti, adesso cercavano i nascosti, come noi. Una fredda sera di novembre mi svegliai di soprassalto come i bambini, destata dal mondo dei sogni, la mia unica via di fuga. I nazisti erano venuti a prenderci. Nella fretta e nella confusione, ci fu concesso un solo piccolo bagaglio a testa, quanto bastava per quel che mi era rimasto. Fummo spinti tutti e sette fuori dalla soffitta giù per le scale, passando per l’appartamento padronale. La famiglia che ci aveva nascosto preferì denunciarci per evitare problemi con i soldati.

Avevo diciannove anni e le lacrime bagnavano il mio viso ancora giovane. Insieme a noi sul camion c’erano altre cinquanta persone, tutti quanti, come noi, cacciati dal nascondiglio. Venimmo trasportati fino alla stazione della città accanto e ci tolsero i bagagli dicendo che ce li avrebbero restituiti a destinazione. Nel profondo sapevo che non sarebbe stato così. Fummo stipati in un treno merci, sessanta per vagone, ignari della meta. Restammo in quelle condizioni per quattro giorni, senza cibo né acqua, ammassati come animali. Di notte arrivammo ad Auschwitz. Il freddo penetrava nel mio corpo indebolito. I soldati urlavano, le persone piangevano, i cani tormentavano le nostre menti stanche e un acre odore stordiva i sensi. Quella notte nevicava. Era buio, ma sono certa che nevicasse. Un gruppo di soldati divise me e mia madre da mio padre, e un altro mi separò da mia madre. Bruciarono i miei vestiti e strapparono i miei capelli, non riuscii a dormire per il dolore delle bastonate che mi avevano colpita mentre venivamo spinte dentro alla baracca. È passato un anno da quel tragico giorno e non ho più visto mia madre da allora, a volte vorrei piangere, ma il mio corpo non ne ha l’energia, nei sogni sento ancora il profumo del pane fresco nella via di casa e le mani dei miei genitori che mi accarezzano il viso. Supero l’appello e mi reco, come ogni mattina, al lavoro assegnatomi. Questa notte mi è venuta la febbre, e con il lavoro forzato sto peggiorando, mi sento svenire ma devo resistere, non posso cedere proprio adesso. È sera. Tra mezz’ora saremo trascinati nell’appello serale. Sto spostando l’ultima pietra ma il mio corpo vacilla, le mani tremano e la pietra scivola tra le mie dita cadendo su il mio piede, rompendolo. Sono troppo debole per provare dolore, la febbre mi tormenta e devo presentarmi all’appello serale. Mi nascondo in settima fila, cerco di sfuggire ai controlli, ma questa sera le guardie decidono di ispezionare proprio la mia riga. Senza esitare un soldato mi trascina e mi spinge nella fila di sinistra, non ho mai visto tornare nessuno dalla fila di sinistra. Ho vent’anni e le lacrime bagnano il mio volto consumato. Una porta metallica si chiude dietro di me e mi impongono di spogliarmi. Ci spingono in una stanza e, dopo qualche minuto di panico, inizia a calare il silenzio, mi manca l’aria. Decido di sedermi ma non riesco ad alzarmi. Sento la porta aprirsi, mi stanno trascinando, fa caldo, i miei occhi si aprono a fatica, il soldato che mi trasporta crede che sia morta. Mi stendono su del ferro rovente, tutto quel che sento è fuoco ustionante. Mi sto avvicinando ad un’uscita, è stato tutto un incubo, è finita. Non riesco a svegliarmi, poi capisco: sono cenere, niente di più. Questa sera nevica, come nel giorno in cui arrivai, quando mi separarono da mia madre. Quella sera nevicava mia madre, questa sera nevico io. Margherita Santorelli - classe III A

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I POSATORI

F Vittorio GRECHI

inché la rete idrica comunale non raggiunse tutte le abitazioni più sperdute e lontane da qualsiasi sorgente, le donne erano costrette a fare molta strada sia per attingere l’acqua che per lavare i panni. Per centinaia e centinaia di anni, di generazione in generazione, in moltissime frazioni, bisognava scendere al fosso e alla sorgente anche più volte al giorno, secondo la stagione, e poi risalire la china con in testa una conca piena d’acqua o una bagnarola piena di stoffa bagnata. Ovviamente l’acqua in casa era necessaria anche quando il tempo era inclemente, ma queste immagini non ci vengono in mente quando la preleviamo aprendo semplicemente il rubinetto. Anzi, facciamo anche gli schizzinosi se è finita l’acqua minerale, nonostante tutte le bottiglie di plastica che abbiamo “seminato” ovunque in terra e in mare. All’andata, con il braccio infilato nel manico della conca vuota o con la bagnarola piena di panni in testa, poggiata sul cercine -lu torculu-, le donne facevano la calza sferruzzando, tenendo il gomitolo del filo nella tasca del grembiule – lu zzinale. Anche i bambini collaboravano portando il loro fiasco e, se più grandicelli, due bottiglioni al posto del fiasco. Se era bel tempo e se si sentivano ben disposte, potevano farsi anche una bella cantata, strada facendo. Al ritorno però la musica era diversa. Con la conca piena, in precario equilibrio sulla testa, bisognava stare attente a dove si mettevano i piedi sulla carrareccia sconnessa. A volte bisognava sorreggerla anche con le mani per impedirne le oscillazioni che

Con la conca piena, in precario equilibrio sulla testa, bisognava stare attente a dove si mettevano i piedi sulla carrareccia sconnessa.

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avrebbero potuto farla cadere. Quindi niente calza in salita! Man mano che salivano però la fatica aumentava finché, giunte quasi in cima, cercavano qualche supporto dove appoggiare il peso che avevano sul capo, riposarsi e riprendere fiato. Non c’erano però muri o rocce affioranti per appoggiare la conca ma solo piante di olmo, di quercia e di pino ai lati della strada sassosa. E sulla biforcazione di un giovane pino, aiutandosi anche con un ginocchio per sorreggere la conca, temendo che la pianta si schiantasse sotto il peso, per anni e anni le donne si posarono per riprendere le forze sufficienti a farle raggiungere la propria casa. Intanto il pino cresceva e la sua forma si modellava di giorno in giorno e di anno in anno, soprattutto con i carichi che doveva sopportare, anche se per periodi di tempo limitati, onde far riposare il collo e le membra delle donne che avevano affrontato la impervia salita. A forza di posarsi in quel luogo, esso ne assunse anche il nome e a tutt’oggi al Catasto e anche nelle mappe su internet viene chiamato “I Posatori”, “Li Pusatori” in dialetto. Qualcuno potrebbe obiettare che tale toponimo potrebbe derivare dal luogo impervio e alberato ove si posavano frequentemente stormi di uccelli di passo come colombacci, tordi o storni. I vecchi abitanti del posto sono concordi sulla prima ipotesi che è suffragata dalla foto in calce. Come ha fatto il pino a piegarsi in quel modo, proprio alla biforcazione? Il ramo di sinistra non c’è più: forse è stato tagliato o rotto dai fortissimi venti che spesso soffiano in questa zona, mentre il ramo destro si erge ancora maestoso verso l’alto. E ancora oggi la pianta offre sostegno e possibilità di riposo ai tanti pellegrini del percorso francescano, che dal Sacro Speco salgono verso Aguzzo per andare poi a Stroncone.

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1987-2017 un nuovo vestito per proseguire una storia lunga trent'anni. 2017 Nasce la All Food SPA

CAMPAGNA ANNO SCOLASTICO 2018-19 CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE


L'efficienza energetica è il nostro mestiere ma prima di tutto è il nostro stile di vita!

Questa terra non l'abbiamo ereditata dai nostri padri, l'abbiamo presa in prestito dai nostri figli.

Piazza S. Giovanni Decollato, 1 - TERNI

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