La Pagina Umbria gennaio 2016

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Numero 17 gennaio 2016 Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

Buon Anno

Voi sĂŹ che valete!


Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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2016

Gennaio

3 4 Qualità della vita Loretta Santini

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Buona fine e buon inizio... Fabrizio de Silvestri

6 A vvòrde a ffà la pecora convène Paolo Casali

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La mamma della sposa Francesco Patrizi

15 CAROL un film di TODD HAYNES Lorenzo Tardella

LA PAGINA UMBRIA Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 2/2014, Tribunale di Terni

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Martani in mostra Associazione culturale OROS

Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis 12 Tipografia: Federici - Terni

DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Alberto Mirimao Direttore editoriale Giampiero Raspetti Vice Direttore Luisa Romano Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 348.2401774 - 331.3010158 info@lapagina.info lapagina.redazione@gmail.com Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

20 La morte non fa giustizia Liceo Classico

Conad...................................................................pag. 7 La menopausa in Australia

8 Ass. Culturale La Pagina.................pag. 9 Dr. Leonardo Paoluzzi.................................pag.

Il PROGETTO ancora senza sede Progetto Mandela

Nuove pagine per il territorio

Tevere Nera........................................................pag. 10

Storia di Terni..............................................pag. 12 Un pomeriggio bellissimo.................pag. 18

DOVE TROVARE LA PAGINA

TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; AZIENDA OSPEDALIERA Santa Maria; ASL - V. Tristano di Joannuccio; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; IPERMERCATO CONAD di Via Montefiorino; Innumerevoli negozi del centro città e della periferia di Terni e tutti i paesini e i borghi intorno alla città.

Giampiero Forzani

Roberto Bellucci..............................................pag. 22

Pasticceria Carletti...............................pag. 23 Conad...................................................................pag. 24

www.lapagina.info www.issuu.com/la-pagina


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QUALITÀ DELLA VITA Loretta Santini

La pubblicazione del Sole 24 ore sulla classifica delle città italiane sulla qualità della vita mi dà l’opportunità di continuare il discorso iniziato nel precedente articolo “Aurea mediocritas”. Amara considerazione: siamo precipitati al 65° posto su 110 città analizzate rispetto al 62° del 2014 e, soprattutto, al 39° del 2013. Dunque un -3 in un anno che si aggiunge a un -23 del 2013, anno in cui avevamo potuto quasi esultare per alcuni dati incoraggianti: ad esempio per l’ordine pubblico, per la fruizione del tempo libero, per i servizi alla popolazione ed anche per la spinta all’innovazione nell’economia che invece registrava in generale una forte crisi. Terni aveva nel 2013 una posizione di tutto rispetto. Ora siamo precipitati. Come tutte le statistiche i dati vanno presi, come si suole dire, con le molle, in quanto i numeri sono sempre asettici e non permettono di fare delle distinzioni, ma solo confronti con i numeri precedenti. Si può anche discutere dei parametri -economici e sociali- analizzati (Tenore di vita; Affari e lavoro; Servizi/Ambiente/ Salute, Popolazione, Ordine pubblico, Tempo libero). Certo è che studiosi del settore hanno preso in considerazione criteri che possiamo considerare oggettivi e che indicano comunque lo sviluppo o meno di una città. Se questi dati li integriamo con gli altri appena pubblicati da Legambiente e commentati nel precedente articolo,

possiamo avere un quadro abbastanza veritiero della situazione di Terni e delle altre città d’Italia. Per quanto riguarda Terni con il suo 65° posto siamo ancora una volta nell’aurea mediocrità, un po’ sotto in verità. Ma quello che preoccupa di più è il calo repentino dei dati. La qualità della vita che ci distingueva, se non a livelli eccelsi, sembra definitivamente precipitata. Ed allora cosa chiediamo? Anno nuovo vita nuova Siamo ormai nel 2016: un altro anno è passato. Ognuno di noi ha fatto un bilancio di ciò che è stato e ha sicuramente formulato buoni propositi per il futuro e soprattutto ha lanciato nel cielo i suoi desideri sperando che Babbo Natale o la Befana o Gesù Bambino o qualcun altro li accolga. Io vorrei formulare il mio sogno a quei tanti babbi natale che siedono in Comune, in Provincia, in Regione e che devono -e sottolineo- devono, fare il bene della città. Fate in modo che Terni torni ad essere bella; rimuoviamo le scorie (materiali e culturali) che ci hanno imprigionato e declassato, riconquistiamo quella qualità della vita, quella vivibilità che l’aveva caratterizzata e che la rendeva una città a dimensione umana in una regione felice e feconda. Terni ha grandi opportunità, grandi eccellenze. Ha una storia antichissima, ha testimonianze d’arte notevoli, reperti di archeologia industriale unici in Europa (tra cui un interessantissimo museo delle armi leggere tra i più ricchi al mondo). Offre la spettacolare bellezza della Cascata delle Marmore, un’area archeologica -quella di Carsulae- definita la Pompei dell’Italia centrale. Ha dintorni stupendi con un anfiteatro di monti costellato di paesini medievali ricchi di storia e di un fascino

antico che permane tuttora nelle tradizioni, nell’urbanistica e che sa coniugarsi con il presente con vivacità culturale. È la patria ed ha le reliquie di san Valentino, conosciuto in tutto il mondo come il patrono degli innamorati e ora innalzato a campione dei diritti umani. È una città che a metà dell’800 ha conosciuto il suo secondo Natale operando quella grande rivoluzione industriale che l’ha trasformata profondamente, facendola diventare da piccolo paese medievale, un centro industriale tra i maggiori in Italia e addirittura in Europa. È una città che ora sogna il suo terzo natale, cercando di conquistare una fisionomia nuova che non sia solo quella legata all’immagine della città operaia che ha certamente conosciuto un grande sviluppo urbano sociale ed economico, ma che l’ha anche penalizzata, affossandone la storia, il carattere, la bellezza. Qualche segnale c’è. L’Acciaieria sembra tornata in attivo; la collina delle scorie diventerà un parco, purtroppo senza la bonifica e quindi senza avere la certezza di quanto sia valida questa operazione. Molte iniziative culturali sono state messe in campo da associazioni -e cito tra le prime l’Associazione Culturale La Pagina di cui faccio parte- dal Comune, dal Caos. Ma non basta e dobbiamo percorrere -anzi l’Amministrazione deve percorrere- ancora molta moltissima strada per avere una Terni bella, vivace culturalmente, consapevole della sua storia e delle sue potenzialità; una Terni che sia degna di quel titolo cui ambisce di “Capitale della cultura”; una città “vivibile”, dove sia bello passeggiare per le strade, godere del verde che era uno dei suoi fiori all’occhiello, respirare un’aria di nuovo pulita e ripulita; una città dove la qualità della vita torni ad essere la misura della quotidianità.


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Buona fine e buon inizio... Fabrizio de Silvestri

C

osì recita uno dei tanti auguri che si scambia arrivati a capodanno, ma onestamente non lo trovo granché originale. Mi sembra piuttosto come un voler cancellare gli sbagli che abbiamo fatto quasi come ad autoassolverci dalle nostre debolezze. Ma andiamo oltre. Ad oggi, dopo ormai quasi due anni che ho modo di vedere persone che assumono il nuovo farmaco che ho trovato per migliorare le condizioni di chi soffre di disturbi autoimmuni, mi sento in dovere di fare alcune considerazioni forse antipatiche ma reali. Nella maggior parte dei casi le persone si sono presentate sfiduciate dalle cure ricevute, pronte ad un “nuovo inizio” e certe a detta loro di “essere in grado” di fare qualsiasi cosa pur di star meglio. Quello che mi chiedo oggi è molto semplicemente perché prendersi in giro? Nonostante tutti, ripeto TUTTI dopo i primi due/tre giorni avessero notato un miglioramento piuttosto deciso, trascorso poco tempo e rientrati nella loro “tana” o nucleo primario che dir si voglia, alcuni di questi hanno iniziato una litania di continue lamentele del tipo: ma dovrò sempre fare attenzione a ciò che mangio? Dovrò sempre fare ginnastica? E ora senza farmaci come farò? Quando avrò la prossima ricaduta, che dovrò fare? Il tutto ovviamente supportato da uno stuolo di consigliori pronti a indicare come stessero esagerando nel non mangiare i dolci natalizi, nel non mangiare salumi vari, porchetta o formaggi che invece mica uccidono, anzi! E ancora: perché fare ginnastica se ci si

stanca? Perché dopo gli esercizi si ha male ai muscoli? Perché Fabrizio non prende medicine e sta bene e io no? Non sapete quante volte sono inorridito davanti a queste domande che tuttavia continuano a riproporsi. Allora stavolta cerco di rispondere con poche parole e punto per punto: 1) Sì, dovrete fare attenzione a ciò che mangiate poiché l'organismo è come una macchina di precisione e alcuni cibi lo intossicano, sovraccaricandolo e ne rendono difficile il funzionamento; 2) Gli zuccheri raffinati creano dipendenza e la continua assunzione genera una serie di meccanismi patologici tipo diabete, aterosclerosi e similari; 3) La ginnastica o meglio il movimento facilita la circolazione ed evita il ristagno dei liquidi, aiutando così il corpo a ristabilire il proprio equilibrio; 4) Ci si stanca perché non si è più abituati a far nulla, ormai avvezzi ad ascoltare la voce di quel Lucignolo che ci dice di non stancarci, conducendoci così in un paese dei balocchi nel quale saremo inesorabilmente vittime di Buttafuoco (quanti insegnamenti da una favola); 5) Si ha male dappertutto perché fortunatamente produciamo acido lattico, elemento essenziale per la conduzione degli elettroni e generato dal nostro corpo quale risultato della respirazione cellulare. NON esiste sportivo che ignori la sensazione data da un allenamento intenso e soprattutto quel sentirsi a pezzi il giorno dopo, così come NON esiste sportivo che non si senta appagato da quella stessa sensazione, che altro non è se non il preludio ad un aumento delle sue future capacità, come a dire che il limite è stato raggiunto e si è pronti per superarlo; 6) Che Fabrizio non prenda medicine non è vero, è vero piuttosto che Fabrizio prende medicine solo quando servono e cerca di ignorare tutti quei fastidi che inevitabilmente si presentano quando commette errori, come bere una birra di troppo, brindare per una festività o mangiare dolciumi e così via... mica è perfetto, ha solo capito che ad ogni

azione corrisponde una reazione e quindi che per ogni mancanza pagherà un prezzo più o meno alto...; 7) Parliamo di ricadute come se fossimo diventati un tutt'uno con la malattia e ci dimentichiamo di quando stavamo meglio, così, invece che cercare di aumentare la nostra resistenza, andiamo a rifugiarci nelle scorciatoie... antidolorifici, cortisonici, pigrizia... e anche se la ricaduta non c'è, quasi la cerchiamo per poterci giustificare agli occhi del mondo e a noi stessi, sconfitti da un mostro tanto più forte di noi, che però noi stessi alimentiamo, un poco come la gelosia di Shakespeariana memoria, ricordate Otello? La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che dileggia la carne di cui si nutre; 8) Ultimo ma non meno importante è poi il rapporto con chi ci circonda. Non me ne voglia chi legge e non è malato. Tutti sono pronti a star vicino a chi soffre, ad aiutarlo, compatirlo, vezzeggiarlo e coccolarlo, ma quanti sono realmente in grado di capire cosa significhi non essere più autosufficienti? Non voglio scadere in psicologia da quattro soldi dando consigli, mi limito semplicemente a richiedere la sincerità da parte di tutte quelle persone di facciata che, invece di essere onnipresenti e asfissianti, farebbero meglio a spronare verso il recupero e non a incitare ad arrendersi per non far loro perdere il ruolo, quasi che la malattia fosse una recita in cui i soggetti sono ormai immutabili. A volte essere oggetto di critiche per pigrizia, debolezza e mancanza di volontà fa meglio di tante medicine, ci fa capire che siamo esseri umani come tutti, solo che nella maratona della vita siamo rimasti indietro. Quindi, se vogliamo tagliare il traguardo, meglio sarebbe incitarci e spronarci a proseguire la corsa anziché piazzarci una sedia sotto le terga e renderci spettatori inermi. Queste sono solo alcune considerazioni che mi sentivo in dovere di fare e che spero saranno utili a chi mi legge, considerando che il nuovo anno è appena iniziato e tante stimolanti sfide si profilano all'orizzonte e solo chi ha la vera volontà di vincerle saprà raccoglierle.


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Paolo Casali

A vvòrde a ffà la pecora convène

STAC SERVICE SNC Largo Liberotti, 14 Tel. 0744 304638 www.stacservice.it amministrazione@stacservice.it


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La mamma della sposa

Francesco Patrizi

Quando gli sposi aprono le danze, gli invitati sono tutti un po’ alticci, i bambini dormono già da un pezzo appoggiati alle spalliere delle sedie e non sentono la musica che risuona a tutto volume nel casolare ristrutturato nella campagna calabrese dove due giovanissimi stanno festeggiando il loro matrimonio. Quando l’ora si fa tarda, gli invitati si avvicinano alla tavola imbandita e consegnano il regalo che, come è d’uso, consiste in una busta contenente dei soldi. Anche il più povero degli invitati consegna il suo regalo che non è mai inferiore a 500 euro. La mamma della sposa segue orgogliosa la festa e di tanto in tanto incrocia lo sguardo della figlia, luccicante un po’ per lo spumante, un po’ per l’emozione. I primi invitati stanno per lasciare il casolare quando le porte della sala si spalancano e fa

il suo ingresso un personaggio conosciuto da tutti, ma che tutti si auguravano di non vedere. Anticipato da tre guardiaspalle armati di fucili a canne mozze, avanza tra gli ospiti Giovanni Sacchetti, un pezzo grosso della ‘ndrangheta che collabora con i cartelli colombiani per la distribuzione della cocaina in Olanda e in Spagna, uno che si è fatto un nome a forza di sequestri di persona. Quella sera si presenta al matrimonio per riscuotere il dovuto, arraffa con calma le buste con i soldi e fa per andarsene quando qualcosa lo fa fermare sull’uscio, forse uno sguardo fuori posto o un timore reverenziale non percepito o forse la bellezza della giovane sposa… sempre scortato dai suoi scagnozzi armati, Giovanni Sacchetti torna sui suoi passi, avanza tra gli occhi abbassati e le bocche mute degli amici e dei parenti, si avvicina alla ragazza, le strappa il vestito bianco, in un attimo le è addosso come un animale e lì, sulla tavola imbandita, tra i bicchieri e i piatti con la torta nuziale, abusa del suo corpo. Questo è il potere, nessuno dei presenti deve dimenticarlo. Mai. Soprattutto non riesce a dimenticarlo la madre della sposa, che se ne esce di testa.

La famiglia non sa più come tenerla a bada, si rischia solo di peggiorare le cose, meglio farle cambiare aria, mandarla lontano, a Roma dalla sorella, guardata a vista come una pazza. Un giorno però la madre della sposa sfugge al controllo dei parenti e corre in questura dove comincia a gridare ’u dutturi maddà sintiri… ‘u dutturi maddà sintiri… Il procuratore la fa accomodare e ascolta una voce che irrompe come un fiume in piena, la donna racconta quello che ha ancora davanti agli occhi e che tutti gli altri vogliono farle dimenticare. La ‘ndrangheta quella sera ha mostrato il volto più ancestrale del potere, quello che si esercita sul corpo, che priva la persona della sua dignità, quello che ti dice: tu sei mio, mi appartieni! Si trovava a Saint-Tropez Giovanni Sacchetti quando, quattro anni dopo l’accaduto, è stato arrestato e il sole della Costa Azzurra ha lasciato per sempre il posto alla penombra della cella del 41 bis. Non sappiamo cosa ne è stato dei due giovani sposi, questo Alfonso Russi non ce lo racconta nel suo Infami. Venti storie di ordinaria antimafia (Falco editore), il testo nato dalla sua esperienza di collaboratore della Direzione Distrettuale Antimafia.


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CAROL

un film di TODD HAYNES

Lorenzo Tardella

Per altre recensioni visitate il blog www.ilkubrickiano.wordpress.com

Autore, opera esemplari, che costituiscono un modello. È questa la definizione di “classico” riportata dal dizionario. Ed è a questa parola che ho pensato ogni istante guardando CAROL di Todd Haynes. Non tanto per l’omaggio (in apertura) al film “Breve Incontro” di David Lean (lo so perché lo stesso Haynes nell’incontro pomeridiano al Festival ci ha mostrato la sequenza omaggiata, invitandoci a ritrovarla nel suo film) quanto piuttosto per l’impressione, mai persa durante la visione, di guardare qualcosa che è fuori dal tempo. Un film figlio indiscutibile del passato, ma perfettamente parte del suo presente. È figlio del passato perché ha un modo così delicato, raffinato, sussurrato di raccontare una storia. Di sicuro non di questi tempi moderni, in cui tutti sentono evidentemente il bisogno di urlare, metaforicamente parlando. È figlio del passato perché sceglie una fotografia che fa dell’uso della pellicola uno strumento mai così parte di un disegno registico. La grana della pellicola è qualcosa, stavolta, di così poetico e maestoso da proiettarci in un tempo lontano in cui i film si facevano davvero in un modo diverso. È figlio del passato perché la sua regia è invisibile, discreta, silenziosa, e al contempo di una forza e di una potenza sconvolgenti. Haynes non ha bisogno di dare spettacolo, di stupirci con i voli pindarici, per cercare la bellezza. Forse perché sceglie, saggiamente, di mostrarla più che di dimostrarla.

Ma CAROL è, sotto altrettanti aspetti, un film espressione del suo presente. Lo è nel modo in cui lascia parlare le sue attrici, di una bellezza e una bravura che stordiscono, e nel modo in cui lascia che prendano la scena, che se ne impossessino al punto di farla propria. CAROL è, forse più di ogni altra cosa, un film di attrici. Un film di donne. Cate Blanchett si conferma la punta di diamante di un panorama cinematografico che non è mai stato così pieno di grandi attrici. La sua eleganza, la sua capacità di piegarsi alla parte, è qualcosa che rimanda (ancora una volta) alle grandi dive del cinema del passato, quelle che erano davvero più in alto dei comuni mortali, che potevi soltanto sperare di sfiorare con la mano, quasi a ricevere una grazia. Ma è la sua coprotagonista Rooney Mara (premiata giustamente con la Palma D’oro a Cannes) la vera sopresa di questo film, e forse perché è con la sua delicata bellezza e il suo animo gentile che riusciamo ad immedesimarci. CAROL è un film che resterà. E non perché la critica unanime lo ha acclamato sin dalla sua prima proiezione. Non perché il pubblico lo amerà forse quanto gli addetti ai lavori. Resterà perché è scritto nelle sue immagini, che come sappiamo vivono di vita propria, e diventano altro dalla mente di chi le ha create. Come dice Lucio Dalla: “telefonami tra vent’anni”. Quando CAROL sarà lì in alto, e noi continueremo a vederlo come se il tempo si fosse fermato.

LA RECENSIONE DI DICEMBRE - LA RECENSIONE DI DICEMBRE - LA RECENSIONE DI DICEMBRE

L'ACQUA Dr. Leonardo Paoluzzi

U

n elemento banale, quotidiano, privato della giusta attenzione o forse considerato solo quando andiamo al supermercato e cerchiamo la bottiglia che costa meno delle altre! Noi italiani siamo i maggiori consumatori di acque minerali al mondo, con una media di 190 litri a testa all'anno. "Sorella Acqua" la chiamava San Francesco, "utile, umile, preziosa e casta" che, al pari di un componente familiare, fa parte del nostro percorso di vita, così prezioso che non se ne può fare a meno. È stato sotto i nostri occhi, nei giorni passati, cosa vuol dire non avere acqua anche soltanto sotto forma di precipitazioni. Come pure il contrario! Ebbene quella di cui noi abbiamo bisogno quotidianamente affinché il corpo riesca ad espletare tutte le sue funzioni, da quelle respiratorie a quelle renali e altro, è un'acqua alcalina e non acida, un'acqua che

con il suo giusto contenuto in ioni idrogeno (pH), possa mantenere i livelli dei liquidi organici e tessutali nei valori fisiologici onde evitare un sovraccarico renale o polmonare. La vita dipende dal valore di questi pH, in considerazione del fatto che il nostro sangue non può permettersi grandi oscillazioni del suo range che oscilla tra 7,35 e 7,45, quindi alcalino seppure debolmente. Allora viene spontanea una domanda, quale acqua bere e che pH deve avere? Questo è un dato di cui solitamente non ci preoccupiamo perché la nostra attenzione è ed è stata indirizzata su un altro parametro e cioè sul contenuto in sodio e calcio, facendoci preferire acque con basso residuo fisso. Giusto, anche se la quantità di sodio è ininfluente rispetto a quello che si consuma con la dieta! Ma se già tanti alimenti hanno la tendenza ad acidificare il sangue (zuccheri

in particolare e proteine animali) mi dovrò preoccupare maggiormente del grado di acidità dell'acqua piuttosto che del contenuto dei sali. E poi l'aggiunta di anidride carbonica peggiora ulteriormente il grado di acidità con riflesso negativo sullo stomaco ed è controindicata per i bambini piccoli. Al contrario le acque bicarbonate basiche (solfate o calciche o altro) favoriscono l'azione degli enzimi pancreatici elevando il pH verso l'alcalinità. Nella pratica clinica questo si traduce in efficacia da parte delle acque bicarbonate nel ridurre l'ipercloridria e gli stati irritativi della mucosa gastrica, soprattutto se bevute a digiuno, intervenendo su diverse patologie del tubo digerente. In conclusione, leggere attentamente l'etichetta e scegliere quella giusta. Buona bevuta e Buon Anno!


Gennaio 2016

Associazione Culturale La Pagina

Programma

ASSOCIAZIONE

Martedì 19 GENNAIO 2016 ore 16.30 a cura di Vittorio Grechi

CENNI DI ANTIBIOTICOTERAPIA

Venerdì 22 GENNAIO 2016 ore 16.30-17.30 a cura di Giovanni Ferri

LA BELLEZZA DEI COLORI

ore 18-19 a cura di Renzo Segoloni Le coppie celebri nel mito e nella letteratura

BOCCACCIO E FIAMMETTA

Martedì 26 GENNAIO 2016 ore 16.30 a cura di Vittorio Grechi

LA CALAVENA

Martedì 2 FEBBRAIO 2016 ore 16.30 a cura di Loretta Santini Proverbi e piatti tipici della tradizione:

LA CANDELORA E IL CARNEVALE

Venerdì 5 FEBBRAIO 2016 ore 16.30-17.30 a cura di Giovanni Ferri

LA BELLEZZA DEI COLORI

ore 18-19 a cura di Renzo Segoloni Le coppie celebri nel mito e nella letteratura

PAOLO E FRANCESCA

SABATO 6 FEBBRAIO 2016 ore 9.30-11.00 INIZIO CORSO LINGUA ARABA Martedì 9 FEBBRAIO 2016 ore 16.30 a cura di Loretta Santini

CARSULAE

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I NOSTRI CORSI CORSO DI LINGUA INGLESE 1 - Corso introduttivo Durata 6 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio da concordare Costo gratuito per i soci della Ass. Culturale La Pagina Numero minimo 16 iscritti 2 - Corso di base Durata Inizio Costo Numero minimo

12 lezioni da 90 minuti ciascuna dopo il corso introduttivo piccolo contributo 16 iscritti

3 - Corso intermedio Durata 12 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio dopo il corso di base Costo piccolo contributo

CORSO DI LINGUA CINESE 1 - Corso introduttivo Durata 6 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio da concordare Costo gratuito per i soci della Ass. Culturale La Pagina Numero minimo 8 iscritti 2 - Corso di base Durata Inizio Costo Numero minimo

12 lezioni da 90 minuti ciascuna dopo il corso introduttivo piccolo contributo 8 iscritti

3 - Corso intermedio Durata 12 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio dopo il corso di base Costo piccolo contributo

CORSO DI LINGUA ARABA 1 - Corso introduttivo Durata 6 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio da concordare Costo gratuito per i soci della Ass. Culturale La Pagina Numero minimo 8 iscritti 2 - Corso di base Durata Inizio Costo Numero minimo

10 lezioni da 90 minuti ciascuna dopo il corso introduttivo piccolo contributo 8 iscritti

3 - Corso intermedio Durata 10 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio dopo il corso di base Costo piccolo contributo

CORSO DI PITTURA PER BAMBINI Sono aperte le iscrizioni per il corso di disegno e pittura tenuto dall’insegnante Giovanni Ferri, presso l ’Associazione Culturale La Pagina. Le lezioni sono rivolte a tutti i bambini, tra i 9 e gli 11 anni, animati dal semplice desiderio di disegnare, pitturare e avvicinarsi all’arte. Il corso si svolgerà ogni giovedì dalle ore 17:30 alle 19:30. La classe sarà composta da un massimo di 10 bambini.

Affrettatevi!

Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 331.3010158 - 348.2401774


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CONSORZIO DI BON Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it

Soddisfazione dell’ANBI per la recente approvazione da parte del Governo del Collegato Ambientale. “È un’agenda green, equa, moderna: una scelta, che contiene grandi potenzialità di sviluppo economico, indicando regole, norme e risorse -commenta Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI. Particolare soddisfazione per il Fondo di Rotazione destinato alla redazione di progetti per la riduzione del rischio idrogeologico, attivato sulla base delle linee guida redatte dalla Struttura di Missione #italiasicura. Importante lo stanziamento di risorse finalizzate all’eliminazione di scempi urbanistici, costruiti in aree ad alto rischio idrogeologico. Apprezziamo inoltre il voler posizionare la questione ambientale all’interno del processo di rilancio economico del Paese. Va in questo senso -afferma il Presidente ANBI- la strategia della green community, che porta le risorse idriche all’interno delle opportunità per l’acquisizione dei certificati verdi, finalizzati all’abbattimento delle quantità di anidride carbonica, presenti in atmosfera.” “Finalmente -continua il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano- l’Italia torna in sintonia con quanto da tempo richiede l’Unione Europea, trasformando le Autorità di Bacino in Autorità di Distretto Idrografico. È una battaglia, che ANBI sosteneva da tempo, così come fa con i Contratti di Fiumi, anch’essi ricompresi nel Collegato Ambientale. Per l’Italia e la tutela del suo territorio si aprono davvero pagine nuove; ora tocca a tutti noi riempirle. I Consorzi di bonifica ci sono”. Su questa linea si inserisce la continua e costante azione del Consorzio di bonifica Tevere Nera per la messa in sicurezza idraulica delle aree classificate ad elevato rischio idraulico nella Conca Ternana, nell’ambito del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità del bacino del fiume Tevere. “Sono a buon punto di esecuzione gli interventi di messa in sicurezza del fiume Nera -afferma il Presidente del Consorzio Massimo Manninel tratto compreso tra ponte Allende ed il ponte della linea ferroviaria Terni - L’Aquila. Si prevede il loro completamento per il mese di gennaio 2016 con la posa dell’opera di trattenimento dei corpi galleggianti a

NUOVE PAGINE PE monte del ponte della ferrovia che fungerà anche da collegamento pedonale tra le due sponde del fiume Nera, a seguito di accordo con il Comune di Terni e RFI SpA. L’importo complessivo degli interventi ammonta ad euro 3.149.176. A novembre 2015 -continua Manni- sono iniziati gli interventi per la messa in sicurezza del fiume Nera nel tratto riguardante la città di Terni e la zona industriale Terni -Narni (III Stralcio 2° Lotto). La durata dei lavori è prevista in 274 giorni per un importo complessivo pari ad euro 450.000”. Gli interventi consistono nella messa in sicurezza idraulica di un’area in destra idraulica del Fiume Nera a valle di Ponte Romano fino a valle dell’Officina “Micheli”, mediante la realizzazione di rialzi arginali. Tali opere saranno realizzate con argini in terra, muri rivestiti in pietra e con una barriera mista costituita da parapetto e lastre di vetro stratificato. Gli interventi hanno anche comportato preliminari operazioni di bonifica da ordigni e residuati bellici. “Sono stati appaltati definitivamente -afferma con soddisfazione il Presidente Manni- gli interventi per la messa in sicurezza del fiume Nera nel tratto riguardante la città di Terni e la zona industriale Terni -Narni (III Stralcio 3° Lotto), riguardanti il tratto compreso tra via Vanzetti ed il ponte di collegamento tra Maratta e la S.S. E45”. I lavori, del costo complessivo di euro 4.638.025., consistono in innalzamenti arginali in terra, terra armata e muri. Avranno una durata di 516 giorni a decorrere dalla data di consegna. Non si è interrotta l’opera di capillare manutenzione del territorio che sta interessando importanti affluenti del fiume Nera : i fossi Toano (per il quale si è anche provveduto a disostruire l’attraversamento su via Tre Venezie - via Puglie), Rivo, Calcinare, Lagarello, Schiglie, Gabelletta, Tarquinio, Caldaro, Calamone, Valenza, Vallecaprina, Stroncone e Aia. Da menzionare inoltre la manutenzione sul Rio Torbido, affluente del fiume Tevere, al confine tra i comuni di Guardea e Civitella d’Agliano. Vi è stata la completa disostruzione di 2 arcate (su 3 totali) del ponte sulla S.P. Teverina oltre che la ripulitura del corso d’acqua dalle alberature cadute e pericolanti che ostruivano l’alveo, per circa 600 metri. “Dall’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione del Consorzio ad agosto 2015 si è lavorato su di una molteplicità di settori -ricorda il presidente Manni-

andando a coprire le necessità del territorio che amministriamo”. In particolare si segnala: - Lavori di completamento delle opere di adduzione nel bacino di irrigazione del fiume Tevere Importo appalto euro 2.150.000 ; - Servizio di decespugliazione nei Comuni del comprensorio consortile per circa euro 70.000; - Studio di fattibilità per la realizzazione ed installazione di impianti mini idro per un importo di circa euro 1.500.000 ( è stato richiesto il finanziamento alla Regione Umbria); - Realizzazione dell’impianto fotovoltaico in comune di Graffignano finanziato dalla Regione Lazio per euro 400.000; - Studio metodologia e fattività del


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IFICA TEVERE NERA

R IL TERRITORIO

Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00

nel comprensorio consortile. Dallo scorso agosto, sono stati stipulati accordi con i comuni di Baschi, Stroncone, Montecchio, unitamente alla locale Università agraria, per complessivi euro 65.000. Nello stesso periodo sono stati attuati gli interventi già programmati a seguito degli accordi stipulati con i comuni di Montecastrilli, Civitella di Agliano, Alviano, l’Università Agraria di Civitella di Agliano ed il Dominio Collettivo di Alviano per complessivi euro 81.000. “A Settembre 2015 -conclude il direttore del Consorzio Carla Pagliari- è stato presentato il Progetto formativo Sorella Acqua riguardante le diverse scuole del territorio con l’assessore Armillei del Comune di terni ed il Prof. Esposito dell’Ufficio Scolastico Regionale. Sempre con il Comune di Terni è stato firmato il contratto per la cura in capo al Consorzio del verde pubblico cittadino riguardante la pista ciclabile lungo il Sersimone, l’aiuola e spazi a lato della pressa antistanti la stazione ferroviaria.

programma IRRIFRAME. Elaborazione in house del programma di calcolo per l’applicazione delle nuove aliquote con sistema di tariffazione binomia e/o nuovi indici irrigui; - Collaborazione per la redazione della perizia di variante lotto B (completamento opere di adduzione Bacino Fiume Tevere) per un importo circa euro 1.800.000; - Studio di fattibilità per l’implementazione del sistema di telecontrollo e tele gestione degli impianti irrigui Consortili riguardanti il bacino del Fiume Nera e Tevere per un importo di circa euro 600.000 (finanziamento richiesto alla Regione Umbria); - Collaborazione per la redazione del progetto esecutivo del 5° stralcio per rimodernare gli impianti di irrigazione del

bacino del Nera per un importo di euro 1.500.000 (finanziamento richiesto alla Regione Umbria); - Collaborazione progettazione definitiva sistemazione idraulica fosso Polino/ Sargiola nel comune di Polino per un importo di euro 288.000 (finanziamento richiesto alla Regione Umbria); - Avvio della centrale mini idro, realizzata dalla Soc. Contessa Energy di Contessa Giuseppe. Il Consorzio è partner in quota parte degli utili in quanto gestore del flusso idrico; È inoltre proseguito l’impegno del Consorzio nella stipula degli Accordi di Programma con le diverse Amministrazioni per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade vicinali ricadenti




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Corso Tacito, 29 - 05100 Terni Tel. 0744 409201 - Fax 0744 437602 Email: libreria.alterocca@gmail.com


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Martani in Mostra L’Asssociazione culturale OROS nasce per studiare e valorizzare il nostro territorio, nella consapevolezza che esso sia poco apprezzato e troppo spesso dimenticato, ma sia ricco di emergenze culturali, archeologiche, paesaggistiche e naturalistiche. L’Associazione OROS si propone in particolare di mettere in mostra, promuovere e potenziare i Monti Martani, cercando di raggiungere il pubblico locale e richiamando a sé visitatori e turisti, finalità per le quali si auspica di intessere una rete collaborativa con le altre realtà del territorio, in modo da sviluppare un’economia green.

Come primo evento si è pensato ad una mostra pittorica e fotografica così che, mediante forme d’arte, si iniziasse a far conoscere il territorio raccontando alla città i Monti Martani e a far prendere coscienza di un bene così prezioso. L’evento Martani in Mostra si è tenuto presso la cornice artistica “Cenacolo San Marco” (Terni) dal 5 all’8 dicembre e ha visto la partecipazione di 24 artisti tra pittori e fotografi. Al suo interno è stato lanciato il contest fotografico Mostra i Tuoi Martani che ha coinvolto il pubblico sia sui social network che direttamente durante l’esposizione.

Terni, Via De Filis 7 3382857360 oros.associazione@gmail.com


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LA MORTE NON FA GIUSTIZIA

"Non è il terribile ma passeggiero spettacolo della morte di uno scellerato, ma il lungo e stentato esempio di un uomo privo di libertà, che, divenuto bestia di servigio, ricompensa con le sue fatiche quella società che ha offesa, che è il freno più forte contro i delitti"

(Cesare Beccaria, "Dei delitti e delle pene")

LA LAMA TAGLIA IL PELO MA NON LO ESTIRPA Siamo arrivati a cinquanta - numero in costante crescita - di anime volate via per volontà di uno Stato, gli Stati Uniti, terra promessa della democrazia, ma che di democratico ha poco. Non divaghiamo. L’ultima vittima della pena capitale è una donna, rea di aver partecipato all’omicidio del marito. Per ulteriori informazioni al riguardo, consultare una qualsiasi testata giornalistica. La donna è colpevole? Assolutamente sì. Meritava di essere privata del dono più grande che ci è stato dato, la vita? Nego fermamente. La storia di cui è protagonista non è altro che una goccia nell’oceano di immoralità e incoerenza in cui navigano l’ideale della pena di morte e i suoi sostenitori. Andiamo per ordine. Molte sono le argomentazioni mosse a favore della pena capitale. Partendo dal presupposto che ognuno ha il diritto di pensare e di esprimere ciò che vuole, esamineremo tali opinioni senza alcun pregiudizio. La pena di morte è stata considerata sin dall’antichità un mezzo naturale, quasi necessario, per ristabilire l’ordine di giustizia macchiato dal delitto. Un breve excursus storico: dal codice babilonese di Hammurabi, primo esempio di legislazione scritta, agli antichi romani, presso i quali fustigazioni a morte, crocifissioni e altri fantasiosi modi di uccidere erano all’ordine del giorno, passando per Platone, per la Santissima Inquisizione e per il “Bloody Code”, sanguinosissimo codice penale inglese abolito solo a metà del secolo XIX, tutti giustificano la pena di morte, etichettandola come normale e non dandole il peso che merita. Generalmente, eccetto qualche caso di eccesso di potere, è sempre stata usata come deterrente per evitare che crimini simili a quelli puniti si ripetessero in futuro. Protagonista negativa della storia della pena capitale è anche la Chiesa cattolica che, oltre alla discutibilissima esperienza dell’Inquisizione, con la quale perseguitava chiunque si discostasse dall’ortodossia, ha in San Tommaso un esponente della tesi della legittimità della pena di morte, sia pure in circostanze eccezionali. Egli ritiene che, come l’asportazione di un male da un organismo può curare l’organismo stesso, così l’eliminazione di un individuo reo può giovare alla società. Ma dov’è la coerenza con l’idea cristiana del perdono e del “porgi l’altra guancia”? Attualizzando il problema, c’è chi ritiene che la pena di morte debba essere applicata in caso di terrorismo o di uccisioni seriali, come prevede la legge americana. Da ciò deriva che l’uccisione di numerose persone o di un individuo ritenuto importante dalla società valga più di un “semplice” omicidio. Stando alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, documento sui diritti individuali non riconosciuto legislativamente ma solo moralmente, ogni uomo ha uguale diritto all’esistenza e soprattutto uguale valore di vita. Oltre al fatto che nessuno dovrebbe violare questo diritto, nemmeno uno Stato, condannare a morte un terrorista o un serial killer può portare alla sua idealizzazione, inducendo i seguaci a considerarlo un martire, e quindi suscitare la ribellione, effetto contrario a quello deterrente desiderato. L’altra faccia della medaglia sono le argomentazioni, altrettanto numerose rispetto a quelle appena esaminate, a favore dell’abolizione della pena di morte. Si inizia a discuterne solo nell’Illuminismo, periodo nel quale, casualità del destino, si predica l’utilizzo della ragione. Il primo a muoversi in questa direzione è Cesare Beccaria, con la sua opera “Dei delitti e delle pene”. Partendo dal “Contratto sociale” di Rousseau, afferma che lo Stato non

è altro che un contratto stipulato dagli uomini per salvaguardare i propri diritti. Pertanto il fatto che lo Stato può privare un uomo del diritto alla vita è una primordiale incoerenza. Inoltre condanna la violenza della pena di morte, affermando che è la certezza dell’estensione della pena, quindi l’ergastolo, e non l’impeto e l’intensità della pena a funzionare da deterrente. Tuttavia, idea da me non condivisa, Beccaria ammette un’eccezione: nel momento in cui lo Stato è in preda al caos per un tentativo di eversione, si può applicare la pena capitale. Kant, contemporaneo di Beccaria, condanna il fatto che l’uccisione di un criminale venga usata come deterrente, perché così si riduce l’uomo a mezzo, affermando che la pena capitale deve essere utilizzata esclusivamente per punire il reo e mantener fede alla legge. Alla base di queste dottrine c’è la concezione tipicamente illuministica dello Stato di diritto, secondo la quale uno Stato è tale solo se sono le leggi a governare. Semplificando il discorso, se non ci fosse una legge secondo la quale l’omicidio è punibile con l’uccisione del criminale, lo Stato non avrebbe il diritto di uccidere il reo. Il giusnaturalismo, al quale molti intellettuali dei Lumi dicevano di ispirarsi, in questo modo sembrerebbe però dimenticato. Oggi -fortunatamente oserei dire– proprio l’assenza della pena di morte nell’ordinamento giuridico è uno dei requisiti minimi che uno Stato deve avere per entrare a far parte dell’Unione Europea, la quale, nel non troppo lontano 2007, si è mobilitata proponendo una moratoria universale sulle esecuzioni alle Nazioni Unite. Riassumendo i punti di tale moratoria, il Parlamento europeo ribadisce la sua posizione contro la pena capitale e chiede all’ONU di agire a favore di questa causa coinvolgendo politicamente e diplomaticamente gli Stati partecipanti. Per concludere, non c’è nulla di più immorale che privare un uomo, un nostro simile, della vita. La pena di morte non è assolutamente un deterrente e rischia di confondere la giustizia con la vendetta. La lama taglia il pelo ma non lo estirpa, anzi lo rende più resistente a futuri tagli e lo moltiplica. Alessandro Passamonti - Classe II D


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17 UN INCREDIBILE ERRORE Grandi potenze economiche, quali la Cina, l’India e gli Stati Uniti, conservano ancora oggi la pena di morte, considerata un mezzo per garantire, grazie alla sua funzione di deterrente, l’ordine sociale. Negli Stati Uniti, in particolare, questa pena viene applicata per una vasta gamma di crimini, che vanno dallo stupro con omicidio all’alto tradimento nei confronti della nazione, tanto che dal 2006 sono state compiute 50 esecuzioni. Tuttavia tale pratica non sarebbe davvero efficace, come dimostrano le statistiche sui tassi di criminalità, secondo le quali negli USA vi sarebbero circa 9,8 crimini ogni centomila abitanti, a differenza dei circa 3 crimini ogni centomila abitanti registrati in Europa, dove “il rifiuto della pena di morte è uno dei requisiti fondamentali affinché un Paese entri a far parte del Consiglio d’Europa”. Una confutazione del potere deterrente della pena di morte viene già sviluppata alla fine del XVIII secolo da Cesare Beccaria, il quale, nel saggio Dei delitti e delle pene, dimostra come, per la psiche umana, sia più accettabile il pensiero della morte che quello di una lunga detenzione e mette in evidenza, dunque, come l’uomo sarebbe meglio dissuaso dal commettere delle illegalità se, come conseguenza, fosse previsto l’ergastolo, piuttosto che la pena di morte. Altro tipo di ragionamento può essere fatto a livello giuridico: se infatti si parte con il considerare le leggi come “espressione della pubblica volontà”, allora è chiaro che risulta esserci una profonda contraddizione in quegli Stati dove vige la pena di morte, poiché quegli ordinamenti “che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettono uno essi medesimi e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinano un pubblico assassinio”. Posizioni analoghe sono state assunte anche da grandi scrittori, quali Tolkien, che nel Signore degli anelli scrive: “Non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono prevedere tutte le conseguenze”; o anche Dostoevskij che nell’Idiota, in cui estremizza ancora di più questa posizione, dice: “L’omicidio in base a una sentenza è incomparabilmente più atroce che non l’omicidio del malfattore”. È chiaro che, parlando di come sia illecito che degli uomini decidano della vita di altri uomini, entri in gioco il discorso riguardante i diritti umani, e in particolare quello di poter decidere della propria vita, che con la pena di morte viene puntualmente violato. Tale violazione appare soprattutto se si guarda al fatto che soltanto i due terzi dei Paesi del mondo sarebbero favorevoli all’abolizione di questa pena, per legge o nella pratica, come si può notare nel rapporto 2013 di Amnesty International. Quindi è evidente che parlare di pena di morte come soluzione giusta ed efficace sia oggi un incredibile errore, poiché, da una parte, risulta profondamente contraddittoria con tutto ciò che riguarda la nostra idea di giustizia e di diritti umani; mentre dall’altra è dimostrato che, a differenza di come si è sempre sostenuto, la pena di morte non incute all’uomo un timore tale da persuaderlo a non commettere dei crimini. Lucrezia Savelli - Classe II D

PER QUANTO VOI VI CREDIATE ASSOLTI, SIETE PER SEMPRE COINVOLTI (Fabrizio De André) Il rapporto annuale di Amnesty International, movimento globale impegnato in campagne per fermare gravi inosservanze dei diritti dell’uomo, stilato nel 2013, documenta le violazioni dei diritti umani commesse nel 2012 in 159 paesi del mondo e certifica che circa nel 50% dei paesi si sono svolti processi iniqui, che il 64% dei paesi ha represso il diritto alla libertà di espressione e che nel 36% obiettori di coscienza sono rimasti in carcere. I dati riportati inducono a riflettere sull’importanza di un sistema di governo fondato sul costituzionalismo. Quest’ultimo, in opposizione all’assolutismo, riconosce validità allo Stato solo se fondato sulla tutela dei diritti individuali e sulla divisione dei poteri. Il costituzionalismo affonda le radici nel patrimonio ideologico dell’Illuminismo. Proprio nella civiltà illuministica, infatti, comincia a svilupparsi il liberalismo come atteggiamento volto alla celebrazione e alla tutela delle libertà individuali. Uno dei padri del liberalismo è Montesquieu, il quale, nell’opera L’esprit des lois, adotta una posizione volta ad ostacolare il dispotismo, affermando che un potere è legittimo a patto che sia diviso. La tripartizione del potere in legislativo, esecutivo e giudiziario, che dobbiamo proprio a Montesquieu, concorre alla difesa delle libertà individuali. Nell’Illuminismo si riapre un acceso dibattito politico, dal quale si evince una totale integrazione tra filosofia e politica: il nuovo intellettuale esercita una razionalità militante volta a modificare la condizione sostanziale dell’uomo e la politica rappresenta il mezzo concreto per adempiere a questo obiettivo. Compito primo della politica è, dunque, quello di svolgere una funzione ancillare nei confronti dell’uomo e della tutela dei suoi diritti. E se un sistema di governo fondato sul costituzionalismo prevede una politica posta al servizio degli uomini secondo le linee-guida di un’ideologia liberale, è necessario che le leggi, intese come strumento di governo, siano “chiare e semplici e che tutta la forza della nazione sia condensata a difenderle, e nessuna parte di esse sia impiegata a distruggerle”. La posizione di Cesare Beccaria, esplicata nell’opera Dei delitti e delle pene, nell’ottica contrattualistica che deriva dalla lettura degli illuministi a lui contemporanei, chiarisce l’idea secondo la quale uno dei compiti fondamentali dello Stato è quello di prevenire i delitti. Prendendo per buono il giudizio dell’autore, potremmo affermare che lo Stato, prima ancora di ragionare sulle pene da infliggere a coloro che commettono crimini, che pure sono necessarie affinché ciascuno venga reso responsabile delle proprie azioni, dovrebbe impegnarsi al fine di individuare mezzi e accorgimenti per impedire, o almeno limitare, i delitti. In primo luogo, sostiene Beccaria, risultano fondamentali, in una legge, la chiarezza e la semplicità, poiché leggi ambigue e incoerenti stimolano i delitti piuttosto che evitarli. A mio avviso, uno Stato che abbia come obiettivo quello di prevenire i delitti, deve assumere i tratti di un’organizzazione politica esemplare. Perché rappresenti un exemplum, il macrocosmo a cui il microcosmo dei cittadini deve ispirarsi, le istituzioni e i loro funzionari devono offrire modelli di condotta avulsi dalla corruzione e dalla dissolutezza e tendere a ideali di imparzialità e limpidezza. Un governo posto al servizio dei propri cittadini è un governo che rifiuta la guerra, la tortura e qualsiasi altra forma di violenza come strumenti di controllo e dominio sui popoli e sulle nazioni. A questo proposito, è interessante notare come, prestando fede a quanto riportato nell’indagine di Amnesty International, in 50 paesi le forze di sicurezza siano state responsabili di uccisioni in tempo di pace. L’organizzazione politica deve tutelare e prescrivere, attraverso una costituzione, il rispetto dei diritti dell’uomo, primo tra tutti il diritto alla vita e agire sempre con gli strumenti delle leggi. Uno Stato edificante promuove inoltre e tutela il patrimonio storico e culturale del proprio paese e sensibilizza i propri cittadini all’accoglienza, instaurando un clima di tolleranza. È uno Stato che riconosce il valore dei cittadini che spendono o hanno speso in passato la propria vita a difesa dei grandi ideali di giustizia e di lealtà, favorendo la pace tra gli uomini. È uno Stato capace di rendere onore agli “eroi popolari”, uomini e donne che, attraverso il sudore e la fatica del lavoro, ogni giorno si impegnano per garantirsi pane e dignità, concorrendo anche allo sviluppo economico e sociale del proprio paese. Prevenire i delitti significa inoltre, per uno Stato, far sì che gli uomini abbiano certezza della legge e ne temano la violazione, a patto che sia precisa e ispirata a criteri di probità, perché, continua Beccaria nella sua opera, “il timor delle leggi è salutare, ma fatale e fecondo di delitti è quello di uomo a uomo”. È vitale che sia garantita, infine, l’eguaglianza giuridica, affinché le leggi, conclude l’autore, “favoriscano meno le classi degli uomini che gli uomini stessi”. Le leggi non possono appianare la complessità dell’animo umano, né ridurre o annientare impulsi e passioni, ma lo Stato, grazie a queste, assume un ruolo fondamentale e incisivo nella vita del cittadino, dal punto di vista morale e civile. È dunque compito dell’organizzazione politica offrire le linee-guida per una condotta individuale retta e compatibile con le esigenze imposte dalla convivenza e garantire così maggiore armonia e ordine, utili ad una crescita sana e prospera della comunità: “Assicurate, per quanto lo potrete” –consiglia Voltaire– “una via d’uscita a chiunque sarà tentato di agire male, e avrete meno da punire”. Cesare Beccaria Giorgia Rosati - Classe II D


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Un pomeriggio bellissimo


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Grazie

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Grazie per lo splendido pomeriggio che ci avete regalato, il mio piÚ bel pomeriggio natalizio da trenta anni a questa parte. Grazie a Florio, Imola, Loretta, Giuseppe‌ ...e a tutti gli anziani della residenza Auxilium. GR

Residenza Protetta per anziani Strada di Collerolletta, 24 - Terni 324.6263163


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Lettera aperta:

IL PROGETTO RIMANE ANCORA SENZA SEDE OPERATIVA E RIDUCE DRASTICAMENTE LE ATTIVITÀ CON L’UNICA PROSPETTIVA DI CHIUDERE DEFINITIVAMENTE.

A

nche quest’anno il Liceo Scientifico Galilei, con delibera del Consiglio d’Istituto prot. nr. 8970/v14 del 23/12/2015, ha ribadito per il 2° anno la non concessione degli spazi all’Associazione “Progetto“ che dal 1988 lavora in quella sede, organizzando il Progetto Mandela, le attività del Centro per i Diritti Umani e le produzioni di teatro sociale dedicate ai Diritti Umani. L’associazione ha chiesto di poter usufruire dello spazio del teatro e delle stanze adiacenti nei sotterranei del Liceo Galilei non solo per alcuni orari pomeridiani, ma anche per le ore serali (dunque non necessarie alle attività pomeridiane della scuola). Ogni richiesta è stata respinta senza minimamente chiedere un confronto per trovare una soluzione o una mediazione. Questo chiarisce che non si vuole permettere in nessun modo che un’attività culturale premiata, riconosciuta di alto valore culturale e formativo, possa continuare ad operare nello spazio che è stato recuperato e attrezzato con soldi pubblici in funzione delle attività teatrali dell’associazione. La Provincia di Terni, proprietaria dell’immobile, non ha voluto trovare una soluzione (magari anche solo temporanea) insieme all’istituzione scolastica per permettere comunque lo svolgimento regolare delle attività 2015/2016. Il Comune di Terni non ha in alcun modo saputo o voluto contribuire a risolvere una problematica che l’associazione denuncia da 3 anni e che in fase pre-elettorale sembrava più che risolvibile con spazi che poi puntualmente non erano più disponibili, senza proporre alternative concrete e valide. La mancanza di una sede adeguata rende ormai da 3 anni più che difficile lo svolgimento delle attività sia di laboratorio che di produzione e ne limita le potenzialità e lo sviluppo. I giovani che frequentano i laboratori gratuiti, finanziati per il secondo anno consecutivo con i fondi dell’8x1000 della Tavola Valdese, non hanno modo di incontrarsi tutti insieme perché i laboratori sono dislocati in varie parti della città. Manca un punto di incontro e di scambio, la socializzazione viene ostacolata e il confronto e la collaborazione tra i gruppi e il loro lavoro è ridotta al minimo. La mancanza di uno spazio prove rende impossibile la sperimentazione, la preparazione e la produzione di spettacoli, letture, performance previste nel programma artistico/culturale rivolto alla città. Prendiamo atto della decisione del Liceo Galilei, che in questo modo ribadisce la sua chiusura nei confronti: - della città e delle attività culturali per i giovani, - dell’educazione ai Diritti Umani, - delle opportunità di formazione e sperimentazione artistica dei giovani e non solo, - delle opportunità che il Progetto Mandela ha sempre rappresentato per il Liceo stesso. Prendiamo atto del perpetrarsi dell’assenza di un appoggio delle Istituzioni nei confronti di una realtà progettuale che da oltre 27 anni è parte integrante del tessuto culturale di Terni. Prendiamo atto che il lavoro che viene svolto non viene riconosciuto come valido né da un punto di vista culturale, né artistico, né formativo, né sociale e ne tiriamo le conseguenze riducendo drasticamente le attività: - Non verrà messo in scena lo spettacolo per la Giornata della Memoria previsto al teatro Secci il 27, 28 e 29 gennaio 2016. La mancanza di spazi adeguati per le prove non permette la realizzazione di un prodotto di qualità nel rispetto della dignità professionale di chi è impegnato nella realizzazione. Non si terrà la conferenza sul Processo di Norimberga prevista per il 26 gennaio legata allo spettacolo. - Saranno interrotte tutte le attività ad eccezione di quelle per le quali esiste un impegno già formalizzato. (laboratori di Progetto Mandela e lo spettacolo “Il mostro gentile” per la rassegna del teatro ragazzi); - La responsabile artistica Irene Loesch si dimette con effetto immediato (fatto salvo il coordinamento delle 2 attività suddette). Chiediamo al più presto una presa di posizione del Presidente della Provincia nonché Sindaco di Terni, degli Assessori comunali di riferimento (Cultura, Politiche Giovanili, Scuola) in merito alla problematica degli spazi e del rapporto delle Istituzioni con una delle realtà culturali più longeve della città che si vede ormai nell’impossibilità di continuare ad operare a Terni. E auguriamo in bocca al lupo alla candidatura di Ternia Capitale della Cultura 2017!


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PROGETTO MANDELA: il lavoro nei laboratori Un modellino per sperimentare la scenografia proiettata Continuiamo qui la nostra indagine all’interno dei laboratori di progetto Mandela con questa intervista fatta agli “scenografi”. I ragazzi del Laboratorio di scenografia, coordinati da Francesca Capoccia, stanno costruendo il modellino in scala del teatro Secci per poi poter poi inventare e costruire la scenografia dello spettacolo finale. Noi ragazzi del Laboratorio di comunicazione abbiamo intervistato alcuni componenti del gruppo di scenografia: Cosa vi ha insegnato fare questo modellino? Facendo questo modellino abbiamo prima di tutto riscoperto la manualità in diversi ambiti, come ad esempio l’uso dell’ago e filo, il taglio del legno e il lavoro con materiali metallici e abbiamo scoperto nuovi termini e materiali. In più abbiamo ripassato la matematica per quanto riguarda le proporzioni, dovendo realizzare un modellino in scala. Terminato il modellino, cosa farete? Terminato il modellino, passeremo a lavorare con il computer per una particolare tecnica di proiezione chiamata mapping, che consiste nel proiettare delle immagini sulle facce di alcuni solidi di diverse dimensioni che possono anche essere utilizzati all’interno dello spettacolo come elementi scenografici. Il laboratorio di Scenografia si tiene ogni mercoledì dalle 15 alle 17 presso sede del Progetto Mandela.

La scaletta per i contributi del “Progetto...” a questo numero de La Pagina prevedeva (altre al punto sui lavori dei laboratori), la presentazione dello spettacolo della Memoria “Il fascicolo B” e un’intervista sui progetti in cantiere. Viste le ultime novità sostituiamo questi nostri contributi con una lettera aperta per denunciare ad alta voce gli sviluppi negativi delle problematiche legate agli spazi che da 3 anni non riescono a trovare una soluzione concordata con le istituzioni.


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o n i t n e l a V n Sa e n o i s s a P i d

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