lunedì 30 giugno 2008 n.0n.0 lunedì 2 luglio 2007
0 Le domande sono importanti, le risposte meno. Forse… Ovvero le 5W+1 Who, when, where, what, why + how. Nel giornalismo americano c’è una regola di base che viene impartita a chiunque intenda intraprendere questa carriera: ogni articolo deve rispondere a cinque interrogativi, le cinque W. Mi è sempre sembrata una buona regola, anche se in italiano perde l’eleganza delle iniziali, forse è per questo gusto per la simmetria che la regoletta non include una sesta domanda, ancora più importante, che suonerebbe in inglese how. Chi? Chi tiene i workshop e chi li segue? I protagonisti veri sono gli studenti del triennio, in gruppi misti; a loro si rivolge questa offerta che non ha paragoni con nessuna altra formula: i workshop sono una pratica formativa ormai diffusa e anche avvalersi di docenti esterni appartiene ad esperienze didattiche largamente praticate, ma quello che rende unico il modello della Facoltà di architettura di Venezia è la presenza sincronica (e prolungata e intensa) di ben 30 diversi Workshop e la conseguente opportunità di confronti tra metodi e scuole di pensiero tanto diverse e in così gran numero rappresentate. Quando? All’inizio dell’estate: le prime tre settimane di luglio rappresentano il periodo di questo appuntamento internazionale atteso dagli studenti; ma anche dai docenti. L’approccio degli studenti a questo prolungato impegno, nonostante il caldo – mitigato dall’aria condizionata, presenti in tutti gli atelier – è solitamente di totale impegno con un crescendo che, puntualmente, vede nell’ultima settimana – generalmente la più torrida – un parossismo adrenalinico di attività fino alla esposizione conclusiva e catartica. Dove? Nel campus di Santa Marta, tra il collaudato cotonificio e il Magazzino 6, nuova sede che ospita una dozzina di workshop. In realtà le aule sono tutte ben attrezzate, ma – si sa – i desideri superano sempre i bisogni reali e – soprattutto – le risorse disponibili. Quest’an-
no si è cercato di mitigare gli inevitabili disagi legati alla permanenza simultanea e prolungata di oltre 2000 persone, presenti e operanti in uno spazio fisico circoscritto. Le questioni logistiche non sono da poco: dalla sicurezza all’igiene, dagli approvvigionamenti delle bibite ai plottaggi, dalla verniciatura dei modelli ai materiali di cartoleria, fino alla distribuzione del quotidiano. Cosa? Cosa producono i Workshop, qual è il “risultato d’apprendimento atteso?” (per usare un linguaggio ministeriale). I Workshop sono una occasione di sprovincializzazione, di impatto – anche traumatico, a volte – con una didattica diversa, in alcuni casi proveniente da altre realtà culturali e politiche. Sono anche un modo di lavorare diverso: non a casa propria ma a Scuola, non da soli ma in gruppo, non con i propri tempi ma a cadenze obbligate, imparando a confrontarsi dialetticamente, a gestire conflitti e alleanze, simulando – insomma – quelle che saranno le condizioni di lavoro reali nella pratica progettuale. Perché? È sempre una bella domanda, sin da quando eravamo bambini. Perché i workshop? Ma perché funzionano bene: permettono di mischiare le carte, accostano studenti dei primi tre anni favorendo una forma di apprendimento diretto, pragmatico; perché fanno arrivare da altre scuole e da altri paesi docenti che offrono esperienze e approcci diversi; perché i workshop stanno attirando l’attenzione delle altre istituzioni sulla nostra Facoltà; mostrandoci non più come una comunità arroccata e separata, ma come un mondo ricco di fermenti culturali e disponibile ad offrirsi al dialogo e alla curiosità della Città. Come? Come meglio si può… certo è sempre possibile migliorare e ci stiamo provando di anno in anno, ma ogni più piccolo miglioramento, rispetto alle formule già collaudate, un grande impegno. Ad esempio l’idea del quotidiano ha comportato una apertura verso l’esterno
per sostenere, senza dover ricorrere alle risorse del bilancio Iuav, una sperimentazione non indispensabile (ma rivelatasi utile). Sono proprio le variazioni a rendere dinamico e convincente questo modello: infatti, rivolgersi al mondo dell’imprenditoria o ad altre istituzioni esterne, ha mostrato come sia possibile usare le esperienze didattiche come anticipazione della ricerca. Si tratta, naturalmente, di non accettare ipotesi di lavoro prive di opportunità di apprendimento, bisognerà accogliere “domande” che possano avere ricadute positive, promuovendo occasioni di incontro fra il sapere disciplinare e le problematiche presenti sul territorio. Forse… Non è una domanda, ma una formula dubitativa sì, una delle più eleganti parole del vocabolario: una apertura verso il futuro, l’espressione di una speranza, di un dubbio. Guai a non averne! Per questo è il primo insegnamento che si conquista qui all’Iuav: la sistematica presenza del Dubbio come atteggiamento mentale, come garanzia della correttezza intellettuale del proprio lavoro. Il progetto è l’esercizio del dubbio e non l’applicazione di certezze. E guai a non averne sempre! Vorrebbe dire ignorare il futuro, sentirsi appagati, considerare concluso il proprio compito. La speranza che esprimiamo è che questi workshop possano rappresentare, nei vostri futuri ricordi, una esperienza ben ubicata, una occasione di incontri, di slanci e di emozioni, di forti stimoli intellettuali. Piacerebbe che, in un futuro magari remoto, qualcuno di voi possa ricordarsi di quella estate del 2008, quando si rese conto che l’Architettura è anche… Sarebbe uno straordinario risultato per tutti noi. Forse…
Giancarlo Carnevale Preside Far, Iuav
Corsi e ricorsi Un po’ di autobiografia tanto per iniziare… non dietrologia. Correva l’anno di grazia 1987 (una buona parte degli studenti che si accingono a frequentare questa settima edizione dei laboratori intensivi - workshop - dell’Iuav non era ancora nata) quando Enrico Camplani (allora grafico emergente del giovane – Studio Tapiro –) ed io (allora ricercatore) ci accingevamo a fare il primo “giornale dell’Iuav”, per essere più precisi il Giornale-Catalogo della Fondazione Angelo Masieri. Occorrerebbe forse qualche precisazione, e penso che valga la pena riportare alla memoria (anche per quelli che hanno vissuto un’epoca d’oro
della nostra Scuola) alcuni episodi del passato, proprio perché quest’anno, per gli inganni del destino, ci siamo di nuovo tutti e tre. Oltre ai succitati c’è anche Luciano Semerani che inventò - nel secolo scorso ormai - una splendida iniziativa legata al Dipartimento di Progettazione architettonica (Dpa, anch’esso ormai mutato): mostrare agli studenti, ma anche ai docenti, progetti di architetti famosi e non (lo sarebbero diventati in seguito: tra questi c’era, ad esempio, Alvaro Siza che aveva appena progettato due casette in Olanda), ma anche di maestri che hanno reso famoso nel mondo il nome della Scuola (sempre ad esempio,
Carlo Aymonino, Ignazio Gardella e Gino Valle). Il giornale fungeva da catalogo a mostre che si svolgevano alla Fondazione Angelo Masieri, da noi definita un pied en eau della facoltà in Canal Grande. All’inizio si partì in sordina, ma poi l’iniziativa prese quota e lo scarno foglio-catalogo si trasformò in un vero e proprio giornale, «Phalaris», che continuò per circa un triennio, e che fu conosciuto e amato da molti estimatori. Sono vicende purtroppo dimenticate da una Scuola che forse dovrebbe tornare talora a meditare sulle proprie radici; non possiamo fare a meno di ricordare momenti come questo, di intensa crescita in-
dividuale e collettiva. Dopo questo Amarcord torniamo all’oggi. Come lo scorso anno, ci accingiamo ad imbarcarci in una nuova esperienza, quotidiana: elaborare uno strumento di informazione per studenti e docenti dei workshop, speriamo utile anche a tener vivo l’entusiasmo che fin dalla prima edizione ha connotato queste performance estive. Ci saranno, anche questa volta, dei giovani che si cimenteranno nella redazione, che intervisteranno professori e compagni di corso (ma anche no), che proveranno a registrare progressi e regressi di questa splendida avventura che coinvolge circa duemila ragazzi del triennio
in un appuntamento divenuto omai rituale: forse uno dei momenti didattici più alti. Una sorta di messa in scena che definirei corale. Chi sa se anche questo giornale non possa legarsi ad un momento importante per la storia di questa Scuola, diventando uno strumento del ricordo… è un augurio ed una ambizione per noi tutti. M.M.
2 30.06.2008
Il senso del progetto Si intende affrontare il problema del processo creativo, ponendo al centro dell’attività del workshop la ricerca del momento ideativo nel progetto di architettura. Questa posizione appare particolarmente importante in un momento in cui l’architettura sembra presentarsi sotto forma di gesto autoreferenziale, ridotta a pura operazione mediatica o come “oggetto di design d’autore” a scala urbana. La forma architettonica deve essere invece intesa come il risultato di un processo in cui le questioni dello spazio, del programma, del luogo, della costruzione concorrono in varia misura a determinare il risultato finale. Lo strumento principale attraverso cui si intende lavorare è quello della critica. Gli studenti saranno invitati a prendere posizione nei confronti della realtà. All’idea di analisi, che implica una neutralità scientifica nell’osservazione del mondo, si sostituisce la lettura critica, che è per sua natura orientata, parziale e implicitamente progettuale. Katia Accossato e Luigi Trentin (ACT) collaboratore Valter Tronchin
Venezia inaugura la sua prima Moschea Si digiti la parola “moschea” nel magico mondo di google e si vedrà come le prime pagine siano legate a bombe, targets, attacchi e terrorismo. Si digiti poi la parola “Instabul” e “Venezia”: si potrà osservare che la capitale turca ha duplicato la sua “popolarità” mentre Venezia sembra leggermente in declino (per lo meno tra le richieste di google). Si provi a combinare le parole “moschea + Venezia”, si scopriranno alcune interessanti notazioni. Seguiamo, per un momento, la teoria che predice che la popolazione europea diminuirà e verrà presumibilmente rinfoltita dall’intensa immigrazione proveniente dai paesi islamici. La moschea rimane un edificio, un oggetto di architettura entro e fuori in cui si coniugano funzioni anche molto diverse tra loro e che ha bisogno di un Progetto. A prescindere dai valori morali, etici, culturali, religiosi, politici. Arman Akdogan e Felix Madrazo (Ind) collaboratore Stephan Damsin
Presente provvisorio I codici che regolano la trasmissione delle informazioni, la diffusione del sapere, la produzione artistica, ma anche, a volte, solo una semplice comunicazione interpersonale sono oggi sempre più rapidamente mutevoli. L’avvento del digitale, ultimo significativo cambiamento, non ha ancora prodotto codici riconoscibili come novità assolute. Lo stesso Manovich rileva come molte delle apparentemente nuove interfacce culturali abbiano in realtà un’impostazione classica, quanto quella di un libro stampato. Quali domande porsi, quindi, nella programmazione-progettazione di uno spazio espositivo all’interno di un luogo che prevede come sua prima funzione la trasmissione del sapere? Dalla creazione del modello digitale, necessario per le verifiche, alla creazione di narrazioni non sequenziali e di racconti per immagini metaforiche, alla sperimentazione fisica di supporti e di sistemi per la proiezione (sincronizzazione di più sistemi) … Malvina Borgherini, Debra Werblud collaboratore Emanuele Garbin
Trasposizione di sensi Come camminare dove non c’é pavimento? Venezia: terre sottratte al mare, pezzi di città da navigare. Le città esibiscono l’arsenale tecnico e simbolico che ci munisce nelle operazioni architettoniche. Una chiara divisione e il suo superamento, come concetti opposti, sono importanti a Venezia: il confronto tra la terra e l’acqua e la trasposizione come i ponti (o come i canali, che sono ponti tra acqua e acqua). Oltre a queste opposizioni, la città ci stimola a considerare le trasposizioni di sensi che essa esibisce come metafore costruite: strade come canali, isolati come isole, case come navi, piazze secche nel mare, come San Marco, e piazze di mare nella terra, come le darsene. La “casa inondata” è l’ immagine concettuale e il programma del nostro Workshop. Come Venezia, questa casa è senza pavimento. Nel contenere l’acqua dentro, e non fuori, questa casa è anche l’inverso della città. È Il suo spazio interno che si riflette nell’acqua, e non le sue facciate esterne com’è di solito. Angelo Bucci collaboratori Umberto Bonomo, Taneha Kuzniecow
Torcello, la città perduta Oggi l’isola di Torcello è abitata da poche persone dedite all’agricoltura, alla pesca e al turismo. Il suo paesaggio è disegnato dai campi coltivati, dai frutteti, dai vigneti, alternati alle valli da pesca e ai ricoveri per le barche. In sorprendente contrasto vi si trovano anche una basilica, una chiesa con magnifici mosaici, un’imponente torre. Nel V secolo Torcello raggiunse i 20.000 abitanti, fu per più di un millennio una sede vescovile, ebbe un proprio governo autonomo, vi si edificarono magnifiche chiese e monasteri. Già questi pochi elementi restituiscono l’immagine di un insediamento di fondamentale importanza, in alcuni periodi persino più popoloso e influente di Venezia. Non è un caso che Torcello costituisse una tappa lungo il tratto navigabile della via Annia, e che oggi appartenga al sistema del Parco archeologico della Laguna nord. Come trasmettere curiosità e lasciare nel ricordo di chi visita Torcello il senso della sua storia, il racconto straordinario delle sue origini? Paolo Bürgi, Mariapia Cunico collaboratori Francesca Benati, Carolina Vescovo
Malvina Borgherini (1963), architetto, ricercatore all’Iuav, insegna disegno dell’architettura, si occupa di storia della rappresentazione architettonica e studia le modificazioni del linguaggio grafico introdotte dalle tecnologie digitali. Progetta prototipi di guide interattive: Gallerie dell’Accademia di Venezia, Palazzo della Ragione di Padova e una guida interattiva on-line del museo di Castelvecchio
Katia Accostato nasce a Schaffausen, si laurea al Politecnico di Milano, consegue il Dottorato di ricerca in Composizione architettonica presso l’Iuav: Insegna al Politecnico di Zurigo. Nel 2005 è docente presso la Hochschule di Vaduz. Svolge attività didattica presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio, è Visiting Professor alla Syracuse University e a Firenze. Ha partecipato a concorsi internazionali e ha collaborato al nuovo Piano regolatore della
città di Tirana. Ha curato alcuni numeri tematici di «Archi», con N. Probst il volume Ivano Gianola. Edifici e Progetti, Menges 2007.
Arman Akdogan (Turchia1973), studia architettura presso la Mimar Sinan University di Istanbul. Master internazionale presso il Berlage Institute di Rotterdam, lavora presso studi di fama internazionale quali OMA e West 8. Apre un proprio studio di progettazione a Rotterdam. Curatore del padiglione della Turchia per Mare Nostrum (Biennale di Rotterdam 2005).
Felix Madrazo (Mexico 1972), studia architettura presso La Salle University a Città del Messico. Vince il concorso nazionale El Tepozteco. Lavora per Alberto Kalach, con il quale progetta e realizza le case GGG e vince il primo premio per il Museo della guerra tra Stati Uniti e Messico. Frequenta il programma post-laurea Metropolis presso La CCCB di Barcellona e co-fonda Supersudaca (2001), su tematiche legate alla realtà latino-americana.
(Verona). È autrice di pubblicazioni nazionali ed internzionali.
critic al Transart Institute di Linz. Vince due borse di ricerca alla Yaddo Corporation, Saratoga Springs, N.Y. (2004 e 2006). Nel 2008 è invitata al Festival del Film Locarno con l’opera Il Ciclope.
Debra Werblud (N.Y. 1957), si laurea all’University of Pennsylvania in Antropologia/ Archeologia e Design of the Environment (1979). Tiene lezioni e conferenze in Europa e negli USA. Dal 1994 la sua produzione artistica è caratterizzata dall’uso di tecnologie luminose (serigrafia, videoanimazioni, installation art). È mentor e visiting
Luigi Trentin nasce a Cavalese, si laurea al Politecnico di Milano dove consegue il Dottorato di ricerca e insegna Progettazione architettonica. Collabora all’attività didattica presso l’Accademia di Mendrisio. Ha pubblicato articoli su riviste nazionali e internazionali: «R.T»,
«Archi», «Costruire», «Werk B+W». Ha curato un numero speciale di «Rivista Tecnica», un libro Il meno e il più, con L. Crespi, Alinea 2000). Nel 2004 fonda con Katia Accossato lo studio ACT architettura a Mendrisio (CH).
Master internazionale presso il Berlage Institute di Rotterdam (2002) Dal 2004 lavora per Oma. Nel 2005 vincono il concorso internazionale Housing Project in Ceuta e fondano lo studio IND (Inter. National.Design) www. internationaldesign.nl Attualmente impegnato in progetti in Olanda e Turchia, per Blawhoed a Utrecht e Breda.
Angelo Bucci, laurea alla FAUUSP di San Paolo (1987), master (1998) e dottorato (2005). Dal 1989 è impegnato sia nella didattica sia nella progettazione con il proprio studio d’architettura: SPBR arquitetos, che dirige dal 2003. Tiene lezioni in America Latina e in Europa. Dal 2001 è professore presso la FAUUSP di San Paolo, visiting professor presso la GSD Harvard, e presso il MIT (2008). È socio fondatore degli studi d’architettura
Arquitetura Paulista, con Álvaro Puntoni e Álvaro Razuk (19891992) e MMBB con Milton Braga, Fernando de Mello Franco e Marta Moreira (19962000). Vince il primo premio del concorso per il Padiglione del Brasile per l’Expo di Siviglia (1991); nomina per il premio Mies van der Rohe (2000); primo premio per il progetto di concorso per il Memoriale alla Repubblica in Piracicaba (2002); primo premio per la Nuova Biblioteca
Centrale della Pontificia Università Cattolica di Rio. Suoi progetti e saggi sono presenti nelle maggiori pubblicazioni internazionali.
Paolo L. Bürgi architetto paesaggista svizzero, diplomato presso la Scuola d’Ingegneria di Rapperswil (1975). Professore aggiunto alla School of Design di Philadelphia (dal 1997), professore a contratto presso l’Iuav di Venezia (dal 2003),Visiting Professor all’Università di Reggio Calabria e alla School of Architecture di Columbus, Ohio. Vince numerosi premi e ottiene riconoscimenti a livello internazionale per i progetti realizzati in Svizzera.
Mariapia Cunico, professore associato in Architettura del paesaggio presso l’Iuav, sostituire con: dove è responsabile del Laboratorio di Laurea specialistica in Architettura per il PaesaggioTiene corsi e master presso università italiane e straniere. Direttore del Comitato scientifico dei Corsi “Progettare il Giardino storico”, è responsabile per il Triveneto della raccolta e cura delle schede per il Dizionario biografico
del paesaggismo italiano. Svolge attività professionale nel settore del paesaggio e della costruzione di parchi e giardini. La sua ultima pubblicazione, con Paola Muscari, è Giardini nell’ isola d’Elba, Firenze 2006.
3 Gestione e valutazione ambientale Le grandi opere infrastrutturali assumono una particolare rilevanza nella gestione del territorio, sia per la forza nell’orientare – strategicamente – determinati ambiti geografici, sia per i rilevanti impatti che possono indurre nell’ambiente. Il workshop intende affrontare prevalentemente tre tematiche relative alle grandi opere infrastrutturali: l’evoluzione storica delle vie di comunicazione e la natura delle grandi opere strategiche contemporanee, dal 2001 al 2008; i procedimenti e le tecniche di valutazione ambientale (VIA, VIncA e di Bonifica dei suoli contaminati) per opere infrastruturali. Un laboratorio in cui applicare la valutazione ambientale al prolungamento dell’autostrada A27 nel tratto della provincia di Belluno. Giovanni Campeol collaboratori Lorella Biasio, Davide Scarpa, Pietro Zangheri
Piccoli Universi Piccoli Universi è un programma intensivo di: attivazione di processi invece che di produzione di progetti; individuazione delle regole (patterns) generatrici di spazio nella città; preparazione dei campi d’astrazione. Analogico: spaziale, di dettaglio, fotografico, di collage, di clip, emozionale, visivo, della linea, della pianta, spiegabile, dell’oggetto finito. Digitale: temporale, verbale, della parola, della sezione, metaforico, descrittivo, teorico, del programma, del software. Alterazione, trasformazione, sostituzione, rinforzo delle regole – patterns – scoperti o anche creati dagli studenti (Fasce di Ridondanza). Prima settimana: un alfabeto. Seconda settimana: meccanismi e procedimenti. Terza settimana: performance urbana. Si chiude cosi il ciclo del corso, agendo all’interno della complessità del sistema di segni che compongono la città, e aggiungendo a questa un nuovo modello, una nuova regola, un pattern, destinato alla creazione di oggetti nuovi, e di un nuovo senso. Carlos Campos collaboratori Vinicio Bonometto, Elena Giacomello, Silvana Ovsejevich
L’altra Venezia o la Venezia rovesciata L’acqua è la materia che costruisce lo spazio urbano veneziano. Un disegno di Longhena mostra le relazioni tra la Basilica della Salute e alcuni punti emergenti sul bacino di San Marco: la Basilica di San Marco e le due chiese di Palladio, San Giorgio Maggiore e il Redentore, rispettivamente collocate sull’isola di San Giorgio e alla Giudecca. Il vuoto e l’acqua misurano fisicamente e visivamente la città. Esiste una Venezia non turistica, una Venezia altra, non compromessa dall’immagine mediatica, costituita da isole marginali e minori. Esse rappresentano una risorsa alternativa al turismo di massa che fagocita il centro storico rendendolo sempre più inabitabile. Questa Venezia si fonda su attività radicate nel territorio, nel tempo, attuali e, soprattutto, vive del rapporto con l’acqua. Carilho da Graça, Roberta Albiero collaboratore Giuseppe Biasi
Un nuovo porto per Lampedusa Il Mediterraneo è solo il mare solcato da imbarcazioni fatiscenti e affollate da diseredati che, intraprendono pericolosissimi viaggi della speranza? Oppure rappresenta una grande risorsa finora sottovalutata capace di svolgere un ruolo di cerniera tra l’Europa Continentale e l’intero Continente Africano in una prospettiva più ampia? Lampedusa, in posizione strategica e baricentrica, sembra possedere caratteristiche peculiari atte a sperimentare nuovi scenari di sviluppo. Da molti secoli l’isola è attraversata da flussi migratori eterogenei. Il suo nome ha origine incerta. Soprannominata anche il “Faro del Mediterraneo” è ora meta privilegiata non tanto di flussi turistici quanto piuttosto di esodi di extra comunitari alla ricerca di un mondo migliore. Il workshop ragionerà sul progetto in luoghi ove non esiste alcun elemento normativo o urbanistico e ove poter innescare un processo virtuoso in grado di modificare i destini di un sito valorizzando l’inestimabile risorsa paesaggistica. Marco Casamonti collaboratori Barbara Angi, Silvia Fabi
Infra Per fare un’architettura significativa e sperimentale è necessario andare a fondo delle cose. Lavorare per solchi profondi che entrano all’interno di questioni che, spesso, ci appaiono marginali. Esplorando relazioni complesse, spesso inconsuete ed innovative, che si instaurano tra i diversi materiali del progetto. Generando, così, nella dialettica tra gli opposti, nuovi e diversi domini figurativi. Le architetture più interessanti ed innovative sono quelle che sanno lavorare tra le cose, che si mettono in mezzo. Le infrarchitetture, che ravvivano i luoghi comuni del progetto stando tra le cose. Architetture che non si mostrano come eventi autoreferenziali, ma dialogano tra dentro e fuori, tra sopra e sotto, tra luce e buio, tra sole e ombra, tra lucido e opaco, tra materiali liquidi e materiali solidi. Si lavorerà su tre temi che sviluppano ognuno una dicotomia: luce e ombra, dentro e fuori, liquido e solido per la nuova entrata d’acqua ai giardini della Biennale 2008. Alberto Cecchetto collaboratori Greta Brugnoli, Andrea Ferialdi, Enrico Friselle
Carlos Campos (Buenos Aires 1963), studia presso la FADU, UBA di Buenos Aires. Partecipa a numerosi concorsi di architettura, disegno e letteratura, ottenendo importanti premi. Espone al Forum Universal de las Culturas di Barcelona (2004), alla Biennale di Venezia (2004, 2006), alla Biennale di San Paolo (2005). È ordinario di Rappresentazione architettonica presso la Facoltà di Architettura di Buenos Aires. Ha insegnato Disegno
Giovanni Campeol (Belluno 1949), docente di Valutazione ambientale strategica e di incidenza: casi studio, presso la Facoltà di Pianificazione del Territorio presso L’Iuav. Svolge dal 1985 attività di ricerca sui temi della Valutazione di Impatto Ambientale dei grandi progetti infrastrutturali, della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) dei piani urbanistici e della Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) dei piani e dei progetti nelle
aree SIC e ZPS. Esiti della sua ricerca vertono sull’organizzazione del territorio, rapporti con le questioni ambientali; gestione dei Rifiuti Urbani. Consulente dell’UNESCO per i temi dello sviluppo sostenibile nei processi di pianificazione. Vincitore ex aequo, nel 1986 e nel 1982, del primo premio della “Fondazione di Studi Urbanistici” Aldo della Rocca”. Curatore scientifico di numerosi corsi di formazione della “Fondazione
architettonico al Corso di laurea e potlaurea nella Facoltà di Architettura della Florida e presso l’Istituto di Architettura di Vicenza. È coordinatore dell’Area progettuale della FADU UBA. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo libro sulla metodologia progettuale, Prima dell’Idea. Suoi articoli e saggi sono presenti in numerose riviste e pubblicazioni. Disegnatore compulsivo, si interessa alle tecniche del riciclo e della rivitalizzazione
di oggetti ad uso quotidiano. Il suo eclettismo lo vede impegnato in svariati settori artistici dalla rappresentazione alla musica.
João Luís Carrilho da Graça (Lisbona 1952), laureato alla ESBAL nel 1977. È professore a contratto a Lisbona e all’Universidade de Évora. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui più nomine volte per il premio Mies van der Rohe, Il suo lavoro è pubblicato in libri e riviste specialistiche e nelle monografie Carrilho da Graça, Gustavo Gili 1995; João Luís Carrilho Da Graça, Opere e Progetti ,Milano 2003; João Luís Carrilho Da Graça, Arquitecturas
De Autor 31 (2004); João Luís Carrilho Da Graça, Dsda – Documentação e Arquivo, Palácio De Belém (2005); Ha ricevuto la distinzione di merito dalla Repubblica portoghese nel 1999.
Marco Casamonti, (Firenze 1965), architetto, professore ordinario di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura di Genova, fonda nel 1988 lo studio Archea Associati (presente a Firenze, Genova, Roma, Milano e Pechino con uno staff complessivo di 100 architetti), con cui svolge attività progettuale e di ricerca nel campo dell’architettura e dell’industrial design. Partecipa a concorsi,
consultazioni nazionali e internazionali di progettazione ottenendo riconoscimenti, premi e realizzando opere selezionate per importanti rassegne e mostre. All’attività di progettista e a quella didattica, associa un intenso lavoro di riflessione critica, pubblicando saggi e scritti, nelle principali riviste di settore in Italia e all’estero. Dal 1997 è direttore responsabile della rivista internazionale di architettura «Area»,
dal 1999, è co-direttore con Paolo Portoghesi della rivista «Materia» e direttore editoriale e scientifico del settore architettura della Motta Architettura.
Alberto Cecchetto Nasce a Venezia dove si laurea in Architettura. È professore ordinario di Urbanistica all’Iuav. Tiene conferenze e laboratori di progettazione in Italia e all’estero. Tra i suoi progetti: Cantine di Mezzocorona, Mensa Universitaria di Trento, complesso espositivo Modacenter a Treviso (in corso di costruzione), quartiere residenziale “Marangoni” a Rovereto (TN), palestra e parco della letteratura a Pieve di Soligo (TV), centro
direzionale Area ex Agip a Marghera (VE). Redige piani per varie città italiane: Comune di Assisi, centro urbano di Trieste, Porto Vecchio a Trieste e piano attuativo della Fascia Lago di Riva del Garda. Vince numerosi concorsi: Terminal di Fusina, Centro Congressi e Auditorium di Padova. Partecipa a mostre, tra cui: la Triennale di Milano, “Cuore mostra” del SAIE di Bologna, “Abitare il moderno” a Roma. Espone alle Biennali di
Architettura di Venezia del 1994,1996, 2001 e 2004. Nel 1989 vince il Premio Internazionale di Architettura Andrea Palladio.
Roberta Albiero professore associato in Composizione architettonica e urbana presso l’Iuav dove insegna nel corso di laurea specialistica in sostenibilità. Dopo la laurea a Venezia (1992). lavora in Portogallo. A Venezia partecipa,
Astengo” sul tema della Valutazione Ambientale. Ha pubblicato 81 lavori tra libri, saggi ed articoli scientifici.
con lo studio Altr_a (1997-2003), a numerosi progetti e concorsi. Tiene corsi all’Iuav e al Politecnico di Milano dove consegue il Dottorato di ricerca in Progettazione architettonica (2000). È autrice di studi su Adalberto Libera e del testo João Luís Carrilho Da Graça, Opere e Progetti ,Milano2003. Suoi progetti sono stati esposti ala Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano ed in altre prestigiose sedi.
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In centro al villaggio. Il tema del workshop nasce da una sollecitazione arrivata all’Università dall’associazione Fram_menti di Castelfranco, con la quale docenti e corsi dell’Iuav hanno in precedenza collaborato per occasioni di partecipazione pubblica a casi di trasformazione urbana. Si tratta di affrontare una concreta situazione di progetto urbano, alla quale l’amministrazione comunale di Sovizzo sta da tempo lavorando, che offre tuttavia più di un carattere di esemplarità per luoghi e situazioni analoghe, in località diverse. “In centro al villaggio”, fa riferimento a situazioni di aggregazioni insediative storiche di piccole dimensioni, disseminate nella campagna veneta, sottoposte in anni recenti a crescita incontrollata e a interventi che, per sommatoria, hanno prodotto luoghi incoerenti e contradditori, per la percezione che generano negli abitanti e nei visitatori e per i quali si richiede una reinterpretazione progettuale. Leonardo Ciacci collaboratori Anna Agostini, Maria Rita Baragiotta, Michele Sbrissa
Futurealities Viviamo in un periodo storico nel quale il mantenimento degli stili di vita della nostra società non è più un dato certo, un momento in cui va ripensato buona parte di quello che è stato fatto fino ad ora. Se pensiamo al futuro che ci aspetta ci rendiamo conto che ci sono moltissimi punti relativi all’urbanistica, all’architettura, al design su cui lavorare in modo nuovo. Qual è oggi un’idea contemporanea di luogo che ospiti una comunità consapevole all’interno della quale si possano condividere e sviluppare progetti e pensiero sul mondo che ci circonda? Il nostro proposito è quello di pensare a un campus, una grande area agricola in cui insediarsi, una comunità di studio sulla tematica della sostenibilità vista ai livelli più diversi, dal problema dei modi di vivere e pensare alla produzione di energia rinnovabile, dal punto di vista filosofico a quello agricolo, dedicata alle tematiche dell’urbanistica, dell’architettura e del design. Aldo Cibic collaboratore Tommaso Corà
Seca del Bacan: architetture galleggianti per l’isola che non c’è All’entrata di S. Nicoletto, tra il forte di S. Andrea, l’isola delle Vignole e S. Erasmo si trova una secca. Delimitata da bricole. A seconda delle maree emerge l’antico fronte marittimo della Laguna nord: la Seca del Bacàn. Durante la bella stagione la barena è il luogo dove le famiglie si recano per passare il pomeriggio, i bambini giocano nell’acqua, c’è chi prende il sole e chi pesca. Il paesaggio è caratterizzato dagli elementi dell’antico sistema di difesa e da un orizzonte basso lungo il quale, verso la terraferma, si scorgono i campanili di Murano e Venezia. Verso oriente si aprono le bocche di porto, l’Adriatico, e il luogo dove ogni anno si festeggia il matrimonio della Serenissima con il mare. Proponiamo come tema la realizzazione di una sequenza di architetture galleggianti che colonizzino la “Seca del Bacàn”. Silvia Dainese collaboratori Tomà Berlanda, Cinzia Mazzone
Costruire nei limiti Come le altre sacche esistenti a Venezia (Sessola, Fisola, ecc.), aree lagunari usate come depositi di materiali provenienti dagli scavi dei canali, o di detriti di demolizioni o costruzioni di edifici, anche la Sacca della Misericordia era destinata ad essere completamente interrata negli anni Venti, ed a costituirsi come un’altra isola autonoma e artificiale. Nella zona nord di Venezia, la Sacca della Misericordia resiste ancora come piano d’acqua ed è parzialmente utilizzata come porto turistico. Di fronte l’inevitabilità di una nuova espansione, la trasformazione proposta è provocatoria: costruire nella Sacca, con la Sacca e con il piano d’aqua. Si tratta di costruire nei limiti del territorio, nei limiti dello spazio, nei limiti dell’architettura sospesa. Il tema è quello dell’abitazione individuale in un lotto lagunare, evidenziando la natura della nostra contemporaneità e della specificità del luogo, la sperimentazione della eccezionalità, del programma, della forma e della costruzione. Adalberto Dias collaboratori Barbara Sandri, Andrea Smaniotto, Andrea Pestrello
Programma sentimentale di lavoro I temi che affronteremo sono temi delicati, da aggredire con acrobatica creatività ed innocente coraggio. Il primo tema è la Bellezza, intesa come creazione di un luogo fra differenze radicali e apparentemente inconciliabili. Il secondo tema è l’Effimero, ovvero il quanto e il come il Tempo sia in grado di costruire la Città nella sua essenza fisica e di Meraviglia. Il terzo tema è proprio la Meraviglia, intesa come strumento percettivo per entrare in contatto con la Realtà. Questi temi verranno affrontati progettando compagni di viaggio contemporanei per il Teatro del Mondo di Aldo Rossi, all’interno di una idea di “Urbanistica sentimentale”. La sfida sarà quella di lavorare sulla solitudine e la malinconia senza celebrarle, introducendo tematiche come la fragilità e la velocità. Questi edifici provvisori galleggianti avranno una sede, un luogo stanziale di riposo, a Venezia o nella Laguna. 5+1AA (Alfonso Femia, Gianluca Peluffo) collaboratori Emanuela Bartolini, Stefania Bracco, Sara Gottardo
Silvia Dainese dopo la laurea all’Iuav (1987) si trasferisce a New York dove collabora con gli studi Gwathmey-Siegel, Transbuilding, Spear Platt e frequenta un Master presso il Film Department (Tisch School), NYU. Nel 1994 a Padova apre lo Studio Dainese Architetti che sviluppa progetti di franchising, stand e showroom per diverse aziende legate alla moda e allo sport e collabora con il Gruppo Dainese occupandosi di corporate image e
Leonardo Ciacci, professore associato all’Iuav dove insegna Urbanistica e Teorie dell’Urbanistica. La sua ricerca è volta alla rappresentazione e alla comunicazione filmata del progetto. Ha prodotto pubblicazioni e video. I temi delle sue esplorazioni sono oggetto di un’intensa attività di comunicazione in ambiti geografici, culturali e disciplinari anche lontani tra loro. L’interesse per il linguaggio del cinema
come strumento per il progetto è conseguenza della sua esperienza nei settori dell’analisi urbanistica, arenatasi nella constatazione della impossibilità di stabilire una relazione concreta tra analisi dei problemi e progetto. A questa considerazione si è aggiunto il convincimento dell’importanza che nel progetto ha il coinvolgimento attivo e consapevole degli attori sociali. Orientato alla trasmissione degli strumenti della
rappresentazione filmata come articolazione ulteriore delle attività del progettista,è curatore scientifico della “Videoteca Iuav” ed editor della rubrica «Archive-MultimediaMovies».
Aldo Cibic, (Schio (Vi), 1955). Nel 1978 si trasferisce a Milano per lavorare con Ettore Sottsass di cui diventa socio (1980). Nello stesso anno, sempre sotto la guida di Sottsass, nasce Memphis di cui Cibic è uno dei designer e fondatori. Inizia l’attività in proprio fondando Cibic & Partners (1989), uno studio che opera, in Italia e all’estero, nel settore del design, dei progetti d’interni e d’architettura. Parallelamente svolge
un lavoro di ricerca su modalità progettuali alternative di design e architettura, sia con lo studio professionale che con scuole come Domus Academy, il Politecnico di Milano, lo Iuav di Venezia e la Tongji University di Shanghai, dove è Professore Onorario. Nel campo del design, tra gli ultimi progetti più significativi: Formosa, lampada, Antonangeli 2005; Millepiedi: panca, Giardini della Triennale 2005; Design per la nuova linea bagno,
Ottone Meloda 2004. Ha la direzione artistica e cura il progetto di allestimento della Biennale di Architettura, Venezia 2006.
concept per retail. È curatrice della galleria 503 Mulino a Vicenza (2001-2005). Nel 2006 ottiene il I premio sezione progetti terziario-industriale al concorso Trophée Archizinc Umicore (Francia). A Padova ha curato: il progetto per Piazza Antenore e il recupero del Ponte Romano, l’ampliamento del Cimitero maggiore (in costruzione), il progetto per un complesso scolastico. Attualmente il suo studio si occupa di
architettura pubblica, privata ed industriale e della creazione di nuovi concept di retail per varie aziende.
Adalberto da Rocha Gonçalves Dias (1953 Porto, Portogallo). Si laurea in Architettura presso la Escola Superior de Belas Artes di Porto. È professore presso la Facoltà di Architettura di Porto. Collabora con Alvaro Siza dal 1971 al 1977. Dal 1977 esercita l’attività di libero professionista con studio a Porto. Realizza progetti di abitazioni unifamiliari e collettive (Aguda, Fão, Barcelos, Porto), progetti di recupero e riabilitazione di edifici
(Porto, Povoa de Varzim, Lisbona), infrastrutture e servizi (Porto, Vila do Conde, Aveiro, S. João da Madeira, Viana do Castelo), alcuni dei quali premiati in concorsi. Suoi lavori sono stati pubblicati in libri e riviste specializzate. Ha tenuto conferenze in patria e all’estero e ha partecipato a mostre in Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Giappone. Nominato per il premio Mies van der Rohe (1996), premio Iberfad (1996) e premio Secil (1998).
È responsabile del progetto di Recupero dell’Area Est A (Batalha) per Porto Capitale della Cultura 2001.
Alfonso Femia (1966) e Gianluca Peluffo (1966), soci fondatori dello Studio 5+1 a Genova nel 1995. Nel 2005 creano 5+1AA e vincono con Rudy Ricciotti il concorso internazionale per il Nuovo Palazzo del Cinema di Venezia. Aprono un atelier a Milano, luogo di sperimentazione e indagine sulla città contemporanea. Nel 2007 aprono l’Agence di Parigi e nel 2008 sviluppano il Master Plan per l’area FiorenzaTriulza, contribuendo
alla redazione del Master Plan per l’Expo 2015. Sono finalisti in alcuni tra i principali concorsi internazionali. Espongono, pubblicano, tengono conferenze e lezioni in Italia e all’estero. Alfonso Femia è Professor alla KSU di Firenze e dal 2007 è Professore a Contratto di Progettazione Architettonica nella Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara. Gianluca Peluffo è
ricercatore presso la Facoltà di Architettura di Genova. Insieme, dal 2003, sono membri del Comitato Scientifico e docenti al Masp di Lucca.
5 Dialoghi difficili La realizzazione di un qualsiasi manufatto architettonico passa inevitabilmente attraverso la verifica da parte di terzi. Quando il controllo concerne le caratteristiche prestazionali e/o attinenti all’incolumità e alla salute delle persone o ancora il risparmio energetico, l’ergonomia, la funzionalità, la fisica tecnica degli impianti, la struttura, le verifiche sono oggettive poiché supportate da norme e da statuti scientifici di riferimento. Quando invece tale verifica concerne gli aspetti esteriori ed epidermici le questioni si complicano notevolmente al punto da diventare veri e propri ostacoli alla concretizzazione stessa del manufatto. Partiremo dalla visione e dallo studio di alcuni piccoli casi in cui la sensibilità del progettista e la lungimiranza del committente hanno reso possibile un confronto dialettico tra architettura contemporanea e contesto, tra architettura contemporanea e storica, tra manufatto e paesaggio tutelato. il confronto sarà tra residenza e Parco dei Colli Euganei. Fabrizio Fontana collaboratori Gianluca Caputo, Mario Guerrasio
Venezia due volte C’è una Venezia vera raccontata da Tiziano Scarpa in “Venezia è un pesce”, e c’è una Venezia possibile che vorrei raccontare nel workshop a partire da un libro scritto da Ernesto Franco, abile traduttore di Cortazar. Questo libro si chiama “Isolario” e racconta la storia di isole irreali e di cometografie immaginarie affidate a due messi che non si conoscono e si incontrano quando, dopo aver viaggiato stremati intorno al mondo, stanno per morire nel deserto; isolari e cometografie sono perfettamente sovrapponibili, così come penso si possa costruire un nuovo isolario e una nuova cometografia per Venezia. Come fare con l’architettura allora? Proviamo a fare un censimento immaginario e quantifichiamo la superficie di galleggiamento in Laguna. Assemblare questa superficie e ricoprirla di zattere, piattaforme, architetture galleggianti ci consente di avere altre isole, isole artificiali. Immaginiamo una “Venezia-giardino” con i suoi monumenti “isolati” nei campi terraquei della “seconda laguna”. Cherubino Gambardella collaboratori Lorenzo Capobianco, Corrado Di Domenico
I limiti Uno dei grandi temi della ricerca, in questo inizio di secolo, è stato quello dell’inaspettato salto di “scala” della nuova multi-città e quello del possibile salto “fra le scale” del progetto contemporaneo (o, se si preferisce, il tema dello slittamento interscalare tra città, luogo e oggetto architettonico). Se la forte trasformazione che stiamo vivendo nel campo delle discipline dello spazio (architettura, urbanistica, geografia, paesaggio…) allude, soprattutto, alla consapevolezza di una realtà più complessa (in quanto simultanea), instabile (in quanto dinamica) e molteplice (in quanto ormai diversa ed irregolare), ebbene questa manifestazione più “aperta” dei processi e delle loro conseguenze spaziali, richiede la necessità di concepire nuove logiche trasversali, di relazione e di interazione, tra termini e livelli diversi di realtà. A questa vocazione di attraversamento interscalare e di generare “paesaggi di collegamento” multipli, vogliamo dedicare questo laboratorio Manuel Gausa collaboratore Alvarez Leon
Health Care Town in Jeju-Island, Corea Il workshop internazionale estivo, regolato da un accordo bilaterale tra lo Iuav e la Myongji University of Korea è un appuntamento annuale che promuove uno scambio culturale tra l’architettura orientale e occidentale. Quest’anno il sito di studio è l’isola di Jeju, paragonabile alla Sicilia. Il parco centrale di Jeju-island, Hanra mountain national park and Suguipo civic marine park, rappresenta una risorsa ecologica tale da essere annoverata tra i siti dell’ Unesco nel 2002. In quanto realtà insulare, Jesu ha un patrimonio storico e culturale caratteristico. Recenti politiche hanno reso l’isola luogo di attrazione turistica per i paesi vicini, tra cui il Giappone e la Cina. L’oggetto del workshop è il distretto costiero della città di Seoguipo, e in particolare un una struttura per la salute, da pensarsi in collina. Franco Mancuso, Chun Jinyoung collaboratori Davide Longhi, Andrea Sardena
Lab30. Redigere il quotidiano per i workshop 2008 Anche quest’anno si selezioneranno studenti del Far e Clasvem per partecipare al workshop sperimentale il cui obiettivo sarà la redazione del quotidiano che racconterà dall’inizio alla conclusione questa edizione dei laboratori progettuali estivi e di un blog (con anche videogiornale WTube). Per l’ammissione al workshop è previsto un extempore, una prova grafica e di scrittura. Fra le competenze richieste (anche non simultaneamente!): capacità redazionali (facilità di scrittura); attitudini grafiche; tecnica fotografica; esperienza di riprese video; realizzazione e gestione di blog . Marina Montuori, Enrico Camplani collaboratori Massimiliano Botti, Luca Caratozzolo, Elisa Pasqual
Chun Jinyoung (Seoul, 1960). Professore di progettazione presso la Myongji University in Seoul, Corea; e coordinatore dell’accordo bilaterale tra l’Iuav e l’Università di Seul. Laureatosi presso la Hanyang University, collabora con SAC International Architects. In Libia, elabora alcuni progetti. Si laurea in seguito Presso l’Università de “La sapienza”. Ritorna in Corea e diviene socio dello studio SAC International
Fabrizio Fontana, nato a Padova si laurea in architettura presso l’Iuav. Si trasferisce a Barcellona dove fino al 1994 si occupa di architettura degli interni. Dal 1994 al 2001 è collaboratore alla didattica allo Iuav. È tutor in seminari internazionali di progettazione: Una porta per le Dolomiti a Belluno; Manovre di Pragmatismo Visionario a Marghera. Dal 1996 al 2003 è consigliere dell’Associazione dei Giovani Architetti della
Provincia di Padova e si occupa della divulgazione della Giovane Architettura Europea. Svolge attività professionale collaborando con colleghi e professionisti di altre discipline. Suoi progetti sono stati pubblicati in riviste di settore. Sensibile alle nuove interpretazioni del vivere contemporaneo ma consapevole dei bisogni e delle necessità che generano le architetture, cerca di coniugare l’innovazione
e la sperimentazione tecnico-formale con la tradizione e la durabilità.
Cherubino Gambardella professore ordinario di Progettazione architettonica nella Facoltà di Architettura Luigi Vanvitelli della Seconda Università di Napoli, sua città natale. Il suo lavoro progettuale è stato accolto con interesse e pubblicato su riviste di settore italiane. Ha ottenuto riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali: selezione finale del premio Mies van der Rohe a Barcellona, tre piazze a Montesarchio, la nuova
chiesa di San Guglielmo a Roma, la nuova città di Santa Cesarea Terme, il restyling della stazione metropolitana di Loreto di Milano. È tra gli otto architetti prescelti da «Lotus» per realizzare un’istallazione alla mostra “Conflitti /architettura contemporanea in Italia”. ha tenuto conferenze e seminari in Università italiane e straniere. Suoi progetti, istallazioni e disegni sono stati esposti in musei, fondazioni e istituti di cultura in
tutto il mondo. Ha scritto libri e numerosi saggi. Due monografie sono state dedicate alla sua opera.
Manuel Gausa Navarro (Barcellona,1953), architetto, dottore di ricerca, fondatore dello studio Actar Architecture e della omonima Casa Editrice (1994). È membro del gruppo editoriale della rivista «Quaderns d’Arquitectura de Barcelona». È professore associato presso la Facoltà di architettura di Genova. È stato membro del comitato scientifico del XIX Congresso UIA, fondatore di AxE, co-direttore e poi presidente di Metapolis,
direttore dei corsi post-laurea presso la Fundació Politècnica de Catalunya, è presidente del comitato scientifico dell’IAAC. Impegnato nella didattica, nella progettazione e nella teoria dell’architettura, ha pubblicato molti saggi e lavori, tra cui: Housing. New alternative. New systems; Singular housing: The private domain; Metapolis. Dictionary of Advanced Architecture. Esposti in importanti manifestazioni
culturali, i suoi progetti compaiono in numerose riviste. Nel 2000 è stato insignito della Médaille de l´Académie d’Architecture de France.
Architects (1998-2001). È professore presso la Myongji University.
e altri paesi. A Venezia realizza il padiglione della Corea ai Giardini della Biennale (con l’architetto Seok Chul Kim), il recupero dell’ex Convento di San Lorenzo a Castello e dell’ex Istituto S.Giovanni alla Giudecca. Le sue opere hanno ricevuto importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali.
Franco Mancuso, architetto, nato a Venezia, dove svolge progetti di architettura ed urbanistica (Studio associato Mancuso e Serena). È docente di progettazione urbanistica all’Iuav, e insegna all’EMU e al Master in Conservazione, Gestione e Valorizzazione del Patrimonio Industriale. Tiene seminari e conferenze in Europa Enrico Camplani con Gianluigi Pescolderung dà vita allo studio Tapiro (1979) la cui attività si è rivolta al campo della progettazione grafica nei suoi diversi aspetti: dall’immagine di corporate identity ai sistemi segnaletici, dall’exhibition design alla grafica editoriale al manifesto. Insegnano entrambi all’Iuav nella Facoltà di Design e Arti e nella Facoltà di Architettura. La monografia pubblicata da Electa, Tapiro graphic
design, raccoglie il loro lavoro. Manifesti dello studio fanno parte delle collezioni permanenti dell’Heritage Museum di Hong Kong e della Bibliothèque Nationale de France. Marina Montuori ha svolto attività didattica e di ricerca prima all’Università di Napoli e successivamente all’Iuav di Venezia. È attualmente professore straordinario di Composizione architettonica presso
la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia. Sviluppa da tempo ricerche teoriche ed applicate sui problemi legati alla trasmissione della conoscenza nel campo dell’architettura. L’attività progettuale è documentata in due monografie: G. Carnevale, M. Montuori, Dieci progetti illustrati, Roma 1997; G. Carnevale, M. Montuori, Occasioni di architettura, Roma 2000.
6 30.06.2008
Per un’operante storia del Lido immaginato Il corso affronterà il tema del Lido di Venezia, partendo dalla constatazione dello stretto legame esistente tra lo stato / l’immagine della Città di Venezia e quello/a del suo Lido. Il primo sintomo di crisi è il Lido descritto da Thomas Mann in Morte a Venezia. L’ultimo tentativo di intervenire sul Lido per rilanciare Venezia, in fondo, è ancora l’istituzione della Mostra di Venezia, “decima musa del cinema” e segno di modernità della Biennale. I progetti saranno individuati nella “area vasta” del Lido anche attraverso sopralluoghi e pratiche della “derive” urbana. Una traccia ugualmente preziosa è quella dell’immaginario. La Venezia di Corto Maltese. Ma anche la Venezia di Casanova. O la “Isola dei morti” di Böcklin (il fatto che il suo riferimento sia piuttosto ad Ischia suggerisce la possibilità di un’ibridazione dell’immaginario veneziano e di quello mediterraneo). Renato Nicolini collaboratori Angelo Cannizzaro, Mattia Darò, Gennaro Lopez Antonino Minniti, Carlo Prati
Ritratti di città Genova _ Venezia La regola del ghetto e il limite dell’acqua. Genova e Venezia, due realtà urbane raramente oggetto di uno sguardo condiviso, si rispecchiano e si misurano, all’interno del workshop, seguendo le tracce di un dispositivo didattico dove l’analisi delle analogie e delle dissonanze tra i diversi contesti si traducono in una scrittura compositiva tesa alla configurazione di un dittico di architetture dedicate. Tessuti compatti e trame traforate, tracciati insinuanti e tagli di luce improvvisi, opacità e trasparenze identificano, tra le altre, alcune delle parole chiave di un ipotetico vocabolario comune mentre sulla partitura svariante delle due città si addensano le figure compatte dei ghetti e l’acqua delimita o dissolve la configurazione morfologica dei due tessuti. Chiaramente incastonata nella città inclusiva, la città preclusa, trascrive il carattere del luogo secondo una versione alterata della sua peculiarità che si comprime e si addensa tra i limiti di una campitura escludente. Franz Prati collaboratori Paolo Carpi, Riccardo Miselli, Valter Scelzi
Immaginare San Guliano In Africa, nel vernacolare e nelle culture precoloniali possiamo scoprire una maniera sofisticata di costruire e, simultaneamente di vivere l’ambiente. Se un luogo è risarcito delle proprie possibilità di essere lentamente attraversato, camminato, abitato, possiamo sperare di ricostruirne un’idea di paesaggio. L’area è posta nella terraferma veneziana, dove Mestre si sfrangia dissolvendosi nella gronda lagunare. È un’area non edificata posta sul bordo di uno dei pochi episodi di progettazione integrale di una parte di Mestre: il quartiere Ina Casa di San Giuliano. Essendo quest’area, con i suoi modellati di terreno e la presenza di una lunetta, parte della cinta esterna di forte Marghera, è essa stessa parte di un preciso manufatto. Il programma è di progettare un sistema caratterizzato da unità a funzione prevalentemente residenziale a basso impatto. Non è un’estensione della zona urbana residenziale, ma una riflessione sulle forme della sosta, anche breve, in un dato territorio. Peter Rich, Giovanni Vio
La forma: defensor urbis Per Venezia il rapporto conservazione-innovazione è sempre stato tema vitale per la forma: per la sua stessa essenza. Sacre origini e innovazione tecnica, formano il nodo-epistemico della dialettica politica, religiosa, architettonica, mercantile, sociale, per la “città vergine”. Ma da quando la Dominante decide di rinunciare alla “modernizzazione” tecnica, decide anche l’inizio del proprio inesorabile declino. Venezia vede nell’avanzare inesorabile della “modernità” la sicura minaccia. Non è forse questa orgogliosa volontà di rinuncia l’unica chance alla sopravvivenza? A distanza di quattro secoli, invece, la (nostra) cultura contemporanea ne proclama paradossalmente la modernità ignorandone l’agonia. Ma di quale modernità si tratta, allora? Il conflitto conservazione-innovazione riemerge dunque nello scontro tra i due paradigmi epistemico-teologico e tecnico-scientifico. All’interno di questo duplice orizzonte si colloca il progetto della sub-lagunare, il nuovo sistema territoriale di accessibilità a Venezia. Renato Rizzi collaboratori Andrea Rossetto, Ernst Struwig
La villa e la bella vita Sydney è spesso pensata da molti come un luogo dove perseguire una vita piacevole. Come molte delle nuove città moderne, un metro importante per misurare il livello di una vita piacevole è l’opportunità di avere una casa monofamilare – una villa moderna – nella periferia che garantisca una vita prevalentemente privata con una certa quantità di spazio interno e giardino esterno. Ma Sydney ha anche il dono di avere uno splendido porto, delle spiagge soleggiate, un terreno boscoso che penetrano fino nel cuore della città così come un clima temperato. Il fatto che le ville del Palladio siano state tanto imitate, forse è perché rispondono a valori universali? Le ville del Palladio in un certo senso esistono indipendentemente dalla cultura e dalla topografia in cui sono inserite. Se una volta le configurazioni palladiane esprimevano le fantasie per una bella vita, che sia la ricerca di identità in una villa moderna a Sydney il sostituto della bella vita nei tempi attuali? Joseph Rykwert, Xing Ruan collaboratori Paola Favaro, Margalit Harry, Maria Pesavento
Renato Rizzi, laureato a Venezia (1977), dopo aver collaborato per circa un decennio con Peter Eisenman, ritorna in Italia per dedicarsi all’insegnamento, alla progettazione ed alla teoria. Realizza il progetto vincitore del concorso per l’area sportiva di Trento. Vince il premio nazionale In/Arch (1992), riceve la menzione d’onore per la Medaglia d’Oro dell’Architettura Italiana (2003), vince il terzo premio al concorso per la progettazione
Renato Nicolini, architetto, è professore ordinario di Composizione architettonica presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Si laurea a Roma con Ludovico Quaroni. Il suo campo progettuale va oltre l’architettura in senso stretto. Ha espresso le sue idee con il cinema; come assessore alla Cultura delle giunte Argan, Petroselli e Vetere (1976-1985). Nel 1979 ha inventato l’Estate Romana (oggetto di
studi in Francia e negli Stati Uniti e per la quale è stato nominato da Jack Lang Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres (1985). Conduce da cinque anni, con Marilù Prati, il Laboratorio Teatrale dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Suoi progetti sono stati pubblicati dalla rivista «Controspazio» di cui è stato caporedattore (1974-1976) e di cui attualmente è direttore. Fa parte del gruppo che ha vinto nel 2006 il concorso per la
riqualificazione di Largo Augusto Imperatore. Tra i suoi libri: L’effimero teatrale, con Franco Purini; Estate romana; Napoli Angelica Babele.
Franz Prati, professore ordinario di Progettazione architettonica alla Facoltà di Architettura di Genova e Direttore del Dipartimento di Progettazione e Costruzione dell’Architettura. Ha insegnato a Venezia, Roma, Bari e Reggio Calabria. La sua produzione è documentata su riviste italiane ed estere. Ha vinto concorsi nazionali ed internazionali: nuova sede dell’ASI, Museo Mediterraneo di arte
nuragica e arte moderna a Cagliari, nuovo complesso parrocchiale a Reggio Emilia. Ha redatto diversi progetti per Genova: ampliamento della Facoltà di Architettura, museo archeologico della collina di Castello, spazio museale di Via delle Fontane. La sua attività è documentata in: Segrete armonie di città, a cura di F. Moschini, Kappa 1986; Eclettiche astrazioni del moderno, a cura di A. Valenti, Libria1996; Franz Prati e Luciana
Rattazzi, a cura di L. Andreini, Federico Motta Editore, 2001; Franz Prati, conversazioni sull’architettura e l’atto del disegno, a cura di C. Piva, Libria 2005. Vive e lavora a Genova con Luciana Rattazzi.
Peter Rich, laureato con lode in architettura (1973) consegue il Master (1991). Professore aggiunto alla School of Architecture and Planning della University of the Witwatersrand di Johannesburg (Sud Africa), tiene corsi in Progettazione e teoria dell’Architettura (19772007). Visiting professor presso le maggiori istituzioni d’arte e di architettura nel mondo. Notevoli i suoi studi sull’ architettura vernacolare africana. I
suoi progetti implicano la partecipazione della comunità ed il suo potenziamento, la riduzione della povertà ed il turismo culturale. Ha ricevuto premi e riconoscimenti a livello mondiale,
di Seoul e Tsinghua di Pechino (2000-2004). Ha redatto il primo studio completo dell’opera di Roelof Uytenbogaardt. È autore di Senza Tempo/Timeless Roelof Uytenbogaardt, Padova 2006; Venezia/ Marghera/Mestre e ritorno, Venezia 2005. Suoi contributi sono apparsi su numerose riviste italiane e straniere. È autore di numerosi progetti e vincitore di concorsi.
del Grand Egyptian Museum al Cairo (2003). Attualmente è impegnato nella realizzazione del progetto del concorso per il Teatro Elisabettiano a Danzica. Didattica, ricerca e professione sono per R. Rizzi strettamente integrate: il suo impegno teorico è indirizzato a riaprire il sapere tecnicoscientifico al sapere ontologico-metafisico come indispensabile e inattuale orizzonte, per la nostra contemporaneità,
di architettura. La pubblicazione più recente è La Pedemontana Veneta: Il divino del paesaggio, per un’economia della forma, Marsilio 2007.
Joseph Rykwert (Varsavia 1926) è uno dei più importanti storici dell’arte e dell’architettura mondiali. Ha tenuto conferenze e seminari in quasi tutte le università del mondo. La maggior parte dei suoi studi sono rivolti ai complessi rapporti tra città e architettura. Tra i suoi libri più importanti: The Golden House (1947); The Idea of a Town (1963); On Adam’s House in Paradise (1972); The First Moderns (1980); e molti
altri fino alle recenti pubblicazioni: The Dancing Column (1996) e The Seuction of Place (2000) e The Judicious Eye – Architecture and the Other Arts (2008). È stato insignito del titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts e des Lettres (1984)e della laurea honoris causa in architettura in molti paesi.
Giovanni Vio (Venezia 1964) insegna Urbanistica presso la Specialistica in Conservazione dell’Iuav. Ha svolto ricerche coordinate tra il Dipartimento di Urbanistica dello Iuav e le Università Myongji
Xing Ruan, nato in Cina, si è laureato presso la Southeast University di Nanjing. Direttore del Dipartimento
di Progettazione architettonica presso il Politecnico di Sydney, è professore ordinario alla Università New South Wales di Sydney. Ha svolto la professione in Cina e in Australia (1986- 1991). Tra le più recenti pubblicazioni: Allegorical Architecture (University of Hawai Press, 2006), e New China Architecture (Periplus/Tuttle, 2006); Topophilia and Topophobia: Reflections on Twentieth-century Human Habitat (coeditor, Routledge, 2007).
7 Iuav-Embt: studi per un progetto Questo workshop ci vedrà lavorare in parallelo ad un progetto reale che si sta investigando nello studio. Questo farà si che gli studenti si avvicinino alla realtà e che la realtà si avvicini all’immaginazione. Benedetta Tagliabue collaboratore Elena Rocchi
La scala: punti di vista Un gatto per dichiarare la sua fine alza la coda. La tua scala come lo fa? E poi lo vuole? Definizione: termine generico per indicare vari tipi di strutture fisse o mobili, a scalini o a pioli, che consentono alle PERSONE di superare un dislivello agevolmente salendo o scendendo a PIEDI. Consta di una serie di gradini disposti su un piano inclinato. I gradini possono essere o meno intramezzati da ripiani detti pianerottoli. Identità: l’oggetto del pensiero mantiene identica la sua determinazione per tutto il tempo in cui viene pensato in un unico discorso: A è A. Scala è Scala. Tipologie –funzioni – localizzazioni: Ripida, Erta, Comoda, Agevole, Portatile, a Chiocciola, a Rampe, a Corda, Volante, di Barcarizzo, Esterna, Interna, Principale (Regia), Secondaria (di Servizio, di Sicurezza); l’indeterminatezza del limite incute emozioni esagerate: Stupore – Paura – Terrore. Tamaro e Semerani collaboratori Francesco Semerani, Piero Vespignani
Una Venezia virtuale e parallela Una città è il frutto di una serie di trasformazioni reali, ma al contempo un palinsesto in cui ipotesi non giunte a compimento hanno lo stesso valore delle opere costruite. Queste ipotesi sono di due tipi. Il primo riguarda progetti destinati a essere realizzati, il secondo concerne proiezioni visionarie non necessariamente pensate come possibili. In entrambi i casi ciò che è rimasto sulla carta entra nella memoria della città. In quanto narrazioni complesse, le città sono quindi insiemi stratificati che uniscono la concretezza edilizia alla presenza di immagini architettoniche le quali, nonostante la virtualità che le caratterizza, conferiscono loro gran parte dell’identità che esse possiedono. Si tratterà di ascoltare ciò che è rimasto irrealizzato per poi considerarlo come materiale di un nuovo progetto. L’esperimento che si propone è di misurare l’effetto che ha avuto su Venezia un grande progetto non costruito come quello che Kahn elaborò per i Giardini della Biennale nel 1969. Laura Thermes collaboratori Fabrizio Ciappina, Gaetano Scarcella
La città come infrastruttura collettiva Benessere, comfort, sicurezza, salubrità sono caratteri che sempre più spesso vengono richiesti alla città e che ogni ambito urbano dovrebbe garantire. Spesso però non è così. La città costruita a partire dal secondo dopoguerra, pur se ricca di servizi e attrezzature, stenta a raggiungere livelli accettabili di welfare, e ciò costituisce sempre più di frequente motivo di critica, avversione e, in definitava, difficoltà per i cittadini che la abitano. Obiettivo di questo workshop è indagare e decifrare le ragioni della “fatica di abitare”, i motivi dell’ostilità che estesi brani di tessuto edificato manifestano nei confronti di tutti gli abitanti, esplorando progettualmente le possibili configurazioni degli spazi e manufatti capaci di contribuire al benessere di una comunità/collettività, studiando in particolare la morfologia di ciò che può essere definito come “infrastruttura collettiva”. Maria Chiara Tosi collaboratori Michela Pace, Cristina Tenzoni
Architettura oltre l’architettura Architettura sociale – sostenibile – materiali alternativi. Residenze per le popolazioni povere e non privilegiate. Pensare socialmente e sostenibile quale approccio progettuale (cultuale e urbano). Villaggi, campi rom, baraccopoli, insediamenti abusivi, favelas o qualsiasi altro nome per i cosiddetti “insediamenti alternativi”, concorrono a identificare (spesso negativamente e come luoghi disturbatori) la maggior parte delle metropoli in Africa, Sud America e Asia. Come può l’Architettura rispondere a queste considerazioni di carattere sociale, e come può rendere effettivo un approccio differente, sostenibile? Il tema del workshop è lo sviluppo di strategie di intervento per contesti urbani, di progetti per abitazioni sociali, usando risorse sostenibili, compatibili, locali. Dustin A. Tusnovics collaboratori Maria Maccarrone, Marlene Wagner, Alessia Zambon
Gigetta Tamaro si laurea a Venezia con Giuseppe Samonà (1958). È assistente di Giancarlo De Carlo all’Iuav, Visiting Pofessor in Austria e Spagna. Insegna Progettazione architettonica alla Facoltà di Architettura di Trieste. È presidente di numerose associazioni culturali ed enti pubblici. Le sue opere, pubblicate sulle maggiori riviste nazionali ed internazionali, sono state oggetto di trattazione
Benedetta Tagliabue ed Enric Miralles cominciano a lavorare insieme nel 1991 e fondano lo studio Miralles Tagliabue EMBT a Barcellona (1998) che produce progetti per molte città europee. EMBT ha ricevuto riconoscimenti: Premio Nacional de Catalunya, RIBA Best Building Award, Premio FAD de Architettura, Rietveld Prize, BDA Architecture Preis . Loro lavori sono stati esposti in tutto il mondo. Tra gli ultimi progetti:
lArcelor, padiglione per esposizioni a Esch-surAlzette in Lussemburgo; edificio del rettorato per l’Università di Vigo, sede centrale del Gas Naturale di Barcellona, biblioteca di Palafolls, case popolari a Figueres, Hafencity ad Amburgo. Sono in fase di realizzazione una stazione della Metropolitana a Napoli, un centro commerciale a Leeds, la riabilitazione di un edificio industriale a Barcellona, il padiglione spagnolo per l’Expo di Shanghai
monografica nel volume Semerani+Tamaro: La città e i progetti, 1983 e Semerani e Tamaro architetture e progetti, 2000.
Fondazione Masieri a Venezia. (1987-1992). Direttore della rivista «Phalaris» (1988-1992) e curatore del Dizionario critico illustrato delle voci più utili dell’architetto moderno, 1993. Ha pubblicato dieci volumi fra i quali Gli elementi della città, 1970; Passaggio a Nord Est, 1991; Progetti per una città, 1980; L’altro moderno, 2000. Ha tenuto lezioni, conferenze e mostre in Italia e all’estero.
Luciano Semerani, cattedratico di Composizione Architettonica all’Iuav, è coordinatore del Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica, Visiting Professor in Austria e negli USA, responsabile Scientifico della Galleria di Architettura Contemporanea della
2010, il parking e spazio pubblico Ricard Viñes a Lleida, la scenografia per la compagnia di danza di Merce Cunningham.
Laura Thermes, professore ordinario di Composizione architettonica presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria, direttore del Dipartimento di Arte, Scienza e Tecnica del Costruire (19992005), coordinatore del Dottorato di Progettazione Architettonica e Urbana “Il progetto dell’esistente e la città meridionale” (dal 1999), responsabile scientifico dei Laboratori Internazionali di
Architettura (dal 2002). È. attiva nei campi della progettazione architettonica e urbana e in quello della teoria del progetto. Suoi scritti sono raccolti in Scritti teorici. Tempi e spazi. La città e il suo progetto nell’età posturbana (Roma 2000). L’attività didattica è documentata in: Laura Thermes. Progetti per il Sud. Centonove tesi di laurea in progettazione architettonica e urbana 1990-2005 (Padova 2008). L’attività professionale,
prevalentemente all’interno dello studio Purini/ Thermes è ampiamente documentata sulle principali riviste internazionali, nelle più importanti mostre ed è inserita in diverse storie ed enciclopedie dell’architettura del Novecento.
Maria Chiara Tosi è docente di urbanistica allo Iuav, ha insegnato presso le Università di Trento, di CataniaSiracusa e all’Ecole d’Architecture de Paris Marne la Vallée; è stata ricercatore al College of Environmental Design dell’UC Berkeley. Ha partecipato a ricerche in ambito europeo. Attualmente si dedica allo studio della dimensione fisica delle politiche di welfare. Ha lavorato a piani regolatori e paesaggistici. È stata
consulente della Soprintendenza per i Beni Architettonici del Veneto ed è ora impegnata nella redazione del Piano Strutturale di Ferrara. Tra i suoi libri: Di cosa parliamo quando parliamo di urbanistica (Meltemi 2006); Tracce di città (F. Angeli 2001); Il progetto ambientale della città (Il Poligrafo 2003); Quaderno del Laboratorio Brescia Prg (Grafo 1998). Suoi articoli si trovano in: AA.VV., Le forme del territorio italiano
(Laterza, 1996); X. De Geyter, After sprawl (Nai 2002); P. Viganò, New territories, (Officina 2004).
Dustin A. Tusnovics, laureato all’Iuav, consegue il dottorato di ricerca a Vienna con Will Alsop. Assistente di Hans Hollein per la Biennale di architettura di Venezia (1996), esercita la libera professione a Vienna e Trieste. È co-fondatore dello studio di Architettura & Comunicazione con Elisabetta Porro a Vienna e di uno studio di progettazione con sedi in Austria e Germania. Consegue il premio Office of the
Year Award 2000 per il progetto “Deloitte Consulting in Vienna (100% Non-Territorial)”. I suoi progetti sono stati esposti in numerose mostre e sono stati oggetto di saggi in riviste nazionali ed estere. Dal 2004 è direttore del Corso di laurea Baugestaltung Holz (progettare e costruire con il legno) presso il politecnico di Salisburgo. Il suo impegno è principalmente rivolto verso una progettazione interdisciplinare e
sostenibile. Collabora a ricerche con università europee e africane. Suoi saggi sono apparsi in numerose riviste.
30.06.2008
30.6
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cotonificio
Santa Marta, Venezia lunedì 30 giugno ore 10.30, auditorium presentazione VII edizione dei workshop estivi Clasa ore 12, aula G conferenza stampa aula I iscrizione e info a docenti e collaboratori ore 15 inizio lavori
auditorium cotonificio
8 appuntamenti che contrappongono in una dialettica particolarmente vivace un architetto straniero e un architetto italiano. 8 incontri aperti al pubblico, oltre che ai 1800 studenti dei Workshop 2008, che indagano gli orientamenti dell’architettura. Martedì 1 luglio ore 17 Verso nuovi paesaggi? Manuel Gausa e Benedetta Tagliabue Mercoledì 2 luglio ore 17 Verso nuove morfologie? Adalberto Dias e Cherubino Gambardella Giovedì 3 luglio ore 17 Verso nuovi usi? Peter Rich e Renato Nicolini Venerdì 4 luglio ore 17 Verso nuovi materiali? Carlos Campos e Aldo Cibic
Chi e dove?
Santa Marta Primo piano Thermes, A1 Ciacci, A2 Rykwert – Ruan, B Rizzi, C Casamenti, D Danese, E Rich, F Semerani – Tamaro, G Campeol, I Secondo piano Cibic, L1 Tagliabue, L2 Prati, M1 Cecchetto, M2 Carrilho – Albero, N1 Burghi – Cunico, N2 Dias, O1 Gausa, O2 Magazzini 6 Piano terra 5+1AA, 0.1-0.3 Bucci, 02.-0.4 Tusnovics, 0.5-0.7 Nicolini, 0.8-0.10 Primo piano Campos, 1.1-1.3 Tosi, 1.2-1.4 Gambardella, 1.7-1.9 Ind, 1.8 Secondo piano Borgherini – Werblud, 2.3 (aula informatica) Accostato, 2.2 Mancuso – Chun, 2.4 Fontana, 2.5 Redazione, 1.5 Staff, 1.6
Lunedì 30 giugno 2008 Laboratorio08 Numero 0 Supplemento a Iuav-Giornale d’Istituto Registro stampa 1391 Tribunale di Venezia Direttore scientifico Marina Montuori Coordinamento di redazione Massimiliano Botti Direttore artistico Enrico Campani Coordinamento redazionale Luca Caratozzolo Elisa Pasqual Laboratorio interfacoltà Far/Fda Nell’ambito dei Workshop estivi aa 2007-8 Clasa/Far, Iuav on line http laboratorio08.wordpress.com email laboratorio08@iuav.edu Coordinamento generale Esther Giani