Caso studio_gruppo 10

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LABORATORIO DI URBANISTICA 2015/16 Prof. Antonella Bruzzese, Prof. Anna Moro Tutor: Luca Brivio, Paolo Maneo, Fulvia Proserpio Scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni Corso di Laurea in Progettazione dell’Architettura

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CAMPO DE LA CEBADA

PLAZA DE LA CEBADA, MADRID - 2010 AREA TEMPORANEAMENTE AUTONOMA AD USO SOCIALE Gruppo 10 RICCARDO CHIARLE, FRANCESCO CICIRIELLO, STEFANO COLELLI,GUIDO COSSUTTA

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CAMPO DE LA CEBADA

PLAZA DE LA CEBADA, MADRID 2010 AD OGGI Il Campo de la Cebada, nasce come zona temporaneamente autonoma (TAZ), risultato di una demolizione del precedente palazzetto sportivo nel 2009. L’area venne occupata durante una manifestazione locale, chiamata La Noche en Blanco, per due settimane circa, con lo scopo di restituire ai residente un’area precedentemente ad uso del quartiere. Successivamente, collettivi di residenti sorti nel 2010, chiesero la concessione dell’area da parte dell’Amministrazione Comunale di Madrid, per scopi culturali e sociali ad uso temporaneo, in attesa che il progetto di un nuovo complesso prenda corpo.

TIPOLOGIA DI PROGETTO: Zona Temporaneamente Autonoma (TAZ) DIMENSIONI: 5.500 mq COSTI: Progetto a basso costo con autofinanziamento dei collettivi ATTORI: Collettivi di residenti e gruppi temporanei tra cui: UTC (Grupo de Autoconstrucción Tabacalera, Asociación Patio Maravillas, Asociación Amigos del Patio Maravillas, Todo por la praxis), Associazioni locali, Amministrazione comunale e Gruppi di giovani architetti tra i quali: Paisaje trasversale, PKMN, Zuloark, Basurama e Todo Por la Praxis.

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TIMELINE STORICA

L’attuale area del Mercado de la Cebada e di Plaza la Latina, era in principio un cimitero arabo.

Il vecchio cimitero arabo viene utilizzato per insediare il primo mercato alimentare all’aperto della zona.

Costruzione della prima struttura permanente del Mercado, avente una struttura in ferro, da qui Mercado de Hierro.

XV Secolo

XVI Secolo

1868

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Demolizione dell’antico mercato, per la realizzazione di una struttura più moderna e capiente.

1956/1958

Demolizione del palazzetto sportivo e tentativo di demolizione del Mercado de la Cebada.

COSTRUZIONE DEL PALAZZETTO SPORTIVO NEGLI ANNI ‘80

2004 - PIANO DI RIVITALIZZAZIONE DEI MERCATI CITTADINI

2009

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TIMELINE DI PROCESSO

Durante l’iniziativa la “Noche en Blanco“, il gruppo Basurama ha occupato l’area per la realizzazione di un’oasi tropicale all’interno della ex area della Piscina de la Cebada.

Passo avanti verso la privatizzazione dell’area del mercato, con bando per la progettazione di un nuovo stabilimento sportivo e commerciale.

I RESIDENTI SI ATTIVANO AFFINCHÈ IL COMUNE CONCEDA LORO LA GESTIONE DEL SITO

2010

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2011

LAVORI DI COSTRUZIONE DEL “DISPOSITIVO DE LA CEBADA“

28 LUGLIO 2011 - IL COMUNE APPROVA LA DEMOLIZIONE DEL MERCATO ESISTENTE PER CREARE UN CENTRO COMMERCIALE


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Incontro a partecipazione popolare realizzato da Architetti senza frontiere, per riabilitare la struttura del mercato e trovare nuove soluzioni di utilizzo.

Attualmente l’area è utilizzata da parte di associazioni locali per usi sociali e culturali a tempo limitati, fintanto che non inizieranno i lavori di realizzazione del nuovo progetto.

Il progetto prevede la costruzione di un complesso sportivo e commerciale multipiano, comprendente di una terrazza verde per ridare spazi ad uso pubblico, come emerso dalle necessitĂ dei residenti.

2012

OGGI

IN FUTURO

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Storia del Mercado de la Cebada Nella Piazza de la Cebada, si trova uno dei più grandi mercati di Madrid, il mercato de la Cebada. Inizialmente sull’area era presente un vecchio cimitero arabo, ed il vuoto da esso lasciato permise nel XV secolo, di destinare l’area a mercato all’aperto, formato da bancarelle di vendita alimentare, ma anche di ospitare eventi come fiere e processioni sacre. Solo nel XVIII secolo, con l’aumentare della popolazione e la necessità di una maggior attenzione all’igiene, venne eretta la prima struttura del mercato, risalente al 1868, e solo nel 1875 venne inaugurato il progetto definitivo a due edifici, con struttura in ferro, da qui il nome “Mercado de Hierro de la Cebada”. Col tempo l’edificio iniziò a conoscere il deterioramento ed il semi abbandono e per questo, nel 1956 venne demolito per problemi igienici e nel 1958 venne eretta la struttura che ancora oggi è visibile sull’area. Il mercato che si venne a creare, mancava di quegli spazi esterni dedicati alla vendita ma anche agli incontri dei residenti, che invece erano presenti nel precedente insediamento, e che vennero relegati ad un ruolo marginale, distaccando in questo modo il mercato dalle altre piazze della città. Negli anni ’80 quel poco spazio dedicato a piazza venne utilizzato per erigere un palazzetto dello sport comprendente di una piscina coperta. Nel 1992 il mercato conobbe alcuni interventi riguardanti la sosta auto, con la costruzione di un parcheggio sotterraneo, che permise un traffico più agevole dell’area circostante. Oggi il mercato si presenta ulteriormente trasformato, infatti l’organizzazione del mercato ha deciso di dare una nuova immagine ad una struttura che inizia a intravedere i segni del tempo. A tal proposito il collettivo Boamistura è stato commissionato per la colorazione delle cupole in cemento, per dare un’aria di rinnovamento artistico a questo emblematico edificio di Madrid. Nel 2009 è stato progettato di demolire nuovamente la struttura per i medesimi problemi conosciuti dal vecchio mercato di “ferro” del XVIII secolo. Il processo di demolizione venne però fermato perché la società JB prese il sopravvento per quanto riguarda la sponsorizzazione del mercato. Questo portò comunque alla demolizione del palazzetto sportivo adiacente al mercato, unico centro sportivo del quartiere popolare, che a causa della crisi nessuno fu più disposto a sostituire con una struttura più moderna, lasciando così un’area libera di 5.500 mq. Nel 2010 durante ”La Noche en Blanco”, iniziativa che si impegna periodicamente all’occupazione temporanea di spazi pubblici, il gruppo Basurama ha intravisto la 8


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In alto: Vista aerea del Mercado de la Cebada, disegnata da E. Mathieu 1877 In basso: Vista aerea del mercato all’aperto - 1900

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In alto: Vista esterna del Nuovo mercato del 1958 In basso: Prospettiva del Nuevo Mercado de la Cebada - 1956

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In alto: Vista dei lavori per la colorazione delle cupole del mercato da parte del gruppo Boamistura - 2009 In basso: Vista del completamento di colorazione delle cupole

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possibilità di creare un’”isola tropicale” all’interno della vecchia area del palazzetto, inserendo un cinema, una scena musicale, laboratori e giochi per bambini. L’iniziativa durò per circa due settimane, ed al suo termine, il tessuto sociale e dei residenti si attivò affinché il Consiglio municipale desse loro la gestione del sito, chiamandolo da quel momento “Campo de la Cebada”. Nel 2011 si fece un ulteriore passo avanti verso la privatizzazione dell’area del mercato, dove inizialmente si pensò sarebbe stato costruito un centro commerciale, andando ad ignorare del tutto la storia ed il parere del quartiere.

Aspetti urbanistici

In questa pagina: In alto: Planimetria dell’edificio ottocentesco In basso: Area di pianificazione specifica “APE“, tratto da MPG Cebada Nella pagina successiva: Esempio di partecipazioni varie

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I mercati di Madrid rientrano all’interno di vari piani di trasformazione, che ne regolano il futuro determinato dai cambiamenti delle dinamiche di commercio locale. Per questo a partire dal 2003, si sta provvedendo alla ristrutturazione dei mercati, con lo stanziamento di ingenti investimenti. Il tutto per far sì che i mercati di Madrid si presentino come un’alternativa “originale e diversa dal resto, mantenendo la loro essenza (…) di ambiente vicino e familiare”. I “nuovi mercati” di Madrid, come vengono appunto definiti nei piani dell’amministrazione pubblica, non sono mercati comunali per gli acquisti di prossimità degli abitanti di quartiere, ma mercati incentrati su un tipo di non-consumatori: maggiore potere economico e maggiore selezione per i prodotti. Il mercato della Cebada, ad oggi si presenta fatiscente, con numerose postazioni non più aperte, la presenza di barriere architettoniche e servizi non funzionanti. Vista la dimensione e l’importanza che esso ha avuto, non ci si vuole illudere che il mantenimento del solo mercato alimentare tradizionale, possa essere la soluzione migliore per la Cebada. Per questo, l’amministrazione comunale, ha deciso di percorrere la strada della privatizzazione dell’area con la conseguente perdita della caratteristica di mercato. Il progetto prevede l’inserimento di nuove funzioni, come un centro sportivo (tanto richiesto dalla popolazione, non solo del quartiere), biblioteche, servizi per il cittadino e spazi pubblici.


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Il tema sociale A seguito di alcune interviste estratte dalla tesi di laurea magistrale “Il progetto complesso in Architettura: la Plaza de la Cebada” di Marco Cannas ed Elia Sbaraini, del Politecnico di Torino, ne segue che gli aspetti più sentiti dalla popolazione sono la mancanza di spazi pubblici, la quasi inesistenza di parchi, zone verdi, centri pubblici per persone di ogni fascia di età, lo stato di degrado e quasi sparizione del mercato in aggiunta alla demolizione dell’importante centro sportivo. Tutti questi aspetti influenzano la qualità della vita nel quartiere, diminuendone il giudizio che si ha su di essa, da parte di chi la vive e chi la frequenta. Un punto positivo però emerge, ed è la presenza del Campo de la Cebada, che rappresenta un’opportunità per la collettività di realizzare attività culturali, sportive e ludiche. Questo porta alla luce la volontà da parte dei cittadini, di avere maggior spazio pubblico a servizio diretto degli abitanti e di aumentare la loro partecipazione attraverso eventi organizzati dal Campo. È stato riscontrato però un punto negativo da parte di alcune fasce di residenti del quartiere. Infatti l’area del Campo de la Cebada era nato come spazio dedicato a tutti i cittadini, nel rispetto di ogni fascia di età, con particolare riguardo per i bambini. Ora invece si riscontra la troppa importanza data ai giovani, portando ad una carenza di spazi e attività per il resto della popolazione. Quel che è ulteriormente emerso dalle interviste, fa notare che le attività sono organizzate dal Campo, a seguito delle assemblee organizzative, a cui purtroppo alcune fasce di cittadini non prendono parte. Questo fa supporre che non è un’intenzione del Campo non organizzare determinate attività, ma piuttosto un problema di proposte nel momento dell’organizzazione. Queste problematiche hanno portato all’apertura di un sito web che offrisse informazioni e generasse discussioni in merito all’utilizzo dell’area. Inoltre si tennero molte riunioni nel bar di fronte lo spazio, e si giunse così ad un accordo su una serie di richieste da negoziare con il Consiglio comunale. Il Campo si è impegnato a non realizzare opere permanenti che potessero rallentare la realizzazione del nuovo impianto o comportare qualche alternativa al centro sportivo promesso. Prima della sua realizzazione vennero poste numerose problematiche di tipo legale e amministrativo riguardo la concessione dell’area ai cittadini. Infatti doveva essere realizzata formalmente un’associazione che avrebbe potuto ricevere sovvenzioni e presentare progetti per i quali sarebbe servita anche una persona giuridica per impegnarsi nei negoziati con la pubblica amministrazione. Inoltre chi sarebbe stato responsabile delle chiavi dell’area, di quello che potesse essere considerato un uso corretto o ancora degli orari di uso del Campo, delle assicurazioni o di chi avrebbe firmato per ogni lavoro, erano problemi da affrontare. Si decise così di 13


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esplorare un nuovo modello di collaborazione tra il Comune ed il quartiere, facendo sì che la responsabilità, di organizzare eventi o attività che potessero favorire le relazioni sociali, fosse diretta dei cittadini. Fu così che nel 2011 con il sostegno di associazioni di quartiere già consolidate, è stato firmato un accordo con il Dipartimento delle finanze del Consiglio Comunale, il proprietario nominale del sito, per la cessione temporanea dello spazio.

Intervista a Beniamino Saibene Beniamino Saibene è uni dei fondatori di Esterni, un’impresa sociale e culturale che dalla sua nascita progetta spazi pubblici, disegna servizi per piccole e grandi comunità, promuove e realizza eventi di aggregazione e sviluppa campagne di comunicazione necessaria e partecipata. Nel 1995 un gruppo di studenti decide di provare a cambiare le abitudini dei milanesi, sempre più chiusi nelle loro case e nei loro mezzi di trasporto, individuano negli spazi pubblici il cuore di una società ideale, decidendo così di diventare esperti in “cardiologia urbana”. L’operazione è tutt’ora in corso, il gruppo ha allargato i suoi confini e i suoi interessi ed è diventato un’impresa culturale portata avanti da decine di persone. Oggi Esterni si dedica all’analisi del contemporaneo e alla formulazione di soluzioni creative che favoriscano la partecipazione allargata, la mescolanza sociale e un pensiero libero.

In alto: Beniamino Saibene, Socio Fondatore e Direttore di Esterni 14

“Nel 2008 siamo stati contattati da uno studio di architettura di Madrid per intervenire su delle aree dismesse nel quartiere di Lavapies, nel cuore del centro storico di Madrid. Ci erano stati segnalati dieci diverse zone di intervento. Abbiamo, così, deciso di occuparci dello spazio situato in Calle del Dr. Fourquet 24 perché ritenuto come uno dei luoghi con maggiori possibilità di sviluppo per il quartiere, data la vasta superficie occupata dal lotto. Questo processo, portò alla nascita del movimento “Esta es una plaza”. Per creare “materialmente” lo spazio di Esta es una Plaza, ricevemmo inizialmente un finanziamento di 8.000 euro e successivamente ci furono una serie di autofinanziamenti. Tre mesi prima di entrare nel lotto stabilito, io con un mio socio effettuammo dei sopraluoghi per vedere le condizioni in cui versava l’area, che si presentava come una discarica a cielo aperto; iniziammo a immaginare come avremmo potuto migliorare la zona, tentando di soddisfare quelle che erano le richieste e le esigenze del quartiere. Prima dell’inaugurazione dello spazio lavorammo insieme ad altri volontari alla realizzazione effettiva del progetto. La buona riuscita dell’iniziativa è da attribuire a due


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fattori: la disponibilità delle istituzioni spagnole che fin da subito non fecero mancare il loro sostegno e il forte legame instauratosi tra noi volontari e gli abitanti stessi del quartiere. Infatti in questa piazza si vedeva gente di tutte le età, dal ragazzo che gioca a basket all’anziana che lavora nell’orto. Gli interventi svolti all’interno dell’area, successivamente alla bonifica dell’intero lotto furono: - un orto urbano; - un campo da basket; - un teatro (ricavato con materiali di risulta); - un’area relax; - una sala riunioni; - un’area adibita a falegnameria; - installazioni temporanee per eventi culturali. Grazie alla buona riuscita del nostro progetto negli anni successivi fummo contattati da diversi attivisti spagnoli per replicare la nostra iniziativa su altri spazi abbandonati nell’area di Madrid. El Campo de la Cebada rientra all’interno di quei luoghi che hanno seguito lo stesso modus operandi di “Esta es una plaza”. Infatti è un luogo autogestito e vissuto prevalentemente dagli abitanti del quartiere, dove possiamo osservare al suo interno i medesimi interventi ed installazioni.”

Nascita del Campo Dopo l’installazione temporanea che aveva trasformato l’area in una piccola oasi tropicale, alcuni residenti hanno cominciato a chiedersi il motivo per cui dovessero rinunciare ad uno spazio di cui potevano usufruire anche prima di quella iniziativa. Residenti del quartiere di ogni età, genitori di bambini che frequentano le scuole della zona e collettivi di giovani architetti, hanno così deciso di riunirsi sotto il nome di “El Campo de la Cebada” per affrontare la sfida di come mantenere l’uso da parte della comunità sullo spazio, fino alla data di inizio lavori del nuovo impianto.

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Attori Tutto questo è stato possibile grazie ai gruppi di vicinato che sono nati con lo scopo di occuparsi dell’area, un vero esempio di realizzazione dal basso di un progetto comune. Nel progetto sono stati coinvolti anche gruppi di giovani architetti, tra i quali: Paisaje trasversale, PKMN, Zuloark, Basurama e Todo Por la Praxis, che sono subentrate per aiutare la progettazione e costruzione di elementi urbani. La realizzazione di questo progetto ha portato alla nascita di un collettivo temporaneo, UTC (Grupo de Autoconstrucción Tabacalera, Asociación Patio Maravillas, Asociación Amigos del Patio Maravillas, Todo por la praxis).

Descrizione delle attività Le prime attività che hanno avuto luogo nel sito erano assemblee settimanali, da cui poi sono sorti i comitati specifici per proporre, considerare e approvare le attività. Proposte e dubbi espressi durante le assemblee venivano resi noti sul sito web “El Campo de la Cebada”, così come su lavagne appese vicino all’ingresso dello spazio. L’area venne subito ripulita e dotata di attrezzature di base, come ad esempio l’acqua e i generatori elettrici, alcune aree sportive con le linee dipinte in terra e gli accessori per giocare a basket e calcio. Il grigio del cemento fu presto sostituito da colori e graffiti realizzati dai volontari e da artisti locali. L’arredo urbano è stato ricavato con materiali riciclati; questa attività ha successivamente dato origine al workshop “Handmade temporary urban design”. I pezzi prodotti sono temporanei, portatili e versatili in modo che, quando vi è un gioco, possono essere spostati intorno all’area di interesse. Il successo della squadra di basket locale ha portato gli abitanti a costruire posti a sedere a più livelli sulla sponda della rampa che dà accesso al sito. Col tempo sono stati realizzati degli orti, posti in scatole di grandi dimensioni su ruote che possono essere spostati in giro per permettere alle piante di ricevere la maggior parte del sole. In merito si sta trattando con alcuni residenti per la realizzazione periodica di corsi di botanica e orticoltura. Per combattere il caldo delle implacabili estati di Madrid, è stato eretto un riparo per mezzo di una struttura metallica sulla quale sono stati installati grandi pezzi di tessuto riciclato e posizionati in modo da coprire gran parte del sito. Sopra il portico si trova un container che viene utilizzato come contenitore per gli strumenti ed alcuni elementi di arredo. Questo forma anche una terrazza che viene utilizzata come tribuna quando ci sono spettacoli ed eventi pubblici. Infatti ci sono un gran numero di eventi in programma nell’area, che vanno dal cinema all’aperto a concerti. Uno degli eventi più sentiti e rinfrescanti del programma è il “Piscinazo”, in cui sono previste diverse piscine gonfiabili in estate, in modo che le persone possano impegnarsi in versioni acquatiche di meditazione tai chi, oppure per corse ad ostacoli in stile “allenamento da strada”. 16


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In alto: Vista di momenti di partecipazione cittadina In basso: Momento di costruzione di una struttura d’arredo urbano Nella pagina precedente: Locandina di uno degli eventi più sentiti della zona, “El Piscinazo”

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Oltre a tutte le attività sopra citate, si tengono anche feste locali, eventi di danza tradizionale e feste all’aperto. “El Campo de la Cebada” offre anche uno spazio per iniziative private, socialmente orientate, ad esempio dibattiti bisettimanali che coinvolgono professionisti del settore dell’istruzione, “Colazioni tra cittadini” mensili per risolvere i conflitti tra i residenti.

Arredo urbano Dispositivo de la Cebada I lavori sono iniziati nel giugno del 2011 ed hanno avuto una durata di 1 giorno per la sua costruzione, per un costo complessivo di 8.000€. Lavoro realizzato da parte dei gruppi collettivi che gestiscono l’area e da alcuni residenti della zona. IDensitat in collaborazione con il Consiglio dello Sport lavora a progetti interdisciplinari che promuovono il rapporto tra sport informale ed esperienze artistiche. Il dispositivo, nasce nell’ottica di installare un’apparecchiatura temporanea legata alla pratica dello sport. Gradas o micro-plazas Le gradinate, sono state realizzate insieme a gruppi di architetti che hanno preso parte alla creazione del Campo de la Cebada, contribuendo fin dai suoi albori. Le gradinate sono state costruite da residenti e volontari utilizzando materiali di risulta, seguendo i disegni e le indicazioni dei progettisti. Questi arredi urbani sono temporanei e mobili; quindi a seconda delle manifestazioni che vengono ospitate nell’area, possono essere riposizionate istantaneamente.

Premiazioni El Campo de la Cebada è arrivato finalista del Premio Europeo per Urban Public Space, un’iniziativa del Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona (CCCB), un chiaro segno di come le istituzioni stiano cominciando a diventare consapevoli dell’impatto collettivo che questo tipo di progetto può avere sullo sviluppo sociale. Friedman ha dichiarato ne L’architettura di sopravvivenza: “la filosofia della povertà è il motore di cambiamento per una società più democratica, trasparente e partecipativa.”

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In questa pagina: Alcuni esempi di gradinate realizzate nel Campo

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In questa pagina: Esempio di gradinata realizzata nel Campo

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In questa pagina: Il dispositivo del Campo de la Cebada

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Progetto sull’area della Cebada Il 2 Luglio 2004, l’amministrazione comunale di Madrid presenta un documento con il quale intende coordinare le azioni aventi lo scopo di rivitalizzare il centro città. Nel piano, ci si riferisce al Mercado de la Cebada, nei seguenti termini: “Il Mercado de la Cebada e le strutture adiacenti della Piscina de la Latina, occupano la parte centrale della piazza, creando una vasta area di spazi residui. Gli impianti obsoleti di entrambi gli edifici richiedono interventi in profondità, diretti alla riqualificazione o alla sostituzione.” Successivamente a questo piano, vennero indetti due concorsi, il primo (per proporre una pianificazione e progettazione di nuovi edifici per il mercato e l’impianto sportivo e la ristrutturazione del Campo de la Cebada) andò deserto. Il secondo concorso invece venne vinto dagli architetti Carlos Rubio Carvajal ed Enrique Alvarez Sala, che hanno partecipato e vinto con lo slogan “mas publico”. Il progetto mira a diventare sia un riferimento dello spazio ricreativo per residenti e visitatori, che un polmone verde in un ambiente privo di superfici verdi di questa estensione. Infatti, attraverso idee innovative, si riesce a generare uno spazio destinato ad area verde, isolato dal traffico, completamente accessibile dalle vie pubbliche e che dispone di una terrazza soleggiata da cui si può godere del panorama sulla città. Si intende integrare all’interno dell’area, servizi terziari, da affiancare alla funzione di mercato tradizionale, consentendo una nuova sinergia data dalla vendita di prodotti non alimentari (terziario) e alimentari (mercato). Le aree destinate a verde, risultano di 3.215 mq, quelle allo sport 1.800 mq e quelle ad attrezzatura base di nuovo inserimento a 1.976 mq.

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Nella pagina precedente: Volumi di composizione del nuovo impianto In questa pagina: Render di progetto con vista dalla piazza e vista dalla terrazza

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Riflessioni per Lambrate “El Campo de la Cebada” è un esperimento che ha molto da offrire. Intanto la spontaneità con cui si è sviluppato il tutto, andando contro i canali ufficiali con un’iniziativa di impegno notevole a livello partecipativo e di inclusione sociale. Nonostante ci fossero dei disaccordi tra amministrazione e cittadini riguardo il futuro dell’area, questo progetto ha portato alla fine a stabilire un rapporto simbiotico da cui ognuno ha potuto guadagnarci. Le istituzioni fin da subito hanno dato sostegno a questo progetto, mostrandosi aperte e disponibili ad accogliere idee differenti dalle solite proposte. Inoltre ovunque si possono vedere progetti in ritardo con i tempi di realizzazione od area urbane completamente abbandonate che potrebbero essere recuperate tramite queste iniziative popolari, il tutto tenendo conto della loro temporaneità. Il progetto del Campo de la Cebada fornisce ottimi spunti da riproporre a Milano e in particolare a Lambrate, zona ricca di spazi inutilizzati e con grandi potenzialità. Per riuscire a creare un progetto che possa durare nel tempo bisogna come prima cosa ascoltare le esigenze e le problematiche del quartiere, cercando anche di invogliare la partecipazione attiva da parte di tutti i residenti della zona. Un altro aspetto da non sottovalutare è il dialogo tra gli ideatori dell’iniziativa e le istituzioni, perché solo attraverso l’approvazione da parte del Comune o di altre associazioni è possibile creare un progetto duraturo nel tempo. Esistono anche nell’area milanese, delle situazioni analoghe al caso di studio, affrontate tramite delle occupazioni, che seppur nascono con un intento temporaneo, sono sempre a rischio di sgombero. Il c.s.o.a. Lambretta Il 21 aprile 2012 un gruppo di ragazzi e lavoratori precari del collettivo Lambretta ha deciso di restituire alla comunità tre bellissime villette in via Apollodoro (alle quali se n’è aggiunta una quarta dopo poche settimane). Le case di proprietà dell’ ALER (ente che gestisce le case popolari per conto del comune di Milano) erano abbandonate da anni, si presentavano in uno stato di degrado ed inoltre all’interno si era creato un vero e proprio spaccio di eroina. Nello spazio occupato i volontari si impegnarono alla creazione di numerosi progetti, come ad esempio l’allestimento di una palestra, di una sala studio, di una sala computer con wi-fi, di un orto, di un cineforum, l’apertura di una sala prove, di un pub e la costituzione di un laboratorio di falegnameria e di una foresteria. Successivamente nell’ottobre del 2012 il centro sociale viene sgomberato lasciando nuovamente vuote le tre villette. 24


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I giovani del collettivo Lambretta trovandosi senza più un punto di ritrovo, decisero di compiere un’occupazione temporanea nello “Istituto Rizzoli per l’insegnamento dell’arti grafiche” per dimostrare come, anche con il minimo sforzo, si riuscisse a dare nuova vita a degli spazi abbandonati. Nel nuovo edificio i ragazzi ci rimasero solo per un mese per poi rioccupare le villette di via Apollodoro. Al ritorno dei ragazzi nelle villette, tutti i loro sacrifici erano andati in fumo, in quanto quest’ultime si presentavano nuovamente in uno stato di degrado. Questa situazione era accentuata dalla presenza di tossicodipendenti poiché le palazzine erano distanti poche centinaia di metri da un Sert. Dopo due anni nell’agosto del 2014 il centro sociale occupato ed autogestito Lambretta venne nuovamente sgomberato. Il collettivo allora nel settembre dello stesso anno si spostò in via Cornalia 6 dove ancora oggi è attivo. Lo spazio di valvassori peroni Nel maggio del 2011 la palazzina comunale di via Valvassori Peroni 10 a Lambrate venne occupata dagli autonomi. A settembre dell’anno dopo furono sgomberati e da allora lo spazio è rimasto abbandonato fino ad oggi. Lo spazio adiacente al ex campo da rugby della Union a volte presenta temporanee occupazioni da parte di ragazzi per organizzare feste ed eventi. Associazioni presenti a Lambrate ViviLambrate è formata oggi da 11 diverse realtà, associazioni storiche e nuove, di primo e di secondo livello, che aggregano diverse migliaia di cittadini della zona, ma anche imprese e attori del privato sociale attivi in diversi ambiti culturali, artistici e sociali, gruppi informali di cittadini, start up, gallerie d’arte e liberi professionisti : Acli Lambrate, Algomas, Associazione Culturale Carmilla, Cag LambraTeam, ColorEsperanza, ComitatoxMilanoZ3, Laboratorio di Democrazia Partecipata, Made in Lambrate, Social Street Residenti in Lambrate, Spazio Lambrate, Z3xMI Da questa rete di esperienze e dalla energia e tenacia di tante cittadine e cittadini sono nate le iniziative “C’è vita in piazza!” e “I Sabati di Lambrate”: un’esperienza unica, che ogni mese anima la Via Conte Rosso e la Piazza Rimembranze, con un’offerta sempre più amplia di proposte, sia rispetto allo street-market artigianato e bio, sia per l’animazione della piazza, ad ogni edizione diversa e rinnovata, con attenzione ad anziani e bambini e forte spirito creativo e solidale. Il tutto, grazie al patrocinio del CdZ3, attraverso un sistema auto-organizzato e autofinanziato.

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A sinistra: Esempio di partecipazione dell’area da parte dei residenti e cittadini di Madrid

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Fonti Riferimenti a documenti online Cosas de Madrid - http://www.cosasdemadrid.es/mercado-de-la-cebada/ Design as politics - https://designaspolitics.nl/teaching/follow-the-money-finance-architectureand-the-city/excursion-madrid/el-campo-de-cebada/ Ecosistema urbano - http://ecosistemaurbano.org/english/placemaking-el-campo-de-cebada/ Mascontext - http://www.mascontext.com/tag/el-campo-de-cebada/ Mercado de la Cebada | Blog - https://mercadodelacebada.wordpress.com/ Paisaje transversal - http://www.paisajetransversal.org/ Paisaje transversal - http://www.paisajetransversal.org/2016/04/new-urban-activism-in-madridboots-on-the-ground.html#more Pkmn - http://www.pkmn.es/TRANSFORMER-BENCH Public space - http://www.publicspace.org/en/works/g362-el-campo-de-cebada TXP-Todo por la praxis - http://www.todoporlapraxis.es/?p=850 TXP-Todo por la praxis - http://www.todoporlapraxis.es/?p=976 Riferimenti a immagini tratte da Social Network Facebook | Campo de Cebada - https://www.facebook.com/El-campo-deCebada-180735625274126/timeline Youtube | Campo de Cebada - https://www.youtube.com/watch?v=4OQr3Ur0ViY Testo da cui sono stati estratti documenti Tesi: Il progetto complesso in Architettura: la Plaza de la Cebada, Marco Cannas e Elia Sbaraini, 2013, Politecnico di Torino

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