Simone e Fusy 1. UNO STRANO INCONTRO Nel bosco cammina un ragazzo. Si chiama Simone. E' una bella giornata di settembre e fra poco inizieranno le scuole. Simone ha finito le elementari e vuole ancora godere un po' di questi ultimi giorni di ferie. La scuola media … come sarà? Senz'altro sarà più difficile delle elementari, e anche un po' più distante. Avrà più compiti da fare. Avrà nuovi compagni di classe. Chissà come saranno! E poi i professori, saranno severi o malleabili? E' tutto da vedere! Comunque, ci saranno anche cose interessanti… Il sentiero lo porta sempre più nel fondo nel bosco. In lontananza si vedono i monti con i loro vasti prati verdeggianti. Sarebbe bello andare fin là, ma è troppo lontano. "Quando sarò più grande ci andrò in bici", pensa. Infatti per il suo compleanno gli hanno regalato una mountain bike con tante marce! Forse potrebbe anche usarla per andare a scuola, ora che è più distante. Pensando a tutte queste cose, arriva nel cuore del bosco in un posto dove non era mai stato prima. Ad un tratto si ferma. Davanti a sé vede una capanna rovinata. "Sarà usata dai boscaioli", pensa. Da un grosso ramo pende una catena con una pentola sopra le ceneri di un fuoco. A fianco c'è una piccola catasta di legna. Simone si china e fa scivolare le ceneri fra le sue dita. Sono ancora calde! La capanna è abitata?! Attraverso la finestra scardinata guarda dentro. Non c'è nient'altro che un po' di paglia, una bacinella, un coltello e una scatola di fiammiferi. "Ehi! Cosa ci fai qui?" Simone si irrigidisce dallo spavento. Non si aspettava di incontrare un'anima vivente. Davanti a sé c'è un ragazzo magrolino più o meno della sua età, vestito di stracci. Le sue mani e la sua faccia sono sporche, i suoi capelli sono lunghi e arruffati, ma non è quella la cosa peggiore. Quello che veramente spaventa è il suo volto deforme nella parte destra. Il naso manca quasi del tutto, ci sono solo due buchi. L'occhio destro è quasi chiuso e sembra non vedere. L'orecchio destro è quasi mancante, c'è solo un buco circondato da un piccolo lobo. Con il suo occhio sinistro il ragazzo fissa Simone con uno sguardo sospettoso e quasi minaccioso. "Chi sei?", dice in tono aggressivo. Simone vede che nella sua bocca i denti sono quasi mancanti. Si riprende dallo spavento e risponde: "Sono Simone e abito nel villaggio qui vicino. E' la prima volta che vengo qua, pensavo che qui non ci fosse nessuno. Mi hai fatto spaventare! Chi sei tu?" Vedendo che Simone non è cattivo il ragazzo diventa un po' meno ostile. "Mi chiamo Frusy". "Ma abiti qui?" "Sì, non ti piace?" risponde il ragazzo in tono beffardo. "Beh, fin quando il tempo è bello… Ma perché non abiti in una casa decente come tutti noi? Non hai genitori? Non hai nessuno?" "I miei genitori si vergognano di un ragazzo brutto come me. Un giorno abbiamo litigato e mi hanno buttato fuori. E non ho neanche amici. Mi arrangio da solo". "Ma non puoi continuare ad abitare qui! Nell'inverno morirai dal freddo!" "Forse è meglio..." "Meglio? Perché?" "Perché nessuno mi vuole". Ormai Simone non ha più paura del ragazzo. Il suo spavento si è trasformato in compassione. "Forse posso io essere tuo amico", dice sottovoce. "Ma va!" risponde Frusy. "Non credo nell'amicizia. Non è per me". "Okay, ma posso ancora tornare qualche volta per trovarti?" "Se proprio non puoi farne a meno…" Simone guarda il suo orologio. E' già tardi, deve tornare subito a casa! Si allontana dalla capanna, ma dopo venti metri dà ancora uno sguardo indietro. Lì c'è Frusy, immobile, che lo fissa. Simone si mette a correre. Arrivato vicino a casa rallenta il passo. Che cosa dovrebbe dire ai suoi genitori? Forse gli proibirebbero di avere altri contatti con un ragazzo così malandato. Oppure avvertirebbero i carabinieri che rinchiuderebbero Frusy in un collegio e i genitori del ragazzo in prigione… No, per il momento sarà meglio non dire ancora niente a nessuno. D'altronde, è bello avere un segreto. Ed è anche bello fare di testa propria!