1 minute read

Cineteca

Next Article
Nuvole di carta

Nuvole di carta

Belfast, regia di Kenneth Branagh, Gran Bretagna, 2021, 97'.

Vincitore del David di Donatello per il miglior film internazionale, premio Oscar alla miglior sceneggiatura, Belfast ha raccolto consensi e riconoscimenti in tutto il mondo. Eppure l'operazione-memoria compiuta dal famoso regista originario dell'area protestante di Tigers' Bay, alla periferia di Belfast, appare artefatta fin dalle scenografie. Ad attenuare la delusione non basta il pur ottimo cast (nel quale spiccano Jude Hill, Jamie Dorman e una grande Judi Dench) né la scelta indovinata di girare le immagini del passato in un evocativo bianco e nero.

Advertisement

Ma nel complesso la pellicola risulta patinata e banale, a tratti anche noiosa, con personaggi stereotipati e una visione melensa del conflitto anglo-irlandese tipica di certe pellicole hollywoodiane. Il lungo flusso di ricordi raccontato con gli occhi di un bambino è reso a tratti con toni fiabeschi e lascia trasparire tutta la malinconia del regista, ma indugia troppo sulla perfezione stilistica e lamenta un'incoerenza narrativa appesantita da momenti troppo didascalici. Alla fine risulta una cartolina sbiadita del passato che non spiega quasi nulla di quello che accadde a Belfast in quell'annus horribilis, il 1969, e non riesce mai a farsi affresco della città e a rappresentare in modo credibile un'epoca che non c'è più.

Riccardo Michelucci

Nuuccha, regia di Vladimir Munkuev, Russia, 2021, 107'.

Una povera coppia di jacuti ha appena seppellito il proprio neonato e si prepara al duro inverno che l'aspetta. Quando il rappresentante locale del governo zarista ordina loro di accogliere un prigioniero politico russo non hanno altra scelta che accettare. Ma la presenza dello straniero ha un effetto devastante…

Ambientato alla fine del diciannovesimo secolo, Nuuccha ("russo" in lingua jacuta) si ispira agli scritti del socialista polacco Wacław Sieroszewski (1858-1945), che conobbe la cultura jacuta durante il suo esilio in Siberia. Questo dramma evocativo segna l'esordio di Vladimir Munkuev, giovane regista jacuto, e arricchisce il dibattito sull'impatto della colonizzazione e dell'assimilazione forzata nella Russia zarista.

Lenka Tyrpáková

This article is from: