4 minute read

Musiche

Next Article
Cineteca

Cineteca

Gajanas, Cihkkojuvvon/Hidden, Bafe's Factory-Nordic Notes, 2021.

La musica sami (lappone) è uscita dalla marginalità grazie a Mari Boine, scoperta da Peter Gabriel nel 1990, che gode da tempo di larga fama. Fra i nuovi talenti spicca un'altra cantante, Hildá Länsman, nata nel 1993 a Utsjoki (Finlandia). Attiva e apprezzata già da vari anni, è impegnata in vari gruppi, fra i quali Solju, dove è affiancata dalla madre Ulla Pirttijärvi, e Gajanas.

Advertisement

Gli otto brani propongono una fusione del joik, l'espressione canora tradizionale dei Sami, col rock progressivo. I musicisti sono giovani, ma hanno le idee chiare. Il disco non è un capolavoro, ma è stato fatto con passione e si ascolta molto volentieri. La voglia di esplorare culture diverse viene apertamente enunciata nelle note di copertina: "Le grandi forze della natura e il ciclo delle otto stagioni alle nostre latitudini sono una parte essenziale della nostra vita. Ma per noi è importante anche uscire di casa per allargare i nostri orizzonti e le nostre conoscenze culturali".

Giovanna Marconi

Khasi-Cymru Collective, Sai-thaiñ ki Sur / The Weaving of Voices, CD, Naxos, 2021.

La predicazione missionaria ha avuto effetti devastanti su molti popoli, specialmente su quelli indigeni, ma talvolta i religiosi hanno rifiutato di schierarsi con i colonialisti e hanno difeso i popoli che questi cercavano di annientare. Un caso esemplare è quello dei metodisti gallesi che nel 1841 si stabilirono nel Meghalaya (India nordorientale) per convertire il popolo khasi. Ma erano missionari diversi dagli altri, perché anche loro appartenevano a una minoranza discriminata. Infatti il governo britannico contrastava in ogni modo l'uso del gallese. Tale affinità creò un legame speciale fra missionari e indigeni, che trovarono nella musica un ulteriore punto di contatto.

Il cantautore gallese Gareth Bonello, meglio noto come The Gentle Good, ha compiuto una lunga ricerca su questi legami musicali collaborando con alcuni musicisti locali. Il frutto di questo lungo lavoro è Sai-thain ki Sur, realizzato insieme a nove artisti khasi e alla moglie Jennifer Gallichan. "Hediad ka likai", ispirato da un racconto tradizionale khasi, è un delicato pezzo strumentale dominato dal besli (flauto di bambù) di Benedict Hynñiewta. "Alawon cenhaty" è una breve fantasia di tradizionali gallesi che Bonello esegue con la duitara, uno strumento simile alla chitarra.

Ma le affinità fra i due popoli non si limitano alla musica: "Soso & Waldo"mette in parallelo due poesie, una scritta dal khasi Soso Tham e l'altra dal gallese Waldo Williams.

Alessandro Michelucci

Mezzo secolo di orgoglio bretone

Oggi, fortunatamente, ci pare normale ascoltare musica di artisti appartenenti a culture minoritarie, come la sami Mari Boine, i tuareg Tinariwen e la kurda Aynur. Ma non era certo così mezzo secolo fa, quando l'Olympia di Parigi ospitò per la prima volta un concerto di Alan Stivell, il musicista che avrebbe segnato la nuova stagione identitaria della musica bretone. Il concerto del 28 febbraio 1972, registrato su LP e poi su CD (Alain Stivell à l'Olympia, 1972), dimostrò che l'arpa, la bombarda e la cornamusa potevano convivere perfettamente con la chitarra elettrica e con gli altri strumenti tipici del rock. Il numero di marzo della rivista Bretons ha dedicato la copertina ad Alan Stivell per ricordare questo concerto memorabile, tappa iniziale di un percorso che ha reso la musica bretone famosa in tutto il mondo.

Petru Guelfucci, uno dei massimi esponenti della tradizione musicale corsa, è morto l'8 ottobre 2021 a Marsiglia dopo una lunga malattia. Nato a Sermano, da piccolo comincia a cantare con i custodi della tradizione isolana, sviluppando un marcato interesse per la polifonia. Nel 1973, insieme a Jean-Paul Poletti, fonda Canta u Populu Corsu, che si impone come uno dei principali gruppi isolani. Nella successiva carriera solista realizza vari dischi, fra i quali spiccano Corsica (1991) e l'ultimo Sì mea (2009). La sua fama non è limitata alla Francia: Guelfucci ottiene un grande successo nel Quebec e il suo primo LP, Isula (1987), vince il disco d'oro in Canada.

Se la Corsica potesse cantare avrebbe la sua voce

Petru Guelfucci 1955-2021

AUTORI

Douglas George-Kanentiio Giornalista mohawk, direttore di Akwesasne Notes (1986-1993) e cofondatore della Native American Journalists Association. Ha pubblicato vari libri, fra i quali ricordiamo Iroquois Culture & Commentary (Clear Light Publishers, 2000) e People of the Flint: A Voice from the Mohawk Nation (ABC-CLIO, 2006). Diego Infante Laureato in Filosofia con lode presso l'Università degli Studi di Salerno, vicedirettore di Simbiosi Magazine. Il suo ultimo libro è Le ragioni del Buddha (Meltemi, 2018). Shimtihun Lyngwa Membro della comunità khasi del Meghalaya (India nordorientale). Inés Elvira Ospina Giornalista colombiana, redattrice della rivista Divulgacion científica. Insegna Giornalismo digitale alla Universidad de la Sabana (Bogotá). Lenka Tyrpáková Esperta di cinema, responsabile della programmazione del festival di Karlovy Vary.

This article is from: