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E D I T O R I A L E
La causa di Alfons
Vogliamo dedicare questa rivista ad Alfons Benedikter, deceduto a Bolzano il 3 novembre 2010 all'età di 92 anni. Non soltanto per l'importanza del personaggio, ma anche per l'amicizia che ci lega a uno dei suoi figli, Thomas: un legame ideale e umano molto prezioso dal quale deriva il nostro interesse per le minoranze e per i popoli indigeni. Una regola importante, dettata da un elementare rispetto, impone di non attribuire a chi ci ha lasciato frasi o comportamenti che vivono soltanto nella nostra immaginazione. Ma in questo caso crediamo di poter invocare un'eccezione, perché siamo certi che Alfons, se fosse ancora con noi, sosterrebbe questa rivista che abbiamo deciso di rilanciare. Come fece a suo tempo con la sezione sudtirolese della Gesellschaft für bedrohte Völker, che non sostenne soltanto perché l'associazione era guidata da suo figlio Thomas: Alfons sposava soltanto le cause che gli appartenevano davvero. Del resto, si trattava proprio della causa alla quale aveva deciso di dedicare la propria vita: la difesa delle minoranze. Questa scelta era scritta nella storia della sua famiglia: la moglie Waltraud era figlia di Josef Noldin, l'eroico avvocato di Salorno che aveva organizzato le scuole clandestine per insegnare il tedesco quando la dittatura fascista aveva cercato di italianizzare il Sudtirolo. La sofferenza della sua gente permise ad Alfons di capire quella delle altre minoranze. Come i popoli indigeni della Siberia, remoti e ignorati da tutti, ma non da lui. Nel 1996 Alfons partecipò alla conferenza Lingua, cultura, territorio: esperienze di autonomia in Europa, organizzata a Firenze dall'ACSIT e dalla nostra Associazione per i popoli minacciati (oggi Centro di documentazione sui popoli minacciati). All'iniziativa parteciparono vari esponenti politici delle minoranze europee: catalani, corsi, italiani dell'Istria, sardi, etc. In quell'occasione Benedikter fornì un quadro ampio e dettagliato della questione sudtirolese, evidenziando i traguardi raggiunti e quello che secondo lui doveva essere ancora fatto. Quella storia lui la conosceva bene. Non soltanto perché l'aveva vissuta in prima persona, ma anche perché aveva dedicato la vita alla costruzione, al consolidamento e al perfezionamento dell'autonomia sudtirolese. Membro di vari organismi amministrativi locali, figura centrale della Südtiroler Volkspartei (SVP) e poi cofondatore dell'Union für SüdTirol, Alfons era un uomo competente e deciso, lucido e passionale al tempo stesso. Non era un burocrate di partito, perché lo animava una passione politica sincera. Se oggi l'autonomia sudtirolese è un modello che viene studiato in tutto il mondo, il merito è anche suo. L'eredità culturale e umana che ci ha lasciato è un tesoro prezioso. A lui dedichiamo gli sforzi che faremo per pubblicare questa rivista, perché la causa di Alfons e la causa dei popoli sono la stessa cosa.
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Alessandro Michelucci
asia
Alf o ns B en e di kt e r
pogrom la causa dei popoli
Nel 1994 uscì il primo numero di Pogrom, realizzata a Firenze dall'Associazione per i Popoli Minacciati. Dato che questa era la sezione italiana dell'omonima associazione tedesca, il titolo era lo stesso della rivista che la Gesellschaft für bedrohte Völker di Göttingen pubblicava dal 1970. Ma il Pogrom italiano, edito da Angelo Pontecorboli, non era una semplice traduzione dell'originale: alcuni articoli erano tratti dalla rivista tedesca, ma molti erano originali o tradotti da altre pubblicazioni. Purtroppo durò solo 5 numeri (1994-1996). Tranne il primo, tutti proponevano un dossier tematico: le minoranze europee, l'Africa, le minoranze del Giappone e la questione hawaiiana. Collaborarono molte firme prestigiose, come Thomas Benedikter, Sandro Damiani, Ignacio Ramonet e Sergio Salvi. La diffusione della posta elettronica ci spinse poi a creare la mailing list Popoli, ancora attiva, che informa su conferenze, film, libri, riviste, etc. Il sogno della rivista tornò a realizzarsi nel 2001 con La causa dei popoli. Erede naturale di Pogrom, la nuova pubblicazione si presentava in formato elettronico. Il primo numero conteneva articoli vari, mentre il secondo era dedicato ai popoli indigeni dell'Oceania. Defunta alla fine del 2001, la rivista rinacque nel 2005. Ma anche stavolta si esaurì in due numeri: uno sui popoli indigeni dell'Asia e uno sugli Indiani del Nordamerica. Siamo ancora convinti che in Italia debba esserci una rivista dedicata a questi temi. Perciò questo numero doppio sulla Turchia segna la rinascita de La causa dei popoli. Qualcuno penserà che anche questa serie durerà poco, ma faremo di tutto per dimostrargli che si sbaglia.