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Il cerchio si stringe Alessandro Michelucci

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Il cerchio si stringe

Alessandro Michelucci

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Il 2 giugno 2016, quando il presidente turco Erdo an ha saputo che il Parlamento tedesco aveva riconosciuto il genocidio degli Armeni e delle altre minoranze cristiane dell'impero ottomano, la sua reazione è stata furiosa. Entrambe le posizioni erano scontate: l'orientamento tedesco era noto da tempo, la reazione turca era in linea col negazionismo che il paese professa dalla sua nascita.

Stavolta, però, Erdo an non si è limitato alle invettive e alle minacce. Il presidente ha contrattaccato rievocando il genocidio degli Herero e dei Nama, indigeni della Namibia (allora Africa di Sud-Ovest), sterminati dall'esercito tedesco fra il 1904 e il 1905. Siamo arrivati all'assurdo: un genocidio dimenticato da (quasi) tutti viene ricordato soltanto per negarne un altro.

Il 22 agosto 1939 Adolf Hitler pronunciò una frase destinata a diventare famosa: "Oggi chi si ricorda del genocidio degli Armeni?" . Un oblio ancora più radicato copre tuttora il genocidio degli Herero e dei Nama. Metin Külünk, parlamentare dell'AKP (Adalet ve Kalk nma Partisi, Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, il partito di Erdo an), vuole preparare una risoluzione che accusa la Germania di questo crimine. Il paragone proposto da Erdo an , comunque, non è insensato, dato che la Germania, oltre a rifiutare di riconoscere le proprie colpe, non ha neanche pronunciato delle scuse ai discendenti delle vittime.

Se Erdo an si è limitato a negare, comunque, esiste anche chi è andato oltre. Devlet Bahceli, segretario del MHP (Milliyetçi Hareket Partisi, Partito del Movimento Nazionalista), ha detto che la deportazione della minoranza armena fu giusta: "il futuro del nostro popolo sarebbe stato compromesso se la deportazione non fosse stata realizzata" , aggiungendo che la stessa cosa dovrebbe essere fatta se le stesse condizioni si ripresentassero. Se Erdo an nega il genocidio, insomma, Bahceli non esclude di compierne un altro. Si tratta di due posizioni diverse: il primo sostiene che il genocidio non sia mai avvenuto, il secondo lo ammette e lo rivendica orgogliosamente.

Bahceli non è molto noto in Italia, ma bastano pochi particolari per renderlo piuttosto familiare. Il suo partito è stato fondato nel 1969 dal colonnello Alparslan Türke (1917-1997), che in precedenza era stato il portavoce della giunta militare insediatasi con il colpo di stato del 1960. Il MHP, che rappresenta l estrema destra turca, si richiama al nazionalismo di Mustafa Kemal Atatürk, fondatore della Turchia. In realtà il vero custode della sua eredità politica dovrebbe essere il CHP (Cumhuriyet Halk Partisi, Partito Popolare Repubblicano), fondato dallo stesso Atatürk nel 1919, ma il MHP nacque proprio perché Türke lo accusava di essersi allontanato dai principi kemalisti. Al partito di Bahceli apparteneva anche Mehmet Ali A ca , che nel 1981 tentò di uccidere Papa Giovanni Paolo II. Alle elezioni politiche del 1 novembre 2015 il MHP ha ottenuto 5,694,136 (11.90%), affermandosi come il quarto partito turco.

Sebbene la linea ufficiale di Ankara rimanga negazionista, molti segnali lasciano intravedere che questa posizione non potrà durare ancora a lungo. Oltre alla Germania, anche il Papa ha adottato una posizione netta nei confronti della questione: prima celebrando una messa per il centenario del genocidio, poi visitando il museo armeno dedicato alla tragedia.

Spesso si legge e si sente dire che la Turchia non riconosce il genocidio armeno. Purtroppo è vero: quando un paese straniero fa riferimento al Medz Yeghern le piazze di Istanbul e di altre città turche si riempiono di persone che manifestano la propria rabbia, come se qualcuno avesse versato un liquido acido su una ferita. Chi protesta è sempre più visibile, ma ormai il genocidio viene ammesso anche da una buona parte della popolazione turca. Il cerchio si sta stringendo, mentre la posizione ufficiale si fa sempre più isolata e la pressione internazionale si fa sempre più forte.

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