Visto da L'altraitalia - Settembre 2011

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EDITORIALE di Maria C. Bernasconi

Moltissime sono state le notizie di cronaca, politica, finanza che hanno riempito le pagine dei quotidiani durante il periodo estivo e tante, troppe, le interviste e le dichiarazioni rese da “personaggi perbenisti”, per lo più facenti parte della classe politica. Come voi, attraverso i giornali, ho avuto modo di seguire le reazioni degli italiani in seguito all'ultima manovra “lacrime e sangue”. Ma per evitare di finire come la Grecia, come si può non essere d’accordo? A me, comunque, riesce difficile accettare le richieste di coloro che richiedono austerità e sacrifici, che una simile situazione senz’ombra di dubbio impone, quando, in sostanza, questi “coloro” predicano bene e razzolano male!Alcuni esempi? Il caso del Ministro “puffo” (così lo ha definito un autorevole settimanale italiano). Certo, avete capito bene, sto parlando del Ministro Brunetta, uno di quelli che la morale la sa fare molto bene; chiede agli italiani rigore, ma mobilita mezza Campania per convolare a nozze in gran segreto con la sua Titti (rigorosamente in abito Versace), organizzando un matrimonio che farebbe invidia al miglior regista di Hollywood. Altro “modello” comportamentale? Quello del Ministro Tremonti: chiede sacrifici agli italiani, vuole dare la caccia agli evasori, ma paga l'affitto in nero perchè troppo preso dal lavoro. E non mancano nemmeno le donne in questa hit parade del moralismo. Gabriella Carlucci, parlamentare e sindaco di Margherita di Savoia, commenta così la notizia dell’approvazione per l’installazione di un sistema di telecamere nel suo Comune: l’installazione garantirà la sicurezza ai cittadini e agevolerà il lavoro delle forze dell’ordine, in particolare della polizia municipale. E lei che fa? Lascia la sua auto in una zona delimitata da un evidente divieto di sosta per oltre tre ore durante le quali l’onorevole si trattiene nella sede del suo partito. La presidente della Regione Lazio Renata Polverini, che aveva partecipato ad una conferenza contro i privilegi della casta, prende un elicottero per volare da Roma a Rieti (60 km circa) per partecipare ad una iniziativa sul ... peperoncino. Beh, niente di grave, direte voi! E avete ragione, perchè il sistema dei dossier e dei ricatti, delle amicizie interessate, delle concentrazioni di interessi e di potere, delle alleanze strategiche, degli intrighi e degli scandali e ben più grave e riguarda tutta la classe politica. A fine 2008 è uscita la versione aggiornata del best-seller “La casta”, curato da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, due giornalisti del Cor-riere della Sera, col sottotitolo “... e continuano ancora a esserlo” e con l'aggiunta di un ca-pitolo extra. Io l'ho letto e ci ho trovato aerei di Stato che volano 37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari presi in affitto a peso d’oro da scuderie di cavalli. Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249mila. Candidati “trombati” consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione con le auto blu. Ho letto storie stupefacenti, numeri da bancarotta. Come vi dicevo sopra, non contesto la necessità di provvedimenti anche duri. Ma dal momento che, pur vivendo ormai da tempo immemorabile in Svizzera, non ho mai perso di vista le mie radici, mi sento presa in giro, soprattutto dopo il golpe notturno che, con un paio di emendamenti, ha stravolto all'ultimo istante la manovra di Tremonti che prevedeva l’adeguamento delle indennità dei parlamentari italiani a quelle dei colleghi europei. Si, signori, la casta è ancora salva! Rimangono i vitalizi dei parlamentari che, grazie ai 2.238 assegni staccati ogni mese da Camera e Senato per gli “ex”, comportano un esborso annuo da 218,3 milioni di euro. Le auto blu, che sono oltre 15 mila e costano 1 miliardo di euro l’anno, non potranno avere in futuro una cilindrata superiore a 1.600, ma quelle in servizio saranno tenute fino alla rottamazione. I rimborsi elettorali ai partiti per le elezioni, che pesano per 180 milioni di euro, saranno ridotti, ma solo “dalla prossima legislatura” e solo del 10 per cento: 18 milioni appena di risparmio. Il rigore sulla politica può attendere! Non è solo un insulto ai cittadini chiamati a farsi carico della crisi, ma è una presa di posizione che rischia di delegittimare tutta la classe dirigente del nostro Paese.Non è più una questione solo economica: è una questione che riguarda il decoro delle istituzioni. La rappresentanza. La democrazia stessa. l’altraitalia 1


l’altraitalia Editore l'altraitalia Postfach CH 8636 Wald (ZH) 0041 (0)56 535 31 30 info@laltraitalia.eu www.laltraitalia.eu Direttore Responsabile Maria Bernasconi Vice direttore Manuel Figliolini Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi

SOMMARIO Sotto la lente LA CRISI ECONOMICA L’Italia nel baratro Intervista a Cono Merendino Sestri Levante ... crisi calante Distruzione Creatrice

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L’INTRUSO La fretta dei trentenni

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OPINIONI Frecciatine

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ASTROLOGIA

Collaboratori Giovanni il Battista Umberto Fantauzzo Patrizia Gioia Simona Guidicelli Silvana Lenzo Luisa Mazzetti Marco Minoletti Chiara Morassut Marco Piccinini Armando Rotondi Maura Santandrea Christian Testori Paola Zorzi Foto rsp futura sagl Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso visual.fb@bluewin.ch Webmaster Alfredo Panzera Contatti redazione@laltraitalia.eu Pubblicità info@laltraitalia.eu

L’oroscopo del mese

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ATTUALITÀ SOCIETÀ Perché? Chissà perché NO TAV

7 10

CULTURA PSICOLOGIA Dipendenza da Internet

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FILOSOFIA La curiosità

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I SEMI DELLA GIOIA Mutua fecondazione

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MUSICA GrazieAmy

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CINEMA Bud Spencer

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RACCONTI La vedova nera

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BENESSERE E SALUTE L’albicocco

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ENOGASTRONOMIA Tempo di insalate Ricette

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ATTUALITÀ

L’intruso di Rossana P. Seghezzi e Maria C. Bernasconi

La fretta dei trentenni Viviamo nell’epoca della velocità, si sa. Ma è anche l’epoca dei mammoni, degli eterni ragazzini, del “eh va beh, c’è tempo”. Voglia di crescere, maturare, assumersi responsabilità poca, voglia di avere tutto e subito tanta, troppa. E poi, scocca la magica ora: quella mezzanotte unica nella vita che ci strappa ai 20 e ci consegna agli “enta” e saranno dieci anni di fretta. Oddio, ho trent’anni ... Devo sposarmi, comprare casa, fare figli, affermarmi nel lavoro. Non tutto in quest’ordine preciso ma tutto assolutamente. Pacchetto completo. E se qualcosa non ci riesce? Siamo fallite, zitelle, carne marcia. Ho appena compiuto 30 anni e quest’anno mi sono piombati sul collo quattro matrimoni: due delle amiche di sempre, del mio paesello, ai quali sono sopravvissuta, i prossimi due a settembre. Tutti si sposano a trent'annni, cos’è? Scatta la molla? È una forma di auto definizione: son trentenne e mi sposo, sono in regola con il resto del mondo. Non si scherza più, ormai il mondo adulto è lì che aspetta, che cosa, mi domando io. Ci si sposa per amore, giusto e sacrosanto, ma perchè non a 25 o 35 o 45? Perchè 30 è la cifra giusta? Sono quesiti che mi inquietano, spossano e sconquassano. Allora mi rimane poco tempo ... devo correre, trovare qualcuno che mi sposi prima dei 31 altrimenti non starò al passo con la nostra società. Chi resta indietro è perso ... oddio devo andare. AAA cercasi marito, ovviamente 30enne!

Manuel Figliolini È con grande piacere che vi comunico la nomina a vicedirettore di un nostro già apprezzato redattore. Si tratta di Manuel Figliolini che subentra a Gianni Lercari che ha cessato la sua collaborazione con la nostra associazione nello scorso mese di giugno. Manuel Figliolini è nato nel 1976 a Luino (VA). Gli eventi della vita gli fanno trovare rifugio nella scrittura alla quale dedica molto del suo tempo. Reduce da studi linguistici decide di dedicarsi alla conoscenza dell’altro viaggiando, fino al trasferimento definitivo in Francia, dove continua a coltivare la sua passione per la scrittura allargandola anche al territorio d’Oltralpe. Vivere all’estero lo ha portato ad apprezzare sempre più le tradizioni, la storia e la cultura del nostro PAESE. La vita alla volte fa dei giri strani e l’amore riporta Manuel Figliolini nei suoi territori natali. Nel settembre 2008 si avvicina al progetto “L’altraitalia”: la totale libertà di giudizio e la mancanza di un’autorità politica gli fanno riscoprire l’amore per il giornalismo. Nel 2008-2009 segue corsi di giornalismo ed editing per migliorare le proprie tecniche, nel frattempo “L’altraitalia” gli affida la rubrica di moda a partire da settembre 2009. Dal novembre 2010 si dedica totalmente al progetto “L’altraitalia”, nella rivista e nell’organizzazione di eventi culturali, anche per avvicinarsi maggiormente agli italiani che all’estero hanno provato le sue stesse emozioni.

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OPINIONI

Frecciatine di Giovanni il Battista

Irritazione cutanea e ... ... irritazione di zebedei fottenza verso i suoi connazionali (io ce l'ho fatta e tu ... no!!!) , rivendicando i suoi "diritti acquisiti" senza ombre per dubbi o perplessità o crisi etica rispetto alla sua posizione...diciamo, per usare un eufemismo, di soggetto privilegiato. Di principio chi ride riceve delle indennità pensionistiche che, di primo acchito, nella forma, "gli spettano per legge". Quante situazioni però che da anni attendono delle "spettanze per legge", senza ricevere uno straccio di risposta? ... e quante situazioni dietro la "spettanza di legge" nascondono losche manovre tecniche diaboliche per "costruire tale spettanza" ... ? L'ultimo rapporto Inps dice che in Italia vengono erogate 24 milioni circa di pensioni per un importo medio di Euro 10.200 all'anno. Fate un paio di calcoli ... possibile?

Certo che l'Italia è uno strano Paese: si tende a piangersi perennemente addosso lamentandosi perché tutto va male, perché non si arriva alla fine del mese, perché lo Stato non da il sostegno desiderato, perché l'INPS é sull'orlo della bancarotta, perché quando si va in pensione si ricevono due Lire, perchè le Istituzioni preposte ti dimenticano ... Ma Giovanni Battista, dov'è che trovi la stranezza della situazione direte voi!? Qualche cosa di sicuro già sapete: per questa volta mi sono permesso di appoggiarmi a delle annotazioni molto puntuali di Mario Giordano, giornalista italiano che ha appena terminato una fatica investigativa sfociata nella pubblicazione di un libro, edito da Mondadori, intitolato "Sanguisughe". La mia aggressiva premessa riportata in titolo, è un passaggio contenuto nel già citato libro ove Giordano commenta: "... per fare questa inchiesta mi sono buttato a capofitto, sono riuscito ad aprire alcune porte segrete, ho letto, studiato, mi sono sorpreso, amareggiato indignato. Ho avuto anche un pò di orticaria, certo, irritazione cutanea e rigonfiamento di zebedei ..." La stranezza, per ritornare a bomba, é che se una parte dei miei amici italiani piange e sembra averne ben donde, un'altra se la ride alla grande, magari sotto i baffi, aggiungendovi del suo, avendo sovente un atteggiamento di stra-

Un esempio della parte "piangente" degli italiani: Un pensionato (uno di quelli veri) ha ricevuto la prima pensione mensile Inps al netto di Euro 0.78. Ci si può comperare un litro di latte (forse) o tre rotoli di carta igienica. Il conteggio? Pensione lorda: Euro 420.12 Contributo ex-Onpi Euro 0.01 Trattenute Irpef Euro 106.64 Saldo Irpef Euro 272.47 Add. Reg. Euro 23.00 Arrotondamento pagamento Euro 0.78 Importo netto del pagamento Euro 0.78 Un neo-pensionato, infartuato ed invalido (uno vero), aveva presentato una richiesta di pensione ricevendo d'entrata la risposta: "attenda, stiamo ancora valutando le richieste del 2009". Finora non ha ricevuto risposte: almeno un si o un no. Niente di niente ed in questo caso di tratta di pochi Euro. Qualche esempio della parte "ridente" degli italiani: Il più ricco pensionato d'Italia Inps ha un nome ai più sconosciuto: Mauro Sentinelli. La sua pensione? Euro 90.000 al mese! Tradotto nelle vecchie Lire: 2 miliardi all'anno! 64 anni, ingegnere elettronico, corsi di perfezionamento in giro per il mondo ed infine Direttore Generale di Tim. In pensione si annoiava e quindi ha accettato, sembra a malincuore, di restare consigliere d'amministrazione di Telecom e amministratore delegato di Ecotel International, e tanto per arrotondare con i cumuli di gettoni di presenza, è diventato presidente del consiglio di amministrazione di Enertel Servizi. Cosa ne pensate? Questo caso emblematico per porci una semplice domanda: malgrado gli alti contributi pagati dal precitato nel corso della sua vita lavorativa lui riceverà comunque di più (tanto di

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più) di quanto versato prospettandogli di cuore una durata di vita normale! Per quanto l'Inps esborserà in più, chi ne pagherà il fio? Magari qualche vero pensionato, qualche precario qualche giovane lavoratore che nel momento di poter percepire la pensione tanto agognata troverà le casse vuote?

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Il gioco del cumulo delle pensioni annue ed affini di personaggi conosciuti? CarloAzeglio Ciampi: Euro 704.651 GiulioAndreotti: Euro 522.000 Romano Prodi: Euro 180.000 Lamberto Dini: Euro 521.000 Publio Fiori: Euro 320.000 Cesare Geronzi: Euro 270.000 Duilio Poggiolini: non calcolata, ma sicuramente tanti soldini ... (il famoso ministro della Sanità di Tangentopoli).

E questo senza considerare tutti i privilegi di cui ancora godono i precitati ed i gettoni di presenza nelle varie funzioni che più o meno ufficialmente ancora svolgono!

Avete presente l'ex primo ministro Giuliano Amato? (nella foto) Lui, nel 1992, tuonò dal suo scranno: "cosi non si può andare avanti: serve una riforma vera delle pensioni!" Detto, fatto, e mise in atto questa riforma altamente sociale. Questo suo cruccio fu da lui ribadito a più riprese nelle varie funzioni svolte: "bisogna accontentarsi del giusto, magari di poco!" Diceva ... agli altri. Lui invece si trattò per benino: una pensione Inpdap da Euro 22.048 mensili ed un'altra come ex-parlamentare di Euro 9.363. Anche lui è un tipo che si annoia e quindi si fa nominare presidente della Treccani, presidente del comitato dei garanti per il 150o dell'Unità d'Italia e senior advisor della Deutsche Bank. Un onorevole, Luca Bineschi, eletto deputato il 12 maggio 1982 con i radicali, il giorno dopo, il 13 maggio 1982, terminò il suo mandato inviando una lettera gentile di dimissioni. 1 giorno, nessuna presenza. Risultato? Pensione di Euro 3108 mensile!

Quelle dei "diritti d'immagine” - Toni Negri, condannato per associazione sovversiva e insurrezione armata con i poteri dello Stato: al mese: Euro 3108 (come deputato rimasto "in carica" (cogliete il doppio senso ... ) 64 giorni! - Elio Catania, ATM di Milano, il signore delle maxiliquidazioni, all'anno : Euro 160.000 - Luigi Cimmino, 50 anni, il signore un po’ superboss del Vomero - Salvatore di Gangi, si dice capo-mafia dell'Agrigento - Giuseppe Rancadore, si dice capo-mafia di Trabia - Michele Greco, detto " il Papa" un po’mafioso - Bernardo Brusca, un pochino mafioso ... - Francesco Madonia, un pochino mafioso - Giuseppe Calò, un pochino mafioso ... - Renato Curcio, Capo-Brigatista: richiesta fortunatamente respinta. Quelle baby......in ordine sparso - Giuseppe Gambel, ex-parlamentare: a 42 anni: Euro 8.455 mensili. - Vittorio Sgarbi (conoscete ?): a 56 anni Euro 8.455 mensili - Claudio Martelli: a 51 anni Euro 8.455 mensili - Enrico Boselli: segretario socialista post-tangentopoli a 51 anni Euro 8.836 mensili - Antonio Martusciello, a 46 anni Euro 7959 mensili - Alfonso Pecoraro Scanio, quello delle Pale ... eoliche..: a 50 anni Euro 6.203 mensili. - Rainer Maser, alto dirigente di alcune società, a 44 anni da 22 anni riceve Euro 239.000 annui

Vi ricordate di Oscar Luigi Scalfaro? Il presidente della Repubblica, esatto. Celebre fu la sua frase: "basta con le pensioni d'oro" e citando il Vangelo aggiungeva: "c'è chi ha troppo e chi troppo poco: ci sono cifre che danno le vertigini. Non è accettabile". Facciamo un raffronto fra la sua pensione e quella di un lavoratore onesto ed indifeso? Il signor Presidente percepisce una pensione come ex Magistrato cumulata con quella di Senatore a vita per un totale di Euro 15.000 mensili. Non mi pare che sia il caso di cifrare la pensione di un onesto lavoratore ... Quanti secoli ha lavorato come magistrato il signor Scalfaro? Quanto basta! Si dice: 36 mesi! Caspita però! l’altraitalia 5

Oscar Luigi Scalfaro


Quelle di ... categoria Quelli che dopo 14 anni 6 mesi e 1 giorno ... - nel 1982, per esempio, su 674 insegnanti a Roma ne sono andati in pensione 589. Le bidelle: 211 su 219. Quelle ... un pò fasulle - Donna di 62 anni: doveva essere paraplegica, invece zappa la terra e fa jogging - uomo di Genova: doveva essere totalmente invalido, invece compie furti saltando su tetti e balconi - uomo veneto: doveva essere paralitico, invece va a ballare 3 volte alla settimana - famiglia di 20 persone ad Arzano: dovevano essere invalide Inps, invece sono tutte sane ed hanno succhiato dall'Inps Euro 3.800.000 (arretrati compresi)

Romano Prodi

- Commesso anonimo del Senato: a 52 anni Euro 120.000 annui - Francesca Z., bidella: 32 anni. Dal 1983 ha ricevuto Euro 280.000 dall'Inps contro suoi contributi di Euro 19.000 - Manuela Marrone in Bossi, moglie del Senatur, insegnante: in pensione a 39 anni - Leonardo Quagliata, 24 anni, commercialista, già i pensione - I consigilieri regionali pugliesi: dopo 5 anni di attività: un minimo di Euro 3783 mensili Quelle... dorate - Vito Gamberale, ex amministratore delegato TIM, Euro 44.000 mensili - Biagio Agnes, ex-direttore generale RAI, Euro 26.140 mensili. - Mauro Gambaro: ex direttore Generale Interbanca, Euro 653.000 annui. - Alberto De Petris, dirigente Infostrada eTelecom (filiale francese): Euro 653.000 annui - Germano Fanelli, Presidente o/e consigliere d'amministrazione di una decina di società Euro 600.000 annui. - Antonio Baldassare, giudice della corte costituzionale: Euro 512.900 annui (e questo senza considerare tutti i privilegi di cui ancora godono i precitati ed i gettoni di presenza nelle varie funzioni che più o meno ufficialmente ancora svolgono)! Quelle ... bancarie - Giovanni Consorte, presidente Unipol,quello dell'affare Unipol Bnl/Fassino PD ecc. ecc.): Euro 372.000 annui - Ernesto Paolillo Direttore genarle BPMilano (ora AD dell'Inter) Euro 342.000 annui - Di Gronchi,AD BPMIlano, Euro 323.000 annui - Umberto Giacomelli, anima della Cassa di Risparmio di Carpi Euro 370.000 annui (e questo senza considerare i gettoni di presenza nelle varie funzioni che più o meno ufficialmente ancora svolgono)!

Quelle di ... Dario Argento - Olmo Sivieri, 1914, ex-militare: per tutti, in Paese, solo "tanto ammalato" (come diceva suo figlio Gaetano), in effetti morto da due anni, fatto a pezzi e messo nel freezer in cantina, per continuare a percepire la pensione ... - figlio ad Arezzo percepiva la pensione del padre morto 16 anni prima! - moglie di Como, percepiva la pensione del marito morto 10 anni prima! E via di questo passo! È di questi giorni, di queste ore, la richiesta tassativa della CEE e della BCE di procedere, fra gli altri, alla revisione del sistema pensionistico e del calcolo dell' indennità da dedicare alle persone che vanno a quiescenza: come specchietto per le allodole, in Italia, si parla di questa tematica senza risolvere nulla da almeno 15 anni. Ora dei "non italiani" vi obbligheranno davvero a fare questi passi !! e già si parla di "commissariamento" quindi: SI DEVE FARE! Direi ben venga ... Roma, EUR la sede centrale dell’INPS

Mi fermo: in questo caso non le ma sento proprio di metterci qualche cosa di sermonico e magari anche di spiritoso per concludere la mia fatica. Se ne potrebbe fare un libro ... appunto ... Il Bravo Mario Giordano l'ha fatto e pubblicato . Cambierà finalmente qualche cosa? Alla prossima con devozione.

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ATTUALITÀ

Società da fonte Internet

Perchè?


Oslo

VenerdĂŹ 22 luglio 2011


Isola di Utoja


ATTUALITÀ

Società di Paola Zorzi

Chissà perché NO TAV Purchè non sia nel mio giardino

Anche se potrebbe non essere il momento giusto per esprimere questa considerazione devo confessare che in genere mi è difficile prendere posizione contro un progetto ferroviario. Sarà perché la ferrovia anche in tempi di privatizzazione forzata mi continua a far sperare, se non pensare, ad un bene comune, ad un bene un po' meno privato di altri. O forse perché sovente ci si trova ad interrogarsi sulla ragione per cui determinate questioni ambientali in Italia non vengano sollevate a proposito del trasporto su gomma e relative infrastrutture. Quasi che la soglia della comunicazione possa essere infranta solo a condizione di non toccare determinati gruppi di pressione ... e che talvolta questo sembri avvenire addirittura sopra la testa di chi contesta col rischio di una loro inconsapevole strumentalizzazione. Ma molto probabilmente non è questo il caso e i fatti che riguardano i NO TAV di questi giorni sono invece il sintomo diffuso e palpabile di un disagio sociale. Non è difficile capire infatti perché in tutti questi anni in Val Susa si sia creato un fronte di opposizione all'alta velocità. Perché si siano costituiti comitati popolari e si sia aggregato un tessuto sociale capace di organizzare presidi e manifestazioni. Realtà cioè che col tempo sono riuscite a dare di sé un'immagine alternativa al semplice “non nel mio giardino”, un'idea che non coincidesse ipso facto con il troppo facile stereotipo del valligiano retrogrado che si oppone al progresso. Nel considerare questa lotta che dura ormai da

anni e che ha visto come protagonisti oltre agli abitanti della val di Susa molte altre realtà consociative impegnante in una strenua opposizione alla nuova linea Torino-Lione [1], bisognerà constatare la quantità di argomenti sollevati da questo movimento e il valore aggiunto di tipo simbolico della protesta. Bisognerà ammettere cioè che in molti casi sono state sollevate questioni che vanno ben al di là del un puro interesse soggettivo o delle troppo facili relazioni con teorie varie, per farsi portatrici di un risentimento legato sia a problemi contemporanei che ad una loro irrisolta stratificazione accumulatasi nel tempo. Vale la pena allora parlarne anche oggi, nonostante i recenti scontri. Anche per solidarietà a quei comitati che in questi ultimi mesi, a turno, hanno pacificamente presidiato Chiomonte, nonostante le intense piogge del mese scorso e in una zona che rispetto a Venaus si presenta più difficile: una vallata angusta e stretta, meno facilmente raggiungibile dai contestatori ma forse più facilmente controllabile dalle forze dell'ordine. Ancor più pensando a quei NO TAV della scorsa settimana “rifugiati” tra i boschi intorno a Chiomonte … dopo aver fatto resistenza passiva sulla loro barricata per impedirne la demolizione, alla loro forza impari se paragonata a quella delle forze dell'ordine. Vale la pena parlarne in considerazione della superficialità e insofferenza nei loro confronti riscontrata su alcuni blog con esternazioni talvolta al limite del fascismo.

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Per molti dei protagonisti di questo braccio di ferro si è trattato evidentemente di dar voce ad una sensazione: quella che di fatto ha visto per decenni molta “gente” comune relegata all'ultimo posto negli interessi di politici e imprenditori. Persone di cui non ci si ricorda salvo quando, nelle vesti di elettori o consumatori, li si pretende trasformati in ricettori di campagne fatte di slogan e palliativi dagli effetti effimeri. Questo mentre ancora una volta, l'urgenza di dover recuperare in fretta e furia ritardi strutturali nei confronti di altri paesi europei pare non possa fare a meno di passare sulla testa e dignità di tante persone. Prima di tutto i lavoratori, nello specifico i pendolari, che se da un lato con il loro lavoro quotidiano sono parte dell'asse portante di questo paese, dall'altra sono anche sempre stati gli ultimi ad essere presi in considerazione. (All'inizio nel secolo scorso addirittura c'era chi arrivò a chiedersi con fare sospetto cosa ci facessero alle cinque del mattino questi allarmanti assembramenti di persone sui treni. Naturalmente ... si trattava dei pendolari delle officine!) Anche oggi prima di tutto l'alta velocità, i treni sui quali molte di quelle persone non saliranno che raramente, quindi quelle stesse merci provenienti dai luoghi in cui è stata delocalizzata molta parte della produzione europea e mondiale semplicemente perché la manodopera è più a buon mercato lasciando evidentemente una qualche traccia, risentimento e vuoto intorno. Per quanto riguarda poi le tante preoccupazioni sulla salute e sull'ambiente, sono d'accordo, a volte si esagera, ed è anche vero che ad essere pignoli non bisognerebbe più muovere un dito con il rischio di un impoverimento generale. Ma, dopo Marghera, il caso Eternit e le tante morti bianche di cui è disseminata la storia del nostro bel paese, non si fa fatica a capire perché molti cittadini, oltre ad alzare la testa, mettano avanti le mani. Continua comunque a risultarmi difficile prendere posizione contro un progetto ferroviario … in teoria e in un altro contesto forse difficilmente criticabile. In Germania ad esempio i verdi lo sostengono. È risaputo infatti che in caso di crisi petrolifera il treno sarebbe in grado di offrire un servizio equivalente se non migliore dell'aereo con un enorme risparmio di carburante, minor inquinamento e “in teoria” profitti (o meglio vantaggi) pubblici. Ma è anche vero che per ora in ballo ci sono solo le spese da condividere mentre, come già avvenuto in Italia in altre circostanze, i profitti potrebbero col tempo prendere altre strade attraverso l'ormai collaudata pratica delle svendite di enti pubblici ai privati. Per non parlare del fatto che anche l'alta velocità quando portata al massimo implica un notevole consumo energetico. … l'Italia poi non è certo la steppa, costellata com'è di bellissime città e d'arte, situate per lo più a distanza così ravvicinata le une dalle altre da non superare talvolta i venti, trenta chilometri tanto da chiedersi se questo sia davvero il progetto migliore per il nostro paese. Infine non è certo un buon segno che questo progetto in passato abbia visto in campo i manganelli e oggi si stia realizzando attraverso lo sgombero forzato. Forse l'alta velocità sarebbe stata recepita in altro modo se il numero imprecisato di pendolari, studenti e lavoratori che in questi anni hanno affollato i treni locali non fossero stati costretti a costituirsi in comitati per essere ascoltati.

NO TAV alla 589

Se certe liquidazioni di dirigenti delle Ferrovie dello Stato prima ora Trenitalia non fossero state quantomeno contraddittorie se paragonate alla qualità dei servizi e a quelle della media dei lavoratori italiani. Se non si fossero a suo tempo ventilati tagli ai cosiddetti “rami secchi” delle ferrovie, evitati anche qui solo grazie all'intervento di comitati popolari e proteste. Rami secchi, guarda caso oggi più che mai affollati di studenti e lavoratori sempre più itineranti, persino di questi tempi con la pianura padana risparmiata dalle sue leggendarie e micidiali nebbie stagionali. ...mentre di ben altri rami secchi, la storia contemporanea, che insegna sempre qualcosa, da tempo ci istruisce. Ma dar contro ad un progetto ferroviario continua a risultare difficile.Anche se in Italia sembra che i profitti di un intero secolo si siano volatilizzati e non ci siano capitali che per grandi opere e dove, per inciso, sarebbe curioso sapere quante donne in quei contesti abbiano una qualche chance di essere assunte. ma questo è un altro discorso ... E non basta. Infatti, nonostante un progetto di questo tipo teoricamente possa essere abbracciato anche da un ipotetico sistema comunista, c'è chi sospetta che, mega-opere dalla dubbia utilità, siano il costoso tentativo di mascherare o rimandare una inevitabile deriva capitalista. In tal caso ci dovremo accontentare ancora una volta di una coincidenza forzata tra due necessità: quelle del profitto da un lato e quella dei lavoratori dall'altro, da sempre “dipendenti” per la loro sopravvivenza . Per finire non posso fare a meno di ricordare un viaggio in Austria risalente agli anni Ottanta attraverso il quale mi era stato possibile verificare come in effetti tra le nostre grandi opere, le autostrade fossero le migliori d'Europa, per poi constatare anche che il reddito pro capite in Austria era il doppio di quello italiano … e si vedeva! Certo il turismo in Italia era un'industria che andava sostenuta anche se, almeno nel periodo a cui mi riferisco, disseminata di parecchi evasori. Non sarà che alla base di tante contestazioni in realtà covi del risentimento per tutte queste contraddizioni? 1- I cantieri prima erano situati a Venaus ora a Chiomonte, luoghi in cui si presume passerà la nuova linea ferroviaria ad alta velocità e dove dovrebbe realizzarsi il nuovo tunnel che unirà il tratto ferroviario italiano a quello francese. Formalmente però fino ad ora questi cantieri sono stati giustificati al fine di un'indagine del terreno (o roccia) da attuarsi attraverso un tunnel geognostico, una specie di carotaggio.

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ARTISTI DI APPLICAZIONE

21-30 OTTOBRE 2011 Kronenmattsaal Binningen

ORARI DI APERTURA dal Lunedì al Venerdì 15.00 - 20.00 Sabato 10.00 - 20.00 Domenica 10.00 - 18.00

www.arte-binningen.ch jury@arte-binningen.ch Comitato Arte e Cultura, Postfach - 4102 Binningen 1



LA CRISI FINANZIARIA

di Umberto Fantauzzo

L’Italia nel baratro La commedia dell’arte biscioniana al tramonto La realtà italiana attualmente spazia tra una buffa fiction romanzesca di letteratura dostojeviskjana per la sua ridicola ilarità essendo al momento amministrata da una compagine governativa di improvvisati ineffabili politici ed il più oscuro pessimismo antropologico di Franz Kafka per la sua tragica gravità sul versante etico, culturale ed economico. A contribuire a tale insolito fenomeno di matrice berlusconiana, si suppone che la divinità dell’ironia dalla sua consueta residenza del monte Olimpo, in virtù di un profondo amore per il Biscione, si sia recata in vacanza estiva in Italia per donare a costui, con amorevole munificenza, un nuovo canovaccio nella persona di Scilipoti, il quale sembra avere esaltato in sede parlamentare le virtù taumaturgiche del “Premier” e pertanto il mercato borsistico avrebbe immediatamente obbedito al miracoloso intervento del Biscione chiudendo in quel famigerato giorno del miracolo con un netto calo di -5,16%. In tal modo la commedia dell’arte biscioniana ha ottenuto degnamente una legittimazione divina.

L’ironia metaforica, costituendo motivo portante dell’introduzione, si riferisce al disastroso baratro culturale, politico ed economico in cui versa al momento il nostro Paese nel duemila undici, anno di ricorrenza del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia; ovviamente l’esimio Biscione non poteva far miglior regalo alla sua tanto amata patria in occasione del glorioso compleanno dell’Italia. Situazione nazionale disastrata da ricondurre casualmente ad una gestione politica da parte di un esecutivo arrogante, incolto ed incompetente in virtù di un partito leaderistico/ padronale che ha portato alla formazione di una compagine

governativa e di maggioranza parlamentare di incapaci soggetti politici senza autonomia decisionale e di giudizio, limitandosi al ruolo di fantocci al servizio di un leader despota ed egocratico, il quale nel corso di circa un decennio ha gestito il nostro Paese come una sua personale azienda. L’attuale “premier” nel corso di oltre un decennio, nella sua funzione di “primo ministro” alla perenne ricerca di iniziative giuridiche finalizzate unicamente alla sua persona come il legittimo impedimento, il divieto delle intercettazioni, il bavaglio alla stampa di opposizione, la riforma costituzionale onde accrescere i poteri della sua funzione esecutiva, il processo lungo e non per ultimo l’audace tentativo di una riforma radicale della giustizia per limitare l’autonomia della magistratura nell’esplicito intento di sottometterla al potere esecutivo (le ultime due costituiscono una furbesca strategia fortemente auspicata per districarsi impunemente dai numerosi processi pendenti per i suoi innumerevoli illeciti); operando in tal modo esclusivamente nel suo personale interesse, si è rivelato perennemente svogliato ed incapace di interpretare le reali esigenze della nazione e di escogitare strategie politicamente coerenti sul merito per un’adeguata soluzione dei più scottanti problemi sociali del nostro Paese. La causa determinante l’attuale grave emergenza economica/finanziaria sin dalle sua iniziale origine si presenta di dimensione planetaria, ma in Italia la medesima crisi si manifesta in un complesso fenomeno di più grave consistenza al confronto con le economie più avanzate del mondo; tale fenomeno tipicamente italiano si snoda in una duplice dimensione: sotto forma di baratro finanziario per il pesante debito pubblico, (il terzo al mondo dopo USA e Giappone) e senza prospettiva di sviluppo per il futuro ovvero di forte recessione. La crisi economica all’origine di ordine planetario non può fungere da attenuante per l’esimio premier italiano, il quale sul merito ha scientemente voluto ignorare la piena vulnerabilità economica dell’Italia ingannando consapevolmente con le sue insistenti menzogne i cittadini italiani per oltre un decennio fino al maggio 2011, improvvisamente come per incanto a metà di giugno del corrente anno solare nei mass-media riecheggia sottotono la necessità di una robu-

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sta finanziaria della consistenza di ottanta miliardi di Euro per abbattere il colossale deficit nazionale e consentire in tal modo il pareggio del bilancio nel 2014. Recentemente la crisi economico-finanziaria si aggrava e in Italia gli incompetenti politici al governo capitanato dal menzognero incapace Biscione costatano che la nuova finanziaria nella sua edizione di giugno 2011 non è sufficiente e su forte pressione della BCE andrebbe urgentemente rivista, potenziata di almeno dieci miliardi di Euro ed anticipata di qualche anno, solo a tale condizione l’Europa potrebbe aiutare l’Italia; in tal modo il nostro paese viene commissariato dall’Europa sotto la costante e attenta vigilanza di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. All’impellente richiamo della BCE gli irresponsabili politici vanno in vacanza recandosi in Terra Santa, in barba al contribuente, per purificare la loro cattiva coscienza e così ottenere dei crediti divini per accedere direttamente in paradiso. Il Biscione non solo è culturalmente limitato, economicamente e politicamente incapace di guidare l’Italia,come da anni opportunamente sostiene il Financial Time di Londra, ma intenzionalmente se ne infischia, nel presente come nel passato, delle impellenti esigenze della nazione e dei suoi cittadini, esercitando tutto il suo potere esecutivo ad esclusivo vantaggio concernente la sua immunità politica e invulnerabilità giuridica, il patrimonio personale e di famiglia (ragione unica per la sua totale opposizione a introdurre un’imposta patrimoniale per i più ricchi), le sue aziende, e fungendo paternamente da “PAPY GIRL” rivolge particolare attenzione alle sue giovanissime veline, accompagnatrici e principalmente la sua tanto agognata bellissima super giovanissima RUBY a dilettevole beneficio del suo capitale genitale. Come può questo governo essere in grado di amministrare gli affari di stato del nostro paese se il suo capo Berlusconi è intellettualmente incapace, culturalmente impreparato, politicamente incompetente, eticamente indegno, e intenzionalmente strafottente per gli interessi della nazione? Nel recente incontro con le parti sociali del 10 agosto 2011, (foto sotto) nel tentativo di un azione armonicamente concertata con la CONFINDUSTRIA e le organizzazioni sindacali, il Premier con alcuni dei suoi incompetenti ministri ha voluto confrontarsi con le forze sociali per presentare le proposte operative onde affrontare l'emergenza finanziaria e così poter dare una nuova riedizione ad una diversa finanziaria più consona alla situazione.

Le proposte fatte dal governo e offerte all’attenzione dei presenti, come al solito andrebbero a scapito dei cittadini socialmente più deboli e i più agiati verrebbero ulteriormente protetti a causa della sua ostinata opposizione ad introdurre la patrimoniale. Il Premier perseverando nel suo irrazionale ottimismo continua ad ingannare gli Italiani con la sua storicamente consueta affermazione “tutto andrà bene in quanto il sistema finanziario italiano è solido e non ci sarebbero rischi per la nostra nazione”.

Premessa essenziale per una soluzione definitiva all’atavica piaga finanziaria per l’ingente deficit, l’indegno Berlusconi dovrebbe immediatamente dimettersi e presentarsi alla magistratura per un inequivocabile chiarimento giuridico delle sue illecite responsabilità; nel contempo l’ineffabile masnada di maggioranza pidiellina e leghista dovrebbe andare a casa per aver consapevolmente contribuito a dissipare l’erario pubblico e patrimoniale della nazione con i loro privilegi ministeriali e di casta ricevendo costoro la gratifica finanziaria e vitalizia possibilmente le più elevate d’Europa. Il paese ha bisogno oggi di un nuovo governo guidato da una personalità integerrima e gestito da una compagine esecutiva di intelligenti, competenti ed onesti ministri, deontologicamente coerenti per il bene della nazione e non per le proprie tasche; parlamentari che con le loro elevate competenze siano in grado di intuire e valutare la gravità della emergenza economica e così poter escogitare strategie adeguate per una duratura soluzione del dissesto finanziario nazionale; una classe politica e ministeriale che con coraggio civile ed onestà etica, al di là delle “lobbies” e delle cricche di partito, effettuino le giuste scelte per una coerente politica di risparmio eliminando costi e privilegi superflui dimezzando il numero dei parlamentari ed abolendo gran parte del vergognoso numero di 624 mila auto blu. Con l’introduzione di un’adeguata imposta patrimoniale, che consentendo di reperire soldi a sufficienza per colmare il buco deficitario, garantirebbe una maggiore equità sociale facendo pagare più tasse a chi può tutelando gli interessi dei cittadini meno abbienti. Forse in questo modo si può auspicare una soluzione edificante per il nostro paese.

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LA CRISI FINANZIARIA

dalla Redazione

Si chiama Cono Merendino, per gli amici solo Cono, ed è nato a Naso in provincia di Messina il 16 febbraio 1958. Lascia l'Italia giovanissimo per seguire il padre, Antonio, stimato ed apprezzato cuoco in Svizzera. Il percorso professionale di Cono è strettamente legato all'amore per la cucina ed al suo talento innato che ha saputo sviluppare grazie alle conoscenze apprese dal padre. Dopo cinque anni di tirocinio come cuoco in un ristorante nei pressi di Zurigo collabora con alcuni rinomati ristoranti del posto come capo cuoco coltivando una grande aspirazione: quella di mettere a frutto le esperienze maturate in un locale tutto suo. E finalmente, nel 1988, apre il suo primo ristorante che gestisce con grande impegno e passione facendosi conoscere ed apprezzare per la cucina genuina, dai sapori unici della gastronomia italiana. Nel 2002 gli viene proposto di rilevare un piccolo ristorante con annesso bocciodromo nei pressi dello stadio Letzi di Zurigo. Cono accetta l'offerta e con la sua intraprendenza, la sua competenza, la volontà e la tenacia tipica dei siciliani, trasforma, negli anni, il piccolo locale in un ambiente di pregio. Oggi il ristorante Bocciodromo ha una capienza complessiva (interno ed esterno) di 700 posti e si avvale della collaborazione di venti persone. Numerose sono le manifestazioni e gli eventi che vengono organizzati nell'elegante sala interna che ha ospitato personaggi importanti di entrambe le nazionalità. E con la cordialità che lo contraddistingue Cono, assieme alla sua compagna, è sempre presente con la sua professionalità, attento a tutti i dettagli perchè, ci dice, la mia più grande soddisfazione è sapere d'aver soddisfatto ogni nostro cliente. Signor Merendino, è innegabile che la sua attività richiede grande impegno. Riesce a conciliare un lavoro tanto impegnativo con la sua vita privata? La mia attività presuppone delle responsabilità che vanno ben oltre il normale orario di lavoro. La presenza nei fine settimana rende questo compito abbastanza gravoso.

Tuttavia credo sia fondamentale sapersi organizzare, in modo da poter conciliare lavoro e tempo libero. Anche se quest’ulti- mo è veramente poco. È un impegno quotidiano ritagliare dello spazio solo per la propria vita privata. In questo l'aiuto di chi ti sta vicino è indispensabile. Di cosa bisogna tener conto perchè un ristorante diventi un'opportunità di business? Per fare del ristorante un buon business la passione per la cucina non è tutto, è indispensabile partire con una buona idea e avere il senso per gli affari poiché questo è un settore altamente competitivo. I fattori chiave per realizzare un progetto vincente sono diversi. Innanzi tutto bisogna partire da un’idea genuina ed etica, credere fermamente nel pro-prio progetto, creare un rapporto di fiducia e benessere con i propri collaboratori, poiché se il personale lavora sereno, sarà ospitale e i clienti soddisfatti. Una buona posizione è cruciale per il successo del ristorante. Per la scelta della posizione si dovrà tenere conto della tipologia di locale che si vorrà aprire, tanti sono i casi di locali isolati e periferici con un buon parcheggio che funzionano bene, comunque in linea di massima sarà bene verificare e scegliere locali su strade trafficate o con un buon afflusso pedonale, ottima è la

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presenza di uffici o zone commerciali nelle vicinanze, la possibilità di parcheggiare, infine non è da sottovalutare anche la presenza di altri locali simili nei paraggi. Quali sono i problemi che sente maggiormente? A dire il vero, grossi problemi non ne riscontro. È vero però che per poter competere con la concorrenza, oltre alla qualità, occorre avere sempre nuove idee, ma soprattutto saper mantenere l’atmosfera amichevole e familiare e far sentire il cliente sempre a proprio agio. L'Europa intera, ed anche la Svizzera, sta attraversando un momento di forte crisi. Il suo locale ne risente in qualche modo? Si, questo non è uno dei periodi migliori. La crisi finanziaria ed economica ha colpito anche la Svizzera e con il franco svizzero così forte, soprattutto nei confronti dell'Euro, c'è sicuramente stato un calo del turismo. Noi però, grazie agli ottimi rapporti che si sono instaurati con la città di Zurigo e grazie anche all'ottima ubicazione del ristorante, non ne abbiamo risentito particolarmente. Da cittadino italiano residente in Svizzera cosa ne pensa della manovra finanziaria che il Governo italiano ha varato nei giorni scorsi? Io sinceramente ho rinunciato ad occuparmi di questi argomenti, forse per mantenere più sano il mio fegato perchè penso che, come al solito, a farne le spese saranno i più deboli che faranno ancora più fatica, e chi non ha problemi ne avrà ancora meno. Ecco ... è meglio che io dedichi tutta la mia energia alla mia attività con la solita dedizione di sempre. È un buon metodo per non pensare al resto ... non ce n'è il tempo!

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LA CRISI FINANZIARIA

di Manuel Figliolini

Sestri Levante ... crisi calante L’economia vista dal mare Ad agosto l’economia italiana ha intrapreso una curva discendente ed in quel periodo mi trovavo di passaggio a Sestri Levante. I titoli dei quotidiani parlavano solamente di BCE, manovra, pensioni e tasse patrimoniali. Qui l’italiano regna, pochi stranieri, magari i vicini francesi, ma la lingua che senti di più tra i caruggi (tipiche vie dei centri storici liguri) è senza ombra di dubbio l’italiano. Ed io, che ero ancora a Sestri Levante, decisi di capire se si sentiva la crisi, facendo una chiacchierata con la proprietaria di un grande hotel e con un agente immobiliare. E vi posso annunciare fin d’ora che la crisi e i redditi sono i più grandi giochi di prestigio: ci sono ma non si vedono. UN CAFFE’ CON FLAVIA DE NICOLAI Proprietaria dell’Hotel Vis à Vis di Sestri Levante All’ingresso del centro storico di Sestri Levante, da una collina lussureggiante, si erge imponente l’Hotel Vis à Vis. Flavia De Nicolai, figlia di Giacomo De Nicolai il fondatore nel 1961 dell’hotel, mi accoglie alla reception con il savoir-faire di chi sa veramente cosa vuol dire ospitalità. Ci dirigiamo all’ultimo piano dove è situato il bar dell’hotel per scambiare due chiacchiere, la vista dal terrazzo è a dir poco mozzafiato (foto). Un girotondo a 360° gradi che ti regala in ogni angolo uno scorcio fenomenale del Tigullio.

Da lì si può lasciar andare lo sguardo e perdersi nelle varie baie o nell’orizzonte lontano del mare, ai nostri piedi tutta Sestri Levante. Flavia De Nicolai: “Dico sempre ai nostri clienti che prima di perdersi tra i caruggi devono salire qui per impadronirsi dall’alto della città”. Veramente stupendo il panorama, faccio quasi fatica a distogliere lo sguardo e a concentrarmi sul lavoro … lei mi stava parlando dei clienti, volevo appunto chiederle come, in questo momento di crisi, sia cambiata la clientela. La clientela è migliorata negli anni ed è diventata più esigente, anche le formule di ospitalità si sono diversificate con il tempo. Una volta tutti i nostri clienti sceglievano la pensione completa poi con il passare del tempo la pensione completa ha lasciato il posto alla mezza pensione e alla formula bed and breakfast. Quindi avrete anche cambiato anche l’organizzazione della ristorazione? Certo, abbiamo arricchito le colazioni, il ristorante si è aperto anche agli esterni dell’hotel ed abbiamo creato un menu à la carte che abbraccia i desideri dei nostri clienti offrendo, inoltre, la possibilità di uscire dall’albergo o mangiare in hotel ritrovando la qualità dei grandi ristoranti. Come sta vivendo la crisi economica il suo hotel? Per noi l’anno del calo è stato il 2009, poi abbiamo avuto una ripresa nel 2010 e quest’anno si sta rivelando molto stabile. Adesso il lavoro è diventato più faticoso, nel mese di agosto abbiamo ancora delle stanze libere che vengono prenotate all’ultimo minuto. Invece il ristorante sta veramente lavorando bene anche grazie agli eventi che organizziamo periodicamente. Quindi la crisi ha cambiato la facilità di riempire l’hotel nel mese estivo per antonomasia, agosto? Gli ultimi anni che abbiamo con largo anticipo chiuso le prenotazioni di agosto è stato il 2004. Ma più che a causa della crisi questo cambiamento è stato prodotto da una modificazione concettuale del termine vacanza. Mi ricordo che i nostri clienti restavano nel nostro hotel per 1 o 2 mesi, adesso al massimo 15 giorni, in compenso si regalano molti week-end durante l’anno.

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Se ho capito bene le abitudini e i clienti sono cambiati … e voi come siete cambiati? Beh noi, dal canto nostro, abbiamo creato dei pacchetti che possono meglio adattarsi alle “nuove” esigenze dei nostri clienti. Abbiamo aumentato il nostro marketing investendo molto nella pubblicità e in internet, solo di pubblicità dal 2000 ad oggi abbiamo raddoppiato il budget. Organizziamo cene a tema ed aperitivi con ospiti che tengono conferenze, incontri. Praticamente ci siamo trasformati con e per i nostri clienti. Finisco il caffè su questa stupenda terrazza, guardo un ultima volta il panorama e mi dirigo verso l’uscita, consapevole che forse la crisi non colpisce tutti, ma solo chi non vuole mettersi in gioco. E se non fosse crisi ma soltanto un cambiamento sociale politico inevitabile? Può essere la fatica al cambiamento che ci ha indotti alla crisi? www.hotelvisavis.com

Come mai questa presa di posizione da parte dei venditori? Perché non hanno necessità di vendere, molti possono aspettare anche anni fino a quando non riescono ad ottenere la cifra che chiedono. Per curiosità una prima fila mare, quanto può costare al metro quadrato? Si parte dai 12.000€ euro/mq, ma sulla baia del silenzio le quotazioni sono molto più alte. Prezzi alti, a dir poco proibitivi, ma i locali come fanno? I residenti, soprattutto le giovani coppie, si dirigono verso l’entroterra, a volte sulle colline, comunque più lontani dal centro e dal mare. Anche alcuni turisti scelgono la collina vista mare, ma anche questo mercato sta subendo una controtendenza. Ultimamente tra i vacanzieri noto una netta preferenza per le comodità del centro città e della vicinanza alle spiagge. Ciò è anche una conseguenza della difficoltà di parcheggio che si riscontra poi in centro.

UN CAFFE’ CON LA DOTT.SSA PAOLA PICCO Titolare dell’agenzia immobiliare Nazionale di Sestri Levante Il carrugio centrale di Sestri Levante è molto suggestivo ed è proprio nel centro storico che si trova l’Agenzia Nazionale snc dove mi devo incontrare con la dr.ssa Paola Picco, titolare dell’agenzia. La mia ricerca economico-turistica non può trascurare un aspetto fondamentale soprattutto per una località che è a circa 200km da Milano, dove molti possono ambire al sogno/bisogno di avere la seconda casa Dottoressa come sta andando il 2011? Il 1° semestre 2011 è stato abbastanza critico, ma neanche troppo; qui infatti va meglio che altrove. Sestri Levante è una città privilegiata, possiede le spiagge più ampie del Tigullio (la baia delle favole e la baia del silenzio); i turisti la trovano molto affascinante per i suoi due mari, di conseguenza le richieste di casa da acquistare sono tante, anche se i prezzi di vendita sono molto elevati e si fa più fatica a far incontrare la domanda con l’offerta. I tempi di vendita si sono allungati. Perché ci sono poche case in vendita a Sestri? No anzi, l’offerta è elevata ma le proposte in vendita non corrispondono spesso alle esigenze degli acquirenti. Dov’è quindi il problema? Ci deve essere qualcosa che non và se la compravendita ha allungato i termini? Chiaramente girano meno soldi e sicuramente c’è contemporaneamente un innalzamento dei requisiti richiesti. La soluzione richiesta più frequente è per l’appartamento di 50-70 mq con terrazzo, ascensore, posto auto/box , vicinissimo alle spiagge e possibilmente anche con vista/scorcio mare. Questa tipologia non è facile da trovare e quando si trova costa molto, più di quanto la maggioranza delle persone è disposta a spendere per una seconda casa. Il budget medio? Si aggira intorno ai 300-350.000€ ma le soluzioni richieste, come detto prima, richiederebbero dei budget più elevati. Dall’altro lato i venditori non vogliono diminuire il prezzo anche se non riescono a vendere velocemente.

Chi compra la seconda casa qui? Non molti stranieri, quasi sempre italiani, soprattutto lombardi ed emiliani. E la situazione affitti com’è? La richiesta è sempre alta, ma per periodi più brevi, non più mensili. Infatti sono nati tanti B&B. Come mai? I B&B sono organizzati per soggiorni brevi. In passato eravamo abituati ai bagnanti che soggiornavano a Sestri Levante per tutta l’estate, ma adesso le cose sono cambiate. Chiedono la settimana o addirittura il week end . E’ più rara la richiesta della mensilità. Ci sono più possibilità di affittare a settimane, anche se ciò non piace molto ai proprietari di appartamenti. www.agenziaimmobiliarenazionale.it Uscendo dall’agenzia immobiliare mi rendo conto che solo le tempistiche sono cambiate negli anni, tiro le somme e mi rendo conto che la crisi sembra lontana.

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LA CRISI FINANZIARIA

di Silvana Lenzo

Distruzzione Creatrice La ripresa di un paese in declino Lo si vede passeggiando per la strada: la gente è meno elegante di qualche anno fa e ha meno soldi da spendere. La globalizzazione sta impoverendo i ceti medi, principalmente coloro che operano nei settori economici tradizionali, dove la manodopera straniera a minor costo determina un congelamento delle retribuzioni degli occidentali.

Non si tratta di un fatto nuovo. Sono alcuni decenni che il nostro Paese attraversa una congiuntura economica difficile, principalmente a causa dell'ingente debito pubblico accumulato a partire dagli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. E, tuttavia, attualmente la situazione si è aggravata. Via via, negli anni, precarietà, licenziamenti, cassa integrazione, disoccupazione, famiglie in difficoltà sono diventate esperienza quotidiana per milioni di italiani. I centri storici, un tempo il cuore pulsante della vita di un intero territorio, si sono svuotati e vivono attualmente una stagione di degrado. Sempre più negozi han chiuso i battenti, mentre le piazze vengono occupate da mendicanti e drop-out di ogni tipo, presenze poco rassicuranti per il cittadino quando non apertamente inquietanti e minacciose. Le nostre località, anche le più piccole, belle e ricche di storia, assomigliano sempre di più a Calcutta e sempre meno ad ordinati ed accoglienti nuclei della vita sociale, economica e culturale di un'intera comunità. Certo, l'economia e di conseguenza anche gli stili di vita, stanno cambiando e gli italiani stanno scontando la maggiore competitività di Paesi dove il lavoro costa meno.

Eppure, la crisi economica che sta mettendo in ginocchio l'Italia, nel quadro globale di uno sviluppo senza occupa zione, potrebbe costituire un'opportunità per rifondare la nostra economia. Sebbene proprio gli economisti sembrino, in questo frangente, i più disorientati, rivelando una volta di più che la loro disciplina è un'arte più che una scienza esatta, proprio ad un economista, Joseph Schumpeter, dobbiamo il concetto di distruzione creatrice. Secondo lo studioso tedesco, in buona sostanza, l'economia procede per crisi, che vedono morire le imprese meno competitive ed obsolete e trionfare le aziende competitive e innovative. Gli italiani sembrano invecchiati ed impigriti. Il benessere raggiunto li ha viziati e riempiti di pretese. Si tratta di ritrovare lo spirito, che nel dopoguerra, ci ha condotti alla Ricostruzione e al boom economico. Occorre rimboccarsi le maniche, ritrovare la tenacia e la voglia di lavorare duramente, valorizzare i giovani, le nuove idee e le nuove tecnologie. Si tratta di tagliare privilegi e rendite di posizione a politici, professionisti e membri della pubblica amministrazione. La nostra classe dirigente deve liberarsi finalmente dal "politicamente corretto", ormai ridotto a deprimente ipocrisia in tutte le questioni nazionali di maggior rilievo. Soltanto attraverso una distruzione creatrice di tale ingente portata, la terra che è stata la culla della civiltà romana, del Rinascimento, del talento creativo nell'arte e nell'artigianato saprà, come l'Araba Fenice, risorgere dalle proprie ceneri.

Dati Istat Rapporto annuale Istat sul decennio 2011-2010 in Italia:”La crisi ha portato indietro le lancette della crescita di ben 35 trimestri, quasi dieci anni”, ma l’attuale ”moderata ripresa” avrebbe fatto riprendere il tempo perduto e anzi ne ha fatto guadagnare, visto che ci ha riportato avanti di 13 anni. L’Italia “ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i Paesi dell’Unione europea, con un tasso medio annuo di appena lo 0,2% contro l’1,3% registrato dall’Ue e l’1,1% dell’Uem”. Il tasso di risparmio si è consumato ed è “sceso per la prima volta al di sotto di quello delle altre grandi economie dell’Uem”. In altre parole, l’Eurozona. Risparmio delle famiglie ad appena 9,1%, ovvero ”il valore più basso dal 1990”. l’altraitalia 20



CULTURA

Psicologia di Maura Santandrea

Dipendenza da Internet Quando l'accesso alla rete diventa un eccesso di rete Nelle famiglie in cui sono presenti adolescenti e preadolescenti, diventano sempre più frequenti le lotte quotidiane tra i figli e genitori in merito all’utilizzo del computer e di internet. Mentre i primi mirano ad un consumo illimitato del pc e del web, i secondi invece cercano di regolamentarne l’uso, riportandolo a livelli meno alienanti. Dall’accesso alla Rete all’eccesso di Rete Negli ultimi anni l’utilizzo del computer è diventato sempre più un mezzo di aggregazione, di scambio e di comunicazione. Per molti adolescenti, non costituisce solo un modo per intraprendere nuove conoscenze e coltivare online quelle già presenti, ma diventa anche un argomento di conversazione che ha il potere di accrescere il prestigio sociale all’interno del gruppo. Coloro che non si uniformano alla tendenza della maggioranza, potrebbero sentirsi dei disadattati e potrebbero rischiare di venire emarginati. Spesso, i ragazzi che per natura sono più timidi e introversi e rischiano di sentirsi “fuori dal gruppo”, assecondano la loro indole riservata e trovano in Rete quella competenza sociale e quella possibilità di scambio che non riescono ad ottenere nella vita reale e quotidiana, di conseguenza trascorrere il tempo on-line diventa più gratificante e più allettante che frequentare persone reali. Non c’è dubbio che

l’utilizzo costante del computer a scopo di intrattenimento rientra in un fenomeno culturale adolescenziale, ma è pur vero che molti giovani incorrono nel rischio di abusarne e allora l’Accesso alla rete diventa un Eccesso di rete! L’impatto psicologico Le attività che maggiormente innescano la dipendenza riguardano le chat, i blog, i giochi on line e la navigazione nel web. Tra queste, le più propense all’instaurarsi di una dipendenza sono soprattutto quelle in cui è presente un’interazione tra i partecipanti, come nel caso degli istant messagging, delle chat line o delle comunità virtuali (mood) alle quali si aderisce costruendosi un personaggio e interagendo con gli altri. Un altro aspetto da non trascurare, soprattutto per i social network, è l’impatto psicologico dovuto alla massiccia partecipazione e pubblicizzazione, attraverso vie formali ed informali, che fa sentire la persona come un membro di un grande gruppo di “simili” e, proprio per questo, degno di approvazione. Young (1998), ipotizza l’esistenza di una relazione significativa tra la dipendenza da internet e il disturbo depressivo, infatti coloro che soffrono di una depressione importante spesso eccedono nell’uso della

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Rete. Secondo l’autore, i soggetti con bassa autostima, paura del rifiuto e bisogno di approvazione, mostrano una frequentazione intensa del web.

La dipendenza da internet: quando si può parlare di disturbo Ancora oggi i ricercatori hanno difficoltà a classificare la dipendenza da internet come un vero e proprio disturbo psichiatrico, tanto che non compare in nessun manuale diagnostico ma viene ugualmente indicato con il nome di Internet Addiction Disorder (IAD): ovvero una particolare modalità di esprimere il proprio disagio attraverso l’uso smodato di un prodotto tecnologico . Il disturbo da dipendenza da internet non viene percepito come un disagio da colui che ne soffre e pertanto egli non ritiene di aver bisogno dell’aiuto di uno specialista per risolvere quello che “gli altri” avvertono come un problema. La dipendenza patologica può essere generale o specifica e focalizzata su una particolare attività. Nonostante il margine di incertezza sulla classificazione del disturbo, gli studiosi riconoscono di comune accordo che l'ossessione per il gioco e l’alienazione dalla vita reale, a cui si preferisce quella virtuale, sono sintomi connessi al disagio e che hanno un risvolto preoccupante per la salute mentale dell’individuo.

Comportamenti sintomatici della dipendenza da internet -L'individuo resta davanti al pc per lassi di tempo molto lunghi senza averne cognizione e non interromperebbe la sua attività se qualcuno non intervenisse dall’esterno - Quando viene distolto dalla sua attività on line, manifesta un evidente stato di nervosismo e insofferenza, arrivando ad essere aggressivo e, a volte, violento verso colui che interrompe la sua occupazione nel web - Passa su internet più tempo di quanto era stato preventivato e i tentativi personali di controllarne l’utilizzo falliscono - Quando è connesso alla Rete, presenta uno stato euforia ed eccitazione, resa nota da atteggiamenti verbali e non verbali come esclamazioni ad alta voce, espressioni di entusiasmo … - Per raggiungere lo stato di eccitazione desiderata, necessita di intrattenersi più tempo possibile in Rete. Nega infatti di trascorrere troppo tempo al computer e vorrebbe passarne sempre di più - Coglie ogni occasione per connettersi alla Rete, anche durante quelle circostanze in cui un simile comportamento non è adeguato al contesto o alla situazione. Spesso lo fa di nascosto o inventa scuse - Quando non riesce a raggiungere il suo obiettivo (il web), si mostra stanco, irritabile, apatico, intollerante e può arrivare a minacciare i genitori di commettere gesti impulsivi e pericolosi - L’astinenza da internet può provocare ansia fantasie o sogni su internet, agitazione psicomotoria, pensiero ossessivo riguardante la Rete, movimenti volontari o involontari che prevedono il tamburellare con le dita - Si trascurano doveri e piaceri non legati alla Rete: la scuola, l’igiene personale, gli impegni sportivi, le uscite con gli amici. Si abbandonano altre forme di intrattenimento come la tv, la lettura, la musica, il gioco… - Quando qualcuno chiede informazioni sulle attività svolte on-line, non ottiene risposte congruenti ed esaustive, ma approssimative ed evasive

Un disturbo di questo tipo provoca un forte disagio in tutto il sistema familiare. Spesso anche la vita dei genitori e dei fratelli ruota intorno alle abitudini del figlio dipendente da internet tanto che gli spostamenti e le abitudini degli altri membri della famiglia sono vincolati al fatto che il ragazzo resti da solo o meno. A volte capita che gli adolescenti, pur di ottenere quello che vogliono, minaccino velatamente i genitori di fare gesti inconsulti qualora non si permetta loro di accedere al web. La posizione dei genitori, in queste circostanze, è molto delicata e la difficoltà a confrontarsi con questo problema è legittima. È fondamentale che il messaggio educativo verso il figlio che esprime questo disagio sia univoco e che la coppia genitoriale si mostri determinata. Una terapia familiare in questi casi risulta essere molto utile perché aiuta ad esplicitare il malessere di ognuno, a trovare delle possibilità di comunicazione più efficace e a ristabilire una forma di equilibrio in famiglia.

Sintomi psicofisici della dipendenza da internet - alterazioni nel comportamento alimentare inappetenza, pasti irregolari o frettolosi (saltare i pasti, mangiare fuori pasto, mangiare in fretta per tornare in Rete) - alterazioni del sonno: stanchezza, perdita di sonno, difficoltà ad alzarsi la mattina, affaticamento, enuresi notturna, sogni/incubi sulle attività svolte su internet che provocano sonno agitato - alterazioni della condotta di vita: irascibilità, nervosismo, opposizione, aggressività, ribellione, disobbedienza, ansia

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CULTURA

Filosofia di Marco Minoletti

La curiosità "So che voglio e non ho cosa io voglia"

(Carlo Michelstaedter, La persuasione e la rettorica) Tra esseri umani avvengono, di tanto in tanto, incontri la cui intensità è tale da chiamare a raccolta il meglio di sé (1) per tentare di portarlo alla superficie (esternarlo) attraverso il mezzo espressivo più potente di cui siamo dotati: la parola. La parola è il medium grazie al quale si sviluppa e si articola, al suo livello più alto, la comunicazione tra uomini. Comunicazione che è nel medesimo movimento produzione del giudizio su di noi da parte degli altri - chi sei te lo dicono gli altri e “l’altro” che è in te - e produzione di opinioni, giudizi e dibattiti intorno ad argomenti come collettività - cioè, come gruppo umano storico inserito in una scansione di tempo (il cui inizio, per i più smemorati, è evincibile dai propri dati anagrafici) - che è prodotto e al contempo produttore di questo mondo. Detto altrimenti: laddove, per una strana complicità degli atomi, avvengono incontri qualitativamente tali per cui, il “topolino che sonnecchia in ciascuno di noi” (Raul Vaneigem) è indotto a chiamare a raccolta le élites, i reparti

speciali del proprio sé, creando situazioni in cui, non uno ma più d’uno dei convitati si ritrovano in sintonia sul “modo di vedere le cose”, su alcuni temi posti al centro del dibattito, eccoci, come d’incanto, proiettati nel bel mezzo di momenti che, per comodità, indicherò come momenti di tensione alla chiarezza di gruppo. Oggigiorno, questi momenti sono rari (2) e conseguentemente occorre prestarvi la massima attenzione e dedicar loro il meglio di sé non solo per rappresentare narcisisticamente la potenza o debolezza delle proprie bocche di fuoco per il gusto di dar fuoco alla miccia e udire il botto (3) bensí per tentare di far sbocciare, con altri, un momento di chiarezza a proposito di temi che non trattano esclusivamente del nostro ombelico. Sgomberato il campo dall’equivoco che la curiosità sia il prodotto del solo corpo (quindi puro atto biologico coordinato da miscellanee di elementi chimici, come pensa chi ragiona intrappolato negli angusti e asfissianti schemi della ricerca scientifica fine a se stessa e agli ordini della scienza moderna) o della sola mente, il “puro spirito” che, secondo

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alcuni (4), è giunto al punto di estendere le nostre capacità di scegliere e di giudicare alla fase prenatale, noi affermiamo che essa è il risultato dell’interazione di corpo e mente mediati dalla parola. Ponendo così la questione, la curiosità diviene lo strumento che non solo ci distingue dalle altre specie animali, poiché ci pone nella condizione di poter elaborare e sviluppare qualcosa insieme, ma al contempo ci ricorda che alla fin fine siamo poi una, anche se distinta, delle tante specie animali che gironzolano pel mondo. Ed è proprio questa condizione di essere parte attiva del mondo, grazie al fatto di aver ricevuto “il dono della vita” (Hannah Arendt) ad indurci alla curiosità attiva intorno alle cose, alle domande, alle vicende che occupano l’arco delle nostre possibilità storico/temporali di curiosare per il mondo e intorno alle cose del mondo in quel brevissimo istante (5) che è l’oscillazione di tempo che va dalla nostra nascita alla nostra morte. Non per niente curioso deriva dal latino cura, sollecitudine evidentemente esterna, della quale la curiosità è sia la troppa sollecitudine nell'nvestigare, che il desiderio inquieto di sapere i fatti altrui, nell'ammissione di un corpo “altro da sé”. E così ad un certo punto della nostra esistenza, accorgendoci che il tempo della nostra vita è breve e che non possiamo più permetterci il lusso di rinviare il dialogo per, con e su di essa a un domani che non si concretizzerà o che, come spesso accade, farà capolino nell’ultimo affannoso attimo in cui la vita scemante si aggrappa alle tipiche lagnanze degli attimi che precedono la morte “Ah, come avrei voluto ... detto ... fatto ... se ... ma... ahimé!” partiamo, metaforicamente parlando, alla ricerca di complici disposti a porre al centro del loro agire e delle loro riflessioni la questione della vita quotidiana. Ora, tutte le specie animali sono curiose nell’atto di rivolgere la propria attenzione per vedere o udire qualcosa, ma la variante della curiosità indiscreta, cioè il curiosare negli affari altrui, è tipica solo di quella umana e ciò anche grazie alla parola e alle forme organizzate che essa si dà. Se noi, invece di rivolgere le nostre legittime curiosità alla sola sfera del pettegolezzo (6) e della chiacchiera amena, le dirigessimo verso orizzonti più ambiziosi e di cui spesso ci vergogniamo, costringendo la nostra parola e con essa il nostro essere a ritrarsi quasi stupita e parimenti turbata per aver osato eludere la sorveglianza del già detto e del già fatto, finiremmo con l’ingenerare stupore (7), alla meglio, o imbarazzo, alla peggio. Di questi tempi il solo voler provare a curiosare con la parola intorno a temi che ci dovrebbero riguardare più direttamente, quali: il tempo, la vita quotidiana, il lavoro improduttivo, il tempo libero, l’urbanistica, la forma, l’arte (intesa non come produzione del consumo e consumo della produzione) desta negli altri sospetto e noia, quasi che fosse più conveniente e meno rischioso mantenersi a volo d’uccello, evitando accuratamente la questione dell’unicità ed autenticità del nostro esserci e relegandola così al ruolo di comparsa che recita a soggetto nel teatrino della vita quotidiana. Vita che, come è noto, è scandita dal ritmo in cui si alternano il tempo pieno del lavoro produttivo da una parte e il vuoto del “tempo libero”, dall’altra.

Note 1) Nel turbinio del quotidiano ripetersi dei nostri atti che, spesso di vero hanno solo il tic-coattivo a ripetersi, il meglio di sé è il tentativo mediato dalla parola di trasformarli in atti degni di essere vissuti. 2) Questi momenti sono così rari da indurci a paragonarli ad oggetti preziosi sottratti, quasi furtivamente, al vaporoso nulla in cui si vorrebbe si trastullasse l’esserci quotidiano dell’essere di questi tempi. 3) Relegando la discussione ad un grado di possibilità inferiore, cioè alla sfera dei commenti di taglio psicologistico o analiticheggiante che, come è noto, oscillano tra le sedute analitiche, profumatamente pagate ed il pettegolezzo più a buon mercato. 4) Dopo aver confuso la realtà con i miti platonici, cioè le storielle raccontate da Platone per sostenere alcune sue tesi, James Hillman tenta di darci a bere che le anime, come narra un mito platonico, scelgono la propria sorte e così “quella che ricevo è l’immagine che è la mia eredità, la porzione assegnatami nell’ordine del mondo, il mio posto sulla terra condensato in un modello che è stato scelto dalla mia anima.” 5) Se confrontato al tempo in senso lato. 6) Assunto in giuste dosi il pettegolezzo (che derivi dal latino petere = andare verso, ricercare?) è non solo occasione per distinguerci dall’animale, che non spettegola, ma anche il mezzo per farci delle risate a crepapelle e trascorrere in allegria una serata. Viceversa, qualora esso finisse con l’occupare l’arco di un’esistenza, dovrebbe costituire fonte di giustificata preoccupazione alla stessa stregua in cui ci dovrebbero indurre alla preoccupazione lo stupore e la sua propaggine organizzata - la curiosità - qualora dovessero degenerare, per estensione, in stordimento ed istupidimento come accade nelle malattie infettive o in quelle nervose. Quando invece curiosità e pettegolezzo si limitano ad essere qualcosa di straordinario e al contempo inaspettato, essi vengono a collocarsi sul piano di quei rari accadimenti che non solo finiscono per lasciare un’indelebile traccia in ognuno di noi, ma stuzzicano anche la curiosità di vedere cosa succederebbe se ci fossero una “creazione” e una diffusione maggiore di tali situazioni. 7) Lo stupore, comune sia all’animale che all’uomo, in quanto manifestazione quasi fulminea di sbalordimento prodotto da qualcosa di straordinario, precede in ordine gerarchico la curiosità in quanto questa richiede un’organizzazione della propria attenzione in cui emergono, tra gli altri sensi, quelli del vedere e dell’udire coordinati da quel “sesto senso” che mescolandosi con esso produce non solo sane sparole cioè pettegolezzi e chiacchiere amene, ma anche parole cioè atti che trasformano, agendolo, il mondo. Lo stupore, come tale, è invece attività (meglio: passività) muta.

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CULTURA

Rubrica di Patrizia Gioia

Mutua fecondazione Dialogo tra un Io e un Tu che scoperta è se so già dove voglio andare e magari con già anche il biglietto di ritorno, ma che viaggio è?! Il viaggio è perdersi, per trovarsi più in profondità.

Cosa sono “i semi della Gioia?”, beh, caro Amico, Amica che mi stai leggendo, permettimi di dirti che sono pezzi di me, di ognuno di noi, pronti da essere lanciati nel cielo, con la speranza che, caduti in terra, produrranno buoni frutti. Sono pensieri e meditazioni, poesie, parole mie e di altri che “profumano” e che, se da voi bene accolti, in questa piccola “rubrica” parleranno di noi, della nostra vita, dei nostri piccoli e grandi problemi, delle nostre pene e delle nostre gioie, cercando ogni volta di trasformare la polarità distruttiva in creativa. Che ne pensi? Ci proviamo? Solo insieme possiamo farlo, non esisto io senza te, il vero dialogo è tra un Io e un Tu, dove l’altro da me (che sei tu) è veramente altro e non un prolungamento del mio Io. Dunque per ora siamo due sconosciuti che però aspirano all’incontro e via via che ci conosceremo potremo anche diventare amici, vorrei essere da te “addomesticata”, come dice la volpe al Piccolo Principe, così che poi mi aspetterai ... fino al prossimo numero. In questo primo semino vorrei parlare di una cosa che mi piace e che va bene anche per questa bella pubblicazione : “la mutua fecondazione”. Mica male come seme? Non ti pare? Già la Svizzera e l’Italia si sono da tempo mutuamente fecondate, che significa per entrambe (così come per te e per me) perdere qualcosa per trovare, insieme, qualcosa che ancora non conoscevamo. Non ti pare bello e buono? Così che non abbiamo più da litigare, ma da gioire della scoperta, come se ogni volta si partisse per un’isola, ma senza sapere già il nome dell’isola e dove è, come ogni vero navigante partiamo senza bussola, sorretti dall’aspirazione e dal vento, pronti a seguirlo senza esserne trascinati, altrimenti

Ma ne parleremo in un altro seme del viaggio, che è poi la nostra vita. Oggi ti voglio lasciare con questo primo seme e una domanda: quando tu vuoi trapiantare una pianta da un luogo ad un altro, magari tanto lontano, lo sai la cosa più importante da fare? Beh, prima di tutto dirgli qualche parolina bella per farle capire che non vuoi farle male e poi prendere tanta, tanta zolla della sua terra così che messa poi a dimora nella nuova terra non si senta sola, perché ha tutti i suoi odori e profumi e umori, tutti i suoi ricordi e magari anche una canzone e così potrà iniziare a mandare fuori le sue radicette anche nella terra nuova, piano piano, senza farsi e senza fare male. E una pianta uscirà nuova! Avrà qualcosa della sua terra e dell’altra e tutte e due non avranno perduto la loro identità, ma l’avranno fecondata, perché l’identità non è un monumento da difendere, ma un movimento da condividere e tutte e due saranno più belle e piene di gioia. Non ti pare una bella cosa? proprio quello che dobbiamo fare noi quando da una casa, da una città, da una nazione, andiamo in un'altra, è così che si fa “la mutua fecondazione”! Adesso devo proprio andare, è finito il mio spazietto, ma se volete approfondire l'argomento potete scrivermi a: patrizia.gioia@spaziostudio.net Al prossimo numero.

Patrizia Gioia Artista. Scrittrice in ambito artistico e culturale, ha lavorato per anni in pubblicità, creando prodotti e immagini che sono diventati parte dell’immaginario collettivo. L’aspirazione alla conoscenza l’ ha invitata all’ascolto “del mio daimon”: da Hermann Hesse , a Carl Gustav Jung, attraverso l’analisi del profondo, l’incontro con l’esperienza mistico-religiosa e il suo simbolismo, al crocevia tra oriente e occidente, il pensiero di Raimon Panikkar e la necessità del dialogo con “l’Altro”; l’incontro col diverso fuori e dentro noi, vie verso la pace e il perdono. Poesia e mistica non come fuga dal mondo, ma un incontro delle profondità del silenzio. E’ in questo sentire, uscita dal mondo effimero della pubblicità con il quale non si sentiva più di colludere, che nel 2000 apre SpazioStudio, luogo di incontro e di confronto, dove progetta organizza e cura convegni, mostre, spettacoli teatrali, reading poetici, presentazione di autori e libri, giornate di studio e di lavoro inter e intra disciplinari, tesi ad illuminare la connessione tra tutti i saperi dell’umano, nell’operante pensiero dei grandi maestri d’ogni tempo, la cui voce è inseparabile dal conosci te stesso, un rivitalizzare attraverso la personale esperienza, con una rinnovata creatività, quanto di fondamentale e vero da sempre “è “ .

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CULTURA

Musica di Mauro Piccinini

... Grazie Amy! Una voce, mille emozioni La sua carriera era in ascesa, era il 2006 e aveva solo 23 anni, era osannata dai colleghi per le sue doti vocali, era amata dal pubblico di tutto il mondo; i premi che ricevette l’anno successivo consacraronoAmy Winehouse nell’olimpo delle stars toccando livelli raggiunti solo da 4 sue colleghe finora: Lauryn Hill, Alicia Keys, Nora Jones e Beyoncé. Amy Winehouse è stata e sempre sarà l’artista che ha aperto la strada a molte altre cantanti magari di aspetto non comune nello star-system ma con delle voci e delle personalità importanti come la sua … senza di lei non ci sarebbe stata nessuna Duffy e nemmeno Adele.

Il mese di luglio, ormai lontano, é stato un mese “nero”: l’attentato che ha colpito la città di Oslo, l’estate che si è fatta attendere come una fidanzatina al primo appuntamento ed il mondo della musica che ha perso, prematuramente, una grande artista: Amy Winehouse. Un mese da dimenticare. Di tutto ciò quello che mi ha veramente scioccato è stata l’accoglienza del web alla notizia della morte della cantante di Rehab. Nessuno si è esentato dal ricordare gli eccessi, la prevedibilità dell’accaduto, erano perfino cominciati i toto-droghe per indovinare l’ultima sostanza da lei usata … in pochi hanno ricordato la grande voce, la sua capacità interpretativa; anche qui i giornalisti hanno saputo dividersi in professionisti e non. Basta con le speculazioni nella sua vita ha fatto quello che ha fatto: certamente ci ha trasmesso tanto con la sua musica.

Ormai è passato del tempo da quel triste 23 luglio in cui perse la vita a soli 27 anni … entrando a pieno e triste diritto nel club dei 27, un nefasto club composto da artisti del calibro di Jim Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix e Kurt Cobain; artisti che hanno segnato con le loro canzoni delle generazioni, che hanno intravisto quello stesso “mal di vivere” che pervadeva le loro più grandi canzoni. Nel frattempo ascoltiamo e riascoltiamo i due meravigliosi album che Amy ci ha regalato, lasciandoci sommergere dal continuo bla-bla speculativo di giornali di gossip, manager sconsolati ed eredi impegnati a far fruttare il materiale lasciato da Amy … mascherandosi dietro i fan pubblicheranno album postumi che rappresenteranno i loro interessi e non il volere diAmy Winehouse.

Amy Winehouse era molto di più dei suoi stessi eccessi … era l’artista che cercò di combattere il suo “male di vivere”, quel male che non tutti (per fortuna) conoscono ma che affligge e sconfigge anche le più grandi personalità. Interprete, autrice e pioniera ecco chi era Amy Winehouse. Una voce profonda, quasi disarmante, capace di dare forza ad ogni singola parola; testi carichi di energia e dolore; un album “Back to black” che l’ha rimbalzata immediatamente nell’olimpo pop … un album soul che le ha permesso di scalare le classifiche di tutto il mondo. Il suo 2° album “Back to black”, e purtroppo l’ultimo, entrò alla 7ima posizione della classifica americana Billboard 200, un debutto molto alto per una cantante inglese. l’altraitalia 27

… e con le note di “Rehab” in sottofondo dico “Grazie Amy”

DISCOGRAFIA AMY WINEHOUSE ALBUM Frank - 2003 Back to black - 2006 SINGOLI Stronger than me - 2003 Pumps / Help yourself - 2004 Rehab - 2006 You know I’m not good - 2007 Back to black - 2007 Love is a losing game - 2007 Tears dry on their own - 2007


CULTURA

Cinema di Armando Rotondi

Bud Spencer La sua biografia conquista la Germania Il titolo originale del libro è “Altrimenti mi arrabbio” ed uscì nelle librerie italiane un anno fa per la Aliberti Editore senza riscuotere un grande seguito. Adesso la biografia di Bud Spencer, per l'anagrafe Carlo Pedersoli, esce in Germania con il titolo di Mein Leben, meine Filmen (La mia vita, i miei film) ed è da subito un successo senza precedenti, balzando in vetta alle classifiche di vendita tedesche. Lo dimostrano le classifiche stilate dal settimanale Der Spiegel, in cui si vede come il volume

Il successo del libro è merito di un buon lancio promozionale. Bud Spencer è infatti andato personalmente, lo scorso aprile, per la presentazione a Berlino, fatta in grande stile e scoprendo di come la Germania sia letteralmente pazza di lui e lo consideri come una delle grandi icone pop della seconda metà del secolo scorso. Non solo ottime vendite per Spencer ma anche la possibilità di onori istituzionali come la proposta di alcuni consiglieri comunali della cittadina tedesca di Schwäbisch Gmünd di intitolare un tunnel a lui e a Terence Hill (con lui nella foto sopra). Proposta tuttavia bocciata ma che ha spinto comunque i responsabili a intitolare, prossimamente, una piscina comunale al noto interprete. Dopo una pacifica manifestazione di tanti cittadini contrari alla delibera del comune. La scelta di intitolare a Spencer una piscina non sembra casuale visti i pregressi di nuotatore olimpico e ottimo pallanuotista dell'attore napoletano. Egli fu il primo azzurro a nuotare i 100 metri stile libero in meno di un minuto e avrebbe partecipato a una gara proprio nella cittadina del Baden-Württemberg.

del grande attore italiano abbia battuto opere ben più quotate, come le memorie di Walter Kohl, figlio dell'ex cancelliere Helmut. Edito dalla Schwarzkopf und Schwarzkopf in una sola settimana si è piazzato ai primi posti nella top ten dei libri più venduti.

La fama di Spencer, ora 81enne, ha nel corso della sua carriera travalicato i confini nazionali italiani, giungendo non solo in Germania, ma anche in Spagna e Francia, e persino Oltreoceano. Un sondaggio di Variety del 1997, in occasione della vittoria agli Oscar di Roberto Benigni e della sua La vita è bella, alla domanda su chi fossero i personaggi cinematografici italiani più famosi all'estero vide proprio Spencer piazzarsi al primo posto con il suo compagno di tante pellicole Terence Hill al secondo. Una posizione importante per un attore divenuto davvero un simbolo del cinema italiano, un successo rinsaldato,

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meritatamente, dallo straordinario successo, in questi giorni, della sua biografia tradotta per il mercato tedesco, nonostante Spencer non sia più tanto presente sul piccolo e sul grande schermo come in passato. Dispiace che lo stesso consenso del pubblico, per questa sua fatica letteraria, non gli abbia arriso anche in Italia.

Cineturismo La Roma di Woody Allen Dopo Parigi e Venezia, Woody Allen si innamora di Roma e di tutta la sua bellezza. Il grande regista americano lavora ardentemente nella capitale per la sua nuova pellicola The Bop Decameron, attualmente in lavorazione.

Carlo Pedersoli ai tempi delle Olimpiadi e dei successi con la nazionale italiana di nuoto e pallanuoto.

Agenda Mostra di Venezia Dal 31 agosto al 10 settembre 2011 a Venezia. Palazzo del Cinema. www.labiennale.org/it/cinema/ L'atteso film scritto, diretto e interpretato da George Clooney, The Ides of March, è il film di inaugurazione - in Concorso - della 68. Edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Il grande autore italiano Marco Bellocchio riceverà il Leone d'Oro alla carriera, mentre ad Al Pacino verrà assegnato il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2011.

Si tratta di una commedia romantica che rilegge, secondo lo spirito e il gusto di Allen, il Decameron di Boccaccio e vede un nutrito cast di grandi interpreti. Lo stesso Allen viene, infatti affiancato, da Ellen Page, Alec Baldwin, Penelope Cruz, Judy Davis e molti altri, compresi i nostrani Roberto Benigni, Ornella Muti e Riccardo Scamarcio. Quattro sono le storie raccontate dal grande autore di New York. Nella prima, con protagonista lo stesso regista, vediamo una coppia americana che va in trasferta a Roma per conoscere la famiglia tutta italiana del futuro marito della figlia.

Milano Film Festival Dall’8 al 18 settembre 2011 a Milano. Sedi varie. www.milanofilmfestival.it Partito da un lavoro di ricerca sulle espressioni culturali contemporanee, Milano Film Festival è diventato una selezione estremamente interessante della produzione mondiale non legata alle logiche di mercato e ha assunto il ruolo di talent scout e di distributore alternativo: la ricerca e la diffusione delle opere sono i suoi punti di forza; la globalizzazione delle idee e delle espressioni, la sua cifra stilistica. Le opere provengono dai più diversi Paesi del mondo, anche i più sperduti e meno rappresentati: sono lungometraggi e cortometraggi mai visti in Italia, presentati senza divisioni per categorie e discriminazioni di sorta.

Fano International Film Festival Dal 17 al 23 ottobre a Fano www.fanofilmfestival.it Cresciuto negli anni in prestigio e interesse nazionale e internazionale (da qui la modifica della denominazione dall’originale Fano Film Festival), fino a divenire un punto di riferimento imprescindibile per i filmmakers, gli addetti del settore e la stampa specializzata, si propone come significativo e qualificante momento di incontro e confronto per tutto il cinema indipendente d’autore italiano e straniero; suo scopo precipuo è promuovere la conoscenza e contribuire alla diffusione di film realizzati da giovani registi che sappiano esprimere temi e soggetti delle nuove sensibilità emergenti e rappresentare, nel contempo, momenti innovativi di autentica ricerca linguistica, formale ed artistica. l’altraitalia 29

Molte sono le scene che renderanno omaggio ai posti simbolo della città eterna: il Colosseo si ritrova protagonista delle scene notturne con Alec Baldwin, architetto californiano in visita alla città, mentre sul Colle Palatino verrà girato l’episodio con Roberto Benigni, che si chiamerà Leopoldo e farà la parte di un impiegato la cui vita viene stravolta dal caso, dopo esser stato scambiato per una star e quindi invitato a Tg e talk show. Tra le altre location ci dovrebbero essere Piazza San Pietro, che sarà ancora visitata dall’architetto John (Baldwin). Nell’Auditorium Parco della Musica si svolge l’episodio in cui si parla di musica classica ed è prevista la scena di un concerto con il tenore Fabio Armiliato. Omaggio a un classico è la sequenza in Via Veneto, scenario cult di tanti film e omaggio a La dolce vita di Federico Fellini, autore già onorato daAllen con Stardust Memories.


CULTURA

Racconti di Luisa Mazzetti

La vedova nera La hostess al check-in se lo mangiava con gli occhi, poi scoppiò a ridere: evidentemente Filippo le aveva fatto una battuta. Senza accorgersene sorrise anche Bianca che, qualche metro più in là, lo guardava cercando di ingoiare il magone. Lo vide scuotere quei suoi riccioli neri, mentre ritirava la carta d’imbarco, poi voltare le spalle alla ragazza in divisa che ridacchiava estasiata e camminare verso di lei, con quel suo passo molleggiato da ragazzo. Com’era bello! E com’era grande, ormai, un uomo che non aveva più bisogno di lei! Sentì la mano di Valerio appoggiarsi alla sua spalla e non ebbe bisogno di guardarlo per sapere che anche lui stava resistendo alla tentazione di qualche lacrimuccia. Filippo fece una battuta raggiungendo i genitori e tutti e tre si diressero al varco col metal detector, ridendo eccessivamente. Bianca se lo strinse ben bene, il suo Filippo, consapevole che il calore di quell’abbraccio sarebbe dovuto bastarle per mesi. Ma fu orgogliosa di non essere scoppiata a piangere. Lo salutò ancora con la mano, prima che il suo cucciolo sparisse in fondo al corridoio. Poi si voltò verso il marito che la stava osservando con tenerezza. «Sembri troppo giovane per essere la madre di quel dottorino …», le disse piano. Il nodo che aveva in gola impedì a Bianca di rispondere, allora gli fece un sorriso un po’ storto e lo prese sottobraccio. Così, tenendosi vicini, uscirono dall’aeroporto nell’aria calda e afosa di mezzogiorno. Nel tragitto verso la città, seduta accanto a Valerio che guidava con la solita prudenza, Bianca continuava a pensare a Filippo e alla sorprendente capacità che la natura aveva avuto nel prendere dai genitori il meglio che ciascuno poteva offrire per mettere insieme un figlio così avvenente. Di non essere una gran bellezza, lei l’aveva sempre saputo e da piccola ne aveva sofferto parecchio. Poi, crescendo, si era messa l’animo in pace e aveva lasciato alle sue amiche le romanticherie e i sospiri da principesse, concentrandosi pragmaticamente nella ricerca delle proprie qualità nascoste. Era una zelante matricola quando aveva conosciuto Valerio, già maturo trentenne. L’aveva guardato negli occhi e vi aveva scorto la serenità e il sostegno che infatti non le mancarono mai. Cos’altro poteva volere? Quando rimase incinta, si sposarono senza porsi troppe domande e quel bambino meraviglioso aveva illuminato le loro vite. E ora era partito. Il master in Inghilterra sarebbe durato due anni, ma lei non si faceva illusioni: era molto probabile che il lavoro, poi, se lo sarebbe trovato là. Bianca sospirò: sì, erano rimasti soli. Si voltò verso Valerio e gli accarezzò la nuca. L’età gli aveva donato: i tratti si erano ammorbiditi, la calvizie dava al suo volto una luce aperta e

le profonde rughe che gli solcavano la fronte, un tocco di saggezza. Da quando era in pensione poi, aveva uno sguardo più sereno, anche se a volte un po’malinconico. Lo capiva: a lei sarebbe mancato moltissimo il lavoro, con i suoi stimoli, le sue sfide, la sua adrenalina … Per fortuna che Valerio, dopo la nascita di Filippo, l’aveva spinta a riprendere l’università! E poi l’aveva sempre sostenuta nelle scelte, finché la sua carriera non aveva preso il volo. Come se le avesse letto nel pensiero, Valerio domandò: «Preferisci andare subito in ufficio o mangiamo qualcosa insieme?». Spinta da un moto di gratitudine rimase a pranzo con lui. Quando Bianca rientrò al lavoro avvertì subito una strana eccitazione nell’aria e le saltò agli occhi che il suo staff era composto solo di giovani donne. La salutarono con vocette un po’ troppo stridule. «Beh? Cosa mi sono persa?», domandò prima di chiudersi nel suo ufficio. Le ragazze si parlarono l’una sull’altra, elettrizzate: era arrivato il nuovo direttore del sesto piano e, a quanto pareva, era affascinante come un divo di Hollywood. Bianca le lasciò sfogare. Da una parte provava un po’ di compassione per questa futile emotività giovanile, dall’altra un po’ di rincrescimento per essere così fuori dai giochi. Ma forse era solo la scia della nostalgia per la partenza di suo figlio … Sospirò, sedendosi alla scrivania e, accendendo il computer, si augurò che almeno lui, ancora così giovane e bello potesse provare quel genere di turbamenti da cui lei si era sempre sentita esclusa. Poi s’immerse nel lavoro. Due settimane dopo l’umore di Bianca non era migliorato. Anzi. Il vuoto lasciato da Filippo, nel suo cuore prima ancora che in casa, pervadeva tutto quanto. «È la sindrome del nido vuoto», le aveva detto Valerio cercando di consolarla, come per una sorta di “mal comune mezzo gaudio”, che però su di lei non aveva mai fatto presa. Quello stato d’animo non le piaceva, e meno ancora le piaceva il fatto che avesse iniziato ad essere svogliata anche sul lavoro, dove da qualche tempo, si accorgeva ora, c’era un’insolita calma piatta. Le ragazze, invece, avevano avuto la loro novità e non parlavano d’altro che del direttore del sesto piano; tutte arrivavano al lavoro più curate nel trucco e nell’abito e all’ora di pranzo sciamavano verso la mensa aziendale cariche di aspettative. Bianca attendeva quel momento: oltre il vetro che divideva il suo ufficio dall’open space dove lavorava lo staff si faceva silenzio e lei ne approfittava per sbrigare la corrispondenza con Filippo, così se le scappava qualche lacrima non doveva vergognarsene.

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Ma quel giorno trovò un’e-mail diversa. Iniziava con “Cara collega” ed era firmata da Leo Bassetti, il nuovo direttore che tanto faceva sospirare le sue ragazze. Diceva di aver trovato un progetto che Bianca aveva presentato un anno fa e che prevedeva la collaborazione tra le loro due aree, di averlo trovato molto interessante, intelligente e innovativo al punto da meravigliarsi che fosse stato bocciato e le chiedeva un appuntamento per discuterne, apportare qualche modifica e riproporlo congiuntamente. Bianca si sentì gratificata come non succedeva da tempo e le sembrò che qualcuno avesse aperto le finestre per cambiare aria. Decise di fare una sorpresa alle sue collaboratrici e le tenne all’oscuro. Il giorno dell’appuntamento, Bianca stava alacremente aggiornando i dati del progetto, quando sentì un silenzio improvviso calare oltre il vetro. Alzò la testa e si godette lo spettacolo. Le ragazze osservavano il nuovo arrivato immobili, con espressioni meravigliate ed estatiche come se l’avessero visto scendere da un cocchio d’oro trainato da cavalli alati. Leo Bassetti fece una battuta che Bianca non udì e tutte scoppiarono a ridere svegliandosi da quel rapimento. Seguì una sconclusionata animazione, che lei interruppe uscendo dall’ufficio. «Benvenuto nel nostro gineceo, dottor Bassetti», lo salutò con ironia. Lui le sorrise, evidentemente sollevato, e la osservò con curiosità mentre Bianca si avvicinava per presentargli le sue collaboratrici, a una a una, accompagnando il nome e l’incarico con una battuta, in modo che ciascuna avesse il suo momento di gloria. Poi lo invitò ad accomodarsi nel suo ufficio e, con una strizzatina d’occhio a favore dell’open space, chiuse la porta. «Ho l’impressione che il suo staff la adori», commentò divertito Leo. «Mai quanto adora lei», avrebbe voluto rispondere Bianca, ma si trattenne per decenza: probabilmente uno dotato di tale virile fascino era abituato a questo genere di cose e soprattutto non voleva dargli l’impressione che le ragazze fossero un branco di oche. Quanto a lei, era più interessata alle sue prime impressioni sull’azienda e sui colleghi e fu colpita dall’acume delle osservazioni che le riportò. Passarono al tu e cominciarono a occuparsi del progetto. Bianca parlava e nello stesso tempo si stupiva di com’era facile intendersi con Leo: non doveva ripetere i concetti più volte per cercare di spiegarli, anzi.

sulla scrivania per consultare una tabella o un documento … continuarono così finché non tacquero entrambi nello stesso momento. Si guardarono negli occhi, sbalorditi. Poi Bianca sorrise: «Ci siamo detti un sacco di cose!». «Però me le ricordo tutte. Abbiamo fatto in un solo incontro quello che in genere ottengo a malapena in tre o quattro riunioni!». Lei si sentì lusingata. «Ti confesso che ero molto scettica sulle reali possibilità del progetto, dopo la sua bocciatura … ma adesso penso che gli darò la priorità», s’impegnò. Leo annuì soddisfatto: «Sono molto felice di lavorare con te, Bianca», disse sincero e, tendendole la mano, aggiunse: «Siamo un ottimo team!». Attraversò di fretta l’open space salutando con la mano e lasciandosi dietro una scia di sospiri, risolini e squittii. Quando Bianca rientrò a casa, Valerio percepì immediatamente un profondo cambiamento. Buttò la pasta e la guardò, appoggiandosi allo stipite della porta, mentre lei si metteva comoda. «Beh? Devo aprire lo champagne?», domandò curioso. Bianca lo mise al corrente delle novità lasciandosi trasportare dall’entusiasmo. Suo marito servì gli spaghetti congratulandosi e le diede un bacio sulla fronte. «Allora godiamoci quest’ultima cena in orario da cristiani», aggiunse porgendo il bicchiere per un brindisi. Solo ora Bianca lo guardò davvero: vide il suo viso stanco, che pareva invecchiato di botto negli ultimi giorni, e gli occhi malinconici, che si sforzavano di sorridere. Allungò la mano su quella del marito cingendogliela: «Sei un uomo meraviglioso, Valerio», gli sussurrò guardandolo con riconoscenza. Lui distolse lo sguardo, ma strinse tra le sue le dita della moglie. Quelli che seguirono furono giorni di fervore. Tra Bianca e Leo iniziò a scorrere un fiume d’e-mail. Non esulavano mai dal progetto, ma molto dal linguaggio professionale: avevano coniato un gergo tutto loro e soprannominato ogni pratica e ogni capitolo con termini buffi. Bianca si divertiva un mondo. Studiarono attentamente la strategia che avrebbe garantito maggiori possibilità di riuscita e quella che individuarono prevedeva la presentazione del progetto entro un paio di settimane.

A ogni idea che metteva sul tavolo, lui aveva un pezzo da aggiungere e quel pezzo era così calzante, che subito le si aprivano davanti agli occhi ulteriori possibilità. Rimasero a discuterne molto più del previsto, senza riuscire a smettere neanche quando le altre incombenze iniziarono a esigere la loro attenzione. Suonavano i telefoni, i cellulari, le ragazze bussavano ed entravano toccando il tempo. Loro due si alzavano in piedi, facevano un passo verso la porta continuando a parlare, poi tornavano a chinarsi l’altraitalia 31


Bisognava stringere i tempi e chiedere a tutti uno sforzo maggiore. Decisero per una riunione allargata a tutti i loro collaboratori. Bianca lo comunicò alle ragazze. «Per ringraziarvi del lavoro in più, vi darò un permesso per andare dal parrucchiere», aggiunse ridendo. «Tanto è inutile: quello non ha occhi che per te», saltò su una. «Ma che sciocchezza!», tagliò corto lei. «Lo dicono anche quelli del sesto piano …», riferì un’altra e, subito, una terza: «Sei l’unica a non essersene accorta!». Bianca si sentì irritata, senza sapere perché e si chiuse in ufficio. Figuriamoci se con tutte quelle splendide e giovani donne pronte a gettarsi ai suoi piedi, Leo si sarebbe invaghito di una vecchia babbiona come lei! No, era solo che le ragazze non capivano il piacere di un feeling professionale e confondevano le cose. Tutto lì. Rinfrancata da questi pensieri, Bianca tornò alla solita alacrità. Purtroppo però quelle parole dovevano aver aperto una piccola breccia nella sua fantasia, perché ci furono, poi, alcuni episodi di cui si vergognò davanti a se stessa. Il primo fu proprio alla riunione generale, quando Bianca si scoprì a guardarlo, mentre parlava davanti a tutti, come uomo anziché come collega. Era davvero affascinante con quella zazzera argentea sul viso giovanile, con quel sorriso, quelle spalle e quel modo di muoversi … in quel momento Leo si voltò verso di lei senza una ragione apparente e i loro occhi si incontrarono. Bianca avvampò abbassando lo sguardo e lui perse il filo del discorso. Un’altra volta successe che era già tardi, gli uffici deserti e loro due ancora al lavoro. Per richiamare la sua attenzione, Leo le aveva messo la mano sul braccio e lei sentì un brivido sconosciuto percorrerle tutto il corpo, seguito da una vampa di calore che le salì da dentro. Poi capitò che, mentre rileggevano la presentazione del progetto sul monitor del computer, si ritrovassero così vicini che lui quasi la abbracciava. I loro visi erano separati da un filo d’aria, diventata di colpo incandescente quando lui si girò e fece scorrere i suoi occhi, quasi come una carezza, sul profilo di Bianca. Lei sapeva, ne era convinta, che tutti quei turbamenti erano solo frutto della sua immaginazione, e come tali li aveva ogni volta archiviati. Episodi che non avevano minimamente incrinato il normale flusso di lavoro. Tuttavia, l’ultima sera, Bianca si lasciò prendere dal panico. Il progetto era ormai bell’e pronto e non c’era più neanche una virgola da aggiungere. Loro due si guardarono attoniti. «Non ci rimane che aspettare», disse lei. Leo lanciò un’occhiata all’orologio: «Dieci e venti. Cosa ne dici di un boccone insieme?». Allora Bianca aveva sentito un vero terrore ghiacciarle il sangue nelle vene e, balbettando cose un po’sconclusionate, aveva raccolto la sua roba ed era filata via. Era corsa a casa, a cercare riparo tra le braccia rassicuranti di Valerio, ma poi, una volta a letto, aveva finto di dormire per poter ripensare con tutta tranquillità a ciò che le era successo. Si era resa ridicola, ecco cos’era successo. Lei, alla sua età e con quel deficit di bellezza, aveva ceduto a fantasie che non le appartenevano, aveva immaginato un invito

galante. Invece era una cosa normale: quante altre volte era capitato, facendo tardi al lavoro, che qualche collega proponesse “un boccone insieme”? Tante, e lei aveva accettato senza neanche porsi il problema. Cosa le stava accadendo? Tanta calma dopo la tempesta delle ultime settimane rendeva tutte un po’ sbalestrate. Le ragazze scherzavano spettegolando un po’sui loro colleghi del sesto piano. Bianca sedeva con loro nell’open space, nel vano tentativo di non sentire la mancanza dei contatti con Leo, ma era inquieta e quando il discorso cadde sulla scuffia che l’incantevole, mitico dottor Bassetti si era preso per il loro capo, lei scattò stizzita: «Fatela finita!». Poi, celando il suo imbarazzo, cercò di giustificarsi: «Se il progetto passa dovremo lavorare insieme e questo scherzo non aiuta». La guardarono smarrite e una, con tono innocente, se ne uscì: «Non è mica uno scherzo». Bianca si trovò senza parole e si ritirò nel suo ufficio. A fine giornata ricevette un’e-mail di Leo: “Mi sei mancata”. Non rispose. Nei giorni seguenti però ne arrivarono altre, così spiritose da meritare un degno riscontro, ma declinò tutti gli inviti che portavano adducendo svariate scuse. Finché giunse la notizia che il progetto era stato approvato e lui le scrisse: “Questa volta non puoi rifiutare: dobbiamo festeggiare!” Bianca arrivò al ristorante agitatissima e in ritardo. Quando vide Leo alzarsi e puntare su di lei quei suoi occhi brillanti, le tremarono le ginocchia. Ma lui fu abilissimo nel metterla a suo agio con mille attenzioni e, via via che procedeva la cena, divenne sempre più caldo e avvolgente, tanto che Bianca si dimenticò di se stessa. Si lasciò condurre per mano in una intimità mai provata prima e si addentrò in territori inesplorati. Le parve che il suo corpo avesse deciso improvvisamente, quella sera, di dare uno scintillante e coloratissimo spettacolo pirotecnico delle proprie capacità e, nuda sotto gli occhi e sotto le mani di Leo, per la prima volta nella sua vita, Bianca si sentì bella. Quando rientrò a casa era una donna assai diversa da quella che ne era uscita. Si sentiva leggera, libera e allegra come non mai. Pensò di stendersi sul divano del salotto per godere ancora un po’ il profumo che Leo le aveva lasciato sulla pelle, ma vide una luce filtrare sotto la porta della zona notte e le si strinse il cuore. Valerio! Come avrebbe retto il suo sguardo? Si fece coraggio e raggiunse la camera in punta di piedi, per non svegliarlo in caso si fosse addormentato con l’abat-jour accesa … e, in un amen, le crollò il mondo addosso. Valerio giaceva riverso a terra sulla soglia che divideva la stanza dal bagno. Bianca gridò, accorse, lo chiamò, lo girò, lo scosse: respirava. Ci fu un susseguirsi vorticoso di eventi. L’ambulanza, la corsa in ospedale, la fronte corrucciata del medico, la telefonata oltre manica, la voce insonnolita di Filippo, il suo spavento. Poi una lunga attesa sotto i neon del pronto soccorso, durante la quale nella testa di Bianca continuava a ripetersi la domanda del medico: «Da quanto tempo è successo?», e la sua risposta: «Non so … non ero in casa». La sua colpa le toglieva il fiato, anzi le toglieva tutto: non sentiva né stanchezza, né fame, né sete, né caldo, né niente. Era come se quel corpo non fosse suo. Le sembrava di esse-

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re precipitata in un incubo. Fu ancora peggio quando, alle prime luci dell’alba, le fecero rivedere suo marito. Non sembrava neanche lui, ma una povera cosa pallida e deformata, intrappolata in una ragnatela di tubi, cannule e fili. E il ragno assassino era Bianca. Lei era la vedova nera. Poi vide, in fondo al corridoio, una massa di riccioli neri. Filippo! E quando lo ebbe tra le braccia scoppiò in un pianto dirotto che le parve durare per sempre. Almeno per tutte quelle giornate che trascorse in ospedale, finché Valerio se ne andò. Al funerale lei e Filippo si tenevano stretti stretti. C’era tanta gente e in mezzo a quella gente, c’era il gruppo del suo ufficio e in mezzo a quel gruppo, c’era Leo. Ai suoi occhi quell’uomo si materializzava lì da un altro mondo, da un’altra vita. Vide il suo bel viso segnato da un tormento, ma era come se non la riguardasse, come se fosse venuto a cercare qualcuno che non era lei. Al rientro a casa, prese tra le sue le mani del figlio e cercò di spiegargli che era stata lei a uccidere suo padre, perché non si trovava a casa quella sera … Forse Valerio avrebbe potuto salvarsi … ma non riuscì a rivelargli dov’era. Filippo spese molte parole, quel giorno e quelli che seguirono, per convincerla che si era trattato di un caso fortuito, che non era colpa sua. La spinse a riprendere il lavoro, che era sempre stato la sua vera passione. Inutilmente. Bianca si prese tutte le ferie, anche gli arretrati. Accompagnò Filippo a prendere l’aereo per tornare in Inghilterra e uscì dall’aeroporto senza più il braccio di Valerio a cui appoggiarsi. Si chiuse in casa e, a un certo pun-

to, perse la cognizione del tempo. Una sera sentì un rumore nella toppa della porta d’ingresso. Si spaventò e cercò di chiamare la polizia, ricordandosi solo in quel momento di aver staccato il telefono … non fece in tempo a fare altro che l’uscio si spalancò sul volto angosciato di Filippo. «Mamma!», gridò vedendola e corse ad abbracciarla. Erano giorni che non riusciva a mettersi in contatto con lei e aveva temuto il peggio. «Quella notte ero con un altro uomo», disse Bianca per tutta risposta «Non era mai successo e non ci avevo mai neanche pensato». Contrariamente a quanto si aspettava, suo figlio non la prese male. All’inizio rimase un po’ sbigottito, ma poi nacque tra loro una confidenza nuova, parlarono di tante cose, passeggiarono insieme nel parco e fecero una gita al mare. Guardando quella distesa azzurra, Filippo all’improvviso le disse: «A proposito di quella notte … se proprio non si vuole ammettere che sia stato un caso, allora perché non pensare che, invece di una punizione, ti sia stata data la libertà di essere pienamente felice?», poi, abbassando la voce, aggiunse: «Insomma, preferisco immaginare che papà sia morto per amore e non per castigo». Bianca rientrò al lavoro. Scoprì che Leo, nonostante il suo pervicace silenzio, aveva continuato a scriverle tutti i giorni. Parole di dolore, di impotenza, di speranza e d’amore. Lei rispose: “Sono tornata”. Pochi minuti dopo sentì un silenzio improvviso calare oltre il vetro del suo ufficio. Vide Leo attraversare l’open space seguito dallo sguardo commosso delle ragazze. E quando si trovò sotto i suoi occhi, Bianca sentì di essere viva.

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CULTURA

Benessere e salute di Simona Guidicelli

L’Albicocco

Pruneus armeniaca L'albicocco viene estesamente coltivato in tutte le regioni italiane, fino ad un'altitudine massima di 1000 metri, ma limitatamente ad alcune vallate alpine ben protette dai venti freddi. Sembra sia originario dell'Asia centro-meridionale, ma secondo alcuni botanici sarebbe stato introdotto in tempi molto remoti dalla Cina; comunque al tempo dei romani era già coltivato in Armenia, dove si era acclimatato ottimamente. Da qui si è diffuso rapidamente in tutte le regioni dell'Europa meridionale e soprattutto nel bacino del Mediterraneo. A seconda del portainnesto impiegato e del siste-

ma di allevamento, le piante possono assumere un portamento arboreo o possono venire educate in forme obbligate; nelle zone soggette a forti abbassamenti di temperatura può crescere unicamente a ridosso delle case o dei muraglioni esposti a sud. Si coltivano diverse varietà che vengono moltiplicate per innesto su soggetti di susino mirabolano o anche di mandorlo selvatico. L'albicocco è un albero a foglie caduche, alto al massimo 6-7 metri, per lo più a chioma globosa, a branche principali prima oblique e poi disposte quasi orizzontalmente; le foglie ovato/cuoriformi, sono sorrette da lunghi piccioli. I fiori sono bianchi e spuntano da febbraio ad aprile; i frutti sono delle drupe carnose a buccia e polpa generalmente aranciate.

Quando si raccoglie Le albicocche si staccano dai ramo quando hanno preso un bel colore aranciato e sono morbide al tatto; in pochi giorni completano la maturazione e sono pronte per il consumo.

Come si utilizza Le albicocche, che maturano tra giugno e agosto, si consumano fresche o essicate o si usano per preparare succhi, marmellate o liquori. Poche varietà hanno mandorle dolci e commestibili; tutte le altre hanno mandorle amare e velenosissime. l’altraitalia 34


Come si prepara per la conservazione

La ricetta

Il frutto usato allo stato fresco naturalmente non dura che alcuni giorni. Per una facile conservazione dividilo a metà, toglierne il nocciolo e stendere su graticci all'aria. È comunque preferibile sciropparlo con una soluzione preparata con acqua calda e zucchero.

Crostata di albicocche e mandorle Ingredienti 200 gr. di farina 100 gr. di burro 80 gr. di zucchero a velo 2 tuorli, un pizzico di sale 100 gr. di farina di mandorle un poco più di 100 gr. di zucchero a velo, 25 gr. di albume mandorle (con la buccia, senza, a scagliette....come volete), 10-12 albicocche (né troppo dure né troppo morbide)

In una terrina impastate i tuorli con lo zucchero a velo e il burro a dadini, fino ad ottenere una crema, poi aggiungete la farina e il sale e impastate velocemente. Lasciate in frigorifero per un'oretta coperto da pellicola. Preparate la pasta di mandorle mescolando insieme la farina di mandorle con lo zucchero a velo e l'albume. Stendete la frolla a circa 7 cm e foderate con questa uno stampo per crostate (circa 22 cm di diametro). Stendete in un disco dello stesso diametro anche la pasta di mandorle e usatela per riempire la frolla.

Alcuni consigli Per rinforzare la vista: schiacciare 4 albicocche mature. Aggiungere un cucchiaio di miele e mescolare bene. Mangiarle a digiuno. Per abbellire la carnagione: far cuocere 3 albicocche per 5 minuti con poca acqua. Schiacciarle ed unire mezzo bicchiere di latte. Amalgamare bene e stendere sul viso per 30 minuti. Sciacquare con acqua tiepida. Una bevanda vitaminica: bollire 100 grammi di albicocche in un litro d'acqua per 10 minuti. Filtrare. Aggiungere due cucchiai di miele ed un tuorlo. Prenderne un bicchierino lontano dai pasti. Il liquido va conservato in frigorifero per non oltre una settimana. Per rinfrescare l'intestino: bollire due albicocche secche in un quarto di acqua calda per 15 minuti. Bere a digiuno e mangiare anche i frutti.

Curiosità Le due facce dell'albicocca L'albicocca consumata fresca ha una discreta proprietà antidiarroica; essicata e preparata come le prugne diventa invece lassativa.

Tagliate le albicocche a metà e sistematele sulla crostata col taglio rivolto verso il basso, infine riempite i buchi tra le albicocche con le mandorle. Infornate a 190-200°C per circa 40 minuti (forno statico con calore solo dal basso), poi sfornate, lasciate intiepidire, sformate e se volete completate con una spolverata di zucchero a velo.

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CULTURA

Enogastronomia di Christian Testori

Tempo di insalate Un’opportunità per valorizzare i prodotti dell’orto ingredienti opzionali come aceto, anche balsamico, succo di limone e pepe. Se il termine insalata designa innanzi tutto pietanze composte da verdure, sono conosciute come insalate anche tutti quei piatti freddi creati attraverso mescolanze di ingredienti, non necessariamente crudi. È per questo che parliamo comunemente di insalata di riso, insalata di pasta o insalata di pollo. L'insalata, nella nostra cultura, è dunque una forma di consumo dei vegetali crudi che può però coniugarsi e ampliarsi anche a ingredienti del tutto eterogenei, crudi o anche cotti.

Estate, tempo di insalate, tempo di dar corso a piatti sfiziosi, creativi, ma soprattutto freschi e vitaminici che conciliano magnificamente gusto e leggerezza. Tempo, anche, di riscoprire la naturalità del cibo, il suo legame con la terra alterato dalla trasformazione delle materie prime e dalla cottura. Preparare un'insalata verde o mista non è un semplice escamotage per risparmiare tempo o rimanere in linea a costo di dolorose rinunce, e nemmeno un modesto ma salutare contorno, ma l'adesione a una filosofia alimentare antica, spesso maltrattata dai pregiudizi dietetici verso i cibi crudi di origine vegetale, freddi e umidi.

Molte regioni italiane conoscono insalate tipiche, spesso basate su prodotti locali o a "Km 0", come è di moda dire oggi, che rappresentano l'opportunità di valorizzare prodotti del territorio e dell'orto. In alcuni casi mescolano insieme quanto offriva un mercato per i ceti popolari: è il caso dell'insalata ligure per eccellenza, il "condiggion", (nella foto sotto) un'insalata fresca ma assai sostanziosa, frutto dell'accostamento di più verdure con la caratteristica presenza delle gallette da marinaio, della bottarga di tonno o di muggine o, in alternativa, dei prelibatissimi filetti di acciughe salate.

Oggi sappiamo, anche sulla base di antiche credenze tutt'altro che superstiziose, che un'insalata è una pietanza ricca di sostanze nutritive note e meno note. Le verdure in foglia verde, ad esempio, contengono proprietà calmanti. Non solo la valeriana, ma anche la lattuga risulta particolarmente indicata per chi soffre di insonnia e di irrequietezza. Delle carote sono celebri i benefici apportati alla vista e alla pelle, meno all'intestino e ai trattamenti anti-infiammatori. Il pomodoro, dal canto suo, combatte l’infarto. E l'elenco potrebbe proseguire. Ciò che merita di essere sottolineato e ribadito è che consumare verdura, fresca e di stagione, è indispensabile per riscoprire l'appartenenza del nostro organismo alla natura e ai suoi cicli e intraprendere qualsivoglia percorso olistico che si prefigga una migliore salute per l'organismo. Per il corpo, ma anche per la mente. L'etimo del termine insalata è abbastanza intuitivo, derivando dal latino "salata" e quindi da "sale". Le verdure sono ricche di sali minerali a cui spesso, nel condimento, aggiungiamo quello marino insieme a olio di oliva e altri

Tra gli altri ingredienti spiccano i pomodori, la lattuga, il cetriolo, i peperoni dolci, i carciofi, il sedano, i cipollotti e il basilico, mentre per il condimento si ricorre a olio giovane di prima spremitura, aceto di vino, aglio da strofinare sulle gallette, sale e pepe. L'unico rammarico è che si tratta di un piatto ormai caduto in disuso nella stessa Liguria, dove purtroppo molti ristoranti e tavole calde preferiscono servire la celeberrima niçoise, l'insalata nizzarda, molto simile al "condiggion" ma anche molto più povero di verdure e appesantito dalle uova sode. Un pessimo errore di marketing territoriale.

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Val la pena ricordare, anche se non ve n'è bisogno, una delle insalate più celebri del Bel Paese, anch'essa di origini meridionali: la Caprese, a base di mozzarella, pomodoro, basilico, olio d'oliva e origano, una vera leccornia nei mesi estivi che ribadisce la straordinaria ricchezza e semplicità del Mediterraneo (a parte si veda l'insalata greca), emblema di quel legame tra cibo e salute che altrove è un problema lungi dall'essere risolto.

AGENDA Sagra Provinciale dell'Uva dal 15 al 18 settembre 2011 a Riolo Terme (RA) www.riolotermeproloco.it

La “salade niçoise”

Meno nota in Italia, ma capace di dare l'idea di quanto dietro il termine insalata voglia anche dire piatto casuale che segue il corso degli eventi adattandovisi egregiamente, è la caesar salad, un'insalata statunitense o meglio italo/americana composta da lattuga romana, crostini di pane soffritti, formaggio parmigiano e condita con una salsa di succo di limone, uova, aglio e Worcester sauce. L'origine di questo piatto ormai internazionale benché ancora raro nel nostro paese, risale al 1924 quando lo chef di chiare origini italiane Cesare Cardini (da cui il nome caesar), non avendo a disposizione altri ingredienti pur ricorrendo il 4 luglio, inventò questo curioso assemblaggio. C'è una regione italiana particolarmente legata alla tradizione delle insalata freschissime e delicate, ed è la Sicilia. Proporremo due ricette, molto diverse fra loro. La prima, nota come insalata siciliana, è a base di limoni cedrati tagliati a rondelle, rucola, songino, cicoria, ravanelli, cipollotto, succo di limone, germogli di soia, prezzemolo, olio d'oliva, sale e pepe. La seconda è davvero semplice ma prelibata e capace di sposare i benefici delle arance, dense di vitamine C con quelli straordinari dei finocchi, privi di grassi, ricchi di fibre, diuretici e depurativi. Si tratta per l'appunto dell'insalata di finocchi e arance, tagliati a fette sottili, conditi con olio e sale e contornati da olive nere.

A Riolo Terme prenderà vita la "Sagra Provinciale dell'Uva", giunta alla sua 60a edizione. Importante avvenimento culturale ed enologico nato per celebrare l'uva, il vino e la vendemmia, la Sagra offre un giusto riconoscimento a un protagonista assoluto del territorio: il vino. Nell'arco dei quattro giorni di festa sono in programma avvenimenti culturali ed enologici per far conoscere ed apprezzare il meglio della produzione vinicola nostrana e proporre stimolanti incontri tra il vino e la storia locale: degustazioni guidate, convegni, cene, spettacoli teatrali, concerti di musica celtica, rievocazioni storiche.

Gusti di Frontiera - Un Mappamondo di Gusto! dal 22 al 25 settembre 2011 a Gorizia (GO) www.comune.gorizia.it - gusti.frontiera@comune.gorizia.it Da giovedì 22 a domenica 25 settembre 2011, Gorizia si veste di prelibatezze. Una splendida occasione per visitare questa meravigliosa città di frontiera. Tra le vie del centro storico si snoderanno i sapori di una kermesse golosa, organizzata dal Comune di Gorizia, tra tipici piatti italiani e numerose specialità europee. Un viaggio appetitoso tra i formaggi francesi, il Fois Gras della Normandia, le ostriche e lo champagne. Inoltre il goulash ungherese, la cucina balcanica di Serbia, Albania, Montenegro, l'appetitosa gastronomia slovena e croata. Non mancheranno i toni decisi della cucina di Stiria, Carinzia, e di altri numerosissimi Paesi. In programma inoltre numerose attività e appuntamenti dedicati alla musica e all'intrattenimento come concerti, band itineranti e rappresentazioni.

La ricetta, l’insalata greca Ingredienti: 2 cetrioli piccoli, 1 cipolla rossa dolce, 200 gr. di feta, 150 gr. di lattuga, 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 8 olive nere, 2 pomodori da insalata, origano. Lavare, asciugare e tagliare l’insalata, mondare la cipolla e tagliarla a fette sottili, lavare i pomodori e ricavarne piccoli spicchi, sbucciare i cetrioli e farli a fettine. Tagliare la feta a cubetti. Riporre in un'insalatiera prima la metà dell’insalata, poi gli spicchi di un pomodoro, le fettine di mezzo cipollotto e di un cetriolo, e in cima metà porzione di feta, spolverando di origano e guarnendo con le olive. Preparare nello stesso modo anche l’altra porzione di insalata, quindi condire il composto con olio extra vergine d’oliva, sale e, se gradito, dell'aceto.

DA ABBINARE CON ... Sciacca rosato Lo Sciacca rosato è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Agrigento. Di colore rosato più o meno intenso, è delicato, fine e fragrante all'odorato, mentre il sapore è armonico e vivace. Può essere prodotto con uvaggi Cabernet Sauvignon (70.0% -100.0%) , Calabrese (70.0% - 100.0%), Merlot (70.0% -100.0%) , Sangiovese (70.0% - 100.0%). Il titolo alcolometrico minimo del vino 10,5%. l’altraitalia 37


CULTURA

Ricette di Silvana Lenzo

Tra l’estate e l’autunno Ricordi domenicali Crostata di mirtilli

Cannelloni di prosciutto

Dosi per 6 persone: 200 gr. di farina 100 gr. di zucchero 120 gr. di burro 1/2 cucchiaino di lievito in polvere 3 uova 6 biscotti secchi sbriciolati 1 vasetto di marmellata ai mirtilli 2 cestini di mirtilli freschi zucchero a velo

Ingredienti per 4 persone: Tagliolini all'uovo: 150 gr farina 0, 2 uova 50 gr semola rimacinata di grano duro 1 cucchiaio olio extra vergine d'oliva Impastare, avvolgere con pellicola e lasciare riposare 30 minuti. Passare nella macchinetta fino al numero 6 e successivamente tagliare con il rullo apposito i tagliolini. 150 gr prosciutto crudo toscano 200 gr funghi champignon prezzemolo 30 gr parmigiano reggiano grattugiato 80 ml di besciamella rucola, sale, olio scalogno, parmigiano a scaglie

Lavate i mirtilli e asciugateli con della carta da cucina. Bollite le uova, sgusciateli e separate i tuorli dagli albumi. Su un piano di lavoro fate una fontana con la farina setacciata e il lievito, e lo zucchero. Unite il burro, i tuorli sodi e passati al setaccio. Impastate bene tutti gli ingredienti. Tirate la pasta, imburrate e spolverizzate con i biscotti sbriciolati una tortiera imburrata e poi ricopritela con la pasta. Punzecchiatela con una forchetta, distribuite la marmellata ai mirtilli in modo uniforme e infornate in forno giĂ caldo a 180c per 40 minuti. Sfornatela fatela raffreddare leggermente, unite i mirtilli spolverizzate con lo zucchero a velo e servitela.

In una padella mettere l'olio, soffriggere lo scalogno e unire i funghi, unire del brodo vegetale e far cuocere, aggiustare di sale. Alla fine unire del prezzemolo tritato. Nel frattempo lessare i tagliolini. Scaldare la besciamella e unire il parmigiano. In una ciotola mettere la besciamella e i funghi, mescolare bene, unire i tagliolini e amalgamare bene il tutto. Stendere le singole fette di prosciutto, suddividere in ciascuna i tagliolini, avvolgere le fette a cannoncino. In un piatto da portata mettere la rucola, appoggiare i cannoncini e cospargere di scaglie di parmigiano.

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Sfornato di carote in fiore

Arancini di riso

Ingredienti: 600 gr. di carote 10 cimette di broccoli 1 scalogno 3 dl di latte 3 uovag grana padano grattugiato 60 gr. di farina burro, sale, pepe.

Ingredienti : 1 litro e ½ di brodo una bustina di zafferano 60gr. di burro, 60 gr. Parmigiano 1 uovo, sale pepe quanto basta 300 gr. di riso , 1 cipolla 100 gr. di vitello, 100 gr. di pollo 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro 150 gr. di piselli, 1 mozzarella

Mettete in una padella 60 g di burro e lo scalogno tritato, fatelo appassire poi cuocete la carote tagliate a rondelle (aggiungendo acqua a sufficienza per portarle a cottura) con due cucchiaini di zucchero, sale e pepe. Lessate i broccoli scolarli e farli raffreddare. Preparate una besciamella con 40 gr. di burro, 60 gr. di farina e i 3 dl di latte. Deve risultare molto molto densa e sarà il collante che tiene unito lo sformato. Nel mixer frullare le carote (lasciate intiepidire) poi unire la besciamella, due cucchiai abbondanti di grana, le uova e omogeneizzare bene il tutto. Rivestite le pareti di uno stampo da plum cake ben imburrato con il pangrattato. Coprite il fondo con la metà del composto di carote; adagiatevi sopra a distanza regolare le cimette di broccoli e coprite con il composto di carote rimasto. Cuocete a bagnomaria in forno caldo a 180° per 35-40 minuti e servite.

In un litro di brodo far cuocere il riso. Una volta che tutto il brodo è stato assorbito, aggiungere l'altro ½ litro , in cui precedentemente avrete sciolto la bustina di zafferano. Continuare la cottura finché il riso non giungerà a cottura. Aggiungere, subito dopo il burro e il parmigiano, un uovo, il sale ed il pepe. Riporre il riso in frigo per almeno 2 ore. Per il ripieno: tritare finemente una cipolla e farla saltare in padella con poco olio e burro. Quando la cipolla si sarà ammorbidita aggiungere il macinato di vitello e i fegatini di pollo precedentemente puliti (eliminare il grasso e il fiele). Quando la carne è ben rosolata aggiungere un cucchiaio di pasta di pomodoro concentrato diluito in ½ bicchiere di acqua calda. Far lessare e salare i piselli a parte.

Commenti: questa ricetta si presta anche per altre verdure in particolare suggerisco di provarla con i finocchi (senza la guarnizione dei broccoli). Anziché usare uno stampo da plum kake si possono usare delle formine individuali. Si può guarnire lo sformato con una salsa al formaggio.

Quando è tutto cotto lasciare intiepidire. Con le mani bagnate formate delle pallette di riso del diametro di 6 cm circa. Scavare una nicchia in ciascun arancino e riempirla con la carne i piselli e un pezzetto di mozzarella. Chiudere bene l'arancino, infarinarlo passarlo in un uovo leggermente sbattuto e salato, passarlo nel pangrattato e mettere in frigo per almeno 2 ore. Friggere in fine in abbondante olio caldo.

l’altraitalia 39


Il mese di settembre si apre proprio come avreste aspettato: le vostre occupazioni riprenderanno il loro corso e la vita riprenderà la routine che vi accompagna ormai da qualche tempo. Tutto questo non sarà per voi certo motivo di noia: avete appreso come vivere al meglio ogni situazione in cui vi troviate e sareste in grado di adattarvi a qualsiasi novità.

ARIETE

Sentimentalmente potreste sentire qualche carenza, che andrete a colmare con facilità.

Sembra il mese fatto su misura per voi. Un periodo in cui riprenderanno a gradi gli impegni che vi vedono coinvolti, ma aspettatevi che questi portino con sé la novità che cercate e di cui in questo periodo non sapete davvero fare a meno.

TORO

Tante le svolte positive che potrebbero avervi come protagonisti.State facendo venire meno il dialogo con i vostri familiari: cercate l’incontro e non lo scontro se potete, e fate in modo di utilizzare i toni giusti anche se talvolta non siete i primi ad alzarli.

Il lavoro e gli impegni riprendono a gonfie vele per voi segni zodiacali del leone: la voglia di fare non è troppa, ma il vostro buon senso prevarrà per far rimanere la situazione nello stato in cui si trova. In questo periodo la vostra forma mentale è davvero al massimo e sebbene siate ben consapevoli di essere o poter essere brillanti con la parola, spesso tenete quello che avete per voi, in una forma di riservatezza e spesso di chiusura all’esterno. I rapporti con il vostro partner non sono certo cattivi: il feeling è sicuramente buono, talvolta potrebbe venire meno il dialogo: non attribuite mai colpe a chi non ne ha.

LEONE

Le vostre inesauribili fonti di energia stanno dando il meglio, e come al solito, cercate sempre di essere al centro dell’attenzione, ma lo fate con classe, senza mai esagerare. In questo periodo state mostrando le vostre abilità a ben saper gestire le più diverse situazioni: affrontate senza stupore ma con costanza situazioni che per alcuni potrebbero essere difficili. Cercate di essere solerti nel ricambiare e di non essere pigri nel concedere qualche favore in più al prossimo: essere cortesi e disponibili sopra la norma poterà i suoi frutti anche a breve termine.

VERGINE

Il periodo è di quelli favorevoli. Se da un certo punto di vista le cose da fare non mancheranno, non potrete lamentarvi di quei ritagli di tempo che riuscirete con successo a dedicare alla vostra famiglia e a chi vi sta vicino. Chi vive a fianco a voi è ben consapevole di tutto l’impegno profuso per il raggiungimento dei vostri obiettivi, e farà di tutto per agevolarvi e non ostacolarvi nei vostri giusti intenti. Il rapporto di coppia potrebbe tuttavia subire qualche tensione passeggera, che non potrà certo minare la stabilità e la longevità del vostro rapporto.

SAGITTARIO

Il mese di settembre 2011 si apre per voi con un grande da fare. Riprenderanno a gonfie vele tutte le attività che vi vedranno coinvolti. Sentimentalmente non vi potete certo lamentare, e la stabilità che avete trovato non deve essere motivo di preoccupazione: non cercate quello che non potete ottenere e che già avete, potrebbe rivelarsi tempo perso, e il più delle volte in modo dannoso. Nel complesso non potete certo lamentarvi.

CAPRICORNO

Settembre potrebbe rivelarsi un mese più impegnativo di quanto potevate aspettarvi, ciò nonostante, le piacevoli sorprese non finiranno mai di stupirvi. Trovarsi in situazioni inedite e riuscire sempre a improvvisare sarà per voi la migliore novità di questo periodo. sempre sulla cresta dell’onda chi vi sta a fianco vi tiene in grande considerazione e spesso pende dalle vostre labbra. Attenzione ai passi più lunghi della gamba: è spesso spiacevole ritrovarsi in situazioni scomode dopo aver imboccato una strada discutibile. Vita sentimentale non senza qualche novità inedita.

Sembrerà strano a voi del segno zodiacale della bilancia, che questo settembre 2011 non abbia in sé nè grandi sorprese nè grandi impegni per voi. La vostra routine riprenderà il suo corso in modo quasi noioso, e riprenderete velocemente a trascorrere questo periodo con le cadenze tipiche del passato. A voi il compito di mettere del pepe a queste giornate e di saper costruire qualche diversivo per allietare voi e chi vi sta accanto. La vostra famiglia si dimostrerà molto vicina a voi e alle vostre incombenze: verso la fine del mese dovrete infatti far fronte a qualche scadenza che vi porterà a ricoprire mansioni inconsuete.

In questo settembre 2011 voi del segno zodiacale dell’acquario sarete accompagnati dal vostro costante e interminabile buon umore. La vostra allegria e il vostro desiderio di vivere e di stare con gli altri la faranno da padroni in un periodo in cui siete davvero in forma. Sebbene non abbiate davvero nulla da rimproverarvi e da domandarvi, è senz’altro vero che talune scelte siano da prendersi con ponderazione e non avventatamente: l’istinto, vostro fedele alleato che ben raramente vi ha tradito, dovrebbe essere messo talvolta da parte per fare spazio alla ragione.

Sarà un mese di grande riflessione e osservazione. Il vostro spirito critico vi porta spesso ad osservare e a criticare azioni e gesti altrui: fate spesso molta più difficoltà a sostenere una valida posizione piuttosto che a demolirne una. Avete uno spirito che in questo periodo non può certo definirsi costruttivo: siete degli attenti osservatori, sì, ma fate davvero fatica a dare il vostro apporto. Forse un po’scontrosi, ma talvolta non sarà soltanto dovuto a voi stessi, quanto nella situazione in cui vi troverete. Grande stabilità sentimentale e ottimo rapporto con il vostro partner.

Un settembre 2011 ricco di impegni: le attività di cui avere cura saranno le più variegate e vi terranno occupati per gran parte delle vostre giornate. Piccole tensioni in ambito affettivo: il vostro orgoglio dovrà talvolta essere messo da parte per fare spazio alla ragione e all’umiltà. I frutti di ciò che avete seminato in passato non tarderanno ad arrivare e presto vi accorgerete che aver fatto qualche favore ad amici e a conoscenti vi restituirà grandi soddisfazioni. Non chiudete gli occhi e prestate la dovuta attenzione ad interessi che qualcuno potrebbe velatamente manifestare nei vostri confronti.

Sarà il giusto periodo per mettervi in mostra: fare vedere agli altri quanto valete e partecipare attivamente alla vita sociale a cui spesso avete rinunciato. Fra le persone che vi stanno attorno alcune potrebbero aver osservato alcuni fra i vostri recenti movimenti che non sono certo passati inosservati. Non trascurate e non dimenticatevi di curare buoni rapporti con la vostra famiglia: la vostra presenza negli ultimi tempi si è forse fatta un po’ troppo desiderare. Porre rimedio a qualche vostra assenza di troppo potrebbe rivelarsi scelta opportuna in un periodo in cui avete la possibilità di fare molto per gli altri.

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