Una Pagina Una pagina è un’idea di Duccio Trassinelli e Demetria Verduci
arte design ambiente 8 giugno 2013 Anno 3 n. 3
Incontri d’arte a Greve in Chianti due giorni dedicati a pittura, letteratura, design Il centro culturale E’ La Macina di San Cresci, nome dovuto all’antica macina per l’olio ancora presente all’interno dello spazio restaurato ed oggi adibito a centro culturale e residenza per artisti.
La Biblioteca di Nicola Terracciano
Greve in Chianti, che ha 14.00 abitanti su un territorio tra i più vasti d’Italia, di 169 kmq, superiori ad es. alla stessa Napoli, che ne ha 119 kmq, ha costanti flussi turistici nazionali e internazionali (un milione di presenze all’anno), con una natura protetta, amata e valorizzata, che agevola lo sviluppo di una operosità quotidiana a tutti i livelli, con occupazione, sviluppo, civiltà di rapporti, integrazione degli immigrati, iniziative civili e culturali, preziose in questi tempi cupi per la cultura, di risparmi fatti masochisticamente sulla cultura, sulla ricerca, sulla scuola, sull’Università, o di stordimenti dei mezzi di comunicazione di massa o con iniziative fatue e superficiali. Una delle imprese civili di Greve in Chianti è stata la inaugurazione il 1 maggio 2013 della nuova biblioteca, costata un milione e duecentomila euro con contributi della Regione Toscana e del Comune. Un'opera bella e funzionale, con tutti i servizi moderni, nel cuore del centro storico, che ne trae quindi nuova luce. La cittadina aveva già una sua distinta biblioteca sita in uno dei palazzi comunali più estetici della città, che ora diverrà sede di incontri culturali e dell’Associazione Amici della Biblioteca, garantendo così sostegno, forza e presenza alla presentazione dei libri (si parla di circa trecento persone nelle occasioni importanti). Ho avuto il piacere e l'onore di assistere alla cerimonia di inaugurazione ed il sindaco della cittadina, Alberto Bencistà, operoso, esperto, sapiente amministratore, già consigliere e assessore della Regione Toscana (che ho conosciuto l’anno scorso a Parete, provincia di Caserta, mia cittadina natale, per un gemellaggio di prodotti tipici), con cortesia ha voluto che prendessi brevemente la parola. La cittadina di Greve in Chianti ha scoperto e permette a chi la visita di assaporare il gusto, il piacere del vivere, della distensione nella vasta, bella natura, umanizzata nei secoli dalla laboriosità contadina e dalla gestione in mezzadria della terra, abbinandole alle emozioni dei beni culturali disseminati nel centro storico e nei borghi. Il vino noto in tutti il mondo, da assaporare nella sue varietà nei vari borghi , l’olio, i salumi e tanti altri prodotti genuini fanno di questa cittadina e del suo territorio un luogo obbligato per chi ha il desiderio di uscire dalla vita frenetica attuale e dai sapori standardizzati dei supermercati. Laboriosità, senso estetico quasi innato, serietà, buona e sapiente amministrazione, rispetto e civiltà di rapporti, apertura a tutto ciò che può arricchire di progresso la cittadina sono i segreti, che fanno di questo raro angolo della cara, spesso amara (specialmente nel Sud) Italia, una delle sue perle. Essa è legata storicamente ai grandi navigatori Amerigo Vespucci (vi è una casa che lo richiama in un borgo vicino al centro storico) e Giovanni da Verrazzano (la cui statua troneggia nel centro dell’ampia, caratteristica piazza triangolare di Greve in Chianti, piazza Matteotti), scopritore della Baia di New York nel 1524, al quale è stato intestato il grande ponte sospeso, dal quale parte la famosa maratona. Greve in Chianti è città programmaticamente slow, di ritmi di vita lenti e di sapori genuini, di distensione nella bella natura, con percorsi pedonali e con bicicletta, con colline ricamate di viti, olivi, ingentilite dai caratteristici, slanciati, eleganti cipressi toscani.”
È più di una residenza, è un luogo di incontro e scambio tra artisti di vari paesi Situata all’interno del complesso restaurato della pieve di San Cresci, che domina la valle di Greve in Chianti, La Macina di San Cresci nasce come un’opportunità di incontro, confronto e scambio internazionale. Un soggiorno esclusivo, dedicato solo agli artisti: per partecipare a questa esperienza è infatti necessario presentare il proprio progetto che verrà selezionato tra tutti quelli candidati. Ma non solo. Vivere e lavorare in questo luogo è ideale per l’artista: si può godere di meravigliosi paesaggi, tranquillità e contemporaneamente essere a contatto con la ricca cultura storica ed architettonica della Toscana esplorando i dintorni, che abbondano di luoghi di grande importanza storica e naturalistica come Gaville, il Museo di arte contadina, Tavarnelle, Badia a Passignano. La residenza per artisti consiste di un soggiorno da una settimana a tre mesi; il periodo è stabilito in base al personale progetto presentato dall’artista ed include, quando presenti in concomitanza, la partecipazione ai workshop di varie discipline. L’artista porterà avanti il suo lavoro in modo indipendente nello studio che rimarrà a sua disposizione, o insieme ad artisti di altri paesi, interagendo con loro e sviluppando idee comuni sull’arte e la cultura contemporanea. Tra le discipline comprese ci sono le arti visive, la scultura e la letteratura. La Macina di San Cresci è membro di Res Artis, Associazione Internazionale di Residenze per Artisti fondata in Olanda nel 1993, il più numeroso network di residenze con i suoi oltre 300 membri attraverso tutti i continenti. Le residenze per artisti sono ancora assai rare in Italia , sebbene siano esperienze preziose di studio, informazione e interazione. In altri paesi europei invece - e del mondo in generale - queste strutture sono una realtà già da diverso tempo. Uno degli esempi più noti è il DAAD di Berlino che esiste oramai da oltre quarant’anni ed offre uno dei più ambiti programmi di residenza per artisti di tutto il mondo. Obiettivo del programma residenziale è quello di dare vita ad una piattaforma per la creazione individuale, ma anche collettiva, offrendo agli artisti internazionali nuove opportunità di incontro. Il progetto della Macina di San Cresci nasce in risposta alla tendenza verso un nomadismo culturale che coinvolge il nostro momento storico, per dar vita ad un’esperienza esclusiva destinata ad imprimersi e durare nel tempo. Localizzata a Greve in Chianti, La Macina di San Cresci, abitazione e laboratorio per artisti e curatori dall’estero, si prefigura come una realtà assolutamente nuova per questo contesto territoriale, un progetto a lungo termine che intende sviluppare una reciprocità tra realtà locale, nazionale ed internazionale attraverso il coinvolgimento e il dialogo con istituzioni straniere pubbliche e private. Apartire da questi presupposti la Macina di San Cresci si propone come valore aggiunto sul territorio e intende fornire al bacino culturale locale un’opportunità di scambio con il sistema internazionale dell’arte. Contenitore e contenuto del progetto è la dimensione intima e domestica di una casa, un’abitazione, un luogo che conserva le tracce del proprio vissuto ma che al tempo stesso è punto di passaggio, costantemente in trasformazione. In questi spazi si alternano e convivono artisti e critici per realizzare progetti proposti ad hoc per l’esperienza di permanenza. L’intento è quello di creare un vero laboratorio in cui confluiscano e si sviluppino le ricerche più attuali in ambito visivo, artistico e critico, coinvolgendo costantemente addetti ai lavori e pubblico ad interagire con gli ospiti. La Macina di San Cresci è uno spazio multidisciplinare, che propone mostre, incontri e dibattiti, performance, concerti, presentazioni, laboratori, pubblicazioni. È un luogo informale in cui gli artisti possono sperimentare, verificare e misurarsi con il proprio lavoro e con il pubblico.
La Macina di San Cresci Pieve di San Cresci 1 50022 Greve in Chianti (FI) Italy Tel. 055 8544793 www.chianticom.com Comune di La Macina di San Cresci Greve in Chianti
Residenza perArtisti
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Armonia di colori le magie di Alfredo Correani
Alfredo Correani vive e lavora a Greve in Chianti. Ha studiato all’Istituto d’Arte di Porta Romana dove è stato allievo del prof. Renzo Grazzini dal quale ha acquisito, oltre alla magia dei colori (viola, verde ed ocra), anche la tecnica dell’affresco. Ha frequentato, inoltre, la Piccola Accademia Lo Sprone con il prof. Francesco Messina e la Scuola Libera del Nudo all’Accademia delle Belle Arti di Firenze. La sua prima personale risale al 2000 in occasione della rievocazione storica del venerdì Santo a Grassina. E’ inserito nell’antologia Pittori e scultori toscani del terzo millennio (Bastogi editore). Molti i riconoscimenti e premi ricevuti. Fa parte del Consiglio Direttivo del Centro d’Arte Modigliani. Su di lui hanno scritto: Sonia Salsi, Eleonora d’Aquino, Mario Mazzoni (Pegaso), Roberto Cellini, Federico Napoli, Lia Bronzi, Roberta Degl’Innocenti.
LA MATERIA
Meraviglie di Toscana confronti della vita, fortemente ed emotivamente avvertita per la parte rivolta al suo carattere cosmico. Comunque c’è da dire che nei soggetti religiosi, le opere ci paiono più rarefatte, poiché in esse, anche se si avverte il senso del transitorio con la sua ineluttabilità, l’insieme architettonico è fissato in modo tale da essere sottratto all’effimero per assumere sembianze d’eterno, mentre al contempo avvertiamo, nel pittore, una coscienza colma di religiosità, quale appropriazione di alcuni modi di stile più ascensionali. Un’arte, quindi, che in forme e modi diversi propone la fusione, in sintesi, di elementi della percezione sensoriale con gli elementi spirituali e, pur essendo descrittiva riesce, attraverso connessioni analogiche, a divenire evocativa di stati d’animo, secondo un naturalismo strutturale che si fonda sull’organizzazione prospettiva dello spazio, all’interno del quale tutto si coordina e subordina all’unità dell’opera. E se consideriamo di trovarci in un momento di sperimentazione, per forme e strumenti etereogenei talora incomprensibili, una pittura serenante e comprensiva di piacevoli messaggi estetici, non può che far bene all’anima e al cuore del fruitore.
di Roberta Degl’Innocenti
…(…)…Una pittura, quella di Alfredo Correani, che mantiene sempre un tono gentile, pacato, nella compostezza dei borghi che rivelano un sapore di antica armonia, nel rigore della memoria che si fa luce ed ombra, nei profili delle case, nel verde che riposa, nella macchie di colore che frantumano il silenzio. Tutto è colore tenue, discreto, una gentilezza da assaporare in quelle sfumature del viola e nel passo leggero del bianco che illumina i paesaggi invernali. Nell’avvicendarsi delle stagioni dove dimora il tempo. La pittura di Alfredo Correani è pittura dalla quale lasciarsi cullare, evocandone gli attimi sospesi nella grazia che accompagna i colori, nel suo immaginario che filtra il reale e lo confonde con atmosfere sognate. E l’uomo, quasi mai visibile nei quadri? Il pittore è come se ne esprimesse la vita attraverso i fiori, la campagna, la cura degli orti, lo sguardo delle case dalle quali trapela un mormorio sommesso, l’intuizione del tempo, dell’opera dell’uomo e delle stagioni. Dei suoi colori il più importante è il viola. Se guardiamo attentamente lo troviamo in ogni quadro: nei muri delle case, sopra i rami degli alberi, nel cielo incantato della Certosa o in quello che conforta la vigna d’inverno. Questi colori, che non sono mai assoluti, compongono un puzzle di luci soffuse, accompagnano il pittore, presenze discrete, a illuminarne il viaggio.
De Rerum Natura di Lia Bronzi
...La ben calibrata serie delle quattro stagioni, che scandiscono con il loro ritmo sempre uguale i momenti della fatica e dell’amore... Federico Napoli
IL TEMA
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E’ pittura intrinsecamente attraente in quanto spontanea, questa di Alfredo Correani, tutta svolta nell’idealizzazione della realtà, affidata all’eternità dell’umano quale riflesso di una ideale bellezza e sempre in una logica di dialogo con la natura e i suoi cicli ed i suoi eventi temporali, con la quale custodire la sostanza di uno stesso tripudio. L’artista, infatti sa ben riprodurre non solo la realtà, ma anche il prototipo di essa dal punto di vista ideale, cui la realtà stessa sembra ispirarsi, nella riaffermazione della sua fenomenologia e, come dice Oscar Wilde: “L’arte vince la natura stessa”, così Correani, con la sua fantasia ed intrinseca poesia, abbraccia un campo molto più ampio di quello offerto dalla sua stessa vita, facendo così del linguaggio dell’arte un’espressione personale della visione del mondo, più lirica e bucolica, con messaggio estetico e sociale di comunicazione ecologica. Pensiamo, ad esempio, al grande pannello verticale dal titolo riproducente un ambiente familiare ed agreste, dove l’uso dello spazio è al servizio della narrazione, mentre l’incombenza fisica della figura femminile avvolta in un dominante delicato viola, sbalza in avanti, in compatta saldatura con i volumi, preannunciando una epica familiare, rafforzata dalla presenza di due cani, rassicuranti ed innamorati e di una gialla mimosa, simbolo di fertilità ed immortalità, il tutto in una straordinaria stesura grandeggiante, mentre l’audacia dei controluce con le ombre ed i riverberi sonori, conferiscono alla composizione una vita che sembra irrompere con tutti i suoi affetti nella nostra. Sempre con quel fare modulato dal contorno ci appaiono le viti dipinte con viola ireos al pedano, esprimenti lo “spiritus” toscano, come la vigna ripresa nelle sue quattro stagioni, che vanno a definire un rapporto simbiotico non solo con l’individualità dell’artista, ma anche i valori che essa esercita, mentre il colore saldo, da intimismo bonnardiano, direi, è forte richiamo al nutrimento terrestre, come il vino del Chianti merita. Altrettanto si può dire delle vedute paesaggistiche, sia dei piccoli insediamenti, come quelle delle città d’arte: Firenze, appunto, pur fissati alla mistica del quotidiano, che al contempo diviene eterno, poiché l’interiorizzazione del repertorio poetico del pittore, provoca la rarefazione del tessuto pittorico cosicchè le immagini, colte nella loro fragranza esistenziale, divengono essenza che va dritta all’anima delle cose, secondo una temporalità che conosce le complici intermittenze del cuore e si fa cifra di una affermazione perentoria di vita. Alludiamo alle opere riproducenti le chiese di Santo Spirito, san Miniato al Monte e il Ponte Vecchio di Firenze, dipinte con infinite “nuances” che oltre al viola d’amore, al viola del ricordo e al viola del pudore, contengono e si addensano in esse infinite policromie in varie sfumature, a sigillare la bellezza fiorentina percepita e la sensazione pensata, con spunti di riflessione ai quali essa invita, in quanto espressione e ritratto d’anima. Più paniche e tangibili ci appaiono le opere che riproducono La Certosa, Greve e Montefioralle dove l’ambiente agreste amato e dipinto da Correani presenta caratteristiche che lo rendono individuabile ed esprimente sostanza di poesia che è Weltanschaung su una resa felice di linee e colori nei Stampa : Tipografia Grevigiana
Lights & Lights le luci di Duccio Trassinelli al MoMa, Centre Pompidou e Vitra Design Museum
Tra gli oggetti di uso quotidiano la lampada si distingue per la sua doppia personalità: oggetto decorativo quando è spenta, si trasforma, quand’è accesa per l’effetto soprannaturale della luce. E’ perciò facile capire come, alla fine degli anni sessanta, in una società in fermento quale quella, HANNO DETTO quando il design volle scoprire nuovi linguaggi e metodologie, la lampada sia divenuta una sfida irresistibile per ogni creatore, artista o designer.(Fulvio Ferrari, Luce : lampade 1968-1973) Duccio Trassinelli, fondatore dello StudioARDITI, è importante interprete di quel momento storico. La PRIMSAR è il risultato tecnico-formale dell’essere mutante della lampada: spenta è uno specchio, in forza dei suoi lati in Mirropane, accesa riflette, diffonde, inganna e sprigiona luce. Fu uno dei primi a sperimentare la bassa tensione e partendo dal materiale dare forma all’oggetto , come nel caso della BT1 realizzata con fili d’acciaio, calamite e lampadine d’auto. La lampada PONTE ad arco completo è regolabile in altezza e larghezza mediante lo spostamento delle basi in marmo . I globi-luce in Lexan possono scorrere lungo tutta la lunghezza dell’arco. Il design autoprodotto e la realizzazione di pezzi unici o edizioni limitate è la strada attualmente intrapresa da Duccio Trassinelli con la collezione di “oggetti illuminanti”, tra arte e design. Alcuni pezzi nascono da schizzi, studi e prototipi degli anni ’70, e propone lampade che non solo illuminano, ma giocano con le superfici e lo spazio. Giocare con la luce fa diventare l’oggetto che la genera elemento determinante dell’ambiente, ma anche il tipo di luce. Dalla candela allo xeno, dal fuoco al led. Da qui la sua continua ricerca di forme, tecnologie e materiali e la creazione delle nuove opere.
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Segnaliamo Alla Bibliotheque Nationale de France,
Parigi fino al 13 luglio la mostra “ Guy Debord, un art de la guerre” .
L’autore de La Società dello Spettacolo fu al contempo poeta, saggista, cineasta, artista, filosofo, sociologo e militante politico. La quasi totalità dei documenti esposti provengono dagli archivi privati di Debord, acquisiti dallo Stato francese come patrimonio nazionale nel febbraio del 2011. Insieme alle schede di studio manoscritte, ai manifesti, ai libri, alle riviste e alle documentazioni fotografiche sul movimento, nella mostra si possono vedere i film di Debord. Il filo conduttore della mostra è il Jeu de la Guerre che Debord invento’ nel 1956 e poi continuò a elaborare negli anni successivi con la volontà di «riprodurre la dialettica di tutti i conflitti». Un gioco della guerra che è al contempo «sintesi strategica della sua opera e metafora della lotta contro lo spettacolo delle merci», spiega Laurence Le Bras che, insieme a Emmanuel Guy, ha curato la mostra. Parigi, 1953. Alla fine della rue de Seine, un giovane uomo scrive su un muro a lettere maiuscole: NE TRAVAILLEZ JAMAIS! (Non lavorare mai!) Guy Debord non ha mai lavorato. Ha camminato molto per le strade di Parigi e beveva sicuramente più di altri. Soprattutto, ha immaginato nei suoi lavori, siano essi libri o film, le armi teoriche per un pensiero critico spietato della società moderna. I movimenti di avanguardia a cui ha dato vita - l'Internazionale lettrista (19521957), poi l'Internazionale Situazionista (1957-1972) - erano gli strumenti principali che hanno permesso una lotta organizzata contro tutto ciò che ostacola la vita come realmente vissuta. Poeta, artista, marxista rivoluzionario, editore di una rivista e filmmaker, Guy Debord è stato prima di tutto lo stratega di una guerra di movimento contro le pretese della nostra società. Molto presto, ha dimostrato esattamente gli effetti perversi di questa società nel libro da lui pubblicato nel 1967, La Société du spectacle (Editions Buchet-Chastel, 1967). La mostra organizzata alla BNF si concentra sulla strategia seguita da Guy Debord e i suoi compagni d'armi. La mostra si propone di scoprire, periodo dopo periodo, le opere, la visione e l'esperienza del pensatore, ma si concentra anche su un avventura collettiva che raccolse persone che lottavano per creare una società meno assurda di un sistema di un’ economia di mercato capitalista in piena espansione.
8 giugno 2013
Firenze giorno per giorno Da Capodanno a San Silvestro uno straordinario almanacco Un ritratto inedito della Città nel libro di Eugenio Giani Eugenio Giani ha una autentica passione per Firenze. La sua conoscenza della storia della città, delle sue curiosità come degli episodi fondamentali è pari a quella del presente di Firenze, delle persone che la popolano e della vita che si svolge quotidianamente all’ombra del cupolone. La sua attenzione ai dettagli cittadini, la cura per ciò che avviene e la sua presenza, da oltre vent’anni, nelle vicende amministrative cittadine sempre in ruoli di spicco ne fanno una colonna portante della storia sociale e politica di questa città. Dunque chi meglio di lui avrebbe potuto inanellare un almanacco come questo, in grado di raccontare giorno per giorno l’essenza di Firenze? Da Lorenzo il Magnifico, tappa obbligata e perfetto incipit del volume, all’emanazione degli Ordinamenti di giustizia, dalla inaugurazione della prima stazione radiofonica locale all’eccidio di piazza Tasso, dalla rinascita della Fiorentina come Florentia viola alla battaglia di Anghiari, Eugenio compone un mosaico dettagliato e trionfale della nostra città e individua i momenti che meglio riescono a trasmetterne l’essenza, soprattutto da un punto di vista sociale. Gli siamo grati per questo lavoro di attenta cucitura della storia attraverso gli episodi: ne emerge una Firenze fatta di persone, di individui che contribuiscono ciascuno a suo modo a creare il racconto di una grande collettività. E in questo Eugenio Giani riesce a trasmettere esattamente il senso e l’orgoglio di ciò che siamo: un popolo unito, capace di genio straordinario che non è singolo ma nasce dalla comunità e si nutre della splendida grandezza che si respira tutti i giorni per le strade, i mercati e i palazzi di Firenze.
Eugenio Giani è nato il 30 giugno 1959 ed è laureato in Giurisprudenza all’Università di Firenze. Impegnato in Palazzo Vecchio dal 1990 ad oggi è stato Assessore dal 1993 al 1995 nella giunta del Sindaco Giorgio Morales e dal 1999 al 2009 con il Sindaco Leonardo Domenici. Dal 2009 ad oggi è Presidente del Consiglio Comunale di Firenze. Fra le deleghe avute da assessore va ricordato il senso di particolare impegno sui temi della storia della città nei momenti in cui è stato delegato dal Sindaco per le Tradizioni Popolari, la Toponomastica, lo Sport, le Relazioni Internazionali ed i Gemellaggi, per alcuni mesi direttamente la Cultura. Dal febbraio di quest’anno è Consigliere Regionale nella Assemblea elettiva della Toscana. Nel tempo ha svolto vari incarichi al vertice di istituzioni culturali come la Casa Buonarroti, il Museo dei Ragazzi in Palazzo Vecchio, il Museo Stibbert, la Federazione Italiana Giochi Storici, o Presidente di istituzione sportiva come il Coni Provinciale. E’ autore di numerosi saggi e articoli su vari argomenti di carattere culturale e sportivo Tra i libri in particolare si ricorda “Firenze e la Fiorentina” con il quale l’autore ci conduce ad un’inedita carrellata delle vicende che lo videro protagonista nei momenti critici del Club Viola culminati con il fallimento del 2002 e la ricostruzione della società. Inoltre il volume “Festività Fiorentine”, insieme a Luciano Artusi e Anita Valentini ove si approfondisce il significato delle principali rievocazioni storiche pubbliche della città, il testo introduttivo al “Il Corteo della Repubblica Fiorentina” con Luca Giannelli, ed in Recensioni ultimo il libro su “Il centocinquantesimo anniversario del plebiscito in Toscana per l’unità d’Italia” (11-12 Marzo 1860) Il Reporter, 01/02/2012 coautore conAnita Valentini. Ciro Becchimanzi
Tra le fotografie della mostra parigina è esposta anche San Cresci, qui Debord ha Recensioni Giornale della Toscana, 09/10/2011 vissuto negli anni ’70, testimonianza si trova Come ha detto lo stesso Giani «non c’era niente di simile in giro e nel suo film “In girum imus nocte et così, appena ho avuto un po’ di tempo, mi son messo a lavorare. L’impresa non è stata tanto trovare, giorno per giorno, un evento consumimur igni” e nel libro Panegirico.
«Per saper scrivere occorre aver letto. E per saper leggere occorre saper vivere» Guy Debord
che caratterizzasse quella data e appartenesse alla città, bensì selezionare i vari episodi accaduti proprio quel giorno. Basta un esempio: il 18 febbraio è morta l’Elettrice Palatina, colei che ci ha lasciato l’immenso patrimonio culturale della famiglia Medici, ma nella stessa data si è spento anche Michelangelo Buonarroti. Non è stato facile scegliere…». Per chi ama Firenze si tratta evidentemente di volume che non potrà mancare nella biblioteca di casa. Infatti grazie a questo testo, per esempio, si potrà rispondere a varie domande: in quale giorno del Medioevo nacque il comune di Firenze? Quand’è stata posta la prima pietra di Palazzo Vecchio? Che data segnava il calendario quando i fiorentini hanno ammirato le Porte del Paradiso nuove di zecca, o quando Vittorio Emanuele II entrò in Firenze festante? Nessuno ricorda, c’è da scommetterci, il giorno e l’anno in cui Mozart si esibì al Poggio Imperiale o Verdi diresse la prima del Macbeth alla Pergola. E, anche più vicino a noi, le date della prima mostra al Parterre, del primo concerto del Maggio o della prima trasmissione di Radio Firenze. E quando la città ha esultato per il primo alloro dei Canottieri, la prima vittoria della Rari Nantes, il primo goal della Fiorentina? Quel che ha scritto, è un corposo almanacco, un giorno dopo l’altro, mese per mese, a tal punto che davanti ai nostri occhi si compone il mosaico della magnifica storia di Firenze, dagli albori ai giorni nostri.Aogni data un personaggio, un evento, un episodio di cronaca, una curiosità, un particolare inedito intessuti in un ricchissimo almanacco illustrato che, da un capo all’altro dell’anno, ci regala una Firenze come non l’abbiamo mai conosciuta. E che dedica il 1° gennaio a un uomo-simbolo della fama di Firenze – Lorenzo il Magnifico – nato, appunto, il primo giorno dell’anno del 1449.
La presente pubblicazione non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene pubblicata senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 7.03.2001
Fa il politico e presiede il Coni provinciale, mala sua vera passione è Firenze. La sua storia, la sua cultura e i suoi personaggi, innanzitutto. Parliamo di Eugenio Giani, presidente del Consiglio comunale e consigliere regionale, ma questa volta lo facciamo scrivendo del suo ultimo libro: Firenze giorno per giorno. Edito da Sarnus, il volume si presenta come un vero e proprio scrigno della memoria, un viaggio attraverso il calendario (da Capodanno a San Silvestro) che raccoglie un’appassionata ricerca storica di episodi e personaggi, piccoli e grandi, che hanno fatto la storia della città. Dalla nascita di Lorenzo il Magnifico ai giorni dell’alluvione, dalle grandi battaglie al primo scudetto della Fiorentina, dal martirio di San Miniato alla Congiura dei Pazzi, Giani ci accoglie nella sua macchina del tempo e ci mostra una Firenze a tratti inedita, fatta di celebrità, tradizioni e uomini e donne che hanno intrecciato le loro vite con il destino della città. Un almanacco tutto da sfogliare, ritrovando ricordi scolastici o meravigliandosi per episodi sconosciuti. Un intreccio di fatti e personaggi diversi nel tempo (dal 250 d.C. al 14 febbraio 2010, giorno dell’inaugurazione della tramvia) e nel peso che hanno avuto sulla storia e sull’immaginario della città. Un lavoro certosino, anche se per brevi istantanee, corredato da immagini ricercate e da una ricca bibliografia, Firenze giorno per giorno è senza dubbio un libro che piacerà ai fiorentini e a chi, come l’autore, porta Firenze nel cuore. «Eugenio Giani – scrive il sindaco Matteo Renzi nella presentazione del volume – riesce a trasmettere esattamente il senso e l’orgoglio di ciò che siamo: un popolo unito, capace di genio straordinario che non è singolo ma nasce dalla comunità e si nutre della splendida grandezza che si respira tutti i giorni per le strade, i mercati e i palazzi di Firenze». Gli fa eco lo stesso Giani: «Spero che il libro stimoli curiosità, desiderio di approfondimento, comunque interesse per Firenze, magari risvegliando orgoglio e senso d’identità e offrendo alle nuove generazioni stimoli per conoscerla e amarla di più».