Tribuna magazine 2017 06

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Da fare Torna Il Distretto Agricolo della Bassa Arzago e Fornovo al voto Giugno 2017 • tribuna magazine • 1

ph Bellomo

Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda

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Editoriale

come Genova, Palermo, Monza. Nella Bassa Bergamasca attendiamo di vedere cosa succederà ad Arzago e Fornovo; per questi due Paesi avremo il risultato immediato del nuovo sindaco in quanto comuni con meno di 15.000 abitanti. Nel primo vedremo se il forzista De Caro riuscirà a spuntarla sul sindaco uscente Gabriele Riva; nel secondo sarebbe già un ottimo risultato raggiungere il quorum per la validità della tornata elettorale. Siamo curiosi di scoprire se questa volta i cittadini di Fornovo troveranno soddisfazione in almeno una delle liste che si sono proposte. Non manca l’economia, poiché ne parliamo a proposito di un film, il cui titolo sembra quello di un cartone animato: P.I.I.G.S, acronimo coniato da un giornalista dell’Economist nel 2009, con riferimento agli Stati europei dal debito pubblico insostenibile (tra cui l’Italia!), per comprendere meglio la crisi economica che ormai da troppo tempo ci tiene alle strette; e non manca il territorio, con l’attenzione alla nostra agricoltura e in particolare al DABB, il distretto agricolo della Bassa Bergamasca, che da cinque anni lavora per razionalizzare e valorizzare il lavoro agricolo e i prodotti della nostra terra. Parliamo di parcheggi (siamo sicuri che manchino a Treviglio?) ma anche di personaggi, come il musicista Paolo Fanzaga e la dj Nicoletta De Ponti, vere eccellenze per professionalità, che portano alto il nome di Treviglio in tutta Italia. Insomma, anche con questo numero pensiamo di avervi proposto tanti articoli che offrono spunti interessanti, con belle fotografie e rubriche sempre attuali, che vanno dalla cucina, all’arte, alla storia, per accontentare i molteplici interessi dei nostri lettori. D.I. ph Appiani

T

reviglio è una bella città: vivibile, piena di scorci suggestivi, con un centro storico ricco di arte, bei negozi, e tante interessanti iniziative. Manca solo una cosa: un bel parco, grande a sufficienza per andarci a correre, o isolato abbastanza per sdraiarsi sul prato a godersi il fresco senza sembrare dei barboni. Me ne sono resa conto andando a fare un breve viaggio in una città europea, dove il parco che ho attraversato una domenica mattina , con tante mamme che correvano con i loro bambini nel passeggino per una competizione benefica, mi è sembrato il posto migliore del mondo. È stato in quel momento che ho pensato: perché non a Treviglio? Qualcuno in campagna elettorale aveva ipotizzato di realizzarlo sull’area ex Baslini, poi sappiamo come sono andate a finire le cose ( e le elezioni). Ma il sogno di un’area verde che si possa definire tale rimane in chi vi scrive e credo anche in molti altri cittadini. Intanto accontentiamoci di quello che abbiamo: giugno è arrivato con tante iniziative che aggregano e rendono la nostra città sempre più appetibile anche all’esterno. Ve ne diamo solo qualche esempio nelle pagine che seguono: la prima passeggiata enogastronomica, la prima festa della birra, legata peraltro al torneo amichevole di basket; il trofeo Mazza, per il calcio, che raccoglie intorno a sé l’interesse di tantissime persone; e a fine mese la quarta edizione del Vintage, che si prospetta ancora più coinvolgente degli anni precedenti. Trovate in questo numero anche l’inserto con tutti gli appuntamenti. La nostra rivista non tratta però solo di sport, musica e divertimento: abbiamo interessanti approfondimenti, a partire dalla politica. Domenica 11 giugno si vota infatti in 1.021 Comuni in tutta Italia, tra cui importanti realtà

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Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda

Anno 2 - n. 6 – Giugno 2017

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Torna Il Distretto Agricolo della Bassa Arzago e Fornovo al voto

magazine Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 6/16 del 19/04/2016 Anno 2° N. 6 - Giugno 2017 Editore Tribuna srl Viale del Partigiano, 14 - Treviglio (BG) www.tribuna.srl - info@tribuna.srl Contatti di redazione tel. 0363.1971553 redazione@tribuna.srl Amministratore Unico Marco Daniele Ferri

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REDAZIONE Direttore Responsabile Daniela Invernizzi Coordinamento Daniela Regonesi Redazione Daria Locatelli, Daniela Regonesi, Ivan Scelsa, Cristina Signorelli Fotografie Enrico Appiani, Duilio Bellomo, Andrea Donghi, Archivio Ronchi, Collezione Bianchera Bettinelli Hanno collaborato a questo numero Ingrid Alloni, Maria Gabriella Bassi, Juri Brollini, Pinuccia D’Agostino, Stefano Dati, Marco Falchetti, Marco Daniele Ferri, Franco Galli, Bruno Manenti, Elio Massimino, Lucia Profumo, Erika Resmini, Valentina Scelsa, Valentina Simone, Paolo Taddeo Impaginazione e Grafica Pubblicitaria Antonio Solivari

UFFICIO COMMERCIALE Roberta Mozzali tel. 0363.1971553 - cell. 338.1377858 commerciale@tribuna.srl Stampa Laboratorio Grafico via dell’Artigianato, 48 - Pagazzano (BG) Tel. 0363 814652 www.tribunatv.tv - facebook: Tribunatv

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Sommario 8 IN COPERTINA

42 ARTE

Sant’Alessandro a Fara Gera d’Adda

Treviglio Vintage

di Ivan Scelsa

10 TERRITORIO

44 LIBRI

Fare squadra nella Bassa Bergamasca

Galetti, il campione dimenticato

di Cristina Signorelli

12 INFRASTRUTTURE

di Daniela Invernizzi

13 Piazza Setti un anno dopo

di Ivan Scelsa

14 URBANISTICA

Riapre il centro sportivo ma c’è ancora molto da fare

di Stefano Dati

16 POLITICA

Arzago cambia o conferma?

di Daniela Regonesi

17 Il caso della rieleggibilità

di Daniela Regonesi

18 Fornovo: atto secondo

di Ivan Scelsa

20 PERSONAGGI

Nicoletta, una vita sull’onda

di Daniela Invernizzi

23 INIZIATIVE

Prima edizione di “Per i Tré de Treì”

ph Appiani

Parcheggiare a Treviglio: un problema o no?

di Stefano Dati

25 EVENTI

Gli Stati più deboli della UE sono i soli responsabili della loro crisi?

di Lucia Profumo

45 Testimonianza di infinite emozioni

di Daniela Regonesi

La Venere scomparsa

28 GIOVANI

Una piacevole sorpresa

30 MATITALIBERA

Premio Treville

48 STORIA

di Franco Galli

di Bruno Manenti

31 SCUOLA

Nuovo logo per il Consiglio delle Donne

di Maria Gabriella Bassi

di Valentina Scelsa

47 CONCORSO

La Rivoluzione Borghese a Treviglio

di Elio Massimino

50 COM’ERA - COM’È

32 ASSOCIAZIONI

L’Ordine Costantiniano per la Caritas trevigliese 33 L’Ordine nella Storia

51 AMARCORD

34 VOLONTARIATO

54 SPORT

di Ivan Scelsa

Alla scoperta del canile di Calvenzano

di Ingrid Alloni

a cura di Marco Falchetti

Mercato di Treviglio: che storia!

di Marco Falchetti

G.S.D. Mario Zanconti: valori dalla A alla Z

di Daria Locatelli

38 MUSICA

57 Memorial Mazza, un seme d’oro

La musica è vita di Cristina Signorelli

di Paolo Taddeo

58 LE RICETTE

Il prossimo numero di

di Erika Resmini

60 L’APP DEL MESE

Uno scanner professionale in tasca

di Daniela Invernizzi

26 ECONOMIA

di Pinuccia D’Agostino

46 IL RACCONTO

Arriva a Treviglio la festa della birra!

di Valentina Simone

sarà in edicola il 15 luglio, con le foto più belle di

2017

di Marco Daniele Ferri

61 AGENDA

Ospiti illustri a Treviglio

di Daniela Invernizzi

62 LA VIGNETTA

di Juri Brollini

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In copertina

di Ivan Scelsa

M

anca una manciata di giorni alla quarta edizione di quella che in pochi anni è diventa la manifestazione più importante della città. Anche quest’anno sarà una fantastica festa vintage all’insegna dei ricordi, della musica, dei motori e del divertimento. Tutto il centro storico e le vie limitrofe ne saranno coinvolte, con mostre, mercatini, sfilate e concerti che raggiungeranno e coinvolgeranno migliaia di persone. I numeri della passata edizione, infatti, riportano a circa trentamila presenze, in un solo fine settimana! Come consuetudine, ampio spazio ai raduni automobilistici: con Club Automoto Storiche Treviglio ed Associazione CinemAlfa chiamate a coordinare le attività di settore a cui prenderanno parte, con esposizioni e mostre tematiche, anche Amici 500 Bergamo Pianura, Bianchina Classic Club, Amici della Vespa Treviglio, Club 6.5 e Registro Mondial, con iniziative dedicate ad eventi Citroen, Fiat 500, Bianchina ed auto americane. Ma anche motociclette, con le immancabili Lambretta e Vespa. E ancora, i concerti! Si inizia dal venerdì sera in piazzetta Santa Giuliana e nella centralissima piazza Garibaldi per proseguire sabato e domenica con musica diffusa in via Verga, via Fratelli Galliari, via Roma, via San Martino,

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piazza XXV Aprile, via Sangalli, viale De Gasperi e persino in via Roggia Vignola, con un concerto “over Vintage” al Revel Theater. La passeggiata in biciclette (rigorosamente d’epoca), matrimonio all’italiana e la sfilata delle pin up su auto d’epoca, sono solo alcuni degli appuntamenti domenicali che si abbineranno alle esposizioni fisse di veicoli, chitarre, radio e giocattoli sotto i portici del Comune, nel cortile Gelmi, nel cortile Bindelli e nel giardino Belvedere della via Galliari e in tanti altri angoli del centro. Il Campanile, poi, ospiterà una mostra dedicata alla telefonia, con un centralino reso funzionante dal Gruppo Meucci. Immancabile l’appuntamento in piazza con l’esposizione di biciclette curata da Roby Bike e lo stand ufficiale della Bianchi che, dopo il successo della passata edizione, promette di ritornare in piazza con “qualcosa di davvero esclusivo”. In piazza Garibaldi, per tutta la durata della manifestazione, lo studio mobile di Radio England e Radio Liberty con musica, quiz, dediche ed interviste in diretta a cura dei Radiomaniacs a cui, da quest’anno, si aggiungerà anche T-Radio, la nuova emittente del gruppo di Tribuna TV – partner ufficiale di Treviglio Vintage – di cui troverete il programma dettagliato in allegato.


ph Bellomo

importante per la Città. Indispensabile, non solo per il ruolo istituzionale ricoperto, il suo supporto all’iniziativa benefica Una amatriciana per il terremoto dello scorso mese di settembre, così come le innumerevoli iniziative pensate per rivitalizzare il territorio: dall’ormai prossimo Shopping al chiaro di luna (con l’apertura straordinaria dei negozi che da alcuni anni anima i mercoledì sera nel borgo) a Street

Food e Treviglio al cioccolato, iniziative che negli scorsi mesi hanno riempito le piazze, forti di unanimi consensi. Un coordinamento ed una capacità comunicativa tra attività commerciali, enti ed associazioni incentrata sul dialogo e sul confronto che trova consensi ed appoggio anche nell’ambito del Distretto del Commercio. (i.s.)

ph Donghi

Gabriele Anghinoni, Presidente dell’Associazione Commercianti Trevigliesi (qui ritratto con Maddalena Borella, manager del distretto del Commercio) è voce, anima e razionalità organizzativa del comitato promotore di Treviglio Vintage, sin dalla prima edizione. Nel 2014, raccogliendo un’idea di Ivan Blini, diventa il vero motore di quello che – in sole quattro edizioni – si è trasformato nell’evento più

Giugno 2017 • tribuna magazine • 9


Territorio

Fare squadra nella Bassa Bergamasca

Il Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca lavora ormai da cinque anni per valorizzare le eccellenze agro-alimentari del territorio di Cristina Signorelli

L

a pianura posta a sud di Bergamo – da cui le deriva il nome Bassa Bergamasca – è un’area che si estende per quasi 500 chilometri quadrati, con una popolazione di circa 260.000 abitanti che vivono in 42 Comuni, di cui il più grande è Treviglio. La zona ha mantenuto nel corso degli anni un’economia fortemente legata all’agricoltura, sviluppando nel tempo processi produttivi all’avanguardia e nel contempo valorizzando l’alta qualità dei prodotti locali, espressione di un’antica tradizione. Per dare un riconoscimento ufficiale all’omogeneità geografica, rurale e agro-alimentare di quest’area nel 2012 è stato costituito, con delibera della Regione Lombardia, il Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca. Giovanni Malanchini, sindaco di Spirano, il Comune promotore dell’iniziativa, dice: «Siamo in un territorio che per caratteristiche morfologiche, rappresentatività e produzioni particolari è già naturalmente un distretto agricolo. L’accreditamento della Regione è importante perché possiamo operare sinergicamente con tutte le forze istituzionali e produttive per rafforzare e difendere la nostra omogeneità». Durante i cinque anni di attività il DABB ha perseguito con successo l’idea di “fare squadra” sul territorio, così che oggi sono quasi cento le aziende del settore agro-alimentare aderenti al Distretto e circa venti i Comuni che vi partecipano con ruolo consultivo. Certamente una delle attività più rilevanti che svolge consiste nella promozione e nella tutela dei prodotti locali. Attualmente il marchio DABB che garantisce la filiera corta – alimento integral-

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mente prodotto e lavorato nella Bassa Bergamasca – si applica a 5 formaggi DOP (taleggio, salva, provolone, grana e gorgonzola), alla patata di Martinengo e al melone retato di Calvenzano, ma sono in corso di espletamento le pratiche per definire i disciplinari da rispettare nella produzione di molti altri prodotti agricoli e di trasformazione, tipici della zona. Se tradizionalmente il settore agricolo era tra tutti i settori economici quello meno interessato all’innovazione, oggi non è più così. L’applicazione di nuovi e più moderni processi produttivi ha enormemente migliorato la produzione nel campo agro-alimentare, la concorrenza a livello globale estesa ai prodotti agricoli, insieme a una crisi sistemica che ha colpito ogni comparto economico, rendono sempre più importante l’introduzione anche in piccole aziende di nuove tecnologie. Le linee programmatiche del Distretto sono indirizzate a quattro fondamentali ambiti di intervento: riqualificazione del patrimonio edilizio, commercializzazione dei prodotti, valorizzazione ambientale e comunicazione. Il miglioramento fondiario prevede l’ammodernamento e la riconversione produttiva del patrimonio edilizio esistente e le nuove edificazioni. Lo sviluppo di una gestione integrata dell’offerta agricola e della filiera, la creazione del marchio, la realizzazione di progetti aggregati sono alcune delle azioni poste in essere per migliorare la commercializzazione. L’attenzione all’ambiente passa attraverso la riqualificazione e la valorizzazione delle aree naturali e urbane. Infine l’ambito di comunicazione e aggregazione


Quattro gli ambiti di intervento del Distretto agricolo: riqualificazione del patrimonio fondiario, commercializzazione dei prodotti agro-alimentari, valorizzazione ambientale e comunicazione gnati direttamente agli allevatori bisognosi ben 15 autotreni carichi di fieno, donato dagli agricoltori del Distretto. L’importante opera di valorizzazione del territorio della Bassa Bergamasca e della qualità dei suoi prodotti è perseguita con determinazione da parte del DABB, partecipando a diverse iniziative come l’annuale Fiera Agricola che ha luogo a Treviglio, presso la quale quest’anno era presente con un proprio stand, ma anche manifestazioni enogastronomiche come “Tutto Food” svoltosi recentemente a Milano. Anche se la più importante vetrina di questi ultimi anni è stata Expo 2015, durante la quale molte aziende associate, riunite sotto l’egida del Distretto, hanno presentato i loro eccellenti prodotti al mondo intero. In sintesi oggi il Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca lavora con impegno e determinazione per trasformare in opportunità per il territorio le tante eccellenze che gli operatori del settore agricolo-alimentare coltivano e producono, applicando metodi e strumenti innovativi alla saggezza della tradizione.

ph Appiani

prevede azioni volte a coordinare i soggetti interessati al territorio, consolidare le relazioni e promuovere l’attività dello stesso Distretto. La solidarietà è un valore, forse tra i più radicati nella cultura contadina che si misurava – e in larga parte ancor oggi si misura – stagione dopo stagione con l’imprevedibilità della Natura, che da buona madre improvvisamente diventa cattiva matrigna e rovina i raccolti, mette a repentaglio la sopravvivenza delle mandrie e vanifica il lavoro di intere famiglie. Nulla di più terribile quando gli eventi naturali divengono vere e proprie catastrofi come in occasione dei terremoti. Non hanno esitato al Distretto della Bassa Bergamasca, in occasione del sisma che negli scorsi mesi ha duramente colpito il Centro Italia, a muoversi per aiutare i tanti allevatori in grave difficoltà. Il progetto “Fieno e foraggio per i terremotati” è stato attivato con lo scopo di raccogliere e donare fieno alle aziende agricole delle zone terremotate, strette dalle maggiori urgenze e necessità. Durante i mesi invernali sono stati trasportati e conse-

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Infrastrutture

Parcheggiare a Treviglio: un problema o no? ph Appiani

di Daniela Invernizzi

“V

ado a Treviglio e giro mezz’ora per trovare un parcheggio”; “mi tocca mettere la macchina sul marciapiede per andare a prendere il treno”; “lavoro in centro e devo pagare il parcheggio per otto ore”: sono le frasi ricorrenti di chi gravita su Treviglio ed è alle prese ogni giorno con la ricerca di un posto per l’auto. Ma è davvero così? È la percezione di chi vorrebbe la comodità di trovare uno stallo libero a pochi metri dalla scuola, dalla stazione, dall’attività, o c’è una reale sofferenza? Abbiamo girato la domanda al comandante della polizia municipale Antonio Nocera, che insieme all’assessore ai lavori pubblici Basilio Mangano ci ha dato alcune risposte in numeri. La città di Treviglio dispone di 5.000 parcheggi solo nelle zone strategiche, ovvero a ridosso delle stazioni e del centro storico, tralasciando le aree più esterne. In prossimità della prima circonvallazione, quella più interna, i parcheggi liberi sono 1.540, mentre sono a pagamento 647 stalli (esclusa per ora piazza Setti, che avrà 120 posti auto a piano interrato, più quelli destinati ai privati) e 245 sono a disco orario. Nella zona della stazione Centrale la città dispone di 2.600 parcheggi a sosta libera e 208 a tempo limitato; alla Ovest, insieme al Palafacchetti, ci sono 380 posti auto, tutti liberi. «Non sono pochi per una città come Treviglio, che ha 30.000 abitanti e qualche migliaio di pendolari che gravita sulle sue stazioni – commenta Mangano – soprattutto un dato è chiaro: il rapporto tra parcheggi liberi e quelli a tempo limitato o pagamento è nettamente a vantaggio dei primi. Se si somma il fatto che Treviglio ha una forma circolare e che anche dai parcheggi più esterni la distanza non supera il quarto d’ora a piedi, il conto è presto fatto: Treviglio non ha un problema di parcheggi. L’amministrazione comunale attuale comunque sta proseguendo l’opera

già iniziata da Pezzoni (zona Ovest, 280 posti più riqualificazione dell’area; comodato d’uso con Ferrovie dello Stato per via Veneto, 100 posti, più riqualificazione della via; polo fieristico, 100 posti; tutti liberi, in posizioni strategiche) e stiamo trattando con Ferrovie dello Stato per avere in comodato d’uso un’area in via Murena (Pip 2); mentre in zona Ovest, dove si sta realizzando la bretella di collegamento Palafacchetti-quartiere Ovest, prevediamo di realizzare un parcheggio nell’area attualmente occupata dal cantiere». I parcheggi a tempo limitato o a pagamento, che sono tutti a ridosso della prima circonvallazione, sono stati voluti per garantire l’accesso al centro storico al maggior numero di persone. Lo chiarisce il comandante Nocera: «Se lasciassimo liberi tutti questi parcheggi, essi probabilmente verrebbero occupati per otto ore al giorno da chi lavora o ha un’attività nel centro storico, impedendo di fatto l’accesso a chi vuole andare in centro anche solo per poco (clienti compresi). Il pagamento o la sosta limitata impediscono che ciò avvenga, garantendo una turnazione maggiore dei veicoli. Chi deve lasciare l’auto per molte ore può fare un piccolo sacrificio, parcheggiando negli stalli liberi e concedendosi una passeggiata di cinque-dieci minuti». In effetti non sembrano esserci scuse, considerato il fatto che esiste anche il servizio navetta gratuito che da alcuni parcheggi più esterni (Ovest-Cimitero) garantisce ogni quarto d’ora il collegamento con il centro. «Un lusso che neanche le grandi città hanno – sottolinea Mangano – e che speriamo di poter mantenere». Forse manca una segnaletica efficace che indirizzi verso i parcheggi, o forse manca solo la voglia di fare quattro passi in più: «Due esempi – continua Nocera – a sud di via Roggia Vignola, in zona Pip 2, nei pressi della falegnameria Aresi, c’è un parcheggio poco utilizzato. Da lì ci vogliono

“A Treviglio vorremmo parcheggiare tutti in via Matteotti per recarci in centro, o in via Veneto per prendere il treno”

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Piazza Setti un anno dopo

ph Appiani

Poco più di un anno fa, aprimmo il numero di maggio dedicando la copertina al ciliegio di piazza Setti: una scelta non casuale, indicata sia per la nuova veste del nostro Magazine che per l’imminente sopraggiungere di ruspe e mezzi nell’area dove avrebbero avuto inizio i lavori di

quello che diventerà l’anfiteatro cittadino, dotato di due piani interrati, di cui uno adibito a parcheggio pubblico. Ad aprile un open day aveva aperto il cantiere ai visitatori mostrando l’opera da oltre 3 milioni di euro, completata per il 50% . Nonostante l’insistente

maltempo, nel mese di maggio i lavori sono proseguiti con il completamento del piano interrato e la realizzazione del livello definitivo su quasi due terzi dell’intera area. I lavori procedono spediti soprattutto nella parte nord, quella verso viale del Partigiano e via Portaluppi; qui vengono realizzati i pilastri per il sostegno della soletta superiore e – come spiegato dall’assessore Basilio Mangano a seguito dell’ultimo sopralluogo eseguito con Paolo Gatti, Amministratore unico della società Treviglio Futura – si pensa di ultimare l’intero progetto entro la fine dell’anno. Un’ulteriore precisazione arriva dal Sindaco Juri Imeri: “La struttura del parcheggio interrato è praticamente completata, nel pieno rispetto del cronoprogramma e senza particolari disagi. A breve presenteremo anche il progetto definitivo della piazza, per completare un’opera di riqualificazione urbana e parcheggi nella quale abbiamo sempre creduto”. Ivan Scelsa

sette minuti per raggiungere la stazione Centrale. Un altro parcheggio, sempre vuoto, è in prossimità della piazzola ecologica, ancora in zona Pip2 (via Redipuglia). Massimo dieci minuti a piedi e si è in stazione. Penso che sia la normalità per uno snodo ferroviario importante come Treviglio. A Bergamo e a Milano saremmo ben felici di fare dieci minuti a piedi, pur di parcheggiare liberamente. Invece c’è chi preferisce rischiare e piazzare l’auto sui marciapiedi». Da qui le multe per sosta vietata, che nel 2016 sono state 2.190. Non sono molte, a bene vedere, e Nocera conferma: «I trevigliesi sono virtuosi, tutto sommato. Poi capita a tutti di prendere una multa perché è scaduto il disco orario». Noi cittadini, insomma, dobbiamo acquisire quella mentalità di città che forse ancora ci manca: due passi in più in cambio di un centro storico vivibile e senza auto; utilizzo delle piste ciclabili (Treviglio ha 30 chilometri di piste ciclabili) che dovremmo sfruttare di più, così come la navetta gratuita. Ed evitare certi comportamenti incivili, come parcheggiare sui marciapiedi, sulle soste per disabili, o in doppia fila per portare il bambino a scuola.

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Urbanistica

Riapre il centro sportivo ma c’è ancora molto da fare A Cassano finisce il periodo dell’”esodo”: al via l’apertura della piscina all’aperto e a settembre si nuoterà anche all’interno di Stefano Dati

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orna a vivere il centro sportivo in via Giovanni XXIII con l’apertura della piscina all’aperto. La chiusura della struttura, avvenuta nel mese di settembre dello scorso anno, aveva fatto nascere molte polemiche per le tempistiche, attuate dall’Amministrazione Comunale nel mettere mano a quelle problematiche che tutti i fruitori dell’area sportiva ritenevano necessario affrontare. Dopo alcuni ritardi dell’inizio dei lavori per il rifacimento del tetto, il cantiere si è messo in movimento nei primi mesi del 2017, rispettando in seguito il crono-programma nella tempistica stabilita. Nel mese di giugno, infatti, si concluderà l’intervento per la sistemazione del tetto, mentre nei mesi estivi i lavori procederanno all’interno per l’efficientamento energetico, in modo da consegnare, nel prossimo mese di settembre, palestra e

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piscina agli utenti del centro sportivo. Nell’immediato, la buona notizia riguarda dunque l’apertura al pubblico della piscina all’aperto, mentre nel mese di settembre verrà messa a disposizione la parte interna e, anche se per ora sussisteranno ancora le vecchie problematiche strutturali, di sicuro si potrà nuotare e usufruire della palestra. Sulla via del traguardo, dunque, il primo dei due project financing presentati in Comune, vale a dire quello che riguarda il rifacimento del tetto e l’efficientamento energetico, mentre il secondo, che dovrebbe mettere mano alla riqualificazione e rifacimento strutturale di interno ed esterno, è ancora in fase di studio e di approvazione. «Nell’immediato, l’obiettivo è stato quello di aprire al pubblico la parte esterna del centro sportivo – spiega l’Assesso-


A destra: Alessandro Soldino direttore lavori e Vittorio Caglio Assessore ai lavori pubblici Nella pagina precedente: il centro sportivo Giacinto Facchetti visto dall’alto

re ai lavori pubblici Vittorio Caglio – mentre si procederà come quella cassanese. Una struttura che da subito aveva, con i lavori all’interno per terminare ciò che riguarda l’im- però, evidenziato alcuni problemi con le infiltrazioni d’acpiantistica, che dovrebbero concludersi nel mese di settem- qua dal tetto, alle quali si era corso ai ripari con interventi bre. L’attenzione sarà poi per il secondo project financing, che non avevano risolto in pieno le criticità. Con il passare che ci è stato presentato dalla società Sport Management, degli anni al problema del soffitto si sono poi aggiunti altri riguardante la riqualificazione esterna, oltre alla gestio- disagi legati agli interni e dovuti alla mancata manutenzione. Questo secondo progetto non è stato ancora dichiarato ne ordinaria. Nel 2014, poi, era stato aperto il bando di asd’interesse pubblico perché sono state fatte da parte nostra segnazione lavori di sistemazione dell’intero impianto spordelle integrazioni, che riguardano anche il coinvolgimento tivo di via Giovanni XXIII, ma la cifra della base d’asta era della zona bocciodromo, da trasformare in una nuova pale- stata considerata troppo alta, circa 4 milioni di euro, tanto stra, e la riqualificazione di alcuni punti esterni ed interni. che nessuno si era mostrato interessato alla gara pubblica. Quindi, se dovesse essere dichiarato di interesse pubblico, Con i due project financing presentati in Comune negli l’obiettivo sarà quello di fare i lavori della parte esterna nel ultimi anni, sembra invece che il vecchio centro sportivo periodo invernale del 2017, mentre nell’estate del 2018 si cassanese possa rinascere con una nuova luce, per la feliprocederà con gli interventi di quella interna». cità di chi ama vivere lo sport da grande appassionato. Il rifacimento del tetto, rimandato per molti anni, secondo gli addetti ai lavori avrebbe potuto avere conseguenze molto più serie: «Abbiamo rilevato ammaloramenti enormi in gran parte CENTRO LAVASECCO della struttura – ha spiegato Alessandi Paolo Tonini dro Soldino, direttore dei lavori affiViale XXIV Maggio, 2 dati alla FBG Costruzioni – e, conside24047 Treviglio (Bg) Tel. 0363.44643 rando lo stato in cui l’abbiamo trovato, info@centrolavasecco.it oserei dire che è stato corso un grosso www.centrolavasecco.it rischio, in quanto le numerose infiltrazioni d’acqua avvenute nel tempo hanno fatto marcire gran parte del legno del tetto. Nel rifacimento è stata data particolare attenzione all’isolamento, per ovviare in futuro alle dannose infiltrazioni, un intervento mirato a semplificare la struttura e migliorarne le prestazioni. Verranno inoltre cambiate le vecchie caldaie con quelle di nuova generazione a condensazione e con sistema di controllo da remoto, e saranno messi a regime nuovi macchinari per il trattamento dell’area per eliminare le condense interne, un problema che nel • Trattamento di: Tappeti, • Lavaggio dei capi in Pelle, ORARI DI APERTURA passato ha influito notevolmente a far Trapunte, Merinos e Piumoni Pellicce e Barbour Lunedì - Venerdi deteriorare il legno della copertura». con ceratura a spruzzo 8,00 / 13,00 - 14,30 / 19,00 • Lavaggio equipaggiamento a Gruppi Sportivi Il centro sportivo, che porta il nome • Pulitura di: Abiti da Sposa Sabato del glorioso capitano dell’Inter e della 8,30 / 12,30 - Chiuso pom. e Pellicce ecologiche • Riparazioni sartoriali Nazionale di calcio Giacinto Facchetti, NOVITÀ: SPORTELLO AUTOMATICO APERTO TUTTI I GIORNI DALLE 7,00 ALLE 22,00 ha origine negli anni ottanta, quando non erano in molti i comuni che poCAMICIA DI COTONE DA UOMO LAVATA E STIRATA € 1,71 tevano vantare un complesso sportivo

2016-09 esecutiva

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Politica

Arzago cambia o conferma? Alle prossime amministrative Gabriele Riva potrebbe aggiudicarsi il terzo mandato, Stefano De Caro è il suo sfidante di Daniela Regonesi

S

i gioca sul confine tra continuità e cambio di guida la partita elettorale in quel di Arzago d’Adda, in cui oltre 2000 cittadini sono chiamati al rinnovo della giunta comunale. Due sono le liste che si fronteggiano, l’una forte di un candidato che, se rieletto, amministrerebbe il comune bergamasco per il terzo mandato consecutivo, l’altra che punta al rinnovamento e al cambio di direzione: Gabriele Riva e Stefano De Caro sono rispettivamente alla guida delle liste “Paese Nuovo” e “Centro destra x Arzago”. Il 65enne De Caro, bancario in pensione e politico di lungo corso – prima di traferirsi ad Arzago è stato consigliere comunale di Pioltello per più mandati, ed è tuttora consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani – si presenta con lo slogan “Arzago merita di più”,

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e concretizza questo quid in più in: sicurezza; trasporti e servizi; pulizia strade e rifiuti; sport; contrasto alla ludopatia; protagonismo del terzo settore; attenzione a giovani, anziani ed animali domestici; agricoltura; cura e promozione del territorio. Il candidato sostiene che nell’ultimo lustro Arzago si sia distinta per l’immobilità, e che sia necessario cambiare. Al primo punto del programma, dunque, la sicurezza, per contrastare i furti e le rapine grazie all’implementazione del controllo di vicinato, completato da un servizio di vigilanza notturna e dalla riprogettazione del sistema di telecamere presenti in paese. Il programma della lista del centro destra propone un’immagine futura di Arzago più agevolmente connessa al suo interno e all’esterno – grazie ad interventi di miglioria per le piste ciclabili e le linee di trasporto pubblico, nonché la redazione del Piano del Traf-

fico – nella quale il terzo settore sia valorizzato, emerga e collabori con e per l’amministrazione comunale, in cui l’attenzione viene posta sia ai più che ai meno giovani, in un positivo spirito di collaborazione. Riva, 37 anni, di cui gli ultimi dieci da primo cittadino arzaghese


ph Appiani

Il caso della rieleggibilità La legge n. 56 del 7 aprile 2014 consente la rieleggibilità per un terzo mandato consecutivo alla carica di sindaco soltanto nei comuni con popolazione inferiore ai 3000 abitanti, ecco perché Gabriele Riva potrebbe essere rieletto. Un decennio di governo caratterizzato da una prima vittoria di stretta misura (nel 2007 superò Vasco Grasselli per solo 9 voti), alla quale era seguito il netto trionfo del 2012, con ben il 78,84% delle preferenze. Intervistato ai microfoni di Tribuna TV ha spiegato così i motivi della decisione di ricandidarsi: «Pensavo di concludere i 10 anni, che secondo me sono assolutamente sufficienti per un sindaco; invece la mancanza di un candidato all’interno del nostro gruppo che potesse prendere il testimone, e una serie di confronti con le persone che mi sono state vicine in amministrazione in questi anni, mi hanno spinto ad accettare questa ricandidatura, che è frutto anche di una scelta di cuore verso il paese, perché ho fatto altre cose nella vita ma rimango molto molto legato alle mie radici e all’esperienza che, appunto, è nata prima amministrativamente che come politico». D.R.

– nonché segretario provinciale del Partito Democratico – riparte proprio dal cammino percorso, ringraziando i concittadini che hanno avuto fiducia in lui e rilanciando e consolidando il proprio operato: urbanistica e opere pubbliche; sicurezza e polizia locale; istruzione; servizi sociali; at-

tività culturali; politiche giovanili, sport e associazionismo; ambiente e tutela del territorio sono i punti presentati in programma. Con la convinzione di aver rispettato e messo in pratica i propositi del 2007, “Paese Nuovo” rinnova il suo impegno a partire dall’elenco dei progetti realizzati “senza aumentare nessuna voce dei contributi comunali da parte dei cittadini”, e promette la riqualificazione della piazza De’ Capitani e delle aree esterne dell’ex castello, l’ammodernamento del centro sportivo e il completamento della cosiddetta “nuova Bergamina” esterna al paese, impedendo il passaggio del traffico pesante all’interno del centro abitato. Riva propone una squadra rinnovata – nella quale ha fatto notizia l’addio alla politica, a malincuore, del vicesindaco Marta Berticelli – che vede l’esordio di Pierluigi Ferrari,

Raffaella Labò, Giuseppe Matrascia, Cinzia Morano, Alessia Salvatori e Giuseppe Uberti, e il ritorno in lista di Ugo Rivabene – assessore nel primo mandato – e Angelo Agazzi, già candidatosi nel 2012, nonché Mirko Garibaldi, titolare uscente dell’assessorato a Edilizia, Urbanistica, Lavori pubblici, Ambiente, Ecologia e Sport. “Centro destra x Arzago” schiera invece Cristina Baioni – coordinatrice trevigliese di Forza Italia Giovani – Kevin Cerati, Alessandro Crisanti – candidato nel 2012 per “Arzago Futura” in sostegno di Ambra Finessi – Luca Natale De Caro (figlio del candidato sindaco), Vito Messina, Elio Villa e Stella Vox: alla presentazione della squadra erano presenti a testimoniare il loro supporto gli assessori regionali Giulio Gallera e Alessandro Sorte. Buon voto agli arzaghesi.

Giugno 2017 • tribuna magazine • 17


Politica

Fornovo: atto secondo di Ivan Scelsa

A

lle amministrazioni che volgono a scadenza naturale si aggiungono due Comuni chiamati alle urne prima del tempo: Villa d’Adda e Fornovo San Giovanni. In entrambi i paesi, che non raggiungono quota 15.000 abitanti, la tornata elettorale si svolgerà in un unico turno. Ma la storia di Fornovo San Giovanni colpisce al di là delle vicende politiche in senso stretto poiché, dopo le elezioni di maggio 2011 in cui i cittadini si erano recati alle urne eleggendo Pierluigi Maria De Vita, lo scorso 5 giugno 2016 le consultazioni non erano risultate valide per il mancato raggiungimento del quorum dei votanti. Questo aveva portato all’inevitabile commissariamento del Municipio con la nomina, tre giorni dopo, del Commissario Straordinario Alfredo Nappi.

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ph Appiani

Forza Nuova e Nuova Fornovo sfidano la lista dell’ex Vice Sindaco, dopo che nel 2016 non era stato raggiunto il quorum

Ma fin qui nulla di strano, se non fosse che a presentarsi fosse stata la sola lista Insieme per Fornovo che proponeva come candidato sindaco Gian Carlo Piana, project manager già vice Sindaco nella giunta De Vita. Precisiamo: la presentazione di una sola lista aveva caratterizzato anche le elezioni della vicina Calcinate e di altri quattro comuni della provincia, tutti paesi dove il quorum era stato però raggiunto. A Fornovo, invece, dei 2549 aventi diritto al voto, solo in 1208 si erano recati alle urne (il 47,39%, con 1046 preferenze): una percentuale al di sotto della “metà più uno” necessaria alla positiva registrazione del risultato, che aveva portato lo stesso candidato a prendere atto del forte astensionismo, rimandando qualsiasi altra valutazione alla consultazione che avrebbe succeduto il commissariamento.


Qualcuno, in paese, aveva persino accennato ad un volantino fatto girare nei giorni precedenti le votazioni che invitava i fornovesi a disertare le urne: una circostanza che non aveva mancato di attirare l’attenzione dei media nazionali. Lo scorso autunno sembrava che la novità potesse essere rappresentata da una cordata di imprenditori locali in contatto con l’avvocato Gianni Ferriero – già candidato alle passate elezioni trevigliesi del 2016 – con l’intento di formare una lista che, di fatto, non si era poi concretizzata. A sfidare Gian Carlo Piana e Insieme per Fornovo saranno la lista civica Nuova Fornovo e Forza Nuova, unitasi in extremis alla corsa elettorale proprio nelle ultime ore disponibili per presentare la candidatura. Nuova Fornovo si presenta all’elettorato come voce apartitica ed in discontinuità con il passato, candidando per la prima carica fornovese Giandomenico Vallimberti, classe 1961, agente doganale per una compagnia aerea ed affiancato da una squadra eterogenea e diversificata per professionalità e competenze. Un programma incentrato sul cambiamento delle necessità di vita quotidiana, sull’adeguamento dei servizi alle giovani famiglie - le cui esigenze sono variate negli anni - e agli anziani, con servizi alla persona non più demandabili alla solidarietà

familiare. Ma anche supporto ad attività imprenditoriali del territorio e all’associazionismo, sempre più spesso supplente alle carenze strutturali dello Stato centrale. In linea con il programma presentato agli elettori l’anno precedente, invece, la scelta comunicativa di Gian Carlo Piana ritorna sul tema della “buona amministrazione” e del “fare”, che incalza la cittadinanza sul tema della collaborazione tra l’Amministrazione e le associazioni del territorio con una partecipazione alla sicurezza condivisa con la cittadinanza… non risparmiando qualche critica alla scelta del “non voto” dei fornovesi che aveva dominato il suffragio del 2016. Ma a mescolare le carte (…e chissà, magari a fare da ago della bilancia) arriva Forza Nuova, sola lista identitaria e politicamente identificabile, che candida il vice coordinatore Regionale Oscar Rizzini, nativo di Treviglio. Sulla scia dei temi cardine della destra (“Famiglia, Identità, Sociale, Sicurezza”), con i militanti della lista, proprio a Fornovo era già stato protagonista delle “Passeggiate della sicurezza” e della distribuzione di pane e pasta alle famiglie italiane in difficoltà. Un programma concreto, anche nell’idea di supporto alle famiglie e alla produzione locale, con la proposta dell’istituzione del marchio “De.C.O.” (Denominazione Comune Origine) per tutti i prodotti locali.

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Personaggi

Nicoletta, una vita sull’onda Due chiacchiere con la trevigliese Nicoletta De Ponti, una delle speaker più famose della radiofonia italiana di Daniela Invernizzi

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luripremiata con il Telegatto come la miglior dj donna, una carriera costellata di successi anche televisivi e dal 1990 regina incontrastata di Password, uno dei programmi di punta di RTL 102.5. Nicoletta De Ponti, trevigliese doc, mi accoglie in un normale pomeriggio nella sede della radio, mentre intorno a noi continua frenetica l’attività dei colleghi e qualcuno si accinge a intervistare Renato Zero, appena arrivato negli studi. Durante la nostra chiacchierata, Nicoletta è come la sentite anche voi nell’etere: vivace, entusiasta, un fiume in piena. Spesso la professione di speaker alla radio comincia per caso. Tu come hai iniziato e quando hai capito che questa sarebbe diventata la tua professione? «Frequentavo la seconda superiore all’Istituto Agrario di Treviglio e scrivevo per il Popolo Cattolico. A un certo punto in città nasce radio Liberty e mi ci mandano per un articolo. Vado e il patron (Roberto Valentin, ndr) mi chiede se voglio provare ad andare in onda. Da lì non ho più smesso. Avevo 16 anni». Certo erano altri tempi, vien da dire, se non altro perché si era agli albori della radiofonia italiana, le emittenti grandi e piccole nascevano proprio in quegli anni e gli speaker erano tutti “da fare”; eppure, specie per una donna, non era affatto facile accedere a quel mondo. Ce lo racconta lei stessa, passata in quegli anni ai microfoni di Radio Treviglio (poi Radio Zeta), Blue Lake Sound di Bergamo e poi “il salto” a Radio Peter Flowers, ai tempi la radio rock per eccellenza: «Ero l’unica donna e mi trattavano con sufficienza: che ne sapevo io del rock, dell’heavy metal… mi consideravano un’incapace. Ma ho stretto i denti e continuato. Sono rimasta cinque anni, poi sono andata alla SPER, circuito L’Espresso- Repubblica, in seguito a Rai Stereo Due e infine sono arrivata a RTL 102.5».

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Come è cambiata la radio in tutti questi anni? «Io credo neanche tantissimo. Per quanto mi riguarda ho sempre cercato di raccontare qualcosa, e quando sono arrivata a Rtl, con l’editore abbiamo subito fatto questo lavoro: ideare un programma di musica e notizie, trattando degli argomenti… una cosa che adesso è la normalità, ma all’epoca non si faceva. Anche le donne dj oggi sono la normalità, ma non è sempre stato così. Oggi è tutto più semplice, non dico che chiunque possa fare la radio, ma… Anche se per me rimangono fondamentali due cose: avere la tecnica (e tantissimi non ce l’hanno) e la personalità. Un po’ come i cantanti: ce ne sono tanti intonati, che però non spaccano, e altri, magari meno intonati, che però arrivano, come Jovanotti, per esempio. È lo stesso in questo lavoro. E poi bisogna essere se stessi. Mi viene in mente un dj (non faccio nomi) che prima della diretta cercava due paroloni “un po’ fighi” da spendere in onda… ecco, io sono l’antitesi di ‘sta roba. Il contrario. Preferisco uno che papera, ma più naturale. Questo non vuol dire improvvisare: serve preparazione. È una professione sulla quale si lavora continuamente, il programma va preparato: anche se devi presentare solo le canzoni, è giusto che tu sappia qualcosa delle canzoni che stai presentando. Io ho sempre fatto così». Quindi cosa diresti a un ragazzo/a che vuol fare questo lavoro? «C’è un sacco di gente che vuole fare questo lavoro, oggi però si sentono voci e stili purtroppo tutti molto simili… ma questo è un altro discorso. Beh, gli direi, se proprio vuoi farlo, se ti piace davvero, provaci, ma ripeto: servono preparazione, curiosità, aggiornamento continuo… e sì, anche una bella voce, ma non è fondamentale. Meglio avere una voce normale e dire cose intelligenti che una voce bellissima e dire solo str…». Hai una carriera bellissima e ricca di soddisfazioni. Hai mai vissuto


“Sono una donna risolta, che si piace. La musica? Rigorosamente su cd, in auto, il posto migliore per ascoltarla”.

un momento di sconforto, che ti ha fatto dire: basta, mollo tutto? «No, perché questo lavoro mi piace, anche perché lo prendo molto seriamente. Non potrei mai arrivare cinque minuti prima di andare in onda. La mattina leggo i giornali, il pomeriggio, quando arrivo in redazione, leggo le agenzie di stampa, mi preparo, affronto questo mestiere con grande responsabilità; non puoi andare in onda e non sapere cosa dire, non avere argomenti, non sapere cosa è successo in quella giornata». Il momento più bello della tua carriera? «Non saprei… beh, qualche premietto l’ho vinto, i Telegatti sono stati una bella soddisfazione, ma anche le dirette importanti, come quella davanti al Papa (Giovanni Paolo II per la XVI Giornata Mondiale della Gioventù, 1997, ndr), Sanremo (nella giuria, edizione 2003), lavorare con Pippo Baudo, che adoro». La persona che hai intervistato e che ti è piaciuta di più? «Non so mai rispondere a questa domanda, ne ho fatte talmente tante… mi viene in mente la più tribolata, quella con Maradona… ci ha fatto aspettare un sacco, poi era scorbutico, poi si è messo a piangere… cose così». Preferisci lavorare da sola o in coppia? «Sono due cose completamente diverse. Da sola sai dove inizi e dove vuoi andare a finire; in coppia devi trovare il feeling giusto, però se hai un buon partner è un bel sostegno, da sola è molto più faticoso. Io quando lavoro da sola perché Mauro non c’è (Coruzzi, che attualmente conduce Password insieme a lei, ndr) arrivo alla fine e sono stanca. In due, se hai la fortuna di avere un professionista come Mauro, te la giochi bene. Insomma il partner va un po’ a fortuna, diciamo così». Che musica ascolti? «Robe stranissime, gruppi che non conosce nessuno; vado a periodi, per esempio adesso sono in quello della canzone francese, ho gli innamoramenti. E compro i cd: sono per la musica rigorosamente ascoltata in macchina, il posto ideale. Quando devo preparare un’intervista a un artista e devo ascoltare il cd (perché bisogna sentirlo bene prima di poterne parlare) mi faccio Milano-Brescia, Brescia-Milano in auto, perché è l’habitat giusto per la musica». C’è una cosa che ancora non hai fatto e che ti piacerebbe fare?

«Alla radio? Non mi dispiacerebbe ritornare a fare un bel programma di dediche e richieste, come una volta!». Come ti vedi? «Io sono una che divide molto: o ti piaccio o non ti piaccio. Però a me quelli che piacciono a tutti… non piacciono. Forse a volte dovrei essere più morbida, però io sono fatta così. In radio però non dico mai la mia opinione, perché non interessa a nessuno, non è richiesto, non sono un “maiître à penser”, io racconto delle cose e basta». Se non avessi fatto questo lavoro? «Due cose: ho sempre avuto il pallino della terra, tanto che i miei studi sono andati in quella direzione e anzi, dopo la maturità ho lavorato in un agriturismo a Forlì, prima che la radio prendesse il sopravvento; ma soprattutto mi piacerebbe dirigere un albergo. Quando vado in albergo faccio caso a tutto, il vaso messo male, ecc… e mi immagino come lo gestirei io». Da tempo vivi a Milano, come ti trovi? Hai ancora qualche legame a Treviglio? «Milano è la mia città, ci sto benissimo, è una città bella, ci sono tanti stimoli, uso la bicicletta per venire al lavoro… me la vivo bene. A Treviglio ho i miei genitori, che vado a trovare ogni sabato. Ho sempre amato Treviglio, ci sono nata, anche se oggi non la riconosco più, è diversa, più grande… c’è qualche negoziante che vado a salutare quando vengo, per esempio la mia amica Flavia Pozzi». Qualche ricordo legato alla città? «Quella volta che vinsi quel premio, il balcone fiorito: ero molto orgogliosa del mio balcone, anche se litigavo in continuazione con i vicini, perché i fiori sporcano. Ma a me è sempre piaciuto, ancora adesso giro per Milano con il naso all’insù per guardare balconi e terrazze». Cosa ti piace fare nel tempo libero? «Al cinema ci vado poco rispetto a una volta, adesso mi piacciono le serie tv; e poi sono un’accanita lettrice, anche qui vado a “fasi”: ora sono in quella dello scrittore americano Kent Haruf». Sei felice? «Caspita che domanda! Sì, sono felice. Sono una persona risolta. Una donna che si piace, mentre la maggior parte delle donne che conosco non si amano, anche se sono donne molto belle. Non ho gli specchi di cartone a casa, vedo come sono, però mi piaccio così, sto bene, sono tranquilla, non mi sento in competizione, me ne sbatto. Ho buone amiche con cui mi vedo, parlo, litigo, ho la mia cagnolina, che ho adottato con il mio compagno Massimo 4 anni fa: ci ha schiavizzato, ormai comanda lei. Anzi no, scrivi così: sono serena, a tratti felice. Perché, come dice Maurizio Costanzo: sempre felice è troppo».

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22 • tribuna magazine • Giugno 2017

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Prima edizione di “Per i Tré de Treì” Alla scoperta delle campagne con una camminata enogastronomica

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di Stefano Dati

l via la prima edizione di “Per i Tré de Treì”, camminata enogastronomia nelle campagne di Treviglio, un’iniziativa che fa parte del progetto “Sapori e Saperi”. L’evento, che si terrà il 25 giugno, sarà organizzato dal Comune che ha voluto sostenere la proposta di questa prima edizione presentata dalla Commissione Agricoltura. Alla manifestazione collaborano, inoltre, il Distretto della Bassa Bergamasca e quello del Commercio; l’organizzazione si avvale, poi, del supporto di numerose associazioni locali e il coordinatore di quella che sarà la prima camminata enogastronomia tutta trevigliese sarà il Consigliere di maggioranza Alessandro Ciocca: «Considero questa prima edizione una prova zero – ha spiegato – e mi auguro vi sia una partecipazione numerosa. Un buon esito della manifestazione potrebbe essere da sprone non solo a ripetere l’iniziativa, ma anche a prendere in esame la possibilità di estenderla ad altri percorsi, legati all’agricoltura, nelle zone limitrofe al comune di Treviglio». La camminata enogastronomia è stata presentata il 22 maggio in occasione di una conferenza stampa, alla preMappa del percorso

senza del Sindaco Juri Imeri, che ha sostenuto: «L’occasione è propizia per assaggiare i prodotti locali e conoscere il nostro territorio, ricco di molte realtà importanti che coinvolgono l’agricoltura». Nove le tappe per questa prima edizione di “Per i Tré de Treì”, collegate attraverso una camminata effettuata su strada consorziale e su fondi privati: ad ogni sosta i partecipanti potranno rifocillarsi con i prodotti locali. L’appuntamento per i partecipanti, dunque, è fissato al Palafacchetti dove, prima della partenza, saranno espletate le operazioni di registrazione. Prima tappa a Cascina Vailata, per procedere in seguito a Cascina Isabella, Cascina Dogali, Cascina Bornaghetta, Cascina Pezzoli, Parco del Roccolo, Cascina Malapena, Riale Ricola e concludendo il percorso, infine, al Palafacchetti, dove i partecipanti potranno sugellare, da pionieri, questa prima edizione di “Per i Tré de Treì” con un buon caffè o una tisana al bambù. Le iscrizioni all’evento saranno aperte fino a sabato 10 giugno, ma potrebbero essere chiuse in anticipo al raggiungimento dei 330 partecipanti, numero massimo fissato. Le quote d’iscrizione sono: 20 euro per gli adulti e 10 per i ragazzi dai 6 ai 17 anni, mentre tutto gratis per i bambini fino a 5 anni.

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Eventi

Arriva a Treviglio la festa della birra! di Daniela Invernizzi

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ieci giorni all’insegna dello sport e dell’amicizia, per festeggiare una famiglia che si sta sempre più ampliando: quella della Blu Basket Treviglio, con i suoi giocatori vecchi e nuovi, la scuola basket, le famiglie dei ragazzi e tutti gli amici e simpatizzanti che seguono questo sport coinvolgente e aggregante. Il tutto davanti a leccornie culinarie e a un fresco bicchiere di birra. È quanto succederà alla prima “Festa della Birra” organizzata a Treviglio, proprio nell’area antistante il Palafacchetti, là dove le partite si susseguono al ritmo dei cori e degli applausi dei tifosi. Ecco quello che Guido Pozzi, responsabile delle relazioni esterne e marketing della Blu Basket e tra gli organizzatori della manifestazione (insieme a Marco Guerini e Viviana Bonacina, presidente della scuola basket Treviglio), ci racconta con entusiasmo un sabato mattina, mentre i volontari puliscono e decorano l’area: «L’idea è nata dalla volontà di far vivere il palazzetto aldilà delle partite della Blu Basket, ma soprattutto dalla voglia crescente di stare insieme, che ci viene dalla passione per questo sport e per l’amore nei confronti della “casa” nella quale giochiamo. Già da quattro anni la scuola basket Treviglio, grazie all’impegno di Viviana Bonacina, organizza un torneo estivo, che finora si è svolto alla palestra Gatti. Quest’anno abbiamo pensato di trasferirlo al Palazzetto e di costruirci intorno una festa che potesse coinvolgere tutta la cittadinanza. Cosa c’è di meglio che farsi un panino e una birra, oppure un bel gelato, tra un torneo e l’altro? Oppure semplicemente per ritrovarsi tutti insieme per ascoltare un po’ di musica?». Nasce così la prima edizione della Festa della Birra, che si terrà dal 9 al 18 giugno. Durante la settimana si svolgerà il torneo di basket, chiamato “Trei june madness”, all’interno del palazzetto (otto squadre composte da ex giocatori, con due tornei a eliminazione fino allo scontro finale); mentre i due fine settimana vedranno l’esibizione di band

musicali, scelte dal nostro Marco Bruco Ferri, nell’area antistante il palazzetto. Un’area che viene regolarmente pulita e abbellita, in accordo con l’amministrazione comunale, da amici e volontari che ruotano intorno alla Blu Basket e alla scuola basket Treviglio. Tra gli organizzatori non manca Marco Guerini, che oltre alla supervisione per le decorazioni, segue l’organizzazione capillare dell’evento, che si avvale della collaborazione del ristorante Mate per la somministrazione di alimenti e bevande e di Paolo Riva per i gelati e il caffè. «Entrambi saranno dotati di un ampio gazebo che posizioneremo sul verde dell’antistadio. Altri due gazebo – dice Guerini – ospiteranno gli sponsor, che ringraziamo, e le associazioni. Ci sarà poi un gonfiabile per i bambini in un’area custodita e sorvegliata, tanto che potremo lasciare i bambini in tutta sicurezza; e infine i tavoli e le sedie per la festa della birra: che poi si è trasformata, cammin facendo, più in una festa delle famiglie. Contiamo di mettere anche un paio di canestri qui fuori per partitelle estemporanee, affinché chiunque possa provare a fare due tiri. Comunque la birra ci sarà, assicurato!». Cibo e sport è già un connubio perfetto, ma non poteva mancare l’intrattenimento musicale, assicurato da sei band che proporranno musiche originali nei due fine settimana della festa. Ad esibirsi sul palco allestito per l’occasione, a partire dalle 21.30, ci saranno I Gladioli con Revel Rock show, venerdì 9 giugno, I Bitolsi in The Beatles Tribute sabato 10, Gabriele Scaratti in The Blues Experience, domenica 11. Eccezionalmente si esibiranno, mercoledì 14 giugno, gli S.O.S (Save Our Soul) e il loro caratteristico rock italiano. Nel weekend successivo ascolteremo venerdì 16 XXL con Wide and Power Rock, sabato 17 alle 21.30 Fabio Scaccabarossi and TTPS e alle 22.30 Mamacoustic; infine domenica 18 giugno “Youth on stage”, carrellata di giovani band trevigliesi.

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Economia

Gli Stati più deboli della UE sono i soli responsabili della loro crisi? L’associazione Risorse porta a Treviglio il docufilm “PIIGS”, occasione per una riflessione sul crollo economico di Lucia Profumo

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ph Appiani

IIGS è un acronimo coniato dall’Economist per definire in modo sprezzante i Paesi mediterranei della UE (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) più l’Irlanda, giocando sul doppio senso della parola inglese pigs, maiali, e sulle loro difficoltà economiche. E Piigs è anche il titolo del film proposto il 15 maggio scorso da Risorse, associazione trevigliese che si propone di diffondere la conoscenza dei fondamentali della scienza economica, che chiude con tale evento il suo secondo anno di attività. Questo film, opera fieramente indipendente e finanziata con crowdfounding (sistema di raccolta fondi attraverso piccole donazioni raccolte per lo più in rete), nasce per iniziativa di Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre (quest’ultimo presente alla proiezione), tre giovani registi che rifiutano di arrendersi passivamente ad una crisi apparentemente ineluttabile e senza sbocco, proponendosi di capirne le cause come atto di ribellione. La loro ricerca, iniziata nel 2012 e durata cinque anni, diventa un documentario, che racconta la disperata situa-

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zione di una cooperativa sociale della provincia romana, il Pungiglione. La cooperativa, nata per ironia della sorte nel 1991, anno della firma dei trattati europei, dà lavoro ad un centinaio di persone in stato di fragilità e ne assiste altrettante; col procedere della crisi affonda in problemi finanziari sempre più grandi, dovuti ai mancati pagamenti degli Enti Locali cui l’azienda offre i suoi servizi, a loro volta soffocati dalla necessità di rispettare il Patto di Stabilità, che, come noto, vincola i Paesi membri dell’Unione Europea al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubblico. Accanto a questa vicenda i registi ci propongono un percorso parallelo, nel quale si riflette sulle motivazioni dello scoppio e del perdurare della crisi. Ci addentriamo quindi nei principi del neoliberismo, teoria macroeconomica elaborata da Milton Friedman, che propugna il primato dell’iniziativa privata, in netta contrapposizione con i modelli Keynesiani secondo i quali lo Stato, tramite la spesa pubblica, ha il ruolo di stimolatore della domanda aggregata. Una serie di interventi di economisti, studiosi ed intellettuali (Noam Chomsky, Paolo Barnard, Federico Rampini, Erri De Luca, Warren Mosler, Paul De Grauwe, per citarne alcuni), affronta poi il tema delle politiche di austerity dell’Unione Europea, sostenendo come questa Europa prona verso i principi neoliberisti non abbia né senso né futuro. Di fatto l’Unione, priva di una vera e propria Banca Centrale, pone vincoli ferrei ai singoli Paesi, lasciandoli però soli ad affrontare tutti i problemi, facendo così precipitare nel baratro i più fragili fra loro. Il film cattura lo spettatore grazie all’incalzante alternarsi di interviste, immagini d’archivio, e animazioni grafiche; ha tuttavia il limite di un taglio un po’ manicheo, che divide il mondo in economisti “buoni” (sostanzialmente ascrivibili all’area post-keynesiana)


e cattivi (i neo-liberisti), Carte Costituzionali immortali e intoccabili (quella Italiana), e trattati nefasti per chi li sottoscrive (quelli Europei). L’adozione dell’euro è vista come la causa di tutti o quasi i nostri mali, mentre si liquidano le carenze strutturali e i ritardi nello sviluppo dei Paesi in difficoltà come assolutamente marginali rispetto alle ingiustizie e ai danni derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea. In sintesi, se il film appare semplicistico in alcune sue conclusioni, ha l’indubbio merito di provocare lo spettatore, nel tentativo appassionato di spiegare come i cittadini europei siano in balìa di scelte di politica economica talvolta superficiali e sbagliate, delle quali dobbiamo prendere coscienza. Grazie quindi a Risorse che, dopo due stagioni in cui ha saputo suscitare interesse a Treviglio e fuori con percorsi di grande attualità, ancora una volta ha fatto centro, riunendo in sala oltre 150 persone di provenienza e opinioni diverse per discutere su temi complessi, ma dai quali dipende il nostro futuro. Perché oggi, come ha sostenuto durante il dibattito la professoressa Maria Grazia Variato, docente di Economia dell’Università di Bergamo e membro del Comitato scientifico dell’associazione, è più che mai necessario colmare l’ignoranza (e forse anche il disinteresse) in materia economica che caratterizza il Nostro Paese, senza farci attrarre da soluzioni semplici e promesse miracolistiche. Aspettiamo quindi la programmazione autunnale di questa associazione che, con proposte e interventi di qualità e assoluta attualità, riesce nell’ardua impresa di rendere accessibile e attraente l’economia anche a noi comuni mortali.

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Giovani

Una piacevole sorpresa di Franco Galli

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iam partiti giovani e forti... e siam tornati ancora più tosti.

Potremmo riassumere così la bella route in bici vissuta, durante i quattro giorni del ponte del 25 aprile, dai ragazzi del Clan “Komera” di Treviglio/Cassano d’Adda, lungo le sponde comasca e lecchese del lago di Como. I più incalliti cicloturisti non ci vedranno nulla di eccezionale, se non la meraviglia degli scorci offerti dal paesaggio. Poco importa, perché lo scopo di questo campo è stato quello di vedere all’opera i nostri ragazzi poco più che maggiorenni (alcuni) nell’organizzare tutto il soggiorno: da logistica, trasporti, tragitto e pernottamento, a discussioni formative, momenti ricreativi e di preghiera, non ultimo nel ricreare quello spirito di squadra e di comunità che deve essere alla base del nostro educare scout, oltre che di una sana società civile. Contro tutti i canoni della suspense vi anticipo già il finale: congratulazioni a tutti e ad ognuno. Senza entrare nei particolari del viaggio, faccio solo alcune considerazioni. C’è chi ha detto che i giovani sono “choosy” o chi ha suggerito loro di giocare anziché inviare curricula, ma invece, posti nel giusto contesto e dotati di strumenti adeguati, le loro aspirazioni vanno ben oltre. Essi aspirano al bello, al buono, al giusto, al ben fatto, all’efficienza, alla collaborazione, al confronto, al dialogo, all’accordo, alla scoperta, alla sperimentazione, alla sfida come sprone, all’accoglienza, al superamento

del pregiudizio, alla forza e alla gioia del gruppo. Qual è il ruolo di noi adulti in tutto questo? Siamo appunto le premesse: offrire contesto e strumenti adeguati; cioè sostegno e, ciascuno per quel che può, presenza concreta e coerente con i valori ai quali i giovani e l’uomo, per propria natura, aspirano. Seconda nota: nel confrontarci attraverso le discussioni abbiamo affrontato il tema dell’immigrazione. Ebbene, i giovani sono molto più “mondiali” di noi adulti, nel senso che sono più integrati con le altre persone di diversa provenienza e non vedono il pericolo di alcuna contaminazione, ma si sentono veri cittadini del mondo. Forse non sentono bene il legame con le tradizioni storiche e culturali di dove vivono (basti pensare, almeno da noi, quanto poco conoscano il dialetto e in compenso come padroneggiano l’inglese) ma le due visioni possono benissimo coesistere ed è questa una sfida grandissima. Hanno però ben chiaro che le migrazioni sono frutto di scelte politiche, fatte e non fatte, la cui soluzione è e deve essere esclusivamente politica, nel senso che ci deve essere la volontà di trovarsi a discutere e creare la soluzione che, a ben vedere, è semplice: dare ad ognuno un buon motivo per essere contento di vivere nella propria terra. C’è forse qualcuno che vuole altro? Purtroppo sì e a discapito degli altri, ecco perché siamo a questo punto. Terza nota: l’uso della bicicletta. Può sembrare strano ma il primo mezzo a disposizione dei ragazzi per spostarsi, ve-

“La nostra società è ancora civile”

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loce, non inquinante e che ti permette una grande libertà di movimento, viene spesso ignorato. Lo si considera, piuttosto, uno strumento da competizione, da sfida e invece è il primo passo di libertà che viene concesso sin da bambini. Tutti aspettano la patente, ma invece hanno già il loro mezzo di spostamento, ma non lo usano... Perché? Ma perché si fa fatica! Ebbene, tutto ha un prezzo e la libertà di movimento ha un prezzo in termini di fatica fisica, che in realtà fortifica e rende sano il proprio corpo, quindi a maggior ragione dovremmo essere contenti. In questa Route, abbiamo appreso tutto ciò e non solo. Abbiamo sfidato noi stessi, soprattutto per coloro che usano la bicicletta di rado e si sono ricreduti sulla bellezza di questo mezzo, superando i propri timori; altri hanno dimostrato alcune doti che non ci si aspettava di vedere. Anche qui bravi a tutti. Ultima nota: la comunità, il gruppo. Il lavorare insieme per un obiettivo comune, il discutere su tematiche scelte e vissute nella realtà del gruppo o della vita, hanno creato un affiatamento e hanno reso consapevoli della corretta strada che si deve tracciare per avere una società che si possa ritenere civile e il più possibilmente giusta e aperta. Si sono resi conto che lavorando, confrontandosi e soprattutto giocando ci si avvicina di più gli uni agli altri, facendo dimenticare differenze e limiti. Voglio sottolineare l’aspetto del gioco poiché lo ritengo fondamentale per una relazione di qualsiasi tipo e a qualsiasi età. Se non vi è gioia e spensieratezza, tutto diventa difficile, quasi insormontabile, quando magari non lo è. Quindi, quando possiamo, giochiamo! Ultimissima considerazione: qualche aspetto tecnico può far riflettere. Siamo partiti in treno da Treviglio, con le bici al seguito, e il primo giorno abbiamo pernottato a Como, L’indomani abbiamo raggiunto Bellagio e da lì abbiamo traghettato fino a Varenna, da dove siamo saliti a Colpedo, per giungere poi a Lecco per l’ultimo pernottamento: siamo stati ospiti delle parrocchie e dell’oratorio, ai quali vanno i nostri ringraziamenti. Ebbene, questa disponibilità di coloro che pur non conoscendoci ci hanno aperto le porte dei loro spazi ci ha dimostrato che la nostra società è ancora civile e anche noi, lasciando il posto migliore di come l’abbiamo trovato, abbiamo contribuito a rafforzare il sentimento di fiducia nel nostro simile che supporta l’accoglienza reciproca, non solo nel nostro “mondo quotidiano” ma nel pianeta che abitiamo. Buona strada, a tutti.

Un solo luogo, infinite

esperienze

Invece che un soggiorno/studio all’estero...

Una vacanza alla casa di elisa!

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MatitaLibera di Bruno Manenti

Omaggio a Riccardo Riganti,

direttore del Museo civico di Treviglio, prossimo alla meritata pensione. Siamo curiosi di sapere chi prendera’ il suo posto… 30 • tribuna magazine • Giugno 2017


Scuola

Nuovo logo per il Consiglio delle Donne di Maria Gabriella Bassi

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l Consiglio delle Donne di Treviglio si è dato un nuovo logo, più accattivante o “eye catching” per dirla in modo internazionale! L’iniziativa è nata durante una conversazione con Sarah ed Alessandro, due studenti dello Zenale e Butinone di Treviglio, che stavano facendo uno stage presso la Libreria Lo stato dell’Arte. Il logo del Consiglio era molto “istituzionale”, ma poco distinguibile da quello del Comune, così aveva preso l’idea di partire dal simbolo della donna per poi arricchirlo con la fantasia creativa dei ragazzi.Ecco cosa hanno detto i due ragazzi Sarah e Alessandro: «Abbiamo lavorato sull’interazione di due concetti: il femminile e la solidarietà tra donne. Abbiamo quindi prodotto un logo stilizzato, utilizzando il simbolo universale e il pittogramma convenzionale della figura femminile, riproducendo tre donne che si tengono per mano all’interno di un “cerchio” che le protegge.

Le forme sono sintetiche e i colori molto accesi, sui toni del fucsia e del rosa, convenzionalmente utilizzati per la sfera femminile. Al di fuori abbiamo inserito il nome del Consiglio delle Donne usando un font lineare e semplice, per far sì che la leggibilità fosse efficace». La loro docente Alessia Gusmini e la Dirigente Paola Pellegrini sono molto soddisfatte della raggiunta autonomia creativa dei ragazzi, come riconosce la loro professoressa: «Alessandro e Sarah si sono dedicati a questo progetto in maniera del tutto autonoma, hanno presentato il loro risultato a scuola una volta ultimato, e hanno seguito totalmente le indicazioni dei loro committenti per l’elaborazione di questo prodotto grafico». Il Consiglio delle Donne è rimasto piacevolmente sorpreso dal nuovo simbolo e particolarmente colpito dal fatto che siano stati proprio due “nostri” ragazzi, Sarah e Alessandro, a crearlo.

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Associazioni

L’Ordine Costantiniano per la Caritas trevigliese Dai sequestri delle forze dell’ordine, l’opportunità per aiutare i più bisognosi di Ivan Scelsa

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nche da un’attività delittuosa può nascere l’opportunità per fare del bene. L’occasione nasce, infatti, da un importante sequestro da parte delle forze dell’ordine di capi di abbigliamento contraffatti che, opportunamente privati delle etichette riportanti le false griffe e riconfezionati, sono stati donati alla Caritas di Treviglio dai volontari del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio con la collaborazione della Croce Rossa Italiana, con cui è stata curata la distribuzione ai più bisognosi. Non è la prima volta che l’Ordine e l’Ente collaborano ad iniziative congiunte, non solo a livello locale ma su tutto il territorio nazionale. Il Rappresentante provinciale, la dottoressa Veronica Grillo, con la collaborazione del Presidente del Comitato locale della Croce Rossa, Massimo Gatti, hanno personalmente seguito l’iter burocratico volto a sottrarre alla distruzione gli oltre duemila capi di abbigliamento, sequestrati dalla Guardia di Finanza piemontese, che, dopo esser stati stoccati in un magazzino di Bernareggio, hanno raggiunto l’ente caritativo per la successiva distribuzione ai meno abbienti.

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Un segno di cooperazione e vicinanza in prosecuzione di quanto già intrapreso alcuni mesi fa, quando la delegazione bergamasca aveva recuperato dodici letti articolati di tipo ospedaliero che giacevano inutilizzati presso la Rsa Fondazione Honegger di Albino, per essere poi donati alla Associazione Regina della Pace di Pescate e quindi trasferiti all’ospedale di Medjougorie (anche in virtù delle crescenti necessità connesse alla sempre maggior presenza di pellegrini). Importante evidenziare come l’attività della Rappresentanza locale dell’Ordine Costantiniano sia in sinergia con quella delle associazioni del territorio e sicuro stimolo per nuove, importanti iniziative benefiche assistenziali che ad esse si affiancano per mettere in campo quell’innata vocazione tutta italiana alla solidarietà. Un’opportunità oggi ancora più concreta, dato che la recente riorganizzazione territoriale che ha dato vita alla nascita della Rappresentanza di Bergamo (fino a qualche mese fa associata a quella di Brescia) avrà il supporto di un Priore che sarà presto nominato e chiamato a svolgere anche un servizio di assistenza spirituale e pastorale ai cavalieri e le dame dell’Ordine.


L’Ordine nella Storia Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è un Ordine Equestre le cui origini, per tradizione, risalgono all’Imperatore Costantino, dopo l’apparizione della Croce ad Saxa Rubra ed è considerato il più antico degli ordini cavallereschi. Presente con delegazioni e rappresentanze in tutte le regioni d’Italia e in molti Paesi esteri, si propone la propagazione della Fede e la glorificazione della Croce dando il suo contributo d’azione e di attività nelle opere, dell’Assistenza Sociale ed Ospedaliera. Il più antico documento conosciuto relativo ai Cavalieri Costantiniani risale al 1190 ed è lo statuto riformato dall’Imperatore d’Oriente, Isacco IV Angelo Flavio Comneno. Il Gran Magistero passò di padre in figlio fino all’ultimo di loro che, per evitarne l’estinzione per mancanza di successori, lo trasferì al Duca di Parma Francesco Farnese (un passaggio sanzionato con bolla Sincerae fidei del 1697 di Papa Innocenzo XII). Papa Clemente XI – già Cardinale protettore dell’Ordine – con bolla Militantis Ecclesiae del 1718, pose l’Ordine sotto la protezione della Santa Sede e accordò privilegi abbaziali al Gran Priore. Antonio Farnese, ultimo Duca di Parma, trasferì poi la suprema dignità dell’Ordine a Carlo di Borbone, figlio della nipote Elisabetta Farnese e di Filippo V il Re di Spagna che, salito al trono di Napoli, vi stabilì la sede e, dal 1759, trasferì i suoi diritti agli eredi, sino a Francesco II (18361894), ultimo Re delle Due Sicilie. L’unificazione d’Italia privò il Costantiniano dei suoi beni materiali, ma la Real Casa di Borbone delle Due Sicilie ne conservò il Gran Magistero poiché esso costituisce un Ordine dinastico familiare. La Santa Sede, in varie occasioni, ha riconosciuto la sua legittimità sotto il Gran Magistero del Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie, oggi personificato nel Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Castro. I.S.

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Alla scoperta del canile di Calvenzano Una struttura indispensabile che si sostenta grazie all’aiuto di tanti amici degli animali di Ingrid Alloni

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l canile di Calvenzano è stato fondato nel 1978 da Angela Terni, Germano Glanzer e Lidia Rossi, supportati dall’aiuto di molte altre persone. I motivi per cui dare avvio ad un canile sono diversi: il tasso di cani randagi era molto elevato e si volevano salvare gli animali dalla strada e dall’abbandono. Oltretutto, per legge, negli anni Settanta, i cani trovati vagabondi e senza un proprietario venivano soppressi. Oltre a questa motivazione generale, Angela, Germano e Lidia hanno vissuto un episodio cruento che ha innescato in loro il desiderio di fondare un rifugio per cani abbandonati. Hanno assistito ad una scena estremamente violenta: dopo aver trovato un cane randagio che continuava a scappare e non si faceva avvicinare da nessuno, una persona lì presente ha deciso di sparargli, uccidendolo davanti a loro. Dopo questo episodio contingente, motivati da valori di profondo affetto nei confronti degli animali, hanno intrapreso il percorso che ha permesso a molti cani di essere salvati nel corso di quarant’anni. Il canile è nato grazie al supporto del Comune di Treviglio, che è stato il primo della zona a rilasciare l’autorizzazione per l’accalappiamento. Il numero di cani che ha ospitato il canile di Calvenzano è variato nel trascorrere del tempo: quando è stato avviato erano circa un centinaio; la concentrazione maggiore si è avuta quindici anni fa, quando gli ospiti sono arrivati ad essere 190. In questi ultimi anni il numero è calato ed ora nella struttura ne sono accolti circa 45. Le maggiori difficoltà che il canile deve affrontare sono di natura economica: per fondarlo all’inizio si è dovuto avviare un mutuo per la costruzione della struttura. Invece, per il mantenimento dei singoli cani, si ricevono quotidianamente fondi da parte dei comuni convenzionati (quota che normalmente viene impiegata per le spese alimentari), ma, nonostante i finanziamenti, ci sono anche diver-

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si cani sostentati privatamente dalla struttura stessa. Una buona parte dell’aiuto per alimenti e molte altre spese viene, infatti, dai volontari del canile oppure da singoli cittadini. È infatti possibile, per chi non ha la possibilità di vivere con un cane, avviare la procedura dell’adozione a distanza: chi adotta finanzia le spese, alimentari e veterinarie, e può andare a trovare l’adottato ogni settimana, portandolo ad esempio a fare una passeggiata nella zona di campagna attorno al canile. Ogni mese sono organizzate le raccolte alimentari: grazie alla disponibilità di parecchi negozi per animali, tra cui il Centro Commerciale Ipercoop di Treviglio e il Centro Verde di Caravaggio, i volontari, dopo aver spiegato ai clienti il motivo per cui si trovano lì, raccolgono il cibo che viene comprato da questi e donato alla struttura. Ci sono diversi modi per sostenere il canile: è possibile diventare volontari o aiutare semplicemente attraverso donazioni economiche oppure materiali. Difatti il canile raccoglie vivande (principalmente pane e cibo in scatola per cani), coperte per l’inverno, medicinali e altri oggetti che servono nelle diverse stagioni. È inoltre possibile donare il 5X1000 che viene sempre usato per il cibo e per le spese veterinarie. L’impegno che viene richiesto a una persona che decide di diventare volontario consiste nell’andare in canile una mattina alla settimana e aiutare a pulire i box, preparare da mangiare e coccolare gli animali. I volontari si trovano generalmente il sabato e la domenica, giornate nelle quali i cani, suddivisi tra le diverse persone, vengono portati a fare una passeggiata nelle stradine di campagna limitrofe. I cani che vengono portati a Calvenzano vengono dal canile sanitario e, quasi sempre, sono animali trovati randagi per le strade. Ci sono anche casi, sebbene siano rari, di cani che vengono sequestrati ai padroni in seguito a denunce per maltrattamento.


ph Appiani

Sono tanti i modi con cui ci si può prendere cura dei cani sfortunati: non solo l’adozione diretta, ma anche a distanza, il contributo concreto o la messa a disposizione del proprio tempo Chi decide di adottare un cane deve garantire il buon accudimento dell’animale e viene sottoposto a controlli pre e post affido, per verificare che le sue condizioni di vita siano adeguate. Appena arrivati, i cani vengono sterilizzati e curati dal dottor Salvatore Di Mauro, direttore sanitario della struttura. Tutte le persone che permettono il mantenimento del canile sono volontarie. C’è chi ogni giorno si occupa dei bisogni quotidiani, chi invece porta i cani a passeggiare nel weekend e chi finanzia economicamente. Anche se piccolo, un aiuto è sempre utile per permettere a questi animali di continuare a vivere.

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Da fare 36 • tribuna magazine • Giugno 2017


I.P.

La Casa dell’Acqua a Treviglio

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otrebbe essere il titolo di una fiaba a lieto fine, invece è realtà: un punto di erogazione acqua pubblica finalmente anche a Treviglio. La città più grande della Bassa bergamasca era infatti sprovvista di questo servizio fino a pochissimi anni fa, nonostante le buone pratiche dei paesi limitrofi avessero dimostrato la bontà di questa iniziativa. Ci ha pensato Gianmaria Bergamini, titolare della stazione di servizio BB carburanti di via Calvenzano a Treviglio, nella cui area trova spazio anche la casetta dell’acqua. L’idea di posizionarla nella stessa area dove si trovano le pompe di benzina e il bar nasce pensando proprio a una vera e propria stazione di servizi multipli posti strategicamente lungo il ciglio stradale; ed infatti non sono pochi coloro che, pur essendo solo di passaggio, si fermano ormai regolarmente a fare il pieno, che sia di acqua, di carburante, o di entrambi. La casetta è nata nel 2014, in concomitanza con l’apertura della stazione di servizio, e da allora la richiesta di acqua fresca a basso costo, a libero accesso e “self service” è andata sempre più consolidandosi. Per accedere ad essa basta munirsi di una tessera magnetica prepagata (dell’importo desiderato),

ricaricabile, che dà diritto illimitato all’erogazione di acqua naturale o gassata al costo di 4 centesimi per litro. Nell’ultimo anno oltre 350 utenze (numero delle tessere) hanno usufruito di questa possibilità, con l’erogazione di oltre 60.000 litri del prezioso liquido. Si è calcolato che l’utilizzo dell’acqua della casetta al posto delle bottiglie di

minerale acquistate al supermercato consente un risparmio medio di 200300 euro all’anno per ogni nucleo familiare. «I nostri impianti sono nuovissimi e all’avanguardia – precisa il titolare – per la loro realizzazione ci siamo affidati ad una azienda leader nel settore, la DKR Drinkatering, che provvede anche alla pulizia dell’impianto e alle analisi chimiche e batteriologiche, eseguite periodicamente. Il sistema di filtraggio dell’acqua, assolutamente nuovo e di ultima generazione (cosa che non sempre viene garantito dalle tubature obsolete delle nostre case) regala un’acqua purissima e buonissima: provare per credere». Un’altra azienda leader nel settore, la Siad di Dalmine, fornisce invece l’anidride carbonica ad uso alimentare che serve per fare l’acqua gassata. La casetta verrà prossimamente fornita anche di un distributore di bevande calde e alimentari (come patatine e biscotti) per dare a chi di passaggio una vasta scelta di ristoro in un unico servizio. Ma la cosa più importante è che finalmente anche a Treviglio esiste la casetta dell’acqua, sempre fresca, buona e a basso costo: un servizio che prima non c’era.

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Musica

La musica è vita Paolo Fanzaga, pianista e compositore trevigliese, racconta il suo amore per la musica di Cristina Signorelli

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i abbassano le luci in sala e nel silenzio si alzano le prime note del pianoforte, ogni volta un’emozione nuova che il maestro Paolo Fanzaga, pianista e compositore, regala al suo pubblico. Trevigliese di nascita, Paolo ha incontrato la musica non giovanissimo come precisa: «Quando ero bambino cantavo, ricordo che la maestra durante l’intervallo mi chiedeva di avvicinarmi alla cattedra e cantare, ma senza una passione particolare. È stato quando avevo dodici anni che la musica è diventata la mia vita, complice un film sui Beatles che mi ha come folgorato». All’inizio c’è stata l’armonica a bocca, lo strumento più facile da reperire e poi suonare, poi le lezioni di pianoforte e basso elettrico. «Il basso mi piaceva molto e soprattutto a sedici anni suonare per me era anche stare in una band e condividere questa passione con gli amici». Poco dopo Paolo ha iniziato lo studio della composizione, ormai la strada era tracciata: la musica sarebbe stata la sua professione. «Ho trascorso anche due intensi anni a

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Londra, dove la musica ha un riconoscimento ben diverso da quello che ha in Italia. Allora non avevo ancora le idee chiarissime su come indirizzare la mia professione». A vent’anni non sempre si riesce a programmare perfettamente il proprio futuro, se ci si cimenta in campo artistico, come quello musicale, è spesso ancora più difficile delineare un percorso preciso. Torna in Italia e inizia a dedicare parte del suo tempo all’insegnamento, per qualche anno presso l’Accademia della Musica di Bergamo, poi a Treviglio dove nel 1990 apre l’Accademia Musicale. «La musica è anche aggregazione – dice – infatti anche uno strumento come il pianoforte, che tra tutti è forse il più completo, quando è accompagnato da altri strumenti musicali si arricchisce molto e crea melodie nel quale esprime meglio le sue potenzialità. In Accademia diamo ampio spazio alla possibilità di suonare insieme, perché crediamo che anche questo sia un valore nel fare musica». È questo uno degli obiettivi perseguiti dall’Accademia musicale di Treviglio, oggi diretta dalla violinista Elisa-


betta Magri, che opera molto attivamente sul territorio trevigliese proponendo diverse rassegne musicali per coinvolgere i cittadini a sperimentare e utilizzare la musica nelle sue tante e diverse declinazioni. Da pochi giorni si è conclusa la prima edizione di “Aperitivo a Teatro” con cui si è sperimentata con successo la nuova formula di concerti mattutini seguiti da un piccolo rinfresco per il pubblico. Il 14 giugno inizierà la 12° edizione della “Rassegna estiva musicale” durante la quale si esibiranno i gruppi che Paolo ed Elisabetta, insieme a tutti i loro validi ed appassionati collaboratori, hanno creato, oltre a tanti altri appuntamenti che vengono puntualmente organizzati nel corso dell’anno. Vivere la musica e farla vivere è da sempre il principale interesse di Paolo Fanzaga che racconta: «Mi è sempre piaciuto spaziare e sperimentare tutte le possibilità che la musica offre. Le canzoni dei Beatles mi hanno dato la prima forte motivazione; poi la musica “classica” che rappresenta la nostra tradizione ed è ancora fonte di grande ispirazione per molti musicisti moderni. Oggi si parla di “crossover” per indicare tutte le contaminazioni che esistono tra i diversi stili: nella mia musica credo si possano riscontrare influenze classiche che convivono con la mia parte “pop”. In tanti anni di carriera ho avuto la curiosità e la fortuna di poter utilizzare il linguaggio musicale in una accezione molto ampia: dischi pop negli anni ’80 e primi anni 90. Ho scritto musica per il cinema, per Orchestra e musica vocale. Negli ultimi dieci anni mi sono dedicato quasi esclusivamente alla musica per pianoforte, che mi piace presentare in concerto con diverse formazioni: con un gruppo d’archi, con il violoncello, con una formazione “elettrica” (basso, chitarra e batteria) e, per ultimo con l’arpa». Tra i nuovi impegni che ha assunto in Accademia, oltre alla direzione dell’Orchestra, vi è la creazione di un coro. Formato da una quindicina di persone, tutte con una grande passione per il canto e la musica, ha debuttato nel concerto di Natale tenutosi al Teatro Nuovo di Treviglio. «Per l’occasione ho diretto il coro insieme all’Orchestra ed è stata per molti un’esperienza unica che ripeteremo, nel breve il 14 giugno in piazza Garibaldi nel concerto di fine anno scolastico». Oggi la didattica musicale è più immediata e consente di trasferire subito la lettura delle note in musica, applicandosi al solfeggio solo per una maggiore precisione stilistica. «Questa maggiore immediatezza – conclude il Maestro Fanzaga - mi aiuta a raggiungere con i miei allievi lo scopo principale del mio insegnamento: trasmettere loro la passione per la musica».

“Nella mia musica credo si possano riscontrare influenze classiche che convivono con la mia parte pop”

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SETTIMANA MONTEVERDI

Audi coelum

450° ANNIVERSARIO DIRETTORE ARTISTICO: Massimo Grechi DIRETTORE MUSICALE: Luca Colombo CONSULENTE SCIENTIFICO: Diego Fratelli

GIOVEDÌ 15 GIUGNO ORE 21.00

CHIESA DI S. BERNARDINO V.LE PAPA GIOVANNI XXIII - CARAVAGGIO (BG) CONFERENZA: "MONTEVERDI 450: L'ORACOLO DELLA MUSICA" A CURA DELL'ENSEMBLE MAGNIFICAT DI CARAVAGGIO (BG) VENERDÌ 16 GIUGNO ORE 21.00 CHIESA DI S. BERNARDINO V.LE PAPA GIOVANNI XXIII - CARAVAGGIO (BG) CONFERENZA: "DUOI ORGANI PER MONTEVERDI" A CURA DI "ORGANA" DI WALTER CHINAGLIA - CERMENATE (CO)

SABATO 17 GIUGNO ORE 21.00

CHIESA DI S. BERNARDINO - V.LE PAPA GIOVANNI XXIII - CARAVAGGIO (BG) CONFERENZA: "IL VESPRO DELLA BEATA VERGINE" A CURA DELL'ENSEMBLE BISCANTORES DI VIMERCATE (MB)

DOMENICA 18 GIUGNO ORE 19.00

SANTUARIO S. MARIA DEL FONTE - CARAVAGGIO (BG) CONCERTO: "VESPRO DELLA BEATA VERGINE - 1610" ENSEMBLE BISCANTORES - ENSEMBLE MAGNIFICAT DIRETTORE: LUCA COLOMBO

TUTTI GLI APPUNTAMENTI SONO AD INGRESSO LIBERO

ORGANA

Walter Chinaglia

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COMUNE DI CARAVAGGIO

SANTUARIO

DI CARAVAGGIO


I.P.

Musica senza tempo a Caravaggio

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n occasione del 450° anniversario dalla nascita del compositore cremonese Claudio Monteverdi, Caravaggio si appresta a rendere omaggio al grande musicista con un vero e proprio viaggio nel tempo. Dal 15 al 18 giugno, infatti, si terrà la “Settimana Monteverdi” (www.ensemblemagnificat.com), un ciclo di conferenze, incontri e concerti (presso la Chiesa di S. Bernardino alle ore 21.00) durante i quali il pubblico avrà modo di assaporare il contesto storico-culturale in cui ha vissuto l’autore (influenzato musicalmente anche da Gian Giacomo Gastoldi, nativo di Caravaggio), il lavoro di trascrizione della sua musica originale, nonché di provare gli strumenti dell’epoca che saranno tra i protagonisti di questa grande celebrazione. Tra questi, ad esempio, la copia di un organo utilizzato oltre quattrocento anni fa, interamente in legno, realizzato dal comasco Walter Chinaglia, il quale illustrerà la sua incredibile opera d’arte che risuonerà, insieme a tiorbe, cornetti, tromboni barocchi e viole da gamba, presso il Santuario di Caravaggio, sede di quello che sarà il culmine dei festeggiamenti in musica. Domenica giugno alle ore 19.00, infatti, si terrà un concerto in cui circa sessanta tra coristi e strumentisti eseguiranno il celeberrimo “Vespro della Beata Vergine”, composizione monteverdiana del 1610. Due gli Ensemble

che uniranno voci e note: “Magnificat” – formazione caravaggina unica sul territorio bergamasco per il genere proposto e diretta da Massimo Grechi – e “Biscantores” di Vimercate, guidata da Luca Colombo. «La preparazione di questo evento – illustra Grechi – ha richiesto due anni di studio per la ricerca delle fonti originali, la loro trascrizione, le prove e l’organizzazione generale di quella che sarà un’occasione unica ed irripetibile di poter ascoltare questo tipo di musica e riscoprire le nostre radici culturali attraverso note e melodie, ad opera di un compositore senza eguali e quasi nostro conterraneo». Saranno molti gli strumentisti e i coristi di caratura internazionale che condivideranno l’esecuzione dell’opera di Monteverdi, in un connubio di passione e professionalità che faranno rivivere agli spettatori un’era così ricca di fermento culturale e artistico che merita di trovare spazio e di essere evocata: «Avremo la fortuna e l’onore – prosegue Massimo – di celebrare Monteverdi insieme a musicisti di altissimo livello, come Luca Colombo, che dirigerà il concerto, il musicologo Diego Fratelli di Masano che ci ha supportati nella difficile preparazione generale e nella trascrizione della partitura dalle fonti originali, e ancora i solisti Lorenza Donadini, Francesca Cassinari, Elena Carzaniga, Alessio Tosi, Baltazar Zuniga, Ro-

Ensemble Magnificat e Ensemble Biscantores durante l’ultimo concerto tenuto in Santuario nel 2016

Massimo Grechi, Direttore di Ensemble Magnificat

berto Rilievi, Matteo Bellotto e Marco Saccardin. In questi anni molti professionisti hanno sposato i nostri progetti e grazie a loro ci siamo arricchiti tantissimo, elevando il livello qualitativo tanto delle performance quanto della formazione intera». Una compagine, quella del “Magnificat”, caratterizzata non solo dall’amore per la musica antica, ma anche dalla giovane età dei componenti e dalla loro versatilità, in quanto il genere di repertorio che viene affrontato non si ferma al barocco e al rinascimentale, ma abbraccia anche il moderno (è appena terminata, tra le altre, una tournée con Simone Cristicchi, ndr). «Per noi il poter celebrare un compositore come Monteverdi è un orgoglio, soprattutto perché sarà un’occasione per coinvolgere anche chi non conosce tale genere mediante la magia di questa musica che è fortemente evocativa, “divina”, introspettiva e che, soprattutto, non ha tempo, nonostante abbia più di 400 anni. Ringrazio sin d’ora tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo ambizioso ed importante progetto, gli sponsor istituzionali (l’Amministrazione Comunale di Caravaggio, il Santuario, la BCC di Caravaggio), e chi lascerà aperto il cuore per farsi trasportare dalle note che faremo risuonare». Un appuntamento imperdibile, quindi, con la riscoperta delle proprie radici e con l’evocazione, in melodia, di quello che sembra così lontano da noi in termini di tempo e spazio, ma che, in realtà, è parte del nostro bagaglio, basta solo che si consenta al pentagramma di stupirci. Daria Locatelli

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Arte

Sant’Alessandro a Fara Gera d’Adda di Valentina Simone

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ccanto alla celebre basilica autarena farese sorge la chiesa parrocchiale dedicata al Santo patrono di Bergamo, edificata nella sua forma attuale tra il 1761, data di posa della prima pietra, e il 1777, anno nel quale fu benedetta; in realtà la reale conclusione del cantiere deve essere postdatata al

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secolo successivo, quando all’inizio dell’Ottocento fu ultimata la facciata. La navata unica della chiesa è sormontata, in corrispondenza del breve transetto, da una cupola fortemente ribassata, illusionisticamente affrescata in modo da dilatare lo spazio, sensazionale trompe-l’oeil che convince l’osservatore che l’altezza dell’edificio

sia di molto superiore rispetto a quella effettiva. Tale soluzione figurativa è rappresentativa del quadraturismo lombardo tipicamente settecentesco, realizzato da sapienti artisti solamente a seguito di precisi calcoli, per realizzare con la pittura spazi prospetticamente perfetti che emulino elementi architettonici. Alla base della stessa ci sono quattro pennacchi sui quali sono rappresentati gli evangelisti, accompagnati dai loro animali simbolo: l’Aquila per Giovanni, l’Angelo per Matteo, Luca con il Bue ed infine Marco affiancato dal Leone. Lungo i lati della navata si aprono quattro cappelle laterali poco profonde, nelle quali trovano posto altrettanti altari minori; tra di essi uno dei più interessanti a livello artistico è certamente quello dedicato alla Beata Vergine del Rosario. Nel preesistente edificio sacro che fu demolito per lasciar posto all’attuale chiesa, vi era un altare sempre intitolato al SS. Rosario, secondo la testimonianza Calvi in “Delle chiese della Diocesi di Bergamo 1661-1671” (la parrocchiale di Fara Gera d’Adda è assoggettata alla Diocesi milanese solamente nel 1784, ndr), “non di minore bellezza dell’altare maggiore, essendo attorno tutto decorato e dipinto da un pittore chiamato Cavagna di Bergamo”. In realtà tale nome fa riferimento a due persone, ossia Gian Paolo ed il figlio Francesco, la cui arte guarda al mondo veneziano (accertato è un viaggio del padre nella città lagunare) e soprattutto a personalità fondamentali per la storia dell’arte, come Tintoretto, i Bassano ed il Veronese, ma allo stesso tempo mediata da stilemi lombardi e da riferimenti a Giambattista Moroni, caposaldo della ritrattistica (e non solo) bergamasca. In particolare Gian Paolo sarebbe autore della tela raffigurante l’Incoronazione della Vergine, poi sostituita nella nuova chiesa da una scultura in stucco rappresentante la Madonna col Bambino, mentre a Francesco spettano le tele


ph Appiani

più piccole ancora oggi collocate ai lati della scultura della Vergine. L’iconografia del Rosario, affermatasi proprio nel corso del Seicento a seguito dello sviluppo delle numerose confraternite, prevede infatti la rappresentazione di 15 scene di piccole dimensioni, poste attorno ad una icona della Madonna dalle dimensioni

ben più considerevoli, utili ai fedeli in qualità di supporto visivo durante la recita dei Misteri, suddivisi in Misteri Gaudiosi (Annunciazione, Visitazione, Natività, Presentazione al Tempio, Gesù tra i dottori), Misteri Dolorosi (Orazione nell’orto, Flagellazione, Incoronazione di spine, Andata al Calvario, Crocifissione) e Misteri Gloriosi (Resurrezione, Assunzione di Cristo, Pentecoste, Assunzione della Vergine, Incoronazione di Maria). Dei 15 piccoli dipinti oggi apprezzabili attorno alla statua della Vergine, 14 (manca nell’odierna esposizione l’Annunciazione, rubata e per questo sostituita da una nuova versione dello stesso soggetto) sarebbero dunque quelli realizzati da Francesco Cavagna, ricollocati nella

chiesa settecentesca ma il cui attuale allestimento pare non essere quello originario: probabilmente questi dovevano incorniciare l’elemento centrale, favorendone una lettura lineare e che non lasciasse adito ad incomprensioni da parte degli osservatori, con i Misteri Gloriosi, le cui formelle presentano una larghezza superiore rispetto alle altre, sulla sommità, mentre i Gaudiosi e i Dolorosi sui lati. Accanto al Cavagna anche altri artisti dovettero operare nell’antica chiesa farese di Sant’Alessandro, tra i quali un certo Mauro Fiamenghino, autore, come ricorda sempre il Calvi, di Storie di Sant’Elena e un Sant’Alessandro, purtroppo andati distrutti con l’edificazione della nuova architettura.

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Libri

Galetti, il campione dimenticato di Pinuccia D’Agostino

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e nipoti Marisa e Grazia Borroni (Grazia è esponente attiva del Club Soroptimist di Treviglio e Pianura bergamasca) non lo sapevano neppure, ma il loro nonno Carlo Galetti di Corsico che già alla fine dell’ottocento correva sulle due ruote e che ha vinto tre Giri d’Italia consecutivi a partire dal 1910, ha meritato un bel libro. A scriverlo sono stati tre milanesi appassionati di ciclismo e di sport in genere, Paolo Migliavacca, Lorenzo Papetti e Adelmo Portoli che hanno dato la caccia alle poche notizie rimaste dell’oscuro campione e ne hanno ricostruito una bella biografia. Il libro, “Galetti, un portento”, edito da Digital e Copy di Segrate per la collana “Sport e Passione”, ha due meriti, quello di presentarci una biografia di un campione per nulla commercializzato (come capita oggi) e spinto al traguardo solo dalla propria tenacia e passione, e di aver saputo ricreare l’atmosfera del ciclismo d’allora, quando i pionieri delle gare in bicicletta partivano nottetempo mangiando i chilometri e nutrendosi di quello che avevano nella schiscetta portata da casa. Era un ciclismo diverso da quello di oggi, come è capitato per tutti gli sport, fatto di sacrifici personali e familiari di tempra, di passione e di grandi amicizie. È un libro che, sapientemente stampato in bianco e nero e copertina color seppia, tutti possono leggere volentieri, anche quelli che non conoscono lo sport delle due ruote. Perché dentro c’è la storia di una famiglia, di una moglie che seguiva il marito per confortarlo e sostenerlo, di una vita fatta di lavoro, di scadenze e di gare, di ritrosie e di rivalità che si sostenevano nel percorso di gara e si estinguevano al superamento del traguardo. La ritrosia e la forza di volontà erano le caratteristiche della personalità di

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Galetti, definito degli autori del libro e dai giornali dell’epoca “un portento”: “piccolo, forte e furbo, tenace come pochi e mai domo era un campione di valore assoluto nel ciclismo dei pionieri” di quando le biciclette da corsa erano pesanti e con le ruote piene e di quando si partecipava alle gare senza divise e con poche risorse, sponsorizzati solo dal proprio desiderio di vincere. Il libro è stato presentato a Treviglio dall’Associazione Culturale Clementina Borghi con l’aiuto di Ezio Zanenga, esperto del ciclismo trevigliese nell’Auditorium del Liceo Scientifico dello sport PFS Collegio degli Angeli a Treviglio alla presenza di un folto pubblico e degli studenti -atleti del Facchetti. La presentazione è diventata un evento, un interessante e simpatico andare dietro nel tempo anche grazie alla conduzione di un esperto, Sergio Meda, giornalista e scrittore e di Ezio Zanenga, bibliofilo del ciclismo. Il pubblico ha seguito l’evento con attenzione e con curiosità, perché di Galetti – come è successo a molti at-

leti eccellenti ma poco “personaggi” del gossip – non si sentiva più parlare. Eppure questo campione è nato in bicicletta: da ragazzino si esercitava andando al lavoro distante chilometri e chilometri e quando con i primi soldi guadagnati voleva comprarsi una bicicletta da corsa, il padre glieli requisì per il desco familiare. Per nulla vinto, il giovane lavorò moltissimo come garzone prima ed operaio di una tipografia (divenne più tardi lui stesso tipografo a Corsico) ed iniziò la propria carriera sportiva, vincendo gare su gare e partecipando alle storiche Milano-Sanremo, Milano-Rona, Milano-Venezia, fino ai circuiti nazionali della maglia rosa salendo quasi sempre sul podio dei vincitori. I giornali parlavano di lui come di un forte ciclista, un tenace che sfidava – e spesso vinceva- campioni come Garbi, Miglioresi… ma, poche righe e basta. Solo Emilio Colombo, direttore della Gazzetta, nel 1911, ovvero alla vittoria del Giro d’Italia che seguiva quella contestata del 1910, lo descrive come una grande personaggio del ciclismo nazionale e tale Galetti è stato fino agli anni 30, ovvero fino alle sue ultime gare, egli che era nato nel 1882 e che ha corso fino all’età di 48 anni circa. Insomma Carlo Galetti, passato un paio di volte anche da Treviglio con la sua bicicletta da corsa e in piena gara, è una leggenda del nostro ciclismo, quello degli albori, come Garbi o come Binda, una leggenda che Corsico, divenuto da comune rurale, uno dei più attivi della metropoli industrializzata, aveva quasi dimenticato. Oggi il trio Migliavacca, Papetti e Portioli, grazie ad un certosino lavoro di ricerca e di attività investigativa, con questo libro, ha saputo ridare vita alla leggenda e appassionarci tutti alla storia del nostro Giro.


Testimonianza di infinite emozioni di Daniela Regonesi

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uigi Sala si sente male e la diagnosi è terribile: tumore al pancreas. Cosa fare? Rassegnarsi e aspettare sul divano l’arrivo del fatidico giorno? No, dare vita al progetto My Everest, per sostenere economicamente la ricerca medica e offrire, attraverso un blog e una community, aiuto psicologico ai malati come lui, per sostenerli e suggerire di vivere con nuovi obiettivi. E scrivere. La notte, quando il sonno manca, o durante le sedute di chemioterapia, Luigi sente il bisogno di raccontare e raccontarsi, e il 25 settembre 2014 decide: “Penso proprio che continuerò a scrivere”. Questo, in sostituzione del poco proponibile “Cazzo, ve l’avevo detto che non stavo molto bene” inizialmente ipotizzato, è il titolo scelto per il suo libro. Non l’aveva mai fatto prima, ma ci prende gusto e compone 121 racconti, per i quali non desidera alcun lavoro di editing, ma si avvale solo della correzione delle bozze ad opera del prof. Cesare Sottocorno; l’autore stabilisce i titoli, l’ordine di impaginazione e “impone” la numerazione in numeri romani. Ne esce una specie di diario, nelle cui pagine alterna il ricordo di episodi di vita di quando era piccolo: tante arrampicate, considerazioni lievi e profonde su amicizia, passioni e affetti. Una sorta di guida, senza presunzione, su come si può affrontare la malattia. Luigi si racconta fino al 25 dicembre del 2014, la sua battaglia contro il “drago invincibile” si conclude il successivo 14 marzo, giorno del suo quarantottesimo compleanno. A presentarmi il libro fresco di stampa è Monica Rozzoni, sua moglie, che sorridente spiega: «Sono felice, anche se avrei voluto che lui fosse qui. Sono contenta perché è il coronamento del suo desiderio». Da quando si è sparsa la voce della pubblicazione c’è stato un gran via vai, dalla loro abitazione di Rivolta d’Adda: grande atte-

al passato, si ride e si piange, come con un vero amico. «All’inizio provava un certo pudore nel mettere in piazza la vita della famiglia» rivela Monica, ma, come lui stesso ha spiegato nel racconto che dà il titolo al volume, “se potessi tornare indietro scriverei tutto, istante per istante. […] in tutta onestà […] non sarei mai riuscito a scrivere certe cose, così come a esternare i miei sentimenti, se non mi avessero diagnosticato questa terribile malattia. Certo che avrei rinunciato volentieri a scrivere se non mi fossi ammalato! Non sono domande da fare! Ma, poiché sono ammalato… Penso proprio che continuerò a scrivere…”. sa e curiosità, perché alcuni racconti erano già stati pubblicati nella sezione “Blog” del sito www.myeverest.it e altri no. Luigi e la sua scalata virtuale per raccogliere fondi destinati alla ricerca avevano già conquistato tanti sostenitori, e l’arrampicata continua: tra i prossimi appuntamenti il 17 giugno la terza camminata a sostegno del progetto, con la collaborazione dell’Avis locale e il patrocinio del Comune; sarà anche l’occasione per ricevere, a fronte di una donazione di 15 euro, una copia del libro (ordinabile anche sul sito dell’associazione o su www. facebook.com/ProgettoMyEverest). Del resto il paese ha accolto da subito con entusiasmo la proposta di Luigi, ed è tra i protagonisti dei suoi scritti: «Rivolta ha dato tanto – conferma Monica – i suoi cittadini sono di ispirazione, perché in molti hanno contribuito. C’è uno spaccato del paese (il parrucchiere, il parroco, altri personaggi…). I suoi racconti permettono di capire veramente com’era lui, anche per chi non lo conosceva». Nelle pagine di Luigi, che si rivolge direttamente ai lettori con confidenza, sincerità ed ironia, seguendo il moto inquieto dei suoi pensieri o il dolceamaro ritorno

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Il racconto

La Venere scomparsa di Valentina Scelsa

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aro F., oggi sono tormentata da un pensiero meno lieto del solito, lontano dai miei sentimentalismi e dal costante filosofeggiare. Oggi ho bisogno di raccontarti una cosa accaduta nelle ultime ore, abbi pazienza. Ho lungamente provato a ricordare chi fosse questa donna della quale ieri parlavano tutti: i ragazzi davanti le scuole, gli uomini nei bar e le signore nei saloni di bellezza. Tutti in paese sembravano conoscere Maria Venere eppure a me questo nome non ricordava nulla; quando mi hanno chiesto se conoscessi la “donna scomparsa” io sono stata l’unica a rispondere di no. Tu lo sai, sono una giornalista e mi occupo della cronaca locale e questa mia mancata conoscenza non ha giocato a mio favore così sono stata costretta ad andare per le vie a interrogare la gente pur di captare informazioni che personalmente non possedevo. Pian piano, domanda dopo domanda, sono riuscita ad accatastare tanti dati da farne un pesante fardello: è scomparsa la donna con la valigia blu! Oggi la mia redazione ha preteso da me il solito trafiletto sterile, ma tu sai quanto mi pesi ridurre determinate notizie ad un gomitolo di parole, una donna – la donna con la valigia blu! – è scomparsa ed io mi sono dovuta limitare a scrivere di lei come di un oggetto smarrito, come se si trattasse di una banale valigia smarrita in aeroporto. Perdonami F., ma io sono fortemente legata a quella signora perché la conosco da quando mi sono

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trasferita da queste parti, è stata la prima persona che ho visto quando sono arrivata in stazione e tutti i giorni a seguire. Come può essere scomparsa? Lei è una donna abitudinaria, tutte le mattine percorre lo stesso tragitto trascinando la valigia come se fossero pensieri. Parte dalla seconda panchina dell’ottavo binario alle sei e trenta e dopo aver percorso il sottopassaggio, rigorosamente costeggiandone la parete destra, si dirige accelerando il passo verso Corso Roma, attraversa senza guardare mai a sinistra al semaforo di Via Piave e sosta circa tre ore al Parco grande. Il suo percorso non subisce mai variazioni, la sua valigia blu percorre sempre allo stesso modo queste vie senza conoscere ostacoli. Ti starai forse chiedendo per quale assurdo motivo conosco perfettamente le abitudini di una donna della quale ignoravo persino il nome, ma io nei passi di quella piccola signora e nella sua grande valigia vedevo me stessa, intravedevo mia mamma e il modo in cui entrambe ci siamo sempre caricate i problemi di tutta la stirpe, come un grande fardello da portare in giro per le strade di più città. I miei occhi colmi di curiosità hanno per anni cercato di mettere insieme i mille pezzi del mosaico “Donna con valigia”, ma non sono mai riuscita a rovistare nelle sue scelte o forse, per rispetto, non ho mai pienamente provato a farlo. La signora Venere, ormai sappiamo che si chiama così, non apre mai interamente la valigia, non ha mai esposto alla luce del sole

i segreti ch’essa contiene, li custodisce come una mamma accudisce il proprio figlio e li culla lungo le vie come se avessero bisogno di prender sonno e poi, al Parco grande, intona per loro una dolce melodia. Lei è una di quelle donne che rappresenta un’immensa moltitudine femminile e, davvero, non mi riferisco soltanto a tutte quelle persone che come lei non hanno una fissa dimora. È una figlia che vaga apparentemente senza una meta, allo sbando e trascinando sé stessa. È una madre che avanza conoscendo esattamente le strade da percorrere e ha sempre con sé tutto l’indispensabile. È un’abile girovaga che incarna allo stesso tempo le donne coraggiose e quelle più codarde, ha infatti l’audacia d’affrontare i rischi della strada di giorno e di notte ma al contempo non ha la forza per affrontare nuove vie. È una donna che vive di ricordi e li porta sempre con sé… ti avvedi di quante persone potrebbero assomigliarle? Non posso pensare che sia scomparsa e che con lei siano scomparse tutte queste altre donne. Mi piace immaginare che abbia cambiato percorso, che sia finalmente salita su uno dei tanti treni che ha sempre consapevolmente perso e che abbia deciso di osare, di intonare melodie in qualche altro dove o che abbia deciso improvvisamente di aprire la sua valigia al sole e lasciar volare come mille farfalle i suoi pesanti legami da trascinare… Una Venere scomparsa, mio caro F., non è una cosa da ignorare.


Concorso

Premio Treville

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on una bella festa di premiazione dei vincitori si è chiusa la XIX edizione del Premio Treville, il concorso letterario promosso dall’Associazione Clementina Borghi. La cerimonia si è svolta all’Auditorium della BCC sabato 27 maggio con la partecipazione del gruppo musicale del Maestro Guerra, delle attrici Luisella Basso Ricci e Carla Torcicoda che hanno letto le poesie premiate. Il Concorso, il primo fondato a Treviglio e che ricorda le origini della città, si avvale del patrocinio del Comune, della BCC e della collaborazione dell’Associazione Soroptimis,t che anche quest’anno ha contribuito istituendo un premio speciale per l’opera che meglio esprime il mondo interiore della donna. Numerosi i premi donati dagli amici della Clementina Borghi, a cominciare dal pittore Battista Mombrini che ha donato alcune sue litografie e dalla Pro Loco di Treviglio che ha donato alcuni libri. Per la poesia sono stati premiati nell’ordine Massimo Zona, Francesco Magisano e Sante Serra. Le tre poesie inviate hanno mostrato una sensibilità particolare sia sul tema dell’esistenziale che su quello sociale. Per la narrativa si sono aggiudicati i primi tre premi, nell’ordine, Ciro Zecca, Franco Di Leo e Debora di Pietra. La Giuria ha segnalato anche tre opere particolarmente significative. Gli autori sono: per la poesia, Tullio Marriani, Giulia Vannucchi, Pietro Montalti; per la narrativa, Orfeo Conato, David Fivoli, Piero Malagoli. Anche quest’anno c’è stata una notevole partecipazione di ragazzi al di sotto della maggiore età per i quali l’Associazione dedica una speciale sezione: per la poesia si è distinto Leonardo Donà, per la narrativa Alice Semioli. L’Associazione Soroptimist di Treviglio e Pianura Bergamasca, ha invece offerto il proprio premio ad un uomo, Pierangelo Colombo che ha vinto con l’opera “Diario di Sabrina”. Segnalati anche Davide Coltri ed Eleonora Perla.

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Storia

A fine ‘800 si impone il Liberty con la sua gioia di vivere. Durerà poco, fino alla Grande Guerra di Elio Massimino

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ll’alba dell’ultimo decennio del XIX secolo in Europa regnava la pace da vent’anni, cioè dalla guerra FrancoPrussiana del 1870, e sarebbe durata ancora per un altro quarto di secolo, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Belle Èpoque è la felice denominazione di quella stagione di pace e lavoro. La rivoluzione industriale e il progresso tecnologico avevano portato un certo benessere, pur tra tante ingiustizie sociali, ed era emersa la classe sociale che aveva guidato quella rivoluzione, la Borghesia. Commercianti e industriali grandi e piccoli, professionisti, intellettuali, tecnici, non erano più solo una frangia di quel “terzo stato” che esattamente un secolo prima, alla vigilia della Rivoluzione Francese, chiedeva a Luigi XIV di avere rappresentanza politica. I borghesi erano stati protagonisti dei movimenti patriottici e sociali che avevano ridisegnato la carta d’Europa e a fine secolo erano in grado di ispirare non solo una nuova architettura, ma più in generale il rinnovamento dello stile di vita. Tutto questo prese il nome di Liberty. L’Europa aveva visto nei secoli precedenti il rapido diffondersi di stili ar-

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chitettonici come il gotico o il rinascimentale, che però avevano le loro radici nel mondo ecclesiastico e aristocratico; quella del Liberty, invece, è stata una ri-

voluzione laica e borghese. Inoltre, dalla Rivoluzione Industriale erano derivate grandi produzioni di beni e la stampa aveva raggiunto una larga diffusione. Nascevano, così, i consumi di massa e la pubblicità. A differenza del passato, il nuovo stile non sarebbe stato solo architettonico, ma avrebbe influenzato anche la vita quotidiana, ad esempio attraverso oggetti di arredo e la letteratura. La borghesia europea a cavallo tra ‘800 e ‘900 aveva, diremmo oggi, voglia di vivere e i suoi valori erano laici, anche perché era ancora vivido il ricordo delle lotte per avere spazio sociale contro il connubio Trono-Altare. In Italia, poi, c’erano state anche le battaglie risorgimentali contro Pio IX. Lo stile Liberty in Italia mantenne una certa uniformità con quello francese ed europeo in generale, anche se spesso sono riconoscibili le lezioni rinascimentali (Botticelli e i preraffaelliti in particolare) con cui si erano formati i nostri artisti: figure femminili flessuose, un certo rigore geometrico, tante decorazioni floreali. Vengono rivalutate le cosiddette arti applicate, un tempo considerate minori. Bravi artigiani con disegni e stucchi sono chiamati non solo ad ornare facciate, ma anche a realizzare gioielli,

ph Appiani

La Rivoluzione Borghese a Treviglio


In senso orario: Villa Pezzoli (1914) - Treviglio, per gentile concessione del notaio Alberto Pezzoli Giacomo Puccini con la moglie Elvira e il figlio Tonino nella villa di Torre del Lago (1900 circa). Si noti alle loro spalle la vetrata con motivi Liberty, ripresi nella tovaglia. Teatro Filodrammatici (1904) - Treviglio. Giovanni Boldini, donna Franca Florio (1901).

ph collezione Bianchera Bettinelli

se accettato una gravidanza non voluta, sia pure annunciata da un angelo, non sarebbe stata credibile. Esistono stabilimenti industriali (la Centrale Taccani a Trezzo), farmacie, case e persino ospedali Liberty, ma non chiese. Si può dire che inizia a fine ‘800 lo scollamento o comunque il difficile rapporto tra arte sacra e arte contemporanea. Appartiene a quella stagione la chiesa delle Canossiane di Treviglio, oggi Auditorium della BCC, che venne realizzata guardando al passato, cioè in stile neogotico. Lo stesso dicasi dell’ampliamento del Santuario, che è stato fatto in stile rinascimentale/ barocco. Il Teatro Filodrammatici (1904) è invece Liberty. Via Mons. Portaluppi racconta molto bene il Liberty a Treviglio e la sua stratificazione sociale. Venendo dal centro, sulla sinistra si possono ammirare le ph Appiani

mobili, merletti e capi di abbigliamento, maioliche e ceramiche. Ebbe successo già allora il talento tutto italiano nel design (arredi, moda, ecc.), ancora oggi molto apprezzato nel mondo perché affonda le sue radici nella tradizione dei nostri artigiani e artisti rinascimentali. Il Liberty entrò nelle case, anche in quelle dei piccoli borghesi, attraverso la moda o oggetti come lampade e vetrate. La donna borghese di pittori come Boldini, Sartorio, Bonazza e altri ancora, è capace di pulsioni, sentimenti, perversioni, come a Vienna va scoprendo il dottor Freud e in Italia scrive Gabriele D’Annunzio. Non è più (solo) mamma e moglie devota o, al limite, un’amante sottomessa. I pittori di tutte le epoche precedenti avevano rappresentato la Madonna in abiti del loro tempo. Non esistono, che io sappia, Madonne Liberty. Una borghese che aves-

facciate di alcuni edifici plurifamiliari di due piani. Se potessimo risalire ai primi proprietari, scopriremmo che si trattava di commercianti, artigiani o impiegati, insomma piccola borghesia. Proseguendo ci sono le Case operaie, dignitosissime, ma il Liberty è completamente assente. La bellezza era infatti considerata superflua per il proletariato, ma questo non deve stupire, perché anche le case popolari che sono state realizzate nella seconda metà del ‘900 (adesso non si fanno più nemmeno quelle) erano esteticamente piuttosto bruttine. Infine, nella parte alta della via, sulla destra, appaiono delle ville di alta borghesia e quindi Liberty. La ricerca della bellezza e di nuovi valori, sollecitò la nascita delle avanguardie artistiche. Per ragioni di spazio non mi è possibile parlarne, mi limito a segnalarne una, la Sessione, che da Vienna annunciava al mondo la rottura con i vecchi equilibri accademici e con l’ancien régime. Si sperimentarono anche nuove tecniche espressive. Gustav Klimt, figlio di un orefice, non aveva frequentato l’accademia ma una scuola di arti e mestieri e forse è per questo che la sua arte è riuscita a fondere l’alto artigianato dei materiali (ori in particolare) con una pittura sublime. La Grande Guerra avrebbe spento tutto questo. Nei decenni successivi la borghesia, spaventata dai moti sociali, sarebbe regredita riducendosi a sostenere i regimi autoritari di destra. La leggerezza del Liberty sarebbe stata soffocata dal monumentalismo fascista, la missione delle donne sarebbe stata quella di fare figli per la Patria e l’arte delle Avanguardie denunciata come degenerata.

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Com’era - Com’è

Nonostante il sopravvento delle auto il bel verde di piazza Locatelli la fa ancora da padrone, fortunatamente…

a cura di Marco Falchetti

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Amarcord

Mercato di Treviglio: che storia! ph archivio Ronchi

di Marco Falchetti

A

i trevigliesi toccate tutto ma non il mercato! L’importante appu nt a mento del sabato mattina nel centro della città, che accoglie immancabilmente un foltissimo numero di persone da tutto il circondario, risale addirittura al Medioevo e più precisamente al 25 ottobre 1279, quando da parte della Repubblica Ambrosiana venne riconosciuto il titolo di Borgo e l’autorizzazione a tenere mercato, che originariamente si svolgeva il lunedì ed era collocato nel centro storico, nella zona dell’attuale Piazza Manara. Fonti storiche affermano che già dall’anno 1000, data la strategica posizione geografica di Treviglio, al centro di importanti vie commerciali, si svolgevano compravendite e scambi di merci. Col passare dei secoli, dal passaggio alle Signorie dei Visconti e degli Sforza, a metà del XV secolo il mercato continuò ad operare attivamente, anche nel periodo in cui la città si arrese a Venezia nel 1446, ottenendo comunque il riconoscimento di ogni privilegio, dai diritti sulle acque alla facoltà di tenere mercato franco da dazi due giorni la settimana, che sul finire del XVI secolo furono ridotti di nuovo ad uno solo, stabilmente al sabato. In quel giorno, non si poteva vendere nulla in città se non nel mercato, e chiunque volesse parteciparvi, se “pulito” legalmente, godeva, sempre per quel giorno, di ogni sorta di immunità. Dopo Venezia arrivarono i francesi e poi gli spagnoli. Si susseguirono guerre, pestilenze e carestie che portarono ad un generale impoverimento. Tuttavia, Treviglio e il suo mercato rimasero sempre attivi. Superato il sofferto Cinquecento e il difficile Seicento, il Borgo ritrovò una certa tranquillità economica e un tenore di vita apprezzabile. Nel periodo seguente, caratterizzato dalla dominazione napoleonica, da quella austriaca seguita

dal Risorgimento, Treviglio subì una forte trasformazione che, con la Rivoluzione Industriale e l’arrivo della ferrovia, la portò ad avere un’importanza ancora più strategica nella zona tra Milano, Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona. Le cronache di metà Ottocento riportano che Treviglio si aggirava allora sugli 11.000 abitanti e l’attivissimo mercato era frequentato ogni anno da più di 100.000 forestieri. Dopo la proclamazione del Regno d’Italia, gli spazi per il Mercato in Piazza Maggiore (Piazza San Martino, ora Piazza Luciano Manara) vennero ritenuti inadeguati e il Comune, nel settembre 1873, decise un ampliamento anche nella vicina Piazza del Teatro (già antico cimitero e poi Piazza di Santa Marta). Nel 1931, sull’area dell’antica Piazza d’Armi (poi Piazza Crivelli, ora Piazza Cameroni) dove esisteva il Mercato del Bestiame all’aperto con annesso Macello pubblico, su progetto dell’ingegner Emilio Gentili, si decise la costruzione di una struttura fissa e coperta, che doveva essere in grado di corrispondere alle nuove esigenze di ordine igienicosanitario utilizzando, tra le prime opere in Italia, il cemento armato. Il Mercato del Bestiame venne trasferito in un nuovo Foro Boario, chiamato così ancora oggi e oggetto di recenti diatribe cittadine. Nel 1994, venne bandito un Concorso Pubblico per la ristrutturazione della Piazza Mercato. Ne seguì l’assegnazione dei lavori che hanno portato alla conservazione dell’edificio del 1931 con leggero ampliamento. Il Mercato di Treviglio, che oggi si svolge tra Piazza Cameroni, Viale Oriano, le vie Diaz, Crivelli, XXIV maggio e Dalmazia, è il secondo per numero di banchi in provincia dopo quello di Clusone e Regione Lombardia lo ha inserito nel registro regionale dei luoghi storici del commercio.

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I.P.

La storia di Mazda MX-5 Un’incessante ricerca del piacere di guida accessibile a tutti

M

azda ha presentato la prima generazione di MX-5 il 9 febbraio 1989 al Salone di Chicago. A quel tempo praticamente non esistevano più le piccole sportive convertibili sul mercato. Il segmento, che era sbocciato in Inghilterra nella seconda metà degli anni ’40, aveva guadagnato popolarità grazie alla maneggevolezza, allo stile caratteristico e all’accessibilità di queste vetture. Ma, dopo gli anni ’60, il mercato si orientò prevalentemente verso sicurezza e comfort, e questo tipo di auto scomparve quasi completamente. L’obiettivo dei progettisti e degli stilisti Mazda che diedero vita alla prima generazione del modello era semplice: riproporre una piccola sportiva divertente da guidare per gente che, come loro, amava le auto e la guida. Per realizzare un’auto che soddisfacesse questa passione per la guida svilupparono MX-5, basandosi sul principio che essa dovesse combinare la leggerezza e compattezza di una due posti con tetto a scomparsa, con un motore anteriore centrale, trazione posteriore, distribuzione dei pesi 50:50 fra anteriore e posteriore, un basso

momento d’inerzia d’imbardata ed un prezzo accessibile. La natura semplice e familiare del suo stile di compatta sportiva, la sensazione di leggerezza e sincerità che regala, la linearità di risposta che Mazda ha definito Jinba Ittai, e la sensazione di ariosità che offre fecero sì che ne parlassero tutti gli appassionati del mondo. In breve MX-5 vinse numerosi premi, guadagnandosi molta popolarità e facendo sorgere grandi e piccoli fan club in tutto il mondo. La seconda generazione del modello è stata presentata al Salone di Tokyo nell’ottobre 1997, alla quale fece seguito il modello di terza generazione presentato al Salone di Ginevra nel

febbraio del 2005. La produzione di MX-5 ha raggiunto le 900.000 unità nel febbraio 2011, battendo così il proprio Guinness World Record come “auto sportiva due posti più venduta al mondo”, titolo già ottenuto nel maggio 2000. Oggi MX-5 non solo ha superato 1.000.000 di unità, ma è nella l’unica ad essersi aggiudicata nel 2016 il premio più ambito nel campo automobilistico, WORLD CAR OF THE YEAR e, contemporaneamente, WORLD CAR DESIGN OF THE YEAR. Infatti, basta guardare la nuova MX-5 per capire che farà felice qualsiasi appassionato. Chiunque potrà godere delle più belle sensazioni di guida della propria vita, dai principianti sino ai piloti più esperti. Basterà, poi, abbassare la capote per godere dell’aria fresca che porterà un sorriso sul volto di chiunque. Guidarla significa sperimentare un mondo di piacere di guida che solo Mazda MX-5 può offrire. La concessionaria Auto Ranghetti Uno di Treviglio rappresenta dal 1996 il Marchio Mazda e vuole condividere con tutti i lettori di Tribuna Magazine questa storia di un successo.

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Sport

G.S.D. Mario Zanconti: valori dalla A alla Z La Società Sportiva di Treviglio allena oltre duecento giovani ad essere campioni nella partita più importante: la vita di Daria Locatelli

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uando si legge di sport, in particolar modo di calcio, si è ormai abituati a scorrere lunghi elenchi di punteggi, risultati, classifiche ove a parlare sono numeri e nomi. Esiste una realtà a Treviglio in cui ad avere la voce sono i valori, che giocano da protagonisti: si tratta della G.S.D. Mario Zanconti (www.axia.it/zanconti). La società, intitolata al pioniere del calcio trevigliese, in oltre sessant’anni di attività ha visto correre sui campi d’erba dell’Oratorio Sant’Agostino generazioni di sportivi a partire dal 1955, anno in cui nacque grazie all’opera infaticabile di Don Guido, spronato da Arturo Bondioli ed appoggiato dagli altri dirigenti oratoriali dell’epoca (in particolare i signori Trettel, Marinelli, Corna) e con l’indispensabile supporto del Prevosto Mons. Pietro Cazzulani. «Per noi – introduce Luciano Comotti, che ne è Presidente dal 2007 – lo sport equivale al primo strumento utile alla crescita dei valori: questo è stato il principio che ha generato la Società e che rimane il pilastro fondamentale su cui si poggiano tutte le nostre iniziative. I ragazzi trovano qui un luogo che non si limita a uno spazio fisico in cui esercitare

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la pratica calcistica, ma un universo di relazioni fatte di aggregazione, uguaglianza, aiuto reciproco, impegno: questo per noi è il concetto di squadra». Sono molti gli atleti che hanno militato nelle fila della Zanconti per poi percorrere una carriera importante, come Giacinto Facchetti, il quale ha portato il nome di Treviglio alla ribalta nazionale giocando nell’Inter e come capitano dell’Italia, o ancora Orlando Rozzoni che indossò, tra le tante, le maglie di Atalanta, Udinese, Lazio, Catania, Ternana, fino a quella degli Azzurri. Il valore aggiunto che si respira all’Oratorio S. Agostino, però, non è limitato al fatto di essere stato la fucina di calciatori affermati, quanto nel concetto che viene espresso da Comotti: «il vero cardine non è spingere alla competizione i ragazzi e forgiare necessariamente dei campioni del pallone. Quello che per noi conta è che diventino campioni nella vita: i bambini di oggi saranno gli uomini di domani e lo si diventa soltanto se si possiede una serie di valori che gli adulti hanno la responsabilità di insegnare loro, anche attraverso lo sport. Ecco perché, per esempio, per noi la scelta dell’allenatore è centrale: egli deve essere soprattutto un educatore». Cosa significa, quindi, la vittoria per la Zanconti? «La vittoria – risponde sorridendo il Presidente – è il quarto tempo: quando i bambini rientrano negli spogliatoi e, qualsiasi sia il risultato della partita, si abbracciano, si confortano e vivono lo spirito di gruppo, quando il forte aiuta il debole o, ancora, quando incontro i ragazzi per strada e mi salutano con un cinque, è quando vedo sugli spalti i genitori che accompagnano i figli e riconosco in loro i membri delle squadre di anni fa». Un ricambio generazionale che porta con sé una necessità sempre più forte: «oggi – prosegue – la solitudine tra i giovani è diventata assordante ed è per questo che sentiamo ancora di più la responsabilità di tenere uniti i bambini e gli adolescenti». Sono circa duecento i giocatori delle dieci formazioni della Zanconti (da Piccoli Amici 2010/11 a Juniores 1998/99),


“La vittoria è il quarto tempo: quando i bambini rientrano negli spogliatoi e, qualsiasi sia il risultato della partita, si abbracciano e vivono lo spirito di gruppo” che nel 2017, dopo un anno di pausa, darà nuovamente vita alla prima squadra, proseguendo sulla scia dei successi registrati nei tornei disputati in tutti questi anni (ad esempio il campionato di eccellenza nel 2012/2013 e la “Coppa Disciplina” vinta, anche in questa stagione, dai Dilettanti A7). «Vorremmo ringraziare – concludono Luciano Comotti e Bruno Patelli, segretario della Società Sportiva – tutti gli sponsor che, con noi, condividono questo spirito, i dirigenti e gli allenatori, Don Stefano Valsecchi, il parroco Don Norberto Donghi e ogni persona che contribuisce a proseguire l’entusiasmante cammino intrapreso nel 1955». All’Oratorio Sant’Agostino, sui campi d’erba, si gioca la partita più importante: rendere i bambini dei campioni di vita.

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Da fare 56 • tribuna magazine • Giugno 2017


Sport

Memorial Mazza, un seme d’oro La ventisettesima edizione della grande manifestazione calcistica giovanile nel centenario della nascita di Ambrogio Mazza di Paolo Taddeo

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l Memorial Mazza è un torneo di calcio giovanile che, nell’arco degli anni, si è ritagliato un posto di eccellenza nel panorama sportivo bergamasco (ma non solo) e tra gli appuntamenti più frequentati nel calendario di eventi trevigliesi di mezza primavera. La manifestazione è dedicata ad Ambrogio Mazza, imprenditore artigiano e commerciante “illuminato” (in tutti i sensi…) scomparso nel 1990, dopo aver dato un forte contributo – in termini di idee, impegno personale e sostegno economico – al mondo sportivo cittadino: calcio, basket, ciclismo, ma non solo. In due diversi momenti è il massimo dirigente del C.S. Trevigliese, il suo grande amore, ma ricopre anche l’incarico di vicepresidente dell’Or. Sa. Pallacanestro (che oggi si chiama Blu Basket 1971) ed è prescelto anche quale primo presidente della Ciclistica Trevigliese, nata nel 1986 dalla fusione tra Pedale Sportivo e Audax. Tra l’altro, nel 1982, Ambrogio Mazza Ambrogio Mazza

viene insignito del San Martino d’Oro quale dirigente sportivo dell’anno. La scomparsa, a 72 anni, quando sono in pieno svolgimento i Mondiali di Calcio di Italia ’90, priva la nostra città di un autentico punto di riferimento, anche se in poco tempo nasce e si sviluppa l’idea, che poi si concretizza, di un torneo di calcio giovanile a lui dedicato. Lino Miniero, storico segretario del settore giovanile atalantino, Franco Mandelli, attivissimo consigliere del gruppo bergamasco di allenatori, Nado Bonaldi, vincente mister biancoceleste durante l’epoca “ambrosiana”, trovano in Pinuccio Redaelli, dirigente calcistico di lungo corso (tutt’oggi alla vicepresidenza del CST) e nel figlio Piervincenzo Mazza, ancora ignaro della lunga carriera dirigenziale in ambito cestistico (sarà per otto stagioni presidente del sodalizio di cui è tuttora socio) due solidi binari lungo i quali far correre una miriade di calciatori in erba. È il giugno 1991, solo un anno dopo la morte: con la benedizione di Alberto Baldini, l’indimenticabile “Baldo”, i fari dello Stadio Comunale di Treviglio si accendono per ospitare il “Memorial” che, sulle pubblicazioni dell’epoca, non viene numerato come “primo”, ma è definito profeticamente “da oggi, una tradizione”. Pinuccio e Vincenzo sono ancora oggi al timone del comitato organizzatore, poi sfociato nella costituzione dell’Associazione Ambrogio Mazza (altra intuizione di Mandelli) e sono fieri testimoni quando l’Amministrazione Comunale di Treviglio intitola proprio al “grande vecchio” dello sport cittadino il centro polisportivo di Via ai Malgari, dove transitano quotidianamente i sogni di giovani atleti accompagnati dalle fatiche dei tecnici e sostenuti dalla passione dei dirigen-

ti. Raccogliendo e moltiplicando la grande eredità sportiva di Ambrogio, in una sorta di passaggio di testimone, o meglio di “assist” calcistico, Redaelli e Mazza – a loro volta riconosciuti col San Martino d’Oro – riescono nell’intento di perpetuarne il ricordo: siamo allo scorso martedì 23 maggio, nel lussuoso Castello di Pagazzano, quando viene svelata la ventisettesima edizione della grande manifestazione calcistica giovanile. Autorità, personalità, istituzioni, sponsor, società partecipanti e addetti ai lavori prendono parte al Galà che rappresenta il calcio d’avvio del torneo che, nel 2017, ha un sapore ancor più unico e irripetibile: è il centesimo anniversario della nascita di Ambrogio Mazza, un traguardo che – grazie al “Memorial” – fa sentire ancora forte la presenza e l’opera di un uomo divenuto “immortale” con il suo sorriso… Il resto lo scriveranno gli oltre 600 campioncini di domani, sul tappeto verde dello stadio comunale. Pinuccio Redaelli

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Le ricette di Erika Resmini

Pasta di fagioli neri estiva Ingredienti (per 2 persone) • 200 gr di pasta di farina di fagioli neri • una carota • sedano • erbe aromatiche • un grappolo di datterini • una dozzina di gamberoni • erba cipollina

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ulire i gamberoni. In un pentolino mettere le teste e il carapace insieme a una carota, una gamba di sedano ed erbe aromatiche a piacimento, portando il tutto a ebollizione. Cuocere la pasta per una decina di minuti; in un’altra pentola, con un filo d’olio, mettere i gamberoni tagliati a pezzetti e con un mestolo aggiungere il brodo di pesce. In ultimo, scolare la pasta, far mantecare nei gamberoni, aggiungere i pomodori e spolverare con l’erba cipollina. Ecco a voi un piatto ricco, sano e semplice.

Zucchine e calamari al timo Ingredienti (per 2 persone) • 2 zucchine di media grandezza • 250 gr di calamari • un mazzetto di timo • glassa balsamica

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ulire e tagliare a rondelle i calamari. Tagliare le zucchine con un pelapatate. Su una piastra ben calda adagiare i petali di zucchine con un filo d’olio per circa due minuti. Togliere le zucchine dalla piastra e adagiarle su un piatto. Infine, grigliare i calamari per circa cinque minuti. Unire alle zucchine, condire con abbondanti foglioline di timo e, come tocco finale, decorare con la glassa. Un piatto fresco e leggero per un successo assicurato!

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Prodotti disponibili presso CFL

Acqua alla fragola Ingredienti (per 4 persone) • 200 gr di fragole • 500 ml di acqua naturale • 2 lime • 2 cucchiai di zucchero di canna • 2 rametti di menta • 10 cubetti di ghiaccio • 1 rametto di ribes

L

avare i mirtilli, la menta, i lime e le fragole. Tagliare a metà i lime, tenendone da parte qualche spicchio, e spremerli per ottenerne il succo. Tagliare 5 fragole in 4 spicchi ognuna, e le restanti a metà. Versare queste ultime nel bicchiere del frullatore insieme all’acqua, al succo di lime e allo zucchero. Frullare il tutto, quindi travasare l’acqua aromatizzata in una caraffa, aggiungere gli spicchi di fragola e di lime, un rametto di menta e il ribes. Unire il ghiaccio, mescolare e servire: una bevanda fresca per iniziare l’estate.

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La rubrica della salute

I.P.

Chirurgia plastica ed estetica

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a chirurgia plastica racchiude sia la chirurgia estetica, che si occupa di correggere o eliminare difetti ed imperfezioni del corpo dal punto di vista fisico ed estetico, senza alcun risvolto patologico o funzionale, che la chirurgia plastica ricostruttiva, che invece cura gli esiti di traumi, patologie congenite o acquisite, malformazioni, esiti di traumi e ustioni, etc.

La chirurgia plastica corregge e ripara i difetti morfologico-funzionali o le perdite di sostanza di vari tessuti (come cute, sottocute, fasce, muscoli, ossa, ecc.) sia congenite che causate da traumi, da neoplasie o malattie degenerative. Le tecniche più utilizzate sono rappresentate dagli innesti, porzioni di tessuto che vengono distaccate dall’area donatrice per essere impiantate nell’area ricevente, e dai lembi, porzioni di tessuti che mantengono una connessione con l’area donatrice e che vengono trasferite sull’area ricevente grazie a movimenti di scorrimento o rotazione. La chirurgia plastica è una delle poche specializzazioni chirurgiche non “distrettuali” o di “apparato” e opera, quindi, su qualsiasi distretto corporeo. Ciò comporta che abbia diverse sub-specializzazioni come la chirurgia della testa-collo, la chirurgia della mammella, la chirurgia della mano, il rimodellamento corporeo, la chirurgia degli arti inferiori, la chirurgia delle ustioni, la chirurgia

Uno scanner professionale in tasca

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ricostruttiva, e la chirurgia estetica o cosmetica (quest’ultima è una branca della chirurgia plastica e non esiste come specializzazione isolata). La chirurgia estetica è una branca della chirurgia plastica finalizzata a migliorare l’aspetto fisico. Gli interventi possono riguardare: il viso (in particolare il naso), le palpebre, il mento, le orecchie; si possono rimuovere anche rughe e tessuto adiposo. La chirurgia della mammella permette l’ingrandimento, la riduzione o il rassodamento del seno, può avere un ruolo anche nel sesso maschile in caso di ginecomastia, una condizione caratterizzata dallo sviluppo delle mammelle nell’uomo. La chirurgia estetica si occupa anche di interventi di addominoplastica, per la ricostruzione dei muscoli della parete dell’addome, e di liposuzione, per la rimozione del tessuto adiposo sovrabbondante. Ci si può rivolgere ai medici specializzati per motivazioni dettate da necessità fisiche e fisiologiche, cioè nel caso in cui il difetto fisico impedisca una vita corretta, oppure per esigenze di tipo puramente estetico, o ancora per motivazioni sia fisiche che estetiche.

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L’App del mese

uesto mese ci occupiamo di una utility per iPhone che tutti dovrebbero installare sul proprio dispositivo, perché prima o poi capiterà di dover digitalizzare la carta d’identità, una lettera o un qualsiasi documento cartaceo non avendo a portata di mano uno scanner. La app “Scanner Pro” di Readdle, arrivata alla versione 7, permette di acquisire un’immagine scattando una foto o selezionandone una dalla libreria del rullino fotografico. Rispetto alle concorrenti offre uno zoom, in modalità foto, che consente di ingrandire l’area di scansione. Una volta ottenuta l’immagine, viene automaticamente individuata la zona da digitalizzare con una discreta precisione, migliorabile, comunque, con un semplice intervento manuale che servirà a delimitare il perimetro del documento, per procedere quindi alla selezione del tipo di formato (A4, legale, ecc.). Verificate altre regolazioni come la luminosità e il contrasto (di solito non necessarie, ndr) è possibile condividere i documenti scansionati attraverso email, servizi cloud (Evernote, Dropbox, ecc.) ma anche inviandoli via fax direttamente dal proprio smartphone. Nell’ultimo aggiornamento, Scanner Pro introduce il riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) che permette di copiare e condividere il testo di documenti in formato PDF non solo in italiano ma anche in inglese, tedesco, francese, spagnolo, russo, ecc. Firmare e scansionare un contratto, trasformare note e schizzi in copie digitali, tenere traccia delle spese di viaggio non è mai stato così semplice grazie a questa App disponibile per iOS a 4,49 €. www.readdle.com/it Marco Daniele Ferri


Agenda

Ospiti illustri a Treviglio

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ue importanti eventi a Treviglio sono stati organizzati dall’associazione Malala. Il primo è per sabato 10 giugno alle 16,30 quando, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Tommaso Grossi, l’associazione ospiterà Simonetta Puccini, nipote del grande compositore; la gradita ospite assisterà insieme al pubblico e ai ragazzi della scuola a un concerto del soprano Gabriella Locatelli Serio, con il Basso Filippo De Giuseppe e la pianista Patrizia Salvini. Durante il pomeriggio in musica interverrà il prof. Virgilio Bernardoni dell’Università di Bergamo. Il concerto si terrà presso l’Istituto Tommaso Grossi, in via Senatore Colleoni, con ingresso libero. Il secondo appuntamento è con il giornalista Ferruccio De Bortoli, che giovedì 15 giugno alle 21 presenterà il suo ultimo libro “Poteri forti (o quasi)”. L’ex direttore de “Il Corriere della Sera” e de “Il Sole 24ore” ripercorre in questo saggio 40 anni di storia del nostro Paese, visti dal suo speciale punto di osservazione: “Scena e retroscena del potere in Italia, dalla finanza alla politica e alle imprese, dai media alla magistratura, con i ritratti dei protagonisti, il ricordo di tanti colleghi, episodi inediti, fatti e misfatti, incontri, segreti, battaglie condotte sempre a testa alta”. Un appuntamento imperdibile con un protagonista del giornalismo italiano e internazionale, premiato di recente con il prestigioso premio “Arrigo Benedetti-Città di Barga 2017” per la carriera. Attualmente De Bortoli è presidente della casa editrice Longanesi e dell’Associazione Vidas di Milano. Daniela Invernizzi

I.P.

La rubrica del fisco

Job Act Autonomi

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inalmente il tanto agognato statuto per le partite Iva è stato approvato alla Camera e il Senato è pronto a dare il via libera al cosiddetto “Jobs Act degli autonomi”, una legge che riconosce maternità, malattia e altre forme di tutela ai freelance, che, seppur sempre più numerosi (si parla di più di due milioni di persone), hanno ancora pochissime tutele. Il primo grande cambiamento è l’estensione delle regole sui pagamenti tra imprese e Pubblica amministrazione e quelli tra lavoratori autonomi e imprese, Pa o tra autonomi stessi: non si potrà superare il limite di 60 giorni per saldare una fattura a un autonomo, a meno di far scattare interessi di mora e sanzioni. Più garanzie, inoltre, sui ritardi nei pagamenti da parte del committente: il lavoratore autonomo, infatti, avrà la possibilità di dedurre il 100% degli oneri dovuti in caso di assicurazione per il mancato pagamento da parte del committente. Arriva, poi, una stretta sulle clausole e condotte abusive, limitando la possibilità dei committenti di modificare o recedere dai contratti in maniera unilaterale. Il governo è delegato a legiferare su quattro ambiti: la prima delega prevede che i professionisti – organizzati in ordini e collegi – possano svolgere alcuni atti pubblici (ad esempio certificazioni o autentiche); la seconda permette alle casse previdenziali private di attivare prestazioni sociali, dietro versamento di contributi, per il supporto in caso di perdita del lavoro o malattia; la terza dà la possibilità all’esecutivo di alzare l’aliquota contributiva per migliorare le prestazioni su maternità e malattia agli iscritti alla gestione separata INPS; la quarta, infine, riguarda il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori (applicabili agli studi professionali). Il provvedimento istituisce dal 1° luglio 2017 la Dis-Coll (indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa) anche in favore di collaboratori, assegnisti e dottorandi di ricerca, a fronte di un incremento dell’aliquota contributiva pari allo 0,51%. Deduzioni, poi, per le spese legate alla

formazione: chi parteciperà a corsi di formazione e aggiornamento professionale, master, congressi, seminari, workshop, potrà dedurre le spese per un massimo di dieci mila euro all’anno. La legge fa un altro grande passo avanti per quanto riguarda malattia, infortunio e gravidanza: in questi casi, chi svolge un’attività continuativa per un committente può essere più garantito. Così, per esempio, in caso di maternità, la lavoratrice autonoma, iscritta alla gestione separata, può continuare a fatturare percependo l’indennità e, in più, potrà concordare di essere sostituita da una persona di fiducia in possesso dei requisiti professionali richiesti. In caso, invece, il lavoratore fosse costretto ad interrompere per infortunio o malattia un suo rapporto di collaborazione per più di 60 giorni, egli potrà sospendere il versamento dei contributi e dei premi assicurativi per un massimo di due anni. In più, per i professionisti con patologie oncologiche, sarà possibile vedersi riconosciuti dal punto di vista economico i periodi di assenza dall’attività lavorativa alla pari della degenza ospedaliera. Ulteriore novità riguarda gli accordi tra impresa e lavoratore autonomo che dovranno essere più disciplinati, con le indicazioni dei tempi di riposo, oltre al fatto che i compensi dovranno essere i medesimi dei lavoratori interni all’azienda che svolgono le stesse mansioni richieste. Giovanni Ferrari Tributarista

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La Vignetta di Juri Brollini

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