Inchiesta nel cuore di Treviglio
Anno 2 - n. 10 – Novembre
2017 – Euro 3,00
“PAPÀ MI PRENDI LA CASA IN CENTRO?” IL SOGNO DEI GIOVANI LO PAGANO I GENITORI
SERVIZIO SPECIALE VITTIME DELLA STRADA
Lo strazio di un uomo che ha perso il figlio: “Ucciso da una buca”
ph Appiani • grafica Salamone
Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda
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2 • tribuna magazine • Novembre 2017
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EDITORIALE
Scegliamo la nostra vita! “Sulla buona strada”. “Non berti la vita”. “Se corri troppo muori”. Sono tante le campagne pubblicitarie che in decenni hanno cercato di sensibilizzare alla prudenza chiunque guidi. Purtroppo però le persone che intraprendono un viaggio senza più ritorno sono ancora molte anzi, come dimostrano i dati raccolti nel nostro servizio dedicato alle vittime della strada, addirittura in aumento. Ho pensato quindi che gli slogan o le immagini crude d’incidenti mortali sarebbero state solo un’inutile replica. Così ho deciso di dare spazio alle parole di un uomo che, prima ancora di vestire l’onorata divisa dell’Arma dei carabinieri e servire la nostra comunità, è anche un buon padre di famiglia. Ragazzi dovete tenervi stretto il vostro futuro e scegliere la vita! Alessandra Portesani
Giuseppe (detto Beppe) Pezzoni, ex Sindaco di Treviglio, attualmente Assessore Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 6/16 del 19/04/2016 Anno 2° - N. 10 - Novembre 2017
Inchiesta nel cuore di Treviglio
REDAZIONE Direttore responsabile e coordinatore Alessandra Portesani
SERVIZIO SPECIALE VITTIME DELLA STRADA
Lo strazio di un uomo che ha perso il figlio: “Ucciso da una buca”
UFFICIO COMMERCIALE
Redazione Daniela Invernizzi, Daria Locatelli, Daniela Regonesi, Ivan Scelsa e Cristina Signorelli Hanno collaborato a questo numero Gianluca Buono, Stefano Dati, Marco Falchetti, Andrea Roccatelli e Rosanna Scardi Vignetta a cura di Bruno Manenti Fotografie Enrico Appiani, Luca Cesni e Fiorelo Kodra Copertina a cura di Enrico Appiani e Giulia Salamone
“PAPÀ MI PRENDI LA CASA IN CENTRO?” IL SOGNO DEI GIOVANI LO PAGANO I GENITORI
2017 – Euro 3,00
Editore Tribuna srl Viale del Partigiano, 14 - Treviglio (BG) www.tribuna.srl - info@tribuna.srl Contatti di redazione tel. 0363.1971553 - redazione@tribuna.srl Amministratore Unico Marco Daniele Ferri
ph Appiani • grafica Salamone
Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda
Anno 2 - n. 10 – Novembre
L
a sicurezza stradale si misura non soltanto mediante il necessario rispetto delle norme legali che regolano lo specifico settore, ma anche attraverso le indispensabili regole di buon senso ed equilibrio che devono governare le azioni umane, a prescindere quindi dall’eventuale regime sanzionatorio previsto nell’ordinamento giuridico per una violazione, qualsiasi essa sia. È proprio per tale ragione che, rivolgendomi soprattutto ai giovani, futuro e speranza per la nostra società civile, esorto tutti quanti a una riflessione condivisa su come sia davvero importante avere, sempre e comunque, piena consapevolezza delle conseguenze del proprio agire, nel rispetto della libertà e della sicurezza di noi stessi ed anche degli altri. Mettersi alla guida in stato di alterazione psicofisica dopo aver fatto eccessivo consumo di bevande alcoliche o uso di sostanze stupefacenti rappresenta, oltre che un’evidente violazione di legge, una condotta assolutamente pericolosa e contraria alle più basilari norme di tutela e rispetto della vita umana, propria ed altrui. Non possiamo di fronte ai quotidiani drammi che si consumano sulle nostre strade, provocati da tali deprecabili comportamenti, non soffermarci a condannare tutto ciò, ma anche ad invitare voi ragazzi a considerare come il “valore della scelta” possa, sempre, fare la differenza ed evitare inutili nonché pericolosi rischi. Vivete la vostra età con la passione e lo slancio che deve necessariamente fare parte di voi e del vostro quotidiano, ma non per questo non smettete mai di dare importanza alle conseguenze, a volte purtroppo anche irreversibili, che possono derivare da un’assenza di autocontrollo e di responsabilità, sia come singoli sia come appartenenti ad una comunità sana, degna di tale nome. Buona vita! Capitano Davide Onofrio Papasodaro
Roberta Mozzali tel. 0363.1971553 - cell. 338.1377858 commerciale@tribuna.srl Impaginazione e Grafica Pubblicitaria Giulia Salamone e Antonio Solivari Stampa Laboratorio Grafico - via dell’Artigianato, 48 Pagazzano (BG) - Tel. 0363 814652 Distribuzione Giulio Ferri www.tribunatv.tv facebook: Tribunatv
Novembre 2017 • tribuna magazine • 3
TESTATINA-OCCHIELLO? Pasticceria
DA FARE 4 • tribuna magazine • Novembre 2017
SOMMARIO NOVEMBRE 2017 INCHIESTA 6 INCHIESTA 6 PAPÀ, MI COMPERI LA CASA IN CENTRO?
SERVIZIO SPECIALE 30 VITTIME DELLE STRADE /I numeri 32
L’INTERVISTA / “È stata una buca a uccidere mio figlio”
ALBUM DI OTTOBRE ALBUM DI OTTOBRE 37
SERVIZIO SPECIALE 30
37
ASSOCIAZIONI / Il grande cuore diTreviglio
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MUSICA /Maxi concerto mandopop
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CITTÀ VIVA /Ovest, un quartiere vivo
SPORT 46
SOLIDARIETÀ / In campo per donare speranza
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CALCIO /Atalanta-Mozzanica
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PUGILATO / Volano pugni, ma solo sul ring
TREVIGLIO ph Appiani
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ATTUALITÀ / Fine vita
54 PAROLE IN TESTA
LA GERA D’ADDA 56
LA GERA D’ADDA 56
BRIGNANO / Il personaggio è Carla Corna
58
CARAVAGGIO /Modellismo
DI TUTTO UN PO’ 59 LA NOSTRA WEB RADIO
SPORT 46
ph Appiani
60
APPUNTAMENTI
61 SPAZIO AI LETTORI 62
COM’ERA, COM’È (a cura di Marco Falchetti)
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TESTATINA-OCCHIELLO? INCHIESTA
UN CUORE ANTICO
CHE PULSA di Gianluca Buono
I
l centro storico può essere considerato il cuore pulsante della città e ne delinea l’identità. È la testimonianza tangibile e il punto di incontro tra ciò che Treviglio è stata, e ciò che attualmente è. Racchiude l’essenza e la complessità culturale della comunità, mantiene vive la storia, le tradizioni e la vita dei luoghi. Treviglio non fa eccezione. Per questo l’abbiamo voluta mettere sotto la lente, a partire da chi ci abita. L’ex sindaco Luigi Minuti ci ha raccontato come il centro sia già rinato in anni recenti trasformandosi da luogo «spopolato a uno straordinario contenitore vivo di eventi, iniziative culturali e spazi commerciali». Lo spazio entro la cerchia delle vecchie mura assorbe da solo il 50% delle attività commerciali. Lo mostrano puntualmente i dati raccolti ed elaborati da Pierluigi Giuliani. Un settore capace, nonostante gli ultimi anni di crisi, di rinnovarsi fortemente nelle proprie caratteristiche (superficie, merceologia, capitale impiegato, forma giuridica), per garantire risposte efficienti alle esigenze dei consumatori. Dall’inizio della crisi del 2008, gli spazi commerciali in Treviglio sono aumentati del 10%, con la metà dei punti vendita presenti situata proprio nel centro storico, che a fine 2016 con-
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tava la presenza di ben 265 attività su 537 (35 in più rispetto a 10 anni prima). Attività eterogenee, che portano quasi a rappresentare il centro storico come una sorta di grande centro commerciale all’aperto. Dal punto di vista demografico, gli importanti interventi di ristrutturazione e riqualificazione iniziati dalla fine degli anni
80 hanno portato a un ripopolamento cospicuo che però ora si è fermato. I dati forniti dall’anagrafe del Comune di Treviglio rilevano un sostanziale stallo demografico nell’ultimo quinquennio e, anzi, di lieve calo fisiologico. Su questi dati e su quale futuro per il centro riflettono cinque architetti in termini di servizi e funzioni.
Istogramma della popolazione residente a fine anno in Treviglio dal 1980 al 2016
ph Appiani
TESTATINA-OCCHIELLO?
C
astrum vetus, il vecchio castello, il primo nucleo dell’attua-
le Treviglio nasce nell’alto Medioevo come spazio fortificato tra piazza Garibaldi e via Galliari. Qui si rifugiano gli abitanti di Cusarola, Pisgnano e Portoli, uno di origine gallica, l’atro romana e l’ultimo longobarda. Sono questi i tre insediamenti o meglio le tre ville (dal termine latino) che secondo la tesi maggiormente condivisa è all’origine anche del nome della città.
Luigi Minuti
Pierluigi Giuliani
Una situazione di stallo figlia anche del caro mattone, come rivelano gli operatori immobiliari. Tutti concordano su una lenta ripresa del mercato immobilia re residenziale dopo il crollo dello scorso decennio e su una difficoltà di ripresa del mercato im mobilia re commerciale. Nonosta nte l’aumento di spazi, secondo Arturo Tinaglia di Im mobilia re Duemila, «c’è un avvicendamento delle attività che i mpover isce
il nostro centro storico», avvicendamento dovuto anche alla prevalenza in centro del canone d’affitto rispetto alla proprietà, che fa perdere di competitività le attività commerciali. La proprietà rimane invece il sogno dei giovani trevigliesi. Vivere in centro è bello, non sempre comodo, ma di si-
curo è caro: anche 500 euro in più al metro quadrato. Per questo le nuove coppie quando cercano casa propendano per zone trevigliesi al di fuori del centro storico. L’unica speranza allora per acquistare il trilocale in centro è un aiuto economico da parte dei genitori.
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INCHIESTA
PAPÀ, MI COMPRI LA CASA IN CENTRO? Il prezzo del mattone nel cuore della città arriva anche a 3mila euro al metro quadro di Gianluca Buono
Giancarlo Fumagalli (Fumagalli Immobili)
L’
esplosione commerciale del centro storico si è avuta negli anni che andavano dall’87 in poi. Il mercato di Treviglio è sempre stato un buon mercato, di riferimento nella zona, ma dal 1987 in poi l’artigiano, il negoziante, un po’ è diventato anche imprenditore, reinvestendo i propri guadagni oltre che nella sua attività anche negli immobili, che iniziavano avere una certa età. In quegli anni abbiamo avuto un nuovo sviluppo, con l’arrivo di nuovi commercianti: mi viene in mente la famiglia Pozzi con l’inserimento del mercato dell’abbigliamento che, pur visto con iniziale diffidenza da parte di alcuni, è stato per quasi un ventennio un settore trainante. Da quegli anni, con gli spazi commerciali arrivammo ad una quotazione di 3 milioni di lire per metro quadrato, con punte di 5 milioni, mentre l’immobiliare ad uso abitativo veniva venduto circa per la metà della quotazione ad uso commerciale. Dopodiché, dagli anni 2000, con l’entrata dell’euro e i primi segnali di una crisi che non ha riguardato solo l’immobiliare (le crisi immobiliari sono sempre state cicliche, con effetti di ripercussione dalla durata di 2/3 anni), arriviamo ad un tracollo totale del mercato. Per capire l’entità della crisi che abbiamo vissuto, faccio notare che fino ad una decina di anni fa si potevano trovare per esempio immobili a Calvenzano, quindi fuori città, che partivano da 2800 euro al metro quadrato (prezzi attualmente più o meno dimezzati). L’apice di questa crisi, a Treviglio, è stata nel 2013. Una cosa che ho notato in questi ultimi anni è che le banche ora sono meno intransigenti, e il mercato immobiliare attualmente sta ricrescendo, nonostante le paure e l’incertezza generale che ancora persistono. Nel centro storico c’è una buona richiesta di negozi, anche da parte di brand a carattere nazionale, e per quanto riguarda gli appartamenti, la richiesta c’è, ma sta cambiando il tipo di cliente. Arrivano sempre più do-
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“È caro vivere dentro il perimetro delle mura storiche” Abbiamo sentito il parere di cinque agenzie immobiliari che raccontano le difficoltà delle giovani coppie ad acquistare senza l’aiuto dei genitori
mande da fuori città, mi riferisco specialmente da Milano e dall’hinterland, ma anche dall’estero. Grazie agli investimenti dei privati (per quanto riguarda gli immobili) e delle ultime amministrazioni comunali (per ciò che concerne l’urbanistica e la viabilità), la città, ed il centro storico in particolare, attira. I potenziali acquirenti fanno parte di una fascia d’età che parte dai 30 anni inoltrati, fino ad arrivare a clienti decisamente più maturi. In merito ai clienti giovanissimi, o hanno dei genitori benestanti che possono coprire le spese, o hanno iniziato a lavorare molto presto, ma sono situazioni rare. Le valutazioni di mercato variano in base allo stato e l’età dell’immobile: abbiamo casi in cui si arriva ai 3200 euro al metro quadrato, casi in cui si arriva ai 2500. In media, rispetto ad un appartamento fuori centro, c’è una differenza di 500, 600 euro per metro quadrato, motivo per cui un giovane propende più verso la locazione, e se c’è l’intenzione di comprare, si muove verso altre zone.
Arturo Tinaglia (Immobiliare Duemila)
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alla crisi immobiliare vissuta, è nato un nuovo mercato con cui ci dobbiamo confrontare, sicuramente non più brillante di quello che avevamo fino a prima di una decina di anni fa. Il 2017, per quanto riguarda le compravendite e le locazioni residenziali, è stato un anno sicuramente in ripresa rispetto al precedente, mentre sotto l’aspetto commerciale si tentenna ancora. Il centro storico, parlando di commercio al dettaglio, secondo me va molto male. Le principali lamentele dei commercianti sono che non c’è passaggio, non c’è visibilità, c’è una mancanza di parcheggi comodi e fruibili che sfavorisce le attività, e gli affitti sono comunque ancora alti, pur se in calo rispetto a prima. Questo porta ad un avvicendamento delle attività, al di là di quelle storiche che vanno avanti da decenni, e di quelle di grossi gruppi
commerciali, che impoverisce il nostro centro storico. Per quanto riguarda l’uso residenziale, i potenziali acquirenti valutano quasi esclusivamente immobili restaurati, rimessi quasi a nuovo, con una valutazione che si avvicina ai 3000 euro per metro quadrato (fuori centro abbiamo più valutazioni, che vanno dai 1000 euro al metro quadrato fino ai 2500), tralasciando immobili che avrebbero bisogno di grossi lavori di manutenzione. I giovani che fanno richiesta sono sempre meno. O sono coperti economicamente dai genitori, oppure hanno trovato un lavoro buono e consolidato dopo la scuola superiore. Se consideriamo “giovani” anche le persone fino ai 40 anni, la richiesta naturalmente cresce, avendo alle spalle più anni di lavoro. Per quanto riguarda gli affitti residenziali invece Treviglio è molto allineata coi prezzi: per un bilocale in ottimo stato andiamo sui 500/550 euro al mese. I clienti vanno dai giovani che vengono a Treviglio per lavorare, oppure per studiare sfruttando la vicinanza con Milano (in questo caso sono coperti ancora dai genitori), all’anziano che vuole venire in centro per le maggiori comodità. Se prima però c’era una mentalità rigida da parte del locatore per quanto riguarda la durata dei contratti, ora c’è più apertura verso le richieste (sempre maggiori) di contratti veloci (professori con contratto di pochi mesi ad esempio), e questo sicuramente ha aiutato la piccola ripresa che stiamo vivendo.
Alessandro Calzi (Calzi Immobiliare)
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a settembre dell’anno scorso, dopo anni di agonia, abbiamo avuto un progressivo miglioramento del mercato immobiliare trevigliese. Negli ultimi 7/8 anni c’è stata una curiosa inversione dei ruoli durante il processo di trattativa immobiliare: se prima il margine della trattativa era determinato dal proprietario dell’immobile, durante questi anni di crisi il margine è stato determinato dall’acquirente. Ora, poco a poco si sta arrivando ad un punto di equilibrio. Trattiamo sempre meno, per quanto riguarda le compravendite, immobili del centro storico (mi capita molto più spesso di vendere nella zona nord e nella zona ovest), principalmente per il costo maggiore degli immobili. Mentre le locazioni presentano più richieste, grazie anche ad una maggiore vicinanza alla stazione, rispetto ad altre zone più fuori mano. I prezzi delle locazioni non presentano una grossa differenza, mentre per quanto riguarda le compravendite troviamo una differenza, a parità di condizioni, che in genere si assesta sui 500 euro al metro quadrato. Negli ultimi anni, fatto curioso, è quasi scomparsa la richiesta di bilocali, tipologia di abitazione che è sempre andata per la maggiore per quanto riguarda l’acquisto della prima casa. La fascia di clientela giovanile (25-40) predilige un trilocale fuori dal centro, che costa meno, e sono giovani che rispondono a determinati requisiti: coppia in procinto di sposarsi o di formare una famiglia, con contratti a tempo indeterminato, in grado di sopportare il costo dell’acquisto. Clienti d’età inferiore ai 25 non ne abbiamo: è troppo presto per acquistare
una casa, e per quanto riguarda gli affitti non soddisfano in genere i requisiti di garanzia che i locatari vogliono da loro. Il settore commerciale, pur trattandolo poco, è ancora in crisi. C’è del movimento, ma le attività arrancano per qualche anno, e poi chiudono.
Vittorio Villa (Studio Immobiliare Ettore Ferrara) Pur se in lenta ripresa, da 3 o 4 anni stiamo assistendo ad un graduale ritorno dell’investimento immobiliare, dopo la caduta rovinosa del 2008. Nel centro storico, anche in virtù dei benefici fiscali sulle ristrutturazioni, il mercato immobiliare è in ripresa, con prezzi di compravendita certamente inferiori rispetto ad una decina di anni fa. Si può partire da un prezzo di 2500 euro al metro quadrato, per un immobile in ottimo stato, con dei margini superiori o inferiori in relazione alle condizioni dell’immobile e agli interventi necessari da dover fare. Sono prezzi che si discostano da quelli delle altre zone trevigliesi, in media di 500 euro. Per quanto riguarda il mercato degli affitti, i canoni di locazione sono rimasti pressapoco invariati, intorno ai 500/600 euro per immobili nuovi o seminuovi in ottimo stato, e non presentano grosse differenze con i prezzi di locazione delle altre zone di Treviglio. Le locazioni, naturalmente, attirano una fascia più giovanile, che però propende maggiormente verso la zona semicentrale, per poter essere più vicini alla stazione. Per il centro storico tendenzialmente abbiamo richiesta da parte di una clientela di età medio-alta, che vuole spostarsi all’interno per poter godere dei maggiori servizi. Non abbiamo richieste di giovanissimi, e mi riferisco sia alle zone fuori dal centro sia alla zona centrale, sia per gli affitti che per le compravendite, se non da chi ha economicamente il supporto dei genitori, ma sono casi molto rari. Per quanto riguarda le attività commerciali, nonostante una piccola ripresa, è un settore ancora in sofferenza. Chiaramente, finché l’economia non riparte si ha una certa difficoltà nella parte commerciale, rispetto al residenziale. I segnali di ripresa commerciale provengono perlopiù dall’utenza straniera, che invece ha calato la richiesta di compravendita immobiliare (diminuzione dovuta alla scarsa finanziabilità da parte delle banche nei loro confronti), e che mantiene inalterata la richiesta di locazione.
Olivo Fontana (Studio Immobiliare Fontana)
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Treviglio, dal mio punto di vista, il mercato immobiliare è abbastanza statico: il settore residenziale è in lieve ripresa, mentre per quanto riguarda
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INCHIESTA il settore commerciale, dipende poi dalle zone della città e dai fattori economici; ci sono ancora forti difficoltà. In centro storico le richieste sono quasi esclusivamente incentrate sul settore residenziale, e riguardano principalmente la locazione (che ha prezzi che si discostano in genere di un 10% rispetto ad un immobile similare fuori dal centro). Per quanto riguarda la compravendita, i costi sono elevati, e vanno considerate le condizioni degli immobili (alcuni immobili in vendita in centro storico non piacciono, e rimangono invenduti da anni). Se un cliente riesce a trovare l’immobile che interessa tra la prima e la seconda circonvallazione ha vicino tutti i servizi fondamentali, ad un prezzo inferiore rispetto ad un immobile in centro storico (di base un immobile del centro storico viene sui 2500/3000 euro al metro quadrato, fuori dal centro la differenza è di 500 euro circa). Le poche richieste, invece, del settore commerciale in Centro si concentrano su via Roma, e sono tutte richieste di locazione. Domande di locazione cicliche, di attività che entrano, rimangono per qualche anno e poi chiudono. I clienti giovani propendono maggiormente, per comodità, per motivi di studio o lavoro, e prezzo, verso la locazione di immobili vicini alla stazione. Negli anni ’70 e ’80 magari si iniziava a lavorare prima, si arrivava a 25-30 anni con già una buona base di risparmio, e si poteva acquistare una casa, senza contare che il potere d’acquisto era ben maggiore rispetto a quello attuale. Ora si fa più fatica, si finisce tardi di studiare, si inizia dopo a lavorare, e non vedo questa grande volontà nell’uscire dalla casa dei propri genitori. La clientela adulta e matura invece predilige più la compravendita, con una presenza sempre maggiore di acquirenti est europei presenti sul territorio da anni. La componente straniera è presente come clientela anche nel settore commerciale: le poche richieste di locazione di negozi alimentari arrivano da una clientela nordafricana.
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Ex Albergo San Rocco: un vuoto da riempire di Daria Locatelli
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n pieno centro a Treviglio, lungo la circonvallazione, non si può fare a meno di notare una mancanza nella linea architettonica che disegna il centro storico della città. Tra piazzale Insurrezione e viale Oriano, una superficie di 1.500 metri che fino a metà degli anni ’90 ospitava l’Albergo San Rocco, da decenni è uno spazio vuoto, a seguito della demolizione nel 2011 dell’hotel andato in disuso e del lungo tempo occorso per definirne la riqualificazione. Un’area centrale e di vaste dimensioni, quindi, che, proprio per la sua posizione nel cuore urbano, fa nascere nei trevigliesi molte domande su quando il cantiere, che attualmente circonda soltanto la zona dismessa, darà finalmente inizio ai lavori e quali siano i risultati attesi. Per cercare di rispondere a come verrà riempito il vuoto lasciato dall’ex Albergo San Rocco e alle tempistiche del progetto, Tribuna Magazine ha deciso di approfondire il tema con Luca Ferri, titolare di Edilferri spa, azienda che ne è proprietaria a partire dai primi duemila: «La prima convenzione stipulata con il Comune si basava sulla realizzazione di un altro edificio alberghiero, ma non aveva riscontrato l’interesse degli operatori. L’attuale
accordo, che avrà scadenza nel 2021, prevede una serie di destinazioni ad uso terziario e civile. Ci stiamo adoperando affinché l’interesse che l’Amministrazione di Treviglio da sempre mostra in progetti di riqualificazione urbana incontri quello di acquirenti ed investitori, al fine di percorrere questa strada insieme». E quale sarà il futuro di un’area così importante per Treviglio? «I 4.000 metri di volumetria – risponde l’architetto Corrado Negrini che ne segue lo sviluppo –, allocati su 4 livelli oltre ai 2 sotterranei, saranno così riparti-
Un solo luogo, infinite
esperienze
La natura è una componente fondamentale del progetto ti: 1.300 per esercizi commerciali al piano terra (in parte a fronte strada e in parte a galleria), 400 per uffici direzionali e 2.300 per il residenziale (30 appartamenti). Il progetto è fondato sul recupero urbanistico dell’area originaria, con il mantenimento degli ingombri precedenti e di quelle che sono le caratteristiche peculiari dello spazio. Si intende rispettare il rapporto dell’immobile con il centro storico, conservandone la sagoma originaria volta su piazzale Insurrezione, e adottare uno stile più moderno verso l’interno e la zona verde. È previsto l’arretramento di un metro e mezzo rispetto al passato, consentendo così la realizzazione di una piazza pubblica, tra la chiesa di San Rocco e l’immobile, oltre all’allargamento del marciapiede». L’augurio dei cittadini è che il vuoto lasciato dall’hotel venga presto e al meglio colmato.
Piedi nudi e libertà, attività educative per tutti, verde da vivere ed esplorare: in via Casirate Vecchia a Treviglio, un luogo speciale in cui nulla è lasciato al caso ma è stato attentamente pensato, concepito per i bambini ma utilizzato anche dagli adulti. • Laboratori creativi a ottobre, novembre e dicembre • Corsi di teatro danza e danza moderna, yoga e ginnastica posturale • Camp con madrelingua inglesi • Novità per il prossimo anno
Treviglio - Via Casirate Vecchia, 13 www.lacasadielisa.it info@lacasadielisa.it Novembre 2017 • tribuna magazine • 11
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INCHIESTA
CENTRO, TRA PASSATO E FUTURO Il punto di vista dei professionisti di Andrea Roccatelli
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n tempo le mura e le porte segnavano il confine tra il dentro e il fuori, tra il centro, luogo di vita di commerci di attività politica, e la prima campagna punteggiata di cascinali, terre coltivate, strada di terra e d’acqua. Ma la morfologia poi è cambiata: i segni del tempo sono in gran parte spariti, l’urbanizzazione si è fatta massiccia, spesso dimentica del valore della storia, e Treviglio e il suo triplice fossato hanno ceduto il passo all’era dell’asfalto. Qual è l’immagine oggi del centro storico? Quale potrà essere il suo peso urbanistico e sociale nella Treviglio del futuro? Il giornale ha deciso di raccogliere i punti di vista e le proposte di alcuni professionisti della progettazione edilizia e urbanistica sullo stato delle riqualificazioni del centro storico e della prima circonvallazione, e su quanto si potrebbe ancora fare per trovare un equilibrio tra tradizione e cambiamento, tra le esigenze dei residenti e la valorizzazione turistica e commerciale.
Giovanni Agliardi Quale centro vogliamo? Quello di Bergamo, di Crema, di Lodi? Non credo che questo sia il destino di Treviglio. Ciascuno ha la propria storia, snaturarla non ha senso. Si tratta di co-
noscerla, di sapere dove e come potere intervenire con criterio, tra mantenimento dell’esistente e innovazione. La città ha, nella zona centrale, compresa la prima cerchia, tutti gli spazi di cui ha bisogno, forse anche più del necessa rio. Non è trasformandola in un capillare e ampio centro com mer c ia le all’aperto, tanto vasto e dai ritmi frenetici, che si avranno miglioramenti; certo si renderà sempre più difficile e precario l’equilibrio tra residenti e operatori. Negli anni tante scelte sono dipese anche dalla volontà politica di fare, o di non fare, di appoggiare o di non appoggiare certi interventi. Sventramenti, interventi massicci e invasivi non sono più all’ordine del giorno, si tratta di far funzionare ciò che c’è, di guardare ai fenomeni da un’altezza diversa, o di promuovere recuperi all’insegna della sostenibilità ambientale, magari favorendoli con ulteriori sgravi sugli oneri. Io penso che la migliore via di salvaguardia per gli edifici siano le addizioni leggere sul costruito. Per potenziare la struttura,
per renderla di nuovo utile attraverso adattamenti in linea con l’esistente. La vita di un centro ha i propri ritmi, vive di relazioni di vicinato, fatte di vita in comune, nel bene o nel male. Gli stili abitativi però, per effetto di molte trasformazioni, sono mutati, la tensione tra esigenze personali e di comunità spesso è forte.
Ezio Bordoni È tempo che Treviglio pensi a “scoprire” le proprie radici, rimaste sepolte sotto asfalti e porfidi. Oggi certi scempi, a ridosso del centro, non sarebbero più possibili; è mutata la sensibilità, l’attenzione, ma i pericoli rimangono. Penso alla questione morfologica degli edifici ancora da riqualificare, esistono metri differenti che possono essere adottati per la loro estensione. Negli anni cinquanta del secolo scorso, le maglie erano larghe, privati e amministratori avrebbero potuto intervenire snaturando ogni tradizione, per fortuna il ritardo burocratico, sino alla metà
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INCHIESTA degli anni settanta con la legge regionale del 1975, ci ha salvato dall’inciviltà. L’obiettivo da perseguire è oggi la forma della città, la presa di coscienza di una storia sociale e culturale che non dobbiamo affatto perdere. Mi piacerebbe rivedere alcuni canali d’acqua in primo luogo, interrati in anni lontani per fare marciapiedi e strade. Il discorso è urbanistico, prima che edilizio, ci vuole un impegno pubblico, un nuovo Piano particolareggiato del territorio. Il centro ha conservato una sua identità, per fortuna, negli interventi. È stato valorizzato in molte parti, ma rimangono zone difficili. Va risocializzato, riabitato, ma non sono gli oneri, irrisori, il problema di oggi. Esiste il mercato economico che decide della qualità dell’offerta merceologica, su questo c’è poco da fare, ma esiste anche il pubblico. Il Comune potrebbe favorire la presenza di un “mercato delle erbe”, stabile e organizzato, in piazza Garibaldi.
Barbara Oggionni È la conoscenza delle radici, dei valori storici e civili, che darà ai trevigliesi la chiave per affrontare le trasformazioni prossime. Da anni, personalmente, lavoro alla riscoperta di luoghi e percorsi storici e artistici, nel centro e nel territorio comunale più ampio. Il destino del centro storico va sempre più riunito a quello della prima circonvallazione e a quello delle strade che afferiscono dalle zone esterne. Occorre una riprogettazione in senso urbanistico e viabilistico della corona che ruota intorno al centro, a un sistema di scambio gomma/piede o bicicletta che consenta agli stessi trevigliesi e a chi vive la città interna per svago o per lavoro, in cambio di uso maggiormente pedonale e ciclopedonale della prima circonvallazione, di avere un servizio più efficiente e sicuro di collegamento con le parti esterne, con i parcheggi. Il futuro di un centro, come quello trevigliese, che mantenga forma e tradizione, che si offra al turismo culturale, che punti alla valorizzazione della vita residenziale e sociale non è compatibile con le esigenze di strade ampie e
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asfaltate, invase dalle auto, di parcheggi sotto casa, di box: tutti elementi più adeguati a zone residenziali esterne. Non sono le norme, a volte fin troppo elastiche, a mio avviso, a dover cambiare, ma piuttosto la mentalità degli abitanti. Solo pensando alla città nel suo complesso si potranno poi fare scelte edilizie, o anche di spinta e facilitazione commerciale, ove possibili, per attrarre forze nuove nel cuore della città.
Nicoletta Rozzoni Residenti e commercianti devono avere, ciascuno, il modo e l’interesse a vivere e a lavorare nel centro storico di una piccola città. Nulla è scontato. Ma se non si ridefiniscono i limiti e le possibilità d’intervento per le riqualificazioni edilizie in senso moderno, che puntano al risparmio energetico e all’inserimento di comodità, certo rispettose del passato, oppure se si criticano, o non si approvano per partito preso, da parte di molti residenti le iniziative del tessuto economico e imprenditoriale, che portano giovani e turisti nel cuore della città, con i vantaggi e gli svantaggi del caso, ecco io credo che i problemi di sviluppo si manterranno e forse si acuiranno. Non è vincolando la prima circonvallazione che miglioreremo Treviglio, ma offrendo, con un piano di valutazione serio e per aree, nuovi spazi per accedere alla città, per viverla di più, per abitarla. Piazza Setti è stata un’occasione persa, si sarebbe potuto osare di più con un silos interrato di grandi dimensioni, con tanti nuovi parcheggi che mancano e che continueranno a mancare. Sono anni difficili per l’economia. Penso che uno sconto ulteriore sugli oneri potrebbe agevolare i recuperi. Penso che si potrebbero studiare, inoltre, agevolazioni particolari per il ritorno di un commercio alimentare nel centro. Penso, infine, che la vita quotidiana di un centro, e la sua attrattività dipendano anche dalla percezione della sicurezza da parte dei cittadini, di vivere o meno in un territorio presidiato e controllato dalle forze dell’ordine.
Loris Scaravaggi Il centro, come un cuore, deve battere per far funzionare l’organismo. Deve dare opportunità nuove e concrete, se lo vogliamo al passo con i tempi, attraente e dinamico, culturale e commerciale insieme. Il centro non è scisso dal contesto più ampio in cui è inserito, ovvero Treviglio e la sua identità. Chi gestisce Treviglio ha il compito di dare le linee guida, di guardare ai prossimi vent’anni almeno. Questo mi pare sia mancato. Si dovrebbe mettere nero su bianco un progetto di città. Chi o cosa vogliamo diventare. Esistono i privati e poi esiste la politica, certe migliorie sono possibili solo se c’è la volontà politica. Credo che la città meriti una progettazione per aree. Solo così potranno trovare soluzione i problemi di traffico e di parcheggio. Treviglio, per molte scelte fatte dall’inizio degli anni novanta a oggi, ha saputo mettere mano a un’opera ricca e variegata di moder n izzazione e di riqualificazione edilizia del centro e della prima cerchia. È chiaro che alcune scelte o soluzioni possano non piacere, ma si è fatto molto, impossibile negarlo: l’ex Leon d’oro in via Verga, per esempio, oppure l’area dell’ex Upim, che ha finalmente trovato una soluzione, anche se, personalmente, io avrei preferito venisse, in parte, usata per accorpare alcuni uffici comunali dispersi in un unico luogo. Alcune idee, però, sono rimaste nel cassetto, come il passaggio e l’interscambio tra vicoli e cortili, penso alla via Galliari. Nuove opportunità per il centro potrebbero essere favorite attraverso l’azzeramento degli oneri in cambio di una nuova funzionalità dei vani.
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Quale futuro avrà il Cinema Nuovo di via Mulazzani? di Daria Locatelli
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asseggiando per Treviglio si può ancora oggi vedere quella che per decenni è stata la sede di una delle attività più storiche e longeve della città: l’ex Cinema Nuovo. Di proprietà della famiglia Signorelli, l’edificio è il simbolo di una tradizione artistica trasmessa dal nonno Gianantonio – titolare del riconoscimento per l’attività cinematografica datato 1921 – ai propri discendenti, attualmente gestori dell’Ariston Multisala. «Nel 1967 – descrive il nipote Enrico – mio nonno aprì il cinema monoschermo in via Mulazzani, facendolo divenire a fine anni ’80 una delle prime multisala italiane. Per esigenze di spazio e per poter garantire un ampliamento delle iniziative rispetto alla proiezione, dal 2004 ci siamo trasferiti in viale Montegrappa, ove abbiamo 6 sale, 1.300 posti, una libreria e un palinsesto di eventi culturali a tutto tondo che coinvolgono utenti di ogni fascia d’età e interesse». In via Mulazzani rimane un’area di 900 metri quadri in pianta e
10.500 in volume, che ad oggi non ha ancora ricevuto una destinazione definitiva. «Una delle prime idee del Comune – spiega Enrico – contemplava la creazione di un teatro, per proseguire nell’attività artistica peculiare del luogo. Purtroppo non è andata in porto, lasciando spazio quattro anni fa ad una nuova possibilità nella realizzazione di una struttura residenziale di 8.500 metri cubi in volumetria. Le difficili congiunture economiche sfavorevoli occorse, specie nel settore edilizio, hanno fatto venir meno gli acquiren-
ti, facendo sfumare la convenzione con l’Amministrazione. Da 8 mesi a questa parte stiamo riallacciando i rapporti con gli imprenditori, al fine di stilare un piano integrato che porti ad un accordo che sia favorevole per tutti. L’interesse della mia famiglia, trevigliese di nascita e impegnata nel territorio sia a livello economico che culturale da generazioni, è tutto riposto nel riuscire a riqualificare e valorizzare il più possibile la nostra città».
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INCHIESTA
VIA ROMA RESTA FASHION, VIA VERDI PUNTA SUL FOOD
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resce e si rafforza il commercio nel centro storico. Da solo infatti ospita più della metàdelle vetrine dell’intero comparto trevigliese, rispecchiando così un trend di crescita di tutta la provincia orobica, dove sia l’industria sia il terziario avanzano. È questo quanto si evince dall’ultimo report dell’Osservatorio economico imprese artigianato commercio, con dati al giugno 2017, primo semestre dell’anno, curato da Pierluigi Giuliani, del Suap (Sportello unificato attività produttive). «Il commercio in centro ha sopportato meglio di altri settori, e in altre zone, la crisi degli ultimi dieci anni – dice Giuliani, in una breve intervista –. Riqualificazioni e ammodernamenti di stabili e strade, unite al maggior protagonismo dei negozianti e delle associazioni di categoria per la promozione di eventi hanno di certo avuto un ruolo positivo, prima per la tenuta e poi per la progressiva crescita». La consistenza commerciale della cittàraggiunge quota 545 presenze, di cui 152 sono le attività di somministrazione. I dati sul centro storico riportano un aumento di cinque unità rispetto al 2016, anno in cui, rispetto agli anni precedenti, c’era stato un regresso nella crescita. Oggi siamo a quota 270. Negli anni tra il 2010 e il 2015 gli esercizi erano passati da 238 a 268. Le sottozone in cui è diviso il centro storico, dal punto di vista analitico,
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di F. K.
di Andrea Roccatelli
sono via Roma, via Verga, via Sangalli, via Galliari, via San Martino, via Matteotti e un’ultima che somma le altre piccole vie alla prima circonvallazione. Le categorie merceologiche sono “Alimentare”, “Grande dettaglio”, “Abbigliamento”, “Articoli casa” e “Generi vari”. «Treviglio, e il centro in particolare –aggiunge Giuliani, a commento – hanno mantenuto una fisionomia commerciale da borgo, da piccola città, di vicinato e di piccola superficie; il medio esercizio è poco rilevante, per non parlare del grande dettaglio. Negli ultimi vent’anni, a vecchi eser-
cizi ne sono subentrati di nuovi, o in linea con le tipologie precedenti, oppure puntando sulle recenti esigenze del mercato; alcune vie si sono per così dire specializzate in generi, penso alla via Roma, sempre più via dell’abbigliamento e dell’accessorio. L’alimentare qui è sparito, per concentrarsi in altre vie. Nel complesso, dopo anni di flessione, il bilancio del genere alimentare è positivo per quanto riguarda il centro, quest’anno siamo a quota 44 esercizi». Il picco più basso dell’alimentare era stato toccato, nel centro storico,
Numero di esercizi commerciali per settore e per zone
2008 1,44%
2017 2,39%
5,35%
5,69% 12,84%
11,52%
14,13%
17,08% 48,35%
49,54% 16,26%
Numero esercizi commerciali: 486
15,41% Numero esercizi commerciali: 545
ZONA 1 - Centro
ZONA 3 - Nord Ovest interno
ZONA 5 - Sud Est esterno
ZONA 2 - Sud Est interno
ZONA 4 - Nord Ovest esterno
ZONA 6 - Ovest esterno
Numero di esercizi commerciali per vie del centro e per settori
2017
Centro totale
270
Via Roma
59
Via Galliari
23
Via Verga
30
Via San Martino
10
Via Sangalli
15
Via Manara/ Garibaldi
14
Via Matteotti
17
Altre vie e circ.
102
nel 2000: quell’anno si era chiuso un quinquennio di sofferenze del piccolo dettaglio e di cambio di stili di consumo che avevano portato gli esercizi dai 41 del 1995 ai 32 del 2000. «I successivi anni di trasformazione edilizia, penso alla via Verga in particolare, e di riqualificazione delle strade hanno creato disagi e spostamenti, laddove possibili, che hanno però alla fine dato nuove chance al commercio, sempre mobile e flessibile per cogliere le nuove richieste della clientela –conclude Giuliani –. L’ultimo triennio nel complesso si muove per piccoli scostamenti, fisiologici, che non minano ma anzi rafforzano le previsioni di crescita e fiducia dell’intero comparto, sia in Treviglio, sia, fatto di grande rilevanza, nel centro. A testimonianza della forte attrattiva che quest’ultimo esercita sugli operatori, sui visitatori e sui clienti». L’impegno per il futuro, e lo si vede anche dalle iniziative e accordi ai vari livelli istituzionali di questi ultimi mesi, è quello di potenziare, ampliare e migliorare quanto raggiunto, valorizzando al possibile anche ciò che finora è rimasto in ombra, o magari escluso in quanto ancora poco appetibile, perché lontano dalle principali vie di passaggio. DICCI LA TUA! www.facebook.com/tribunatv1/ www.tribunatv.tv/
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INCHIESTA
L
O SPIRITO DEL CENTRO STO
di Rosanna Scardi
via
P
Roma er generazioni di studenti è un punto di riferimento. Era il 1985 quando apriva i battenti la cartolibreria Rossetti a gestio-
ne familiare. Le saracinesche si sono alzate prima in via Roma, mentre nel 1997 è avvenuto lo spostamento in una corte interna. A rilevare l’attività dai precedenti proprietari Mola, Ferrari e Giberti, è stato Beppe Messa con la moglie Alida Rossetti. Allora le figlie Marta e Greta non erano ancora nate. «Mi sono ritrovata tra gli articoli di cancelleria fin da quando era nel pancione di mia mamma», afferma Marta, laureata in Lingue, che mostra con orgoglio una sua foto da neonata seduta sui libri. Fissa dietro al banco dal 2008, ha imparato il mestiere
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dai genitori. Originario di Agnadello, il capofamiglia aveva lasciato il lavoro di agricoltore per una scelta di vita. «Ero indeciso tra l’investire a Lodi o a Treviglio, ma via Roma mi ha subito colpito, era spettacolare, un centro commerciale a cielo aperto per la varietà di esercizi, trovavi salumeria, fruttivendolo, panetteria, calzolaio, negozi di stufe e materiale elettrico – ricorda Messa, 60 anni –. E c’erano già le boutique storiche di Pozzi, Mazza e Vestire». L’avvento dei supermercati con la loro concorrenza spietata ha costretto a chiudere botteghe e negozi di vicinato. E, nel momento d’oro di appetibilità massima per i locali nella via, gli unici in grado di sopportare gli affitti aumentati erano i commercianti di scarpe e abbigliamento. «Però si è man mano perso il via vai, il flusso continuo di clienti, il mercato si è impoverito e così ci siamo ritrovati a essere la ruota di scorta dei centri commerciali», fa presente il cartolaio. Sono cambiati anche i consumi dei clienti. Se i libri erano il 70 per cento degli articoli in vendita e la cancelleria l’80, oggi è il contrario. L’esigenza degli anni ha imposto di puntare su zaini e astucci più che sulle novità editoriali. A pesare sono, però, tanti fattori. «L’ennesima
matita o quaderno per tuo figlio rappresentano un consumo di dovere, sei costretto a comprarli, ti dà fastidio, è diverso dall’acquisto di piacere di un abito firmato o di un caffè in compagnia – spiega il commerciante –. E poi non abbiamo il parcheggio di fronte come uno shopping center, né possiamo fare offerte stracciate come le grandi catene. Cerchiamo di tagliare le spese, ma è difficile». E quali auspici ha per via Roma? «Vorrei che, più che per le catene di abbigliamento, ci fosse spazio per i piccoli commercianti di una volta che, oggi, sono prosciugati dalle tasse». Il segreto per resistere? «La gentilezza, ogni giorno entrano in negozio decine di clienti: qualunque sia la loro condizione, estrazione sociale e umore, vanno trattati tutti con la stessa sensibilità e con un occhio di riguardo».
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a 115 anni, il marchio d’abbigliamento maschile Carsana è di moda. La sua storia è iniziata nel 1902 quando Domenico, nonno di Roberto, attuale proprietario, si trasferì con la famiglia dal Comasco a Treviglio. La prima sede dell’attività, che proponeva confezioni e tessuti, avviata in società con i fratelli, era in via Roma. Quando il fondatore è venuto a mancare, nel 1948, è subentrata la moglie Santina Radaelli che ha spostato il negozio in via Galliari. Proprio nel dopoguerra c’è stata una vera «Fino ad allora i vestiti venivano realizzati dal sarto, che era in cortile pronto a prendere le misure e a imbastire abiti e giacche,
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INCHIESTA poi gli americani hanno portato le taglie, facendo nascere la produzione in serie», fa presente Roberto Carsana. A cambiare è stato, quindi, il tipo di offerta: se fino ai primi anni del ‘900 si importano tessuti pregiati dal Nord Europa, Scotland, Tartan, Donegal, Shetland e si vendevano a metro, oltre alla biancheria per la casa, dopo ci si è specializzati sull’abbigliamento confezionato e le “misure teoriche”. Nel 1960 la gestione è passata a Giancarlo, padre di Roberto. Dalla sua aveva la gavetta da Galtrucco, storico salone milanese di tessuti. Il figlio ha imparato tutto dal padre, dallo spirito imprenditoriale al saper coltivare i clienti, ma soprattutto a riconoscere a qualità. «Mi portava con sé ovunque, lo accompagnavo a scegliere i tessuti – ricorda –. Si pensa che il cachemire sia la lana più pregiata, ma mio papà mi faceva toccare la vicugna, che si trova sotto il vello della pancia di un camelide che vive nelle Ande: se ne ricavano 100 grammi da un animale una sola volta l’anno. Per il suo valore veniva usata per tessere il cappotto dei re». Nonostante gli studi da odontotecnico, Carsana, che ha 52 anni, si dedica all’attività di famiglia dal 1984. Nel 1993, insieme al fratello Marco, elimina
tessuti e abbigliamento da donna, concentrandosi sul maschile, sia classico, sia sportivo. Nella sua boutique si può trovare un po’ di tutto, senza esagerare con i prezzi: si ricerca l’eccellenza, non il marchio famoso. Il commerciante contatta le aziende, visitandole sul posto e fa realizzare vestiti a suo nome, affidandosi a ditte toscane per la maglieria, alle napoletane per le giacche. Se il suo negozio è tra quelli che hanno avuto più trasformazioni, via Gal-
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liari non è, però, cambiata. «È rimasta uguale con pochi negozi e ristoratori, nonostante sia la più bella con i palazzi storici e il santuario – dice –. Su 100 passanti in via Roma, se ne riversano 20 qui, pesa la nuova piazza Garibaldi che fa da richiamo e, nelle vendite, i voli low cost: perché acquistare sotto casa se puoi volare con poche decine di ero a Londra o Parigi?». Dopo un secolo, Carsana punta ancora all’eccellenza. «Esigo la pura lana vergine, da molti sostituita con il cascame, residui di fibre macerati, mentre il mio cotone è doppio ritorto con i fili intrecciati a due a due e non singolarmente – precisa –. Guardi i miei vestiti, li può torcere quanto vuole e non si sgualciscono, le camicie durano tre volte di più». E la storia continua.
via
I
Verga
l negozio più antico di Treviglio è in via Verga e vende giocattoli. Dietro al bancone c’è un signore sorridente e dallo spirito sempre giovane, Silvio Gelmi, 75 anni, legatissimo all’attività di famiglia. A inaugurarla, pochi metri più avanti, era stato il nonno, dal quale il commerciante ha preso il nome, nel 1879. Vendeva stufe, carbone e articoli di ferramenta. Nel 1905 si è spostato nel locale dove è tuttora. Nel 1927, dopo la sua scomparsa, è stata la nonna Ginevra a raccogliere il testimone dal marito, inserendo articoli casalinghi, chincaglieria e i primi spartani giocattolini. Angela Longaretti, la mamma del signor Gelmi, è subentrata nel 1950. «Mio papà è mancato quando avevo quattro anni, poco più grande, dopo la scuola, correvo in negozio ad aiutare la nonna e poi mia mamma – ricorda Silvio –. Vendevano bambole di pezza e quelle da ricchi in ceramica. Poi c’erano i cavallucci a dondolo e i trenini in legno, mentre oggi sono richiesti iPad, playstation e cellulari di ultima generazione. Mi trovo spiazzato, magari si potesse tornare indietro nel tempo quando i bambini erano bambini». Nel 1974 Gelmi rileva l’attività con la sorella Silvia, elimina
la ferramenta, aggiungendo oggetti per liste nozze. Dal 1989, da solo e con l’aiuto della moglie, si concentra sui giochi. Ama circondarsi di balocchi oggi introvabili e da museo nel suo retrobottega che apre ai visitatori nostalgici. In un cassetto ci sono le letterine che i bambini hanno scritto a Babbo Natale, lui le legge e conserva come se fossero un tesoro prezioso con il desiderio di esporle in una mostra. In memoria del passato, mantiene anche la vecchia insegna. Se gusti e acquisti sono cambiati, è rimasto però uguale il passaggio su via Verga. «È sempre stata molto frequentata – afferma Gelmi –. Allora c’erano un fiorista, una profumeria, un venditore di tv e parecchi alimentari, oggi si sono aggiunti, nella parte finale, piadineria, hamburgheria e esercizi legati al cibo, tanto da aver inventato il “Via Verga food”, ma si sa, ai tempi dei nostri nonni non si usava cenare fuori». Cofondatore delle Botteghe del centro nel 1981, il signor Silvio ha vissuto la crisi. «Ricordo la coda fuori dal negozio sotto le festività, oggi pesa la concorrenza dei supermercati. Spesso il cliente viene da me, osserva, si informa sulle caratteristiche di un prodotto, ma poi sceglie di acquistare su Internet. Lo stesso accade per qualunque altro tipo di merce». Come si potrebbe migliorare la via? «Con le Botteghe del centro abbiamo organizzato concorsi, eventi, graffiti – precisa sfogliando un album dei ricordi –. Ora il Comune sta programmando dei contributi per chi metterà a posto le vetrine, rivolti soprattutto ai negozi sfitti, potrebbe essere un aiuto».
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San Martino
ra le attività più longeve di via San Martino c’è il negozio di pietre preziose e dure gestito da Kamal Sundo Anwar, 58 anni, emigrato dal Pakistan quando aveva trent’anni alla ricerca di fortuna. «Nel mio paese lavoravo in banca, ma la vita era dura, quando ho raggiunto mio fratello a Padova mi sono innamorato dell’Italia, ero un bel ragazzo e allora non c’erano pregiudizi verso gli stranieri, mi sono sentito subito ben accolto e mi hanno aiutato molto, è come se avessi incontrato degli angeli lungo la mia strada». Il primo mestiere per il giovane straniero è stato in spiaggia, a Sottomarina di Chioggia, dove vendeva collanine e braccialetti con facilità. «Avevo un po’ di cultura ed ero educato, chiacchieravo con le signore, seduto sulla sdraio con loro, la sera avevo la borsa vuota – sorride –. Capitava che leggessi anche la mano, un altro mio “dono”». Il destino vuole che conosca una tre-
vigliese, in vacanza, la sposi, ottenendo la cittadinanza e la raggiunga nella cittadina bergamasca, dove dal 1996 gestisce la sua attività, la “Sundo entreprise”. Allo stesso tempo, per vent’anni, ha mantenuto un bazar a Sottomarina. «All’inizio, a Treviglio, c’era chi non ci avrebbe scommesso, dicevano che mi ero stabilito nella “via dei morti” per i tanti e continui passaggi dei cortei funebri dalla parrocchia al cimitero davanti alla mia vetrina e difatti era così, ma poi si è trasformata nella “via degli sposi” – sorride Kamal –. Sono molto contento, ho portato un’energia positiva». Difficoltà il commerciante non ne ha trovate. Anzi, ci tiene a mostrare la sua gratitudine verso chi gli ha dato la possibilità di diventare un piccolo imprenditore. «Grazie a questo lavoro ho aiutato 36 nipoti, facendone laureare sei e sposare uno, ho comprato una casa grande per mia mamma – fa presente –. Le difficoltà dovute alla crisi nei consumi non mi hanno colpito, se sei onesto i clienti non mancano, in più oggi infilo collane e riparo i gioielli a modico prezzo. Comprendo certi pregiudizi verso
gli stranieri, conseguenza della prassi di alcuni di loro di chiedere sempre soldi e aiuti». Nel suo negozio è entrato, a sorpresa, nel 2000 anche l’arcivescovo e cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, scomparso lo scorso agosto. «Una grandissima gioia, un onore che mai avrei immaginato», dice Kamal che ha incorniciato, a ricordo, la foto dell’incontro, tenendola in bella vista. Il futuro di via San Martino come lo immagina? «Positivo, ci sarà sempre passaggio, un unico appunto però lo farei – precisa –. Vorrei che ci fossero più parcheggi e gratuiti, un modo da parte del comune per incentivare chi vuole fare una passeggiata in centro».
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INCHIESTA
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Sangalli
suoi quadri viaggiano nel mondo, sostando nelle capitali europee nella mostra itinerante curata da Vittorio Sgarbi. E capita anche che volino in un altro continente, ovunque ci sia un trevigliese che ha voglia di respirare l’atmosfera del suo paese. Eppure le radici di Battista Mombrini sono ancorate a via Sangalli, da oltre mezzo secolo la sua vetrina, il suo luogo creativo, la sua piccola Bagutta. Il pittore, 73 anni, figlio di contadini, ha trascorso l’infanzia con i genitori e i quattro fratelli nella cascina Colpana, in via Brignano. Alle elementari era segnalato dalla maestra per la bravura nel disegnare i dettagli e nel colorare con i pastelli a cera. Crescendo, i professori gli sequestravano i lavori. «Significava che erano belli, mi hanno gratificato e dato la giusta spinta», ricorda. Ma la famiglia non capiva,
“Da ragazzo ero affascinato dal cubismo, dalle linee dure, sperimentavo stranezze che i trevigliesi non riuscivano a capire”
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provava diffidenza verso il mestiere di pittore che non garantiva sicurezza. Dopo la maturità classica, Mombrini ha trovato impiego in una tipografia. «Ma non faceva per me, non mi piaceva obbedire», confida le difficoltà iniziali. I suoi, intanto, si erano ricreduti, permettendogli di frequentare Brera. Nel 1963 ha aperto la sua bottega in via Sangalli, subentrando all’attività di un calzolaio: proprio come ora, davanti c’era la parte espositiva, nel retro il laboratorio, dove tutt’oggi, ogni mattina dalle 6 alle 10, dipinge le sue tele, 150 l’anno, per un totale di circa ottomila quadri. Fuori, il contesto era però diverso. «La via era ricca e vissuta, c’erano diversi mobilieri che la caratterizzavano e che sono stati i primi ad andarsene dagli anni ’70, ma anche fruttivendolo, dolceria, orefice – ripercorre nella mente –. Oggi, degli storici sono rimasti il mio studio e la vicina trattoria». Diverso era anche lo stile del pittore: non c’erano le figure femminili eteree, dai volti impalpabili
che trasmettono serenità. «Da ragazzo ero affascinato dal cubismo, dalle linee dure, sperimentavo stranezze che i trevigliesi non riuscivano a capire», sorride. Più la via perdeva le attività commerciali, più l’artista ha sempre cercato di renderla viva, organizzando mostre e concorsi, chiamando pittori, scultori, madonnari e creativi. A rimanere ammaliato, dopo una passeggiata in centro, nel 2010, è stato Sgarbi che l’ha battezzato il Giotto del Duemila. Ma Mombrini non ha mai ceduto alle lusinghe di aprire un atelier in una grande città. «Non mi è mai interessato, mi sentirei spaesato, a disagio», spiega. Da quattro anni abbellisce la via con installazioni che la rendono unica: ombrellini, pesciolini, maggiociondolo e bottiglie colorate. Oggi ha un sogno: «Vorrei che si trasformasse
nella via degli artigiani, con ciabattini, falegnami, orefici, che diventasse un laboratorio permanente dove operano figure preziose, oggi introvabili». E tra cento anni come immagina la sua bottega? «Chi ha turbamenti, entra e, dinanzi al contorno di quadri onirici e surreali, si rilassa, prova sollievo. Magari si potesse lasciare così come è». DICCI LA TUA! www.facebook.com/tribunatv1/ www.tribunatv.tv/
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INCHIESTA
POCHI E IN CALO
I RESIDENTI DENTRO LE MURA di Gianluca Buono
I
ntorno agli anni ’60-’70 il livello di degrado del centro storico aveva portato ad un suo progressivo svuotamento, con molta gente che si spostò fuori, passando da una popolazione di 7000 abitanti fino ad arrivare a 1500. Questo apparente svantaggio, nel tempo, rappresentò un’opportunità enorme: la possibilità di una più agevole ristrutturazione data dai locali vuoti. Alla fine degli anni ’80, per incentivare questi interventi di ristrutturazione, pensammo ad una normativa di questo tipo: per il primo anno di intervento edilizio non si sarebbero pagati oneri di urbanizzazione. Naturalmente la manovra non aveva la durata di un solo anno: chi avesse iniziato l’intervento dal secondo anno avrebbe pagato il 20% di onere; chi avesse iniziato l’intervento dal terzo il 40%, e così via, fino ad arrivare al termine del periodo agevolatorio in cui si sarebbe pagato l’onere di urbanizzazione intero. Inoltre, al termine di questo periodo, l’onere sarebbe stato adeguato. Trascorsi i 5 anni il centro storico aveva già raddoppiato il numero di abitanti. «Penso che l’equilibrio demografico ora sia stato raggiunto, i dati dell’ultimo quinquennio sono stabili - questo l’intervento di Luigi Minuti, ex sindaco della nostra città e appassionato di statistica, da oltre 30 anni raccoglie dati sul centro -. Il commercio nel frattempo
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Grafico della popolazione residente* nel centro di Treviglio tra il 2012 e il 2017
**
* L’anagrafe non conta i residenti che si affacciano sulla circonvallazione ** I dati del 2017 sono stati registrati tra gennaio e settembre
Variazione della popolazione residente a fine anno in Treviglio dal 1980 al 2016 26.407
1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010
25.442 25.302 25.260 25.676 27.450 29.034
2011
29.334
2012
29.422
2013 2014 2015 2016
29.401 29.712 29.924 29.743
S.R.L.
si è fortemente innovato e quei vecchi negozi che erano scomparsi stanno tornando, penso agli alimentari tornati di moda (gli utenti extracomunitari hanno i nostri gusti di 50 anni fa). C’è da dire che la realtà di Treviglio è fortunata, grazie alle amministrazioni avvedute, al di là dei colori politici. Penso al parcheggio di via Setti prossimo all’apertura, alle diverse iniziative culturali, i mercoledì sera. C’è uno stereotipo che dice: il centro storico è il quartiere dei vecchi. Direi che con la prevalenza di immobili in affitto, rispetto ad altrove dove è maggiormente presente la compravendita, il centro storico abbia la forza di attirare, per abitarci, i giovani. I ragazzi stranieri per esempio preferiscono il centro storico, si adattano in spazi minori. Di contro, la prevalenza di affitti penalizza i negozi, che con il gravare del canone di locazione perdono di competitività».
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INCHIESTA
GIRO, GIRO TONDO LA CIRCONVALLAZIONE CAMBIA PELLE
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l conto alla rovescia verso l’apertura al pubblico di piazza Setti riporta sotto i riflettori il progetto della circonvallazione a senso unico. «Tappa intermedia ed elemento essenziale – spiega Basilio Mangano, assessore ai Lavori pubblici – è lo studio
di Ivan Scelsa
della sosta e dei parcheggi. Ad esserne incaricata è sempre la società di trasformazione urbana Treviglio Futura, della quale il Comune è socio e fornisce gli obiettivi, con uno studio che è in corso proprio in questi giorni». Assessore Mangano, come cambierà la viabilità? La riqualificazione non si limita soltanto a via Roma, piazza Garibaldi e piazza Setti ma riguarderà il centro nella sua interezza, coinvolgendo tutta la circonvallazione interna. La rinascita di piazza Setti è il passaggio preliminare per il senso unico di cui si parla da alcuni mesi. Non si parla del solo senso di marcia antiorario, ma della realizzazione di una pista ciclopedonale
e della riqualificazione di alcune piazze che sono state “abbandonate”. Mi riferisco a piazza Cameroni: un’area che deve tornare ad essere centrale e non considerata come la periferia del centro. Per far ciò va eliminato l’enorme largo che la contraddistingue. Lo stesso avverrà per piazza del Popolo, piazza Insurrezione e piazza Mentana, ciascuna secondo specifica funzione.
LA NUOVA PIAZZA SETTI
Un secondo cuore per la città
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rmai i parcheggi interrati sono quasi ultimati e si lavora febbrilmente allo spazio in superficie. Piazza Setti si appresta a diventare il secondo cuore della città dopo piazza Garibaldi. Un cuore che inizierà a battere in primavera. «I parcheggi interrati stanno rispettando le tempistiche previste per la consegna che avverrà entro la fine dell’anno – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Basilio Mangano –. La pavimentazione ai piani -1 e -2 è stata ultimata. Nell’area destinata a box e posti auto di proprietà privata, sono appena stati realizzati i muri divisori. Nel progetto iniziale si era deciso di destinare solo parte del secondo piano interrato ai privati; in corso d’opera, invece, lo abbiamo dedicato interamente, aumentando la capacità a quasi 100 tra posti auto e box di proprietà: i primi tutti venduti, degli altri ne sono disponibili ancora 20». Procede spedita anche la piazza. Il teatro a emiciclo è già in corso d’ope-
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ra e sembra stia rispettando i tempi prefissati, mentre si definisce l’arredo con la presenza di un’area giochi, delle finiture in vetro per i parapetti e il potenziamento della fontana. Nel contempo sono in corso di definizione anche le fioriere ed il verde: tutti indirizzi già dati dal Comune all’amministratore unico di Treviglio Futura. Il termine dei lavori è prevedibile in paio di mesi dopo la consegna dei piani interrati. Questo, ovviamente, salvo
imprevisti. Attualmente oltre il 70% del lavoro è stato realizzato e l’obiettivo è quello di ultimare i parcheggi
prima di Natale. Poi sarà la volta della consegna alla cittadinanza della piazza vera e propria che dovrebbe avvenire per fine febbraio –magari proprio per la festa della Madonna delle Lacrime – e quindi la piena funzionalità per la primavera. A quel punto Treviglio disporrà di un grande spazio pubblico come non ha mai avuto: piazza Setti sarà tre volte piazza Garibaldi. «Leggendo tra le righe del progetto – chiarisce ancora Mangano –, l’operazione di piazza Setti si pone più di un obiettivo: in primis quello di chiudere quella ferita che per anni è stata tenuta aperta con un parcheggio nato già come soluzione provvisoria, poi di mettere in collegamento l’area tra piazza Garibaldi, piazza Manara e la nuova piazza interessando tutti i vicoli che tra essi si snodano». Negli spazi antistanti il Tnt troveranno così posto le iniziative di nicchia, quelle maggiormente impattanti traslocheranno in piazza Setti. (I.S.)
Va quindi creato un ring in cui tutti i cittadini potranno tranquillamente passeggiare. Il 2018 sarà quindi l’anno zero? No: già con la Giunta Pezzoni era stato fatto uno studio di fattibilità che, attraverso l’analisi del traffico di Milano, aveva portato ad un progetto ideale – non preliminare – circa la sostenibilità dello stesso. Probabilmente occorrerà invertire alcuni sensi di marcia di arterie stradali (ad esempio via Tasso e via Terni), ma questo andrà fatto solo dopo il piano della sosta e dei parcheggi a cui la Stu Treviglio Futura sta già lavorando. Quando potrebbe partire il senso unico? Ci siamo dati delle scadenze: entro la Festa della Madonna delle Lacrime la realizzazione di piazza Setti. Subito dopo, al netto dello studio del traffico e del piano della sosta e dei parcheg-
gi che è in corso già in questi giorni, immagino che il passaggio successivo potrebbe essere già in primavera. Vista poi la sostenibilità economica di questa iniziativa, si capirà se il 2018 sarà solo l’anno della progettazione o anche dell’inizio dei lavori, soprattutto dopo aver compreso se è un lavoro da avviare in unica soluzione oppure a step. Questo dipenderà solo dal costo dell’opera e dalla sua sostenibilità per le casse comunali o della Stu. Come cambierà la città? Il numero dei posti auto rimarrà invariato? All’interno della circonvallazione interna ci sono circa 5600 posti auto. Rimangono fuori da questo computo le aree Pip1, Pip2, parcheggio Pala Facchetti, area cimiteriale e della piscina (collegate con bus navetta al centro città). La stessa chiusura di piazza Setti, con la perdita temporanea di 130 posti, non ha causato tutto il disagio paventato da qualcuno. Le attività commerciali che hanno patito un calo, lo
hanno subito a causa della crisi, non per l’assenza dei parcheggi. Va tenuto presente che proprio in periodo difficile si fanno gli investimenti pubblici e a Treviglio sono stati impegnati oltre 40 milioni di euro tra risorse dirette ed indirette. Tutto questo ha predisposto la città al rilancio nel momento della ripresa economica, facendo sì
che oggi sia giudicata positivamente da chi viene da fuori. La grande sfida per il futuro sarà quella di capitalizzare il valore delle infrastrutture presenti sul territorio.
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I.P.
La società Luropas di Calvenzano, leader nel settore ortopedico sanitario, ha compiuto quarant’anni
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n un clima di grande cordialità e condivisione, la società Luropas del dottor Molinari & C. S.r.l. fondata nel 1977 ha festeggiato i primi quarant’anni di attività nella storica ed elegante cornice del Palazzo Colleoni di Cortenuova, alla presenza del dottor Eddo Natale Molinari, fondatore e Presidente della società, insieme ai suoi figli Luca e Roberto con cui amministra l’azien-
da, della figlia Patrizia, del personale, della rete vendita e dei loro familiari. Nel corso della serata, sono stati ripercorsi i passaggi più salienti della storia dell’azienda che ha iniziato la propria attività in un piccolo locale a Treviglio, per poi trasferirsi a Calvenzano dove oggi occupa un’ampia area produttiva. Momenti particolarmente emozionanti sono stati quelli nei quali è stato consegnato ad ogni dipendente e collaboratore un ricordo della giornata. Oggi la società Luropas è presente sul mercato sanitario ortopedico con i propri marchi, tra cui il principale è Scudotex che caratterizza la produzione e la commercializzazione delle calze elastiche, dei corsetti ortopedici, delle cinture post operatorie e di tanti altri prodotti specializzati per il benessere e la protezione del corpo.
29 settembre 2017, quarantesimo anniversario della fondazione della Luropas presso Palazzo Colleoni. A sinistra: il personale femminile consegna al Presidente, dottor Eddo Natale Molinari, una pergamena quale riconoscimento per il lavoro svolto a favore dell’azienda e del personale. Sotto: foto di gruppo. Sotto, a destra: consegna a tutto il personale di un ricordo per i quarant’anni di attività
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ph Appiani
Spaccio aziendale Luropas in via Vivaldi 4 a Calvenzano
I prodotti Scudotex sono presenti nelle migliori sanitarie, ortopedie, farmacie e parafarmacie di tutto il territorio nazionale. La società Luropas non solo è leader sul mercato italiano, ma è anche presente con i propri marchi in oltre 40 Paesi nel mondo promuovendo ovunque il Made in Italy. La capillarità della presenza in tutta Italia e all’estero, però, non ha fatto perdere il legame con l’area che ha visto i natali e lo sviluppo dell’impresa. Presso lo spaccio aziendale di Calvenzano in via Vivaldi 4, infatti, è possibile acquistare direttamente i prodotti nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 08.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.45. (D.L.)
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TESTATINA-OCCHIELLO? SERVIZIO SPECIALE
VELOCITÀ, ALCOOL E DROGHE: ECCO I KILLER DELLE NOSTRE STRADE intero servizio a cura di Cristina Signorelli
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uardare una fotografia delle strade di Treviglio di trenta o quaranta anni fa e paragonarla alla situazione di oggi conferma ciò che tutti intuiamo: allora le strade erano prevalentemente dei pedoni e dei ciclisti, oggi le auto la fanno da padroni. Ciò che, invece, non appare evidente è la gravità almeno numerica degli incidenti stradali che avvengono sulle strade locali, come si ricava dai dati forniti dalla Polizia stradale e dai Carabinieri. Oltre ottocento incidenti stradali, quasi mille persone ferite e circa una ventina decedute, ecco quello che è accaduto sulle strade di Treviglio e i paesi che lo circondano in poco meno di quattro anni. Un dato davveIncidenti Numero Feriti Morti
2013 195 218 6
2014 165 164 5
2015 164 191 3
2016 193 242 7
2017 113 121 2
Incidenti Treviglio Altri *
2013 55 140
2014 46 119
2015 48 116
2016 49 144
2017 28 85
Vittime Treviglio Altri *
2013 58 166
2014 45 124
2015 60 134
2016 60 189
2017 32 91
* Altri: Caravaggio, Arcene,Brignano, Calvenzano, Casirate, Canonica d’Adda, Ciserano, Fara d’Adda, Fornovo San Giovanni, Misano Gera d’Adda, Mozzanica, Romano di Lombardia, Pontirolo Nuovo ** 2017 dati compresi fino ad agosto
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ro inquietante vista la modesta estensione dell’area considerata, che comprende oltre a Treviglio, Arcene, Brignano Gera d’Adda, Calvenzano, Canonica d’Adda, Caravaggio, Casirate d’Adda, Ciserano, Fara d’Adda, Fornovo, Misano Gera d’Adda, Mozzanica, Pontirolo, Romano di Lombardia. Il primo dato che emerge è che dal 2013 a oggi (i dati relativi al 2017 comprendono i primi mesi dell’anno) nulla è cambiato in termini numerici, quasi duecento incidenti all’anno. Un fatto indubbiamente negativo e in controtendenza con l’andamento nazionale registrato in questi anni. Nel 2010 anche la Commissione Europea è intervenuta sul tema della sicurezza stradale ed ha avviato un programma decennale (Memo/10/343), nel quale è stato fissato l’obiettivo di ridurre del 50% le vittime degli incidenti stradali entro il 2020, adottando misure per migliorare la sicurezza dei veicoli e l’utilizzo delle nuove tecnologie. Nella Bassa non solo il numero degli incidenti non è diminuito, ma addirittura sono aumentate le vittime stradali. Tra le molte possibili cause di rischio sulle strade vi sono la sicurezza degli automezzi, il comportamento umano (guidatori, pedoni, ecc) e la rete stradale.
La rete stradale Le infrastrutture stradali devono essere predisposte a sopportare l’aumento del traffico e delle maggiori prestazioni tecnologiche dei veicoli. La creazione di una rete stradale efficiente e mantenuta in buono stato e gli adeguamenti delle strade esistenti agli standard europei – come
TESTATINA-OCCHIELLO?
Come è punito l’omicidio stradale? L’ANNO SCORSO è stato introdotto nel codice penale, con l’articolo 589bis, il reato di omicidio stradale. Era ormai da molti anni che le associazioni dei parenti delle vittime della strada insieme a molte istituzioni e comuni cittadini, chiedevano che si introducessero nell’ordinamento norme più severe a regolare i casi di incidenti stradali. La legge numero 41 del 23 marzo 2016 regola l’omicidio stradale su tre varianti. Quando la morte è stata causata violando il codice della strada, la pena è da 2 a 7 anni (come era già precedentemente previsto), invece la sanzione penale è aumentata sensibilmente negli altri casi. Infatti, le nuove norme prevedono da 8 a 12 anni di carcere per chi uccide una persona guidando in stato di ebbrezza grave, con un tasso alcolemico oltre 1,5 grammi per litro o sotto effetto di droghe. L’omicida il cui tasso alcolemico superi 0,8 g/l oppure abbia causato l’incidente per condotte di particolare pericolosità (eccesso di velocità, guida contromano, infrazioni ai semafori, sorpassi e inversioni a rischio) verrà punito con la reclusione da 5 a 10 anni. Se a morire fosse più di una persona, la pena aumenterebbe e il colpevole rischierebbe fino a 18 anni di carcere. In caso di lesioni gravi le pene aumentano se chi guida è ubriaco o drogato: da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7 per quelle gravissime. Inoltre se il conducente fugge dopo l’incidente scatta l’aumento di pena da un terzo a due terzi, e la pena non potrà comunque essere inferiore a 5 anni per l’omicidio e a 3 anni per le lesioni. Se nell’incidente muoiono o sono colpite da lesioni gravi più persone oppure se il colpevole è alla guida senza patente o senza assicurazione sono previste delle aggravanti. La pena è invece diminuita fino alla metà quando l’incidente è avvenuto anche
per colpa della vittima. Nel caso di condanna o patteggiamento (anche con la condizionale) per omicidio o lesioni stradali viene automaticamente revocata la patente, che potrà essere nuovamente conseguita non prima di 15 anni nel caso di omicidio, e di 5 anni per lesioni. L’ipotesi più grave di omicidio stradale e di lesioni si applica ai camionisti e agli autisti di autobus anche in presenza di un tasso alcolemico sopra gli 0,8 g/l. La legge 41/2016 prevede il raddoppio dei termini di prescrizione, rispetto al passato, e l’arresto obbligatorio in flagranza di reato quando i colpevoli sono ubriachi o drogati. La nuova legge rafforza la possibilità di fare perizie anche coattive, infatti prevede che il giudice possa ordinare anche d’ufficio il prelievo di campioni biologici per determinare il Dna. (C.S.)
ci si accinge a fare per la rotonda sulla Rivoltana – sono fattori ineludibili per raggiungere l’ambizioso obiettivo. Un caso, quello della Rivoltana, che costituisce un esempio virtuoso dell’operato delle amministrazioni locali: i Comuni di Calvenzano e di Vailate, accertata la pericolosità della rotatoria all’incrocio tra la Sp136 e la Sp185, hanno ottenuto dalla Provincia l’erogazione di circa 380.000 euro per l’intervento di adeguamento. A proposito di pubbliche amministrazioni, queste avrebbero l’obbligo secondo articolo 208 del codice della strada di reinvestire almeno il 50% degli introiti derivanti dalle contravvenzioni nella sicurezza delle strade. Ma gli ambiti di possibile intervento sono così ampi – dalla segnaletica all’ammodernamento e manutenzione delle strade, agli interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti deboli, ai corsi didattici finalizzati all’educazione stradale fino alle assunzioni di collaboratori stagionali – che è davvero difficile avere riscontro che tutti gli enti (Comuni, Provincie e Regioni) applichino correttamente la norma.
l’effetto dell’alcol o di droghe. È di questi ultimi mesi l’intensificarsi sulle strade della Bassa dei controlli effettuati dai Carabinieri per contrastare il fenomeno della guida in stato di ebbrezza. Diverse le patenti ritirate, decine di punti decurtati, sequestrate delle auto e ovviamente denunciati i guidatori, per la maggior parte over 50. Come accade in molti paesi europei, i giovani sono sempre più responsabili – complice una più rigida regolamentazione, vedi articolo a lato – e spesso si organizzano cosi che il guidatore di turno sia sobrio. Rivolta ai più giovani, ma non solo a loro, è l’iniziativa del Comune di Calvenzano che ha proposto un corso di guida sicura, Organizzato in collaborazione con la Concessionaria Quadri di Caravaggio si sviluppa su due giorni: un incontro serale di teoria e una giornata dedicata alla pratica, in cui si sperimentano le situazioni di rischio e come affrontarle in sicurezza per sé e per gli altri. Un aiuto in più per tanti ragazzi freschi di patente.
Quali incidenti?
Nel corso del triennio 2013-2015 i dati dimostrano coerenza: Treviglio assorbe stabilmente circa il 30% sia degli incidenti stradali che del numero delle vittime. Considerata l’estensione della rete stradale trevigliese, prevalentemente cittadina rispetto a quella di collegamento con i paesi limitrofi, si potrebbe supporre che la maggior parte di questi incidenti si generino nei normali flussi di traffico. Una buona base di partenza per impegnarsi ad analizzare e ridurre le cause e i motivi che, oltre ad un alto costo sociale, producono spesso un altissimo costo affettivo.
I dati a nostra disposizione evidenziano che la maggior parte degli incidenti avvenuti nel triennio 2013-2015 (circa il 70%) è avvenuta nei giorni lavorativi, nella fascia oraria dalle 7 alle 19, e solo una piccola parte di essi si è verificata durante il weekend (circa il 30%). Quindi negligenza, distrazione o disattenzione che inducono a non rispettare segnaletica, precedenze e incroci. Gli incidenti più pericolosi sono causati dagli eccessi di velocità e la guida sotto
…e Treviglio
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TESTATINA-OCCHIELLO? SERVIZIO SPECIALE
“È stata quella maledetta buca a uccidere mio figlio Simone” Parla Gianfranco Scotti, il papà del giovane che un anno e mezzo fa ha perso la vita in sella alla sua nuova moto Ducati
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l 24 aprile 2016, una tranquilla domenica mattina, Simone Scotti era nell’officina del padre, presso la quale lavorava ormai da tempo, quando è stato raggiunto dagli amici che gli hanno proposto di andare insieme a fare colazione. Simone non ci ha pensato due volte, ha inforcato la sua nuova moto, una Ducati, e insieme agli amici si è immesso sulla strada, la via Brignano, dove ha fatto la sua ultima corsa. Non esiste un modo giusto o sbagliato di reagire alla morte di un figlio, tanto più se questa morte colpisce un giovane che dopo poco giorni avrebbe compiuto vent’anni. Gianfranco Scotti, il papà di Simone, prova rabbia, tanta rabbia, e un po’ di amarezza: «è passato un anno e mezzo da quella maledetta mattina in cui la mia compagna mi ha chiamato per informarmi che Simone aveva fatto un incidente. La prima reazione è stata di arrabbiarmi con lui. Ancora non sapevo cosa era successo esattamente e che non avrei più potuto abbracciare mio figlio. Quando ho chiesto in quale ospedale fosse stato ricoverato, un
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amico poliziotto mi ha detto che era morto. Cosa provo io oggi? Rabbia, rabbia, rabbia. Sono arrabbiato perché Simone è morto per una maledetta buca.
Lui andava veloce ma ha perso il controllo della moto a causa delle pessime condizioni della via Brignano. Erano anni che i comitati cittadini chiedevano all’Amministrazione comunale di provvedere a riasfaltare quel pezzo di strada. Niente, mai niente. Solo dopo la morte di mio figlio la Provincia è intervenuta aggiustando la parte di sua competenza, ma ad oggi il Comune di Treviglio non ha ancora completato i lavori che gli spettano». La via Brignano è un lungo rettilineo che collega Treviglio a Brignano con limite di velocità da strada urbana, 50 chilometri all’ora. Gli accertamenti fatti sul luogo dell’incidente hanno dimostrato che Simone andava veloce, ben al di sopra dei limiti imposti, come ammette lo stesso Gianfranco: «Mio figlio amava la velocità e, come mi ha detto lo stesso amico che viaggiava con lui, anche quel giorno andava veloce. Io non nego questo fatto, come non nego il fatto che stesse guidando una moto che fino al 3 maggio, giorno del suo ventesimo compleanno, non avrebbe potuto usare se non depotenziata, ma vorrei che il sin-
TESTATINA-OCCHIELLO?
La prevenzione inizia soprattutto nelle scuole Intervista a Fabio Barzocchini, Comandante del Distaccamento di Polizia Stradale di Treviglio
daco ammettesse una corresponsabilità del Comune rispetto alle terribili condizioni della strada. È una strada provinciale alla quale è stato imposto un limite di velocità più basso di quanto previsto normalmente proprio per le pessime condizioni nelle quali è stata mantenuta. Un sacco di rappezzi e avvallamenti che si sono formati nel tempo. Simone è caduto a causa di una buca profonda diversi centimetri, che tagliava per intero la carreggiata, ed è scivolato per oltre tenta metri andando a schiantarsi contro il guardrail. Ho allevato da solo mio figlio, dato che la madre se ne è andata quando lui aveva due anni. È cresciuto praticamente nella mia carrozzeria dove ha coltivato la passione per i motori, in particolare per le moto. Ha iniziato a 12 anni a correre in pista, era un motociclista esperto che non avrebbe dovuto morire sull’asfalto una settimana prima di compiere vent’anni». (C.S.)
DA OLTRE 50 ANNI (iniziò l’attività il 19 novembre 1959) ha sede a Treviglio il distaccamento di Polizia stradale, il settore della Polizia di Stato che si occupa principalmente del controllo stradale e della regolazione della mobilità su strada. L’ispettore capo Fabio Barzocchini, giunto a Treviglio nel 1989 come agente, ha assunto il comando nel 2007 dopo aver trascorso molti anni in qualità di vicecomandante. Comandante ci racconta che tipo di attività svolge il distaccamento? I nostri compiti principali sono di vigilanza e controllo. Ciò consiste nel prevenire i reati di circolazione, accertare le violazioni che vengono compiute in materia e rilevare gli incidenti stradali. Per quel che concerne il controllo ci muoviamo in diverse direzioni. Effettuiamo verifiche di idoneità e conformità sia sui mezzi che sui conducenti. Recentemente è stato siglato un protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero dell’Interno che prevede un nostro controllo puntuale degli autobus adibiti al trasporto degli studenti per le gite scolastiche. Prima che inizino il viaggio controlliamo lo stato del mezzo e le condizioni psicofisiche del conducente. Entro quali confini vi muovete? Siamo l’unico distaccamento della provincia bergamasca. Ciò significa che insieme alla sezione di Bergamo – a Seriate c’è una sottosezione ma solo autostradale – copriamo di necessità tutto il territorio. Normalmente pattugliamo fin dopo Calcio, raggiungendo il bresciano e fino a Bellinzago Lombardo nel milanese. Abbiamo giornalmente una o due pattuglie per turno attive in queste zone. Siete anche impegnati nel campo della prevenzione. In che modo operate? È molto importante che i ragazzi siano educati al codice della strada. Ogni anno organizziamo diversi incontri nelle scuole per sensibilizzare i giovani ai rischi che comportamenti negligenti, pericolosi ma talvolta anche solo distratti possono provocare. Con l’ausilio di diversi strumenti tra cui i filmati partiamo dalle emozioni per indurli a riflettere sulle conseguenze che certi atteggiamenti comportano. In cosa consiste il progetto denominato “Notti in sicurezza”? È rivolto ai giovani per ridurre e, si spera, eliminare le stragi del sabato sera. Bisogna diffondere la cultura della sicurezza, questo progetto spinge i giovani a organizzarsi per delegare alla guida solo chi tra loro non ha assunto droghe o alcol nel corso della serata. Ma se invece capita l’incidente? Noi ci occupiamo di tutto. Dai rilievi alla messa in sicurezza dell’area, al trattamento delle vittime agli eventuali incidenti probatori. Siamo preparati anche al più ingrato dei compiti: informare e aiutare psicologicamente i familiari, straziati dal dolore. (C.S.)
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I.P.
System Srl di Chiesa: “tecnologia con valori” da oltre cinquant’anni
A
la scomparsa di Gian Franco, avviene il passaggio di testimone alla figlia Federica Chiesa, che già da venticinque anni lavorava al suo fianco: «Ringrazio i miei genitori – afferma – perché tutto quello che so fare l’ho imparato grazie alla gavetta in azienda. Fin da subito sono stata trattata al pari degli altri e, proprio grazie a questo, ho appreso tutte le dinamiche che compongono il nostro lavoro, in ogni sua sfaccettatura. Ma ciò che più mi hanno trasmesso è un’eredità di valori che non hanno mai abbandonato il nostro modo di operare e che ci hanno ripagato nel corso degli anni: onestà, professionalità e interesse reale nei confronti del cliente. Questi sono principi sani, saldi e antichi che sono il nostro faro». Un servizio a 360° e cucito su misura quello che System Srl fornisce nel settore dell’Information Technology, garantendo qualità a tutto il mondo dell’ufficio e del retail: dalla fornitura di cancelleria e materiali di consumo ai PC, dai server ai multifunzione in rete, dall’arredamento alle soluzioni per negozi, bar, ristoranti (registratori
ph Appiani
Treviglio, in Viale Cesare Battisti 29 A, si trova la sede di un’azienda che, dalla sua nascita nel 1973 ad oggi, ha saputo rispondere in termini di innovazione al mutare del tempo, mantenendo però sempre saldi i principi fondanti trasmessi di generazione in generazione. La storia di System Srl risale agli anni ‘70, quando il piemontese Gian Franco Chiesa, a bordo della sua Lambretta, faceva la spola da Alessandria a Treviglio per lavorare nell’allora Concessionaria Olivetti in qualità di tecnico. Dopo il matrimonio con Franca Capriolo e il trasferimento nella nostra città, fu promosso a capo tecnico e scelto come successore per il mandato di Concessionaria, aprendo a Caravaggio il primo punto vendita – che divenne il riferimento per tutte le aziende della zona per la fornitura e l’assistenza di macchine per scrivere e le calcolatrici meccaniche, arredamento per l’ufficio e le prime macchine elettrocontabili – e successivamente l’attuale sede di Treviglio, area su cui si è focalizzata l’attività aziendale. Nel 2009, anno del-
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di cassa e sistemi gestionali ad hoc). I servizi offerti non si limitano alla vendita alle aziende e al dettaglio presso il proprio showroom, ma si estendono anche all’assistenza hardware e software fornita sia presso i clienti che nel proprio laboratorio, grazie ad un team di sistemisti e tecnici specializzati sempre in aggiornamento. La professionalità di System Srl si riconosce anche nell’ampio portfolio di marchi di alto livello che distribuisce (Olivetti, RCH, Xerox, HP, Acer, Samsung, Toshiba e tutte le migliori marche dell’I.T.), oltre che nell’ottenimento della Certificazione ISO 9001 per l’erogazione di servizi di verificazione periodica dei misuratori fiscali: «Questa certificazione – spiega Federica – è un elemento che contraddistingue la serietà delle aziende. Per poter operare sui registratori di cassa, infatti, è necessario possedere questo certificato; purtroppo molte realtà non seguono questa procedura e mettono i clienti a rischio di sanzioni fiscali che ricadono proprio su di loro». Non è solo nel lavoro di Federica Chiesa, un’imprenditrice col cuore, che si riscontrano i principi che le sono stati trasmessi dall’esempio dei genitori, ma anche negli impegni solidali che la vedono alla presidenza del Lions Club Treviglio Fulcheria dal 2017 e come volontaria presso la comunità A.G.A. (Associazione Genitori Antidroga) di Pontirolo. Un’eredità di valori «che ho consegnato a mia figlia Alice, che è tesoriere del Leo Club, e che – conclude – sono certa applicherà, nel futuro lavoro di avvocato e soprattutto nella vita, quel prezioso dono di onestà e serietà che mio padre e mia madre ci hanno veicolato». Daria Locatelli
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Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda
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ALBUM DI OTTOBRE
Il grande cuore di Treviglio Enorme successo per la giornata dedicata interamente al volontariato che si è svolta sabato 7 ottobre. Un evento promosso dall’assessorato ai Servizi alla Persona, in collaborazione con Prevenzione Giovani Servizio a cura di Alessandra Portesani
“N
on possiamo sempre fare grandi cose nella vita, ma possiamo fare piccole cose con grande amore”. Sono parole di Madre Teresa di Calcutta ed è proprio questa la filosofia che ha animato la giornata dedicata interamente al volontariato che si è svolta sabato 7 ottobre. Un evento promosso dall’assessorato ai Servizi alla persona del comune di Treviglio, in collaborazione con il servizio di Prevenzione Giovani. La giornata si è aperta con un incontro pubblico, moderato da Nadia Bornaghi al teatro Tnt, che ha visto la partecipazione dell’atleta paraolimpico Oney Tapia, vincitore dell’edizione 2017 del di un noto programma televisivo. Nel pomeriggio tutti in piazza Garibaldi: ben 35 associazioni a carattere socio-assistenziale si sono date appuntamento con i loro stand per illustrare alla cittadinanza progetti e mission.
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Dal teatro alla piazza a spiegare la solidarietà È stato un evento speciale, una giornata improntata sull’importanza del volontario e, soprattutto, sul privilegio di diventare protagonisti attivi all’interno della propria comunità. Un turbinio di emozioni iniziato con la testimonianza dell’atleta paraolimpico italo-cubano, Oney Tapia, il quale ha coinvolto il pubblico presente, associazioni ma anche moltissimi studenti, regalando loro una fra le più grandi lezioni di vita, quella di non arrendersi di fronte alle difficoltà. Lui, ipovedente a seguito di un incidente, non ha infatti mai smesso di lottare e di portare la propria testimonianza di uomo di sport con disabilità fino a raggiungere anche traguardi insperati come
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la medaglia d’oro in un noto programma di Rai1, “Ballando con le Stelle”. Al tavolo dei relatori non è mancata la Giunta: il primo cittadino di Treviglio Juri Imeri ha sottolineato l’importanza dell’associazionismo trevigliese. “L’opera del volontario giova a chi la riceve, ma arricchisce anche chi la svolge, perché è moralmente appagante ed è un valore aggiunto per la nostra società”, ha precisato. Al termine della mattinata sono stati consegnati gli attestati di riconoscimento a tre associazioni attive nella zona: Trasporto solidale (10° anniversario), Associazione aeronautica (55° anniversario) e Amici dei Pompieri (10° anniversario). Dal teatro alla piazza: i volontari di 35 associazioni hanno poi dato appuntamento ai trevigliesi per raccontare loro quanto grande sia il cuore di chi offre il propri tempo per aiutare gli altri.
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ALBUM DI OTTOBRE
Tutto esaurito al Palafacchetti per il maxi concerto mandopop Ben 2.500 fan dagli occhi a mandorla si sono dati appuntamento a Treviglio per ascoltare la star cinese Zhang Jie, nella prima tappa europea del suo tour di respiro mondiale di Rosanna Scardi
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er gli occidentali è l’equivalente orientale dell’americano Justin Bieber. Per i suoi fan, un moderno Bruce Lee che a colpi di melodie pop cerca di sfondare la barriera linguistica nel Vecchio Continente. Ben 2.500 fan dagli occhi a mandorla provenienti in pullman da Milano, Prato e altre province italiane e altri in volo dall’estero, si sono ritrovati domenica primo ottobre al Palafacchetti di Treviglio per il concerto della pop star cinese Zhang Jie, nella prima tappa europea del suo tour mondiale. Presente qualche curioso, il sindaco Juri Imeri con parte della giunta e altri politici bergamaschi.
Sopra il cantante Zhang Jie durante la sua esibizione. Sotto invece, in prima fila, un ospite d’eccezione: Al Bano
“Il mio sogno qui in Italia? Aprire una cantina di vini” L’idolo del mandopop Zhang Jie è nato nel 1982 a Chengdu, nel Sichuan. Oggi vive a Shanghai con la moglie Xie Na, famosa conduttrice tv. Insieme formano una coppia d’oro, seguita da 140 milioni di fan. Lui ha pubblicato dodici album, nel 2010 ha vinto il titolo di Best Asian Artist ed è stato il primo cinese a vincere il premio internazionale agli American Music Awards. Lo scorso gennaio ha visitato Bergamo. «Mi sono rimasti nel cuore piazza Vecchia, così ricca di storia, e il calore della gente e non potrò dimenticare il buon cibo», ammette. Il suo più grande successo si chiama “Ni-zhan”, ovvero “Combattere i nemici”. «Cerco di invitare alla positività, al non farsi sopraffare dalle difficoltà – spiega –. Per questo ho voluto che il concerto trevigliese fosse una festa, un modo per sentirsi uniti e far sentire a casa tanti miei connazionali che sono in Italia per studio o lavoro». Le origini dell’artista sono umili: il padre, oggi pensionato, è stato a lungo disoccupato e ha poi trovato impiego come agente di sicurezza in una fabbrica. La madre lavorava come commessa in un centro commerciale. «Il valore più grande per me è la famiglia – conferma svelando che presto diventerà papà –. Il sogno è aprire una cantina di vini in Italia». (R.S.)
In prima fila, un ospite d’eccezione, Al Bano, con l’immancabile cappello bianco dalla banda nera. A fare da ponte è Mario Chen, presidente dell’agenzia Hy Communication che promuove la cultura cinese e ha organizzato altri eventi significativi, manager del cantante pugliese in Asia che lo aiuta a esportare il suo vino. Dopo i pezzi in mandarino tra luci e scenografie d’effetto, il duetto che nessuno si aspettava. Zhang ha intonato alcune strofe di “Felicità”, è sceso dal palco e si è diretto ad abbracciare Carrisi che, dopo uno scambio di complimenti, ha intonato la sua più celebre canzone accompagnato proprio dal collega cinese.
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Ovest, un quartiere vivo Una zona sempre più centrale e fruibile per i suoi abitanti. Addirittura, pochi giorni fa, c’è stato il taglio del nastro del collegamento alla città dato dalla nuova bretella
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bambina del quartiere e, ovviamente, da un alpino ed officiata da padre Eugenio Minori. Avevamo già avuto modo di parlare delle iniziative del Comitato di Quartiere che, con Angelo Goisis e i numerosi volontari riuniti intorno all’Oratorio San Francesco, silenziosamente e quotidianamente donano linfa a quella parte della città che sarebbe davvero inesatto chiamare periferia. Iniziative, tra l’altro, in supporto di attività sociali che vedono impegnati giovani diversamente abili
nella gestione dell’associazione e cooperativa lavoro Kalica di via Milano: un modo alternativo per mangiare uno dei piatti più amati al mondo facendo del bene, la pizza. Ed ancora il progetto del Poliambulatorio nell’area adiacente l’Oratorio – di cui Tribuna Magazine aveva avuto in esclusiva progetto e dettagli – per nulla sopito e che prosegue grazie al lavoro dei sui promotori: ennesimo segno di una vivacità e di un costante impegno per il territorio e per la comunità.
ph Appiani
n quartiere vivo, sempre più centrale e fruibile per i suoi abitanti. Parliamo dell’Ovest, da pochi giorni interessato dal collegamento alla città dato dalla nuova bretella, tanto quanto le molteplici iniziative che in esso vengono costantemente promosse. Dopo i festeggiamenti per il patrono San Francesco (con celebrazioni religiose protrattesi per un intero fine settimana ed un incontro di calcio solidale che aveva visto di fronte alcuni ragazzi dell’associazione Kalica, i genitori ed i bambini dell’oratorio) e le nuove infrastrutture portate a compimento, dopo soli 14 giorni, era giunto il momento di guardare oltre. L’inaugurazione di via Nikolajevka (la storica battaglia del 1943 che vide impegnate le Forze Armate, in particolare gli alpini, sul fronte russo) ha avuto luogo lo scorso 22 ottobre alla presenza delle autorità locali, civili e religiose. L’associazione dello stesso Corpo militare impegnato sul fronte, infatti, ha presenziato alla consegna della nuova arteria adiacente la via Peschiera: una cerimonia semplice ma significativa, con il taglio del nastro da parte di una
di Ivan Scelsa
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LE RICETTE DI ERIKA RESMINI
Pasta per pizzoccheri Ingredienti per 6 persone: • 400 gr farina di grano saraceno • 200 gr farina • sale • acqua q.b.
Pizzoccheri Ingredienti per 6 persone: • 600 gr di pasta • 4 patate • 500 gr spinaci freschi • 200 gr fontina • 200 gr casera • 50 gr burro • 3 spicchi d’aglio • 2 foglie di salvia
Bicchieri di fiocchi d’avena, ricotta e melograno Ingredienti per 4 persone: • 2 melograne • 200 gr di ricotta • 50 gr zucchero a velo • 400 gr fiocchi d’avena con scaglie di cioccolato
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PRODOTTI DISPONIBILI PRESSO CFL
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nire le due farine ed il sale, aggiungere a poco a poco l’acqua, impastare fino ad ottenere un panetto liscio ed omogeneo. Suddividere l’impasto ed iniziare a tirare la sfoglia ad uno spessore di 2 mm. Ottenuta la sfoglia tagliare dei piccoli rettangoli. Ed ecco pronta la pasta per i pizzoccheri.
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ulire e lavare gli spinaci poi saltare in padella con uno spicchio d’aglio. Nel frattempo bollire le patate tagliate a tocchetti. Portare ad ebollizione acqua salata, in un tegame sciogliene il burro con la salvia e l’aglio. Preparare i formaggi tagliati a dadini. Lessare la pasta per 2 minuti (essendo fresca necessita di poca cottura) scolare, rimettere nella pentola e unire spinaci patate e formaggio versare infine il burro e mantecare. Un primo piatto succulento adatto alla stagione in arrivo. Buon appetito!
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etacciare la ricotta con lo zucchero a velo così facendo otterrete un composto cremoso. Nel frattempo sgranate le melograne e preparate il fondo dei bicchieri con i fiocchi d’avena adagiare la crema di ricotta ed infine i chicchi delle melograne. Otterrete un dolce sano dalle sorprendenti consistenze. Buon assaggio e alla prossima con tante sorprese per il menu di Natale.
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TESTATINA-OCCHIELLO?
DA FARE 44 • tribuna magazine • Novembre 2017
SPORT
TESTATINA-OCCHIELLO?
DA FARE ph Appiani
Dal ring del pugilato ai campi da calcio: tra passione, professionismo e solidarietà
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SPORT - SOLIDARIETÀ
In campo per donare speranza La nazionale di calcio trapiantati ha battuto quella dei politici per 3 a 1. La partita è stata disputata domenica 8 ottobre allo stadio comunale di Caravaggio di Rosanna Scardi
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a nazionale di calcio trapiantati ha battuto quella dei politici 3 a 1. La partita “In campo per la donazione” è stata disputata domenica 8 ottobre allo stadio comunale di Caravaggio. Da una parte in divisa verde erano schierati i sindaci, oltre al padrone di casa Claudio Bolandrini, Juri Imeri di Treviglio, Dimitri Bugini di Lurano, Giuseppe Foresti di Arcene, Raffaele Moriggi di Pagazzano, consiglieri e assessori di maggioranza e mino-
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ranza sia comunali sia regionali, tra i quali l’assessore al Welfare Giulio Gallera e i consiglieri Lara Magoni, unica giocatrice, e Marco Tizzoni. Dall’altra gli avversari in maglia bianca e pantaloncini blu. L’evento è stato anticipato da un triangolare di calcio di Pulcini che ha visto trionfare Calvenzano. Il pubblico si è divertito, esultando quando a segnare il primo goal è stato il loro amministratore. Il primo tempo è finito 1 a 0, mentre nel secondo i trapiantati
hanno ribaltato il match a loro favore. Ma conta poco il risultato, piuttosto il messaggio: sensibilizzare sull’importanza della donazione di organi come strumento per salvare vite umane, nonché atto di grande generosità. L’iniziativa, presentata dalle voci di Rtl 102.5 Nicoletta De Ponti e Angelo Baiguini, è stata promossa dall’Asst Bergamo ovest. A colorire la cronaca della partita sono intervenuti anche lo speaker radiofonico Giuseppe Morelli e l’assessore regionale all’Ambiente
A sinistra la “formazione” delle fasce tricolore, gli amministratori che hanno partecipato all’evento. Sotto e a destra tutte le squadre, anche quelle dei più piccini, che hanno dato vita alla manifestazione di solidarietà.
Claudia Terzi. Il direttore generale Elisabetta Fabbrini, che è anche scesa in campo per qualche minuto, ha sottolineato come “il donare sia un gesto d’amore verso quei pazienti che vivono aggrappati alla speranza di ricevere questo aiuto”. La tendenza in Italia è positiva con un aumento nei primi mesi dell’anno tra il 10 e 15 per cento. In questo modo, la lista d’attesa per un trapianto nel 2017 è diminuita per la prima volta dello 0,5%, attestandosi intorno ai 9.200 cittadini, mentre in oltre due milioni hanno espresso il proprio consenso alla pratica. Nel 2016 i donatori sono stati 2.488 per un totale di 3.417 interventi, di questi 285 da vivente. Nella provincia bergamasca gli “altruisti” ammontano a 20mila, mentre sono 144 i paesi che aderiscono al progetto “Un scelta in Comune”: recandosi all’ufficio anagrafe per rinnovare la propria carta di identità si può far registrare la propria volontà. I casi di rigetto sono sempre più rari e il “dopo” è un ritorno alla vita a tutti gli effetti: a lavorare, viaggiare e fare sport. Chi è in età fertile può avere figli e le giovani donne possono portare a termine una gravidanza. La forma fisica è stata dimostrata dai calciatori della nazionale trapiantati, il cui presidente Katy Russo è intervenuto prima del fischio d’inizio invitando tutti i presenti “a riflettere e a fare una buona scelta consapevole”.
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SPORT - CALCIO
CAMPIONATO 2017/2018 SERIE A
Atalanta-Mozzanica: ora è tutto in famiglia Atlete e giocatori di serie A indosseranno la stessa maglia. Un apparentamento al quale le due società sono arrivate seguendo le linee stilate dalla Figc di Ivan Scelsa
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tretta di mano tra Atalanta Bc e Asd Mozzanica. Se gli spogliatoi restano ben distinti, i giocatori e le atlete di serie A condivideranno la stessa maglia. Un apparentamento al quale le due società sportive sono arrivate seguendo le linee programmatiche stilate dalla Figc, con l’obiettivo di sviluppare il calcio rosa. E proprio sulla base di queste indicazioni, la stagione calcistica si è aperta con la cerimonia nel palazzo della Provincia a Bergamo. Una manifestazione che ha dato il via al sodalizio ufficiale siglato tra Atalanta Bc e Asd Mozzanica. Ilaria Sarsilli, presidente dell’Atalanta-Mozzanica ci ha aiutato a capire questo cambiamento, le logiche dell’ambiente e le difficoltà di uno sport che non può e non deve più essere considerato come minore. Cosa ha comportato la fusione con l’Atalanta? Riuscire ad avere un apparentamento con l’Atalanta per noi è stato un grande traguardo. Con l’arrivo delle società maschili nel nostro campionato finalmente si spera possa
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CAMPIONATO 2017/2018 ESORDIENTI
vedersi un salto di qualità, per portare il “nostro calcio” nel professionismo. Come è visto oggi il calcio femminile? È una realtà che sta crescendo esponenzialmente, ma ci sono ancora tante barriere da abbattere. Mi scontro ancora con genitori che impediscono alle proprie figlie di giocare, oppure società che pensano al proprio tornaconto senza pensare al movimento in generale. Forse se il calcio femminile entrasse nelle scuole o se tutti i club maschili dovessero investire in quelli femminili come stanno facendo Juventus, Atalanta e Fiorentina, solo per citarne alcuni, qualcosa cambierebbe. E magari, le nuove generazioni avrebbero anche meno pregiudizi vedendo bambine che giocano con la maglia di queste grandi squadre. Quali sono le aspettative per il futuro della società? Nuovi progetti? Di anno in anno cerchiamo sempre di aggiungere qualche tassello per cercar di migliorarci. Al giorno d’oggi non è facile realizzare tutto quello che vorremmo fare, ma ce la stiamo mettendo tutta. I progetti sono tanti e per ora alcuni rimangono nel cassetto, altri come l’apparentamento si sono realizzati. Ma chi lo può sapere, magari un giorno... Come va il campionato della prima squadra? Il nostro campionato è appena iniziato, non al meglio purtroppo. Dopo le prime due sconfitte, un paio di settimane di riposo ci hanno aiutato ad affrontare la delicata trasferta di Roma. Serviva ritrovare la concentrazione e la determinazione per tornar a giocare nel migliore dei modi. E le altre categorie? Anche con le giovanili è presto per poter fare un bilancio: le esordienti hanno disputato una sola partita, ma al loro primo anno direi che le prospettive sono buone. Anche le Allieve, che al loro esordio hanno vinto 3-0. La Primavera, invece, ha già disputato tre partite ottenendo buoni risultati.
Com’è il rapporto con i tifosi? Sono unici: ci seguono sempre e soprattutto in casa sono numerosissimi come poche squadre femminili possono vantare. Colgo l’occasione per ringraziarli di cuore.
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SPORT - BOXE
Volano pugni, ma solo sul ring Capitanata dal campione italiano Roberto Castelli, la noble art si pratica alla Geromina
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ph Appiani
altellano tutti insieme, grandi e piccoli, sopra una corda che sembra sparire sotto i loro piedi. Li abbiamo visti anche nei film e ci siamo stupiti della velocità e dell’eleganza cono cui quel filo diventa invisibile, se non fosse per il ticchettio costante che produce. In fondo alla sala, semplice e spartana, campeggia il ring, luogo simbolo della “nobile arte”. Siamo nella palestra di boxe di Treviglio, nata da poco grazie alla caparbietà di un campione che vuole trasmettere questa sua passione alle nuove generazioni. Roberto Castelli, trevigliese, classe 1969, mi mostra con
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di Daniela Invernizzi orgoglio quella che soltanto da quattro mesi è riuscito ad aprire nel seminterrato dell’ex scuola materna della frazione Geromina, «Grazie al sindaco Juri Imeri, ci tengo a dirlo, che ha fatto in modo che questo progetto si realizzasse». Vedo tanti giovani ed infatti Castelli mi conferma di avere già 60 tesserati, numero che comprende ragazzini dagli 8 anni in su, che sognano di salire un giorno su quel ring, fino a uomini over 40 che vengono in palestra per il semplice gusto di allenarsi. E donne. Ben sette ragazze che si allenano, senza un minimo di timore, fra sacchi e guantoni. Corrono, saltellano, tirano, schivano, e poi ginnastica, tanta, e poi ancora il sacco, fatica, sudore, e tanti sorrisi. «C’è un bell’ambiente qui» mi conferma Vito Maglio, l’allenatore responsabile che con altri due ex pugili, Stefano Casirati e Massimo Pala, segue gli iscritti tutti i pomeriggi, dal lunedì al sabato, dalle 17,30 alle 20.30. «L’allenatore è un punto di riferimento importantissimo – mi spiega Roberto Castelli – soprattutto per chi vuole fare agonismo diventa qualcosa di più del semplice preparatore atletico, lo dico per esperienza. Senza la
motivazione che ti può dare un buon allenatore, è tutto molto più difficile. Ecco perché la presenza di Vito, Stefano e Massimo, ogni giorno, è determinante, anche se questo comporta notevole sacrificio e impegno da parte loro». Treviglio ha dunque la sua palestra di boxe; affiliata alla Federazione Pugilistica Italiana, spera di sfornare presto nuovi campioni. Gli allenatori, Roberto compreso, vengono tutti dall’Accademia pugilistica cremasca, che negli anni ha creato molti pugili di successo e per la quale anche la palestra di Treviglio gareggerà nel momento in cui ci saranno nuovi atleti. Non ci sono dubbi su questo, vista la
Roberto Castelli, il campione che amava Lady Oscar AVEVA DODICI ANNI quando ha cominciato ad andare in palestra seguendo l’esempio del fratello Alfio, di quattro anni più grande. Da allora la boxe gli è entrata nel sangue e gli ha dato gioie e dolori, come solo le grandi passioni sanno dare. Campione italiano per ben cinque volte, 80 incontri vinti su 88 disputati, una sfortunata partecipazione alle Olimpiadi di Barcellona del 1992: sono solo i numeri di una vita spesa per il pugilato, che ora per Castelli è passione pura da trasmettere alle nuove generazioni. «È stato Beniamino Guerrini, ex pugile di Treviglio, a darmi lo sprone trentacinque anni fa, portando prima mio fratello Alfio e Stefano Casirati alla palestra di Crema, poi trascinando anche me, che non volevo andare perché in tv davano Lady Oscar» racconta ridendo. Le sue parole furono profetiche: «Roberto, noi andremo in America» disse un giorno al ragazzino. Ed aveva ragione. Con quella frase Guerrini trasmette al giovane Roberto la fiducia, la voglia e l’entusiasmo per farcela. «Questo è uno sport difficile – spiega Castelli – tutti gli sport lo sono, a livello agonistico, però qui ci sono anche i cazzotti, che fanno male. Salire sul ring non è facile. E non si tratta solo di fare a pugni. Questa è una nobile arte perché ha una ferrea disciplina, regole da rispettare, che fanno vincere non chi ha più forza, ma chi usa più forza e intelligenza insieme». Allenarsi in palestra è una cosa, salire sul ring è tutt’altra: Roberto lo capisce benissimo quando, a 14 anni, disputa il suo primo incontro, quasi uno shock: «Mi sono trovato davanti uno sconosciuto, un arbitro, un pubblico. Fisicamente ero pronto, ma psicologicamente no». Da lì lo stop per due anni, durante i quali Roberto si allena duramente, cresce fisicamente arrivando a pesare 75 Kg. dai 46 iniziali e finalmente debutta nei pesi medi nel febbraio dell’86, vincendo il titolo italiano: «Da allora in Italia non mi ha battuto più nessuno» dice, diventando campione italiano per altre quattro volte. Nel ‘92 partecipa alle Olimpiadi di Barcellona, ma viene sconfitto subito dal cubano Angel Espinosa.
caparbietà dei partecipanti e degli allenatori: «D’altra parte – spiega ancora Roberto – i bergamaschi hanno sempre fatto la differenza, modestia a parte. E ora che anche il pugilato femminile è diventato disciplina olimpica… chissà!». Chissà che un giorno una di queste ragazze possa arrivare, come Roberto, fino alle Olimpiadi. Cerco qualche testimonianza, ma sono tutte di poche parole, impegnate come sono nell’allenamento: «Io lo faccio per tenermi in forma –mi dice Bruna, figlia di Vito, l’allenatore -anche perché è stato quasi inevitabile, ci sono nata in mezzo, praticamente mi ci hanno costretta» scherza. Non scherza invece Jaqueline, visino d’angelo acqua e sapone, 13 anni, che punta a salire sul ring: «Mi piacerebbe combattere, un giorno». Non hai paura? «No – risponde convinta – certo, non è cosa da tutte. Bisogna essere un po’ maschiacci». Insomma, c’è chi prende la faccenda molto sul serio. Vito conferma: «Ci si allena per un’ora e mezza, seriamente, ma fino a un certo punto. Prima vengono la scuola, il lavoro e la famiglia. Su questo non transigo, lo dico sempre ai miei ragazzi».
«Ci sono voluti tanti, tantissimi anni per metabolizzare quella sconfitta – commenta l’ex pugile – lui aveva alle spalle 380 incontri e io solo 75, un pochino l’esperienza ha giocato a suo favore. Ma non voglio prendere giustificazioni, ho perso e basta. Lui mi ha battuto per motivi che però esulavano dal combattimento vero e proprio, fu una decisione del giudice che a un certo punto si convinse che non potevo più continuare e ha fermato l’incontro. Mio fratello mi disse che il giudice aveva ragione, ma io non la pensavo così. Per vent’anni siamo rimasti sulle nostre reciproche convinzioni, fino all’anno scorso». Una rivelazione che ha dell’incredibile. «Ho rivisto l’incontro, cosa che non avevo mai fatto. È stata una grandissima emozione, e finalmente mio fratello mi ha dato ragione. Forse avrei potuto continuare l’incontro. Ma va bene così, è andata come è andata, sono fiero di esserci stato. Anche se sono convinto che se avessi battuto il cubano sarei arrivato fino in fondo». Dopo l’esperienza olimpica Roberto diventa ancora campione italiano e nel 1993 passa ai professionisti. Disputa e vince un incontro ma poi, durante un allenamento, si rompe l’osso scafoide destro. Subisce una serie di interventi che lo tengono lontano dal ring per un anno e mezzo. Si rimette completamente, torna a gareggiare, vince un incontro e poi si rompe di nuovo lo scafoide, questa volta il sinistro. Non ha la stessa fortuna avuta con il destro, dopo due interventi con risultati non ottimali, Roberto decide di lasciare. Troppo tempo lontano dal ring. (D.I.)
Il 12 novembre è prevista l’inaugurazione ufficiale della palestra, in una giornata durante la quale ci sarà il consueto taglio del nastro alla presenza del sindaco, qualche esibizione dimostrativa, informazioni sui corsi, un piccolo rinfresco e probabilmente, grazie alle conoscenze di Roberto, anche qualche nome di spicco del mondo del pugilato. La palestra verrà intitolata a due personaggi che sono stati
fondamentali nella carriera di Castelli: il suo allenatore Paolo Scorsetti e il direttore sportivo Gabriele Ginelli, entrambi scomparsi prematuramente qualche anno fa. «Hanno dato tanto a questo sport, cresciuto tanti ragazzi, spendendosi non solo nel loro ruolo, ma anche a livello umano – spiega Roberto – questa intitolazione e questa palestra è il modo migliore per ringraziarli».
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Fine vita, un registro in municipio dove indicare il proprio destino In attesa della legge nazionale arriva la proposta d’istituire, come a Bergamo, un albo trevigliese con le ultime volontà per evitare l’accanimento terapeutico
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cossa da casi cronaca come quello di Eluana Englaro o del suicidio assistito di Dj Fabo, anche l’Italia si sta dotando di una legge sui Dat, le Dichiarazioni anticipate di trattamento, un bio testamento che permetterà a tutti i maggiorenni di lasciar detto quali sono le loro volontà in fatto di cure mediche nel caso si venissero a trovare in una situazione di mancanza di conoscenza permanente. La legge 1142 che porta il titolo ufficiale “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari al fine di evitare l’accanimento terapeutico” è stata approvata il 20 aprile dalla Camera. È un provvedimento che ha fatto molto discutere e ha diviso le forze politiche. Il testo è stato una mediazione: evita l’introduzione dell’eutanasia perché non prevede obblighi per i medici, ma permette comunque al singolo individuo di esprimere la propria volontà in alcune situazioni limite, permettendo di lasciare indicazioni sulla rinuncia all’idratazione, piuttosto che la richiesta di una sedazione profonda per non soffrire. Il provvedimento ora è fermo al Senato e con la Legislazione agli sgoccioli rischia di non ricevere il voto finale. In Italia però esiste già una seconda possibilità ed è quella di creare dei registri comunali di Dat. A settembre lo ha istituito il comune di Bergamo, con una maggioranza bipartisan, nella quale ai voti di centrosinistra si sono uniti alcuni esponenti di punta del centrodestra come l’ex sindaco Franco Tentorio o l’ex senatrice Alessandra Gallone. La discussione ora si sta per aprire anche a Treviglio, grazie alla mozione depositata in Consiglio comunale dalla capogruppo del Pd Laura Rossoni. «Cosa vorrei per me se mi capitasse la sventura di un incidente o di una malattia tale da Laura Rossoni privarmi di volontà cosciente? – spiega la capogruppo – È questa la considerazione che mi ha portato a presentare questa mozione. Non c’è nessuna posizione ideologica, ma solo il desiderio che ognuno possa avere il diritto di decidere per sé il proprio futuro.
Con la dichiarazione anticipata di trattamento posso stabilire come voglio essere curato, quali sono i limiti che voglio porre alle misure in caso d’impossibilità di guarigione oppure in caso in cui sia prossimo il termine vita e orientare così i miei familiari. Si tratta di uno strumento importante per decidere della mia vita e per indicare una persona di fiducia che potrà scegliere al mio posto. Chi si è trovato in questa situazione sa quanto sia difficile prendere delle decisioni e sapere cosa avrebbe voluto la persona malata che però non si può più esprimere. Ho proposto l’istituzione del registro comunale per raccogliere queste dichiarazioni perché penso sia un passo avanti di civiltà e un’opportunità carica di umanità e libertà». Sulla delicata questione, il nostro mensile Tribuna ha raccolto anche l’opinione della deputata bergamasca Pia Locatelli per sapere a che punto è la Legge: «Al Senato si sta tentando di mettere mano al provvedimento – spiega l’onorevole – peggiorando però il testo approvato a Montecitorio che era già frutto di un compromesso. Qualsiasi modifica comporterebbe un nuovo passaggio alla Camera mettendone a rischio l’approvazione entro la fine della legislatura. Alla Camera abbiamo lavorato due anni per avere un testo condiviso. Non è stato un cammino facile e siamo consapevoli che il testo presenta alcune ambiguità. Però consente di dire no o di interrompere le cure che non si vogliono ricevere e pone uno stop all’accanimento terapeutico; prevede la sedazione continua e profonda consentendo una morte dignitosa; introduce la figura del fiduciario a garanzia del rispetto della volontà di chi è diventato incapace; nessun esonero nell’applicazione della legge è previsto per i soggetti privati». Pia Locatelli
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PAROLE IN TESTA
Intercultura: l’emozione dello scambio In un libro, corredato anche da fotografie che ritraggono momenti significativi degli studenti nei vari Paesi ospitanti, compreso il nostro, i dieci anni del centro locale di Treviglio di Daniela Invernizzi
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el 2016 il centro locale di Intercultura Treviglio ha festeggiato i dieci anni della sua nascita con una cerimonia al Tnt di Treviglio durante la quale famiglie, scuole, ragazzi ospitati e amici si sono ritrovati insieme per fare festa e raccontare la loro esperienza. Nei dieci anni trascorsi dalla sua creazione, il centro ha “spedito” in tutto il mondo ben 132 studenti, che hanno raggiunto 32 diversi Paesi. Le loro storie, le loro testimonianze, insieme a quelle del-
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le famiglie e dei volontari sono racchiuse ora in un libro “2006-2016 – dieci anni di Intercultura a Treviglio –. Storie di un’avventura interculturale”, realizzato grazie al contributo della Fondazione Bergamini, che da sempre supporta con borse di studio le finalità di Intercultura, organismo internazionale (Afs) che dal dopoguerra si occupa di permettere lo scambio degli studenti di tutto il mondo. Ogni anno più
di 2.200 studenti delle scuole superiori italiane trascorrono un periodo di studio all’estero e quasi 1.000 ragazzi da tutto il mondo vengono accolti in Italia. Corredato anche da fotografie, che ritraggono momenti significativi degli studenti nei vari Paesi ospitanti, compreso il nostro, il libro commuove per la straordinaria carica di umanità, bellezza e stupore che traspare dalle pagine di chi ha intra-
Storie tristi... per stare meglio! La trevigliese Sara Nissoli ha pubblicato il suo primo libro di racconti, “Mentre volavo via”, edito da Bookabook. Un traguardo importante che rappresenta anche un nuovo modo di fare editoria QUANDO SCRIVEMMO DI SARA NISSOLI, sul numero di aprile 2016 di Tribuna, a proposito di un suo articolo su Treviglio premiato con il Treccani Web (dove vengono selezionati ogni giorno le eccellenze fra i contenuti audio, video, grafici e testuali italiani pubblicati nel web), non avevamo dubbi che nel giro di poco avremmo sentito di nuovo parlare di lei: e infatti eccola qui, con il suo primo libro di racconti, “Mentre volavo via”, edito da Bookabook, un nuovo modo di fare editoria, dove il prodotto viene scelto non solo dagli editori, ma anche e soprattutto dai lettori, che attraverso la fruizione in anteprima di una piccola parte, lo pre-ordinano, diventandone gli editori “morali”. “Quattordici racconti tristi che vi faranno stare meglio”, questo il sottotitolo, sono stati scritti in momenti diversi della vita di Sara, trevigliese doc che oggi vive a Milano, dove lavora come copywriter. Perché dei racconti tristi dovrebbero farci stare meglio? Perché nella loro tristezza lasciano, a mio avviso, sempre una speranza. E poi perché la tristezza è un’emozione che appartiene a tutti, anche se in molti spesso tendono a non mostrare la loro parte più “debole”. È un’emozione importante, che non dovremmo evitare, ma far emergere. Dalla tristezza possono nascere un sacco di cose belle. La provincia, il paese, la realtà nella quale sei nata, compaiono in quasi tutti i racconti; quali sono oggi i tuoi sentimenti nei suoi confronti e quanto ti è di ispirazione? Sono e sarò sempre una provinciale, anche se vivo a Milano da anni. La provincia è una specie di stato mentale e continuerà sicuramente a essermi d’ispirazione. Ho imparato tante cose dal mio paese: a gestire la noia, a stare con gli altri, a voler vedere cosa c’è oltre i confini in cui
preso questa esperienza. Non solo gli studenti, i diretti protagonisti di questo scambio interculturale, che hanno deciso di mettersi in gioco lasciando per periodi più o meno lunghi le certezze confortevoli di casa propria, per andare verso mondi lontani e sconosciuti. Ma anche le famiglie ospitanti, che per puro spirito di avventura e di apertura verso il mondo accettano in casa adolescenti sconosciuti di cui non conoscono nemmeno la lingua.
nasciamo totalmente a caso. In alcuni racconti ritroviamo i tuoi studi classici, perché? Amore, odio, che altro? Il classico è un liceo che ti segna. Impari un sacco di cose che lì per lì non ti sembrano di nessuna importanza. E magari, in effetti, non lo sono, chissà. Sta di fatto che ti rimangono cucite addosso e, in generale, ti fanno sempre fare bella figura. La chiamano forma mentis perché fa più figo. A parte gli scherzi, è una scuola che rifarei per le prossime quindici vite. Nel 2008 hai vinto la Straparola, un importante premio letterario che si tiene ogni due anni a Caravaggio, con uno scritto bellissimo, l’«Abbonamento». Cos’è il racconto per te? Perché molti (italiani, soprattutto) non lo amano? Il racconto è sintesi. È qualcosa che dura poco, ma che può essere molto potente, molto memorabile. Non so perché in molti non li amino, forse li percepiscono come qualcosa di poco compiuto, non hanno tempo di immedesimarsi nella storia, nei personaggi. E comunque ci sono un sacco di cose bellissime che la gente non ama! Io vi consiglio di volergli almeno un pochino bene, ne vale la pena. E nel caso dei racconti di Sara, densi, emozionanti, con personaggi incisivi e mai privi di ironia, ne vale davvero la pena. (D.I.)
I volontari, che con abnegazione e pazienza perseguono, nonostante le tante difficoltà, gli obiettivi “alti” di questa associazione: un mondo più unito e in pace grazie allo scambio delle reciproche culture e alla condivisione delle diversità, vissute come un valore aggiunto e non come un muro invalicabile; la scuola, altro soggetto coinvolto direttamente da questi scambi e che ha saputo dimostrare in più di una occasione di essere all’altezza del-
la situazione, soggetto attivo ospitante in grado di offrire allo studente un percorso formativo e di crescita degno di questo nome. Tutte le loro storie, i ricordi, il bello e il brutto di un’esperienza che ti cambia per sempre sono contenute in questo libro, reperibile all’indirizzo intercultura.treviglio@ live.it o anche sulla pagina Facebook Afs Intercultura Treviglio, a offerta libera, che andrà a finanziare le attività del centro locale Intercultura.
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BRIGNANO GERA D’ADDA
Argilla, fuoco e le mani d’oro di un’artista brignanese Carla Corna, trapiantata a Deruta, ci racconta del suo amore per la ceramica, una passione che si è trasformata in un vero e proprio lavoro: “Avevo un talento artistico e non mi andava la vita da casalinga” di Rosanna Scardi
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na manciata d’argilla e un piccolo fuoco. Tanto basta per forgiare, fin dall’antichità, i manufatti in ceramica che appagano la vista. Carla Corna, brignanese, classe 1952, è una maestra di quest’arte, da trentotto anni trapiantata a Deruta, la patria più nobile della produzione a livello internazionale. E “Terra e fuoco” è anche il nome della sua coloratissima bottega, stracolma di vasi, piatti, ciotole, monili: «Il primo elemento ci rappresenta, siamo noi, il mondo, mentre il calore permette la fusione alchemica», precisa
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l’artista. La sua storia, non priva di difficoltà, ha radici nella campagna bergamasca, a cui resta legatissima. Figlia di contadini, Carla è nata in una delle famiglie più numerose del Nord Italia, composta da tredici fratelli. Come era consuetudine di allora, si lavorava tutti, contribuendo ciascuno a suo modo al sostentamento della famiglia. Ma, fin da ragazza, l’artigiana aveva un temperamento fuori dalle righe. «Ammiravo le tele bellissime di Giacinto Galbiati, volevo creare, mi piaceva dipingere, avevo un talento artistico e non mi andava la vita da
Creatività in testa e beneficenza nel cuore: le opere della Corna in una mostra solidale L’ARTISTA BRIGNANESE CARLA CORNA, che oggi vive e lavora a Deruta, esporrà le sue opere in ceramica nella mostra all’auditorium di San Lino a Lurano a favore delle aziende terremotate dell’Umbria. Si potranno ammirare pezzi unici nella collezione da museo, come vasi da farmacia, piatti e coppe, oggetti della linea dallo stile antico “medievale-moderno”, altri che richiamano il Rinascimento. Accanto all’esposizione, si potranno acquistare, in abbinata, ceramiche e prodotti delle aziende che fanno parte della Cooperativa della Lenticchia di Castelluccio di Norcia e del Consorzio Eccellenze dell’Umbria. Ad esempio, boccali insieme alla birra alla lenticchia, ciotole con pacchetti di pasta o legumi, oltre a confezioni regalo che comprendono biscotti, miele e marmellata. Si potrà contribuire acquistando anche salumi, formaggi, come il famoso pecorino di Norcia, minestre con tanto di ricette e l’immancabile lenticchia di Castelluccio, la più buona al mondo. Apertura: 3-4-5-10-11-12 novembre dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Ingresso gratuito. (R.S.)
casalinga e, pur non essendoci ancora l’avvento del femminismo, ci vedevo troppa resa». I genitori, che non capivano la figlia “diversa”, l’hanno spinta a iscriversi al liceo scientifico. A farle scattare la molla e il coraggio di cambiare direzione è stato un viaggio in India e Nepal, dove Carla ha ripreso in mano il pennello. A Bergamo ha studiato filosofia all’Università, finché è arrivata l’illuminazione. «Ho frequentato un corso di ceramica a Torre Boldone insieme ai disabili, è stata una folgorazione, avevo trovato il mio mestiere, un’arte che fosse anche praticità – ammette –. A 27 anni ho deciso di trasferirmi in Umbria, tutti mi davano della matta, ma io avevo le idee chiarissime». A Deruta, Carla è diventata allieva di Romano Ranieri, grande ceramista, fondatore di una scuola. E ha iniziato la gavetta. «Quegli anni sono stati formativi, a Deruta la ceramica è un culto seguito da tutti fin dal medioevo, dipingere era una mia dote, ma Romano mi ha insegnato la tecnica, a conoscere i materiali, stendere i colori che si trasformano come il nero che diventa verde – aggiunge – e l’amore per quest’arte, la capacità e il dovere di trasmettere i sentimenti. Con un piatto o un vaso entri in una casa, magari di un terremotato, devi portare energia positiva». Gli oggetti sono bellissimi pezzi unici, ma c’è chi li usa quotidianamente. «L’arte non è solo la bellezza, ma anche l’uso dell’oggetto, basti pensare alle ciotole e alle brocche che una volta erano realizzate per i frati francescani, per questo motivo
gli stranieri che acquistano i miei manufatti, li trasformano a loro piacimento», precisa. Il lavoro non è semplice. L’argilla richiede tempi lunghi per l’essiccazione, seguono la cottura in forno a mille gradi, la smaltatura e la pittura e di nuovo l’infornata. Le anfore con la loro curvatura e i manici sono più ostiche, così come alcune decorazioni raffinate che riprendono le opere di Pinturicchio e Perugino. Poi, vista l’esperienza e la bravura, l’artista può creare a mano libera. Oltre a promuovere la ceramica, Carla si dà da fare a favore di tutta la regione collaborando con Sante Coccia, presidente della Cooperativa della Lenticchia a Castelluccio di Norcia e del Consorzio eccellenze dell’Umbria. «Il terremoto – spiega la maestra di ceramiche – ha compromesso le strade che portano alla frazione. I produttori faticano a raggiungere i piani dove ogni anno devono essere seminate e dove, da maggio e luglio, si può assistere al fenomeno della fiorita che colora i piani di blu, rosso, giallo o viola di papaveri, fiordalisi, margherite». Insieme a loro, ha presentato, lo scorso aprile e maggio, a Palazzo Visconti di Brignano, “I maestri della ceramica di Deruta e del legno di Brignano a sostegno delle aziende terremotate umbre”. «È gente coraggiosa, che ha voglia di fare, ma costretta a essere bloccata. Anche noi, a Deruta, pur non avendo subito gli effetti devastanti del sisma, siamo terremotati di rimando. È giusto essere solidali, soprattutto con chi è stato dimenticato dalla politica», conclude.
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CARAVAGGIO
Un grande mondo in miniatura Breve excursus nel modellismo, grazie al gruppo caravaggino “I Fontanili” di Daniela Regonesi
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ph Bellomo
n quintetto di cinquantenni, che si conoscono da oltre vent’anni, ha costituito il gruppo di modellismo “I Fontanili”, con sede a Caravaggio. Ce ne parla Duilio Bellomo, trevigliese residente a Badalasco, che si definisce «modellista, addetto alle pubbliche relazioni e fotografo del gruppo». L’occasione è raccontare, con il giusto orgoglio, il successo del loro plastico ferroviario in stile americano. Chi fa parte de “I Fontanili” e perché avete scelto questo nome? Giuliano Tessaro, di Bergamo, è il presidente che ha radunato il gruppo, composto oltre che da me da Sandro Del Carro, di Cologno al Serio. A noi si aggiungono due persone che arrivano ancora da più lontano: Paolo Finguerra di Settimo Milanese e Massimo Brusatto di Ardesio. Ognuno ha il suo ruolo: chi fa il tecnico, l’elettronico, il decoratore… I fondatori hanno scelto un nome che avesse un richiamo naturalistico alla riserva naturale Fontanile Brancaleone, che si estende su un territorio di circa 100 ettari in località Gavazzolo, all’estremità settentrionale del territorio di Caravaggio, e che costituisce la principale risorgiva comunale. Parlaci del vostro plastico. È un plastico americano anni ’50, lungo 8 metri, nato dall’unione di due moduli. Rappresenta un paesaggio desertico con canyon, un lago, strade, ponti, una stazione e un villaggio. C’è molta cura dei dettagli, inventiva, autocostruzione. La sua prima “uscita” risale al 6 dicembre 2014, quando l’abbiamo portato alla fiera tematica “American Trains” organizzata a Silandro (in Val Venosta, vicino a Merano)
dal locale club di modellismo. La seconda è del 2015, presso lo spazio esposizioni della Cassa Rurale - Bcc di Treviglio, in occasione di Treviglio Vintage; la terza nel maggio scorso a Pozzo d’Adda. Dal 29 settembre al primo ottobre eravamo invece presenti con un nostro stand presso la fiera internazionale “Hobby Model Expo” a Novegro (polo fieristico nei pressi dell’aeroporto di Linate, ndr). Ci eravamo sempre andati come visitatori, per la prima volta siamo stati espositori: una bella soddisfazione! Ora ci hanno richiesto di proporlo a Genova. Il problema è che occorre una settimana solo per prepararne il trasporto… Come è nato? Sono stati necessari tre anni di lavoro, abbiamo faticato a completarlo. Il plastico nasce da disegni e progetti (c’è una vasta gamma di riviste di settore, internet poi è una miniera), dopodiché si comincia con il lavoro di falegnameria, necessario per predisporre l’intelaiatura in legno, e si posiziona la rete metallica; il tutto è poi rivestito di cartapesta e cemento pronto grezzo. Sono tanti poi gli sviluppi: i binari, le inclinazioni, le montagne da scavalcare creando percorsi a spirale, ecc. Si aggiunge quindi l’impianto elettrico e si passa alla pittura e all’inserimento di tutti i dettagli: nel realismo è fondamentale dare l’aspetto “invecchiato”. Nel nostro plastico, realizzato in scala N, pari a 1:160, possono girare fino a cinque convogli, e per quanto riguarda la componente elettrica funziona sia in analogico che digitale (vedi box). Prossimi progetti? Il plastico è finito, ma ancora espandibile. Stiamo pensando di riprenderSopra: particolare del Plastico USA. Il Ponte in Legno sul Canyon. ne uno del ponte sul Po, che è fermo Sotto, da sinistra: Duilio Bellomo; il presidente Giuliano Tessaro e Sandro Del Carro. A destra: il plastico esposto al Hobby Model Expo Novegro. da tempo. In generale, però, vorremmo farci conoscere di più: tanti amano il modellismo ma è una passione “nascosta”, vissuta da soli nella propria cantina. Vorremmo proporre dei laboratori con le scuole, facendo venire in sede i bambini, per invogliarli e avvicinarli a questo hobby. Magari lo faremo a Caravaggio, perché raggiungibile a piedi. La nostra sede è una sorta di esposizione permanente, visitabile in coincidenza di occasioni come i mercatini di Natale, la Notte Bianca, Io Caravaggio, ecc. Viene un sacco di gente.
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TRIBUNA WEB RADIO
Qualche curiosità È UN HOBBY che conquista generazioni di appassionati, il modellismo: il mondo delle riproduzioni in miniatura, con i suoi numerosi filoni (architettura, diorami, fermodellismo, figurinismo, navi, razzimodellismo, veicoli, velivoli), utilizza modelli statici o dinamici – a seconda della presenza o meno di radiocomandi che diano movimento ai mezzi – costruiti con i materiali più disparati. Una passione che è stata confermata anche dall’edizione 2017 di Ting – Treviglio in gioco – dove la mostra “Emozioni in miniatura” allestita presso la Sala Crociera del Centro Civico ha registrato oltre 4.000 visitatori, accorsi ad ammirare gli esemplari storici, fantasy e di wargame. In questo ampio panorama, tutto ciò che ha attinenza con ferrovie e rotabili è ricompreso nella sfera del fermodellismo, o modellismo ferroviario, la cui diffusione in Italia si deve a Italo Briano, fondatore a inizio anni ’50 della Federazione Italiana Modellisti Ferroviari e amici della ferrovia. I non addetti ai lavori forse non sanno che un diorama e un plastico non sono la stessa cosa: il primo è la riproduzione molto dettagliata di una porzione di paesaggio ferroviario, mentre il secondo è costituito da almeno un percorso ferroviario operativo. Alimentazione e controllo possono essere declinati in due modalità: nell’analogico l’alimentazione viene erogata da una pila o da un trasformatore (a corrente continua o alternata), e modulandone la tensione si governano le motrici; il controllo digitale, diffusosi a partire dagli anni ‘80, più flessibile ma più costoso, permette invece di far circolare contemporaneamente più convogli senza complicati cablaggi, grazie all’inserimento in motrice di un chip (sorta di decoder), programmato e collegato ad una centralina digitale. Ciò consente di incrementare i livelli di realismo, perché i decoder possono controllare anche luci, suoni, scambi, ecc. L’associazione ferromodellistica europea riconosce come scale standard: 1:24(G), 1:48(O), 1:64(S),1:87(H0), Brio, 1:160(N), 1:220(Z). D.R.
Quali sono i pregi del modellismo? È un lavoro di pazienza, in cui è fondamentale togliere la fretta di finire, indispensabile per riuscire a finire la propria opera. Aiuta a tornare alla calma e alla manualità, a re-imparare a colorare: è un’esperienza, anche solo la pazienza del colorare. Per me è giocare, costruire, creare, vedere in qualcosa un’altra cosa. Vendono gli scenari già fatti e si comincia così, acquistandoli, ma col tempo si diventa auto-costruttori: ad esempio il camion bestiame del nostro plastico è stato ottenuto da una vecchia macchinina giocattolo. Esistono anche plastici a costo zero, interamente realizzati con scarti e materiali riciclati, si può dire che il modellismo può anche essere sostenibile. Io stesso vado in discarica a prendere materiali che possono tornare utili. Sono nato come modellista con i soldatini Atlantic, la mitica fabbrica trevigliese: già allora li coloravo, non mi accontentavo di avere il soldatino stampato e costruivo le ambientazioni con i cartoni. Questa passione meriterebbe di essere trasmessa di più ai bambini. Può persino diventare un lavoro.
È arrivata T-Radio: ottima musica su misura per te
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ualche mese fa il gruppo Tribuna ha pensato di intraprendere una strada coraggiosa, quella di aprire una web radio, o meglio una “T-Radio” su misura per voi! Siamo in onda ogni giorno dalle 7 alle 24 grazie alla passione di un gruppo di persone che vogliono dare il proprio contributo per creare una radio vicina alle persone, perché fatta da persone. In collaborazione con le migliori etichette discografiche suoniamo i successi di sempre strizzando l’occhio alle novità per farti ascoltare un’anteprima del futuro musicale italiano e internazionale. È in fase di perfezionamento anche l’emissione in fm sui 92.7 per Bergamo e provincia: memorizzaci tra i tuoi preferiti! Il palinsesto sta crescendo ed è fatto di tanti appuntamenti. La mattina la radio sarà vicina al pubblico del liscio con un nome autorevole che presto vi sveleremo. Roby e Gaetano, con “La notte è piccola”, vi terranno compagnia il lunedì sera. Mercoledì dalle 20 Massimo L’Inglese con puzzle, curiosità e canzoni; alle 22 Karol con “Free Pass”. Il giovedì sera dalle 20 un talent tutto radiofonico, “T per Talento”: gruppi emergenti, sotto la giuda di Billy, si sfideranno a colpi di buona musica. A seguire Simone Gioiella con “People of the night”, un viaggio nell’ambiente dance, con collegamenti per tutto quanto riguarda il clubbing. La notte è “Musica Parallela” con Romano Rigamonti, l’alterativa al mainstream. Il venerdì e sabato sera, dalle 22, troviamo “Mixati” dalle 22. Nadia Bornaghi invece, in onda sabato e domenica dalle 10 alle 12, condurrà un programma su misura per tutti i vostri dubbi. Non mancherà “I WannaRock” con Arianna Mossali e Erik Molteni. Altre voci si stanno aggregando al gruppo, che dire... stay tuned! Per info contattateci a www.t-radio.it, whatsapp line 3661203200, oppure telefonandoci allo 035/19919270. Simone Gioiella (Direttore artistico)
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APPUNTAMENTI
La rubrica del fisco (I.P.)
Sarà solo questione di mesi...
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arà solo questione di mesi e il prossimo governo che si insedierà, di qualsiasi colore sia, non potrà non mettere mano all’annosa riforma fiscale imposta dall’Europa. L’Italia detiene un record particolare tra i paesi dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Dal 1979 ad oggi ha registrato il maggior aumento della pressione fiscale: dal 25% al 44% (con punte nello specifico dell’84% Irpef-Ires e e del 164% Tasse Patrimoniali). Stessa sorte di Grecia, Turchia e Portogallo. Nello stesso periodo Gran Bretagna e Stati Uniti hanno registrato una stabilità della pressione fiscale fino alla virtuosa Germania che ha registrato addirittura una flessione seppur residuale. Quale sarà quindi il futuro di questa pressione fiscale? Sicuramente bisognerà attenersi alle linee guida del progetto europeo del 2014 di armonizzazione fiscale dei vari paesi. Il progetto in questione è fondato su tre capisaldi: abbattimento delle aliquote su redditi, ampliamento della base imponibile immobiliare, aumento della tassazione sui trasferimenti di ricchezza. L’Italia sta già seguendo queste linee guida? La risposta è affermativa: nel 2017 il governo ha approvato la riduzione delle aliquote che gravano sulle imprese (Ires). Nel 2014 è stata
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varata, anche se non ancora completata, la riforma del catasto che prevede, una volta completata a far data 2018-2019, il cambiamento delle regole necessarie a determinare il valore catastale di un immobile: oltre al numero di vani, ne verranno presi in considerazione la metratura e l’ubicazione. Oggi, a parità di vani, un immobile di Treviglio di 100mq ha lo stesso valore catastale di un immobile di Pagazzano di 120mq o di Milano di 80mq. Domani non sarà più così: l’obiettivo è colmare l’attuale divario tra il valore catastale e quello commerciale dell’immobile. Va da sé che l’importo delle tasse immobiliari, calcolate sui nuovi coefficienti catastali, aumenterà di conseguenza. Per quanto riguarda la terza linea guida bisogna ricordare che in Italia le imposte di donazione/successione hanno un’aliquota particolarmente bassa (4% in linea diretta ascendenti-discendenti), che si applica attualmente solo sulla parte eccedente a € 1.000.000 per singolo erede. Nei confronti degli altri paesi europei, dove l’aliquota oscilla tra il 7 e il 45%, l’Italia è considerata un paradiso fiscale. Dal 2014 ad oggi non è successo ancora nulla, ma si sono registrati tre tentativi di riforma e in tutti si sono ipotizzati un aumento dell’aliquota (a doppia cifra) e un abbattimento del plafond (€ 250.000/300.000). Oltre a tutto ciò dobbiamo registrare anche l’inasprimento della tassa sulle rendite finanziarie passata gradualmente, dal 2012 al 2014, dal 12,50% al 26% e l’introduzione della mini-patrimoniale su conti correnti e strumenti finanziari (0,2% annuo). Se questa dunque è la pressione fiscale che ci possiamo attendere nei prossimi mesi, che avrà un forte impatto anche sulle scelte finanziarie e immobiliari del contribuente/risparmiatore, come Studio, offriremo una consulenza ad hoc su questo ed altri argomenti con persone/professionisti del settore che diano informazioni dettagliate e certe ai risparmiatori privati. Giovanni Ferrari Tributarista
Note e solidarietà “MUSICA PER UN RESPIRO”: è questa l’iniziativa finalizzata a raccogliere fondi per Asitoi onlus, l’Associazione italiana osteogenesi imperfetta. Una serata dedicata alla musica ma anche alla solidarietà in programma per il 3 novembre al Teatro Nuovo di Treviglio, con ingresso gratuito e inizio alle 21. Tra musica classica e pop interverranno, tra gli altri, Riky Anelli, Gabriele Scaratti ed il soprano Filomena Musco, accompagnata dal Trio Carducci. L’iniziativa patrocinata dall’assessorato alle Pari opportunità è l’occasione per ascoltare buona musica e conoscere questa rara patologia che interessa il tessuto connettivo presente in diversi distretti del nostro corpo rendendo fragili le ossa, soggette a fratture.
Al Teatro Nuovo... “La paura fa 90” PROSEGUE LA RASSEGNA COMICA al Teatro Nuovo di Treviglio promossa dall’Amministrazione comunale in collaborazione con Bananas, la società titolare del marchio Zelig. Cinque gli appuntamenti a calendario: dopo l’esibizione di Leonardo Manera con lo spettacolo “Primo amore”, il 17 novembre alle 21 sarà in scena Enzo Paci, il comico genovese che per la quarta edizione entra a far parte della squadra di Colorado con il personaggio Mattia Passatore. Lo spettacolo proposto è “Buh! La paura fa 90”, un viaggio tra le angosce e la fragilità dell’uomo contemporaneo. Prevendite presso l’Ariston multisala di via Montegrappa, oppure sul sito www.ticketone.it.
StraTreviglio DI CORSA CON LA “STRATREVIGLIO”: promossa dal gruppo sportivo dilettantistico Avis Treviglio, la marcia ludico motoria giunge alla quarantaquattresima edizione. In programma per il 5 novembre, è disputabile in quattro tracciati delle differenti distanze di 7, 15, 21 e 30 chilometri, con possibilità di partecipazione alla prima anche per atleti disabili. La gara è valevole per l’undicesima edizione del Trofeo alla memoria Gigi Brusaferri e quindi i concorsi Fiasp e Ivv. Interessante la App per visualizzare i percorsi, tutti disponibili su “Fiasp walk” e la possibilità di segnalare la propria partecipazione sulla pagina Facebook “44ª StraTreviglio”. Informazioni e contatti presso la Avis di piazza Cameroni al civico 1, oppure tramite mail: grupposportivo.avis@yahoo.it.
LETTORI
Le difficoltà di avere un figlio Gentile Direttore, ho letto con interesse il reportage dedicato da Daniela Invernizzi sul numero di ottobre alle difficoltà e agli ostacoli che incontrano le interruzioni di gravidanza nella nostra provincia. Quattro pagine di interviste e testimonianze con un piccolo appello finale a “liberalizzare” la pillola RU 486, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”. Del resto, chi potrebbe negare che il tema costituisca uno tra i principali problemi del nostro paese, affetto da crescita demografica a doppia cifra e da picchetti di retrogradi “pro life” davanti a tutti gli ospedali! Mi sono però ripromesso di rimanere il più possibile neutro nei toni, perché il tema dell’interruzione di gravidanza è delicato e non mi interessa avviare la consueta presa di posizione ideologica tra le opposte fazioni. Chiedo semplicemente che in uno dei prossimi numeri, possa trovare posto un’inchiesta altrettanto ben condotta sulle difficoltà che incontrano le donne e le famiglie che vorrebbero far figli, ma spesso “rinunciano” per una serie infinità di circostanze avverse. Chi li aiuta? Quali sono i servizi a disposizione di chi per mille motivi non può tenere i propri figli pur non volendo abortire? Dove rivolgersi? Come funziona in altri paesi? I dati Ocse indicano chiaramente che l’Italia è già oggi uno dei paesi più anziani dell’Ocse, ma lo sarà ancora di più nei prossimi anni a causa di un’accelerazione del processo di invecchiamento della popolazione. Nel 2050, tanto per dare un’idea di quello che accadrà, ci saranno 74 persone con oltre 65 anni ogni cento persone con un’età tra i 20 e i 64 anni). Numeri che in futuro faranno dell’Italia il terzo paese più anziano in ambito Ocse, dopo il Giappone e la Spagna. Una laica inchiesta sul coraggio di chi vuole far figli mi sembra assai utile! Cordiali saluti Giuseppe Sghirlanzoni Intanto signor Sghirlanzoni la ringraziamo per l’interesse mostrato nei confronti del giornale e delle belle inchieste costruite dai nostri giornalisti. Grazie dello spunto, laicamente ne terremo conto. La redazione
La rubrica della salute orale (I.P.)
La salute degli anziani passa dalla bocca
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assati i 65 anni si ha un’aspettativa di vita che è mediamente di 19 anni per le donne e 16 per gli uomini; la durata e la qualità di questa importante fase della vita dipende in larga parte dalle condizioni di salute e dal controllo di molte malattie di tipo cronico. Il concetto di salute orale correlato con la qualità della vita prende spunto dalla definizione di salute che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) diede nel 1946. Per salute si intende “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non solo l’assenza di malattia od infermità”. Salute orale, quindi, non vuole dire solamente assenza di malattia cariosa o parodontale, ma è indispensabile considerarne gli effetti su tutti gli aspetti della vita di una persona ed il conseguente benessere in relazione a: 1) fattori funzionali come masticare e parlare; 2) fattori psicologici connessi con l’aspetto esteriore e con la propria autostima; 3) rapporti con le altre persone; 4) l’esperienza di dolore o disagio. Nel 1993 l’Oms ha ampliato il concetto di salute correlandola alla qualità di vita, intesa come “la percezione che gli individui hanno della loro posizione nella vita, nel contesto culturale e nel sistema nei quali vivono ed in relazione ai loro obiettivi, aspettative, pretese ed interessi”. Ad esempio: per una persona anziana la perdita dei denti può comportare da un lato una riduzione della capacità masticatoria, con mutamento delle abitudini alimentari e difficoltà digestive, dall’altro un isolamento autoimposto per riluttanza a parlare, sorridere, mangiare. La popolazione anziana è statisticamente più soggetta a problemi che riguardano la bocca; se da un lato esistono infatti casi di invecchiamento in buona salute in cui è mantenuta
Azzola
studio d e n t i s t i c o
una condizione orale soddisfacente, dall’altro sono frequenti la perdita di denti e le lesioni gengivali come la piorrea. A questa condizione si aggiungono gli effetti cumulativi delle malattie sistemiche. L’assunzione di diversi farmaci tipica dell’anziano predispone ad effetti secondari che riguardano il cavo orale, come la secchezza della bocca e le infezioni da candida. La bocca rappresenta inoltre una porta di entrata per infezioni che possono divenire sistemiche con conseguenze anche gravi per la salute generale. A testimonianza dell’enorme influenza della cura orale sullo stato di salute, recenti ricerche hanno indicato una possibile associazione tra infezioni orali croniche (parodontopatia) e diabete, malattie cardiovascolari, respiratorie e infarto. I pazienti anziani dovrebbero quindi, con l’aiuto di gli sta vicino, avere un’attenzione particolare per la salute della propria bocca, aumentare la frequenza di controlli dal dentista ed essere pronti a segnalare qualsiasi sintomo sospetto. I pazienti ancora giovani, invece, dovrebbero fare tesoro di queste informazioni e cercare di prevenire i problemi di denti e gengive che, con il passare dell’età, potrebbero diventare più complicati da risolvere. Francesco Azzola
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Novembre 2017 • tribuna magazine • 61
COM’ERA - COM’È
L’a ttuale Piazza Cameroni, sede del mercato del sabato tanto caro ai trevigliesi e molto frequentato dagli abitanti dei paesi limitrofi, nei primi anni del secolo era uno spiazzo adibito a Foro Boario per la compravendita del bestiame: zona comunque frequentatissima come si evince dalla cartolina d’epoca, anche se il paesaggio nel tempo è totalmente cambiato.
a cura di Marco Falchetti
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62 • tribuna magazine • Novembre 2017
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DA FARE 64 • tribuna magazine • Novembre 2017