Anno 3 - N 2 - febbraio 2018 - Euro 3,00
ph Appiani
Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d'Adda
SIAMO UNA CITTÀ OSPITALE!
EDITORIALE Non si gioca con la vita!
In questo numero parliamo di ludopatia e andiamo a toccare parecchie e delicate questioni inerenti il gioco d’azzardo: da chi è riuscito a guarire, perché di malattia si tratta, ai numeri impressionanti del fatturato che sta dietro anche solo alle slot, a chi ha scritto libri e a quelli che hanno cercato di mettere un freno alla distruzione di molte persone creando una sorta di “antidoto burocratico”. Ma credo che, nonostante tutto, questa piaga sociale che sta mettendo in ginocchio la nostra società possa essere raccontata con sincerità solo dalle persone che l’hanno vissuta. Lascio quindi spazio alla testimonianza di chi può davvero farvi capire che è meglio non farsi ammaliare dai soldi facili e che non si dovrebbe mai scommettere contro se stessi e la propria vita. Alessandra Portesani
Cosa vuoi che sia un euro?
“Tanto è solo un euro”. La mia dipendenza da gioco è iniziata così. Mi ripetevo che non potevo essere travolto dalla spirale del gioco se avessi speso il resto del mio caffè nelle macchinette. Da quell’euro il passo verso il baratro è stato breve: purtroppo, in poco tempo, sono passato però a buttare stipendi e tredicesime interi in quelle maledette slot. E tutte le volte avevo una scusa pronta, mi giustificavo dicendomi che io non ero come “quelli malati”, che io avrei smesso quando volevo, ma non ci riuscivo. Ero diventato dipendente dal gioco d’azzardo. In quelle macchinette ho perso non solo decine e decine di migliaia di euro, ma anche la mia dignità. Sono arrivato a mentire alla mia famiglia, a rubare addirittura le mance che i parenti davano a mia figlia. Non ero più nemmeno l’ombra di me stesso. Per fortuna, nonostante tutto, io sono stato uno di quelli fortunati perché una famiglia ce l’ho ancora... ma è stata mia moglie, la mia roccia, che mi ha aiutato in primis a far ammettere a me stesso che c’era un problema: io ero malato, malato di gioco d’azzardo. Così ho iniziato a curarmi rivolgendomi anche a gruppi specializzati nelle ludopatie. Non è stato facile, assolutamente. Le slot sono peggio della droga, per quella i primi tempi c’è il metadone... il consiglio che mi sento di darvi è quello di pensare, quando mettete una moneta nelle macchinette, che il prossimo sarete proprio voi... Lettera firmata
Basilio Mangano, assessore trevigliese alle Infrastrutture e Lavori pubblici
Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 6/16 del 19/04/2016 Anno 2° - N. 2 - febbraio 2018
ART DIRECTOR Davide Martoscia
GRAFICA PUBBLICITARIA Antonio Solivari
VIGNETTE Bruno Manenti
FOTOGRAFIE Enrico Appiani, Luca Cesni
COPERTINA (ph) Enrico Appiani / Davide Martoscia
HANNO COLLABORATO Gaia Bonomelli, Gianluca Buono, Stefano Dati e Cristiana Ghione
EDITORE
UFFICIO MARKETING
Tribuna srl Viale del Partigiano, 14 - Treviglio (BG) www.tribuna.srl - info@tribuna.srl Tel. 0363.1971553 redazione@tribuna.srl Amm. Delegato Angelo Bertolini
Roberta Mozzali tel. 0363.1971553 - cell. 338.1377858 commerciale@tribuna.srl
STAMPA
DIREZIONE
Laboratorio Grafico, via dell’Artigianato, 48 Pagazzano (BG) - Tel. 0363 814652
Direttore responsabile e coordinatore Alessandra Portesani
DISTRIBUZIONE Giulio Ferri
REDAZIONE Daniela Invernizzi, Daria Locatelli, Daniela Regonesi, Rosanna Scardi, Ivan Scelsa e Cristina Signorelli
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SERVIZIO SPECIALE
UN PO’ DI TREVIGLIO
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IL SETTORE ALBERGHIERO RESISTE ALLA CRISI
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VIABILITÀ / Una città più vivibile POLITICA / Tutte le voci della solidarietà
INCHIESTA
ASSOCIAZIONI ED EVENTI
QUATTRORUOTE
ATTUALITÀ
SPORT E SALUTE
LA GERA D’ADDA
MUSICA
FOCUS
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LUDOPATIA / I dati del gioco d’azzardo
I CINOFILI LO STECCHINO D’ORO DAL PAPA FESTA DELLA MADONNA DELLE LACRIME
40 MOTORI / Un futuro green e un occhio al mercato locale
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BIOTESTAMENTO / Intervista al consigliere Rossoni MANIFESTAZIONE / Successo per “Treviglio al cioccolato”
BALLO / Il Parkinson a passo di danza TAEKWONDO / I campioni made in Cassano AMBIENTE / I sacchetti bio
CARAVAGGIO / I restauri della cupola CASSANO / La crisi della fede CARAVAGGIO / Classe 3.0 al Galilei
IMPRONTE SONORE / Un contest per giovani artisti
CASSANO / Il carnevale CALVENZANO / Un pranzo solidale DENTRO L’AUTORE / Il libro di Anna Martinenghi RIFLESSOLOGIA PLANTARE CINEMA / Un importante film per due bergamasche
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SERVIZIO SPECIALE
Il settore alberghiero non si piega alla crisi di Gianluca Buono
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ph Appiani
NUOVA APERTURA
A destra l’ingresso del Marelèt in viale Cesare Battisti. Uno degli storici alberghi trevigliesi
Treviglio è una città situata in una posizione invidiabile, a poca distanza dalle più importanti città della provincia lombarda, collegata in maniera efficiente da due stazioni ferroviarie. Queste caratteristiche la rendono un centro produttivo molto importante, che anche durante il grigiore della crisi ha attirato lavoratori da fuori provincia. Il settore immobiliare trevigliese vive quasi in simbiosi con questo apparato produttivo: non ci sono mari, monti o laghi per far sì che ci possano essere pernottamenti turistici, tranne sporadici casi. Il lavoro è al centro di tutto. In questi anni di crisi il settore alberghiero ha saputo resistere, diversificando e stratificando la propria offerta, per andare incontro alle esigenze della clientela. Non tutti ce l’hanno fatta, ad esempio la famiglia Tasca ha pagato un dazio pesante con la chiusura dello storico albergo “La Lepre”, ma dopo aver ascoltato alcuni dei principali professionisti del settore alberghiero trevigliese, possiamo dire che il mercato ricettivo è in salute, e in ripresa. Importanti realtà come la Same o BreBeMi hanno dato e danno tutt’oggi un contributo importante, e in generale tutte le realtà lavorative trevigliesi
permettono a chi opera nella ristorazione e nel pernottamento di poter progettare e apportare migliorie per poter soddisfare le esigenze dei clienti e del mercato. La crisi ha fatto pagare come già detto dazi importanti, ma non ha impedito importanti investimenti. La famiglia Colleoni, ad esempio, ha ampliato la propria offerta, con l’apertura del “Marelèt” (rifatto secondo linee di design e i dettami dell’eco sostenibilità), dopo l’affiancamento al ristorante stellato “San Martino” di un’attività alberghiera che ha puntato su una clientela business. L’hotel “Atlantic” in questi anni ha rinnovato tutti i locali, con in previsione un ampliamento importante, dopo l’acquisto della struttura da parte della gestione insediatasi nel 2009. L’arrivo in zona d’importanti realtà come lo stabilimento logistico di Amazon a Casirate, il vociferato arrivo di Zalando, e di tutto l’indotto che BreBeMi muove e muoverà non può che accrescere la fiducia degli albergatori. Resta un peccato, come rivelatoci dagli intervistati, non aver sfruttato appieno, da parte della città, tutte le potenzialità dell’Expo, per far conoscere Treviglio e cosa la nostra bella città offre.
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SERVIZIO SPECIALE
“DA NOI CLIENTELA D’ALTO LIVELLO”
Paolo Colleoni Hotel San Martino Hotel Marelèt Treviglio ha sempre avuto una buona ricettività, il nostro San Martino e gli altri alberghi presenti hanno sempre dato accoglienza e un eccellente servizio agli ospiti. Mio padre aveva già un albergo negli anni Settanta, che contava 32 camere, e si lavorava già all’epoca con lavoratori che venivano da fuori città. Il mercato in sé non è cambiato, ma sono mutate le esigenze dei nostri clienti, sempre più di livello alto. Il mercato ricettivo della città è legato per la quasi totalità a ospiti che si spostano per esigenze lavorative: avendo vicine città d’arte con maggior attrattiva (Bergamo, Brescia, Milano), si hanno poche richieste legate al turismo. In Treviglio però esiste una micro-media impresa che lavora con l’estero, e quindi abbiamo importanti clienti internazionali da ogni parte del mondo. Avendo un ristorante stellato da più di 21 anni, e quindi relazionandoci coi nostri clienti, ci siamo accorti che la maggiore richiesta alberghiera che proveniva era quella di alta fascia, che le altre strutture non coprivano, ed abbiamo investito per
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coprire questa fetta di mercato con il San Martino. Col Marelèt invece abbiamo creato una nostra alternativa valida rivolta alla fascia medio-bassa, con un range di prezzi più competitivo e a passo col mercato, per dare sempre alla nostra clientela la possibilità di decidere quale tipologia di servizi scegliere. A oggi, da un punto di vista ricettivo, la domanda dei nostri hotel è pienamente soddisfatta e siamo in continua crescita sin da quando abbiamo aperto: siamo partiti da 10 camere nel 2009, 15 nel 2011, arrivando ad una capienza di 33 camere con l’inserimento del Marelèt totalmente operativo nel 2016, con diverse soluzioni che vanno incontro alle diverse esigenze della clientela. Il vero problema dell’hôtellerie trevigliese rispetto alle grandi città è che qui si lavora principalmente per 3-4 giorni alla settimana su 7, non potendo quindi avere quella continuità così determinante in questo tipo di attività. Di grande importanza per la nostra clientela business è stata l’apertura di BreBeMi, non finirò mai
di ringraziare il presidente Bettoni, avendo migliorato i collegamenti in modo impagabile, soprattutto per quanto riguarda il link internazionale con gli aeroporti di Linate e Malpensa. Sotto le aspettative invece è stata la ricaduta occupazionale di Expo: noi abbiamo aperto il Marelèt prima della manifestazione, perché poteva essere un’opportunità per far conoscere l’albergo, ma l’occasione non è stata sfruttata al meglio dalla città.
“LAVORIAMO GRAZIE ALLA SAME”
Mike Artusa e Veronica Pisacane Hotel Meublè Atlantic Noi abbiamo avviato l’attività nel settembre 2009, per i primi sette anni di gestione in affitto, e da luglio dell’anno scorso anche come proprietari della struttura. Treviglio non offre grosse attrattive turistiche, quindi per il settore alberghiero locale si parla prettamente di una clientela business. La maggior parte del nostro lavoro, avendo la fortuna di essere situati proprio accanto, gira attorno alla Same e al suo indotto. Una clientela che è rimasta costante anche negli anni della crisi, e che ora è in crescendo, anche grazie a BreBeMi, che ha dato e sta dando un contributo importante. Abbiamo lavorato molto durante la sua costruzione, e adesso sta iniziando a portare clienti di aziende che fanno manodopera e manutenzione. Nel futuro speriamo che l’arrivo di Amazon possa dare il via all’ingresso di altre grandi aziende che l’autostrada ed il territorio possono attrarre. Per ora abbiamo 31 camere che soddisfano la richiesta che arriva, con i primi 6 mesi dell’anno che costituiscono il gros-
so del fatturato, ed il periodo estivo con una più bassa clientela. Quello che è cambiato nel corso degli anni è il servizio che si deve dare al cliente: adesso è più esigente, devi dare più servizi e qualità, che magari una volta venivano visti come un surplus. Abbiamo puntato, oltre al wifi (che è il primo servizio che i clienti ormai ricercano), su un risvolto tecnologico: televisori smart da 32 pollici, sky e pay tv nel prezzo della camera, per dare un’esperienza simile a quando sei a casa. È cambiata anche la nazionalità del cliente: oggi una grossa percentuale è rappresentata da clienti stranieri, che inevitabilmente ti porta a dover alzare il livello del servizio. Uno dei grossi problemi di Treviglio è che ha tanto potenziale ma non è ben pubblicizzata sul territorio: si trova in mezzo a grandi province lombarde, con infrastrutture ottimamente collegate che potrebbero essere sfruttate in maniera importante da chi viaggia. Un esempio è il caso dell’Expo: la manifestazione ha portato tanti clienti; siccome Milano era satura, ma inizialmente a singhiozzo, per arrivare ai due mesi finali settembre-ottobre di grandissima richiesta e lavoro. La nostra offerta ricettiva non prevedeva le importanti variazioni economiche degli alberghi milanesi, perciò si poteva sfruttare l’occasione molto di più.
“UNA CLIENTELA IN CITTÀ PER LAVORO”
Varinia Tasca Hotel Treviglio Parlo per quanto riguarda l’albergo di nostra proprietà, ma posso intuire che la situazione è simile per tutti: a Treviglio la maggior parte delle richieste di pernottamento proviene da clienti che si trovano in città per lavoro, non essendo una zona che attrae particolarmente dal punto di vista turistico. È una luogo di passaggio, che necessita nemmeno di pernottamento. Dovendo perciò improntare l’attività su questo tipo di clientela lavorativa, con la crisi c’è stato un calo di lavoro, causato giocoforza dalla crisi delle aziende del territorio ed il loro indotto, e solo ora si vede uno spiraglio di luce. L’andamento dell’ultimo anno è in miglioramento, miglioramento che deve porta-
re a una certa continuità, perchè solo quella ci permette di programmare il lavoro e di attuare quelle migliorie necessarie per una struttura come questa. Migliorie necessarie che talvolta il cliente dimentica, visto che il più delle volte si tende a trascurare il lavoro che c’è dietro i servizi offerti. Nemmeno BreBeMi ha portato quelle grosse novità di cui ci si poteva aspettare, se non un aumento esponenziale del traffico pesante nella zona. Non avendo alta e bassa stagione, l’andamento della clientela lavorativa non ha grosse variazioni durante l’anno, con pernottamenti brevi di massimo due-tre giorni. Una minor percentuale di clientela riguarda persone che vengono per far visita ai parenti in ospedale, per qualche fiera in città, per visitare Leolandia o per qualche evento esterno come “Il salone del mobile” di Milano, che ha sempre portato una grossa mole di persone anche qui, e che mantiene costante il suo appeal nonostante l’offerta eccezionale presente sul milanese e nei dintorni. Discorso particolare l’Expo: molti visitatori lombardi non avevano necessità di pernottare, potendo andare e tornare in giornata. Noi abbiamo lavorato molto bene, ma solamente gli ultimi mesi, con l’exploit finale della manifestazione, nonostante la città fosse collegata ottimamente a livello di infrastrutture e quindi in grado di recepire una maggiore quantità di domanda alberghiera.
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SERVIZIO SPECIALE
Dall'Inghilterra la formula smart dei Bed and Breakfast La formula dei bed and breakfast nasce presumibilmente nel Regno Unito e in Irlanda, negli anni Venti, per poi espandersi con successo in tutto il mondo. In Italia iniziano ad apparire verso metà anni Novanta, inizialmente senza successo a causa di un vuoto normativo. Mancanza colmata nel 1997 dalla Regione Lazio in previsione del Giubileo, e in seguito dalle altre regioni. Dal periodo successivo, i B&B hanno ottenuto sempre più successo, con numeri in costante crescita. Anche Treviglio presenta, oltre alle usuali realtà di pernottamento alberghiero,
diverse alternative altrettanto valide in grado di soddisfare la domanda ricettiva della città, tra cui proprio il bed and breakfast, con cui si intende il servizio offerto da parte di coloro che nell’abitazione hanno residenza e domicilio e mettono a disposizione degli alloggiati delle camere con relativi posti letto. Secondo Maurizio Burini, titolare del B&B Treviglio, «il cliente potrebbe preferire l’esperienza in un B&B per il contesto più casalingo e familiare, meno freddo rispetto ad un host alberghiero, sentendosi più come a casa». Da considerare anche l’aspetto economico:
molti alberghi nella tariffa base non includono la colazione, che invece è contemplata nell’offerta dei B&B. Le attività sono regolamentate dalla Regione Lombardia, e ciò assicura la sicurezza e il servizio dell’host. In città sono presenti 3 strutture: il B&B Treviglio in Via Dei Facchetti; il B&B Incentro in Via Verga/Vicolo Manetti; il B&B Da Filippo in Via Francesco Cassani, tutti dotati di due camere e servizi. Abbiamo intervistato i tre proprietari per capire meglio la situazione dell’accoglienza a Treviglio anche dal loro punto di vista. (G.B.)
“NEI PERIODI ESTIVI ABBIAMO MENO RICHIESTA”
Maurizio Burini B&B Treviglio Il nostro B&B è stato aperto a maggio 2016: da anni viaggiavo per bed and breakfast, avevo un appartamento facilmente divisibile e per non lasciarlo vuoto io e mia moglie abbiamo deciso di buttarci in questa ulteriore avventura. Abbiamo fatto una convenzione con un bar per le colazioni, in modo da non vincolare i nostri clienti a degli orari. La città ha poca attrattiva turistica dal punto di vista del pernottamento. La maggior parte delle richieste di alloggio viene da persone che sono in città per lavoro (italiani e internazionali), fermandosi poco tempo (una o due notti massimo). In genere sono rappresentanti o impiegati di grosse aziende che, una volta svolto il proprio lavoro, tornano nella loro zona di riferimento. Diciamo che nel nostro caso un buon 70% delle occupazioni deriva da questo tipo di clientela, o da professori che si fermano qui le prime notti in attesa di trovare una sistemazione più stabile. Il restante 30% deriva da chi viene per una visita ai parenti. La città dal punto di vista ferroviario ha impor-
tanti collegamenti, e da quello stradale BreBeMi potrebbe diventare un valore aggiunto, ma per quanto riguarda il poter utilizzare Treviglio come punto di partenza per spostarsi ad esempio verso il milanese, capita rarissime volte, nonostante un range di prezzi concorrenziali rispetto all’hinterland milanese. Quando c’è “Il salone del mobile” abbiamo richiesta, ma c’è talmente tanta offerta su Milano che si parla di numeri risibili. La domanda in generale di posti letto è comunque alta, ma altalenante: nei periodi estivi c’è molta meno richiesta (con la tendenza ad uscire da Treviglio), durante le feste comandate invece capita più volte di dover rispondere che abbiamo tutto occupato. Il B&B è in crescita, mancano i posti letto e se uno avvia l’attività con serietà sono certo possa lavorare bene.
“LA NOSTRA ATTIVITÀ HA COMPIUTO UN ANNO”
Paolo Riva B&B Incentro A Gennaio compiremo il nostro primo anno di attività: avevamo un appartamento nel nostro complesso, e abbiamo deciso di non affittarlo più a lungo termine ma di farne un
bed and breakfast (su consiglio di Maurizio Burini, che prima di me si è buttato in questo campo) vista l’alta richiesta di camere a Treviglio, abbinando l’offerta delle due camere al servizio colazione che normalmente svolgiamo nel nostro locale sottostante (la pasticceria “Via verga 16”). I clienti sono subiti arrivati, in special modo professori supplenti o a cui hanno spostato la cattedra, operatori dell’indotto industriale e professionisti vari. Durante il “Treviglio vintage” ci sono state prenotazioni, ma la città in generale per i pernottamenti accoglie più lavoratori che turisti. In questo primo anno siamo quasi sempre stati pienamente occupati, e sentendo gli altri colleghi sembra che il trend sia lo stesso: in alcuni periodi dell’anno ci sono pochi posti letto! Quando non possiamo ospitare cerchiamo di indirizzare verso gli altri B&B. Non tutti si possono permettere gli hotel di fascia alta, e certi clienti al posto degli alberghi di fascia medio-bassa cercano piuttosto il contesto “famigliare” che caratterizza il bed and breakfast. È un mercato che in Treviglio sembra funzionare, ma che andrebbe regolamentato meglio: chiunque oramai può mettere sul portale Airbnb la propria camera affittandola, senza che nessuno chieda licenza o faccia controlli. Noi dobbiamo inserire (giustamente, per una questione di controllo) la scheda alloggiati nel portale della polizia di stato come fanno gli alberghi, non possiamo tenere aperto in maniera ininterrotta, ma dobbiamo chiudere nell’arco dell’anno almeno 90 giorni, comunicando la pausa alla Regione, oltre alle norme sanitarie e di sicurezza che chi non è in regola non rispetta. Abbiamo quindi delle limitazioni che incidono in termini di concorrenza.
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“DAI PROF DEL SUD AI FREQUENTATORI DELLE FIERE” Simona Pesenti B&B Da Filippo Noi siamo aperti dal gennaio 2008, ormai quasi dieci anni. Essendo un’attività saltuaria, con due camere, la crisi non ha inciso sulla clientela. In questi dieci anni sono passate diverse tipologie di clienti: dai frequentatori delle fiere gastronomiche e culturali, ai professori che si devono spostare (con la recente riforma della scuola sono arrivati tantissimi professo-
ri dal meridione, che si appoggiano a strutture come la nostra per poi cercare una sistemazione più stabile), alle persone che devono sostenere operazioni all’ospedale di Treviglio, a chi va in visita dai parenti. Nel nostro caso, oltre ai professori, poche persone hanno pernottato per motivi di lavoro: con BreBeMi inizialmente abbiamo lavorato, ma credo che le aziende che pagano trasferte si rivolgano perlopiù direttamente agli alberghi piuttosto che scegliere soluzioni come la nostra. Con l’Expo abbiamo avuto qualche cliente, persone che si sono trovate comode con i
collegamenti della città, ma non siamo certo stati tempestati di richieste. Abbiamo però la fortuna di avere una clientela oramai abituale, che si è trovata bene nel corso degli anni, e la referenza attiva paga molto, nel nostro caso più dei portali informatici. Chi si è trovato bene con noi ha consigliato poi a conoscenti che avevano necessità di contattarci. Nei periodi di punta purtroppo dobbiamo rifiutare qualche prenotazione: cerchiamo sempre di indirizzare verso altre strutture, ma a Treviglio probabilmente in determinati periodi la domanda supera l’offerta.
CURIOSITÀ
AL MARELÈT SI TENNE UN GRANDE BANCHETTO PER LE NOZZE DI MUSSOLINI CON DONNA RACHELE Nell’Ottocento era una locanda, oggi è un green hotel a 4 stelle. Il Marelèt, gestito dalla famiglia Colleoni, a Treviglio, nasce dalla ristrutturazione di un complesso edilizio tra via Cesare Battisti e via Camillo Terni che ha richiesto un investimento da 5 milioni di euro. L’apertura risale al 17 febbraio del 2015. A ideare il progetto sono stati i fratelli Colleoni. Un tempo era una stazione di posta nella strada regia Venezia-Brescia-Milano. Nel 1890 ospitò la trattoria gestita da Antonio Buttinoni. Tuttavia, a dare il nome all’edificio è stato il successivo proprietario Mario “Marelét” all’inizio del 1900. Qui, secondo una leggenda tutta trevigliese, si tenne il banchetto per le nozze civili di Mussolini e Rachele Guidi. Il futuro duce, questo è un fatto storico accertato, durante la Prima guerra mondiale fu ferito e venne ricoverato nell’ospedale militaree si sposò per procura nel vicino Collegio degli Angeli. (R.S.)
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Strutture gloriose in cui ora abitano i fantasmi del passato
La Lepre, il Sole e l’Olimpia chiusi da anni sono in cerca d’idee e d’imprenditori per poter rinascere di Gianluca Buono
Oltre agli alberghi operativi che sono riusciti a sopravvivere alla crisi di questi ultimi anni, Treviglio presenta tre strutture chiuse ormai da tempo, con un futuro ancora incerto. Il primo è l’hotel “Al Sole”, albergo storico della città situato nel piazzale della Stazione Ovest e che faceva del suo scalo ferroviario il proprio punto di forza: è chiuso ormai da 10 anni e non si ha nessuna notizia riguardo progetti futuri. Il secondo è l’ex hotel “Olimpia”, che da anni attende il suo rilancio. A differenza dell’albergo “Al Sole”, che di notte secondo le segnalazioni è visitato da persone malintenzionate, la posizione centrale della struttura ha impedito situazioni di degrado. Infine l’hotel “La Lepre”, chiuso nel settembre 2012, da albergo più noto di Treviglio a ricettacolo di sbandati e teatro di degrado. Aperto come locanda nel 1956 da Luigi Tasca, che acquista l’area a lato della statale 11 in direzione per Caravaggio, nel 1973 diventa un vero e proprio albergo con un allargamento grazie al quale trovano posto saloni per le feste, matrimoni,
compleanni e battesimi decretandone il successo. L’ultima aggiunta fu una piscina all’aperto, prima della scomparsa del capostipite Tasca e la crisi economica che porta gli eredi alla chiusura, dopo aver rifiutato un’offerta di una grossa catena che voleva rilevare l’albergo in vista dell’arrivo della BreBeMi. Varinia Tasca, figlia di Luigi e proprietaria insieme alla sorella Eria dell’Hotel Treviglio, ci ha raccontato la situazione dell’albergo dopo la chiusura: «La struttura rimane di nostra proprietà, ad oggi non si è conclusa nessuna vendita. Arrivano diverse offerte, ma possiamo dire che sono provenienti da persone che cercano di sfruttare l’occasione, non tenendo conto affatto del valore dello stabile. Mantenerlo è un costo importante, paghiamo un Imu stellare per un’attività commerciale che non rende più niente da parecchi anni, oltre ai costi per tenerlo in ordine e fare manutenzione. Nonostante gli oneri a nostro a carico non vuol dire che lo si debba svendere facendo beneficienza. Succedono delle situazioni
poco gradevoli nella proprietà, eventi che accadono quando locali pubblici o privati che siano vengono dismessi, e nonostante i nostri sforzi per impedirne l’accesso viene usata ancora oggi come discarica da diverse persone, oltre che per fatti più gravi come lo spaccio». Negli anni scorsi, infatti, numerose volte vandali e sbandati hanno devastato il retro dell’albergo, sfondando vetrate e porte e appiccato fuoco ai mobili per scaldarsi, col rischio di far divampare un incendio. I carabinieri hanno fermato più volte intrusi che volevano occupare l’hotel per viverci, ma la situazione col tempo non è andata migliorando. «Io spero che – ha concluso Varinia Tasca – quando e se l’albergo verrà acquistato, la nuova proprietà ne farà un residence. Chi si sposta per impegni lavorativi di tre o quattro mesi fatica a trovare una sistemazione in affitto. La formula del residence sarebbe una soluzione da considerare attentamente: l’area è una zona di servizi, con l’ospedale, la casa di riposo, il polo scolastico, il centro commerciale».
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STRADE
Una nuova Treviglio dove viabilità Il primo passo nel 2019 la creazione di una circonvallazione interna poi la rivoluzione dello smart parking con stalli di sosta digitali di Alberto Colombo
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Muoversi a Treviglio, cercare parcheggio, viaggiare tra centro e periferia. La viabilità della città nel corso dei prossimi anni cambierà radicalmente. Il primo passo sarà creazione di una circonvallazione interna a senso unico che quest’anno entrerà nella fase progettuale per vedere l’apertura dei cantieri nel 2019. Un primo step che fa parte di un progetto ben più ampio e ambizioso in cui viabilità farà rima con vivibilità. Lo sta realizzando il Centro studi traffico di
ne più elaborata arriverà in consiglio comunale. Il nuovo modello di mobilità passerà attraverso la realizzazione di tre fasi nell’arco di otto anni. La prima sarà un ncremento condiviso di efficienza del sistema della sosta sposando la smart mobility (20182019). La seconda tappa consisterà in un sistema di controllo del traffico del centro storico più sostenibile con il ring (2019-2020) e l’ultima, la terza, sarà incentrata sull’estensione dell’area con stalli di sosta regola-
Milano per conto dell’Amministrazione comunale attraverso la stesura del piano della mobilità e del piano esaustivo della sosta. Una prima bozza è stata presentata a novembre agli stakeholders e a febbraio una versio-
mentati e completamento dell’implementazione delle nuove tecnologie (2020-2025). Lo scenario finale messo a punto dal Centro studi traffico prevede quindi una circonvallazione a senso unico con una pista ciclabile
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su lato interno e i parcheggi a spina di pesce, un sistema di navette che connetta il centro con tre “porte d’ingresso alla città”, tre grossi parcheggi di interscambio in periferia per ridurre le auto che arrivino fino al cuore della città, parcheggi intelligenti e gestiti da una centrale informatica che diramerà informazioni agli automobilisti attraverso pannelli, app e parchimetri smart così da indirizzarli verso i posti liberi. Uno scenario altamente tecnologico per cui serviranno investimenti significativi che comporteranno un aumento delle tariffe orarie di sosta.Per vederlo attuato ci vorranno anni, ma già nel 2018 con l’avvio della fase 1 inizieranno gli efficientamenti in vista dei lavori per la realizzazione della circonvallazione a senso unico. Il Centro studi per formulare il suo piano ha studiato nel dettaglio la sosta nel centro. È stata analizzata la capacità di parcheggio presente a distanza pedonale del centro storico evidenziando i posti auto sulla circonvallazione (308 stalli più 24 stalli riservati) sui 1737 stalli pari a circa il 18% di quelli rilevati nel centro storico e nella sua primissima Corona. Il tasso di occupazione lungo tutta la giornata è molto alto e solo la notte si
farà rima con vivibilità abbassa significativamente. L’analisi è poi continuata sui parcheggi a riga blu che sono 779 pari al 42% del totale. Sono stati divisi in cinque zone, 4 lungo la circonvallazione (ambito Cesare Battisti, Setti, Matteotti e Cameroni) a cui si aggiunge l’ambito Portoli all’ex Sai. È stato calcolato il livello medio di evasione (parchimetro non pagato) pari al 25%. Dato che varia a seconda dell’ambito. Il piano prevede di aumentare il numero dei parcheggi a pagamento a 900, differenziando poi il costo orario in base all’ambito per scoraggiare l’uso di quelli già ingolfati. Così si pensa di aumentare gli incassi del Comune del 20%.
Il sereno dopo la tempesta Le crisi economiche ci sono state anche in passato ma l’immobile tornò sempre tra i migliori investimenti. RIPARTIAMO Con idee nuove, nuove regole, nuove proposte, mettendo ordine. Selezionare società immobiliari, imprese costruttrici ma soprattutto valutare l’affidabilità e la correttezza degli incaricati. Sono certo che il mercato immobiliare riprenderà quota.
Ettore Ferrara Viale Oriano 3b - 24047 Treviglio BG 0363 40274 - www.studioferrara.it
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CONCERTO
Tutte le voci della solidarietà Per la prima volta le tre corali trevigliesi si sono esibite insieme: obiettivo aiutare i terremotati a ricostruire il loro paese di Rosanna Scardi
Successo, partecipazione e generosità per “Voci di solidarietà”, il concerto che ha visto unite le tre corali trevigliesi, accompagnate all’organo dal maestro Fabrizio Vanoncini, per un totale di 120 voci, il 12 gennaio, al santuario Madonna delle Lacrime.
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I 400 spettatori dell’elevazione hanno donato 8mila euro, cifra che sarà devoluta a San Ginesio, un borgo nel Maceratese, affacciato sui monti Sibillini, a pochi chilometri dall’epicentro dei terremoti dell’agosto e ottobre 2016. «A lanciare l’idea e a stabilire i contatti è stato un nostro corista, Pierluigi Gatti, la somma sarà spesa per acquistare un apecar dopo che quello comunale, utilizzato come spargisale nei vicoli, era andato distrutto nel crollo di un capannone – afferma Dario Aralla, presidente del coro Calycanthus –. La finalità più alta è tener viva l’attenzione sulla ricostruzione, dimostrando la vicinanza e il sostegno anche da parte di una cittadina lontana 500 chilometri come Treviglio». All’evento musicale ha partecipato anche una delegazione dell’Amministrazione di San Ginesio – l’assessore al Turismo Simone Tardella e Giuliano
Ciobocco, responsabile informazione e accoglienza – che hanno spiegato la situazione attuale con edifici di aggregazione come le chiese tuttora non agibili e ancora 600 sfollati su 3.500 abitanti. La serata è stata aperta dal gruppo storico, la Schola Cantorum “G.B. Cattaneo”, specializzata nel canto gregoriano e fondata attorno al 1898. Proprio il suo più suggestivo brano, “Salve Regina”, che si canta durante la velazione dell’immagine della Vergine delle lacrime, è stata eseguita dalle tre formazioni unite nel finale. A dirigerla, Eriga Voldolina, che nell’occasione ha sostituito Luca Legnani. Dopo è toccato al gruppo corale Icat - Città di Treviglio, costituito mezzo secolo fa da un gruppo di amici, appassionati ai canti di montagna. A questi, nel corso degli anni, sono stati accostati altri tradizionali e popolari, sempre eseguiti
da voci maschili. Nel 1985 il coro si è evoluto, passando alle voci miste, diventando polifonico e affrontando un nuovo repertorio. Da un ventennio è diretto dal maestro Gian Luca Sanna che ha introdotto gli strumenti come il pianoforte o l’organo, per le esibizioni in chiesa, l’accompagnamento di piccole ensemble e perfino l’orchestra sinfonica, impegnandosi a dirigere entrambi, allargandosi a composizioni di Bach, Beethoven, Handel, Di Lasso, Vivaldi, Rossini, Gounod, Kodaly, Schubert, Britten. Il coro Calycanthus, diretto da Franco Forloni, è stato fondato nel 2005 al fine di creare un laboratorio corale dove far confluire elementi di conoscenza musicale, utilizzando lo strumento vocale a cappella. Da allora ad oggi il numero delle voci è aumentato fino a 50 elementi suddivisi nelle sezioni soprani, contralti, tenori, bassi. Il repertorio è aperto sia alla musica sacra sia a quella non sacra e popolare, dal Rinascimento ai giorni nostri, con un occhio di riguardo alla produzione contemporanea.
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Aumentano le vittime I ludopatici che negli ultimi anni si sono rivolti ai servizi all’Ats sono aumentati: solo negli scorsi tre anni l’incremento sfiora il 70 per cento di Rosanna Scardi
Soggetti afferiti con problematiche di GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO Residenti in provincia suddivisi per età Valori percentuali 2016
Ambito
ANNI 20-29
ANNI 30-39
ANNI 40-49
ANNI 50-59
OVER 60
TOT
Treviglio
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11
12
9
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Romano
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2
4
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3
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I ludopatici che nell’ultimo decennio, nella nostra provincia, si sono rivolti ai servizi per le dipendenze dell’Ats per gioco d’azzardo patologico sono molto aumentati: solo negli scorsi tre anni l’incremento sfiora il 70 per cento. Nel 2016 i soggetti trattati sono stati 365, di cui 348 residenti nel territorio bergamasco. Sul totale delle persone curate per una dipendenza, i ludopatici rappresentano il 5.3 per cento. «Tra i fattori della crescita dei trattamenti c’è la proliferazione nell’offerta di giochi che causa la probabilità di disturbi, ma anche l’esito di una campagna di sensibilizzazione e di informazione
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sui rischi e sull’accesso ai servizi di cura e ai gruppi di auto mutuo aiuto, promossa dall’Ats in collaborazione con il Comune di Bergamo e gli altri enti che compongono il Tavolo provinciale sulla prevenzione del gioco d’azzardo patologico», commenta la dottoressa Elvira Beato, responsabile dell’Unità operativa Osservatorio dipendenze. La maggioranza (il 60.8 per cento) si è rivolta spontaneamente ai servizi ambulatoriali, il 18.8 accompagnato da familiari o amici, l’11.7 è stato segnalato dai servizi sociali o sanitari. Gli ambiti territoriali dove la piaga è più pesante sono Treviglio,
Seriate e Dalmine. In particolare, sempre nel 2016, i ludopatici in cura a Treviglio sono stati 48, di cui solo 7 donne. Grazie ai dati provinciali si può delineare un profilo: l’età media è 47.1 anni, l’84.5 per cento sono uomini, il 15.5 donne: a puntare sulla dea bendata è soprattutto la fascia 40-49 anni (25 per cento), seguita da quella 30-39 anni (23.3), 50-59 (22.4) e over 60 (18.7). Ma non mancano gli under 18: secondo lo studio Espad condotto dal Cnr sui comportamenti a rischio tra gli studenti, il 42.1 per cento dei ragazzi tra i 15 e 19 anni, nella provincia di Bergamo, ha giocato d’azzardo almeno una volta, l’8.9 per cento può essere considerato a rischio, il 7.2 problematico. «I giovani possono sviluppare forme di dipendenza dal gioco d’azzardo con maggiore facilità rispetto agli adulti e, quanto prima si inizia a sperimentare tali meccanismi, tanto più elevate sono le probabilità di avere problemi in età adulta», aggiunge l’esperta. I dati sullo stato civile indicano che il 40,5 per cento è coniugato, il 37.5 celibe o nubile, il 44.3 per cento vive con il partner, il 23.8 con la famiglia di origine, altrettanti da soli.
del gioco d’azzardo
Soggetti afferiti con problematiche di GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO Residenti in provincia suddivisi per fascia di età - Valori percentuali 2016
Soggetti afferiti con problematiche di GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO Residenti in provincia suddivisi per cittadinanza - Valori percentuali 2016
E ancora: oltre la metà ha un diploma di scuola media inferiore (il 50.6 per cento), il 22.4 un diploma superiore, il 14.7 un titolo professionale, l’8.5 la licenza elementare, pochissimi i laureati che si lasciano travolgere dalla febbre per lotto e slot machine (3.5). Il 58.3 è occupato come dipendente o autonomo, il 19.3 non ha un lavoro, il 7.4 è pensionato, il 3.9 casalinga. Inoltre, da un’indagine condotta all’Asl di Bergamo, nel 2014, sulla popolazione tra i 65 e gli 84 anni, emerge che i giochi più praticati sono Gratta e vinci (69.6 per cento), lotto e superenalotto (43.9), seguiti da lotterie istantanee
(18.8) e tombola e bingo (10.6). Si acquistano i tagliandi in bar e tabacchi (77.3), ma il gioco è diffuso anche a casa di amici o parenti (10.7) o nei circoli ricreativi (7.6). Fattore di rischi sono l’essere vedovi o celibi-nubili, versare in uno stato di depressione o ansia, avere disturbi di natura nervosa. L’85.1 dei giocatori sono uomini. Molti gli interventi preventivi messi in atto dall’Ats in collaborazione con gli enti del Tavolo provinciale. «Si va dalla sensibilizzazione e informazione sui rischi connessi al gioco d’azzardo, al possibile sviluppo della dipendenza e sulle reali, basse, probabilità di vinci-
ta, agli interventi di comunità, come la diffusione del codice etico tra i gestori di locali così che adottino comportamenti e misure che riducano i rischi come il non prestare soldi o esporre un orologio o la promozione di attività ludiche e socializzanti – precisa la dottoressa Mara Azzi, direttore generale dell’Ats Bergamo –. Inoltre, interveniamo nelle scuole già di primo grado o tra le fasce più vulnerabili come gli anziani, oltre a investire nella formazione di assistenti sociali, volontari, polizia locale per intercettare precocemente situazioni a rischio di dipendenza e poterle orientare». L’Ats attraverso il numero verde 800 447722 o la mail azzardo.bastardo@ ats-bg.it continua a rispondere a richieste di aiuto e di orientamento.
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A Treviglio si sono giocati 37 milioni di euro Il gioco d’azzardo è una piaga sociale difficile da debellare, poiché è un fenomeno sommerso che attecchisce soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione. A chiedere aiuto è solo una minima parte delle vittime, chi non vede più una via d’uscita, si sente rovinato o capisce di non potersi fermare. A dare un’idea della complessità del problema sono i dati sui fatturati delle slot machine, nel 2016, certificati dall’agenzia dei Monopoli, resi pubblici dal gruppo editoriale “Gedi”. A sorpresa, si scopre che la nostra provincia conta le maggiori giocate in Lombardia: le macchinette mangiano 3.4 milioni di euro al giorno, 141mila ogni ora, oltre un miliardo e 237 milioni l’anno. Dati inquietanti. I comuni orobici censiti sono 242 (in 32 paesi virtuosi non esistono slot): nei loro bar e tabaccherie si trovano 7.597 apparecchi. Di questi, la maggior parte, 6.303, sono “awp”, dette new slot, ovvero macchinette elettroniche che accettano monete, erogando vincite in denaro: sono le più frequenti e accessibili, trovandosi anche in bar e tabaccherie. Le restanti 1.294 sono “vlt” o videolottery, tecnicamente più evolute poiché puoi inserire banconote, bancomat o carta di credito nelle sale slot e garantiscono vincite più elevate. Bergamo è in testa nei capoluoghi lombardi con la cifra pro capite maggiore: 1.814 euro a testa
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2018-02 bozza 2 esecut.
Venerdì 16 Febbraio
2018
ore 20.45
T EATRO N UOVO T REVIGLIO Piazza Garibaldi
Progetto grafico: Nicole Corti cl. 4CTG - Zenale e Butinone Treviglio
giocati, neonati inclusi, in 893 macchinette, 7.4 ogni mille abitanti, con una riduzione del 3 per cento (contro i 1.050 euro pro capite di Milano) e 218.290 milioni di euro bruciati, collocandosi al quinto posto, a livello nazionale, nei comuni tra 50 e 200 mila abitanti. A Treviglio sono sfumati, solo nel 2016, 37 milioni di euro nelle 213 slot machine, 7.2 ogni mille abitanti (169 awp e 44 vlt), con una proiezione pro capite di 1.245 euro (678 in vlt e 568 in awp) e un aumento del 2.8 per cento rispetto al 2015. Alte le giocate complessive anche nelle 182 slot (145 awp e 37 vlt) di Caravaggio, 11.2 ogni mille abitanti, dove però c’è stato un calo del 6 per cento: oltre 30 milioni di euro giocati (13,9 in awp e 16,7 in vlt), ovvero 1.881 la spesa a testa. A “brillare” nel triste primato è però, Cortenuova dove sono sfumati al vento 6.022 euro per abitante. Seguono Grumello del Monte con 5.607 e Verdellino con 4.737. Il vizio è quasi inesistente a Cerete (2 euro a testa), Carona (3 euro), Bianzano (12 euro). A livello di fatturato, dopo il capoluogo, si collocano Treviolo con 47 milioni di euro, Albino a quota 42 milioni e Grumello con 41 milioni. (R.S.)
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“Io, drogato di gratta e vinci” La storia di Matteo, la cui dipendenza all’azzardo iniziò durante l’adolescenza
scoperto i segnali della sua ludopatia, convincendolo tre anni fa a rivolgersi a una comunità nel bresciano, dove è stato preso in cura. «Dopo un anno ho avuto una ricaduta, proprio come un drogato con lo spinello e ho ripreso ad acquistare un numero spropositato di Gratta e vinci che, ovviamente, non bastavano perché cerchi sempre la “grattata” che non arriverà mai», fa presente. Finché ha deciso di rivolgersi al servizio multidisciplinare integrato dell’Aga, acronimo di Associazione genitori antidroga: cinque anni fa la comunità, presieduta da Enrico Coppola, è stata capofila del progetto provinciale “Scommettiamo che smetti”. Da allora ha aiutato oltre 300 ludopatici. Attualmente in carico ne ha una trentina, seguiti da due psicologi e, da quest’anno, potranno Matteo – che vuole mantenere l'anonimato – aveva una vita invidiabile. Oggi ha 50 anni, vive nella provincia di Bergamo, dove svolge la professione di dirigente aziendale che gli permette di guadagnare bene, ha moglie e due figlie. A incrinare la serenità è stata la dipendenza dai Gratta e vinci, capace di sviluppare un comportamento compulsivo alla pari di slot machine, poker, Lotto, Superenalotto o casinò virtuali. «Ci vogliono pochi secondi per grattare, un biglietto può costare anche 20 euro, è meglio che non faccia i conti di quanti soldi ho buttato al vento, basti pensare che in un mese potevo spendere 600 euro e che gioco da sempre», racconta Mat-
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teo. La passione malata è iniziata fin da ragazzo. Il brivido di poter vincere una somma a carte, a biliardo o con una scommessa tra amici era uguale a quello che provano i giocatori mentre abbassano la leva delle slot o comprano i “grattini” nella speranza che segua la vittoria. «In realtà, non si vince mai, ma non te ne rendi conto perché credi di avere la situazione in pugno, mentre sei già entrato in un ingranaggio infernale – ripercorre la sua storia –. Inizi a mentire, fai sparire i biglietti dalle tasche, giri diverse tabaccherie per non dare nell’occhio, metti in atto tutte le azioni di chi vive una dipendenza, alla pari di un tossico o un alcolista». La moglie di Matteo ha, però,
essere anche ospitati nella comunità. Spesso la dipendenza dal gioco è, infatti, associata a un’instabilità mentale che a sua volta porta ad abusare di sostanze. Inoltre ci si confronta nei gruppi di auto mutuo aiuto. «Nessuno può però dirsi guarito, il distacco dalla fonte di dipendenza deve essere totale, a vita. A me, per esempio, non restano che i giochi di società o da tavolo», sorride Matteo. Ma quando entra in un bar o in una tabaccheria come fa a controllarsi? «Devo resistere, provo una rabbia verso la società quando, guardandomi attorno, vedo le vecchiette attaccate alle slot che si bruciano tutta la pensione, mi chiedo come possa mancare il controllo, dove siano i familiari, lo Stato, come possano permettere che una persona si rovini con tanta facilità». (R.S.)
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“Al giocatore patologico serve fortuna, il ludopatico gioca in modo compulsivo” Parla il dottor Massimo Corti, tossicologo clinico e alcologo membro della commissione patenti della nostra Provincia Nonostante la sfida non sia facile, guarire dal gioco d’azzardo patologico è possibile. Sono migliaia i soggetti che si sono rivolti al Serd, il servizio per le dipendenze di Treviglio. Noi abbiamo incontrato il responsabile, il dottor Massimo Corti, tossicologo clinico, specializzato in anestesia e rianimazione, alcologo nella commissione patenti
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della nostra Provincia. Dottor Corti, qual è la differenza tra il giocatore d’azzardo patologico e il ludopatico? Il primo è affetto da una patologia ben specifica, definita dal “Dsm”, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, con criteri utili per formulare una diagnosi. Al giocatore patologico
non servono abilità, a differenza per esempio del biliardo, ma fortuna. Il primo esempio di questo tipo è stato il dado nell’antica Roma. Può essere anche la tombola, poiché conta la Dea bendata e vinci denaro: tuttavia, se si gioca in famiglia è socializzante, se si passa la settimana al bingo è patologico. Il ludopatico appartiene a un’altra sfera, gioca in modo compulsivo, senza perdite economiche, nei gruppi virtuali, ai videogiochi, anche se spesso devi pagare dei bonus. Più aumenti l’esperienza, più resti legato. Quali sono le diverse tipologie di giocatori? C’è il compulsivo, spesso uomo, tra i 25 e i 45 anni, che non di rado è dipendente da cocaina o alcol, ha perso molto denaro e tenta di recuperalo, non riuscendoci mai. In una sottocategoria c’è chi va nelle sale slot per incontrare altri giocatori, l’impulso è legato all’ambiente. C’è, poi, il giocatore scientifico convinto che la propria conoscenza lo porti a vincere, come chi scommette sui cavalli o studia i numeri ritardatari al lotto. A questa tipologia appartiene anche chi punta in borsa credendosi un broker di Wall Street quando è semplicemente un impiegato di banca. Il pensiero magico riguarda, invece, le donne, spesso depresse o con poco da fare, sognano un numero, è il caso della Smorfia napoletana. Infine c’è il gioco sociale, come il bingo, che diventa patologico quando domina la mente.
In ogni dipendenza c’è un momento di piacere, quando si verifica nel gioco? Precede il comportamento: quando il croupier butta la pallina si avverte la scarica dopaminergica, proprio come nel rafting prima della rapida. Quando sono nate le slot? Alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti, erano chiamate “i banditi a un solo braccio” e progettate per mantenere la compulsione, come nei vecchi casinò: senza orologi né luce esterna, come se fosse una dimensione a sé, senza tempo. La tassazione cosa prevede oggi in Italia? Su 100 euro giocati, 25 restano alla macchinetta, di questi metà vanno allo Stato che poi dovrà, però, far fronte ai costi sociali; l’altro 12,5 per cento è diviso a metà tra gestore del locale e proprietario della slot. Il giocatore patologico come può essere curato? Deve esserci innanzitutto la volontà. Poi, dopo un colloquio, si può stabilire di riprogrammare la propria giornata, evitando le abitudini malsane e sostituendole con altre più equilibrate o cambiandone la modalità. Si può, per esempio, stabilire un budget per i vizi e non sforarlo. Come per il tabagismo, si definisce un numero di sigarette e i familiari controllano. Un conto è gustarsi un bicchiere di Cognac davanti al camino, diverso attaccarsi alla bottiglia di notte. (R.S.)
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Parla Simone Mancini: “Serve disciplinare e non reprimere”
L’azzardo visto da chi lavora in un settore che muove miliardi. L’intervista a un trevigliese dipendente di un concessionario italiano di Ivan Scelsa
Qual è il suo lavoro? Mi occupo di gioco. Attualmente lavoro per uno dei più noti concessionari italiani, per conto del quale fornisco supporto commerciale e strategico ai grandi clienti di circa metà Paese. I miei key clients sono aziende proprietarie di apparecchi di tipo new slot (collegati alla rete telematica gestita
del concessionario), che installano presso punti vendita propri o di terzi. La ludopatia sembra esser diventata una vera e propria emergenza nazionale. Cosa pensa dell’approccio al tema dei provvedimenti mirati ad arginarla?
Non sono d’accordo né sugli effetti benefici di quei provvedimenti, né sulla ratio che li ispira. Si può essere dipendenti da una molteplicità di pratiche e di sostanze, ma la causa di tali dipendenze è da ricercarsi al di fuori di esse, nel malessere che porta l’individuo a rifugiarvisi. Pensi ai casi di doppia diagnosi, nei
UN LIBRO CONTRO CORRENTE
l'analisi a tutto tondo del fenomeno
Al di là del sentito dire, quanto ne sapete davvero sul gioco d’azzardo? È un tema che troppo spesso ritorna in auge solo per fatti di cronaca,
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ma la cui comprensione va ben oltre i fatti eclatanti raccontati da giocatori problematici che decidono di fare outing confessando pubblicamente il loro vizio. Parliamo del gioco legale, sia chiaro, quello per il quale l’opinione pubblica esulta per i provvedimenti restrittivi adottati dal legislatore per ridurre l’incidenza del gioco patologico. Comunque la pensiate, sta di fatto che il gioco è un fenomeno sociale, in continua espansione e che interessa milioni di persone in tutto il mondo. Lo Stato tutela i giocatori tramite leggi, regolamenti e controlli, garantendo
la trasparenza dei risultati e dei player della filiera. Ciononostante la pratica del gioco a volte viene vista come un’attività da vietare a prescindere: un po’ sul modello di quanto avveniva nel periodo del proibizionismo americano degli anni Venti. Si tratta di posizioni contrastanti che raramente trovano nell’arena dell’opinione pubblica momenti di confronto, proprio in virtù della loro prospettiva diametralmente opposta. Controllare e proibire sono due approcci necessariamente antitetici. Non viene negata l’importanza e la pericolosità della ludopatia, sia chiaro,
quali l’individuo sviluppa più di una dipendenza a causa di un problema pregresso: limitando l’offerta di gioco quell’individuo reindirizzerà i suoi comportamenti compulsivi verso altro, probabilmente peggiorando la sua condizione. Inoltre, l’impatto delle ludopatie sull’universo dei giocatori è davvero modesto e gestire il settore in funzione di essi, significherebbe gestire l’insieme in ragione del singolo, limitando il libero arbitro di tutti gli altri. Come crede che andrebbe affrontato il problema? Intervenendo per disciplinare e non per reprimere. Sono da sempre un liberale, e credo che ogni mercato lecito debba regolarsi secondo il classico meccanismo della domanda e della offerta, ovviamente giocato sul profilo della sicurezza, della tutela dei minori e dei giocatori tutti. Il settore del gioco lecito rappresenta una delle industrie più importanti del Paese e gli operatori della
filiera rappresentano l’unico argine al dilagare del gioco illegale che non porterebbe beneficio né a chi ha problemi di ludopatia né al giocatore sano. Lo stesso per discorso vale per lo Stato che non incamererebbe più le alte imposte derivanti dal gioco, così come per la collettività che non potrebbe più giovarsi del ritorno in spese sociali. Come nasce l’idea di scrivere un libro sull’argomento? Lavorando nella filiera e conoscendo da vicino tutte le prassi e i regolamenti che dobbiamo e vogliamo osservare, ho pensato di dare un mio contributo al dibattito sul gioco d’azzardo legale che, nell’opinione pubblica, è viziato da preconcetti e semplificazioni. Un approccio semplificativo e monotematico finisce purtroppo per condizionare gli interventi degli amministratori locali e del legislatore che talvolta mettono in atto provvedimenti repressivi e non realmente regolatori.
ma viene analizzata, quasi indagata, senza pregiudizi o tabù: uno sforzo genuino dal rigore scientifico grazie al quale l’autore riesce a sollevare il dubbio nella mente del lettore, ovvero se nella patologia il gioco ne sia la causa o la conseguenza. Appare comunque innegabile come nel tempo si sia creato nell’immaginario collettivo un sentimento negativo intorno al mondo del gioco che impedisce di affrontare il fenomeno con la necessaria lucidità. Agli stessi operatori della filiera del gioco lecito viene spesso associato un alone di mistero e di diffidenza. Le aziende del settore, ognuna con le proprie specificità, sono invece imprese private che pagano le imposte e che hanno un’attività scandita da stringenti regolamenti, che devono osservare a pena di pesanti sanzioni. Seguendo questo filo logico, sono operatori che, comunque, svolgono un importante ruolo sociale perché rappresentano l’unico argine al dilagare del gioco d’azzardo illecito. Il dilemma etico, poi, si esplica negli opposti atteggiamenti di quanti credono sia meglio reprimere e di quanti, invece, ritengono sia più utile controllare. Il tutto secondo presupposti validi ed universalmente condivisi che lasceranno al lettore l’ardua sentenza. (I.S.)
Confesso che mi ha incuriosito: perché dovremmo comprare il libro? Proprio per avere una visione completa dell’argomento, analizzandolo senza preconcetti e con cognizione di causa il fenomeno. Consiglio il sito www.ilgiocodifortuna.it dove, oltre a poter acquistare il libro, sarà possibile approfondire alcuni di questi temi.
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Via le slot, si torna alla dama
La scelta coraggiosa del titolare del Francis Drake di Lurano. Contro i suoi interessi ha deciso di bandire dal suo locale i videopoker: "Ero stanco di vedere gli anziani che si bruciavano tutta la pensione” di Rosanna Scardi
Ma non bastavano. La “malattia” è impossibile da arginare. E così, una volta staccata la presa dalle slot machine, le ha sostituite con i tornei di dama. Il prossimo sarà il 25 febbraio. Le iscrizioni avvengono nel locale, c’è tempo anche il giorno stesso della gara (info allo 035 800043). «I tesserati all’associazione sono solo 15, ma tutti possono giocare o partecipare alle gare; i giovani sono bravissimi a muovere le pedine, sono istruiti dagli anziani – sorride Massimo –. La domenica sono i primi a sedersi al tavolo. Anche la dama crea una dipendenza, ma salutare. Peccato che la scuola impedisca loro di giocare sempre».
Nonostante le slot machine fruttino ottimi introiti alle tasche di baristi e tabaccai, c’è chi va contro i propri interessi rifiutandole e preferendo il gioco, salutare, della dama. Massimo Reduzzi, 49 anni, conosciuto come “Francis”, è il titolare del pub e ristorante “Il pirata” in via Daminelli a Lurano. Tre anni fa, l’esercente ha deciso di togliere le quattro macchinette mangiasoldi che erano presenti nel suo locale. «Ammetto che avevo un utile d’oro, ma mi sono messo una mano sulla coscienza e così ho voluto tirare via tutto, fare piazza pulita – spiega Reduzzi –. In paese ci conosciamo tutti e non mi sembrava corretto che nel mio locale ci fosse chi potesse rovinare la sua vita e quella dei
familiari, non volevo essere complice». Sotto i suoi occhi si consumavano veri drammi che il barista ricorda bene. «C’erano anziani che bruciavano i 600 euro della loro pensione e forse di più, mamme attaccate alle slot con i bambini piccoli, annoiati, che piangevano, mariti che telefonavano per cercare le mogli che non rientravano a casa per cena, loro mi chiedevano di mentire e io non sapevo che fare, altri giocavano da mattina a sera mangiandosi lo stipendio, poi era un continuo chiedermi i soldi in prestito o alcol», racconta. Nel tentativo di limitare gli effetti nocivi del gioco d’azzardo, Reduzzi ha partecipato alle riunioni promosse dall’Asl seguendo alcuni accorgimenti.
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ASSOCIAZIONE
Arrivano le guardie zoofile, per chi vuole mettersi al servizio degli animali Vigileranno su Treviglio e i paesi limitrofi per impedire abusi: "Svolgeremo un'azione educativa e di sensibilizzazione al rispetto della natura e dell'ambiente" di Daria Locatelli
Domenica 14 gennaio ha preso il via a Treviglio un percorso che in otto mesi formerà i volontari che metteranno il proprio tempo liberi e le competenze acquisite a disposizione dei nostri amici a quattro zampe. L’iniziativa, inaugurata lo scorso mese, è uno dei primi progetti attuati dal Cra, Centro Recupero Animali (www.facebook. com/centrorecuperoanimali), un’associazione no profit nata poco più di un anno fa dall’idea di Massimo Imeri, che ne è l’attuale presidente, con l’obiettivo di garantire il benessere e la tutela di tutti gli animali. Andrea Castagna, che insieme alla coordinatrice Sara Agnolotti e al vicepresidente e
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comandante delle guardie zoofile di Torino Daniele Galetti, è tra i membri attivi del gruppo, racconta come la nascita del progetto sia il frutto di un’esperienza personale di Massimo, il quale ha deciso di impegnarsi affinché ai migliori compagni dell’uomo possa essere garantito l’amore che loro regalano a noi: «Max circa 10 anni fa fu vittima di un incidente stradale la cui prognosi non era delle più rosee: poteva rimanere paralizzato a vita. Pur scoraggiato, non si lasciò abbattere e decise di continuare la lunga degenza accanto all’unico essere vivente che sarebbe stato capace di donargli l’amore e il sostengo necessario a farlo
sentire a casa: il suo amato cane Beethoven. Il suo fedele amico, nonostante gli anni dell’età, non si fece fermare dall’altezza del letto e nemmeno dalla lontananza della ciotola per poter stare vicino a Max, senza fargli mai mancare la sua zampa. La totale devozione di Beethoven gli permise di rialzarsi definitivamente dal letto e finalmente di camminare. Fu questo il momento in cui Beethoven si rese conto che il suo padrone ce l’avrebbe fatta anche senza di lui e dopo poco i suoi occhi si chiusero per sempre. Questa esperienza ha fatto scoprire a Max quanto gli animali siano capaci di amare incondizionatamente, facendo emergere in lui il desiderio di dare loro l’opportunità di avere una vita migliore». Dopo un’attenta selezione, il Cra ha individuato 18 donne e 3 uomini che, ogni seconda domenica del mese presso l’ex scuola materna in Via Canonica, verranno preparati per di-
venire guardie zoofile (guardie particolari giurate con decreto prefettizio e qualifica di ufficiali ed agenti di Polizia giudiziaria, con nomina ai sensi della legge n. 189 del 20/07/2004 e degli articoli 55 e 57 del Codice di procedura penale), acquisendo dai professionisti le nozioni necessarie in materia giudiziaria, medica, comunicazione, il tutto corredato da simulazioni pratiche. Il compito che assolveranno a Treviglio e nei paesi limitrofi è quello di svolgere un’azione educativa e di sensibilizzazione al rispetto della natura e dell’ambiente, rivolta principalmente ai proprietari degli animali di affezione, vigilando sul territorio di competenza per segnalare, ed eventualmente
reprimere, reati ambientali. «Quello che ci prefiggiamo – conclude Andrea – è di far aumentare la consapevolezza che il cane non è un peluche, una moda o un gioco, ma è uno di famiglia e, come tale, va protetto e amato incondizionatamente. Il sogno del Cra è di riuscire a costruire, in futuro, una struttura per i nostri animali, un centro polifunzionale che funga da punto di riferimento per tutti».
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ASSOCIAZIONE
I bambini dello Stecchino d'oro cantano davanti a Papa Francesco Il giovane coro di Treviglio ha inaugurato il 2018 con l’emozione di una trasferta in Vaticano di Daria Locatelli
Il 3 gennaio rimarrà una data indelebile per i bambini dello Stecchino d’Oro (www.stecchinodoro.it). L’ensemble, infatti, si è esibito in una location del tutto speciale, l’Aula Nervi, e di fronte a uno spettatore a dir poco unico: il Pontefice. «La possibilità di cantare in occasione di un’udienza – spiega Mimmo Fanelli, membro attivo del coro dal 1994 e direttore dal 2007 – è nata dalla richiesta che una suora ha fatto in nome e per conto nostro. La delegazione trevigliese che si è recata a Roma lo scorso mese contava circa 60 persone, tra le giovani voci, gli adulti e gli accompagnatori. È stata un’esperienza veramente irripetibile e abbiamo ricevuto un trattamento
splendido, grazie all’impegno profuso da tutti, specialmente da parte di uno dei genitori presenti. Nella stessa giornata, inoltre, i piccoli si sono
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esibiti presso il Presepe dei Netturbini, in una performance tanto inaspettata quanto emozionante». Sono 19 i bambini che, davanti alla prima transenna dell’aula, hanno cantato per Papa Francesco i tre brani “Lo scriverò nel vento”, “Caro Gesù” e “Galassia di note” (che è l’inno della “Galassia di cori dell’Antoniano Bologna” di cui fa parte anche la formazione trevigliese da maggio 2017). «Eravamo una macchia dai colori bianco, rosso e nero – prosegue Mimmo – ed è stato un onore poter far consegnare al Pontefice la nostra maglietta da parte del più piccino del coro, Gioele Francesco». Un range di età che va dai 4 ai 12 anni quello delle 27 voci che compongono lo Stecchino d’Oro, nato presso l’Oratorio Conventino di Treviglio, che ne è tuttora la sede, su iniziativa di Emilio Riva e Valeria Gusmini per trasmettere ai più piccini la passione per la musica e il canto, ma soprattutto il gusto dello stare insieme e dell’aggregazione. «Il coro è innanzitutto una famiglia – sostiene Fanelli che è anche presidente dell’associazione costituita
6 mesi fa –: non sono solo i bambini a farne parte, ma anche i genitori sono un’anima attiva, collaborando chi all’organizzazione, chi all’accompagnamento musicale, chi all’aspetto tecnico. La cosa che ci rende più orgogliosi è che in molti casi le mamme e i papà o gli adolescenti che contribuiscono alla buona riuscita delle attività hanno fatto parte loro stessi del nostro gruppo quando erano piccoli». Lo Stecchino d’Oro, «il cui nome spiega Mimmo, sorridendo, - è stato pensato credendo che sarebbero state più le stecche dei virtuosismi», da 36 anni ripropone a livello amatoriale e con rassegna biennale le canzoni del celebre Zecchino d’Oro, volendo per-
seguire, in musica, gli ideali di pace, concordia fra i popoli e fiducia nel futuro dell’umanità. A partire dal 2008 il coro ha deciso di esprimersi anche al di fuori dell’oratorio, inaugurando una serie di eventi a Treviglio e non solo che hanno conferito un senso di continuità alle iniziative del gruppo. Tra le tante, si ricorda “Musicando la vita”, un musical interamente scritto dallo Stecchino d’Oro e coreografato da Giorgia Bonfà, che nel 2010 ha registrato ben 12 repliche in città e nei Comuni limitrofi o “Santa Lucia Treviglio”, esibizione presso il Palazzetto dello Sport insieme alla New pop orchestra. Le piccole voci, poi, accompagnano molte manifestazioni locali, come in occasione della festa della mamma, dei nonni, o del 25 Dicembre – con “Natale in allegria” i bambini hanno portato canti di gioia agli ospiti della casa di riposo trevigliese –, intessendo un fitto calendario con circa 7 spettacoli nel mese di giugno, 5 a settembre e altrettanti nel periodo natalizio. «Con il tempo - conclude Mimmo - abbiamo cercato di professionalizzarci, raccogliendo tutto quello che ci serve all’interno di questa grande famiglia allargata che è lo Stecchino d’Oro. I nostri bambini hanno vissuto l’esperienza dell’udienza con Papa Francesco con quella naturalezza genuina tipica della loro età, rendendosi però perfettamente conto di aver avuto un posto privilegiato e la possibilità di vivere un qualcosa di davvero importante. Forse eravamo noi adulti i più emozionati, ma, dopotutto, esiste qualcosa di più bello?». Il coro, con un bagaglio di soddisfazione e di ricordi speciali impressi nella memoria, è già al lavoro per il prossimo appuntamento del 25 marzo presso il quartiere ovest di Treviglio, per una raccolta fondi destinati ai bambini del Perù. I virtuosismi del cuore dello Stecchino d’Oro continuano.
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Madonna delle Lacrime, arriva la festa di Rosanna Scardi Messa con il vescovo, bancarelle e luna park. Si rinnova il 28 febbraio l’appuntamento più atteso dai trevigliesi, i festeggiamenti per la Madonna delle Lacrime. Lo stesso giorno del 1522 Treviglio fu salvata dall’invasione francese dopo che le lacrime sgorgarono dall’affresco della Vergine. All’epoca la Lombardia era in balia di francesi e spagnoli che si contendevano i territori. A capo delle truppe d’Oltralpe c’era il visconte di Lautrec: quando una loro armata bussò alle porte di Treviglio chiedendo asilo e rifornimenti, i cittadini risposero cacciando i soldati. Lautrec, la sera del 27 febbraio, arrivò a la Rivolta con l’intento di saccheggiare Treviglio. Alla popolazione non restò che pregare, rifugiandosi nelle chiese. All’improvviso, la mattina del 28 febbraio, si gridò al miracolo. L’immagine della Madonna, dipinta sul muro di Sant’Agostino, pianse per sei ore. L’evento commosse Lautrec che risparmiò Treviglio. Il 14 giugno del 1617, l’immagine della Madonna delle Lacrime fu trasferita nel Santuario. Sabato 17 febbraio, dalle 14.30 alle 18 i fedeli, si recheranno per la benedizione degli
oggetti personali. Le celebrazioni religiose cominceranno con la novena dal 18 al 26 febbraio. Domenica 25, dalle 14.30 alle 18, l’offerta della cera. La velazione avverrà nella “Vespertina”, alla vigilia, alle 18.30. Il 28, allo scoccare delle 8, la messa del miracolo, presieduta da monsignor Mario Delpini arcivescovo di Milano, durante cui sarà svelata l’immagine di Maria. Alle 16,30 la messa per i ragazzi. Al Tnt, in mattinata, la cerimonia per la consegna delle benemerenze civiche “San Martino d’oro” come riconoscimento a eccellenze trevigliesi, che possono essere persone, enti o associazioni, distinti in diversi settori e del
“Premio Madonna delle Lacrime” rivolto a uno o più studenti che si sono resi utili nel volontariato. La festa è anche per i più piccoli con le tanto attese bancarelle che affolleranno via De Gasperi e viale Piave diramandosi fino al centro, il 25 e 28. Divertimento assicurato anche dalle oltre 50 attrazioni, al luna park, organizzato da Simone Ballarini e Fabio Iovino, aperto dal 3 febbraio al 19 marzo, mentre il 10 di questo mese è previsto il raduno dei carri di carnevale alle 14.30 (dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19, il sabato dalle 14 alle 23, la domenica e nei festivi dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 19, ogni mercoledì e govedì promozioni). Per la festa del patrono scuole, negozi e aziende rimarranno chiusi.
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RICETTE
Le ricette di Erica Resmini Ingredient i 1 polipo Nero di seppia Pomodorini Prezzemolo Peperoncino 1 carota 1 costa di sedano 1/2 cipolla
Ingredien ti 300 gr di alici 2 cipolle rosse di tropea 1 cucchiaio di olio Aceto a piacere
Ingredien ti 250 gr di farina 2 uova 50 gr di zucchero semolato 50 gr di zucchero di canna 1 pizzico di sale 90 gr di burro
Pasta al ragù di polipo
Bollire il polipo per 40 minuti, far raffreddare e tagliare a dadini. Soffriggere in una pentola aglio e peperoncino, olio e il mix di verdure, sempre tagliato a pezzetti. Aggiungere il polipo e sfumare con il vino bianco. Lessare gli spaghetti a fuoco spento, mettere i pomodorini e infine mantecare la pasta. Impattare e servire. Un ottimo pasto completo e leggero, dal sapore particolare.
Alici marinate
Pulire e lavare le alici, scottarle per 2 minuti in una pentola antiaderente. Tagliare sottilissima la cipolla, adagiare in una ciotola, aggiungere l’olio e mezzo bicchiere di aceto. Lasciare riposare di modo che prendano sapore. Un antipasto leggero, sano e colmo di nutrimento, a base di pesce azzurro, sempre molto importante nella nostra dieta mediterranea.
I biscotti di Sofia
Amalgamare tutti gli ingredienti secchi. Aggiungere le uova ed il burro sciolto, impastare e far riposare per 30 minuti. Stendere l’impasto a circa mezzo cm e con delle formine creare i biscotti. Far cuocere per 30 minuti a 180°. Una volta pronti, far raffreddare e spolverare con lo zucchero a velo. La ricetta è di mia figlia Sofia, come lavoretto per la scuola. Alla prossima!
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QUATTRORUOTE
Motori, un occhio al mercato locale Un’analisi delle vendite e delle proposte delle concessionarie di auto della bassa bergamasca di Ivan Scelsa
La proposta dell’Associazione dei costruttori europei di automobili (Acea) è quella di limitare l’obiettivo 2030 a una riduzione del 20% delle emissioni di Co2 (anidride carbonica) rispetto a quelle che si avranno nel 2021. Questo dovrebbe consentire, in un decennio, di ridurre le emissioni da 95 grammi al chilometro a 76 g/km. Davvero poco. In questo scenario, la strenua difesa del gasolio sembra esser giunta al capolinea. Ad aprire una breccia nelle certezze acquisite dal mercato sono i continui blocchi
del traffico attuati dalle autorità locali (anche per veicoli meno vetusti) nel tentativo di arginare l’inquinamento ed evitare sanzioni. Anche i mezzi rispondenti alle normative Euro 4 dotati di dispositivo Fap (criteri antinquinamento per veicoli immatricolati fino a 6 anni fa, ndr) sembrano destinati all’oblio. L’industria europea è partita tardi, sia nella ricerca sia nello sviluppo dell’elettrificazione e oggi cerca di recuperare il gap accumulato studiando vetture full hybrid o addirittura ibrido plug in. Ma l’interrogativo principale per
il fruitore finale è: conviene? Meglio l’ibrido o l’elettrico? Leader nel settore dell’ibrido a livello mondiale è sicuramente il gruppo Toyota che, per primo, ha creduto nell’innovazione già nel 1996 lanciando la capostipite Prius. Ad essa hanno fatto seguito diversi modelli che hanno così assunto un ruolo davvero importante. Basti pensare che, nel 2016, il 49% delle vetture vendute dalla concessionaria Sarco di Treviglio è stata ad alimentazione ibrida. Il dato è ancor più impressionante se si analizza il 2017, anno in
EMISSIONI ZERO: UN FUTURO GREEN
Dove va il mondo dell’auto? E come sta la Pianura Padana? Il
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concetto di sostenibilità è dinamico e oggi
più che mai deve coinvolgere tutti, governi, industrie e cittadini. La mobilità del terzo millennio è il perno sul quale ruota lo sviluppo globale, sempre più orientato alla green economy e all’indispensabilità di creare reti di collegamento e macchine capaci di lasciare inalterato l’habitat che li circonda. In questo la Pianura Padana rappresenta forse l’area nazionale in cui maggiormente si avverte tale necessità, con l’asse compreso tra Piemonte, Lombardia e Veneto che, insieme, rappresenta
cui la percentuale dell’ibrido sale al 70% del venduto: un trend confermato anche a livello provinciale. Anche per altri costruttori la tendenza è in crescita: con una scelta di oltre 20 modelli ed un prodotto davvero vario per prezzo e tipologia, sono soprattutto Hyundai e Bmw a segnare buoni risultati di vendita. E chi non ha a listino una ibrida o una elettrica sta correndo ai ripari. Davide Garlati, della Tomasini auto di Treviglio, preannuncia l’arrivo sul mercato della nuova Opel Ampera-E che andrà ad attaccare il settore con una vettura totalmente elettrica che la casa stima con autonomia di 520 chilometri. Dalla concessionaria Baccanelli di Romano di Lombardia emergono alcune indiscrezioni sull’idea di Fca di una
possibile versione ibrida da 350 cavalli dell’Alfa Romeo Giulia veloce: una novità che potrebbe arrivare nelle concessionarie già nel 2018. Ma il mercato italiano delle auto a batteria soffre la mancanza d’incentivi e infrastrutture: l’attuale vero problema con cui ogni
acquirente deve ancora rapportarsi e a cui occorre trovare soluzione. Possibilmente in tempi rapidi.
quella con la qualità dell’aria peggiore d’Europa. Già, parliamo delle nostre città, di quello che respiriamo e che rappresenta un’urgenza a cui dare una risposta che sia inequivocabile e non più colmabile con blocchi parziali del traffico veicolare demandati ai sindaci. È una necessità d’inversione di rotta che va compresa dalle autorità sovranazionali che dovranno impugnare l’argomento, una volta per tutte. Ma non è questo quello su cui vogliamo soffermarci. Non leggerete di numeri incredibili e inaccettabili, piuttosto vogliamo guardare al futuro della mobilità, all’orientamento del mercato dell’auto e a quel futuro prossimo che l’industria di settore
proporrà sulle nostre strade. Procediamo un passo alla volta. La richiesta dei costruttori europei per “ammorbidire” i limiti di emissioni di anidride carbonica previsti per il 2030 è un segnale che va in questa direzione: una domanda alla quale l’Europa, unita, dovrebbe dare una ferma risposta. Il mercato, oggi, offre già delle soluzioni, a cominciare dall’auto elettrica che, sebbene non possa ancora andar bene per il trasporto merci su lunghe tratte, occorre cominciare a prendere in considerazione. La sua diffusione, dopo aver toccato le metropoli e anche altre città (Milano in questo ha aperto la strada), sta vedendo una costante crescita per numero di stazioni per la
ricarica e dislocazione sul territorio. La mappa delle colonnine, però, si ferma all’interno dei grossi centri e la bassa bergamasca (Treviglio in primis), in questo, ancora non ha dato il via a questa svolta epocale. Lo hanno fatto solo alcuni privati (prevalentemente all’interno delle proprie aziende) per cui le zero emissioni sono diventate un valore a cui non si può più rinunciare. Niente particolato e ossidi di azoto: è ancora utopia oppure un risultato auspicabile al quale mirare, capace di garantire il futuro del pianeta e della stessa industria dell’automobile, da sempre in grado di migliorare la qualità della vita, generare business e posti di lavoro? (I.S.)
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ATTUALITÀ
Testamento biologico, fatta la legge bisogna riuscire ad applicarla di Cristina Signorelli
In alcuni comuni italiani è già possibile fare il testamento biologico, e da noi? La legge Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) definisce che ogni individuo possa decidere anzitempo le cure che gli dovranno essere prestate al momento in cui fosse malato “con prognosi infausta a breve termine o di imminenza di morte”. La norma sancisce la piena libertà per la persona di accettare o rifiutare i trattamenti sanitari finali e disporre pubblicamente di queste sue proprie volontà. A tal fine si prevede la
creazione di un registro nazionale atto a detenere le Dat, che dovranno essere rilasciate in forma scritta. La legge di Bilancio approvata a fine anno ha stanziato circa due milioni di euro per l’istituzione del Registro nazionale che, nonostante ciò, secondo le stime di diversi osservatori non potrà essere attivo prima di qualche anno. Insomma la legge è approvata, verrà promulgata a breve con la firma del Presidente della Repubblica e poi pubblicata in Gazzetta Ufficiale, ma i tempi di attuazione sembrano ancora lunghi. Che
"Un diritto atteso da molti anni"
L'avvocato Laura Rossoni, capogruppo del Pd, ci spiega i fondamenti della nuova norma, il lungo percorso per approvarla e i suoi limiti di Cristina Signorelli Dopo anni di tentennamenti, a dicembre si è concluso l’iter parlamentare della legge sulle “Disposizioni anticipate di trattamento” (Dat) – il cosiddetto testamento biologico o biotestamento – che garantisce ai cittadini la possibilità di disporre delle loro volontà in merito ai trattamenti sanitari e le cure da ricevere in fine di vita. Ne parliamo con Laura Rossoni, capogruppo Pd trevigliese, che ha recentemente presentato in Consiglio comunale una mozione sul tema. Avvocato Rossoni, la legge sul testamento biologico regola finalmente una materia delicata che è spesso stata oggetto di strumentalizzazioni. Da molti
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è stata commentata come una scelta di civiltà che garantisce la dignità della persona. Perché è così importante? Perché sancisce il diritto a decidere, in un momento nel quale si è ancora capaci di intendere e di volere, quali trattamenti sanitari accettare o rifiutare quando non si potrà più farlo a causa di una sopravvenuta incapacità mentale. Questa legge attua gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione dove stabiliscono che la libertà individuale è inviolabile e che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per necessità legate alla salute pubblica. I contrari temono che la legge in-
troduca surrettiziamente l’eutanasia. Anche la sospensione del nutrimento forzato, qualora sia scelta dal moriente, è interpretata come un atto gratuitamente violento. Cosa obietterebbe a tal proposito? Si parla di eutanasia quando viene introdotta nel corpo una sostanza che induce alla morte. In Italia è vietata e non c’entra nulla con questa legge che prevede di interrompere le macchine e i trattamenti sanitari in caso di prognosi infausta o nell’imminenza della morte per il paziente che ha rifiutato tali cure. La legge in questione consente la pratica - di fatto già introdotta da un parere del Comitato nazionale di bioetica -
fare allora? Non resta che rivolgersi a un notaio, il quale emettendo una parcella di qualche centinaio di euro, provvederà a registrare le nostre disposizioni a meno di non vivere in uno dei Comuni italiani (meno di duecento) che hanno già provveduto a istituire un loro registro Dat, dove gratuitamente si detengono le volontà dei cittadini in materia di fine vita. Non è tra questi Treviglio dove la maggioranza di centrodestra ha bocciato durante il Consiglio comunale di dicembre la mozione della capogruppo Pd, Laura Rossoni, proponente la creazione di un registro Dat. Le motivazioni con le quali la proposta è stata respinta mostrano aperto dissenso alla sostanza stessa della legge più che alle tecnicalità della proposta, come ha spiegato il sindaco Yuri Imeri durante il Consiglio comunale del 19 dicembre. Neanche a Cassano vi è già un registro Dat seppur per motivi meramente tecnici come ha spiegato l’assessore Simona Merisi: «Era nostra intenzione farlo già dal precedente mandato, ed avevamo già predisposto anche la bozza di delibera per
della sedazione continua profonda per alleviare o abolire un sintomo fisico o psichico intollerabile ed annullare, pietosamente, la sofferenza e il dolore in un paziente affetto da una malattia inguaribile nell’imminenza della morte. A proposito di obiezioni, come è regolata l’ipotesi che un medico si voglia sottrarre alle volontà esplicite del malato? La Legge stabilisce che “il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza a ciò è esente da responsabilità civile o penale”. Non vi sarebbe dunque spazio per l’obiezione di coscienza, di cui ha garantito il ministro della Salute, perché nel caso di rifiuto alle cure il medico non decide sulla vita, ma attua solamente il diritto del paziente a non essere curato. In ogni caso ogni struttura pubblica o privata deve garantire la piena e corretta attuazione della legge. La legge prevede la creazione di registri nazionali che raccol-
il Consiglio comunale, che, tuttavia, abbiamo bloccato quando abbiamo visto che la proposta legislativa stava per giungere ad approvazione, onde evitare il rischio di discipline anche solo parzialmente contrastanti, a livello comunale ed a livello nazionale. La questione del “testamento biologico” è ampiamente condivisa nella maggioranza». Anche a Caravaggio non è stato predisposto un Dat rimandando a quella che sarà l’applicazione della legge, come ha dichiara il primo cittadino Claudio Bolandrini: «Nell’ambito della riorganizzazione in corso della struttura non si è ritenuto, fino ad ora, prioritario istituire tale registro, in attesa di poter recepire le indicazioni normative relative e anche in considerazione del fatto che ad oggi è pervenuta solo una richiesta di un cittadino. Ritengo, comunque, che le persone possano e debbano avere la possibilità di maturare ed esprimere con responsabilità una scelta personale anche su un tema così delicato e complesso e che l’espressione della loro libertà debba essere rispettata e garantita dalla laicità dello stato».
gano le Dat dei cittadini. Quali sono i tempi e i modi di attuazione previsti? Le Dat sono il cuore del provvedimento. In Commissione si è scelta la parola Disposizioni proprio per affermare la loro vincolarità. La legge lega il diritto al consenso informato a quello all’autodeterminazione così da garantire la libertà e la dignità della persona in ogni stadio della vita, fino alla fine. Già da tempo alcuni Comuni hanno istituito il proprio Registro Dat. Lei ha presentato una mozione su questo tema che la maggioranza di centrodestra ha bocciato. Ci vuole spiegare il fondamento di tale proposta? Perché è da considerarsi un’occasione mancata? Ho proposto la mozione perché credo sia giusto che una persona possa decidere cosa vuole per se stessa e che possa indicare un fiduciario che la rappresenti. Chi altrimenti deve decidere? La struttura sanitaria o i parenti che non sempre sono concordi? Le Dat hanno
natura formale, certo possono essere fatte anche presso un notaio ma il registro comunale consente la registrazione gratuita delle disposizioni. Il testo normativo è chiaro e immediatamente applicabile perché prevede la validità dei documenti contenenti le volontà dei pazienti depositati presso i comuni anche prima dell’entrata in vigore della legge. Si è persa dunque l’occasione di consentire ai trevigliesi che lo vogliano, di esprimere le proprie volontà senza doversi recare da un notaio e quindi in un modo semplice e gratuito.
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La piazza di Treviglio invasa per tre giorni da tonnellate di cioccolata e cioccolatini di Rosanna Scardi
Stand dei migliori mâitre chocolatier, notte nera del cacao e il bassorilievo di San Martino scolpito con la più dolce delle materie prime. La quarta edizione di “Treviglio al cioccolato”, nel terzo fine settimana di gennaio, ha appagato il palato e la vista dei golosi. L’inaugurazione è avvenuta con la realizzazione, in modo artigianale, di un tavoletta lunga oltre 20 metri, rotta in tanti pezzetti che sono stati distribuiti come merenda ai passanti. Tra i banchi, in piazza Garibaldi, spiccavano
quelli di Matteo Manzotti che ha proposto le sue creazioni in formato “mono” come la Framboise suprême, composta da un bisquit al cacao come base, gelée al lampone, mousse di cioccolato fondente al 70 per cento e una glassa di cacao mirror, a specchio, tanto è splendente. Roberto Nozza, titolare della Croccanteria a Martinengo, ha proposto i suoi coloratissimi macaron e il croccante cucinato su un disco di wafer, esportato anche a Berlino. Dalla provincia di Gorizia proveniva la Boutique del dolce con i suoi 300 soggetti, ottenuti da stampi in gelatina e decorati a mano, dalle principesse della Walt Disney ai supereroi della Marvel, fino ai Pokemon e ai Pigiamini, oltre a décolleté, stivali e bor-
sette a base di cacao. Non è mancato anche quest’anno l’omaggio dello scultore Bruno Manenti che ha creato un bassorilievo con l’immagine di San Martino a cavallo con accanto il mendicante, al quale dona metà del suo mantello, incidendo un blocco da 25 chili di cioccolato, donato al Comune. La manifestazione è stata organizzata da Comune, Confesercenti Bergamo, Distretto del commercio e Associazione commercianti artigiani professionisti trevigliesi con il contributo della Regione.
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SPORT
Il Parkinson a passo di danza A Cassano un corso di danza particolare che aiuta i malati a tenere sotto controllo i sintomi della malattia di Gaia Bonomelli
Sono le dieci e mezza di martedì mattina e la musica che proviene dalla “Andrea ingram school of dance” fa intuire che l’insegnante, conosciuta da anni nel cassanese e nei paesi limitrofi, sia già operativa con i suoi corsi. Tra le varie lezioni, Andrea ha ricavato un’ora alla settimana per persone affette dal parkinson; un’ora in cui la malattia si fa da parte e lascia spazio al ballo. Dopo aver seguito un primo corso di formazione per insegnanti alla Mark morris dance company a New York, attiva già dal 2002 con il programma “Dance for Pd” (dance for Parkinson’s disease) insieme al Brooklyn Parkinson group, la Ingram ha approfondito, lo scorso anno a Lisbona, i benefici della danza per persone colpite da questa malattia e ha portato
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a Cassano d’Adda il frutto degli insegnamenti ricevuti. Avendo la madre affetta dal morbo di parkinson, Andrea manifesta una forte emozione parlando del suo corso e rivela che le lezioni da lei proposte sono totalmente gratuite, perché quello che fa giova e arricchisce anche lei e suo marito, Giovanni Colombo, che la supporta e l’aiuta in ogni appuntamento. Per i più scettici al riguardo, l’insegnante sostiene che la danza sarebbe in grado di ridurre alcuni sintomi che la malattia di parkinson comporta, tra i quali: il rallentamento dei movimenti, tremore, disturbi dell’equilibrio. Andrea ritiene infatti che: «Ballando si uniscono lavori di coordinazione e di ritmo che favoriscono le persone sia a livello fisico che psicologico, renden-
dole anche più creative». Su quest’ultimo aspetto, la Ingram sottolinea come imparare a coreografare piccoli movimenti aiuterebbe a mantenere elastico e attivo il cervello, fortificando la memoria procedurale. «Danzare significa pensare il movimento abituale in un modo diverso – sottolinea Giovanni – e, contrariamente all’esercizio fisioterapico, durante le lezioni le persone imparano a proiettare il gesto oltre la sola ripetizione. Con la musica si ha un’invasione creativa e immaginativa che porta oltre le proprie possibilità; le persone che vengono al nostro corso, invece che pensare a cosa non riescono a fare, cominciano a pensare a cosa possono fare». Spaziando dal tango al flamenco, alla musica jazz, Andrea dedica una parte della lezione, aiutata da una sua allieva, Chiara Severgnini, al riscaldamento non solo del corpo ma anche della voce, per poi, quando ci si sente più sicuri, alzarsi in piedi per eseguire esercizi di danza classica e lavorare su semplici coreografie. Oltre a beneficiarne il fisico, la musica e il movimento stimolano le persone a relazionarsi di più con l’altro, cosa che succede raramente con la malattia di parkinson, che conduce gli individui all’apatia. Secondo Andrea infatti, il suo corso invoglierebbe a uscire di casa e a interagire con le altre persone, vivendo la malattia non come impedimento ma come un’occasione diversa per relazionarsi e divertirsi. La lezione risulta quindi un momen-
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to, non solo per la persona malata, ma anche per il proprio partner o accompagnatore, per affrontare la malattia in una situazione di svago dove, come ricorda Giovanni: «non c’è alcuna inibizione, le persone non dicono di non potercela fare e si mettono in gioco». Al termine della lezione, avviene quello che Andrea e Giovanni definiscono lo “scambio dell’energia”: i parteci-
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SPORT
Taekwondo Cassano, una piccola società sportiva che conta grandi campioni A raccontare l’illustre storia di questa associazione c’è anche un medagliere di tutto rispetto: 100 ori, 80 argenti e infine 150 bronzi dI Stefano Dati
Asd Taekwondo Cassano d’Adda, una società sportiva povera nelle strutture dove allenarsi, ma ricca di successi ottenuti in gare nazionali e internazionali. L’associazione capitanata dal master Sergio Sergi, 7° Dan, appartiene alla categorie delle arti marziali dove la violenza non è di casa, ma al contrario la si vuole debellare con sani principi di correttezza sportiva. La filosofia del taekwondo, infatti, ha come fondamenti: l’etica, la morale, le norme spirituali attraverso le quali gli uomini possono vivere senza litigare. Il taekwondo arriva a Cassano d’Adda grazie alla volontà del master Sergio Sergi che dopo anni d’insegnamento in diversi comuni, inizia nel 1987 nel milanese a Cologno
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TRIBUNA MAGAZINE
Monzese e nel 2000 giunge in riva al fiume Adda nella città cassanese. Con alcuni amici dà inizio alla scuola di taekwondo in via Don Minzoni: in pochi anni quell’attività sportiva richiama sempre più iscritti, fino a trasformare quella compagnia di amici che si
allenavano in questa specialità sportiva in una vera e propria associazione sportiva dilettantistica taekwondo
Cassano, che conta oggi la bellezza di 70 tesserati. Numerosi i traslochi strutturali da parte della società per approdare poi nell’attuale sede di via Quintino Di Vona, dove la scuola di arte marziali coreana ha trovato casa nella palestra delle scuole elementari. Gli allenamenti per gli iscritti sono curati direttamente dal master Sergio Sergi che si avvale della collaborazione del Maestro Rino Maier, cintura nera V Dan, e degli istruttori Sara Ciavorelli, cintura nera III Dan, e Paolo Perego, cintura nera II Dan. Fra gli iscritti alla Asd taekwondo Cassano d’Adda vi sono atleti di ogni età: dai 4 anni fino agli adulti. «Grazie alla presenza di allievi di tutte le età – spiega il master, con un pizzi-
co di orgoglio – siamo, credo, l’unica scuola di taekwondo che organizza lezioni e fasi d’allenamento divisi per fasce anagrafiche specifiche: da 4 a 8 anni, da 9 a 12 e quindi, di seguito, ragazzi e adulti insieme». Molte le persone che negli ultimi anni si sono avvicinate a questo sport, spinte da quell’insicurezza sempre più forte legata ai fatti di aggressione e violenza che giornalmente riempiono le pagine dei giornali: «Negli ultimi tempi è sempre maggiore – sostiene Sergio Sergi – il numero delle persone, soprattutto donne e ragazzine, che si iscrivono mosse dal desiderio di apprendere quelle tecniche per eventuale difesa personale. Nella nostra scuola spieghiamo che il taekwondo è prima di tutto uno sport, dove la correttezza deve sempre essere in primo piano; tuttavia, può aiutare notevolmente ad avere quella sicurezza necessaria per la gestione del proprio corpo in quei casi estremi in cui si deve essere pronti ad un’eventuale protezione di sé». Asd Taekwondo Cassano d’Adda, che sebbene possa essere considerata abbastanza giovane con i suoi 18 anni di attività, ha già scritto il suo nome fra quelle società di interessante rilievo sportivo con un medagliere che racconta numerose vittorie a livello
nazionale e internazionale. «In ogni gara cui abbiamo partecipato – prosegue il master Sergio Sergi – i nostri atleti hanno sempre ben figurato,
vincendo molti incontri che hanno permesso di salire più volte sul podio e spesso anche sul gradino più alto e ricevere la medaglia d’oro. Rischio di non ricordare con esattezza quante sono le medaglie vinte dai nostri al-
lievi, ma dovrebbero essere: 100 d’oro, 80 d’argento ed infine 150 quelle di bronzo. Cifre di tutto rispetto, mi permetta di dirlo!». A sostenere la società sportiva nelle spese di mantenimento solo gli incassi delle iscrizioni degli allievi e qualche piccolo supporto da parte di sponsor amici; dall’Ente pubblico locale non arriva molto, solo piccole cifre. «Ci siamo organizzati in modo da andare avanti senza dover chiedere nulla al Comune – conclude il master –; di tanto in tanto arrivano piccoli contributi e va bene così, tuttavia, penso che l’Ente pubblico dovrebbe comunque essere più presente a fianco di chi affronta con impegno e tanto agonismo qualunque tipo di sport che porta lustro al nome della città in campo nazionale e internazionale, come ad esempio gli atleti del Taekwondo Cassano d’Adda».
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SALVA-AMBIENTE
Il sacchetto bio cambierà la nostra spesa? C'è chi polemizza, ma c'è anche chi vede di buon occhio questa scelta di Daniela Invernizzi
Dopo le polemiche scoppiate a inizio anno sui sacchetti bio a pagamento per frutta e verdura, quando sembrava che null’altro avesse più importanza, né le minacce di Kim Jong-un, né i rincari ben più pesanti di luce, gas e benzina, siamo tornati a fare pacificamente la spesa, già abituati –o rassegnati- alla novità. O forse no. Perché, secondo una recente indagine della società di ricerca Agroter, che ha misurato le reazioni di 500 consumatori, ben il 44 % di questi avrebbe modificato le proprie abitudini pur di non pagare il famigerato sacchetto: il 21% si è riconvertito al fruttivendolo, il 12% si è buttato sul già confezionato (nonostante costi di più!), il 5% si è dato ai surgelati e il 7% ha addirittura rinunciato a frutta e verdura. Una reazione forse esagerata, che ha bisogno di tempo per vedere se si consoliderà o meno. Come ormai tutti sanno, dal primo gennaio i sacchetti di plastica che si utilizzavano nei supermercati per imbustare frutta e verdura sono stati sostituiti –in ottemperanza alla normativa europea- con sacchetti biodegradabili, il cui costo grava sul consumatore per una cifra che può andare da uno a cinque centesimi. Invero, quasi tutti i supermercati limitano il costo a uno o due centesimi. A Treviglio, per esempio, il costo del sacchetto è di 0,02 centesimi all’Ipercoop e di 0,01 all’U2, Md, Cfl, Lidl e Superdì. Secondo uno studio effettuato da Gfk-Eurisko presentato
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nel 2017 “le famiglie italiane fanno in media 139 spese all’anno nella grande distribuzione. Ipotizzando che ogni spesa comporti l’utilizzo di tre sacchetti per frutta/verdura, il consumo annuo per famiglia dovrebbe attestarsi a 417 sacchetti, per un costo complessivo compreso tra 4,17 e 12,51 euro (considerando appunto un minimo rilevato di 0,01 e un massimo di 0,03 euro)”. Un rincaro minimo, dunque, che però ha scatenato polemiche a non finire, come mai abbiamo fatto neppure per la benzina. Secondo Andrea Partegato, responsabile della comunicazione di Coop Lombardia, si è trattato di una bolla sgonfiatasi nel giro di 72 ore, quando i consumatori (o almeno, quelli della Coop!) hanno capito sia l’entità dei costi che andavano a sostenere, sia la finalità legata a questa imposizione (ovvero la riduzione dell’impatto ambientale dato dalle buste di plastica). Ma come si sono comportati i trevi-
gliesi? Qualche mugugno c’è stato, confermano le commesse, ma esauritosi in poco tempo. E mentre pensionati e casalinghe accettavano con buona o malcelata rassegnazione la novità, il mondo dei social network si scatenava con commenti ironici e divertenti. Dai post “elettorali”, con Berlusconi che promette “Un milione di sacchetti ortofrutta gratis” a quelli pubblicità progresso “I sacchetti bio frantumano gli zebedei anche a te. Digli di smettere”; da quelli nostalgici “Quando c’era lui i sacchetti erano gratis” alle citazioni cinefile “Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, velocità di esecuzione” con il tizio che mette le arance nel guanto di plastica (che non si paga, per ora). E ancora, la cronaca “Ultima ora: assalto a furgone porta sacchetti riciclabili”. Perfino Netflix, colosso della distribuzione via Internet di film e serie tv, ha cavalcato l’onda polemica e per pubblicizzare l’uscita della quarta stagione della serie “Black mirror” ha pubblicato un finto primo episodio dal titolo “Sacchetti”, con breve sinossi: “nel futuro, una legge obbliga a pagare i sacchetti bio per frutta e verdura”. Ci siamo divertiti, insomma. Nel frattempo sono passati, nell’indifferenza generale, gli altri rincari, che peseranno sulle famiglie per circa mille euro in più all’anno. Perché arrabbiarsi per i sacchetti e non per questi aumenti è un altro mistero italiano.
Santuario Santa Maria del Fonte a Caravaggio, pronto il piano per il restauro della cupola di Cristina Signorelli Costituito da un grande complesso architettonico che richiede continua cura e manutenzione, il santuario Santa Maria del Fonte a Caravaggio è una delle più importanti mete del turismo religioso e ogni anno richiama un gran numero di pellegrini che vi si recano per pregare la Madonna a cui è dedicato il sito. Per preservare questo patrimonio artistico oltre che religioso, negli anni sono state realizzate indispensabili opere di ristrutturazione come quelle che hanno riguardato oltre l’interno della Basilica, anche il restauro del porticato che “abbraccia” il complesso del Santuario. E che dovranno essere completate in futuro come spiega il rettore del santuario, don Antonio Mascaretti. «L’anno scorso è stata ultimata una prima parte del portico di levante (tetti e intonaci) per una spesa di centottantamila euro. Si confida di poter continuare questo programma di lavori che riguarda un chilometro lineare di tetti – spiega il sacerdote -. L’elenco dei lavori è lungo, la manutenzione ordinaria dipende non solo dal degrado del tempo. I programmi futuri dipenderanno dalla possibilità di reperire risorse, dato che il Santuario versa già in una posizione debitoria importante». Tra gli impegni futuri vi è anche il completamento del programma di pulitura e restauro degli affreschi della Basilica e che ha già visto coinvolta la navata principale, quella minore e un transetto, dove le immagini sono tornate al loro originario splendore. La Sovrintendenza ha da poco approvato il progetto di recupero della cupola, elaborato dallo studio di restauro di Paolo Bonomi, al quale erano stati commissionati anche i lavori già eseguiti fino ad ora. L’intervento dovrebbe durare un anno ma attualmente non si prevede la data in cui
potrà essere avviato poiché mancano le coperture finanziarie come sottolinea don Antonio: «I lavori inizieranno se e quando verranno reperiti i fondi ed attualmente non c’è nessuna prospettiva. La somma preventivata è di duecentomila euro, ma in questo momento non abbiamo nessuna risorsa a disposizione. Abbiamo comunque ritenuto opportuno procedere con la richiesta delle autorizzazioni della Sovrintendenza per diversi motivi. Il primo riguarda il referente che finora aveva seguito i lavori già eseguiti all’interno della chiesa, l’architetto Giuseppe Napoleone, il quale era prossimo al pensionamento. Era nostro interesse che fosse lui a visionare l’incartamento, avendo seguito personalmente quanto già realizzato finora. La seconda motivazione attiene principalmente alla questione economica e specificatamente consiste nel fatto che era necessario ottenere preventivamente le autorizzazioni per poter presentare le nostre richieste di finanziamento presso le istituzioni e gli enti». Gli affreschi della cupola, raffiguranti nei pennacchi quattro storie di donne dell’Antico Testamento e nella volta la gloria di Maria, vennero dipinti dal pittore Caravaggino, Giovanni Moriggia. Egli iniziò il lavoro nel 1846 mentre era ospite del sacerdote patriota Giuseppe Mandelli. Moriggia completò l’opera alla fine del 1861, ma i lavori durati anni non vennero mai pagati. Allora il pittore Moriggia aveva insistito per procedere nei lavori e ultimarli per quanto incerta fosse la probabilità che questi sarebbero poi stati giustamente ricompensati, così come è poi di fatto accaduto. Oggi invece non rimane che attendere che gli enti e le istituzioni finanzino la conservazione di questo invidiato patrimonio artistico.
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CASSANO
La crisi della Fede: sempre meno preti ma anche matrimoni religiosi in calo dI Stefano Dati
Pochissime vocazioni, matrimoni religiosi in calo vertiginoso e sacerdoti sempre più soli sull’altare nelle funzioni religiose per mancanza di chierichetti, la crisi della fede è la crisi della chiesa? Ne abbiamo parlato con monsignor Giansante Fusar Imperatore parroco di Cassano d’Adda. «In tutto questo va detto che la Chiesa ha le sue colpe – spiega il sacerdote - in tutti questi ultimi anni non è stata in grado di cambiare la modalità comunicativa che per noi è rimasta ancorata ad antiche tradizioni difficili da declinare. La chiesa è sempre lenta nelle sue trasformazioni perché deve custodire un patrimonio del passato che ha sempre sistemato man mano nel tempo. Adeguamenti messi in atto, dopo verifiche su verifiche di ciò che deve essere fatto, detto e dopo aver superato notevoli resistenze; basti pensare all’adeguamento del passaggio dal latino alle lingue volgari, un cambiamento avvenuto
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dopo quattro secoli dall’utilizzo delle stesse lingue volgari nell’uso comune. Per la Chiesa cambiare è faticoso, questo perché non è portata a correre dietro alle mode del momento». In attesa dei cambiamenti della Chiesa, sono sempre più in aumento il numero dei sacerdoti, in Italia almeno 40 ogni anno (fonte “Censis 2016”), che chiedono la dispensa dal ministero per sposarsi o perché non si considerano più in sintonia con il cammino pastorale. Sono inoltre parecchi anche i preti che ottengono periodi sabbatici per superare dif-
ficoltà e dubbi. Al problema dei seminari meno affollati di un tempo, si aggiunge quello del notevole calo dei matrimoni religiosi ed è sempre minore, inoltre, il coinvolgimento di ragazzi e giovani alla partecipazione ecclesiale. «Le vocazioni sono certamente in calo – continua monsignor Giansante -, tuttavia guardando al nostro seminario della diocesi di Cremona, poso dire che siamo in crescita. Tutto questo, non perché siamo un’isola felice rispetto alla media nazionale, ma semplicemente perché quando si è toccato il minimo delle presenze, anche una sola in più nei numeri delle statistiche figura come una crescita. Nel 2015 avevamo un solo ragazzo per classe nelle sette aule del seminario; nel 2016 ne sono entrati cinque, quindi, quasi raddoppiata la presenza e con gli arrivi del 2018 nel seminario di Cremona ci
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sono oggi 16 ragazzi, compresi quelli del primo anno presenti soprattutto per meditare maggiormente, prima di entrare in seminario, sulla scelta fatta e capire se si è idonei al seminario». Meno preti e in picchiata anche le nuove coppie di sposi che decidono di celebrare le nozze con il rito religioso. «In effetti sono decisamente in calo – conclude il don - nel 2017 nella mia Parrocchia ne sono stati celebrati soltanto 25. Va detto che anche per quelli civili c’è un sofferenza in fatto di celebrazioni, nello stesso periodo ne sono stati, infatti, celebrati 25 e molte di queste coppie erano alle seconde nozze quindi non avrebbero potuto sposarsi in chiesa. Credo che la vera crisi per ciò che riguarda l’unione in matrimonio sia da individuare nel disinnamoramento da parte dei giovani nel prendersi l’impegno della vita di coppia formalizzata. I giovani decidono, comunque, di vivere in coppia ma non con l’impegno formale: la coppia che va a convivere percepisce la bellezza dello sposarsi, ma un eventuale impegno assunto che dura nel tempo spaventa il giovane».
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CARAVAGGIO
Classe 3.0 al liceo Galilei: missione compiuta per l'aula del futuro di Daniela Invernizzi
Missione compiuta. Il progetto di alternanza scuola/lavoro, iniziato un anno fa dalla classe V A del liceo Galilei di Caravaggio non è rimasto sulla carta. L’aula 3.0 è diventata realtà ed è stata inaugurata lo scorso 20 gennaio alla presenza del sindaco Claudio Bolandrini e del presidente della Provincia Matteo Rossi. Durante la mattinata di festa si è potuto così ammirare il progetto finito di un vero e proprio lavoro di squadra. Ma cos’è l’aula 3.0? Si tratta di una nuova concezione sia del modo che del luogo in cui studenti e professori si incontrano. Essa unisce in un ambiente confortevole e dinamico, studiato secondo i principi del feng shui e della sostenibilità, la tecnologia più avanzata e una didattica innovativa. Un modello vincente e presente già in molte scuole europee, ed ora anche
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in Italia qualcosa si muove in questa direzione. Il progetto dell’aula 3.0 è cominciato lo scorso anno con il progetto di massima, al quale l’allora IV A ha lavorato in tutte le sue fasi, con il supporto della professoressa Lucia Locatelli, responsabile dell'alternanza scuola lavoro, la professoressa Enrica Rossini, architetto, e della professoressa Stefania Bressani, docente di discipline pittoriche e grafica multimediale. Nonostante l’aiuto e la supervisione dei professori, gli studenti hanno seguito in prima persona tutte le fasi del progetto, dall’ideazione alla realizzazione. La classe si è impegnata, grazie anche all’aiuto dell’associazione genitori, a trovare gli sponsor per la realizzazione dell’aula. Durante la prima settimana di scuola, per un totale di circa 30 ore, i ragazzi hanno dipinto l’aula, in particolare la parete sinistra, allegra e colorata, sempre seguendo i princìpi del feng shui, che rispetta posizione, colori e luci per una convivenza armonica all’interno degli ambienti. Anche la scelta dei banchi, della cattedra, degli arredi e di tutte le strumentazioni è stata effettuata dai ragazzi che hanno provveduto al controllo dei
prezzi, alle trattative con i fornitori, all’ordine, al controllo dell’iter dello stesso; un vero contatto diretto con il mondo del lavoro e con tutti i problemi connessi, come ritardi, solleciti, pagamenti. L’aula è già in uso dalla classe V G, che ha intrapreso questo modello innovativo di insegnamento. Un modello che prevede l’alternanza della lezione frontale classica con altri modi di fare scuola: dai gruppi di lavoro (ecco perché banchi “smontabili” e versatili, capaci di aggregarsi e disaggregarsi in un attimo) alla “flipped class”, ovvero la “classe capovolta”. Si tratta di un modo alternativo di fare apprendimento rendendo l’aula non più il luogo della trasmissione delle nozioni, ma un’arena di confronto.
MUSICA
Impronte sonore, contest per giovani talenti Per i primi classificati premi per un valore totale di 13.500 euro, al vincitore la possibilità di realizzare un album con nove brani Al Teatro Filodrammatici di Treviglio ha avuto inizio venerdì 19 gennaio con il “Cantautorato” la prima edizione del contest musicale “Impronte sonore”: sei serate a tema, una semifinale e una finalissima, che vedono protagonisti 24 artisti provenienti da tutta Italia. Di seguito il calendario delle prossime serate, tutte il venerdì alle 21, a ingresso gratuito: 2 febbraio country-punk e folk; 16 febbraio jazz e strumentale; 9 marzo rap-funny; 23 marzo core-prog-metal; 13 aprile indie-pop-soft; 11 maggio semifinale; 25 maggio finalissima. Al termine di ogni serata accederà alla se-
mifinale una sola band o singolo cantante. Nella penultima tappa si sfideranno sei tra band e singoli cantanti di altrettanti generi diversi e tra loro saranno selezionati i tre cantanti o band finalisti che si sfideranno nella finale del 25 maggio. Ai primi tre classificati saranno assegnati premi per un valore totale di 13.500 euro, inoltre al primo classificato la possibilità di realizza-
re un album con nove brani. Il contest è dedicato ai giovani talenti. Gli artisti in gara saranno votati da una giuria diversa ogni serata, selezionata per attinenza e competenza al genere musicale (non mancheranno i dj di T-radio). La manifestazione è organizzata dall’associazione “Era della musica” di Bergamo in collaborazione con “Timetrack studios” di Azzano San Paolo e con il sostegno di “Tac Treviglio arte e cultura”. Nella serata del cantautorato del 19 gennaio, ha superato il turno e accederà alla semifinale dell’11 maggio Alessio Accardi. Che dire… ci vediamo a teatro!
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Durante il periodo del carnevale anche la satira politica‌ vale! di Stefano Dati
Moereheb erensul iciorum ignotemus ressus bonfice natquonsit vis actem oribus inamdius huconlo cciaci silicio nos inam potimussi sus sentil unitus medes sus caediena, se fur quertemorum ia num sperete, fura popter aucturnum st ocum molibut eressendum atissidiis ommo nonsumuro conlocaet vitimus con sedeess imorei travenine etractum oc, priptio ponu in vitabus, ciemus. Abus? Vid se quam senterr ibessol inihilicaec videt ad firitrortum ta ine tus vis re, eorum manunterra L. Ser ac teridium ompliurae conterides rei crebere fue imilienti, morbis nernu se volicae rem stistalegite culego vidiurs ulvide patil utum Romaion fectatu idenatrum publius ventius cae parbefe cribute bestiam perriss ilicaur arissulicae faucon deriocre antiam uribult idemus, es nos in Itanum sentissest verte publinam po-
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publi se rei portem actusce rissigi temorum dinticultum fauciorum ficis iam pos Cati, ca; hos commora es tui sili sendet verus bonu etis cote mandi consules consitam et vium pulabi ist? Opimus, tuam nicio, et factam. Aximoenium ficeris is suamqui susa ponvocum mortum ina, Catur. endit eo, corunum, vatquium cer publicit vissa efenihilica; hi, quo etium ac inprena trarion scerobu ltorter in sidies! Satus vivid conferehena, Cuperdius horactam, comnihiliis bonficaequam aturo, furnu ipsessilint inenditre terfit; Cas spio, senterfenam. Signonc ermis. Senat. Us et; nimilne actum conemunte, senimur ehentreis firmihint poritam, merus, cribem atil condamdiem di publicae apere, diniciest viveste me et vides Mari iam quo ego adhus, nulviribulem omnequam parioccio nessimanume im dest postium et; C. Upiora quem audes redet? Dum factatus remuntellem mo
in demus, Catret in ta nondam perceri vemqui senicat, factam am ocum, quidest atiquid essimovid conventil tem isseridit vivat. Ero utuium con nemnos caet acciae dem nos, nius consigil terfirtebem, pris et ferei percere cesilin hem temqui prarei ipicae in dio ne tuscres, Catra, non Etrum clarbitra noterem Romnoss olibus caed imilium nos facii iaestod inequit. Gra conclum habute aperibunum dius me nu vis spierce ressil.
CALVENZANO
Un pranzo solidale per i bambini di Chernobyl Nuovo anno, ma stessa energia per l'associazione “Aiutiamoli a vivere di Calvenzano-Vailate” che il prossimo 18 febbraio organizza un pranzo di solidarietà. Lo scopo che il gruppo porta avanti con tenacia è quello di consentire un soggiorno terapeutico in Italia ai bambini nati nella zona di Chernobyl dove nel 1986 si verificò un incidente nella centrale nucleare con la fuoriuscita di materiale fissile. Poco dopo nacquero vari gruppi tra i quali anche questo che da oltre 30 anni continua la sua missione per sostenere le nuove generazioni che ancora riportano conseguenze per quel terribile evento. Il soggiorno terapeutico permette ai piccoli di disin-
tossicarsi dalle radiazioni che nella loro zona d'origine sono ancora elevate. Il pranzo di solidarietà raccoglierà fondi per consentire questi soggiorni e si terrà al ristorante Toscano di Vailate. Il menu avrà un costo di 20 euro. Si può prenotare fino al 12 febbraio. L'associazione “Aiutiamoli a vivere di Calvenzano-Vailate” ha rinnovato nei giorni scorsi il direttivo confermando presi-
CORSIVO
Parliamo di politica... E alla fine arrivano le elezioni e dopo tanto discutere avremo un election day unico il 4 marzo. Mentre ci aspetta un febbraio all’insegna della campagna elettorale senza pause e senza prendere fiato. Poi in un giorno solo ci sarà il rinnovo di Parlamento, Senato e Consiglio Regionale. Un 3x1 in cui gli elettori trevigliesi pensavano di avere una sola sicurezza: nessun loro concittadino sarebbe stato in corsa seriamente per un posto in una di queste istituzioni. Insomma elezioni nuove, ma storia vecchia per la città che si fregia di essere capitale della Bassa. E mentre persino la Provincia di Bergamo si accorge che il futuro è qui da noi tra Amazon, Italtrans, Eurospin e Md discount e chissà quante altre aziende prenderanno casa lungo la Brebemi e organizza una serie di
dente Paola Guerini Rocco, e la vice Monica Signorelli. Fanno parte del consiglio: Barbara Balguera, Federica Barbieri e il parroco di Vailate don Natalino Tibaldini.
convegni, Treviglio si trova a fare i conti con il suo peso politico che era e rimane pari a zero. Non fa conto la soglia psicologica dei 30.000 abitanti appena superata con l’inizio del 2018. La città rimane esclusa dai grandi giochi della politica. I volenterosi che sono scesi in campo al momento nelle varie liste, il quadro, mentre scriviamo, non è ancora completo, sono appunto volenterosi, rispettabili, persino eroici, tutti encomiabili per lo spirito di sacrificio, ma niente più che comparse in commedie scritte da altri. Certo nel territorio circostante i nomi non mancano, soprattutto nel versante del centrodestra, a Brignano il forzista Alessandro Sorte che però non sa ancora se sarà riconfermato in Regione o spedito a Roma a fare l’onorevole, ad Arcene tornerà in pista
il lumbard Cristian Invernizzi per un altro mandato alla Camera mentre ha serie possibilità di entrare al Pirellone il sindaco leghista di Spirano Giovanni Malanchini. Se la gioca anche il sindaco di Ciserano Enea Bagini in campo ler la lista Gori. Treviglio dovrà accontentarsi di guardare e vedere se saranno rielette la sua oriunda americana l’azzurra Fucsia Nissoli e l’attuale ministro del Pd Valeria Fedeli. Mentre andiamo in stampa però arriva un colpo di scena. Qualcuno sembra essersi accorto del vuoto politico nella seconda città della Bergamasca: è il Movimento 5 Stelle che piazza una ragazza, Guia Termini capolista del listino per il proporzionale alla Camera. Se i grillini raggiungeranno almeno 12% dei consensi dovrebbe farcela ad essere eletta.
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DENTRO L'AUTORE
Sei troppo grande per capire certe cose È il titolo dell’ultimo libro della scrittrice di Soncino Anna Martinenghi di Daniela Invernizzi
Preparatevi a ridere, piangere, stupirvi, riflettere, sobbalzare sulla sedia, a leggere e rileggere: questo è l’effetto che fa l’ultimo lavoro di
Anna Martinenghi “Sei troppo grande per capire certe cose” (Edizioni del Gattaccio). Sessanta racconti che sono attimi di vita, istantanee dal focus a volte tagliente, a volte ironico, spesso spiazzante, che ci regalano personaggi capaci di raccontare in pochi, precisi tratti, una sensazione, un vissuto, un ricordo; proprio “quella roba lì” che spesso non riusciamo a spiegare, che ci dipinge l’esistenza con i colori dell’assurdo, del comico, talvolta del tragico. È questa, in fondo, l’unica missione dello scrittore: restituirci la nostra vita con parole più nobili, più efficaci, che rendano tutto più chiaro. E più sopportabile. Frutto di un lungo lavoro di cernita fra i nu-
merosi racconti da lei scritti, questo libro costituisce un divenire per la stessa autrice, che rivela, alla fine del percorso, di vederci un pochino meglio. Che non significa aver capito tutto della vita, ma essere riusciti a coglierne qualche dettaglio, qualche sfumatura, pennellate di vissuto ricorrenti ed eterne, buone a restituirci quella meraviglia che tendiamo a perdere con l’età adulta e che solo gli artisti e i poeti riescono in qualche modo a trattenere. La formula è quella del
Riflessologia plantare di Cristiana Ghione La Riflessologia plantare si basa sul Taoismo, principio fondamentale della Mtc, acronimo della Medi-cina tradizionale cinese, secondo il principio che tutto nell’universo è costituito dal Tao. Nello specifi-co con il massaggio riflessogeno del piede si può intervenire sui punti riflessi dislocati in varie parti del corpo innescando l’autogua-
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rigione. La Riflessiologia plantare ha una storia antica: i primi tratta-menti realizzati massaggiando i piedi sono stati applicati in Cina nel 5000 avanti Cristo. Ad oggi è una disciplina abbastanza diffusa anche in Occidente. Tra le teorie che cercano di spiegare i meccanismi che governano l’efficacia della riflessologia ne possiamo definire alcune. La stimolazione nervosa, ba-sata sulla relazione fra le terminazioni dei nervi presenti nelle zone riflesse e il punto in cui è presente il dolore. La pressione sulla zona riflessa avrebbe il compito di inviare comunicazioni al cervello. Il se-condo principio è quel-
lo della liberazione di ormoni fondata sulla scoperta del controllo del cervello sull’apparato endocrino. Il terzo ri-
guarda invece la stimolazione del sistema linfatico, favorita dalla pressione di alcuni punti riflessi che attuerebbe l’accelerazione della circolazione linfa-
LA RUBRICA DEL FISCO (I.P.) racconto breve, anzi brevissimo, nel quale Anna è davvero una maestra. In poche, precise parole veniamo catturati in una storia; e con misurati ma efficaci tratti abbiamo davanti a noi i personaggi più assurdi, geniali, sconvenienti, ma anche straordinariamente ironici o ordinariamente disperati che abbiate mai incontrato. «Ci sono i Poeti e gli Artisti, che spesso ci salvano dai nostri limiti e dalle nostre miserie –dice Anna – e poi gli Inquieti, le Antipatiche, gli Involuti: la terra di mezzo della quotidianità, in cui non siamo per niente dei supereroi. A volte si ride, a volte si piange, a volte si è tutto e il contrario di tutto». Saper raccontare e lasciare un segno in così poche righe è una prerogativa che non tutti possiedono, nemmeno i grandi autori di best seller in circolazione. Anna lo sa fare, superbamente, e merita riconoscimenti ben maggiori di qualche articolo di giornale. È tempo che qualcuno se ne accorga.
tica con benefici su tutto l’organismo. A seguire la stimolazione elettrica del sistema sanguigno avente lo scopo di mi-gliorare la circolazione e diminuire la presenza di scorie. I punti riflessi sono paragonabili agli interrut-tori mentre gli organi svolgono la funzione di accumulatori e quindi agendo sugli interruttori si riatti-verebbe la circolazione elettrica. Seguono le influenze psicologiche, spiegabili con la grande importan-za che la mente riveste sull’origine dei disturbi fisici.
Legge di bilancio 2018 Approvato nel Consiglio dei Ministri il testo del disegno della Legge di bilancio 2018. Tra le voci principali della manovra, si conferma la sterilizzazione totale delle clausole di salvaguardia per un totale di 15,7 miliardi. Si eviterà, quindi, per il 2018 l’aumento delle aliquote Iva e delle accise. Fra le novità della versione definitiva tornano le detrazioni per gli abbonamenti di trasporto. Il testo finale della Legge di bilancio prevede infatti detrazioni fino a 250 euro per le spese d’abbonamento ai trasporti pubblici locali, regionali e interregionali. Nuova anche l’agevolazione per gli accordi di rimborso di questi abbonamenti da parte dei datori di lavoro per i propri dipendenti e per i loro familiari – una sorta di “bonus bus-treno” – che non entrano a far parte del reddito da lavoro tassato. Importanti altresì la cedolare secca sugli affitti agevolati. Non sarà stabilizzata, ma arriva una proroga di due anni per la cedolare secca al 10% che si applica sui contratti concordati. Il testo finale della Legge di bilancio “corregge” su questo punto le bozze circolate nei giorni scorsi che prevedevano invece una stabilizzazione a regime di questo meccanismo. Ora invece la norma prevede che si possa applicare “dal 2014 al 2019”, con una estensione quindi anche al prossimo biennio. Confermato il bonus permanente per l’assunzione di giovani under 30 che, per il solo 2018, vale anche per i contratti stabili a chi non ha ancora compiuto 35 anni. Lo prevede il testo finale della manovra, in cui si conferma lo sgravio del
50% dei contributi con tetto a 3mila euro per 3 anni, che scendono a 1 solo anno in caso di trasformazione a tempo indeterminato di un contratto di apprendistato. Il bonus è portabile senza limiti di età e sale al 100% per l’assunzione dall’alternanza scuola lavoro. Si alzano le soglie di reddito per ottenere il bonus Irpef da 80 euro. Secondo quanto si legge nel testo definitivo della Legge di bilancio approdata in Senato, il tetto di 24.000 euro sale a 24.600 e quello di 26.000 sale a 26.600. Sarebbero così salvi gli 80 euro dei dipendenti pubblici, che con il rinnovo del contratto supererebbero la soglia ad oggi vigente per ricevere il bonus. Stop aumento dell’Iva nel 2018, ma l’aggravio viene rimandato e rimodulato a partire dal 2019. È quanto prevede il testo finale della Legge di bilancio. Di fatto le “clausole di salvaguardia” rimangono per gli anni 2019 e seguenti. L’aliquota Iva al 10% salirà di 1,5 punti dal gennaio 2019 e poi di ulteriori 1,5 punti dal 2020. L’aliquota Iva del 22% aumenta di 2,2 punti dal 2019 e poi di altri 0,7 punti da 2020 e di un ulteriore 0,1 punti da 2021. Anche le accise ripartono dal 2019. Arriva una proroga di un anno per il bonus energia e per quelli relativi alle ristrutturazioni energetiche e all’acquisto di mobili. Ma il piatto delle agevolazioni si arricchisce di uno sconto ad hoc, del 36% per una spesa fino a 5.000 euro per la sistemazione a verde di aree scoperte di edifici e immobili esistenti. Lo sconto è previsto anche per impianti di irrigazione e la realizzazione di pozzi, copertura a verde e giardini pensili. Scende dal 65% al 50% il bonus energia per infissi, schermi solari, sostituzione impianti climatizzazione. Giovanni Ferrari-Tributarista
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CINEMA
Sono bergamasche le protagoniste del film che parla di Berlusconi di Rosanna Scardi
Due giovani bergamasche sono state scritturate per “Uno di noi”, film del genovese Luciano Silighini Garagnani, risposta pro Silvio Berlusconi a “Loro” di Paolo Sorrentino. Sono Ellen Bergamini, 27 anni, di Arcene, e Alessia Campana, 20 anni, di Treviolo. La prima ha debuttato nel “Cristo di Gamala”, girato dallo stesso regista, partecipando alla Mostra del cinema di Venezia, ed entrambe fanno parte del cast di un’altra pellicola, “The dance of hearts”. «Ho preso così tante porte sbattute in faccia che porto i segni dei cardini, ho provato ogni tipo di casting, dalle serie tv alle pubblicità, ti fanno leggere un testo e dopo poche battute ti scartano – sdrammatizza l’attrice arcenese –. Sono entusiasta di queste opportunità, recitare è un sogno che coltivo fin da bambina». Alessia, perito chimico, neodiplomata all’istituto Natta di Bergamo, è al debutto assoluto. «Prima di rinchiudermi in un laboratorio tra le provette e i vetrini vorrei sperimentare un anno
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nel mondo dello spettacolo – dice la giovane che ha esperienze come modella e hostess negli eventi –. Ho inviato al regista alcuni miei scatti e lui mi ha voluta incontrare per un casting a Milano, sostiene che abbia il volto giusto per fare cinema perché nessuno può insegnarti a recita-
re: attori si nasce e non si diventa». Le riprese del nuovo film, prodotto da River road entertainment italia, inizieranno a gennaio in una villa di Lecco, simile alla residenza del Cavaliere ad Arcore. In aprile ci sarà la presentazione con la prima mondiale al Tribeca film festival di New York, anticipando Sorrenti-
no che sarà a Cannes a maggio. Le bergamasche interpreteranno due ragazze ospiti delle cene eleganti, le famose “olgettine”. In particolare Alessia è Margherita, la giovane che chiese a Ruby quanti anni avesse, ottenendo come risposta 27, ben dieci in più degli effettivi. «Ascoltando alcune attrici che hanno preso parte al film del Premio Oscar Sorrentino ho sentito racconti lontanissimi dalla realtà, da ciò che è l’uomo Berlusconi ed erano le sue cene, private, nella propria abitazione», è l’opinione di Silighini che ad Arcore era di casa. Il regista è stato, infatti, un dirigente di Forza Italia, candidato alle primarie poi cancellate da Berlusconi, vicino alle notti glamour collegate all’ex premier, tanto da avergli presentato Nicole Minetti. «Il film si apre proprio con l’incontro tra la bella igienista dentale e Silvio – svela il regista –. Racconteremo la verità sul periodo prima dello scandalo giornalistico».
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