Lanx n°1

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Lanx

Data: dicembre 2011 Numero: 1

Indice 2 Editoriale di Matteo

3 Attualità di

Lanx Direttori:

Talon Furio e Visintin Alex

Vicedirettore: Granzotto Sara

Redazione:

Matteo Campagnol (III B) Lisa LaMarra (II AE) Silvia Fregonese (II AE) Giorgia Giacometti (IV CO) Francesca Ballin (I DE) Alessandra Abbate (IV CO) Maria Vittoria Giani (IV CO) Caterina Almansi (V AO) Zoe Innocenti (II D) Giacomo Falchetta (III B) Margherita Fallani (III D) Giacomo Mazzucato (III C) Irene Malusà (III D) Erica Fuga (III D) Isotta Conte (III D) Chiara Di Maio (III D) Lucia Buricelli (II D)

Disegnatori:

Tommaso De Comino (II AE) Furio Visintin (III D)

Per info e suggerimenti rivolgersi a Visintin Furio e Talon Alex (III D) o Granzotto Sara (III C)

Oppure potete contattarci agli indirizzi e-mail: sarich@live.it fur.visintin@virgilio.it jack93at@hotmail.it

Campagnol

Lisa LaMarra

4 Mondo di Silvia

Fregonese

5 Poesia

di Giorgia

6 Varietà

Giacometti

di Francesca

Ballin, Alessandra Abbate e Maria Vittoria Giani

7 Arte

di Caterina

Almansi, Zoe innocenti e Giacomo Falchetta

9 Libri

di Margherita

10 Musica

di Giacomo

11 Scuola di Irene

13 Giochi

Mazzucato

Malusà

14 Oroscopo di Erica

Fuga

di Isotta

Conte

15 Ipse dixit 16 Posta

Fallani


EDITORIALE Eccoci qua, dopo quasi tre anni...

Qualcuno di voi, probabilmente fra le terze liceo, si ricorderà che cos'era il Lanx fino al 2009, il suo ultimo anno di pubblicazione. Era un mix di cose serie e cose divertenti, giochi, approfondimenti, notizie interne alla scuola, barzellette e l'immancabile sezione ipse dixit e nos diximus, ossia gli “svarioni” di professori e alunni. Dopo il 2009, con la dipartita della vecchia redazione, ci sono stati vari tentativi, tutti più o meno fallimentari, di riaprire una redazione stabile di gente che avesse voglia di fare; senza fare nomi, esemplare il caso dell'anno scorso.Quest'anno, come rappresentanti d'istituto, abbiamo preso a cuore la questione e ci siamo adoperati per attivare una redazione: la risposta degli studenti, soprattutto quellidei primi anni e del liceo Europeo, è stata molto buona, e questo ci fa ben sperare per gli anni prossimi. Il risultato del lavoro di questa nuova redazione, oltre che del nostro, è il giornale che avete fra le mani, che è stato, molto prima che voi vi iscriveste a questa scuola, una vera e propria istituzione, e noi puntiamo a farlo ritornare tale in un futuro speriamo prossimo. Ed è per questo che abbiamo

bisogno anche del tuo aiuto: idee,disponibilità, correzioni, reclami e lamentele sono tutte cose che ci possono aiutare a migliorare. Questo giornale sarà anche una fonte d'informazione per quel che riguarda le questioni interne della scuola, viste le ultime questioni riguardo alle gite scolastiche e alle aule in chiesa. Insomma, quello che abbiamo provato, e proveremo a fare, è un mix di novità e “tradizione”, adeguando i contenuti del giornale all'evoluzione che la scuola ha fatto in questi anni. Confidiamo nella collaborazione di tutti e siamo sempre pronti e disponibili ad accogliere e valutare nuove proposte e nuove idee, e soprattutto aspettiamo tantissime citazioni dei professori per gli ipse dixit! Cercate di cogliere questa occasione,e ci rivolgiamo agli studenti più “giovani” (sì, i quartini) perchè, quando noi avremo parcheggiato le nostre liceali natiche altrove, non facciano cadere nel vuoto quest'iniziativa.

di Matteo Campagnol


Attualità

Profumo... di ministro!

Non so cosa ne sappiate voi, cari lettori, ma io in questi ultimi tempi ho perso un po’ di vista la situazione del governo e, a parte le questioni tecniche di cui sinceramente sono un po’ a digiuno, l’unica curiosità che ho avuto di recente riguarda i nostri nuovi ministri. Mi sono resa conto che purtroppo, a parte il loro nome, noi non conosciamo nient’altro di loro, così ho deciso di interessarmi a quest’argomento e di riportarvi quello che ho scoperto di chi si occuperà del nostro futuro: il professor Francesco Profumo. Questo professor-ministro, già dall’inizio del suo curriculum, mi fa subito una buona impressione. Innanzitutto, almeno in que sto campo, possiamo dire che il Presidente del Consiglio abbia mantenuto fede alle sue promesse, nominando un tecnico che conosca bene la realtà che è chiamato a gestire: un insegnante. Beh, e che insegnante! Fin dall’inizio sul suo curriculum si notano numerosi successi in ambito accademico, dalla laurea in ingegneria fino alla recente carica di Rettore al Politecnico di Torino, seguiti da una serie più che dignitosa di onorificenze che portano il nome di un po’ tutte le parti del mondo, e che si concludono con un modesto ma efficace, titolo d’ingegnere professionista. Insomma, per quanto riguarda i prerequisiti, possiamo dire che il nostro nuovo ministro possieda tutte le capacità per eseguire il suo compito in modo corretto. C’è però una cosa da dire, il signor Profumo saprà utilizzare tutte le sue conoscenze in ambito universitario anche nelle altre branche del ministero? Saprà stabilire con i sindacati e con noi studenti un rapporto di fiducia duraturo? E infine, riuscirà a creare finalmente un equilibrio tra questioni economiche e decisioni costruttive

o l’istruzione continuerà ad essere vista come uno dei tanti bilanci da risanare? Questo è ciò che si chiedono studenti, docenti, impiegati statali e famiglie, e questo è ciò che una loro rappresentanza ha chiesto al ministro il 30 Novembre, incontrandosi con lui a Roma. In questo incontro il professor Profumo ha annunciato che presterà molta attenzione ai temi della scuola e ai bisogni degli studenti, ha garantito la massima disponibilità al dialogo e ha manifestato l’interesse di discutere di temi quali l’edilizia scolastica, la meritocrazia e la presenza di studenti anche all’interno di alcune commissioni ministeriali. Per il momento, sulla base di queste informazioni, possiamo dire che questa nuova figura abbia idee lungimiranti o quantomeno ragionate che, assieme a ciò che il ministro stesso ha asserito attraverso la sua prima dichiarazione, hanno chiarito fin da subito i suoi obiettivi. Egli ha infatti parlato di una serie di interventi incentrati sull’ascolto e sul dialogo e mirati a raggiungere un obiettivo comune, condannando la violenza e consentendo a tutti i cittadini di assecondare il proprio talento e le proprie ambizioni. Quindi, a fronte di una premessa che fa così ben sperare, non ci resta altro che stare a vedere se veramente quest’uomo riuscirà a rappresentare le nostre idee senza secondi fini, pensando soltanto a fare il bene del nostro Paese. Questo è ciò in cui io posso permettermi di sperare e ciò in cui vorrei credere: nuove idee, nuovi giovani e nuovi cittadini che non abbiano paura di puntare in alto e che possano avere un futuro nella comunità. Insomma, chi vivrà, vedrà!

Di Lisa LaMarra


Attualità

VOCI DAL MONDO: I popoli della guerra Kurdistan, Tibet, Cecenia, Tamil Eeelam, Palestina. Sono solo alcuni nomi, ma portano con sé storie sanguinose. Le conosci?

Sono solo alcuni dei conflitti che stanno avvenendo nel nostro mondo, ma sorgono in nome dell'indipendenza. In nome della patria. C'è chi pensa che un mondo senza Stati sia un mondo migliore, e c'è chi è disinteressato alla questione, ma c'è pure chi combatte perché vuole un paese per il suo popolo. Però qual'è la definizione di popolo? Da quanto deciso nella Dichiarazione Universale dei Diritti Collettivi dei Popoli, la definizione è questa: "Ogni collettività umana avente un riferimento comune ad una propria cultura e una propria tradizione storica, sviluppate su un territorio geograficamente determinato costituisce un popolo. Ogni popolo ha il diritto di identificarsi in quanto tale. Ogni popolo ha il diritto ad affermarsi come Nazione". Al che penseresti che un gruppo discretamente esteso di persone che hanno chiaramente una propria cultura e un proprio territorio, sia autorizzato a creare il proprio Stato. Purtroppo non è così, e spesso chi esprime la volontà di formare un Paese indipendente insieme alla sua gente viene eliminato. Ucciso, arrestato, minacciato, picchiato, torturato ed un elenco di altre “inezie” di cui non si sente molto parlare. Perché è pericoloso appoggiare certe cause e perché è proibito non assoggettarsi alle idee di chi ha soldi e detiene il potere. Ma prima di iniziare a parlare dei movimenti di liberazione, dobbiamo capire ciò che spinge alcuni popoli a reclamare l'indipendenza del proprio paese, quando è comunque possibile vivere nello stesso territorio senza dare inizio a conflitti sanguinosi. È un po’ difficile da spiegare, ma il problema è che sovente le nazioni ospitanti intervengono sui gruppi etnici cercando di integrarli o di reprimerne la cultura, inoltre è radicato nella natura umana il bisogno di avere una terra propria, e se la terra in questione è quella di origine di un popolo, è necessario anche che questo possesso territoriale venga riconosciuto da tutti gli altri. Al momento sono molte le comunità che richiedono l'indipendenza, E il caso più eclatante è quello del popolo curdo. La comunità curda conta all'incirca 30 milioni di persone e risulta uno dei più grandi gruppi etnici privi di unità nazionale. Occupa una zona compresa tra Iran, Iraq, Siria e Turchia,

ma i governi di queste Nazioni si rifiutano di concedere parte del loro territorio a questo popolo, che soffre intanto di privazioni e gravi discriminazionia volte ai curdi non è neppure concesso lo status di cittadini. Le proteste vengono soppresse dai militari e sono numerose le uccisioni dei civili curdi, tanto che molti di loro si sono rifugiati in altri Paesi. La maggior parte di questa gente però non vuole lasciare la propria terra, malgrado le difficoltà. Sono molte le ONG che si battono per aiutarli, ma le comunità internazionali esitano a intervenire, visto che i paesi coinvolti nel conflitto forniscono loro petrolio. Un altro popolo in difficoltà è quello tibetano. Il Tibet era uno stato indipendente, almeno fino a quando la Cina non lo invase negli anni '50-'60. Il governo cinese frazionò il territorio, ma lasciò che parte della regione diventasse una provincia a statuto speciale, denominata TAR (Tibet Autonomous Region). Con la rivoluzione comunista vennero distrutti i templi e gran parte delle ricchezze culturali del territorio, anche se ora sono preservate a scopi turistici. Da allora l'esercito presiede la regione, in cui sono stati insediati 7,5 milioni di non tibetani, contro i 6 milioni di tibetani che già vi vivevano e a cui viene vietato di professare il loro culto o di avere le proprie tradizioni. Sta avvenendo un genocidio culturale, le continue proteste sono messe a tacere nel sangue e le auto-immolazioni dei monaci buddisti non ricevono attenzione. Malgrado gli appelli pubblici del Dalai Lama, in esilio come tutto il resto del governo tibetano, le organizzazioni internazionali fanno finta di niente, nonostante il popolo tibetano non pretenda nemmeno l'indipendenza, gli basterebbe avere la propria autonomia culturale. Perché mai gli altri paesi lasciano che il massacro ingiustificato di pacifici innocenti continui? La spiegazione è facile: la Cina detiene un grande potere economico, e di questi tempi conta solo il denaro. C’è inoltre il rischio che nascano conflitti ingestibili. Per fortuna i giovani cinesi, poco influenzati dalle idee del loro governo, hanno cominciato a prendere le parti del Tibet, e ora ciò che manca è proprio un intervento maggiore da parte delle nazioni occidentali. Un'altra potenza che le comunità internazionali


esitano a contrastare è quella della Russia, che rifiuta di concedere l'indipendenza ai ceceni. La Cecenia viene riconosciuta internazionalmente come repubblica autonoma della Federazione Russa, ma il governo filo-russo di questa regione è una vera e propria dittatura. Il popolo ceceno, in seguito agli atti di violenza avvenuti durante la Prima e Seconda Guerra Cecena, viene definito "un gruppo di terroristi" dal governo, ma se ci sono stati morti tra i civili russi, ce ne sono stati ancora di più tra i ceceni, visto che l'esercito è meglio equipaggiato rispetto ai ribelli. Altro movimento di liberazione, poco conosciuto, e anch'esso sostenuto da “terroristi”, è quello dei Tamil, una popolazione indigena dello Sri Lanka. Dopo la loro pacifica richiesta per l’indipendenza, ignorata dal governo, cominciarono a subire, a partire dagli anni ’70, discriminazioni a livello politico. Ciò ha fatto nascere il gruppo ribelle "Le Tigri del Tamil", ma l'esercito ha soppresso gli insorti, oltre che molti civili, e ha internato centinaia di persone in campi speciali, da cui solo adesso stanno venendo rilasciate. Ora si cerca il dialogo col governo, anche se i rifugiati Tamil nel mondo aspirano ancora alla creazione del Tamil Eelam, un loro paese indipendente nel nord dello Sri Lanka. Anche la Palestina ha richiesto di essere riconosciuta come paese indipendente a livello internazionale. Finora solo l'UNESCO ha riconosciuto la Palestina, il 31 ottobre 2011, e così l'organismo Onu che si occupa

Poesia

di scienze, educazione e cultura si è visto tagliare i fondi da parte degli Stati Uniti, che insieme a Israele, Canada e Germania aveva votato no rispetto a questa decisione, considerata un "passo prematuro e controproducente che allontana la pace", oltre che una "tragedia" da Israele. Ma Cina, Francia, paesi arabi, latinoamericani e africani avevano votato a favore. Il risultato? 107 sì, 14 no e 52 astenuti, tra cui l'Italia. In effetti il riconoscimento della Palestina potrebbe ostacolare la pace, viste poi le reazionidi USA e Israele, ed è anche poco probabile che l'Onu ammetta la Palestina fra gli stati membri, dato che attualmente non ha i requisiti necessari. Però il riconoscimento internazionale dello stato palestinese potrebbe anche accelerare i processi di pace. Insomma, è ancora tutto da vedere, anche se le tensioni continuano, così come i tentativi di terminare il conflitto. Nel passato molte nazioni combatterono per l’indipendenza, compresa l'Italia. Oggi nel nostro paese sono numerosi i malcontenti e le manifestazioni, ma in altri stati le proteste vengono soppresse, di qualunque natura siano, e noi dovremmo considerarci fortunati che i nostri diritti vengano rispettati, almeno parzialmente. E se dinanzi all’affermazione precedente avete pensato: “Insomma! Rispettati mica tanto!", allora rendiamoci conto di quello che sta succedendo in altre parti del mondo senza che noi neppure lo sappiamo.

Di Silvia Fregonese

Soliloquio di indecisioni

Ho deciso di scrivere una cosa che non mi sarei mai aspettata di scrivere.Sinceramente, pensavo di inaugurare la mia 'carriera giornalistica' con un'avvincente recensione. Di un libro, di un film, di musica. I miei hobby, quindi. Invece, l'altro giorno, parlando con un amico, sono rimasta incantata. E' un amico - purtroppo - lontano. Abita in Sicilia, ed il suo nome è Giuseppe. Stavamo parlando di varietà, ed il ragazzo, curioso di sapere la mia opinione, mi ha mandato il link di una poesia. Una poesia scritta da lui. Ero già a conoscenza del fatto che condividevamo la passione dello scrivere, ma non mi sarei mai aspettata una cosa così splendida, per un ragazzo di soli 17 anni. Probabilmente sarà la prima e ultima volta che scriverò un articolo del genere - se si può definire tale. Sentivo, però, la necessità di condividere con altre persone questa composizione che ritengo estremamente affascinante. Beh, buona lettura allora!

SOLILOQUIO DI INDECISIONI Soliloquio di indecisioni. M'affliggo. Ora. La tentazione. D'esser apatico per non soffrire. D'esser ateo per non avere un fine. D'esser acefalo per non riflettere. D'esser amorfo per ribrezzo di volere. D'esser asemico per timore d'amarmi. D'esser aborto per paura d'essere. Cercare la virtù negando la passione. L'ipocrisia di celare il dolore. Dove ci porterà, miopi di verità, ebbri di vicendevole irriverenza? Non scaglio, né a me, né a voi, un invido anatema verso chissà cosa, ma pianto una lucciola sul davanzale. Horror aut vacui, horror aut amoris. (G. Criscione)

Di Giorgia Giacometti


Varietà

E-book o libro?

Sembra che sia sul mercato solo da qualche anno, ma in realtà l'e-book a luglio ha compiuto ben quarant'anni. Nato dal “progetto Gutenberg” di Michael Hart nel 1971 nel tempo ha subito mutamenti che non possiamo limitarci a definire solo come “evoluzioni”; infatti come spesso accade alle innovazioni che il mondo di oggi ci mette a disposizione, il libro elettronico ha oltrepassato i confini della funzione per cui era nato ed ha iniziato ad occupare un posto di rilevanza sempre maggiore. È forse per questo che ci sembra tanto più giovane di quanto realmente è; solo da qualche anno è nata la possibilità di avere migliaia e migliaia di libri in formato digitale (fra i vari vi è anche il progetto Manuzio, così intitolato in onore del tipografo veneziano del Cinquecento) e si sono sviluppate piattaforme tecnologiche che ne rendessero fruibile a tutti la lettura, l'ultima delle quali, di lancio recentissimo, è il Kindle, e che rendono innovativa non solo la forma, ma anche l'essenza stessa del leggere un libro. Permettono, per esempio, di selezionare passaggi dal testo e di condividerli su un social network, o di effettuare sul web ricerche sul significato di una parola incontrata nella lettura; sono leggeri e pratici ben più di un libro vero e proprio, e non si limitano a permettere la lettura di un solo libro, ma anche di quotidiani e riviste. Ma l'e-book è un libro digitalizzato oppure qualcosa di diverso? La nostra generazione è spesso definita quella dei “nativi digitali”, eppure mi riesce difficile pensare a un libro come ad una macchina, ad uno schermo. Del libro amo sentire il profumo della carta stampata, e la percezione tattile delle pagine ruvide sotto ai polpastrelli, e mi piace vedere le copertine in ordine sulla libreria e guardandole ricordarmi le storie che racchiudono e accarezzare le trame con un gesto concreto oltre che con la memoria... Sarebbe tutto questo possibile con un e-book? Forse sono troppo scettica nei confronti delle nuove tecnologie, e in fondo quello che conta di un libro è leggerlo, poco importa come: i concetti rimangono tali e quali sulla carta e sullo schermo. Inoltre l'e-book è economico e pratico. Resta il fatto che “libro”, almeno per ora, è usato per designare un volumetto di carta rilegato e non un file digitale. E allora voi a Natale che vi farete regalare? Un libro...oppure un e-book?

Di Francesca Ballin

Venezia invasa Orientarsi a Venezia può risulutare decisamente problematico per un turista che arriva in questa città per la prima volta. Spessissimo lo è anche per i veneziani stessi, che tra ponticelli, vicoletti e strette calli rischiano di perdere la cosiddetta bussola. E bisogna dire che la bussola gli orientisti devono tenersela davvero stretta! Per chi non lo sapesse, l'orienteering è uno sport nato in Svezia nei primi del novecento e diffusoso in italia a partire dagli anni novanta. Consiste nel compiere un percorso, passando per vari punti di controllo (cosiddetti "LANTERNE", che a differenza di ciò che fanno credere, non si illuminano) in meno tempo possibile. Gli unici strumenti che è concesso usare sono la bussola e una cartina. Le gare possono essere effettutate con sci, mountan-bike, sedie a rotelle o semplicemente correndo. Come ogni anno si è svolta a Venezia il 13 novembre l' ormai tradizionale MOV, Meeting Orientamento Venezia, che richiama da tutto il mondo migliaia di atleti, da principianti a elite, per assistere a una delle più belle gare dell' anno, con il panorama più suggestivo del mondo: solo nel 2011 ha ospitato ben 4000 concorrenti, di età compresa tra i 6 e i 90 anni! L'evento, che si svolge regolarmente dal 1980, è definito tra le prestazioni più complesse, dove servono non solo una ottima preparazione fisica, ma sopratutto una concentrazione adeguata all' immenso reticolato stradale che è effetivamente Venezia. Ecco spiegato chi erano tutte quelle persone in pantaloncini che si aggiravano correndo per le calli!

Di Alessandra abbate e Maria V. Giani


Cultura

Arte

Dai primi di giugno fino alla fine di novembre ha avuto luogo nella nostra città la consueta esposizione d’arte contemporanea (giunta alla sua 54esima edizione), che avviene ogni due anni ai Giardini e all’Arsenale, con il titolo “ILLUMInazioni”. Fin qui niente di strano, possiamo dire. Ma siamo sicuri di sapere cosa sia veramente? Per scoprirlo, innanzi tutto occorre partire dalle origini di questa manifestazione culturale: l'idea iniziale della sua fondazione parte da una delibera del comune del 19 aprile 1893, che vuole "istituire una Esposizione biennale artistica nazionale" nell'anno successivo, per celebrare le nozze d'argento del re Umberto e Margherita di Savoia. Essa però viene inaugurata nel 1895 come prima “Esposizione Internazionale d'Arte”, anche con lo scopo di incentivare l'attività artistica e il mercato dell'arte a Venezia, e attuata ufficialmente nel 1896. Il suo fondatore è l'allora sindaco della città Riccardo Selvatico insieme ad altri intellettuali, e proprio a lui è dedicata una frase, che si trova tutt'ora all'interno del Padiglione Italia: “Cittadini d'ogni classe e d'ogni partito vollero qui scolpito il nome di Riccardo Selvatico che reggendo il comune ideò con geniale ardimento queste mostre internazionali d'arte. La prima felicemente attuò 19 aprile 1896”. Viene previsto che partecipino all'evento non solo artisti stranieri, ma anche del panorama nazionale; ogni artista, inoltre, può presentare al massimo due opere, che non siano già state esposte in Italia. Vengono formati tre comitati organizzativi: uno di artisti veneziani per sviluppare il programma della mostra, un altro per la propaganda, e un ultimo per la stampa. Il Segretario generale di quel periodo è Antonio Fradeletto, che con una grande capacità diplomatica contribuirà in maniera importante alla selezione degli artisti e degli allestimenti, e in seguito a far realizzare i Padiglioni stranieri. Una volta avviata la Biennale d'Arte, negli anni sono state create altre esposizioni multidisciplinari suddivise in Architettura (dal 1980), Cinema (l'unica con cadenza annuale, dal 1932), Teatro (dal 1934) e Danza (dal 1999). Il primo nucleo della Biennale d'Arte, in particolare, sorge nel sestiere di Castello, e dal 1907 accanto al Padiglione Italia vengono costruiti altri complessi architettonici, su progetto di famosi architetti (Carlo Scarpa, James Stirling, Alvar Aalto, Bruno Giacometti). Nel 1999 viene concesso il recupero funzionale dell’area sud-est dell’Arsenale in uso dalla Marina Militare - Ministero della Difesa alla Biennale di Venezia, ovvero lo spazio dove sono situati le Corderie, il Ponte dei Pensieri e il Giardino delle Vergini. Inoltre nel corso degli anni, sono sorti molti altri Padiglioni, sia nell'area dei Giardini sia nell'area dell'Arsenale (come quello della Cina), anche con esposizioni sparse per tutta la città (come per esempio quella di alcuni artisti di Haiti presso la Fondazione Querini Stampalia). L'esposizione della Biennale si è appena conclusa con un grande successo: più di 440.000 persone hanno partecipato all'evento, con un incremento del 18% rispetto alla precedente edizione (375.000 visitatori nel 2009). Chissà cosa ci aspetterà nel prossimo futuro di questa manifestazione così famosa in tutto il mondo. Staremo a vedere...

Di Zoe Innocenti

Nipote del noto collezionista Solomon, Peggy Guggenheim perde il padre a 14 anni, sprofondato con il Titanic. Questo triste avvenimento la porta ad avvicinarsi allo zio, con cui condivide la passione per l’arte. Nel 1939 infatti, quando egli fonda la Solomon R. Guggenheim Foundation dopo aver esposto le proprie collezioni nel Guggenheim Museum di New York, Peggy acquista una grande quantità di quadri, che saranno esposti nella galleria Art of This Century a New York nel 1942. Tra le opere di artisti ancora sconosciuti, figurano quelle di Jason Pollock, che la Guggenheim porta anche nella sua prima collezione alla Biennale di Venezia nel 1947, e che nel 1948 trasferisce a Palazzo Venier, attuale sede della mostra (aperta al pubblico dal 1980).Dal 15 Ottobre 2011 al 1 Gennaio 2012 la galleria ospiterà l’esposizione “Temi e variazioni, scrittura e spazio: Gastone Novelli a Venezia”. Nei corridoi della Guggenheim si potranno vedere non solo opere dei più grandi esponenti del futurismo, quali Carrà, Boccioni e Balla, ma anche Picasso, Pollock, Mondrian e Fontana. In particolare la collezione di Gastone Novelli è caratterizzata da opere dei principali protagonisti dell’arte italiana degli anni ‘50 e ’60 e da suoi quadri, prevalentemente inediti, realizzati nell’isola di Venezia tra il ’64 ed il ’68.Come sempre, saranno presenti nella galleria classici come L’impero delle luci di Magritte, Sulla spiaggia di Picasso, Verso l’alto di Kandinskij, ed ancora opere di Chagall, Dalì, Fontana, Pollock ed altri artisti futuristi, cubisti e surrealisti che caratterizzano la collezione Peggy Guggenheim. Orario: apertura 10-18 tutti i giorni; chiuso il martedì e il 25 dicembre. Biglietti: adulti: 12€; ingresso ridotto 7€

Di Caterina Almansi


Fotografia

Bacio davanti all'Hotel De Ville

Iniziamo con un cenno biografico: la fotografia riportata è stata scattata dal celebre fotografo francese Robert Doisneau a Parigi, nel 1950. E’ considerata una delle più belle ed espressive immagini mai realizzate. Ma perché ci appare così carica di dinamismo ed allo stesso i soggetti sembrano immobili, senza tempo? Proviamo a ragionare. L’azione del fotografo può essere considerata sotto due punti di vista: uno è più romantico, ed è l’atto di rendere eterno un istante, di riuscire a strappare un’immagine, dei volti, dei sentimenti al trascorrere del tempo. L’altra visione è più tecnica e consiste nell’imprigionare e rendere propria la luce. Un bravo fotografo deve considerare entrambi i punti di vista, deve tanto impiegare la vena artistica quanto l’abilità tecnica. Prendiamo come esempio questa foto e osserviamo con quanta cura i due aspetti siano stati presi in considerazione: Doisneau è in primis bravo e fortunato ad essere al momento giusto al posto giusto. Una coppia si bacia nel centro di una caotica Parigi degli anni 50 e Doisneau riesce a congelare i soggetti che appaiono statici al centro della composizione, e parallelamente a comunicare tutto il movimento dinamico e frenetico dei passanti e delle automobili. Dall’altro lato è da apprezzare l’abilità tecnica: la foto non è infatti mossa, i soggetti sono perfettamente a fuoco e la composizione è ben esposta. Questo vuol dire che Doisneau è riuscito in una frazione di secondo a regolare l’apertura del diaframma e il tempo di esposizione in modo tale che la foto appaia luminosa al punto giusto e allo stesso tempo evitando il mosso. Ovviamente ogni buon fotografo considera questi aspetti prima di scattare, ma quello che veramente lascia stupiti è l’abilità di Doisneau nello svolgere questi compiti tecnici in un tempo rapidissimo senza allo stesso tempo dimenticare l’aspetto romantico-psicologico della composizione. Come possiamo quindi cercare di realizzare foto altrettanto belle, noi che non siamo grandi artisti? A mio parere bisogna avere innanzitutto pazienza e non fremere nello scattare, azionare l’otturatore è solo l’ultima fase. Prima bisogna infatti fermarsi e domandarsi se si ha pensato ad ogni aspetto tecnico. Ma, ancora più importante per realizzare una foto che ci lasci soddisfatti, dobbiamo essere noi per primi a sentire una vena di ispirazione e uno stato d’animo concorde al momento che stiamo per rendere eterno.

Di Giacomo Falchetta


Libri

Brick Lane

Sette mari e tredici fiumi (titolo italiano del romanzo) è la distanza enorme che separa due sorelle bengalesi: Nazneen, trasferita a Londra per sposare un uomo che non conosceva, e Hasina, scappata di casa per stare con il giovane che amava. A Brick Lane, quartiere londinese di squallide case popolari in cui si concentra la comunità bengalese della città, la neosposa Nazneen a fianco di quel marito panciuto, noioso e con i calli non si sente per nulla a casa: non conosce la lingua né i vicini. Ma la giovane non si è mai opposta alle imposizioni della famiglia né a quelle del Destino che ha sempre preso le decisioni importanti al suo posto. Quella londinese è una vita di semi-clausura: Nazneen la passa in casa a cucinare e a sistemare orribili mobili in attesa del ritorno di Chanu, il vecchio marito, logorroico e sicuro di meritare una promozione che non riceverà mai. Dall’altra parte del globo, in Bangladesh, Hasina, dopo che il marito si rivela violento e incapace di prendersi cura di lei, passa da un guaio all’altro. La sua sfortuna è di essere una bellissima donna sola in Bangladesh: nessuna pietà, passa da un lavoro ad un altro incontrando uomini diversi, alcuni dall’animo malvagio e altri con un grande cuore. A Londra Nazneen è legata alla sorella lontana dal sottilissimo filo delle lettere ma anche dal forte nodo dell’amore. Anche lei deve sopportare molte prove: la morte di un figlio, la crescita di una figlia ribelle e della sorellina in perenne ricerca di approvazione,

un marito colto ma incapace di essere un sostegno per la famiglia, i debiti, i pregiudizi e l’amore. Sì, anche l’amore è una grande prova per Nazneen. L’affetto che comincia a provare per Chanu, che in fondo è molto buono con lei, viene travolto e spodestato dalla grande passione per il giovane Karim, il bel mediatore che le procura lavori di cucito quando il marito perde l’impiego al comune. Karim le fa conoscere l’amore vero e le apre gli occhi sui terribili pregiudizi che impediscono ai bengalesi la perfetta integrazione a Londra. Tramite questo suo primo romanzo, Monica Ali ci fornisce un chiaro scorcio della quotidianità di Brick Lane: il distacco dalle tradizioni, le lotte religiose interne e la battaglia per i diritti. Nazneen e Hasina cambiano molto nel corso della storia, la prima acquista l’indipendenza economica, tanto da essere in grado di mantenere sé e le figlie quando Chanu torna in Bangladesh, l’altra, invece, essendosi ribellata troppo presto al suo Destino ha perso tutto. Una meravigliosa voce narrante trascina il lettore tra le vicende catturando la sua attenzione dall’inizio alla fine con una storia passionale legata un unico filo conduttore: l’emancipazione femminile in due paesi completamente diversi. Una grande scrittrice Monica Ali che sa arrivare al cuore delle cose e delle persone con limpidezza e delicatezza. L’intreccio è arricchito da personaggi diversi e spesso grotteschi vicini all’una o all’altra delle sorelle, amici o nemici.

Di Margherita Fallani


Musica

I’m with you

Dopo una pausa di cinque anni dall’ultimo doppio album Stadium Arcadium, i Red Hot Chili Peppers ribadiscono la loro costante voglia di affermarsi nel panorama musicale con I’m With You, uscito il 30 agosto 2011. Il disco è stato davvero molto atteso, non solo per il lungo periodo di distanza da Stadium Arcadium, ma principalmente per l’assenza dello storico chitarrista John Frusciante. Frusciante, elemento indispensabile del sound della band californiana con la sua notevole propensione melodica e compositiva, aveva già in passato lasciato il gruppo dopo l’album Blood Sugar Sex Magic ritornando però in Californication , forse il più famoso album della band, rinnovandone lo stile e rendendolo unico e inconfondibile. Nel dicembre 2009 però lo storico chitarrista annuncia l’abbandono definitivo del gruppo per “dedicarsi esclusivamente ai propri progetti e alla realizzazione di album solisti”, e viene immediatamente sostituito con il giovane e promettente Josh Klinghoffer , che già aveva seguito la band nel precedente tour come secondo chitarrista per le esibizioni dal vivo.

Nonostante la mancanza di questo elemento, I’m with you si presenta come un disco ben ideato e omogeneo, contenente 14 pezzi, per un totale di circa un’ora di musica con una sola traccia che supera i 5 minuti ( “Police Station”). E’ di facile ascolto e le sonorità sono molto curate, pulite e dirette, merito della produzione del grande Rick Rubin, produttore di moltissimi album di successo che aveva già seguito i Red Hot Chili Peppers per Blood Sugar Sex Magic. Il nuovo entrato Klinghoffer compie un lavoro da magistrale, riuscendo ad intromettersi nel groove del gruppo con molta facilità portando qualche innovazione e stilema originale, ma che ,grazie al suo gusto, non sembra mai andare fuori dall’ottica chitarristica dei Peppers. Si allontana proprio il tanto che basta da quello che aveva fatto Frusciante nell’ultimo cd, stando al suo posto e riempiendo il tutto con un buon uso degli effetti. E’ un esempio del suo apporto la straordinaria “Brendan’s Death Song” , un entusiasmante crescendo agrodolce di emozioni, che parte da una chitarra acustica, un po’ insolita per un pezzo del gruppo californiano. La ormai consolidata coppia ritmica Flea e Chad Smith ( rispettivamente storico bassista e batterista dei Red Hot) non delude, sfornando riff di basso e ritmiche di batteria azzeccate e molto orecchiabili, che creano un tappeto sonoro stabile e con inaspettati risvolti melodici. Il tutto è tenuto insieme dalla storica voce di Antony Kiedis, storico frontman fin dai tempi dell’esordio, che con il suo particolare timbro e le sue linee vocali influenzate dalla cultura hip hop, punto d’unione tra passato e presente, riesce ad unire e omogeneizzare ogni pezzo, creando ritornelli che prendono e melodie che rimangono in testa. Un'altra volta la band di Los Angeles ci dimostra che la voglia e l’energia è rimasta quella di una volta, ma sopprattutto che i Red Hot Chili Peppers sono rimasti quelli di una volta, solamente con qualche ruga ed esperienza in più.

Track list 1Monarchy of Roses – 4:12 Factory of Faith – 4:22 Brendan's Death Song – 5:40 Ethiopia – 3:51 Annie Wants a Baby – 3:41 Look Around – 3:28 The Adventures of Rain Dance Maggie – 4:43 Did I Let You Know – 4:22 Goodbye Hooray – 3:53 Happiness Loves Company – 3:33 Police Station – 5:36 Even You Brutus? – 4:01 Meet Me at the Corner – 4:22 Dance, Dance, Dance – 3:46

Di Giacomo Mazzucato


Viaggi

Impressioni sulla Cina

Chi avesse prestato attenzione ai passeggeri del volo Venezia-Parigi-Pechino del 30 agosto, vi avrebbe trovato ventidue giovani di belle speranze all’inizio di un viaggio che li avrebbe portati nel cuore dell’Asia: la Cina, gigante dalla storia millenaria e ora il più temibile impero finanziario emergente del mondo. E’ difficile pensare a tutto questo una volta atterrati nella terra della seta, dove un’improbabile cappa di nebbia e –soprattutto- di smog toglie il respiro. E’ così che si presenta Pechino il mattino del 1° settembre: un’infinita e indistinta massa grigia di strade, blocchi di cemento in ogni dove e un traffico molto denso nonostante gli orologi locali segnino le sole 5 del mattino. Sulla via per piazza Tian’anmen, l’imponente edificio di direzione centrale della polizia, un via vai continuo di soldati con le armi in pugno; poliziotti appostati in ogni angolo; e a contornare la piazza più grande del mondo, immensi cartelloni di propaganda sulle olimpiadi di Pechino, in un’atmosfera degna di 1984 di Orwell. Solo che quella è la realtà, così come è reale l’imponente immagine di Mao che sovrasta l’ingresso della Città Proibita, insieme una celebrazione e un monito. Piazza Tian’anmen è come una fotografia della Cina del 2011: un alveare di mezzi di trasporto, macchine e biciclette dalle condizioni discutibili e di persone che camminano tranquillamente per la piazza, ignare dei carri armati che sono passati per di là e del giovane vestito di bianco che vi si è posto davanti nel tentativo di fermarli. E la polizia sembra essere là proprio per impedire che una verità storica scomoda venga a galla. Altrettanto di impatto è la Città Proibita, così grande che il fiume contenuto al suo interno passa quasi inosservato. La Città Proibita è il simbolo della Cina imperiale. E’ infatti l’anima dell’antico splendore, l’incarnazione degli ideali di perfezione architettonica, di regalità e di potenza, il trionfo del rosso e del giallo (colore dell’imperatore e della ricchezza) ma anche della invalicabile disuguaglianza sociale durata secoli. La consapevolezza delle piaghe millenarie della Cina non possono però mitigare un senso di ammirazione per le grandi opere architettoniche del Palazzo d’Estate, la magnifica residenza estiva dell’imperatore ornata da un lago artificiale, il Tempio di Confucio, il Tempio del Dalai Lama, l’Accademia Imperiale (dove venivano nominati funzionari imperiali solo gli studenti che avessero superato gli esami di

confucianesimo, anche se non fossero stati di estrazione sociale nobile), il Tempio del Paradiso e infine la Grande Muraglia che domina il paesaggio, per chilometri e chilometri. Ma se questo è solo l’aspetto formale della Cina, qual è il vero volto del Paese? Che ne è della popolazione che ci vive, può aggrapparsi a una qualche speranza per il futuro? E’ difficile accettare come la più grande potenza economica del momento sia tutto tranne che una democrazia. L’articolo 1 della Costituzione recita infatti: “La Repubblica Popolare Cinese è uno stato socialista sotto la dittatura democratica dei lavoratori (..)”. L’impotenza della popolazione di fronte a un governo dittatoriale come quello della Cina è dovuta principalmente a un fattore: la mancanza di informazione sia sui diritti fondamentali dell’uomo, degli animali e dell’ambiente sia su quello che accade veramente nel Paese e nel resto del mondo. Solo i giovani sono più consapevoli della situazione attuale grazie a quelle poche opportunità di apertura all’estero offerte dal governo, che ha ben compreso di dover sfruttare al meglio la potenzialità della popolazione giovane per poter continuare nella sua vertiginosa crescita economica. I giovani cinesi non potranno mai farcela da soli, finché vige la censura governativa sul web. Noi però possiamo aiutarli ad intaccare un regime dittatoriale che ha distrutto l’antica dignità di un popolo: la nostra arma sarà l’informazione, primo passo verso la libertà. Se tutti noi ci rendessimo veramente conto di quanto sta accadendo in Cina e appoggiassimo con la nostra consapevolezza chi sta lottando per la liberazione di questo paese, forse la Cina riuscirà a uscire da questa situazione.

Di Irene Malusà


Giochi 1

1 2 2

3 3 4

4

5

6

Orizzontali 1. Forza * Spostamento (φύσις). 2. Non comune. 3. Grosso pachiderma. 4. Il quarto pianeta del sistema solare. 5. Disorientare. 6. L’isola di Cnosso.

Verticali 1. Il Rossi pilota.

Sudoku

2. Il fifone lo fa quando ha paura. 3. Regalo natalizio. 4. Pompa il sangue nelle vene.

2 3

3 9 8

6

5 7 9

4

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8 7 4 2

1 4 5

8 9


Oroscopo

Vi saranno possibili Le ostilità che aveQuesto mese e levano caratterizzato incomprensioni in gami sentimentali si il mese di novembre stabilizzeranno: ci amore ma la sisono finite: è tempo sarà complicità e tuazione migliorerà di costruzioni solide e desiderio. I single dopo il 21 mentre dal 10 ti libererai da un peso. avranno la possibilità di innamo- dal 20 avrete delle belle novità. In questo mese migliora anche la rarsi.questo è un momento ideale Sarai in una fase di passaggio quindi sarà normale sentirsi con- per bruciare calorie con lo sport o forma fisica però dovete ricordarvi fusi. Il fisico risente di energia e con un'attività assidua in camera di mantenere uno studio costante e nel lavoro è meglio evitare di es- da letto. A scuola avrete delle ot- regolare. time intuizioni che vi faranno agire sere eccessivamente spavaldi e con sicurezza. frettolosi. Dal 27 al 30 eros e Tempi di nuovi inizi è arrivato il movitalità garantiti. per voi, è un mese di mento di fermarsi e Dentro di voi cresce scelte che non si di apprezzare quello l'esigenza di una possono prendere che hai. Atmosfere scelta. senza danni collatemeno tenere e più rali. Avete voglia di curare voi decise che potrebbero indurvi Difficilmente vi ammalerete. Siete al stessi. Il 15 impegnatevi per fare top ma questo non sarà il mese micercare altrove l'affetto e la una cosa in modo sicurezza che vi manca. gliore per lo studio. approssimativo. A scuola c'è aria di cambiamento, Scoprirete un'occasione nasco sta.... siate flessibili. Attenzione ai malori di stagione. Questo mese decidete Siete affascinanti e voi su cosa impeprovvisti di un pergnarvi e perchè. Dal fetto tempismo. 20 non ci sarà Buone prospettive un'ottima sintonia tra per i single ma siate voi e i vostri ideali d'amore. Sono particolarmente cauti dopo il 20. A consigliate vacanze rilassanti nelle scuola c'è bisogno della tua energia e della tua capicità di indirizzare quali mangiate leggero e bevete molto per prepararvi alle novità del gli altri verso gli obiettivi giusti. A metà mese fai il pieno di passione. nuovo anno.

Dopo il 20 sarete più sciolti e liberi avrete un forte disiderio di andare oltre i limiti ma ricordatevi di agire con saggezza. Il colpo di fulmine è sempre in agguato : avrai l'imbarazzo della scelta. La situazione scolastica è ottima ma attenzione a rispettare chi non la pensa come voi.

A dicembre la vita L'amore è totalmente Stabilite la vostra vi chiede un atto di in sintonia con una priorità e applicatevi fede: perchè le cose forma fisica con costanza. succedano dovete eccellente : fascino L'amore circola in crederci. alle stelle. abbondanza ma L'amore vi darà grandi soddisfazioni lavorate sulla comunicazione e non A scuola far valere le vostre ragioni non sarà un problema ma sopratutto dopo il 20 ma atten- esagerate con gli sbalzi d'umore. zione alle tensioni sempre in agattenti a non dare nulla per Ricordate di curare voi stessi. A guato. La vostra bellezza come scontato. scuola impegnatevi con costanza e sempre è alle stelle ma la salute è continuità. in pericolo. A scuola dal 21 otterrete ottimi risultati.

Di Erica Fuga


Ipse dixit -PROF. BONAVOGLIA: ” Eh Newton con il suo prisma ne ha fatte di tutti i colori!” -PROF. BONAVOGLIA: ” Kant ha preso un sacco di Kantonate!” -PROF. PALOSCHI: ”La CULMINAZIONE dell’astro… (silenzio)… la CULminazione! (silenzio)… Fa ridere solo me, vero?” -PROF. MEZZAROBA: ”Scarpa dov’è? Non c’è? Vista l’acqua alta, forse dovrebbe chiamarsi STIVALE!” -PROF. DAL BO: (Campagnol segna come valore di un segmento -4) “Colpo di scena! Siamo nell’iperspazio! Abbiamo il valore di un segmento negativo!” -PROF. MEZZAROBA: ”Voi due state sfracellando tutto ciò che è sfericamente sfracellabile!” -PROF. ZAMPIERI (a Lorenzo): “Guarda che muscoletti… Ma un po’ di palestra no, eh?” -ALUNNO: “Prof che ne pensa del nuovo governo?” PROF. MADARO: “Sapete tenere un segreto?” ALUNNI: “Si!” PROF. MADARO: “Anche io!” -PROF. FURLANETTO: “Odio Babbo Natale, vorrei mandare i cecchini al Polo Nord!” -PROF. FURLANETTO (rivolto alla lavagna magnetica): “Mi diverto come un animale!” -PROF. TREVISAN: “Ma avete bisogno di un Premio Nobel per la fisica per fare questo esercizio?” -PROF. MELILLO (sull’ubicazione dei cancellini, sopra la lavagna): “Qui se viene Brunetta lo mettete in difficoltà!” -PROF. GAMBATO (su una citazione della pubblicità dei Pampers): “I vostri riferimenti culturali sono altissimi!” -PROF. FURLANETTO: “Ieri ho scoperto cosa sono i Teletubbies! Sono bellissimi… per addormentarsi!” -PROF. GHERARDI: “Se Stonehenge fosse in Italia, ci avrebbero già aperto dei chioschi di mandorle farcite!” -PROF. GOTTARDI: “Scusate se sono dotto!” -PROF. ZAMPIERI: “Ti pare creanza andare in giro con le mutande di fuori?” -PROF. TREVISAN: “Ma dobbiamo chiamare un architetto per la disposizione dei tappetini?” -PROF. GOTTARDI: “Chi è che canta come un castrato?” -PROF. ZAMPIERI: “Se fossero tutti svegli come te l’uomo non avrebbe ancora inventato la ruota!”


Nos Diximus -MEZZAROBA:” Che cos’è importante per Petrarca?” G. BALLA:” L’amore” MEZZAROBA:” Si ma più importante ancora!” G. BALLA:”La salute!” -ZAMPIERI:” Ma questo è il primo volume… non il secondo!” L. DE SANTI:” Ma c’è scritto seconda edizione!” -MEZZAROBA: ”Non abbiamo finito l’infinito…” N. PERETTI:”Beh è infinito!” -PROF. PIANTINI: “Dante non conosceva il greco, e il greco…” G. DE GASPARI: “…non conosceva Dante!” -O. MOCELLIN: “Ma se butto in acqua un sasso quadrato, invece che dei cerchi vengono dei quadrati concentrici?” -S.MERLO: “Solo per dodici mesi? Non per un anno?” -PROF. MATIZ: “MaRchetti, vieni a prendere la verifica. Guarda, hai anche sbagliato a scrivere il tuo cognome!” -I. MACHETTI: “Veramente mi chiamo Machetti!” -ALUNNO: “Ci sono sette Troie una sopra l’altra.” (parlando delle varie città di Troia) -FURIO: “Con tutti questi vocabolari facciamo una montagna di Rocci!” -E. IEZZI:” Tucidide non mi ucidide!”

Di Isotta Conte

Posta!!! Vuoi dichiararti a qualcuno, ma non sai come fare? Vuoi scrivere un messaggio ad un amico? Vuoi dire alla tua classe che è la migliore? Scrivi a “foscarinimessaggi@gmail.com” e i tuoi messaggi verranno pubblicati nel prossimo numero del Lanx!


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