Lanx 8 - Giugno 2017

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N8

MAGGIO 2017

anno 31

LANX

EPHEMERIS DISCIPVLORVM LYCEI GYMNASIIQVE “M. FOSCARINI”


EDITORIALE

indice

altresì

Ultimi Augurii & Reticenze Pg. 2 Pg. 3

Anche quest'anno al Foscarini, come del resto ogni altro anno al Foscarini, giunge al termine. Mentre i codirettori Jacopo e Kamil guardano più o meno ottimisticamente al loro futuro al di fuori di questa gabbia di matti grandiosa istituzione, il codirettore Stefano continua il suo percorso per migliorare questo giornalino d'Istituto cui abbiamo dedicato sangue e sudore tanto tempo e impegno. Senza dubbio è stato un anno denso di novità ed eventi interessanti. Noialtri del LANX abbiamo cercato di rimanere più innovativi e creativi possibile, talvolta riuscendoci e talvolta no: ma una cosa è certa e immutabile, vale a dire il nostro orgoglio per il nostro bambino questa straordinaria opportunità. Concludiamo l'anno ringraziando singolarmente i redattori che hanno contribuito a fare del LANX, chi con le poesie, chi con le opinioni, chi con gli acribiosi articoli chi con i disegni, chi con il sostegno morale, il miglior modo che gli studenti possiedono per esprimere il loro pensiero all'interno della scuola. Grazie a Beatrice Buranelli, Annalena Cerato, Alexandra Cieol Pelizza, Elisa Libanore, Carlotta Medić, Piero Pes, Fabiana Ranieri, Eleonora Tonello, Teodora Valerio e Samuele Vianello. Grazie inoltre a tutti quanti hanno partecipato, anche in modo saltuario o estemporaneo, all'esperienza LANXiana. Lasciandovi in mani sicure ed esperte prendiamo commiato e auguriamo a tutti gli studenti del Liceo Classico Ordinamentale ed Europeo, lettori del LANX e non, la sopravvivenza il miglior futuro possibile fuori e dentro questa stimolante e imperfetta istituzione che è il Foscarini. Jacopo Andreis

Kamil Sanders

Stefano Pravato

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Editoriale, Indice “Ascolta, piccolo uomo!” di Stefano Pravato Agronomia dei fertilizzanti di Kamil Sanders Statuto del giornalino di istituto LANX In via di estinzione di Fabiana Ranieri La tragedia di una grande mente di Alexandra Cieol Pelizza Ipse dixit & Nos diximus Girl boss di Eleonora Tonello & Annalena Cerato Oroscopo di Ipazio

LA REDAZIONE Andreis Jacopo Pravato Stefano Sanders Kamil Buranelli Beatrice Cerato Annalena Cieol Pelizza Alexandra Libanore Elisa Medić Carlotta Pes Piero Ranieri Fabiana Tonello Eleonora Valerio Teodora Vianello Samuele

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OPINIONI

“Ascolta, Piccolo Uomo!”

Marx ha colto solo la parte sulla “dittatura del proletariato” da Rousseau ha conservato solo la parte de “la maggioranza ha sempre ragione”, da Cristo solo il precetto “non commettere atti impuri”. E gli stessi piccoli uomini, che, come Reich fa abilmente comprendere, si trovano in ogni contrada, in ogni scuola, in ogni palazzo e governano il mondo, pronti a sfogare sugli altri tutti i loro pregiudizi e i loro complessi stupidi, hanno sempre emarginato quelli che all’inizio avevano glorificato. Così, Cristo fu messo sulla croce, Rousseau fu giudicato pazzo, Socrate fu condannato a bere la cicuta, Lincoln fu assassinato, Bruno fu messo al rogo, e si potrebbe continuare per molto tempo... Il flagello di Reich tocca il nostro cuore e la nostra immaginazione con immagini suggestive, con parole forti, piene di disperazione, di rabbia e di indignazione contro la stupidità dell’uomo medio. Le sue parole si ergono, titanicamente, in modo sincero, mosse da una riflessione personale e non ispirate da un partito o da un’ideologia ben precisa. Il Cristianesimo, il Nazismo, il Capitalismo e il Comunismo non fanno, nessuno dei quattro, una bella figura nel libro di Reich. Sono tutti percepiti come modi diversi di sedare la forza della collettività, dei modi per dividere ed imperare. La lezione che se ne ricava è realmente ispirante per gli individui pensanti. Chi costruisce il padrone? Siamo noi a forgiare le nostre stesse catene con i nostri cattivi pensieri, traboccanti di odio e di invidia. Chi è il padrone? È un piccolo uomo come noi, che ha semplicemente capito come sfruttare le emozioni di altri piccoli uomini. Così sono arrivati al potere i totalitarismi, e così l’Uomo ha conosciuto un periodo da incubo nella prima metà del novecento. Reich, raccogliendo in questo modo l’eredità di Freud, si batte in seguito per il libero amore. Le sue frasi crude (“severe ma giuste”, si direbbe oggi) sciolgono sotto i nostri occhi tutta l’assurdità del bigottismo e della falsa pudicizia che, in parte, persiste nella società di oggi. Reich tuona contro tutti coloro, ipocriti, che vedono nel sesso qualcosa di cui vergognarsi, che accusano le persone libere di “pedofilia” o di “omosessualità” mentre in privato compiono stupri, fanno immonde battute basate su doppisensi, sparlano del prossimo, e altre cose di questo genere. Reich aveva capito che la libera espressione dell’Amore è presupposto necessario per la sanità mentale, che un sano

L’OPERA ATTUALISSIMA E INQUIETANTE DI WILHELM REICH

Qualche giorno fa stavo curiosando tra gli impolverati scaffali dell’“Acqua alta”, a mio avviso la libreria migliore della nostra città, la Venezia indomita, sconosciuta, lontana dal turismo bieco e distruttore della cultura. Tra una pila di libri e l’altra, tutti libri usati, rarissimi e a buonissimo mercato, ho trovato un piccolo libello, di poco più di cento pagine, “Ascolta, Piccolo Uomo!” di Wilhelm Reich. L’ho letto agilmente in una settimana, e ora mi posso dire fiero di aver riscoperto un capolavoro dimenticato. Lo psichiatra e scienziato austriaco, allievo di Freud, scrisse questa brillante analisi del comportamento delle masse nel 1945. Il crimine più folle e cieco nella storia dell’umanità era appena stato consumato. 60 milioni di morti, interi paesi rasi al suolo, migliaia di persone sfollate e allontanate dalle proprie famiglie, due bombe atomiche lanciate sul Giappone. La seconda guerra mondiale aveva scosso l’anima del mondo come mai era avvenuto prima. Chi ne fu responsabile? Lo fu il piccolo uomo. “L’Uomo qualunque” di cui si fa ancora menzione oggigiorno. Ciascuno di noi, per Reich, ha avuto una parte di responsabilità in questa tragedia immane. Quando il piccolo uomo poteva liberarsi dalle catene che da sempre lo tengono stretto, ha preferito voltarsi dall’altra parte, mentre loschi e arrivisti individui prendevano il potere, e continuare a gridare “Heil, Heil! Urrà!”. Durante la Rivoluzione Francese, durante la Rivoluzione Russa, noncuranti dei sacrifici dei grandi personaggi che si sono succeduti nella storia, come Socrate, Gesù, Lincoln, Lenin, Rousseau o Marx, che Reich ammirava in modo sincero, convinto (forse ingenuamente? Chissà) che essi avessero lavorato solo per il bene dell’umanità, gli uomini si sono sempre rifiutati di cogliere i messaggi che questi grandi avevano da trasmettere, scegliendo sempre le soluzioni facili, la violenza, l’autoritarismo dei vari tiranni che oggi definiremmo “populisti”. La gente, si rammarica Reich, ha capito solo quello che voleva capire dai libri dei grandi uomini: da

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OPINIONI

rapporto con il sesso è un’altra condizione imprescindibile per gli educatori dei bambini, così come un rapporto di accettazione con il proprio corpo, cosa che il capitalismo consumistico di stampo americano non permette, è importante per la pace tra le persone. Non siamo forse portati all’estremo narcisismo dalla pubblicità, dai modelli imposti dalla televisione, dall’ossessione della “prova costume”? Questa piccola ma grande opera, a mio avviso, rappresenta un formidabile antidoto al populismo dilagante nella nostra società. I combattenti del populismo oggi, gli autodefiniti “responsabili” “moderati” e detti con altri termini che nulla vogliono dire, non sono la soluzione al populismo. Loro stessi sono i tiranni che i populismi dicono di voler combattere. Ma l’affidamento al populismo avrebbe come effetto di far sprofondare ancora di più ognuno di noi nella melma. Disperatamente il piccolo uomo di Reich, incollato nelle sabbie mobili della storia, ricerca la salvezza nei suoi stessi aguzzini, in coloro che lo hanno fatto sprofondare nella melma, e non pensa, non pensa ma solo grida qualche “Heil” sconnesso di qua e di là. La verità è questa. Chi ci fa credere di essere con noi contro i poteri forti, di avere la soluzione a portata di mano, di ingannarci con gli ideali della razza e della superstizione religiosa, è un pericolo ancora più grande dei governanti che hanno sempre imperato. Ma allora, come forse vi chiederete, Reich è uno dei tanti radicali con la puzza sotto il naso, che ignorano il popolo e le sue vere potenzialità? Assolutamente no. Il senso dell’opera di Reich, che amò l’Uomo come poche altre persone lo amarono mai, è un disperato appello affinché gli uomini comincino infine a ragionare con la propria testa. Hanno tutto il potere di farlo. Se hanno mandato al potere Hitler possono anche avere il potere di mandarlo via. Il pericolo, avvertiva Reich già da allora, è il menefreghismo, la disillusione (“e chi sono io per avere un’opinione? “e chi sono io per contare qualcosa? Tanto andrà tutto sempre peggio”). Il nostro amore cristiano, il nostro socialismo, la nostra costituzione vivono e risiedono in ognuno di noi, perché sono prodotto del progresso dell’umanità. Sta a noi applicarle ogni giorno, chiedere che vengano rispettate, e vivere una vita serena, senza negatività. Dall’amore verso la moglie, verso i figli, verso l’umanità intera, può

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nascere un mondo migliore. Per le sue idee, Wilhelm Reich pagò un grandissimo prezzo. Perseguitato in Germania, fuggì negli Stati Uniti, dove fu imprigionato nel periodo della caccia ai comunisti (anni ‘50) nonostante lui non lo fosse nel senso stretto del termine. Morì dimenticato, anche perché era una personalità in effetti molto eccentrica: “scoprì” la fantomatica energia orgonica, che non esiste, ed era convinto di aver avuto un contatto con gli alieni. Tuttavia, tutto ciò non giustifica appieno il fatto che non se lo ricordi più nessuno oggi. Probabilmente il fatto di non essere servo di nessuno, si non essere legato a nessun partito, non ha giocato a suo favore. Ebbe un momento di gloria durante le grandi manifestazioni del ‘68: il suo messaggio ispirò milioni di giovani in tutto il mondo; Tutti noi dovremmo seriamente ispirarci a questo grande scrittore che ha combattuto per le idee innate della gioventù... Tanta strada c’è ancora da fare, però, verso la società che immaginava l’autore, e intanto Reich è di nuovo caduto nell’oblio immeritato. Essendo un libro estremamente raro, vi consiglio di acquistarlo su Internet a poco prezzo, oppure di scaricarlo gratis in pdf. In ogni caso, ne varrà la pena. Se ognuno di noi leggesse questo libro, e applicasse i consigli di Reich nella vita di tutti i giorni, il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore. “Ascolta, piccolo uomo!” è uno di quei libri che apre strade non battute nella mente di ognuno di noi. Stefano Pravato


OPINIONI

Agronomia dei fertilizzanti

Nelle settimane più recenti ha fatto un gran parlare di sé la serie televisiva Tredici, Th1rteen R3asons Why in lingua originale, pubblicata sulla piattaforma di streaming Netflix. Tale serie ha sollevato accese discussioni. I suoi sostenitori sottolineano il valore educativo dell'opera, capace di trattare con sensibilità e un linguaggio accattivante temi sensibili come il bullismo, la sessualità adolescenziale e il suicidio. I detrattori, dal canto loro, muovono proprio dal tema del suicidio, centrale nella serie, per sottolinearne la pericolosità. L'opera tratta, in breve, di una liceale, tale Hannah Baker, che si toglie la vita dopo una serie di eventi spiacevoli, non prima tuttavia di aver recapitato ai presunti “colpevoli” (?) della sua dipartita tredici audiocassette all'interno delle quali spiega le ragioni del suo gesto. L'accusa dei detrattori della serie è, dunque, quella di glorificare il suicidio. L'espressione “effetto Werther” fa riferimento a una serie di suicidi che si verificarono in Germania dopo la pubblicazione del romanzo di Johann Wolfgang von Goethe I Dolori del Giovane Werther: molti giovani di buona famiglia si tolsero la vita in modo analogo rispetto al protagonista dell'opera, spesso recando in tasca proprio il romanzo incriminato. Con tale espressione si identifica dunque una serie di suicidi supposti ispirati da un'opera. Il più grande timore dei detrattori di Tredici è che la serie scateni pericolose imitazioni. Di contro, i suoi simpatizzanti ne propongono addirittura la trattazione nelle scuole con fini didattici. Questa situazione genera diversi spunti di riflessione; ad esempio i limiti entro i quali certi temi, delicati e difficili come il suicidio, possono essere trattati dal cinema, dalla letteratura di consumo o dalla televisione senza rischiare di farne dei modelli. Ma nello specifico la mia riflessione è un'altra: in che termini le opere trattate negli ambienti scolastici influiscono sugli studenti? In generale direi che la maggior parte delle opere imposte nei programmi sono trattate con disprezzo e rifiuto. Non certo perché non siano splendide e interessanti; semplicemente perché sono, appunto, imposte. Così autori di comprovato genio, nell'opinione di molti studenti, avrebbero speso meglio il proprio tempo dedicandosi all'agronomia dei fertilizzanti (scienza,

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peraltro, nobile oltre che utile) oppure le avrebbero composte in momenti di profondo sconforto dovuto alla mancanza di attenzioni femminili (Giacomino Leopardi insegna). Rifiutando l'imposizione dello studio degli autori, gli studenti rifiutano anche i messaggi veicolati dalle loro opere e spesso sono dunque portati a trattarli, comprensibilmente, con superficialità; salvo, ovviamente, la presenza di insegnanti particolarmente capaci e accattivanti o di studenti particolarmente interessati, o ambedue le cose assieme. Se i favoreggiatori di Tredici come mezzo di prevenzione dell'autolesionismo adolescenziale si augurano di educare i giovani tramite la sua visione in ambienti scolastici, forse hanno ragione: essere costretti a guardare una serie televisiva in classe potrebbe indurre gli studenti a provare repulsione per i temi che essa tratta, in questo caso il suicidio. Hannah Baker, con sua buona pace, diverrebbe un altro di quei personaggi che avrebbero fatto meglio a dedicarsi all'agronomia dei fertilizzanti. Kamil Sanders IPSE DIXIT MORANDINI: tu, non mi impervertire la tua compagna,

racconta la tua autobiografia di scimmietta spaziale in un altro momento. MORANDINI: che cosa stai facendo?

X: niente...

MORANDINI va vicino al banco e vede un libro intitolato

"Platone è meglio del Prozac"

MORANDINI: bah, per me dipende da quello che si vuole

ottenere

MORANDINI: coloro che alzeranno la voce o il culo sedere

dalla sedia saranno immediatamente interrogati. Quindi sono due le cose che vi devono interessare nella vita: la voce ed il culo sedere MORANDINI: hai finito di scomporre?

X: ...

MORANDINI: qualcuno me la butta in canale? Con una pietra

al collo in modo che non venga su magari?

X: ma Cristoforo Colombo da che parte della Spagna veniva? Y: tu lo sai che Cristoforo Colombo era genovese, vero? X: ah, già. Come Marco Polo, no?


L

direzione

PRAESENTES QVAESTIONES

STATUTO DEL GIORNALINO D’ISTITUTO LANX 1. Il LANX è il giornalino d'istituto del Convitto Nazionale Marco Foscarini: dell'Indirizzo Classico Ordinamentale e dell'Indirizzo Classico Europeo. 2. Il LANX è gestito e pubblicato interamente dagli studenti del Convitto. 3. Il LANX è pubblicato e distribuito a frequenza mensile; una copia è destinata obbligatoriamente a ogni classe degli Indirizzi Classico Ordinamentale e Classico Europeo. Il LANX è altresì pubblicato online e visibile gratuitamente all'indirizzo web: issuu.com 4. L'abbonamento annuale al LANX di costo di € 5 riserva allo studente e al personale scolastico abbonato il diritto a una copia personale. 4.1. Il ricavato degli abbonamenti deve rimanere a disposizione della redazione. In caso di necessità, esso può essere investito su iniziativa della direzione in strumentazione di vario genere. 5. La partecipazione al LANX è aperta a tutti agli studenti di ogni classe dell'Istituto. 6. L'Istituzione scolastica provvede ai fondi per la pubblicazione e garantisce la diffusione del giornalino. 7. Il LANX, su richiesta dei Rappresentanti d'Istituto e del Secretary General, può partecipare agli eventi quali rispettivamente Autogestione e FoscaMUN in veste di stampa. 8. Il LANX è completamente indipendente da tutti gli altri organi dell'istituzione scolastica, ivi compresi quelli studenteschi, quali rappresentanti d'Istituto, rappresentanti della Consulta degli Studenti, Comitato Organizzativo Studentesco, e quelli dei docenti, quali Consiglio di Amministrazione e Consigli di Classe. Ingerenze di qualunque

genere non saranno considerate. 8.1. Il LANX è altresì indipendente da tutte le cariche organizzative del Foscarini Model United Nations, ivi comprese il Secretary General, il Deputy Secretary General, le Chairs e il System. 9. Il genere dei contenuti del LANX non è de�inito. È legittima la pubblicazione di opinioni, articoli di ogni genere, racconti, poesie, disegni, fotogra�ie eccetera. 10. La direzione del LANX è af�idata a un direttore af�iancato da due vicedirettori con pari poteri. La carica di direttore e vicedirettore è annuale. Il direttore deve avere ricoperto precedentemente la carica di vicedirettore. I due vicedirettori devono avere coperto precedentemente la carica di redattori. Il direttore e i vicedirettori sono nominati dal direttore e dai vicedirettori dell'anno precedente con scelta collegiale. Il direttore ha tuttavia diritto di veto per quanto riguarda la deliberazione. 11. Il ruolo di direttore o vicedirettore non può essere ricoperto dalla medesima persona per più di un anno. 12. Il ruolo di direttore o vicedirettore può essere ricoperto da studenti frequentanti il Liceo per quanto riguarda il Liceo Classico Ordinamentale e il Triennio per quanto riguarda il Liceo Classico Europeo. 13. Il ruolo di direttore o vicedirettore non può essere coperto da studenti che abbiano già cariche all'interno dell'Istituto o delle sue manifestazioni, ivi comprese rappresentanza d'Istituto, rappresentanza della Consulta degli Studenti, direttorato del COS, Secretary General, Deputy Secretary General.

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14. Il ruolo di direttore o vicedirettore può essere ri�iutato a discrezione dello studente nominato. In tal caso la direzione del LANX delibererà una nuova nomina. 15. La direzione del LANX è tenuta a garantire la pubblicazione di ogni articolo o contenuto di altro tipo, ivi compresi poesie, disegni, racconti, pervenuti dagli studenti; fatto salvo per contenuti offensivi che hanno da essere discussi e/o modi�icati in comune accordo con la direzione. 16. La riunione plenaria della redazione presieduta dal direttore e/o dai vicedirettori, si tiene ogni mese in una data scelta preventivamente dalla direzione. La direzione è tenuta a informare tempestivamente la redazione circa data, luogo e orario della riunione. 17. I redattori sono tenuti al massimo impegno e alla partecipazione attiva. 17.1. La direzione si riserva il diritto di rimuovere dalla redazione i redattori improduttivi per tre o più mesi consecutivi. Tali membri potranno continuare la loro partecipazione al LANX, ma non più in qualità di redattori. 18. La correzione sintattica, grammaticale e ortogra�ica degli articoli inviati al LANX è af�idata al direttore e ai vicedirettori, secondo una proporzione preventivamente stabilita. 19. L'impaginazione del LANX è responsabilità della direzione secondo principi a discrezione della stessa. 20. (Provvisorio) La direzione del LANX è tenuta alla partecipazione alla riunione bimestrale del Consiglio di Amministrazione Studentesco. 21. Il presente Statuto non potrà subire variazioni di sorta decise da alcuna autorità interna o esterna all'Istituto, ivi compresa la Direzione. Esso resta consultabile per tutti gli studenti assieme agli statuti vincolanti le altre Istituzioni.

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IN VIA DI ESTINZIONE Immaginate se gli alberi fornissero Wi-Fi gratuito: li pianteremmo ovunque come pazzi. È un peccato che essi forniscano solo l’ossigeno che respiriamo In questi ultimi tempi stiamo assistendo ai grandi passi avanti delle tecnologie in ambito informatico ed elettronico. Questi cambiamenti hanno “investito” tutti, attirando maggiormente i giovani. Si è arrivati perciò ad usare anche espressioni come “nativo digitale”, che indica tutte le generazioni nate all’incirca nel nuovo millennio. Ma essere un nativo digitale cosa comporta? La nuova generazione si adatta più facilmente ai progressi tecnologici e sa come usarli senza che nessuno spieghi loro niente. Non è una novità che un bambino di appena quattro anni insegni al nonno come usare uno smartphone. I bambini però non sono più quelli di una volta che giocavano nel campo fuori casa a calcio, mentre le bambine si ritrovavano nelle camerette con bambole e pupazzi. Oggi per trascorre il loro tempo insieme hanno tra le mani un apparecchio elettronico. Si siedono uno accanto all’altro e ripetono tutti la stessa azione, come se fossero dei robot programmati. Se i figli però non riescono a fare a meno del loro cellulare, neanche i genitori sono da meno. Lo riporta anche Daniele Marini nel suo libro Con smartphone e social è amore (ma dopo i 60 anni). Elenca i principali momenti della nostra vita e osserva l’onnipresenza dei cellulari. Dal messaggio o la telefonata in auto, alle conversazioni telefoniche ad alto volume in luoghi pubblici, alle mail e messaggi dal lavoro durante i periodi di vacanza e weekend, fino ad arrivare a tavola, anche in presenza di ospiti e familiari. “Diventa ormai sempre più difficile separare i momenti e gli ambiti della vita” scrive Manini. Questo abuso tecnologici ci ha talmente manipolato e condizionato da causarci preoccupazione e smarrimento se una persona, ad esempio, non risponde ad una telefonata. A parlarci di questo è Maurizio Ferraris nel suo libro Dove sei? Ontologia del telefonino, il quale fa semplicemente notare i “danni” provocati dall’entrata del cellulare nelle nostre vite. Abituati come siamo a trovare qualcuno, non riuscirci risulta particolarmente ansiogeno. La frase più minacciosa di tutte è “La persona chia-


CULTURA

mata non è al momento raggiungibile”. Reciprocamente, l’isolamento ontologico inizia nel momento in cui scopriamo che “non c’è campo” e cominciamo a cercarlo affannosamente. Quante volte i genitori non lasciano uscire i figli di casa senza assillarli (fino alla nausea) di chiamarli appena arrivano nel luogo stabilito con gli amici, di messaggiarli se cambiano posto e di avvisare quando tornano a casa. Ma come facevano allora i ragazzi fino a non molto tempo fa che non avevano il cellulare? Quest’irruente intromissione nelle nostre routine di un apparecchio capace di renderci schiavi non era stata richiesta. Ciò non causa difficoltà solo nella vita del singolo, ma per estensione a tutta la comunità mondiale. Bisogna affermare che la tecnologia e la scienza stanno aiutando molto nelle ricerche contro le malattie, negli studi del micromondo cellulare e nelle scoperte per la salvaguardia del pianeta, ma l’attenzione globale è rivolta solo a loro. “La mia preoccupazione è che altre capacità (…) stanno correndo il rischio di sparire nel vortice della concorrenza (…) Tali capacità sono associate agli studi umanistici e artistici” Così scrive Martha Nussbaum nel suo libro Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica. Andando indietro nei secoli possiamo vedere che ogni epoca è segnata, influenzata e piena di movimenti artistici e umanistici. Nelle piazze, nei caffè e nei salotti non si parlava d’altro. Epoche nelle quali sono nati i più grandi romanzi, sono stati dipinti i più famosi quadri e dedicate le più celebri poesie. In questi anni le materie umanistiche hanno avuto il centro della scena, erano i loro “anni d’oro”. Ora quella supremazia sul palco è stata presa dalle materie scientifiche, le quali sono le uniche star. Però durante il Consiglio europeo di Lisbona, 23-24 maggio 2000, è stato detto che “le persone costituiscono la risorsa più importante dell’Europa”. Ma senza una base culturale come speriamo di andare avanti? Dove sono gli scaffali e le librerie? Che fine ha fatto la folla che occupava le gallerie d’arte? Sono stati rimpiazzati. Si preferisce andare alla fiera dei videogames e fare 10 ore di coda per non perdersi l’ultimo modello di smartphone, piuttosto che “La fiera del libro” o un pomeriggio in biblioteca o con gli amici. Nella società ormai c‘è una profonda spaccatura: i nativi digitali, e gli ultimi esemplari di, potremmo definirli, nativi culturali, i quali per colpa nostra sono in “via di estinzione”. Fabiana Ranieri

LA TRAGEDIA DI UNA GRANDE MENTE Quanto abbiamo sentito parlare di William Shakespeare? E quanto del suo personaggio, forse il più famoso, chiamato Amleto? Il principe di Danimarca deciso e destinato a vendicare la morte di suo padre per opera di suo zio Claudio. Il più famoso personaggio tragico, insieme a Romeo e Giulietta; e famosissimi sono i primi versi del suo più celebre monologo: "To be or not to be: that is the question. Whether 'tis nobler in the mind to suffer the slings and arrows of outrageous fortune; or to take arms against a sea of troubles, and by opposing end them?" (Meglio che mi fermi qui. L'80% di voi conosce sì e no le prime dieci parole). "La tragedia di Amleto, Principe di Danimarca" è considerata dagli studiosi: "un'opera di un genio riguardo un genio, e l'unica che il genio abbia mai scritto in quel modo". Il Bardo ha creato un (anti)eroe unico nel suo genere, e non è mai riuscito a scriverne uno uguale da quel momento. Qualcuno obietterà: "Ma non l'ha creato lui". Sì, sì, ok: ha preso spunto dal personaggio Amlethus narrato da Saxo Grammaticus; e si è ispirato ad un'opera di Thomas Kyd. Ma, seriamente, questo basta a togliere meriti a Will? Non credo sia mai stato descritto un personaggio di tale complessità, e per di più in una piece teatrale. Chi è Amleto? Non è solo un giovane desideroso di vendetta. Lui è malinconico, eppure frizzante; è calmo e razionale, eppure violento; è logorroico, eppure capace di gran mutismo; è caldo e freddo insieme; pietà e gelido calcolo di morte. Ma soprattutto lui è pazzo. Che la sua insanità mentale sia recitata o reale, è lui il personaggio pazzo per eccellenza, più di Macbeth o Re Lear. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto specifichiamo che il parlare dell'opera in generale e del protagonista per me sosta sullo stesso piano: Amleto è l'opera, il teatro in sé. Questo è definito nell'Atto III, scena 2; dove viene messo in scena "The murder of Gonzago" dagli attori appena arrivati ad Elsinore. Amleto ha scelto

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CULTURA

apposta quest'opera, per far rivelare al suo occhio attento la colpevolezza del re suo zio. Questa scena è mirabile esempio di meta-teatro: teatro all'interno del teatro, dove gli attori sono spettatori a loro volta. Tutto questo mi fa pensare che l'atteggiamento di Amleto è una recita provocatoria ai danni degli altri. Perché, vedete, quando si finge con gli altri, si possono nascondere abilmente le proprie vere intenzioni; o, come Amleto, esporle apertamente senza far mistero di antipatie, rancori, simpatie o rimproveri. Amleto, rivelandosi, si nasconde, soprattutto nei suoi pensieri più tortuosi ed esistenziali. Rivelando la sua "pazzia", il principe svia altre possibili spiegazioni ai suoi tormenti. Tutto ciò è indice di un'intelligenza brillante e unica. Potrebbe essere difficile ammetterlo, poiché abbiamo solo i suoi pensieri a testimoniarlo, pensieri non propriamente scientifici. Eppure ricordiamoci che l'intelligenza è di diversi tipi. Oltre a venire dal cuore (contrariamente a ciò che si pensa), l'intelligenza è anche sensibile, empatica, emotiva. E Amleto è tutto questo: è sensibile alle emozioni e ai pensieri altrui, e spesso prova troppo. Inoltre tutto ciò che lui pensa riguardo la vita e la morte, riguardo alla natura delle persone, è fuori dal suo periodo storico. Amleto è infatti un uomo fuori dal suo tempo (se mai potesse adattarsi ad un' epoca). Lui capisce i problemi, le distorsioni e le corruzioni della sua epoca, e ne è angosciato. Lui sa che il contesto in cui vive è troppo indietro per la sua mente. Adoro, in quest'opera, anche il rapporto tra la madre, Gertrude, e Amleto. Amleto è imbarazzato dal matrimonio della madre con Claudio: non riesce a capire come lei riesca a preferirlo rispetto al padre. Lui la vorrebbe dalla sua parte, e, per questo, è deciso a farle un "discorsetto" per farle capire le sue azioni (Atto III, scena 4). Le sue parole sono lame, e arriva addirittura a dirle:"A bloody deed! Almost as bad, good mother, as kill a king, and marry with his brother". Questa è un'enorme accusa, eppure sortisce l'effetto sperato. Alla fine della scena, li vediamo complici, come una madre e un figlio dovrebbero essere. Quando viene mandato in Inghilterra, Amleto scopre del complotto perpetrato dallo zio per ucciderlo. A questo punto il giovane principe ha, oltre all'assassinio del padre; il proprio tentato omicidio per operare la sua vendetta. (Fatto esilarante: Amleto torna a Elsinore grazie a dei pirati che gli

avevano dato un passaggio. Mi immagino Will che pensa:"Oh, diamine, ora come faccio a farlo tornare? Oh, sì, pirati!". È incredibile come questo autore riesca a darci i pensieri più profondi, tortuosi e delicati; e poi arrivano i pirati!). Amleto riesce a tornare in Danimarca, dopo diversi atti in cui è riuscito a scavare in sé stesso, sin dall'atto II, in cui vi è il monologo: "Oh, what a peasant slave and rogue am I!". È la prima volta che tutti i pensieri sono verso sé stesso, dove lui si rende conto:"Questo riguarda me. Me. E ora io devo agire. Pensa. Pensa, Amleto". Ora non si può permettere di vagare rimuginando, ora deve agire. Ecco che nell'ultimo atto Amleto si rende conto di aver agito, e di dover continuare a farlo. Il giovane principe ha ucciso Polonio, e il pubblico dell'opera, come il protagonista stesso; sa che non ha scampo. Quando Orazio tenta di dissuaderlo dal battersi con Laerte, Amleto lo rassicura con le frasi fra le più belle della letteratura mondiale: "Not a whit, we defy augury: there's a special providence in the fall of a sparrow. If it be now, 'tis not to come? If it be not to come, it will be now; if it be not now, yet it will come: the readiness is all: since no man has aught of what he leaves, what is't to leave betimes? Let be". Amleto accetta il proprio destino a braccia aperte. Ecco che si batte valorosamente con Laerte, eccoli cadere entrambi, in un'opera in cui tutti i giovani (e quindi la speranza) muoiono. Fra le braccia del suo caro Orazio, il primo ed ultimo amico che vede nell'opera; il principe di Danimarca esala le sue ultime parole, lo prega di raccontare la sua storia, di non essere dimenticato, di non cadere nell'oblio. E soprattutto, nella forza delle cose non dette, lo prega di andare avanti con la vita, e di accettare ciò che verrà; come ha fatto lui. E allora, Amleto, let be. Alexandra Cieol Pelizza IPSE DIXIT X:prof. Lo sa che il mio compagno di banco riesce ad imitare benissimo il verso della Tortora? Morandini: e io so imitare quello di un professore incazzato che mette note. Pensa un po' X: si sente ispirato questa mattina prof.? Morandini: perfidamente

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La saga di Morandini

IPSE DIXIT

MORANDINI: ma cosa è successo in questa classe esattamente, tentando di prevenire malattie gravi al ANDREOLO: Scrivo anch’io all’Accademia della cervello qualcuno ha deciso di asportarvelo?? Crusca, perché è di moda, chiedendo di mettere come definizione di pagliaccio Thomas. MORANDINI: Ho corretto il tuo compito X: come è andata? VOI (Un alunno dalla capigliatura fluente ha difficol- Morandini: ecco, beh... hai presente Napoleone a tà a tenere i capelli a posto mentre è interrogato): Waterloo? Ecco, a lui è andata meglio. Ha bisogno di un qualcosa per fermarli... Un elastico? Oppure un cerchietto... Una gomena, non so! X: prof. Ma lei crede nel paradiso? MORANDINI: beh, non ai diavoletti o alle fiamme, ma sí, ANDREOLO: I cavalieri erano de bulli. Come una credo che esista un luogo di beatificazione e che per moderna banda di motociclisti. non arrivarci un deve essere pervicacemente stronzo, per parlare francese. VOI (Un alunno fa un commento imprecisato che suscita l'irritazione ilare della professoressa): MORANDINI: cos'è un numero razionale? Vogliamo vedere come atterra in giardino, lei? X: non pensavo che durante l'interrogazione avrebbe fatto domande... AVANZI (Dall'esterno gIunge molto rumore, la Morandini: per questo tipo di verifica orale dovresti professoressa si alza e chiude la finestra): Scusa- rivolgerti all'istituto professionale per operatori temi, ma io non faccio parte della lega di Nerone. ecologici. FANELLO (alla studentessa alla lavagna): Insomma, io e te parliamo un’altra lingua. Ma tu sai l’armeno? Dimmi come si dice “mi piace la matematica” in armeno. MARIAM: [yes mathemathika shat em sirum] FANELLO: Anche a me!

Interrogata: ...e poi attraverso un certo procedimento si ottiene il risultato dell'equazione. MORANDINI: e come pensi di ottenerlo, attraverso la magia, il voo-doo o, ma qui azzardo, attraverso un processo matematico?? Interrogata: ... MORANDINI: qualcuno telefona ai Caraibi e mi cerca AVANZI (Degli alunni in interrogazione dicono cose una sciamana? insensate): Io vi stimo e mi siete simpatici, ma a volte fate di quelle figure da cioccolatini avariati. MORANDINI: basta! Siete insostenibili! X:guardi che è un talento BERLINI (parlando della durata della seconda prova): Ma in quelle sei ore voi poi vi sciallate! MORANDINI: ragazzi, credete che sia contro la dignità umana la decapitazione degli studenti come pratiGHERARDI (durante il compito): Ma che stai facen- ca agonistica? do? Studente: Niente... MORANDINI: ci sono più versioni dei libri di matematiGHERARDI: Niente, certo. Lo sai, me lo hanno detto ca che ordini religiosi sulla faccia della terra in molti e non ci ho mai creduto, ma avevano ragione: sei proprio deficiente totale. X: prof., giochiamo a Risiko? FANELLO: La velocità della luce? Gaia (esitando): 3x10-12 m/s2. FANELLO: Scusa se rido ma mi sto immaginando la luce che impiega un secondo per fare un millesimo di miliardesimo di metro e la Panda che la supera facendo ciao-ciao. Gaia: Giusto! 3x108m/s. FANELLO: Eh sì, hai sbagliato di solo venti ordini di grandezza.

Y: cos'è risiko? Morandini: non avere risiko nella propria formazione è un fallimento per la scuola italiana X: ho fatto benissimo le elementari MORANDINI: il problema allora è stato dopo

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CVRRENTI CALAMO

Girl Boss Sophia Amoruso, imprenditrice milionaria di soli 33 anni, deve la sua fortuna alla sua azienda online Nasty Gal, un rivenditore di moda femminile vintage. Nata nel 1984 a San Diego, ha vissuto in California, a Portland, per poi trasferirsi a San Francisco dove iniziò il progetto che ha portato a oltre 550 mila clienti in più di 60 paesi. Nel 2006 la ventitreenne, che a quel tempo lavorava come guardia alla Academy of Art University di San Francisco, inizia a vendere oggetti e capi vintage su ebay nella sua pagina Nasty Gal Vintage, ispirata all’omonimo album della cantante funk Betty Davis. Fotografava, metteva in vendita, impacchettava per le spedizioni per un guadagno immediato e gratificante alquanto considerevole. Nel 2008, dopo essere stata bandita da ebay per spam, lancia il suo sito personale che, grazie a una politica di promozione attraverso i social, ha raggiunto il valore attuale di 100 milioni di dollari con 350 dipendenti. La ragazza, cavalcando l’onda del proprio successo, nel 2014 pubblica l’autobiografia Girl Boss, seguita dal lancio della fondazione GIRLBOSS dove ispira le donne a dominare le loro carriere. Con il 2016 esce la serie televisiva di Netflix ispirata alla storia delle sua carriera e basata su fatti reali, dove viene interpretata da Britt Robertson per 13 episodi. Sophia ne esce come una fonte di ispirazione per tutti coloro che vogliono essere artefici del proprio destino, inseguire i propri sogni senza lasciarsi scoraggiare dalla paura di dover metterli in un cassetto per crescere e diventare “adulti”, lei spinge a crederci senza pudore e senza età anche partendo da zero senza nessuna prospettiva di riuscita. Di certo lei ci ha creduto. Così partendo da rivendere un giacca Chanel di seconda mano, presa per 8 dollari, a più di 1000, fino ad essere nominata nel 2016 da Forbes tra le donne self-made più ricche nel mondo, ha lanciato il messaggio di andare oltre e non smettere mai di provarci, ignorando le vie più semplici e comuni per tracciarne una propria dove fare ciò che più si desidera senza timore del giudizio esterno o del fallimento e senza guardare alle vite degli altri ma concentrandosi sulla propria. Cita George Bernard Shaw dicendo: “La vita non è trovare se stessi; la vita è creare se stessi”.

L’ORACOLO del LANX consiglia per l’estate: Leggere “Gli amori pastorali di Dafni e Cloe” di Longo Sofista. Scrivere una poesia. Imparare come funziona l’astrolabio e il termometro galileiano. Studiare i geroglifici egizii. Leggere Epistula 1 di Seneca.

Eleonora & Annalena

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ERRATA CORRIGE La citazione dell’Ariete nell’oroscopo del numero 7 appartiene a JOHN DONNE non a Paul Verlaine.


oroscopo

di Ipazio

DIFESA. Ariete mandato da Ermes in difesa dei figli della regina Nefele, minacciati dalla matrigna. Fu sacrificato a Zeus che mise a guardia del suo vello un drago possente. Questo sarà sconfitto da Giasone e gli Argonauti.

EQUIVALENZA. La bilancia era per i Greci parte della costellazione dello Scorpione, rappresentava le sue chele. Noioso? Be’, oppositamente era anche parte di quella della Vergine: lo strumento della dea della giustizia Astrea. Scegli tu come bilanciare il tuo segno.

SEDUZIONE. Zeus, invaghitosi della principessa fenicia Europa, si trasformò in toro, la fece montare in groppa e la condusse a Creta, dove la sedusse.

PUNIZONE. Il cacciatore Orione si vantava di poter uccidere qualsiasi animale sulla Terra. Così, la Terra stessa, Gea, mandò uno scorpione a pungerlo. Lo scorpione lo uccise col suo veleno.

FRATELLANZA. Figli di Zeus e Leda, Castore e Polluce parteciparono alle imprese degli argonauti. Quando architettarono il rapimento delle giovani Ilaria e Febe, i loro promessi sposi uccisero Castore. Polluce pregò Zeus di farlo morire. Questi concedette loro di stare insieme in cielo.

COMPAGNIA. In molti lo confondono con il saggio centauro Chirone. Lui è la costellazione del Centauro. Il sagittario era in realtà Croto, un satiro arciere che faceva compagnia alle Muse sul monte Elicone. La Corona Australe ai suoi piedi è la ghirlanda lanciata da queste dopo un’esibizione.

AIUTO. Carcino era il gigantesco granchio di Era che aiutò l’Idra di Lerna nello scontro con Eracle. L’eroe lo schiacciò col tallone e la dea, per ricompensa, lo trasportò in cielo. POSSENZA. Il leone Nemeo era la bestia che terrorizzava le greggi e gli uomini nelle contrade di Nemea. Aveva pelle impenetrabile a qualsiasi arma, così Eracle prima lo scuoiò e poi vestì quella pelle come corazza. INDIGNAZIONE. Astarte era figlia di Zeus e, come la madre Temi, era la dea della giustizia. La sua bilancia è infatti la costellazione successiva. Amministrava la giustizia con saggezza ma gli uomini le impedirono di farlo a forza di trasgredire alle sue leggi. Si ritirò con disdegno in cielo.

SOCCORSO. La madre terra Gea, decisa a sterminare gli dei dell’Olimpo, generò il mostro Tifone. Vedutolo, il dio Pan corse ed urlò agli dei di nascondersi (da qui “panico”). Questi si trasformarono in pesci ma Pan non fece in tempo a compiere totalmente la metamorfosi. COMPITO. Molti miti sono legati questa costellazione. Il giovane Ganimede rapito da Zeus aquilino e condotto sull’Olimpo per lavorare come coppiere. Deucalione, unico uomo sopravvissuto con la moglie Pirra al diluvio sterminatore di Zeus. Ricreò la razza umana gettando sassi da un’altura. LEGAME. Quando la madre terra Gea mandò Tifone per sterminare gli dei Olimpii, Afrodite ed Eros, imbattutisi nel mostro, si tramutarono in pesci e per non perdersi nella corrente del fiume si legarono le code.


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