Lanx 4 - Febbraio 2017

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FEBBRAIO 2016

anno 31

LANX

EPHEMERIS DISCIPVLORVM LYCEI GYMNASIIQVE “M. FOSCARINI”

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v. a pg. 2


EDITORIALE

indice

Si potrebbe aprire con riflessioni su vari e variegati argomenti, questo LANX di febbraio. Le sparate sorprendentemente mantenute del biondo-gallinaceo neopresidente degli Stati Uniti; le scosse che continuano tristemente a flagellare il centro Italia (con annessa pretesa di eroismo da parte di qualche politico poco avvezzo ai congiuntivi e molto agli “A casa loro!”); i devastanti incendi in sud America che ci ricordano come tutto sommato forse il riscaldamento globale non sia stato inventato dai Cinesi per danneggiare la produzione manifatturiera statunitense. Ma volendo essere un poco pragmatici, nel nostro piccolo ci deleghiamo anche dello spazio per qualche breve riflessione sull'abolizione della maturità come finora l'abbiamo intesa: ai posteri l'ardua sentenza, ma forse rendere gli esami una formalità più del dovuto potrebbe essere controproducente. Nel frattempo preghiamo insieme l'Altissimo o chi per lui sperando nella clemenza per l'estrazione delle materie di terza prova di quest'anno.

Pg. 2 Editoriale di Kamil Sanders Indice

Pg. 3 Cani schiacciati di Kamil Sanders Il Foscarini per i terremotati di Jacopo Andreis

Pg. 4 “Non sono pericoloso, sono in pericolo” di Fabiana Ranieri Pg. 5 89° ACADEMY AWARDS di BP

Pg. 6 Che mi odino, purché mi temano di IPAZIO

Pg. 7 Il punto di vista sbagliato di Annalena Cerato & Eleonora Tonello Pg. 8 Il ratto della fede di Piero Guolo Pg. 10 Ipse Dixit & Nos Diximus

Kamil Sanders

Pg. 11 L’aurora di Teodora Valerio

la redazione Direttori: Redattori:

Pg. 16 Senza titolo di SALLUSTIO

Jacopo Andreis (5Be) Kamil Sanders (5Be) Stefano Pravato (5Be)

Ballarin Zoe (1Ce) Bianchi Amanda (5Be) Bonsignore Manola (5Bo) Buiatti Matilde (1Ce) Buranelli Beatrice (1Ce) Busolin Pietro (5Bo) Cerato Annalena (1Ae) Cieol Pelizza Alexandra (1Bo) D’Angelo Caterina (1Ao) Guolo Piero (2Be) La Grassa Gaia (5Be) Libanore Elisa (1Ce) Medić Carlotta (2Ae) Pes Piero (2De) Ranieri Fabiana (2De) Simionato Marco (1Ce) Tonello Eleonora (1Ae) Valerio Teodora (2Ae) Vianello Samuele (2Be)

Pg. 17 Giochi

Pg. 18 Oroscopo di P&P

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OPINIONI

Cani schiacciati 20 marzo, Genova: “Uomo uccide la moglie perché voleva lasciarlo!” 27 aprile, Poggio Caiano: “Coppia si uccide perché non riesce a pagare il mutuo!” 27 settembre, Monteverde: “Immigrato picchia e rapina donna!” Fino al XX secolo, all'interno delle redazioni giornalistiche, ci si riferiva alla cronaca nera con il termine gergale ‘cani schiacciati’ (dal francese chiens écrasés): si indicava così come il redattore di un articolo di questo genere si trovasse di fronte ad avvenimenti che si ripetevano invariabilmente uguali a sé stessi; identici nelle modalità come cani investiti sulla strada. I titoli in apertura all'articolo sono scelti in modo completamente casuale tra quelli risalenti al 2016 provenienti dal blog ‘italianera.com’. Tuttavia tali titoli si potrebbero considerare come il sunto della maggior parte degli episodi di cronaca nera non solo del 2016 ma, approssimativamente, dell'ultimo mezzo secolo; come, d'altra parte, qualunque titolo relativo ad un articolo di cronaca nera. A questo punto si potrebbe aprire una riflessione sull'utilità della cronaca nera nel giornalismo moderno; partendo dagli obiettivi che essa si propone che, procedendo per sottrazione, si possono riassumere così: informare i lettori di fatti relativi a omicidi, furti e disgrazie in generale; stimolare nei lettori un certo senso di pietismo o di sollievo al pensiero che nella disgrazia è incorso qualcun altro; così facendo discostare l'opinione pubblica da notizie che la riguarderebbero più da vicino, in modo simile alla cronaca rosa o a quella sportiva (con la sostanziale differenza che gli argomenti trattati da queste due sono piacevoli o, per lo meno, dovrebbero esserlo). Si potrebbe dire che l'unico punto realmente utile all'informazione sia il primo; per la verità è difficile sostenere che il pubblico di una qualunque testata giornalistica possa realmente essere interessato alle disgrazie altrui, se non per soddisfare i poco nobili istinti menzionati nel secondo punto. Dall'altro lato è facile osservare i lati negativi di una

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così massiccia sezione di stampa dedicata ai ‘cani schiacciati’: in primis la sovraesposizione di crimini di questo tipo può portare a numerosi, pericolosi casi di emulazione; risulta spontaneo pensare che uno dei metodi per evitare crimini violenti sia non parlarne, rifiutando all'omicida, al violentatore, al ladro quella visibilità che talvolta sta cercando. In secondo luogo, parere personale, spesso la cronaca nera conduce ad una notevole violazione del dolore privato di coloro che sono vicini alla vittima, esponendoli al giudizio di un pubblico in realtà spesso disinteressato, dunque insensibile. Difficile immaginare una stampa che lasci ai cani schiacciati la propria dignità e non li getti in pasto ai lettori allettata dalla prospettiva di una vendita facile; da un certo punto di vista la cronaca nera può essere considerata la massima esponente delle problematiche del giornalismo, stracolma com'è di luoghi comuni, informazioni approssimative, moralismo dilagante. P.S.: Mi viene naturale osservare come sul LANX un articolo di cronaca nera non sia mai stato pubblicato, almeno da quando io ricordi. Coincidenza? Io non credo.

il foscarini per i terremotati Come tutti sanno, il ricavato dell’annuale mercatino di Natale che organizza al Foscarini il prof. Magni ormai da molti anni è devoluto in beneficenza. Per l’anno scorso la destinazione furono i bambini rifugiati siriani; quest’anno, a causa delle devastanti scosse telluriche che hanno piegato il Centro Italia, si devolverà l’intera somma al Consiglio d’Istituto della scuola di Amatrice. €450 donati consciamente dagli studenti e dai professori del Foscarini nel corso del mercatino di Natale e della Notte dei Licei Classici. Gli studenti di Amatrice ringraziano di cuore e insieme a loro il prof. Magni e la redazione LANX. Il vostro aiuto è prezioso. Jacopo Andreis


ATTUALITÀ

“NON SONO PERICOLOSO, SONO IN PERICOLO”

migranti ha aumentato il tasso di natalità dell’Italia, allungando così le prospettive di vita dei cittadini. Infine in questi anni gran parte degli immigrati si sono integrati alla perfezione nella società, tanto da sentire l’Italia come una seconda casa. Parliamo di Barry Misbaou, ragazzo 24enne della Guinea Conakry, che, insieme ad alcuni suoi compagni ghanesi, maliani e nigeriani tutti provenienti dal centro di accoglienza di Settimo Torinese, sono entrati a far parte della squadra di volontari della Croce Rossa Italiana. “Vogliamo dare una mano alle persone vittime del terremoto” ha detto il ragazzo. Infatti questa “piccola squadra” è intervenuta in aiuto delle famiglie abruzzesi colpite dal violento sisma del 18 gennaio. Con questo gesto hanno voluto ricambiare l’ospitalità ricevuta all’arrivo nel nostro paese. Non tutti sono dell’idea che i migranti portino beneficio all’Italia. I sostenitori di questa idea affermano che è oramai evidente a tutti quanto sia difficile controllare, gestire ed aiutare i migranti. A Messina, un tunisino ha ucciso a calci e pugni la moglie, mediatrice culturale; a Palermo, un ghanese armato di coltello ha tentato un duplice omicidio, mentre un gruppo di liberiani si scontra nel centro storico della città; oppure, un senegalese violenta tre donne tra cui una minorenne. Questi sono solo alcuni esempi della pericolosità di queste persone. Molti di loro entrano in giri illegali o in gruppi di criminalità organizzata. Infatti gli stranieri nelle carceri italiane rappresentano il 31% dei detenuti, e tra loro prevalgono con il 56% coloro che provengono da Romania, Tunisia, Albania e Marocco. Questi criminali occupano interi quartieri, creando paura e senso di insicurezza nelle persone che vi abitano. Alcune signore intervistate nei servizi dei telegiornali affermano che dopo le sette di sera hanno paura di uscire di casa poiché per le strade girano gruppi pericolosi di extracomunitari. Inoltre con questo afflusso sempre maggiore di migranti c’è la possibilità che potenziali simpatizzanti o componenti dello stato islamico, entrino senza alcun problema in Italia.

ragazzo rifugiato

La migrazione di popoli fa parte della storia dell’uomo. Discendiamo infatti da primati che erano nomadi. Ogni secolo dalla nostra comparsa sulla Terra è stato caratterizzato da grandi esodi. Il fenomeno però si è notevolmente intensificato in questi ultimi 200 anni. Ogni giorno in televisione o sui giornali troviamo la notizia: “Strage nel Mediterraneo: barcone affonda con centinaia di migranti”. Sono persone che fuggono da situazioni difficili nei loro paesi, come guerre o persecuzioni, e decidono di affrontare i cosiddetti viaggi della speranza per salvarsi o ricostruire la propria vita in un altro paese. Purtroppo affidano le loro vite nelle mani di scafisti senza scrupoli che imbarcano centinaia di persone su dei gommoni di piccole dimensioni, facendogli trascorrere giornate intere in mare in condizioni disumane. Queste imbarcazioni salpano principalmente da Siria, Libia, Afghanistan, Nigeria, Senegal e Sudan. Tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2016 sono sbarcate in Italia e Grecia 354.852 persone e 5022 sono morte nel tentativo di raggiungere il continente europeo. C’è stato un accordo tra UE e Turchia che ha portato al blocco degli arrivi sulle coste greche. Quindi, i molti che avevano deciso di passare per la rotta balcanica hanno trovato la strada sbarrata. Perciò si sono riversati in Italia, i cui centri di accoglienza sono al collasso. Le regioni che ne ospitano di più sono Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna e Campania. Mentre molti sostengono che questi arrivi siano un costo eccessivo per lo Stato, i dati del Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione indicano che i 2,5 milioni di occupati stranieri in Italia producono 125miliardi di euro (l’8,6% del Pil nazionale). È possibile così pagare le pensioni di 620mila italiani. Il deputato del Partito Democratico, Khalid Chaouki, ha condiviso pienamente i dati del Rapporto sostenendo che esso rappresenta una risposta al fiume di demagogia e populismo che scorre sul tema degli stranieri. C’è da aggiungere che essi inviano nel loro paese di origine costantemente delle rimesse, cioè denaro per sostenere le loro famiglie. Non bisogna dimenticare che l’arrivo di nuovi

È ovvio che non bisogna fare di tutta l’erba un

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ATTUALITÀ

fascio ed è comprensibile che molti italiani temino per la loro incolumità poiché questi spostamenti di massa stanno letteralmente soffocando alcune zone del Belpaese. Ma una cosa non dobbiamo dimenticarla: anche noi siamo stati emigrati. Quindi noi dovremmo sapere cosa significhi lasciare il proprio paese alla ricerca di una vita migliore. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento 10milioni di italiani si sono spostati in America. Sono partiti dalle regioni del Meridione italiano, le stesse che oggi ospitano coloro che fuggono dal continente africano e asiatico. Anche se l’Europa non sostiene l’Italia in questa situazione difficile, noi ci distinguiamo dal resto dei paesi europei perché giorno e notte, grazie ai volontari e alla Guarda Costiera Italiana, salviamo vite umane dando loro speranza. Dobbiamo solo non strumentalizzare questo fenomeno per campagne elettorali e discussioni politiche. In conclusione so per certo che l’Italia, culla da sempre di numerose civiltà, non innalzerà alcun muro contro queste persone, cosa che purtroppo sta facendo il neopresidente eletto degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Fabiana Ranieri

Pro sideribus Se esse lì non fossero Come starebbe l’uom per sé? Orfano s’adatterebbe Luce in altre forme cerca Calore anche e vita e l’insulto non tangelo senza pensier giù vivrebbe senz’esperir dolor e pena. I.

89° ACADEMY AWARDS Per i cinefili di tutto il mondo, si sa, febbraio è un mese con i botti. Ai Golden Globes di gennaio e i BAFTA di inizio febbraio seguono infatti gli Academy Awards (meglio conosciuti come Oscars), che quest’anno si terranno nella loro 89° edizione il 26 febbraio. È stata annunciata lo scorso 24 gennaio la lista delle candidature per il premio e non sono mancate, come ogni anno, le polemiche sui social da parte dei fans. Tra i cosiddetti ‘Oscar snubs’, ovvero i grandi snobbati dagli academy, ci sono anche nomi celebri quali Martin Scorsese con il suo nuovo film Silence (da lui definito il “più personale della sua carriera”) o Tom Hanks per la sua interpretazione nel film di Clint Eastwood Sully. Quest’anno è stato sfatato anche il mito del ‘chi vince un Golden Globe, riceve almeno una nomination agli Oscar’. Infatti, dopo aver trionfato come Miglior attore non protagonista, Aaron Taylor-Johnson non ha ricevuto la candidatura per il film di Tom Ford Animali Notturni (presentato alla 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia). In una nota più felice però va anche dato merito a chi ha ricevuto una candidatura. Come previsto, La La Land è il film che ha il maggior numero di nominations, ben 14 (seguito da Arrival di Dennis Villeneuve e da Moonlight che ne hanno ricevute 8 cadauno). Prima di questo solo Titanic ed Eva contro Eva avevano ricevuto tante candidature in un anno, mentre Meryl Streep si riconferma intramontabile e riceve la ventesima nomination della sua splendida carriera, puntando così al quarto Oscar. Dopo le polemiche degli anni scorsi finalmente gli Academy non sono più così bianchi. Sono stati nominati infatti sei attori di colore (Denzel Washington, Mahershala Ali, Naomie Harris, Viola Davis, Octavia Spencer, Ruth Negga). Va infine segnalata l’unica candidatura italiana ricevuta da Fuocoammare di Gianfranco Rosi che concorre come miglior documentario.

BP

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CULTURA

VETERES QVAESTIONES

DE QVIBVS EX GRAVISSVMIS EXISTVMO

C H E M I O D I N O, PURCHÉ MI TEMANO

sua proclamazione a imperatore, sacrifici augurali: tutti vedevano in lui il princeps perfetto. Il suo primo editto fu l’amnistia totale degli imprigionati da Tiberio e dagli esiliati. Dopodiché, come segno di disprezzo per ciò che aveva ucciso la sua famiglia, bruciò nel foro le carte dei processi alla madre e al fratello. Organizzò banchetti pubblici e spettacoli gratuiti, terminò le opere iniziate dai predecessori. Una notte la moglie Milonia gli somministrò una pozione d’amore che lo fece ammalare gravemente: allucinazioni, paranoia, epilessia, sbalzi d’umore. E tanto ebbe paura di morire che perse per sempre quella finta maschera che copriva il suo essere selvaggio e il carattere bestiale (v. Filone di Alessandria, De Legatione ad Gaium, 22). Mosso da una follia sanguinaria, si vide in pericolo di vita, vedeva minacce ovunque, soprattutto dal Senato. Per questo, come pegno di disprezzo, nominò un cavallo senatore. Uccideva per il gusto di uccidere. Giaceva con le matrone mogli di cittadini illustri per poi vantarsene pubblicamente. Dilapidava il patrimonio dello stato in giochi assurdi e poi aumentava le tasse ai cittadini. La figura che tanto il popolo aveva acclamato solo quattro anni prima stava sgretolandosi con velocità immane. Fu così che cadde facilmente in una congiura – tra l’altro preannunciata da una drammatica scarica di fulmini sul tetto del tempio di Apollo Palatino – il 24 gennaio 41 un gruppo di pretoriani capeggiato da Cassio Cherea, loro tribuno militare, assassinò Caligola a colpi di pugnale, sua moglie e la figlia Drusilla. Il corpo fu bruciato parzialmente e sepolto negli Horti Lamiani dove le sorelle lo dissotterrarono e portarono al Mausoleo di Augusto insieme alle ceneri di Nerone Cesare e Agrippina. Il Senato istituì la damnatio memoriae per Caligola ma il suo successore, lo zio Claudio, la proibì. MONITVS: Come per le vicende legate a Nerone (v. MVLIERES?, LANX 3 di gennaio), a raccontare di Caligola sono storici che non vissero durante la sua epoca.

Possiamo trovare nel principato adottivo di Nerva una causa che affonda le sue radici all’incirca sessanta anni prima? E ancora, quanto può una mente umana resistere di fronte alla sordidezza degli intrighi, le congiure, le morti brutali che avvengono nel proprio palazzo da quando se ne ha memoria? Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico “Caligola” nacque probabilmente ad Anzio il 12 d.C. Figlio di Germanico e Agrippina e terzo di cinque fratelli, scoprì presto come l’ambizione e la paura lo avrebbero strappato da tutta la sua famiglia. Sul letto di morte, il padre confessò a lui e alla moglie il sospetto che ad avvelenarlo fosse stato Calpurnio Pisone, militare fidato dell’imperatore Tiberio, il quale glielo aveva affiancato per qualche dubbio sulla sua affidabilità. La madre e il primogenito Nerone Cesare furono perseguitati dallo stesso Tiberio che li accusò di lesa maestà e immoralità. Li esiliò rispettivamente a Ventotene e Ponza dove vi morirono in circostanze misteriose: l’una lasciandosi morire di fame e l’altro suicidandosi in altro modo. L’allora ventunenne Caligola si trasferì alla corte della bisnonna Livia e assistette giorno dopo giorno dall’interno alle esecuzioni sommarie che ordinava Tiberio per il timore di cader vittima di intrighi e sommosse. Il giovane si abituò tanto alle spade insanguinate che la sua labile psiche ne conseguì deformata: desiderava partecipare alle esecuzioni di persona, frequentava bordelli e bettole travestendosi, imparava ad uccidere utilizzando il veleno. Si dice che Tiberio, perfettamente cosciente di quella vena di follia che stava crescendo in Caligola, fece di lui la sua arma di vendetta ad oltranza nei confronti del popolo romano che ormai lo odiava. «Gaio vive per la rovina sua e di tutti; io educo una vipera per il popolo romano, un Fetonte per il mondo.» (Svetonio, Gaio Cesare, XI) Morì Tiberio e solo Caligola poté succedergli. Il popolo lo amava e lo ricordava come il figlio del valoroso generale Germanico. Grandi feste seguirono la

Ipazio

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ATTUALITÀ

Il punto di vista sbagliato 250 mila persone il 21 gennaio si sono incontrate tra la Independence Avenue e la Third Street. La manifestazione è stata chiamata "Women's March". A tutte le ragazze che stanno guardando proprio ora: non dubitate mai di essere preziose, potenti, meritevoli di tutte le possibilità del mondo. recitavano i cartelli “ Sono una donna ,senti il mio ruggito” . Slogan e frasi per i diritti della donna, per un'uguaglianza che si combatte e si cerca di ottenere dalla notte dei tempi, per un traguardo fin troppo lontano. Può essere comparata alla folla presente al discorso di Martin Luther King del 1963, oppure alla marcia su Versailles : nel 1789 il re di Francia venne portato via dalla sua residenza a Versailles da uno stuolo di donne affamate ed arrabbiate. Un gesto disperato e drastico, un importante passo per la Rivoluzione Francese. Le migliaia di donne che hanno marciato su Washinton cercando di far valere i loro tanto rivendicati i diritti e contemporaneamente protestando l’ ascesa del neopresidente alla Casa Bianca, stavano dunque cercando di trascinare il signor Donald Trump e felice famiglia via dalla nuova dimora? “Disgrazia nazionale” “Non il mio futuro” recitavano i cartelli. Perché si l’uomo che ha vinto le elezioni per una delle cariche più potenti del mondo è ritenuto sessista, misogino, razzista e addirittura accusato di molestie; egli risponde a questa aperta dimostrazione di astio nei suoi confronti : "Ho visto le manifestazioni ieri, ma ero impressionato perché abbiamo appena avuto un elezione.” Dinanzi a questa affermazione non si può fare a meno di riportare alla luce la costatazione che l’ odiato presidente ha assolutamente ragione. Dei 142 milioni di persone con la possibilità di votare, la schiacciante maggioranza ha deciso di eleggerlo, il che è impressionante considerando come l’ intero mondo dei media si sia coalizzato per screditarlo il più possibile, ed ora a distanza di mesi l’America risveglia la sua disapprovazione e, mischiandola con una parata femminista, torna in piazza. Questa ondata di protesta ha convolto tutto il mondo: che gesto, che presa di coraggio. Tuttavia la domanda che sorge spontanea è : si lotta per i diritti delle donne o per "deporre" il presidente appena eletto ? Oppure perché quest’ ultimo è ritenuto sessista? Se è

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per tutte e tre le cose, mischiate e non distinte, la cosa potrebbe apparire intrisa di un sottile strato di ipocrisia ; per quanto sia improponibile un capo di stato così e con certe idee, e per quanto possa essere sessista, è degradante ed umiliante prendere la condizione della donna come pretesto per una protesta contro di lui o viceversa, volevano una Rivoluzione? Allora dovevano lasciare che lo fosse, ma senza cartelloni di rappresentanza, con la consapevolezza di essere sullo stesso piano di chiunque altro nel mondo. Era stata pensata come un'infusione di coraggio? Non avrebbero dovuto lasciare questo compito a delle scritte, perché sono solo parole al vento. Pare ci sia questo senso di ipocrisia nel confondere un concetto radicato ed immortale con la neo elezione di un uomo, che per quanto possa essere una “disgrazia”, resterà al comando di un nazione per pochi anni, ma forse è solo una superficiale apparenza . Anzi forse è esattamente quello che dovrebbero fare. Se eleggono un uomo con idee simili ai monarchi assoluti del 1700, la rivoluzione potrebbe essere una grande idea. Resta il fatto che il nuovo presidente non è il benvenuto. Annalena Cerato & Eleonora Tonello

ANDREOLO: Pensavo di essere entrato in un liceo questa mattina, non di essere venuto a vedere una commedia di Goldoni. CALEBIRO: Ditemi il nome di una delle dee di prima generazione, vi do un indizio: ha sempre la toga. ANONIMO: Afrodite?! CALEBIRO: Ma guarda te! Questo qui mi viene a dire l’unica sempre nuda. SECCI: Il buon professore ha SEMPRE preferenze.


RACCONTI

Il ratto della fede La gazza ladra volteggiò elegantemente come una piuma sulle sue spalle e gonfiò il petto, orgogliosa. «Già tornata?» le domandò, grattandole il busto con tenerezza.

strella accanto alla sua, mentre scacciava uno stolto pavone che aveva osato abbandonare la selva per importunarla. «Madre, la gazza ha portato un…. ». «Allora?» lo interruppe lei.

Gli ci volle qualche secondo per rispondere: «Non è la vostra fede.» Dei passi secchi annunciarono l’ingresso di Il suo mento affilato scattò in alto, con donna Flora nel giardino: due piccole panto- un colpo acuminato e l’aria che a causa fole di broccato e una verga, ritta e dura. Era di quel movimento gli arrivò sul bracincredibile come perfino con le pantofole e cio gli fece quasi male. pur avendo piedi minuscoli sua madre riuscisse a far più rumore della verga nello spo- «È bello almeno?» chiese. starsi. «Allora?». Si voltò, la bestiola alata ancora incollata addosso; donna Flora aveva il suo sguardo di sassi e pietre, fissando lui con serietà e la gazza con disgusto e sospetto. «Allora?», ripeté.d Era completamente priva di qualsiasi accento o tono: non urlava, non rideva mai; a lei bastavano gli occhi. La voce le serviva solo per esprimersi e per questo l’adoperava molto di rado. Fece per avvicinarsi, ma la sua vecchia madre aveva già attraversato inesorabilmente il sentiero che divideva in due metà il meraviglioso parco della loro casa. Quel giardino l’aveva fatto innalzare lei decenni prima, appena dopo essersi sposata; era un incanto lussureggiante, un Eden di gusto esotico separato dal mondo esterno da un enorme muro ricoperto di edera. Il sentiero aveva la stessa forma della lettera greca Tau: dall’ingresso fino alla grande gabbia della gazza era una retta che poi si articolava in due direzioni opposte che terminavano l’uno in prossimità della selva dei pavoni e l’altro davanti al gigantesco melograno. Prima che potesse fare un singolo movimento, donna Flora era già conficcata nella pia-

La gazza ladra, pronta fece cadere dal becco un cerchietto dorato con incastonata una pietruzza rossa: lo prese al volo e allungò la mano per mostrarglielo. Ella abbassò lo sguardo un singolo istante, giudicandolo, e il suo commento fu: «Fallo pure vendere domani», per poi sfoderare le pantofole e la verga e superarlo, inoltrandosi verso il superbo melograno. Si mise l’anello rubato in tasca ed infilò con delicatezza l’uccellino nero pece nella sua gabbia, per successivamente osservare donna Flora mentre prendeva la parte destra della Tau. L’anziana genitrice aveva sottili capelli color ferro, una pelle arrugginita di rame e pietrosi occhi grigi. La bocca, un lungo ago orizzontale che iniziava da una guancia e finiva sull’altra. Da come ricordava non era sempre stata una spada, anzi, quando non era ancora una vedova e lui piccolo era decisamente uno splendido fiore; ma poi, dopo il ratto della fede, il fiore era stato estirpato da un gladio. Era successo almeno quarant’anni prima: una giovane e ricca sposa innamorata del nobile marito e piena d’affetto per il figlioletto. Una battuta

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RACCONTI di caccia con amici e fratelli nel profondo della foresta, e una gazza ladra. L’animale aveva visto il più prezioso tesoro di Flora, il simbolo del suo amore, la sua scintillante fede di nozze e gliel’aveva sottratta; suo padre, nonostante gli avvertimenti di tutti, aveva rincorso la ladra per ridare il gioiello alla sua signora, ma era stato disarcionato dal suo cavallo ed era morto cadendo in un crepaccio. Quel giorno il fiore era marcito. E lei non aveva avuto pace: per placare il suo dolore aveva bisogno della sua fede perduta. Aveva fatto setacciare il bosco completamente, fino ad andarci lui stesso, ma niente. La gazza e la fede erano svanite. Gli anni erano passati, la famiglia e la casa erano cadute in rovina, lei non s’era risposata, lui non aveva mai preso moglie. Era rimasto solo il giardino. E la vendetta di donna Flora. Ella lo aveva addestrato sull’arte della caccia con le gazze in segno di odio: ogni mattina il pennuto partiva, ed ogni pomeriggio tornava con un anello rubato. Un gesto disperato per recuperare la fede persa, d’invidia nei confronti delle donne maritate, un espediente per garantire una sopravvivenza economica; gli anelli preziosi venivano venduti, quelli di scarso valore gettati nella vetrina. Quei furti andavano avanti da quindici anni. Quando l’uccello ladro moriva, lei lo mangiava crudo con un po’ di pepe e teneva le ossa in un vaso di maggiorana, dietro la vasca delle ninfee e alle palme; lui non si dirigeva mai da quella parte per l’orrore.

giorno» rispose, spezzando un ramo morto. «So che lo farai, perché anche per te tuo padre era importante… non hai voluto abbandonarmi, sbarazzarti di me… non hai mai desiderato volerti sposare o avere figli tuoi… siamo uniti dalla stessa follia, figlio mio.» Per una frazione di secondo donna Flora sembrò dimostrare un briciolo d’amore nei suoi confronti, ma durò pochissimo; ritornò alla cura della pianta con crudele noncuranza. «Domani libererai il volatile prima del solito… se non riesce a trovare la mia fede o quantomeno qualcosa di decente lo mangerò prima del suo tempo» ordinò. Con un cenno del capo, sparì immediatamente dalla sua vista. Piero Guolo

GRATINO: Per far parte di una società capitale devo versare CAAASH, sennò col CAVOLO che divento SOCCCIO. ANONIMA: L’erezione del Vesuvio... PROF.SSA LUCA: Si vede quello che stavi veramente pensando, eh. ANDREOLO: Il potere passa attraverso la parola. Cosa significa? ASIA: Che i muti non possono governare il mondo.

Si trascinò timidamente verso di lei, sotto il melograno. Era in piedi, metallica e rigida, mentre osservava i frutti purpurei dell’albero: la contemplò per un momento prima d’azzardare: «Madre, cosa succederà quando morirete?». Lei si voltò, altissima, e lui s’ingobbì, rendendosi ancora più inferiore a lei.

ANONIMO: Be’, potremmo andare a vendemmiare come alternanza scuola lavoro. STEFINLONGO: Sì, alternanza scuola prosecco.

«Continuerai per me, sino al tuo ultimo

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IPSE DIXIT

IPSE DIXIT ANDREOLO: Anche Dante parla di questo. Dante parla di molte cose, è come una specie di pattumiera. NONVEILLER: Spruzzare il profumo nella classe vicino ai bagni è come spruzzare profumo ad una persona che non si lava. BERLINI: Qui c’è gente che lavora e chi invece si scialla troppo. LEONARDO: Keep calm and love Juventus. ANDREOLO: Keep calm and tasi. MARIGONDA: State zitti o butto le frolle fuori dalla finestra e ci ballo sopra! GRATINO: Ma il latino e il greco non sono lingue morte, c’è pure una scritta in latino fuori da questa scuola. Anonimo ride NONVEILLER: Ma c’è un cavallo in classe? GHERARDI: Ragazzi, so che voi non siete d’accordo coi paleocristiani e pensate che anche l’aspetto esteriore sia importante, che bisogna profumarsi, vestirsi bene, mettersi il deodorante... *si gira verso la classe* mettetevelo. GIOVANNI: Prof., come si scrive “amnistia”? GRATINO: A-m-n-i-s-t-i-a! Amministia!

NOS DIXIMUS ANDREOLO: Cosa stiamo trattando? MARCO: La peste nera. TOSI: No, si dice di colore. AVANZI: Da chi è stata scoperta l’agricoltura? Dalle donne! Perché peggiore del femminismo è il maschilismo! MARTINO: Sì, certo, prof., l’hanno scoperta le donne; mentre i maschi andavano a caccia a procurare del cibo vero!

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FOSCARINI

Come è noto a tutti, quello che unisce un gruppo di persone possono essere ideali, passioni, interessi e addirittura lavoro; quello che invece unisce noi studenti del Foscarini è la nostra scuola, con una lunga storia alle spalle e dunque una tradizione non meno radicata e profonda. La nostra scuola è particolare, partendo dal fatto che è uno dei pochi convitti in Italia, è una scuola che fa risalire le sue origini addirittura a Napoleone: è noto infatti come sia stata creata convertendo un convento a liceo per volontà dell’“uomo fatale” - vogliate perdonarmi per Manzoni -. La nostra storia dunque, unita alla nostra tradizione e, nel caso del Liceo Europeo, al particolare indirizzo di studi, è materia vivente che rende unico il nostro istituto e rende unici pure noi studenti. La nostra unicità quindi è un dato assodato. Cosa c'è di meglio quindi per unire la nostra storia, tradizione scolastica e noi studenti, per aumentare il senso di appartenenza al Convitto Nazionale Marco Foscarini, di un logo? Magari un logo nuovo, moderno. Questa esigenza verrà placata con un nuovo logo, disegnato dall'aitante Ciacci (3Be), il quale un giorno, immerso nei suoi pensieri durante un'assemblea di istituto (era forse troppo interessato a questa?), sentì per puro caso la fatale parola: logo. Mosso da sentimenti così grandi da non poter essere descritti a parole, abbozzò, prendendo spunto da qualche immagine proveniente dal web, un logo pulito e semplice, raffigurante un leone. Questo dovrebbe essere stampato sulle tanto volute felpe di istituto, non appena sarà pronto. Il disegno non è definitivo e ogni consiglio è ben accetto, basta rivolgersi ai rappresentanti di istituto e al povero disegnatore che, ancora scosso dall'enorme pressione di questa immensa responsabilità, afferma che da quel giorno non ha più un momento di pace. Il logo sarebbe completato dalle iniziali del nome dell'istituto, con qualche particolare aggiunto per riprendere il già presente stemma araldico, il quale è destinato ad andare in pensione: inizialmente questo logo sarà utilizzato per le felpe e la festa di istituto, ma, se il nostro rettore FANTASMA si esprimerà sulla questione - ardua impresa - abbiamo la speranza di poterlo vedere come stemma ufficiale. Mi raccomando: per consigli e opinioni rivolgersi al più presto alla redazione del Lanx e ai rappresentanti. Sallustio

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CALIGOLA

di Elisa Libanore

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RACCONTI L'AURORA La mattinata si presentava salubre, pallida. Il cielo, ancora addormentato e immerso nel torpore della notte, era pulito e privo di cumuli bianchi. In un vedo e non vedo creato dal gioco delle prime luci, appariva appena qualche striatura candida, stiracchiata, lineare, affusolata, adagiata tra le sfumature rosa-arancio che si muovevano e rimescolavano in una lenta, muta danza. Il buio, appena finito, aveva lasciato un piacevole fresco nell'aria. Soffiava appena un leggero vento primaverile. Il delicato stato in cui era avvolto il mondo a quell'ora era magico. I suoi vestiti leggeri, freschi e svolazzanti sembravano perfetti in quell'atmosfera. l'unica cosa che forse stonava leggermente era la custodia nera e lucida in legno, che portava a tracolla. Quella pesante macchia scura in quell' oceano di colori faceva sì che l'attrazione dello sguardo fosse sempre incentrata sulla sua figura minuta, con i suoi capelli lunghi dai riflessi rossastri, le sue lentiggini, il suo portamento giocoso e ancora buffo, impacciato, infantile. I suoi occhi, d'un verde acqua con ogni tanto un leggero luccichio color rame, guardavano i piedi, piccoli e calzati da estivi sandaletti bianchi. La gente si fermava ai lati della strada ad osservarla, curiosa. Chi era quella creatura? A quell'ora, fortunatamente, non c'erano molte persone in giro. L'alba era davvero unica. La bellezza e la fragilità di quell'attimo struggente in cui la notte si evolveva e diventava giorno erano di una meraviglia rara. In quella parte sopraelevata della città in particolare, si poteva ammirare l'aurora nel migliore dei modi. Si fermò un attimo per gustarsi lo spettacolo. Se quell'aurora avesse avuto un sapore, sarebbe stato equilibrato, dolce, fruttato, tondo. Se fosse stata un profumo le avrebbe ricordato quello delicato, aromatico e selvatico delle rose. Se avesse avuto una consistenza sarebbe stata morbida, vellutata. Se l'aurora fosse stata viva, sarebbe stata una creatura magnifica, celeste,

vestita con veli ampi, dalla voce beata, dalle guance rosee. Venne baciata dai primi, tenui raggi del sole nascente. Sorrise con la dolcezza purissima della bambina che era. Il volto le si illuminò, il suo cuore fece una capriola. Eppure, la sua gioia, così giovane, così pulita, non aveva assolutamente nulla di leggero, di banale. Benché tutto in lei ricordasse una semplice fanciulla, si percepiva che la sua sensibilità e la sua serenità non erano comuni. Vi era qualcosa di molto profondo dentro. Si vedeva, si sentiva, in quegli occhi densi, in quei capelli setosi, in quel sorriso ipnotico, in quelle guance lisce e pallide come alabastro. Camminava a lato della strada, la grande e pesante custodia che si trascinava dietro era a dir poco mastodontica in confronto a lei. I pochi mattinieri che avevano la fortuna di incontrarla rimanevano estasiati e perplessi nel vederla, increduli che potesse esistere un essere così stravagante e allo stesso tempo raffinato. Girò a sinistra, entrando nella zona esclusivamente pedonale del centro storico. Una folata di vento le fece volare le vesti leggere, creando un turbinio di colori rosa, lilla e bianchi. Vedendola anche da lontano si poteva notare che il suo abitino non avrebbe potuto mai essere stato cucito da una normale sarta, né i suoi sandali sarebbero mai potuti essere fabbricati da un normale calzolaio. Si lisciò il vestito con le mani. Passo davanti ad un forno che stava aprendo proprio in quel momento. Un profumo di pane caldo si infilò nelle sue narici. Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere anche solo un pezzetto di quel delizioso cibo. Da un piccolo furgoncino il fattorino cominciò a scaricare cassette di dolci. Brioches, al cioccolato alla crema, alla marmellata, dolcetti alla cannella, strudel, dolci al miele, alla panna, alla frutta secca, bomboloni con tanto zucchero a velo sopra, pasticcini. Il suo stomaco emise un rumoroso gorgoglio. Sentì la bocca riempirsi di saliva. Si lecco le labbra umide. Aveva fame. Aveva tanta fame. E quello spettacolo non la aiutava. La sua pancia protestò ancora, contrariata. Serrò la mascella. I suoi piedi erano stati

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RACCONTI riempiti di cemento. Non riusciva più a muovere un passo senza pensare a tutte quelle delizie. Ogni secondo che passava le sue gambe diventavano sempre più pesanti. Si fermò. Chiuse un attimo gli occhi e prese un bel respiro. Si girò lentamente e si avvicinò di nuovo al furgoncino. Le piaceva quel piccolo furgoncino era parecchio vecchiotto ed ammaccato. La vernice inizialmente doveva essere stata di un bel rosso porpora, ma ormai dappertutto vi erano scrostature e macchie di ruggine. Ma il fatto che fosse malandato, dato più probabilmente dal momentaneo stordimento provocato da quel delizioso odorino di biscotti appena sfornati che l'uomo stava appoggiando accanto alla porta del fornaio, lei non lo notò minimamente. Continuò ad avanzare, tenendo la testa bassa, la cinghia della custodia stretta nella mano destra in una morsa dal nervosismo. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la voce le si fermò in gola. Troppa paura. Il profumo di cioccolata che le arrivò al naso però era troppo invitante. Quel dolce aroma proveniva da dei piccoli pasticcini di un colore scuro. Sopra ognuno di essi vi era della glassa rosata e soffice ed una grossa e lucida ciliegia. Si sforzò per non fissarli. Prese coraggio. Doveva parlare ad un grande. Ad un grande che non conosceva. Inspirò profondamente: " Mi scusi" La sua voce acuta e flebile non venne neanche notata dal signore... " Mi scusi" ripeté più forte. A questo punto il fattorino si girò e lei poté vederlo in faccia: era un uomo sulla quarantina, la pelle scura, scura , e gli occhi neri, neri, due enormi biglie di piombo. I denti erano bianchi, la mascella pronunciata , le orecchie leggermente a punta. Portava abiti semplici e comodi. Parevano anche piuttosto usati. Come se fosse da molto tempo che non ne comprava altri. La maglietta bianca, un paio di jeans e delle economiche scarpe da ginnastica. Ecco quello che possedeva. Solo quello, ed un ammaccato furgoncino rosso. Il fattorino sorrise, mostrando quanto i suoi denti bianchi fossero in contrasto con la sua pelle scura: " Si?" chiese gentilmente con un'espressione curiosa. Che

strano accento che aveva. Non era proprio di quelle parti. Lei reclinò la testa a sinistra e fece lo sguardo più dolce e supplichevole che riuscì a trovare. " Potrei...ecco .... potrei averne uno?" indicò il vassoio dei pasticcini al cioccolato e ciliegie. L'altro scoppio in una risata divertita. " Devono essere davvero buoni vero? Anche a me sembra che siano ottimi". Le strizzo l'occhio. " Ma non li vendo io, capisci? Altrimenti me ne sarei mangiato qualcuno". " Per favore..". La sua figurina minuta e quel mare che erano i suoi occhioni imploranti erano impossibili da non accontentare. L'uomo si guardò velocemente attorno. Non c'era ancora nessuno in giro. Dovevano essere le sei e tre quarti o giù di li. Il cielo ormai era diventato azzurro, giusto un qualche alone violaceo, si poteva ancora intravvedere agli angoli del mondo. Verso le sette la città si sarebbe riempita di persone. Lavoratori, pendolari, operai, scolari. Alle sette in punto la città si risvegliava in un solo colpo, scacciando dal calore e dal torpore dei loro letti i propri abitanti. Quando il campanile suonava i tre rintocchi sembrava proprio che le terre coperte da vigneti si stiracchiassero e le case, sbadigliando, sputassero fuori dalla porta un sonnolento e addormentato piccolo uomo, obbligato dal mondo a diventare utile. Perché bisognava essere utili? Lei questo non lo capiva molto bene. Era piccola. Si doveva essere sempre validi , necessari. Perché se non lo si è il mondo ti cacciava, ti distruggeva, ti espelleva. Ti accantonava in un angolo della grande discarica dell'inettitudine. Via l'inutile, via il dilettevole. Non si poteva mai fare qualcosa senza una ragione, un motivo pratico. Le cose non si possono mai iniziare e finire per il semplice piacere di farlo. Proibito. Impossibile. Bisognava essere razionali, oggettivi, utili, necessari. Bisognava essere rigidi, ferrei, precisi, specifici. Bisognava avere uno scopo. Bisognava essere utili. Fine. Stop. Il mondo ti inventava, come l'ingranaggio di un enorme gigante macchina, poi ti

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RACCONTI inscatolava, chiuso e sigillato nella monotonia del banale. Venivi imbustato, inviato nel piccolo grande mondo come un oggetto, la tua anima imprigionata in un corpo fatto di carne. I tuoi pensieri chiusi in una testa , segregati in una prigione senza via d'uscita. Ti munivano di occhi, di orecchie, di mani, e tu non potevi far altro che vedere, che sentire, che toccare. Ti infilavano bisogni primitivi, e quindi si era costretti ad essere come animali, e si doveva mangiare, bere , dormire. Ti incastravano a forza in un mare malato, che ti obbligava ad odiare, avvelenandoti pian piano. Ed era quel veleno che ti corrodeva, quel corpo mortale, quelle membra limitate, quella mente frenata dalla coscienza . E quel male ti incastrava nel tempo, dandoti una nascita e una morte, un inizio e una fine. Obbligati a vivere, esseri chiusi nel razionale, nell'oggettivo, nel materiale, quando l'unica medicina, l'unica salvezza possibile, l'unica strada percorribile era " l'inutile". Era l'irrazionale, la meraviglia, la bellezza. Erano le emozioni, i sentimenti, tutto ciò che di assurdo e divino, il diabolico mondo aveva cercato di imprigionare, nascondere, eliminare, scordare. Lei forse tutti questi concetti non riusciva ancora ad averli tutti chiari, per la sua mente era un pò complicato. Ma una cosa, una cosa le era rimasta impressa. Non l'aveva assimilata, nessuno gliel'aveva detto. L'aveva sempre saputo. Ci era nata. Era sempre stato un pensiero semplice ai suoi occhi. Lei era nata con la cura. Aveva sempre avuto la medicina per il male di vivere dentro di sé. Non aveva dovuto cercarla. Era sempre stata li. Si chiedeva spesso perché tutti gli altri non lo sapessero. Perché non conoscevano quella verità che il male aveva fatto diventare segreta. Come mai non riuscivano a vedere qualcosa di così bello, così immenso, e così semplice? Perché se erano muniti di occhi, o qualsiasi altra cosa che facesse parte di quel corpo materiale. Non c'era bisogno di occhi, orecchie, naso, mente, o mani. C'era solo bisogno del cuore. Bastava restare un attimo inermi per percepirla. Era come

quell'alba delicata, come quei colori dell'aurora. Era quel leggero filo di vento che ti accarezza l'anima, era quel profumo dolce di cioccolato. Era il solare e divertito sorriso di quell'uomo dalla pelle colorata, era la modestia del suo furgoncino e dei suoi abiti. Il fattorino allungò velocemente una mano al vassoio con i pasticcini, ne prese uno con una rapidità felina. Poi si abbassò per guardarla negli occhi, :" Facciamo così: al mio paese c'è una semplice regola" le porse il dolcetto: " Io ti faccio un favore se tu ne fai uno a me " lei lo guardò , incerta. Lui continuò : " Allora , come me lo puoi pagare questo ?" Le passo il dolcetto sotto il naso, il profumino era così invitante che si trattenne dall'addentarlo con uno scatto. La bambina si allontanò di qualche centimetro per accarezzare con un gesto la vecchia e conosciuta custodia nera. Rimase un attimo dubbiosa , poi alla fine sorrise : " Potresti venire in piazza adesso ?" Domandò: " Non subito, ho altre consegne da fare." " Allora appena hai finito , vieni in piazza , li ti ripago tutto quello che vuoi." Concluse lei con un ultimo sorriso. A quel punto, con un balzo afferrò il pasticcino e corse via, prima che l'altro potesse dire qualsiasi cosa. Lui rimase un attimo immobile, interdetto, ma anche curioso. Si ripromise di andarci, in piazza. Lei intanto volava da una viuzza all'altra, passando davanti a porte e portoni, saltando i gradini dei ponti, attraversando strade ancora per poco deserte. Ogni tanto guardava in alto: il cielo azzurro era in fondo, in fondo, lontano da lei, dopo i balconi e i panni stesi, dopo i tetti e i camini. Le case, vecchie e un po’ malconce avevano tutte il tetto in alto, perché dentro una casa dovevano viverci tante persone, e allora ci volevano tanti piani. E così, alle sette, dalle case non veniva espulso un solo piccolo uomo, ma interi branchi di piccoli uomini. Tutti sonnolenti, con gli occhi ancora semi chiusi, e sensibili alla luce, i vestiti stropicciati, messi di gran fretta, i capelli spettinati. Tutti che correvano, tutti in ritardo, con le valigette e le borse strette in una mano, quasi ad ogni angolo ci fosse un ladro pronto a prenderle e a scappare. Ma l'unico ladro che si appostava qua e là,

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RACCONTI dove nessuno lo notava era il tempo, che sfuggiva via come la sabbia tra le dita. Sempre veloce sempre troppo poco. La gente aveva fretta. La fretta provocava impazienza e rabbia. La gente era arrabbiata. Sempre e comunque. In ogni circostanza. Un altro sintomo della malattia che tutti aveva contagiato. Dannato mondo. Dannato cuore malato degli uomini. Per fortuna che c'era lei che aveva la cura. Lei almeno un pochi li poteva salvare. Finalmente ci era riuscita, era arrivata, la piazza era deserta , ma ancora per poco, si posizionò al suo solito posto, con il campanile e la chiesa a sinistra, e il piccolo bar a destra. Il vecchio pozzo al centro della piazza, sembrava un scintillante e vecchio maniero in una terra desolata. Aprì la custodia : il suo violoncello color ebano brillava di riflessi opachi. Lo accordò in silenzio, nella ovattata staticità del momento. Mise il fodero nero dello strumento aperto davanti a lei, mentre intanto si sedeva sul muretto della chiesa. Fece un lungo sospiro. Il campanile suonò i tre rintocchi. Era il momento. Era l'attimo in cui tutto cominciava. Il giorno diventava a tutti gli effetti tale. Finivano i sogni. Bisognava svegliarsi, tornare alla vita, alla routine. Incastrati, chiusi nella banalità. Essere utili, necessari. Dimenticare l'inutile e il dilettevole. Dimenticare i sogni. Restare solo nell'incubo della realtà. I tre rintocchi, come un'enorme, unica molla, erano il segnale che innestava il meccanismo della grande macchina del mondo, facendo funzionare ogni ingranaggio, ogni piccolo uomo. Sorrise. Il tempo di inforcare l'archetto, che una fiumana di gente era già uscita per le strade, indaffarata, nella loro oggettiva razionalità. Era la fiamma che si accendeva. Era il predatore che saltava sulla vittima, era la nascita, era la morte. Era cambiamento, era inizio. Ed era all'inizio, il prima possibile, per vincere, per guarire, che ci si doveva curare. Per guarire non vi era momento migliore. Era allora, quando tutta la piazza era ricolma, percorsa in lungo e in largo dalla gente, che lei poteva distribuirla. Poteva cominciare la sua cura. Le sue dita accarezzarono un attimo le corde. Il legno lucido dello

strumento sfavillava, come se stesse bruciando, vivo. I suoi capelli e il suo sorriso divino, assieme al suo sguardo magnetico, erano l'unica vera luce che illuminava quella città ingoiata dall'oscurità del rigore logico. Era pronta. L'archetto cominciò a vibrare, raschiando il crine sulle corde. L'attrito provocato creò un'onda palpitante, libera e spontanea creazione perfetta. Suono. Sembrava che l'aurora, aulica, distante e mutevole, si fosse trasformata in suono. Quel violoncello era diventato un'apertura verso il suo mondo. Quell'universo che non era malato. E la cura allora si propagava, dilagando per tutta la piazza, giungendo fino alle stradine e alle viuzze. Arrivava dentro le case, dalle finestre aperte, dalle porte socchiuse. La gente la canticchiava sotto la doccia, la fischiettava passeggiando. Le persone si fermavano ad osservarla, smettevano di correre, smettevano di avere fretta. Sorridevano. Smettevano di essere arrabbiate. Smettevano di essere malate. Alcuni tenevano il ritmo, battendo le mani, schioccando le dita. A volte, certi, si mettevano a danzare. Ricordava spesso coppie di innamorati, immersi nella loro crisalide di passione, incuranti degli altri. Ricordava anche quelli che si erano innamorati lì, grazie a lei, ascoltandola. Ricordava le risa, gli occhi luccicanti della commozione. Era così che i piccoli uomini si ricordavano di essere tali. Piccoli, imperfetti, rinchiusi nel mondo, ma non per questo senza speranza, per quel cuore malato che gli avevano dato si poteva guarire. Perché si poteva uscire dagli schemi razionali imposti da altri. Lo capì anche l'uomo colorato, con il suo furgoncino rosso ammaccato e i suoi abiti semplici. Anche lui sorrideva. Anche lui era guarito. Il volto di lei si illuminò, il suo cuore fece una capriola. Ci era riuscita ancora. Li aveva curati. Li aveva salvati. E quel giorno, forse il mondo per molti, fu più inutile, ma infinitamente più magico, come l'alba di una nuova felicità, la nascita di una vita migliore.

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Teodora Valerio


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REBUS 5-5

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oroscopo

by P&P

L’inizio di febbraio sarà un po’ nervoso ma verso l’ultima parte del mese potrai contare su una svolta decisiva: nuovi amori decollano e lavori si presentano. non accettare compromessi! Carnevale 2017: Brighella, la maschera cantante e ballerina. Febbraio è un mese produttivo e il primo mese dell’ anno dedicato alle conquiste! stai in guardia da certe situazioni che potrebbero nascere a causa della tua stanchezza. Carnevale 2017: balanzone, la maschera bolognese. Venere continua il suo transito positivo ! Soprattutto nella seconda meta di febbraio arriveranno edificanti sorprese in amore e chiamate di lavoro. saranno giorni di grande soddisfazione. Carnevale 2017: peppe nappa, la maschera siciliana. Un mese da combattenti! in questo mese si delinea quello che dovrai fare nel tuo futuro. dovrai pensare bene a chi vuoi veramente vicino. è il mese delle revisioni e dei grandi cambi di scena! Carnevale 2017: burlamacco, la maschera di Viareggio. È un mese pieno di spunti interessanti. si parte per nuove avventure e nuovi viaggi che porteranno a situazioni meraviglianti. per quanto riguarda l’amore, devi premere sull' acceleratore perché in questo mese tutto può accadere l’impossibile. Carnevale 2017: capitan spaventa, la maschera della Liguria. Bisogna mettere a frutto le buone qualità. Per chi ha seminato bene nel passato non ci sono dubbi, arrivano grandi opportunità! Dopo un periodo scarso nell’amore, da San Valentino i fiori sbocceranno di nuovo. Carnevale 2017: Cassandra la maschera di Siena.

Ci saranno delle forti tensioni all’inizio del mese, ma dal 10 febbraio potrai riscrivere la pagina all’amore e concentrarti sul tuo futuro professionale. Tutti ti vogliono! Carnevale 2017: Colombina, la maschera di Venezia.

Ecco il mese che inizia a dare un taglio netto al tuo percorso. da questo febbraio avrai una grande carica! E’ il mese della grande svolta. Tutti quelli che hanno un’idea da giocare riconquisteranno il proprio ruolo. Carnevale2017: Gianduja, la maschera piemontese.

Mese del riscatto in amore, con San Valentino ti riprenderai le tue soddisfazioni. Potrebbero tornare persone dal passato ma saprai benissimo chi scegliere. Grandi vantaggi nell’ambito professionale. Carnevale2017: Gioppino la maschera bergamasca.

Sarà per te un mese di grandi sfide e talvolta di numerose perplessità ma non devi scoraggiarti perché febbraio sarà il trampolino di lancio per i tuoi prossimi progetti. Carnevale2017: Meo Patacca, la maschera romana. Affrettati perché questo mese è decisamente interessante soprattutto nella prima parte. Sarai protetto dalle stelle proprio il giorno di San Valentino quando la Venere ti supporterà. Lasciati andare più che puoi! Carnevale 2017: Arlecchino, il veneziano. Mese di buone prospettive! Febbraio ti regala molte possibilità a livello sentimentale e soprattutto ti aprirà nuove sorprendenti porte che porteranno prossimamente a drastici cambiamenti. Sono favoriti i pianeti dell’immaginazione! Carnevale2017: Pulcinella, il napoletano.


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