Lanx n°2

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Febbraio 2012 - Numero 2 - Anno 25 “Non mi ero perso, avevo

Sommario

trovato destinazioni alternative”

Anonimo

Buon compleanno Lanx Eh sì, cari lettori: il nostro LANX compie 25 anni. Fondato da un piccolo gruppo di studenti nel lontano 1987, è sopravvissuto fino ad oggi. Durante questi anni sono cambiate tante cose: è stato abbattuto il muro di Berlino, sono stati uccisi Falcone (a lui è dedicato il numero del giugno '92) e Borsellino, c'è stato l'attentato alle Torri Gemelle e, arrivando all'oggi, la Primavera Araba. Nel piccolo invece, per quanto riguarda la nostra scuola, il LANX ha visto cambiare il preside, ha assistito al bicentenario del Foscarini e alla nascita del nuovo liceo classico europeo. La nostra testata ha comunque avuto, non neghiamolo, una storia un po' travagliata. Ci sono stati anni in cui i numeri usciti sono stati soltanto uno o due, o addirittura anni di totale silenzio (vedi gli ultimi 3). Il giornale è comunque sopravvissuto a questi momenti difficili, a tentativi di boicottaggio e di cambio del nome. A proposito... tra i vecchi numeri che sto spulciando in vista dell'autogestione ho trovato un articolo sul "perchè LANX"; ebbene, per chi non lo sapesse, Satura quidem tota nostra est, diceva con orgoglio Quintiliano. La satira (letteralmente "miscuglio") è totalmente romana. L’aggettivo latino satur ("pieno, sazio"), condivide con l'avverbio satis ("abbastanza") la radice implicante il concetto di varietà, abbondanza, mescolanza. Il termine satira deriva dall'espressione "lanx satura", un piatto di primizie caratterizzato da vari tipi di frutta. [grazie Wikipedia!] Dunque qualcuno scelse questo nome, LANX, scartando i banali e scontati "Psychè" o "Kaos" e "Anarchòs", che sottointendeva l'appartenenza ad una parte politica, volendo dire che questo giornale è un piatto su cui tutti possono democraticamente esporre le proprie opinioni. Quello che ci auguriamo è che possa continuare ad essere così anche in futuro. Nel frattempo, tanti auguri, LANX!

Di Sara Granzotto

Editoriale

7

2

Di Federico Casali

3

4

Riflessioni Morales

Di Zoe Innocenti Fotografia 6 La ragazza afgana

Di Marta Formentello

Il Diverso

Di Irene Malusà

Di Caterina Almansi

Poesia 8 Alda Merini

Di Francesca Ballin Musica Il nuovo mondo

Freak!

Arte Il diverso nel 5 cinema

Di Fulvio Longagnani e Filippo Urbinati

Someone is wathcing you

Di Martina Occhioni

Di Giorgia Giacometti e Federica Filippi

Story Telling 10 La favola di Steven Brad bury

Di Margherita Fallani

Attualità Non solo la pirateria è illegale

Di Federico Boulos

Libri Ho il tuo numero

Di Giacomo Mazzucato 9

11

Viaggi Missione spe ciale India

Di Claudia Donà e Gioia Stefinlongo

12 Giochi

Varietà Vuoi Sentirti 13 Oroscopo Di Erica Fuga diverso? Rega la un abbrac 14 Ipse Dixit cio Di Isotta Di Lisa La Conte Marra

Diverso? Il Futuro! Di Silvia Fregonese

Posta


Lanx Direttori:

Talon Alex e Visintin Furio

Vicedirettore: Granzotto Sara

Redazione:

Federico Casali (III D) Federico Boulos (III D) Martina Occhioni (I AE) Giorgia Giacometti (IV CO) Zoe Innocenti (II D) Marta Formentello (III D) Margherita Fallani (III D) Irene Malusà (III D) Francesca Ballin (I DE) Giacomo Mazzucato (III C) Lisa LaMarra (II AE) Silvia Fregonese (II AE) Fulvio Longagnani (II D) Filippo Urbinati (II A) Caterina Almansi (V AO) Claudia Donà (II D) Gioia Stefinlongo (II B) Erica Fuga (III D) Isotta Conte (III D)

Disegnatori:

Silvia Fregonese (II AE) Furio Visintin (III D)

Impaginazione: Alex Talon (III D)

Per info e suggerimenti rivolgersi a

Visintin Furio, Talon Alex (III D) e Granzotto Sara (III C)

Oppure potete contattarci agli indirizzi e-mail: sarich@live.it fur.visintin@virgilio.it jack93at@hotmail.it

Hanno collaborato: Brancaleone e Panda furioso, la 2D, Federica Filippi, Carlo Catani (I B) e Niccolò Onesto (I B)

EDITORIALE Quello di cui parleremo in questo numero del nostro giornale è un tema importante, complesso e articolato, con mille sfaccettature e altrettanti argomenti. Il "diverso" rimanda a qualcosa di estremamente ampio, una dimensione che può avere molti significati, a seconda della prospettiva da cui la si guarda. La nostra non vuole essere una prospettiva banale o monotona, ma piuttosto varia e semplice, che dia la giusta importanza all'argomento analizzato, scherzando sempre dove si può scherzare e un po' meno dove scherzare sarebbe impossibile. La tanto richiesta serietà annoia a lungo andare, si fa pesante. Ma anche lo scherzo ha lo stesso problema, bisogna ridere delle cose si dice, ma poi si dice anche che lo scherzo è bello finché dura poco. Sono due dimensioni diverse che possono però convivere, coesistere, due opposti che ci aiutano a non restare intrappolati ai margini dei nostri pen-

sieri, e in questo numero le diversità si troveranno negli articoli, nei temi e nei modi di trattarli. Il "diverso" è un tema che ammette le differenze per definizione. Noi con il Lanx diamo spazio a tante persone diverse tra loro, per carattere, temperamento o modo di pensare, facendo si che tutti quelli che vogliono esprimersi, scrivendo dal messaggio più leggero alla riflessione più seria, non siano inibiti nel farlo. Riprendo per finire solo qualche riga dal libro Sulla felicità e dintorni di Giovanni Salonia, grande psicoterapeuta contemporaneo, per ricordarvi ( e ricordarmi) di sorridere delle proprie diversità: ""Non esprimersi per paura che la propria diversità non venga accettata (...) significa tradire sè stessi. Solo chi vive con serenità il fatto di essere unico, inevitabilmente diverso dagli altri, può diventare il "poeta" della propria esistenza." Buona lettura a tutti.

di Federico Casali


Attualità

Non solo la pirateria è illegale

E

ro indeciso se dedicare il mio primo articolo di questo giornale ai nuovi e-books interattivi introdotti da Apple il 19 gennaio

scorso, che sicuramente hanno una rilevante importanza, oppure dedicarmi e concentrarmi su un tema più attuale del quale sicuramente tutti voi avrete sentito parlare. Ebbene, cari lettori, si tratta ovviamente della chiusura del noto portale megaupload e di tutti i svariati servizi ad esso collegati, come il celebre megavideo.

Un sito che vantava il ben 4% di tutto il traffico internet mondiale. Con la sua chiusura da parte dell’Fbi il mese scorso, si sono sollevate numerose e accese critiche, chi affermava la legittimità e giustificava la chiusura del portale mentre la maggior parte del web si riversava contro la decisione, ritenuta inutile e ingiusta. Personalmente e sinceramente non sono affatto dispiaciuto da questa notizia: abbiamo semplicemente assistito alla fine di una fase che ne prevedrà una seguente. A favore della pirateria che è illegale in ogni stato, nessuno escluso, tutti noi abbiamo conosciuto e avuto familiarità con eMule, ritenuto da tantissimi il visir dei programmi peer-to-peer, addirittura superiore a Napster il primo software di file-sharing che iniziò a far circolare la musica illegalmente. EMule lentamente è stato accantonato per lasciar spazio al torrent, che ancora adesso grazie a software come µTorrent e BitTorrent riesce ad andare avanti. È logica conseguenza che servizi che favoriscono la pirateria come appunto il medesimo megaupload, prima o poi saranno chiusi e dagli errori del passato saranno sviluppati nuovi metodi e nuovi programmi capace di durare ancora più a lungo. C’è chi sostiene che megaupload non era un servizio illegale, Questo perché effettivamente una gran parte di utenti ne faceva quotidiano uso legalmente caricando e scaricando documenti di proprio dominio. Certo è che sappiamo tutti l’uso prevalente che veniva fatto del servizio

e non si può tenere conto della stretta minoranza, anche perché se fossero in minoranza gli utenti che abusavano del servizio, il servizio non rimarrebbe di certo legale. Esso favoriva la pirateria e questo dato di fatto non si può confutare. I punti di vista possono essere molteplici, c’è chi ha accusato il fondatore, Kim Schmitz, che di fatto grazie a megaupload era diventato estremamente ricco, di essersi appropriato di quel denaro in modo “sporco”. Già anni prima era stato arrestato per frode informatica e adesso dopo essergli stato sequestrato ogni bene rischia ben 50 anni di carcere.

“Salutava sempre” dichiara la vicina di casa, dopo lo shock dell’arresto. Come dicevo, i punti di vista sono molteplici. È difficile stabilire se è giusto o sbagliato, si può riconoscere però che effettivamente il servizio, soprattutto megavideo che conteneva film in streaming coperti da diritti d’autore, era illegale. Si può riconoscere anche che nei giorni nostri la pirateria è molto frequente, ben più della musica. Andare a vedere un film o comprarne uno diventa sempre più costoso, ora con i film in alta definizione i prezzi sono piuttosto alti. La pirateria è frequente perché ci ritroviamo quasi “obbligati” e lo stesso appunto era successo con la musica una decina di anni fa quando per ovviare a questo problema fu introdotto iTunes Store e molta gente che fino a quel punto “rubava” preferì cogliere l’occasione che gli veniva presentata smettendo cosi di scaricare, comprandola a basso prezzo in modo legale e sicuro. Con i film la situazione è analoga e gli internauti preferiranno ancora continuare a scaricare illegalmente e la chiusura di website come megaupload e tutti i suoi simili (rapidshare, mediafire, hotfile etc…), che a breve verranno oscurati, continuerà a rimanere inutile finchè non si modificherà radicalmente il sistema di distribuzione cinematografica.

Di Federico Boulos


Morales e il diverso Un elemento di diversità fra persone può essere la cultura. A volte le persone tendono a giudicare “diversi” coloro che hanno altre culture e religioni, e ciò potrebbe anche sfociare in una vera e propria forma di razzismo. Per evitare questo, andrebbe insegnata, sin da quando si è bambini, un’educazione che non discrimini nessuno. Questo articolo, scritto dall’autore peruviano Morales, tratta il tema della diversità e della varietà di fattori che incidono nella società attuale. Posizione fondamentale per risolvere in maniera costruttiva tutte le differenze sociali e culturali, viene attribuita all’educazione interculturale, reputata come la nuova sfida della scuola moderna aperta a tutte le diversità culturali. “Qualcosa ha sempre caratterizzato la società attuale ed è senza dubbio la varietà di gente che la compone. Una società democratica sempre più globalizzata. Il rispetto delle persone e la dignità, al momento, dovrebbe diventare uno degli elementi fondamentali della stessa educazione. La scuola quindi dovrebbe essere uno degli organismi di formazione incaricati di educare i bambini alla democrazia ed alla diversità umana. Ciò presuppone, senza dubbio una nuova responsabilità e anche una sfida entusiasmante per la scuola e gli insegnanti, una sfida che ha portato alla riflessione sulla interculturalità, ormai diventata un problema per gli insegnanti delnostro paese, abbastanza omogeneo per quanto riguardi credenze, valori, lingua, visione del mondo e della vita. A questo proposito, gli studi sul rapporto tra socio-culturale e la scuola, sono diventati un campo essenziale e affascinante per la riflessione e la ricerca educativa. È necessario disporre di un quadro generale e ampio delle problematiche che possono emergere dalla diversità della società in cui viviamo, spiegando i fattori e le cause che hanno determinato l'improv-

Riflessioni

viso interesse, offrendo una risposta educativa alla diversità culturale. In un paese come il nostro, tale prova deve essere presa in considerazione come un fattore di primaria importanza in quanto ci sono notevoli differenze culturali tra le diverse regioni. Ci sono paesi in cui vivono una serie di sottoculture con marcate differenze tra loro e, naturalmente, con variazioni nell'uso di codici a simboleggiare la realtà e lo scambio di informazioni. Stendere una proposta per cercare di ridefinire l'educazione interculturale da un complesso residenziale nel contesto dell'educazione globale, è la nuova sfida da porsi. Ricostruire il significato di educazione interculturale da questo nuovo quadro globale di emancipazione e critica, basato sulla definizione di una nuova proposta, alcune delle caratteristiche di un curriculum multiculturale globale, dovrebbe essere la nuova sfida da raggiungere. Lo scopo è quello di articolare le modifiche necessarie per costruire una scuola completa, sensibile alle differenze e aperta alla diversità socioculturale. Il rispetto delle diversità culturali, che caratterizzano le società moderne,rappresenta una delle sfide più importanti per l'educazione generale”. Articolo a cura di Angel CarranzaMorales L’articolo di Morales mi ha molto colpito per come risulta fondamentale l’ambiente educativo scolastico, al fine di evitare che differenze culturali/religiose possano essere presupposto di contrasti. Invece, un diversificato contesto di educazione scolastica interculturale, ritengo sia necessario per creare la base di una società formata da uomini e donne le cui differenze siano elemento di possibile spinta nel raggiungimento di obiettivi migliori.

Martina Occhioni

Freak! Freak: (sost.) fenomeno, mostro, capriccio, scherzo della natura; (verbo) variegare; (agg.) strano, singolare, curioso. Soffermiamoci sui sostantivi 'mostro', 'scherzo della natura' e sugli aggettivi 'strano', 'singolare'. A primo acchitto, verrebbe da pensare che il freak sia qualcosa di assolutamente anomalo, diverso. Diverso, ecco. Questa è la prima interpretazione che salta subito alla mente come riassunto di tutto quello che abbiamo trovato sul dizionario. Ora, nel pensiero e nel giudizio comuni, la parola 'diverso' è associata subito al concetto di 'negativo'. Una sinapsi istantanea, un filo sottile che lega subito queste due parole e ci fa storcere il naso. Dato che a me non interessa pensare con il cervello degli altri, ma neanche imporre il mio punto di vista, voglio tentare di dare un quadro d'insieme alla questione. Einstein diceva che 'tutto è relativo'. Affermazione molto importante questa, ma rilassatevi, non ho nessuna intenzione di parlare di fisica. Anche il 'diverso' è relativo, nel senso che l'accezione negativa di questo termine non

è da prendere come buona solo perché è la più diffusa. Usciamo ora un attimo dai nostri panni, e guardiamo le cose dall'alto: per chi ha avuto la fortuna) di sviluppare gusti comuni alla stragrande maggioranza dei suoi coetanei, si sentirà apposto con se stesso, di sicuro il concetto di diverso non gli appartiene. Parlando della mia generazione, questi gusti comuni possono essere sesso già a 14 anni, tacchi alti, pantaloni cadenti, musica house e birre, tanta voglia di farsi notare. Ritorniamo nei nostri panni e digeriamo quello che abbiamo appena visto. Io sono diverso? Ci si chiederà. E soprattutto, se lo sono, va bene oppure dovrei tentare di cambiarmi? Se credete di esserlo allora abbiamo qualcosa in comune. I freaks, i diversi, nei telefilm ce li presentano sempre in maniera iperbolica, come 'i singolari' per eccellenza, per far arrivare in maniera immediata agli spettatori l'essenza di ciò di cui si sta parlando. “è facile: abbiamo i superpoteri. e io sono quello estremamente figo e imbattibile, mi pare ovvio.”


Ecco, essere freaks non è solo questo, non è credere inizialmente di avere un gran culo e poi scoprire di essere telecinetico. questo è solo l'esempio esagerato: come ho già detto .il freak non è il supereroe tradizionale, è a metà strada tra ciò che non noteresti e ciò che invece veneri, come qualcosa di incredibile e meraviglioso che spara ragnatele qua e là o che porta il mantello e un paio di mutande rosse sopra la calzamaglia. Il freak è una via di mezzo. Si confonde nella maggioranza senza sapere di far parte di una minoranza, finché un lampo di lucidità, venuto da chissà dove, lo porta ad una nuova considerazione di sé. Essere freak non è semplice. l'uomo è un animale socievole, è normale trovare in lui il desiderio di essere accettato dagli altri. Essere freak però non è (anti)conformismo, è essere, punto. O sei freak o non lo sei. Essere freak può voler dire farsi i chilometri solo per andare a vedere il concerto della tua band preferita, portare scarpe basse ad un festa di diciott'anni, ascoltare un programma alla radio che dove vivi conosci solo tu, stare svegli fino all'una per finire un libro, agire secondo la propria logica, riflettere prima di parlare. Essere freak può voler

dire semplicemente fare delle scelte, avere una passione e investire le proprie energie in quella; andare fuori dagli schemi tradizionali, E in questo mi ricollego al significato di 'freak' inteso come verbo: variegare. Essere freak è variegare, vedere la vita con occhi diversi. Un po' come il gelato, se è variegato è più buono, no? Si spendono tante belle parole su quanto la diversità muova il mondo, su quanto sia fondamentale. Dicono che per cambiare il mondo ci sarà bisogno di tutta la nostra intelligenza. Ma allora se avere un'opinione propria, se credere di avere diritto ad un futuro di progetti realizzati, se muoversi verso quello che si vuole, se essere FREAK oggi è così difficile, mi viene da pensare che nessuno intenda mai realmente ciò che dice, che parli giusto perdire qualche frase fatta. Essere freak, essere un 'mostro' in questo senso, ora è la cosa migliore che ci possa capitare. Anzi, Gli altri semmai dovrebbero venir considerati freaks, pazzi, che per sentirsi emancipati credono davvero che basti imporre ai propri genitori la decisione di andare ad una festa con o senza il loro permesso oppure che la vita sia gossip girl 2, la vendetta.

Giorgia Giacometti e Federica Filippi

Arte

Il diverso… nel cinema A dicembre è uscito in tutte le sale italiane un film fuori del comune considerando la concezione che abbiamo noi oggi di “film”. Questa pellicola si chiama “The Artist” e consiste in un lungometraggio in bianco e nero e “muto”; sì, muto, proprio come i film di inizio secolo, prima che l’invenzione del sonoro avesse rivoluzionato totalmente e per sempre tutto il mondo cinematografico. Il film muto consta in una rappresentazione dove gli attori naturalmente non parlano e che per farsi capire enfatizzano a dismisura i loro gesti e le loro espressioni; in modo sporadico appaiono sullo schermo dei riquadri con su scritti alcuni dialoghi, per far comprendere meglio ciò che sta dicendo il personaggio in quel determinato momento. Un esempio di questo tipo di rappresentazione cinematografica può essere “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin, che tutti conosciamo. Il primo film dove è stata utilizzata la tecnica del sonoro è “Il cantante di jazz” del 1927 e dopo quello il metodo del “muto” è stato quasi del tutto abbandonato. Fino al celebre caso dei giorni nostri. “The Artist”- presentato al Festival del Cinema di Cannes, dove ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile - racconta la storia, ambientata negli anni ’20, di un attore di film muti, George Valentin (interpretato da Jean Dujardin), che si trova travolto dall’avvento del sonoro, rima-

nendone schiacciato. L’altro personaggio principale è una giovane ballerina, Peppy Miller (impersonata da Bérénice Bejo) , che riesce a raggiungere la notorietà proprio con la nuova rivoluzione del cinema “parlato”. Ormai George è caduto sul lastrico, viene lasciato dalla moglie e tenta addirittura il suicidio, ma poi, grazie all’aiuto di Peppy, torna ad essere una star ballando con lei il tip-tap in un nuovo film. Consiglio vivamente di guardare questo film, e magari di confrontarlo con altri “muti” che conoscete. Per certi versi la trama di “The Artist” potrebbe somigliare a quella di “Singin’ in the rain”, che però è un musical degli anni ’50, dove il protagonista (interpretato dal celeberrimo Gene Kelly) presenta una situazione simile a quella di George Valentin, solo che egli invece accetta subito il “sonoro”, e anzi, lo utilizza a suo vantaggio per avere ancora più successo. Nondimeno, il fatto che vorrei maggiormente sottolineare – dato anche il tema del giornale di questa settimana, il “diverso”, appunto – è che questa pellicola sia sì assolutamente differente dai lungometraggi odierni, ma ha comunque riscontrato un grande successo di pubblico. Perciò questo “diverso” è stato molto apprezzato, ma invece spesso ciò non accade in molti altri aspetti (forse più importanti) della vita quotidiana …

Di Zoe Innocenti


Ragazza Afgana Quante volte abbiamo soffermato lo sguardo negli occhi di questa ragazza senza saperne l’identità né la storia? Il suo nome è Sharbat Gula ed è il soggetto di una delle più famose fotografie dell’altrettanto celebre fotografo Steve McCurry, nato a Philadelphia nel 1950 e divenuto uno dei più prestigiosi fotoreporter di tutto il mondo. La storia di questa foto inizia nel 1984 durante un viaggio tra l’Afghanistan e il Pakistan del fotografo, incaricato di realizzare un reportage sui disastrosi effetti del conflitto causato dall’invasione sovietica in quegli stati, effetti che che stavano mettendo in ginocchio le popolazioni residenti vicino ai confini. Lo scopo era proprio proprio quello di mettere in luce, attraverso i suoi scatti, le condizionidi vita e le emozioni di uomini e donne che stavano vivendo una così tragica esperienza. Steve McCurry quel giorno si trovava in una scuola nel campo profughi di Peshawar in Pakistan e fu proprio qui che venne subito catturato dai verdissimi occhi di Sharbat Gula, all’epoca dodicenne, che in sua presenza spiccava - inverosimilmente – per la sua riservatezza e timidezza. Ed è proprio per questo motivo che volle avvicinarsi a quella ragazza, parlandole e cercando di metterla a proprio agio, per poi rubarle degli scatti di straordinaria intensità emotiva e cromatica. Due con il viso coperto dal velo tra le mani e lo sguardo un po’ impaurito ed un terzo, il più famoso, a volto scoperto con uno sguardo penetrante misto di timore e sospetto e allo stesso tempo di rabbia e fermezza. Fu così che l’ultima foto, chiamata dal fotografo ‘La ragazza afgana’ in quanto ancora non conosceva la sua identità, finì dritta dritta sulla copertina del numero di giugno 1985 del National Geographic, divenendo in breve tempo l’icona della condizione dei profughi di tutto il mondo e portando il fotografo a ricevere innumerevoli premi di massimo riconoscimento. Ma la storia di Steve McCurry e Sharbat Gula non si limitò a quell’episodio a Peshawar. Infatti nel 2002, ben 17 anni dopo quel repor-

Fotografia

tage, Steve McCurry si trovò a ripercorrere quelle terre proprio per incontrare nuovamente la ragazza. Inizialmente mostrò la foto della giovane nel campo di Nasir Bagh, purtroppo senza successo. In seguito, dopo alcuni giorni di ricerche nelle zone intorno al campo, un uomo finalmente riconobbe nell'immagine una cara amica d'infanzia che non vedeva più da un pezzo ma della quale aveva qualche notizia, e così dicendo indicò al fotografo il villaggio nel quale ella si era trasferita, tra le montagne vicino a Tora Bora. Il viaggio durò tre giorni ma la soddisfazione nel riconoscere finalmente il volto di quella che era stata la timida ragazza dagli occhi verdi fu molta. I tratti del viso – ormai quello di una donna di 38 anni sono stati segnati indelebilmente dalle rughe, ma lo sguardo era rimasto lo stesso di 17 anni prima. Per tutto questo tempo Sharbat Gula non era mai venuta a conoscenza dell’impatto che aveva avuto il suo ritratto sul resto del mondo, non era mai uscita dal suo villaggio e si era dedicata solo ed esclusivamente alla famiglia e alla preghiera. Dopo questo secondo incontro National Geographic ha deciso di fondare la “Afghan Children Fund”, per dare un’educazione ai giovanissimi abitanti di queste zone. Nonostante la carriera fotografica di Steve McCurry abbia avuto effettivamente inizio nel momento in cui egli attraversò l’Afghanistan vestito con abiti tradizionali nei quali nascose i rullini con le sue fotografie, i luoghi a cui dedicò i suoi reportage furono svariati: dai templi di Angkor Wat all’Africa, fino al Tibet e all’India e ai più recenti reportage sull’attentato alle Torri Gemelle , sul disastro di Fukushima e sui 150 anni dell’unità d’Italia. Inoltre, per arrivare infine proprio ai giorni nostri, oltre duecento dei suoi lavori sono in questo periodo esposti negli spazi della Pelanda al Marco Testaccio (Roma) dove rimarranno in mostra fino al 29 aprile.

Di Marta Formentello


Libri

Ho il tuo numero, di Sophie Kinsella

Poppy è una strampalata fisioterapista che sta per sposare l’affascinante professore Magnus Tavish. E cosa si sogna di combinare poco prima del gran giorno: tradisce il fidanzato con un pompiere spogliarellista? No. Finisce in carcere per schiamazzi notturni? Peggio: perde il costosissimo anello di smeraldi che Magnus le aveva regalato e si fa rubare il cellulare! Per lei questo sì che è un vero disastro! Ma c’è comunque un matrimonio da organizzare, dei suoceri genialoidi con cui confrontarsi e un’attività da gestire. Fortunatamente Poppy scorge un cellulare nel bidone della spazzatura e non può resistere alla tentazione di prenderlo: dopotutto ciò che si trova nella spazzatura è a disposizione di tutti, secondo lei. Insieme alle telefonate delle amiche però continuano ad arrivare strani messaggi che la portano a condividere il cellulare con uno sconosciuto, Sam.

Combina una serie di pasticci e diventa la salvatrice di un’importante azienda. Una serie di imprevisti si susseguono in maniera esilarante come quando, per non far sapere ai futuri suoceri di aver perso l’anello, indossa dei guanti di lana, in primavera. Un romanzo divertente che segue, però, il solito schema della Kinsella: una ragazza goffa e superficiale che, per la sua spontaneità, fa innamorare un uomo ricco e importante conosciuto per caso. Come Rebecca Bloomwood, protagonista di I love shopping, Poppy racconta una marea di bugie a fin di bene per trovarsi invischiata fino al collo in situazioni paradossali. Ma grazie alla sua ingenuità e a molta fortuna riesce sempre a cadere in piedi. Di certo non è una lettura impegnativa, ma di sicuro consigliata a chi ha voglia di svagarsi spensieratamente dopo settimane di studio intensivo!

Di Margherita Fallani

1984

Someone is wathcing you Aprile 1984, Londra, capitale dell’Oceania. E’ una giornata limpida e ventosa, e Winston Smith lotta contro le raffiche di vento che sembrano volergli impedire di tornare nel suo appartamento dopo un’intensa giornata di lavoro al Ministero della Verità. In ogni spazio libero troneggia la foto del Grande Fratello, che lo scruta con un cipiglio severo. Entrando nel suo appartamento con un’aria fintamente tranquilla – non è opportuno mostrarsi preoccupati e intimoriti davanti al teleschermo che registrava ogni parola, ogni movimento – Winston si siede nell’unico angolo non coperto dalla costante vigilanza del teleschermo, ed estrae dalla tasca della giacca un diario. Pensando, Winston si rende conto che la sua mano si è mossa in maniera automatica lungo il foglio, tracciando con linee fluide e sicure: ABBASSO IL GRANDE FRATELLO ABBASSO IL GRANDE FRATELLO ABBASSO IL GRANDE FRATELLO Da quel momento, da quella prima, piccola, grande ribellione, niente sarà più come prima. Scritto nel 1948 e pubblicato nel 1949, il più famoso dei libri di Orwell descrive come sarà secondo lui il mondo nel 1984: un sistema di governi totalitari. Tema principale di questo romanzo è infatti la dittatura, una dittatura non solo fisica ma anche e soprattutto mentale. A rendere inquietante l’atmosfera del libro è la presenza di una folla omologata, anonima e propensa alla violenza contro chiunque il Partito designi come nemico. L’unico che sembra mantenere una coscienza e una memoria peronale e storica nei confronti della realtà circostante è Winston; la sua consapevolezza non lo protegge però dalla tortura fisica e mentale inflitta dal regime contro i dissidenti. E ancora, è sconvolgente la lungimiranza di Orwell nell’identificare nella tecnologia un formidabile strumento di controllo del consenso, impedendo di fatto ogni forma di libertà individuale. Nonostante si tratti di un romanzo unico nel suo genere, coinvolgente ed appassionante, il lettore di oggi non può non notare quanto Orwell abbia saputo descrivere l’effetto di omologazione prodotto dalla dittatura e quanto sia invece importante difendere la propria memoria e la propria libertà di scelta. Un libro importante e indimenticabile.

Di Irene Malusà


LA 'DIVERSITÀ' NELLA POESIA:

ALDA MERINI

Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931. Sin da giovanissima manifesta un talento per la poesia, che, scoperto da Giacinto Spagnoletti, la porta all'esordio come autrice a quindici anni. Nel 1947 fa la conoscenza di Giorgio Manganelli, che per tutta la vita verrà da lei identificato come maestro, e nello stesso anno viene per la prima volta ricoverata in una clinica psichiatrica. Nel 1950 Spagnoletti pubblicherà alcune sue liriche nella Antologia della poesia italiana; nel 1953 viene pubblicato il primo libro, La presenza di Orfeo, e nello stesso anno la Merini sposa Ettore Carniti. Negli anni seguenti escono Paura di Dio e Nozze romane. Nel 1962, con Tu sei Pietro, ha inizio un lungo silenzio poetico, che durerà quasi vent'anni, dovuto alla degenza nell'ospedale psichiatrico Paolo Pini, e che si interrompe nel 1979 con La Terra Santa, cui seguiranno altre raccolte di poesie ed aforismi; i più celebri sono Vuoto d'amore (1991), Fiore di poesia (1951-1997), Superba è la notte (2000), Più bella della poesia è stata la mia vita (2001). Dal 1983 al 1988 Alda Merini vive a Taranto, dove sposa Michele Pierri e sperimenta nuovamente gli orrori del manicomio. La poetessa e scrittrice è deceduta a Milano nel 2009. Dall’esperienza della poetessa in manicomio è nato L’altra verità. Diario di una diversa, edito per la prima volta da Scheiwiller nel 1986. L’opera non è tanto un grido di accusa contro le sofferenze patite al Paolo Pini, quanto una testimonianza di come perfino in quello spaziodepravato

Musica

Track list 01. Rivendico 02. Io cerco te 03. Non vedo l’ora 04. Skopje 05. Gli Stati Uniti d’Africa 06. Cleveland – Baghdad 07. Martino 08. Cuore d’oceano 09. Ion 10. Monica 11. Pablo 12. Nicolaj 13. Dimmi addio 14. Doris 15. Adrian 16. Vivere e morire a Treviso

Poesia

sia stato impossibile uccidere l’incorruttibile spirito dell’infanzia, che si esprime attraverso le poesie che intervallano le pagine dell’opera. Il manicomio, per Alda Merini, non è correzionale; la diversità, la malattia che viene imputata ai degenti come peccato non è tale, ma è anzi un valore sostanziale che nemmeno i vituperi perpetrati ai danni dei cosiddetti ‘malati’ potranno distorcere. Attraverso le parole è facile per il lettore percepire soprattutto lo sperdimento, la paura di fronte ad un inferno, il manicomio, dove frequenti sono le apparizioni divine nella purezza intatta degli incontri con l’altro. È bello sentire una che è stata etichettata come “diversa” parlare della diversità. Ci fa riflettere su quanto il vero inferno, la crudeltà, l’incapacità o la mancata volontà di capire non siano relegati nel manicomio ma vaghino fuori, nelle strade che percorriamo tutti i giorni, e siano sempre in agguato. Nelle aggiunte in margine la scrittrice esprime la propria fiducia nel virtuosismo delle nuove generazioni e si augura che siano in grado di capire anche la diversità e di non condannarla; e, certo, dopo aver chiuso l’ultima pagina dell’opera, ci si sente in grado di dare la propria parola che questo avverrà. Forse poi ci dimenticheremo di questa promessa, forse lasceremo che le parole lette si disperdano nel vento di cose più importanti o presunte tali; ricordiamocene invece, ricordiamoci di questa poetessa che ci ha lasciato la sua testimonianza del valore della diversità.

Di Francesca Ballin

IL MONDO NUOVO L’ultima fatica discografica de Il Teatro Degli Orrori si chiama “ Il Mondo Nuovo” ed è un concept album incentrato sul tema sempre attuale della migrazione, dei migranti, sulle condizioni variabili ma spesso disagiate di chi è costretto , per scelta o per necessità, a costruirsi una vita al di fuori dei confini della propria patria. Un progetto ambizioso e immerso nel sociale, che non ci sorprende essere figlio di una band che da sempre porta avanti la sua causa ideologica con vigore, come quando nel 2009 con la canzone “A Sangue Freddo” tratta dall’omonimo album, diffuse le vicende del poeta e attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa, ucciso nel 1995. La band capitanata da Pierpaolo Capovilla, frontman carismatico celebre per esser stato fondatore e membro dei One Dimensional Man , riesce a realizzare questo volere lasciandone trasparire una chiara idea di denuncia,portando l’ascoltatore in un’atmosfera musicale acida e violenta addolcita e allo stesso tempo inasprita ulteriormente dalle liriche poetiche e spesso ricche di riferimenti intellettuali di Capovilla. Ritmi serrati, chitarre distorte e tutti i crismi stilistici del rock pesante,ma suoni più morbidi rispetto ai precedenti album e addirittura presente una collaborazione con l’amato Caparezza e gli Aucan, punta di diamante dell’avanguardia elettronica italiana, “Cuore d’oceano”. Canzoni come “Rivendico”, “Martino” e “Non vedo l’ora” che per l’appunto, con le loro linee di basso distorte pungenti come lame, permettono a Capovilla di comunicare in modo molto più diretto, teatrale, dando una carica potente a questi pezzi. Il primo singolo estratto “Io Cerco Te” presenta un leggero ammorbidimento sonoro dello stile del gruppo veneto, ma come in “Skopje” si può chiaramente sentire lo stile dei loro capitoli precedenti. In “Gli Stati Uniti D’africa” invece si può sentire il lato più sperimentale dell’album , che colpisce molto ma delude un po’ nel finale, così come in “Vivere E Morire A Treviso” in cui però l’unione di arpeggi calmi, ritmiche elettroniche d’orizzonte glitch e reading musicale creano un prototipo che sorprende nell’insieme e porta una ventata di novità . “Cleveland-Baghdad” colpisce dritta al petto per il testo, che cerca di intuire i pensieri di un soldato e per le atmosfere calme omogeneizzate dal lavoro degli archi,molto presenti in questo pezzo. Non esiste riferimento più esplicito alla realtà sociale italiana di “Ion”, pezzo completamente acustico e commovente,con una attenta armonia di cori, che narra la vicenda di Ion Cazacu, 40enne piastrellista rumeno, che venne bruciato vivo dal suo datore di lavoro, un imprenditore italiano, colpevole di aver chiesto un contratto regolare ed espresso la sua intenzione di smettere di lavorare in nero, fiero della vita onesta che aveva condotto fino a quel momento. Infine i pezzi biografici “Monica”, “Pablo” e “Nicolaj”, che ci chiarificano ancora qual è l’argomento trattato dall’album,mettendo al centro le liriche. Un disco forse più commerciale dei precedenti, ma nella misura in cuiil gruppo è cresciuto: un disco che propone una musica che si fa strumento di protesta,fatto “d’ amore e di profonda coerenza intellettuale”, come lo stesso Capovilla ha dichiarato in una recente intervista.

Di Giacomo Mazzucato


Varietà

un caloroso abbraccio che pare abbia effetti miracolosi. Secondo quanto lei stessa racconta, una bella stritolatina tra le sue braccia poderose è assolutamente un toccasana perché, oltre a mettere di buon umore, aiuta anche a migliorare la stima in se stessi e ad affrontare al meglio la giornata. Insomma, non solo un valido sostituto del nostro caro Actimel, ma anche un vero business:

Vuoi sentirti diverso? Regala un abbraccio!

I

n questo periodo di crisi, salassi tributari e naufragi in senso più o meno figurato, non c’è da stupirsi se qualcuno, stanco del pessimismo

in questo periodo di crisi, salassi tributari e naufragi in senso più o meno figurato, non c’è da stupirsi se qualcuno, stanco del pessimismo, si inventa una trovata per far sorridere la gente. Questa persona è Amma, un’allegra signora indiana dal cognome impronunciabile ma dal sorriso contagioso che ha deciso di girare il mondo regalando a chiunque incontri, e intendo proprio tutti (sì, anche Mr.AscellaSudata e la nonnina senza denti),

questa signora infatti svolge questa attività da ben trent’anni e in tutto questo tempo ha sempre vissuto una vita agiata e serena, tanto che centinaia di persone da tutto il mondo hanno deciso di imitarla e di cimentarsi in quest’attività. Un ragazzo australiano ha fondato la Free Hugs Campaign, un’associazione che, tramite video pubblicati su YouTube, ha contribuito a far diventare quello dei “Free Hugs” un fenomeno di massa in cui qualsiasi persona voglia fare qualcosa di diverso e utile per gli altri, possa appendersi al collo un cartello, piazzarsi in un luogo pubblico molto affollato e diventare Hugs Doner per un giorno. Quindi, se anche tu vuoi esprimere quello che sei, dona un abbraccio o fai qualsiasi cosa ti renda unico, senza aver paura di sentirti fuori posto perché… è questo che fanno i veri cool!

Di Lisa LaMarra

Diverso? Il futuro! Siamo all'inizio di un nuovo anno, e dando per scontato che il 2012 non sia la fine del mondo, è giusto interrogarsi un po' sul futuro che ci aspetta. Sembra che molta gente veda negativamente il destino del mondo, e sembra anche che una buona percentuale dei pessimisti non abbia nessuna intenzione di sforzarsi per cambiare questa prospettiva. Che in verità si spaccino solo per pessimisti? Non credo, e quindi ho deciso di indagare questa passività che sembra affliggere le "nuove" generazioni. Con l'aggettivo nuove intendo le persone che hanno un'età minore rispetto agli attuali detentori del potere e della politica. Quindi anche fino ai 45 anni, siamo onesti. Uno dei problemi è l'assenza di una coscienza nelle persone. E non intendo ciò che chiamiamo senso di colpa, empatia, solidarietà o senso del giusto. Intendo più che altro l'essere coscienti che stiamo vivendo. Il fatto di conoscere la realtà totale del mondo grazie ai media, fa disperdere la nostra coscienza. Viviamo in attesa di una "nostra realtà", viviamo, per dirla in maniera poetica, astrattamente. Abbiamo inoltre la convinzione, erronea, che la gente vivesse meglio qualche decennio fa. Infine, siamo convinti che ciò che desideriamo sia per noi impossibile da ottenere, e perciò siamo pervasi da un certo disinteresse verso quello che non ci riguarda

concretamente. Ed è così, cari lettori, che arriviamo al tema principale di questo articolo. Ovvero alla fiacchezza politica che dilaga nella popolazione, così tanto diffusa che riesco a immaginarmi gli statisti del passato mentre si rivoltano nelle loro tombe, davanti a questa indolenza spirituale. La politica, in fin dei conti, è il mezzo con cui possiamo cambiare il nostro pessimistico futuro, eppure non sembriamo interessati a questa eccezionale possibilità. Le scuse per questo disinteresse sono tante, ma sono solo scuse, perché la politica è una realtà vicina a noi, a cui possiamo contribuire. Purtroppo la verità è che non abbiamo fiducia nei nostri desideri, che non crediamo più in ciò che diciamo di volere. Allora qual è la soluzione? Dunque, dobbiamo trovare nuovi modelli, scoprire nuove realtà. E soprattutto, dobbiamo abbattere la gerontocrazia, la timocrazia e la "mignottocrazia". Questi sono il frutto dell'incapacità e della mediocrità delle generazioni passate, senza ovviamente voler generalizzare. Non ha senso pensare a come la gente stesse bene qualche decennio fa, o a come sia impossibile fare qualcosa di decisivo, perché quello che conta è stare bene, adesso. E possiamo esserlo solo cambiando, costruendoci un presente diverso, per un futuro diverso.

Di Silvia Fregonese


La favola di Steven Bradbury, o come vincere un’olimpiade?

Ognuno di voi si starà chiedendo chi è l’amico Steven. Ebbene, si faccia i………. propri! Correva l’anno 2002 ed egli, Steven, si presentò per le sue ultime olimpiadi; pattinava ormai a stento, eppure aveva coraggio da vendere. Nessuno si permetteva di non portargli rispetto, in quanto era stata una sfumata promessa: da giovane, infatti, aveva conquistato un terzo posto ai mondiali ed altre scottanti posizioni nei più prestigiosi campionati. Ma quando si dice che la fortuna è cieca, si sottintende che la sfiga ci vede benissimo; infatti quasi giunto all’apice della sua carriera ebbe un brutto infortunio, dal quale però si rialzò con sfrecciante velocità e mirabile tenacia. Tornato, forse prima del tempo, nei campionati che contano fu partecipe di una carambola, che come presto potremo constatare sono molto frequenti nel suo sport, nella quale, purtroppo, venne tagliato all’altezza della femorale, perse litri e litri di sangue, un’infinità di mesi fermo per la riabilitazione, e poi l’inaspettata qualificazione alle olimpiadi. Riuscì miracolosamente ad arrivare fino ai quarti di finale in pattinaggio di velocità ma a questi livelli la sua preparazione fisica, nonostante il suo impegno, non era più sufficiente. Già in partenza spicca la superiorità degli avversari ma il nostro eroe, Steven, ci crede ancora, eccome se ci crede. In batteria sono in cinque, passano i primi due. Ultimo giro, parte la volata.

Story telling

Steven è ultimo, ma tutto il mondo sta aspettando la sua abbagliante volata, che non avverrà mai. Nemmeno una caduta che bloccò due atleti, facendolo arrivare terzo, gli permise di guadagnare la qualificazione; ma bensì furono i giudici che, squalificando il primo arrivato per scorrettezza, regalarono a Steven la gioia delle semifinali. Partenza delle semifinali, stessa modalità di qualificazione, stessa grinta di Steven, stessa carambola che fece cadere tre avversari. Così da ultimo si ritrovò secondo e qualificato! La finale olimpica, il sogno traguardo di ogni atleta, qui conta solo vincere non c’è niente oltre, solo un’infinita gloria! Steven scotta di adrenalina e voglia di rifarsi. Bang!! Sono partiti! Comunque vada il nostro eroe ha cambiato il suo destino ma a questi livelli, i vertici del mondo la tenacia e la volontà d’animo non bastano più. Steven prova e riprova a restare lì vicino al gruppo ma per fortuna, sua fortuna, non ci riesce; la sfortuna che la sua intera vita lo aveva circondato (i molteplici infortuni, le donne, i bulli a scuola……) sul gelido ghiaccio della pista di Vancoover non riesce a toccarlo, anzi all’ultima curva dell’ultimo giro provoca la caduta di tutti i concorrenti che sfrecciavano verso l’arrivo, tutti!!! Tutti tranne uno, che non sfrecciava affatto, sì lui! Il nostro eroe ,nonché mito e mentore, lui l’olimpionico Steven j. Bradbury!

Di Fulvio Longagnani e Filippo Urbinati

Il diverso Ogni giorno, la sua solita camminata per i corridoi. Le occhiate di tutti che gli trapanavano la nuca. Eppure era strano: le ragazze facevano un gran chiasso con i loro tacchi, troppo alti ma portati per sembrare grandi; eppure loro ricevevano solo qualche occhiata maliziosa o invidiosa. Nessuno le scrutava dall’alto al basso. I ragazzi invece passavano chiacchierando ad alta voce, si spintonavano, eppure anche loro non venivano fissati come lui. Ogni mattina controllava più e più volte la sua immagine riflessa nello specchio. Probabilmente era uno dei ragazzi della sua età che prestava più attenzione al suo aspetto. Nonostante questa sua attenta ispezione quotidiana, non era mai

riuscito a capire cosa in lui stupisse e scandalizzasse gli altri, così un giorno decise di intraprendere un’indagine. E da questa scoprì che tante cose potevano risultare ‘sbagliate’ in una persona: il colore della pelle, il suo peso, i suoi capelli, le sue preferenze sessuali, il modo di atteggiarsi e vestirsi e le frequentazioni, ad esempio. Trascorse così molto tempo a cercare di uniformarsi agli altri in queste caratteristiche, a quelli che stavano dalla parte giusta, che erano talmente perfetti in tutto da poter puntare il dito contro coloro che invece sbagliavano. Credendo di aver raggiunto il suo obiettivo, entrò a scuola più deciso che mai. Camminava a testa alta. Rag-

giunto il corridoio, rallentò la sua andatura, per cogliere meglio le reazioni di chi lo guardava. Ma col senno di poi avrebbe preferito non farlo, perché quegli sguardi non erano cambiati di una virgola: vi leggeva ancora scherno, stupore, come nei suoi era evidente l’imbarazzo. Ma come poteva sapere che,le sue lunghe orecchie d’asino potessero suscitare tanto sconvolgimento? Proprio quelle che lui vedeva in tutti gli altri, dai quali le aveva imitate. Quegli asini che giudicavano per il colore della pelle, il peso, i capelli, le preferenze sessuali, il modo di atteggiarsi e di vestirsi e le frequentazioni.

Di Caterina Almansi


Viaggi

U

Missione speciale India

na tiepida mattina del 3 Novembre 2011, quattro fortunati rappresentanti del Foscarini accompagnati dalle professoresse Sartorio e Cavagnin, sono decollati alla volta di Nuova Delhi. Dopo essersi imbattuti in strani passeggeri e aver trascorso più di 10 ore tra aerei e aeroporti vari, sono finalmente giunti nella caotica, affollata, colorata, variegata ma soprattutto terribilmente calda India. Dopo essere stati accolti dalla Modern School di Nuova Deli, i nostri fantastici quattro foscariniani hanno dato il via a quella che sarebbe stata un esperienza davvero indimenticabile. A seguito della sontuosa inaugurazione del Summit CDLS 11 (Community Develoment & Leadership Summit) a cui hanno partecipato più di 300 ragazzi provenienti da ben 18 nazioni diverse, sono iniziate le attività di questo prestigioso progetto. Fin dai primi giorni è stato possibile conoscere, apprezzare ed ammirare le meraviglie di questo paese ma anche aprire gli occhi sui suoi lati meno affascinanti. Una delle esperienze più incredibili è stata certamente la visita al Taj Mahal. Come si potrebbe omettere la descrizione del tragitto (che più sembrerebbe un Odissea!) da Nuova Delhi ad Agra?! Separata da soli 200km, Agra sembrava una meta velocemente raggiungibile e invece& tra mucche, scimmie, viandanti, mendicanti e vari personaggi alquanto ambigui, il viaggio si è protratto per oltre 6 ore! Certo, ne è valsa la pena: il bianco splendente di questo mausoleo e la sua perfezione architettonica hanno ripagato anche la noia delle successive sei ore di ritorno. Nei giorni seguenti si è dato il via ad una serie di interessanti e sfarzose conferenze sul tema dello sviluppo della società, della comunità, dei valori del nostro mondo, ma anche dell ambiente. Peccato che durante la maggior parte di queste formali riunioni, in alcuni momenti i quattro delegati si scambiavano occhiate di sconforto per la difficoltà di comprendere quella lingua che più che inglese pareva un miscuglio con l’indù!! Tuttavia quello smarrimento era condiviso da più di qualche delegazione, non solo dai ragazzi, ma anche dagli insegnanti, e questo ha sollevato di gran lunga i poveretti che avevano iniziato a pensare di essere come dei pesciolini fuor d acqua. Ma niente paura, perché a spruzzare sempre una bella dose di risate ha provveduto in

più di qualche volta il Signor Andrea T. Solo per dare un piccolo assaggio delle sue avventure, non si può non ricordare, tra le numerose passeggiate al mercato, quella in cui il nostro caro delegato ha superato qualsiasi tipo di truffa su oggetti e prodotti vari! Nel vederlo arrivare carico di borse e sacchetti, le tre amiche hanno più volte tentato di frenare questa shoppingmania ma non c’era niente da fare! Ad ogni uscita gli acquisti -e che acquisti!- si facevano sempre più numerosi e pesanti, tanto che ormai iniziavano ad essere addirittura superflui come souvenir; d’altronde si sa, quando si prende gusto a fare qualcosa... Nel frattempo, tra una lezione di yoga e una dimostrazione di danza indiana, sono stati organizzati laboratori di gruppo, giochi e attività all aria aperta, volte alla riflessione su tematiche come la fame nel mondo, il sottosviluppo, le catastrofi naturali, la pace, la collaborazione tra le nazioni e così via. Per di più c’è stata anche una sorprendente uscita alla Blind house, una scuola dove i delegati hanno potuto parlare, discutere e conoscere alcuni ragazzini ciechi, capire come riescono a leggere, suonare strumenti musicali ma anche usare il computer! E poi, che dire di quelle cene e quei pranzi favolosamente lussuosi, ricchi di ogni ben di Dio, dove i nostri cari amici hanno potuto assaggiare le più svariate pietanze tipiche! Le lunghe tavolate erano colme di cibo, dal buon pane morbido alle terribilmente piccanti zuppe e carni, che solo ad un primo assaggio hanno quasi causato il soffocamento di una innocua assaggiatrice italiana, forse troppo ben abituata all ottima cucina nazionale!! Tuttavia questa estrema ricchezza faceva risaltare maggiormente la ben più diffusa povertà, facilmente trovabile anche dietro l’angolo di ville e palazzi prestigiosi. Infine i quattro viaggiatori si sono resi conto della straordinaria occasione capitatagli, ritenendosi estremamente fortunati di questa emozionante avventura, che non solo li ha resi consapevoli delle più diverse facce del mondo che convivono tuttora in paesi come l’India (e non solo) ma che li ha anche fatti tornare a casa con un bagaglio di esperienze difficilmente dimenticabili.

Di Claudia Donà e Gioia Stefinlongo


Giochi 1

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Orizzontali 1.E’ cinerino – 6. Organismi Geneticamente Modificati – 9. Il regno di Minosse – 10. Si usano per far rinvenire 11. L’ arte latina – 12. E’ un attimo di follia – 14. L’ arnese del chirurgo – 16. Esempio – 17. Si deposita sui denti – 18. Portata meno porta – 19. La I greca – 20. Il coach della nazionale – 21. Con C fanno un trio – 22. Fa provincia con Tempio– 24. Montagne calabresi – 26. Fornisce luce in Italia – 27. Viene trainata da una muta – 29. Non qui – 30. Componeva antichi versi – 31. Incantesimo.

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Verticali 1. Il nemico di Moby Dick – 2. Facilmente suscettibile – 3. Folla – 4. Fuori discorso – 5. Famoso manga giapponese – 6. Il centro di boato – 7. La colla inglese – 8. Reginetta di bellezza italiana – 10. Figura geometrica curvilinea – 13. Il campo allestito – 15. Macinato – 18. Lo è l’ IMU – 20. Sono solcati dagli uccelli – 23. Benevento – 25. Mantello litosferico – 28. Sono in anglosassone.

Sudoku

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Oroscopo

Di Erica Fuga


Ipse dixit -PROF.BERLINI: “Dopo aver studiato latino e greco che cosa può spaventarci nella vita?” -PROF.MELILLO: “Dopo questo compito Babbo Natale dovrebbe denunciarmi per la mia bontà” -PROF.ZAMPIERI: “Sono più vecchia dell’uomo mascherato! Voglio andare in pensione!” -PROF.PALOSCHI: “Non dovete mettere le mie foto su facebook! Per fortuna sonobellissimo!” -PROF.PALOSCHI: “Ma Irene non puoi bere il tè in classe! Adesso lo prendo e lo bevo io…” ALEX: “Ma anche io voglio il tè!” PROF.PALOSCHI: “Vuoi me? Lo so Alex, ma non possiamo, sono sposato” -PROF.PALOSCHI: “Emanuele so che ti piaccio ma non riuscirai ad avermi!” -PROF. TREVISAN: “Ma avete bisogno di un Premio Nobel per la fisica per fare questo esercizio?” -PROF. MADARO: “Dove l'hai letto questo?" GIOVANNA: “Nel libro” PROF. MADARO: “Mostrami dove!” GIOVANNA: “No, non in questo..” MADARO: “In un altro? Un libro segreto?” - ARIANNA: “E questa è una relativa impropria..” PROF. CALEBIRO: “E' talmente impropria che non è neanche una relativa” - STEFANO (istruttore di arrampicata): “ Oggi arrampichiamo con i percorsi a colori...” BARNABA: “No!” PROF. GALVAN: “Puoi far finta di essere daltonico” -PIETRO: “Leucate è in Grecia? Sul confine?”

PROF. CALEBIRO: “Talmente sul confine che non è neppure in Grecia..” -PROF. GOTTARDI: “Leopardi e Schopenhauer si sono chiesti l’amicizia su facebook e hanno fatto il gruppo: “siamo tutti sfigati” ” -PROF. GOTTARDI: “Siete delle merdacce! E posso confermarlo anche sul Lanx!” -PROF. ZAMPIERI: “Odio quelli che guidano con il cappello e mostrano le montagne alla moglie!” -PROF. PALOSCHI: “Margherita non fare la spiritosa.. Pagherai tutto alla fine!” -PROF. GOTTARDI: “Enrico l’arrampicata sugli specchi è sempre stato il tuo sport preferito!” -PROF. GOTTARDI: “Kierkegaard dice che il matrimonio può rendere felici, infatti lui non si sposa” -PROF. SABBADIN: “Patata lessa che non sono altro!” -PROF. GOTTARDI: “Godo nel vedere le vostre facce spaurite!” -EMANUELE: “Per non suicidarsi bisogna andare in sud-Italia” -BOULOS: “All’esame mi faccio esplodere!” -PROF. GOTTARDI: “Kantiano, hegeliano…” CASALI: “Saviano..” -PROF. GOTTARDI: “Perché nel compito nessuno ha parlato degli indiani? ” ERICA: “Perché la loro storia ci fa soffrire” -MARGHERITA: “Gli austriaci parlavano austriaco” -PROF. LA GRASTA: “E’ una caratteristica che abbiamo già trovato in un grande poeta” LORENZO: “Moccia!” -PROF. CALEBIRO: “Bene chi mi legge un altro commento?...Maria!” MARIA: “No, la prego prof, sto mangiando!” -PROF. CALEBIRO: “Come siamo a religione romana?” BARNABA: “Si… praticante..”

Di Isotta Conte

Posta!!! IUS PRIMI CAFFè Si sa, noi alunni ci sentiamo spesso e volentieri tiranneggiati dai professori. Costoro fanno pesare la loro autorità tanto alla lavagna, quanto alla macchinetta del caffè. Possibile? Ebbene sì. L’alunno M. ha testimoniato in proposito. E’ risaputo che la coda alle macchinette sia sempre chilometrica, soprattutto perché raramente entrambe sono funzionanti. All’inizio della ricreazione studenti, insegnanti, segretari, bidelli (?) e chi più ne ha più ne metta, si apprestano a perdere dieci minuti (se non di più) nell’attesa. M., una volta giunto il suo agognato turno, si è visto brutal-

IL MISTERO DEL LANX PERDUTO Il Lanx ha avuto un enorme successo. Certo, per chi ha avuto l’onore di leggerlo. Sfortunatamente gli alunni di IID no. La loro legittima copia del giornale è stata loro slealmente sgraffignata il giorno stesso della sua uscita.

mente spodestare da ben due professoresse. Il poverino le ha guardate alquanto sconvolta, ma una di queste, per niente crucciata, anzi trionfante, ha sprezzantemente asserito: ”Sono un’insegante… posso!”. E così il sventurato ragazzo è mestamente tornato in classe, senza caffè e senza onore. Fino a che punto i professori possono approfittare della loro posizione? Quousque tandem abutere, magistri, patientia nostra? Di Brancaleone e Panda furioso

Inutile dire che sono fioccati parecchi sospetti, alcuni dei quali estremamente fondati, ma non sono riusciti a riaverlo. Siamo felici che il “nostro” lanx sia stato apprezzato, purtroppo noi non possiamo dire lo stesso! La IID



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