LA PAGINA DI CAMPALTO

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APRILE 2013 Anno IX N° 117

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

STUDIARE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ATTRAVERSO IL TERRITORIO Riceviamo dagli alunni della terza C della scuola media A. Gramsci di Campalto, e volentieri pubblichiamo, le loro impressioni sulla visita alla mostra “C’erano una volta i dirigibili” esposta alla Pascoli alla fine dello scorso anno. Ringraziamo la professoressa Paola Soligon che li ha guidati alla scoperta di questo nostro pezzo di storia. (segue a pagina 2)

In questo numero: studiare la prima guerra mondiale attraverso il territorio_ca’ noghera: piccolo paradiso di tranquillità_quando eravamo piccoli_cercasi traduttore_puliamo le barene di campalto_parlando di beneficenza, esiste un’industria della carità_irretiti dalla rete_budapest: andata e ritorno nell’italia del futuro_ci sono anch’io_rilassiamoci.


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Gli alunni della 3° C della scuola media “A. Gramsci” di Campalto La visita alla mostra fotografica riguardante i Dirigibili a Campalto è stata l’inizio del percorso sulla 1° guerra mondiale: nel corso delle ore settimanali di storia abbiamo scoperto quanto sia stato importante il nostro territorio veneziano, in un evento bellico che pur è stato mondiale. Molti non sanno che già dal 1914 tutto il nostro territorio era in stato d’allerta perché vicino al confine con l’Austria. Molti non sanno che il primo atto con cui l’Italia entrò in guerra fu il telegramma inviato dal generale Cadorna la sera del 23 Maggio 1915, alla base dei dirigibili di Campalto, con l’ordine di bombardare Lubiana. Molti non sanno che a Mestre arrivarono da subito moltissimi feriti dal fronte dell’Isonzo, infatti già da metà luglio 1915 gli ospedali di Mestre non bastavano ad assistere tutti i soldati. Molti non sanno che le donne lavorarono nelle fabbriche belliche presenti nel nostro comune, guidarono i mezzi pubblici, curarono i soldati, contribuendo così a vincere la guerra. Molti non sanno che Hemingway, scrittore americano, venuto in Italia per combattere come

volontario, passò per Mestre, snodo ferroviario importante tra il fronte e il resto del paese. Molti non sanno che a Marcon fu costruito un campo da volo, fra i più grandi e i più importanti di quelli edificati al di qua del Piave, oggi unico campo rimasto in tutta Europa. Molti non sanno che in onore ai soldati di Campalto caduti, fu eretto un monumento, che oggi noi possiamo vedere, davanti alla chiesa di San Martino. Tutte queste informazioni le abbiamo scoperte grazie ai volontari che hanno organizzato la mostra sui dirigibili e ai libri specifici che ci hanno proposto, non certo attraverso i nostri libri di testo. Ci siamo sorpresi dell’importanza del nostro territorio; leggendo il libro di storia, la guerra sembrava molto lontana da noi e dalla nostra città e invece non lo è stata. Abbiamo capito l’importanza di conoscere la storia locale, altrettanto importante della Storia descritta nei libri: per questo ci piacerebbe che qualcuno scrivesse un libro sulla storia contemporanea del nostro territorio, pensando a noi ragazzi.

Ci sono due libri recenti che parlano del nostro territorio: il primo è “Dal CEP al Villaggio Laguna”, uscito nel 2010, che racconta la storia della nascita del Villaggio Laguna; libro scritto da vari autori/autrici facenti parte dell’associazione Blog Territori e Paradossi; il secondo è opera di Claudio Pietrobon “Quadri per una storia di paese – viaggio nei ricordi di Campalto”. Noi della “Pagina” lanciamo una sfida agli alunni della 3C ed agli altri giovani delle scuole del nostro territorio: scrivano loro ciò che sanno, che pensano, che vorrebbero; raccontino i loro desideri, svelino i loro segreti, facciano capire ciò che in questo territorio li preoccupa e ciò che li entusiasma. Dicano ai loro insegnanti che accettano questa sfida! E questa sfida sarà anche nostra: come Pagina di Campalto e come Associazione Blog Territori e Paradossi ci impegniamo a fornire il supporto necessario per portarla a termine coinvolgendo le altre Associazioni del territorio e chiunque avrà il piacere di dare una mano. La Pagina di Campalto

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CA’ NOGHERA: PICCOLO PARADISO DI TRANQUILLITà di Martina Pellizzer La maggior parte di noi associa il nome di Ca’ Noghera a quello del Casinò di Venezia, aperto in terraferma nel 1999, ma in realtà questo piccolo paese ai confini del nostro Comune ha un storia interessante da raccontare. Come prima cosa noghera in veneto vuol dire noce e il paese prende il nome da una vecchia trattoria dove c’era un grande albero di noci. In epoca romana era uno degli snodi più importanti per i commerci, in quanto situato ai confini della via Annia e nelle vicinanza di Altino. Nel Novecento sono stati rinvenuti infatti molti reperti archeologici del periodo a testimoniare la presenza romana nel territorio. Dopo un periodo di abbandono e degrado, grazie all’intervento della Serenissima Ca’ Noghera ha riacquistato stabilità e oggi è diventato un piccolo angolo di paradiso per i suoi abitanti. Moltissimi campi a circondare il centro del paese che ha il suo cuore nella Chiesa di Santa Caterina, oggi affidata

alle mani del diacono, in quanto non c’è la presenza di un parroco. Descrivendola in questo modo Ca’ Noghera non è molto diversa da Campalto, ma il suo territorio non è ancora stato invaso dall’espansione edilizia che ha fatto perdere al nostro paese quella tradizione agricola dalla quale è nato. Non dobbiamo dimenticare che Ca’ Noghera è più lontana da Venezia e non è sicuramente un paese di passaggio. Per chi ci vive da sempre, il piccolo paese ha i suoi pro e i suoi contro: la mancanza di servizi adeguati, una sola linea di autobus, la mancanza di scuole e negozi che si trovano nella vicina Tessera, spinge gli abitanti a trasferirsi nei paesi vicini, ma allo stesso tempo qui ci sono un serenità e una pace che nonsipossono ottenere in nessun altro luogo. Per questo motivo Ca’ Noghera è una piccola perla di paradiso nel nostro territorio.

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QUAND’ERAVAMO PICCOLI Di Giuliano Brandoli e Gianfranco Albertini

Le persone “diversamente giovani”, come si sa, a volte si abbandonano a raccontare com’era la vita ai loro tempi, mescolando nel racconto orgoglio, insegnamento e nostalgìa. Anche se io cerco di trattenermi poichè i “giovani veri” ascoltano questi ricordi, quando va bene, con benevola accondiscendenza, voglio in questo caso farvi partecipi di queste reminiscenze confidando nella vostra pazienza. Parlo dei primi anni ’50 quando iniziai ad andare a scuola: erano gli anni del dopoguerra e le persone ne erano uscite stremate; ma l’incubo era finito e via via prendeva forza la voglia di ricostruire quella serenità di vita scomparsa da tanti anni. Non era però scomparsa la dignità,

La mia prima bici, anzi le mie prime bici, sono state quelle degli altri. Era la metà degli anni ’50 e i miei genitori pensavano, forse a ragione, che il centro di Milano non fosse il luogo ideale per far scorrazzare in bici un giovane sciagurato. Così, quando andavo dai nonni in campagna, qualsiasi due ruote trovassi era adatta per conquistare un po’ di libertà: nelle risaie a pescare le rane o alla ricerca di rami adatti a diventare arco e frecce. Poteva essere la bici coi freni a bacchetta della zia e, quando nessuno se ne accorgeva, la supersportiva del cugino, coi cambi Campagnolo e il manubrio “Condorino”. La pedalata non era certo delle più ergonomiche visto che non si raggiungeva il sellino. Finalmente venne

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il valore di sacrifici volti a ricostruire sicurezza e futuro. E ricordo che i miei, anche nei piccoli gesti, mi educavano a pensare al futuro: spegni la luce Giuliano… non lasciare l’acqua aperta… hai messo da parte le cento lire che ti ha regalato nonno Giulio? Mettevo da parte le mance perché, a scuola, c’era una gara tra classi su quella che riusciva ad accumulare più risparmio: ogni bambino a fine anno poteva aprire a proprio nome un “libretto” presso la Cassa di Risparmio che premiava, appunto, la classe più risparmiatrice. E ricordo anche che sui soldi depositati venivano corrisposti degli interessi, anche per somme di qualche migliaio di lire. Tornando al presente intravvedo raramente questa preparazione al futuro, ne’ dal punto di vista educativo ne’ da quello progettuale: nessuno si sogna più di far spegnere al proprio figlio la luce quando non serve o la televisione quando non la si guarda. Tutto deve essere ora, subito! Dalle stelle alla merda, e viceversa, in un minuto; ricchi e poveri, politici e politicanti, manager ed intellettuali. Solo le banche hanno continuato a pensare al proprio futuro (che non è il nostro): sessant’anni fa riconoscevano un interesse sui soldi depositati, oggi, tranne qualche raro e bizzarro istituto, si fanno pagare per usare il nostro denaro. Immaginiamoci un futuro, evitando però di prenderle ad esempio!

il giorno della mia “vera” prima bici. Una mattina di giugno, finite le scuole, ero con papà nella gloriosa fabbrica Cinelli: si stava per compiere un danno irreversibile. Infatti, correndo per i marciapiedi non ancora intasati di auto in sosta, nel giro di poco tempo avrei centrato un garzone che trasportava prodotti farmaceutici e, pochi giorni dopo, una Alfa Romeo Giulitta sprint che improvvidamente usciva da un garage. Il tutto corredato da ampie abrasioni sanate con un’alluvione di alcool a 99°. Erano forse segnali che la bici non faceva a caso mio? Sono passati oltre 50 anni ma continuo a pedalare con gioia, cercando comunque di evitare automobili e scatoloni di medicinali…

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CERCASI TRADUTTORE di Chiara Foffano

Anche gli annunci a Campalto sono cambiati. La mia curiosità è inciampata in un foglietto bianco incollato ad un palo, scritto in cinese probabilmente. Di leggibile per me c’è solo “Mestre” ed un numero di cellulare, forse la proposta di un affitto o la vendita di un negozio. Quando andavo alle medie, ai pali c’erano annunci di imbianchini, idraulici e qualche signora disposta a stirare o fare le pulizie. Iniziando a lavorare, alla fermata del bus per Venezia, leggevo di badanti con molta esperienza, flessibili in orari e ricompenso, pur di vivere qui ed aiutare i loro famigliari in Romania o Ucraina. Ora questo “disegno”, per me incomprensibile ed affascinante, che potrebbe voler dire tutto e niente. Magari c’è semplicemente scritto “scemo chi legge”, come gli schizzi che si facevano da piccoli nei bagni del cinema, il sabato pomeriggio! E’ anche questa una delle mille espressioni della globalizzazione: trovarsi insieme in una nazione che non è la tua, cercare i tuoi “simili” per respirare aria di casa, cercare le radici della propria terra anche se lontana. Rivolgersi solo a chi capisce la tua lingua per preservare il valore prezioso del gruppo, della comunità. Lo trovo curioso, quanto di più a Campalto. Penso alla grandezza della Cina e all’accoglienza del nostro territorio e mi fa sorridere, perché chi se lo sarebbe immaginato che il mondo fosse così grande da entrare anche in una piccola cittadina come la nostra?

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PULIAMO LE BARENE DI CAMPALTO di Francesca Rismondo

Le barene sono uno degli ambienti più tipici della laguna di Venezia: proteggiamole! I dati attuali indicano una diminuzione della superficie lagunare occupata da barene allarmante: nel 1912 la copertura di questi ambienti era di 158 km2 mentre nel 2003 si è ridotta a 47 km2 (fonte L. D’Alpaos, corso sulla laguna di Venezia, 2011-2012). Chissà dieci anni dopo, cioè ora, qual è la sua estensione… Tale diminuzione è dovuta a numerosi fattori, primo fra tutti la minore deposizione di sedimenti in laguna, dovuta a un aumento dell’erosione e un minore apporto di sedimenti dai fiumi, il cui flusso è deviato o ostacolato da dighe. Da non sottovalutare inoltre come cause di tale fenomeno i numerosi interventi dell’uomo sull’ambiente lagunare, che portano progressivamente a una marinizzazione della laguna. Le barene di Campalto sono attualmente tra le più estese e meno erose e sono importanti ambienti per la conservazione della biodiversità di specie tipiche della Laguna di Venezia, quali i “caparossoli dal scorso fin” (Scrobicularia plana) e le “Palostreghe o nacchere”

(Pinna nobilis) che formavano vere e proprie praterie (forse i più anziani se le ricordano ancora…). (L.Mizzan, corso sulla laguna di Venezia 20112012) Queste specie rischiano di scomparire perché vengono soppiantate dalle più competitive specie esotiche (come la vongola filippina). Le barene svolgono anche la funzione di protezione delle superfici emerse e dei canali e sono un’importante elemento drenante per il territorio circostante. In questo scenario quindi è importante l’attività proposta dal WWF Venezia-Miranese, in collaborazione con La Salsola, di visite guidate alle barene di Campalto. Sabato 20 aprile viene proposta anche la pulizia, da parte di chi volesse partecipare, di questo ambiente peculiare e importantissimo. I rifiuti, principalmente di plastica, sono spinti dal vento fino alla base dell’argine dell’Osellino. È necessario un vestiario comodo, bottiglia d’acqua, cappello, guanti da lavoro, e tanta buona volontà di tutelare e valorizzare l’ambiente che ammiriamo al di là dei nostri giardini di casa!

VISITE GUIDATE IN BARENA DI CAMPALTO Sabato 13 Aprile ore 14.30 - partenza da Parco san Giuliano (ingresso principale) “la Barena di Campalto e Tessera: in bicicletta alla scoperta dei suoi segreti” Organizzata in collaborazione con FIAB Mestre - Amici della Biciletta.

Mestre Amici della Bicicletta

Sabato 25 maggio ore 17.30 - Passo Campalto Visita guidata: “la barena elemento fondamentale nell’interscambio terra-acqua” sabato 31 agosto ore 16.00 - Passo Campalto Visita guidata: “ i colori della laguna, fioritura di una vegetazione rara”

Sabato 20 aprile ore 14.30 Pulizia della Barena Per info: barene@wwfvenezia.org

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Tel. 3312953467

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www.wwfvenezia.org


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PARLANDO DI BENEFICENZA, ESISTE UN’INDUSTRIA DELLA CARITà? Di Romena Brugnerotto Non potete non averli incontrati: parlo di quei ragazzi che, posizionati tra il Centro le Barche e Piazza Ferretto, vi vengono incontro con un sorriso e vi chiedono una mano per le varie associazioni impegnate nel terzo settore, da Emergency a Greenpeace solo per citarne alcune. Avrete certamente notato che, negli ultimi anni, c’è stato un intensificarsi di queste campagne: tali momenti rappresentano però solamente la punta di un iceberg di situazioni molto più articolate, di vere e proprie campagne di comunicazione e marketing per raccogliere fondi a favore di un progetto sociale. Vi siete mai chiesti quanto costano queste campagne? Quanti soldi, raccolti dalle persone, vadano effettivamente a favore di quel progetto, di quelle persone che hanno bisogno, di quei bambini adottati nel “terzo mondo”? Una risposta cerca di darla Valentina Furlanetto, giornalista de Il Sole 24 ore che nel libro “L’Industria della carità” raccoglie storie e testimonianze sul volto nascosto della beneficenza (la prefazione è di Padre Alex Zanotelli, per anni in prima fila nelle missioni in Africa). Le storie ve lo assicuro fanno venire i brividi perché se da una parte è quasi logico che per raccogliere dei soldi sia inevitabile anche spenderne per

comunicare il tuo progetto alle persone, dall’altra la percentuale di soldi spesi nei bilanci delle associazioni è veramente importante. Ancor più difficile da comprendere è come tante associazioni che raccolgono fondi non pubblichino dei bilanci annuali per rendere pubblico come hanno speso i soldi. Le storie delle adozioni internazionali sono, se si può, ancor più inquietanti: bambini, che non sono affatto orfani ma che organizzazioni sottraggono con l’inganno alle famiglie per farli adottare da coppie in cerca di un bambino a cui voler bene che non hanno certo l’intenzione di allontanare un bambino dai suoi genitori. Bambini a cui viene imposto di dichiarare anche meno anni di quelli che effettivamente hanno. Una lettura secondo me da fare, per essere più consapevoli delle nostre scelte. “Infine sarebbe sbagliato, se, arrivati fin qui, vi forse convinti a non donare più un euro, a scansare il banchetto con l’azalea e a non fidarvi più di nessuno. Se, però, quando qualcuno vi chiederà dei soldi per una buona causa, non guarderete solo l’immagine del bambino su tramonto africano raffigurata sul dépliant, ma controllerete soprattutto la serietà e i conti di quella associazione, allora queste pagine avranno avuto un senso”.

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parliamone...

irretiti dalla rete Di Gianfranco Albertini

Tra le nazioni europee l’Italia occupa una delle ultime posizioni per la diffusione di Internet: la banda larga e i collegamenti tramite cellulare coprono a macchia di leopardo il territorio e i costi sono ancora elevati. Ciò si scontra con l’invito (in certi casi l’obbligo) a usare la rete nei rapporti con le pubbliche amministrazioni che si sta sempre più diffondendo. Ma nonostante queste difficoltà sta crescendo in maniera esponenziale il popolo che si nutre avidamente alle mammelle di Google o divora “App” come fossero tramezzini. Assistiamo così alla nascita di una nuova generazione di “tuttologi” che cercano in rete la soluzione ad ogni problema. Vuoi dimagrire? Trovi la dieta che prescrive certe indicazioni ma trovi anche quella che dice precisamente il contrario. Vuoi coltivare un olivo sul terrazzo, oppure fare il pane in casa o semplicemente sapere che tempo farà domani? Clicca col mouse e avrai risposte di ogni tipo senza però alcun criterio di discernimento. Bufale e cose serie si rincorrono all’impazzata sul web. Se poi aggiungiamo i social network (Twitter, Facebook, Skipe e chi più ne ha più ne metta) scopriamo quanto sia facile, nascondendosi dietro gli pseudonimi più vari, sparare sciocchezze, offendere la gente, dare prova di scarsa attitudine con la nostra lingua arricchendo di “orrori” ortografici i commenti agli articoli dei giornali; in conclusione una pregevole dimostrazione di infimo livello culturale. L’avvento di Internet è stato certamente uno dei fenomeni più importanti

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di quest’ultimo quarto di secolo, ma spesso rimpiango i tempi in cui valevano i consigli della nonna, la gente si confrontava parlando e guardandosi in faccia, i giovani si riunivano, sognavano grandi progetti per il futuro, si conoscevano. Analizzando anche superficialmente il fenomeno, è facile capire come uno strumento nato per unire, per far correre più velocemente le notizie e i pensieri, si stia trasformando in un pericoloso strumento di disgregazione sociale, di separazione tra le classi. Mi chiedo se sia democratico e indice di libertà usare per la propria comunicazione, vedi M5S, esclusivamente la rete nella consapevolezza che milioni di cittadini non possono, o legittimamente non vogliono, accedervi. Ho il sospetto che ci si trovi di fronte all’ennesima esperienza in cui tanti possono esprimersi senza però il riscontro di essere ascoltati, aprendo la strada a forme di totalitarismo già fin troppo note e tentativi di legittimazione popolare di progetti imposti dall’alto, senza confronto, senza contraddittorio, senza condivisione. Che facciamo, cerchiamo la risposta su Google?

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parliamone...

BUDAPEST: ANDATA E RITORNO NELL’ITALIA DEL FUTURO di Elena Brugnerotto

Mentre in Italia si delinea il nuovo governo, il mio weekend a Budapest è una finestra sul futuro del nostro paese se le cose non dovessero andare per il verso giusto. Un week end all’estero non ti fa staccare totalmente la spina della quotidianità. Durante la visita della città straniera il paragone con il paese da cui si proviene è forte. Lo stato d’animo che si ha influisce inevitabilmente sulla percezione del mondo che ci circonda. Soprattutto in questo momento in cui la monetina del destino dell’Italia sta ancora roteando in aria. Su una faccia crisi, peggioramento della situazione, sacrifici; sull’altra risveglio, nuovo impulso economico, cambiamento. Tra qualche mese la monetina ci cadrà sul palmo della mano decretando il futuro dell’Italia, ma nel frattempo rotea in aria, lasciandoci in questa preoccupante incertezza. Vi racconto quindi Budapest, un salto nel futuro nell’Italia che nessuno si augura. Mi piace assorbirle le città che visito, guardare bene i particolari, abbassare lo sguardo dalle bianche cattedrali lucenti e vedere ad altezza occhi. Lo spettacolo di vita che Budapest propone sono vetrine impolverate, senzatetto sotto i portici, mezzi pubblici degli anni ‘50. Si respira un aria pesante: la crisi non dà tregua. Come il bel Danubio blu non si può più definire ne’ blu ne’ bello, anche la città in generale soffre di marmi anneriti che avrebbero bisogno di restauri, trasporti da rimodernare e negozi da riaprire. Come ho avuto modo di osservare anche nei miei ultimi viaggi a Madrid e Lisbona, il susseguirsi di negozi chiusi è un chiaro indice del fallimento dell’economia. Se le grandi imprese chiuse nelle periferie delle città sono invisibili agli occhi e rende bene il detto “occhio non vede, cuore non duole”, serrande abbassate e vetri rotti nelle vie del centro sono un’immagine forte per il turista che alza gli occhi dalla sua guida Lonely Planet. Per fortuna in Italia non siamo ancora a questi livelli pensavo, poi recentemente sono passata per Mestre in Via Cappuccina e ho visto che non siamo distanti... Ma l’Ungheria come ci è cascata in questa crisi? Loro dicono che l’entrata in Europa li ha fregati. Gli investitori stranieri che, quando le porte si sono aperte, hanno comprato industrie

ungheresi e creato posti di lavoro, adesso se ne vanno lasciando il paese che non hanno mai amato ma che hanno sfruttato finché è stato conveniente. Anche in Italia è così, ma oltre a quelle straniere anche le imprese italiane scappano all’estero... Dopo due similitudini, generaliste se volete, ma che impongono una seria riflessione su che fine vogliamo fare, tocchiamo il tasto più dolente: la soluzione della politica. Nello sfarzosissimo parlamento ungherese, che non ha niente da invidiare al Palazzo di Westminster, i partiti di mediazione stanno soccombendo sotto un risveglio di riscatto nazionale fortissimo. Quello che chiedono gli ungheresi sono azioni concrete per riabilitare la credibilità nazionale e meno ingerenze dell’Europa sull’economia. Mi suona famigliare questo pensiero visto che anche in Italia l’era della politica dei compromessi con l’Europa sembra giunta al termine... Torno a casa e spero veramente che la realtà che Budapest sta vivendo non sia stato un viaggio temporale nel futuro dell’Italia. Nel frattempo sono stati eletti i Presidenti di Camera e Senato: Laura Boldrini e Pietro Grasso. Lei da anni impegnata in missioni umanitarie, lui un rispettabilissimo magistrato antimafia. Ho la speranza che siamo ancora in tempo per scrivere le sorti del nostro paese. Forse può ancora andare a finire bene.

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VI SEGNALIAMO

CI SONO ANCH’IO Le esperienze e i sogni di minori stranieri non accompagnati raccontati con la fotografia

“CI SONO ANCH’IO” è il titolo della mostra fotografica curata da Marta Casarin che si terrà dal 6 al 14 Aprile 2013 presso l’oratorio di Villa Simion a Spinea (VE). L'esposizione fa parte del progetto di “photovoice” della giovane studentessa che ha coinvolto un gruppo di minori stranieri di nazionalità bengalese, kosovara e albanese, che sono giunti e vivono tuttora in Italia senza genitori o altri familiari responsabili della loro cura presso il centro di accoglienza di Tessera. “Photovoice” è una metodologia di ricerca che vede la fotografia associata all’azione sociale partecipata con obiettivo di dare ai ragazzi la

possibilità di condividere con un’audience eterogenea le loro esperienze passate e presenti e dare voce ai loro sogni e alle loro speranze attraverso immagini auto-prodotte. I minori stranieri non accompagnati rappresentano una delle fasce più vulnerabili della nostra popolazione e la possibilità di condividere i loro pensieri, attraverso una mostra delle immagini da loro prodotte, con una cittadinanza interessata e sensibile ai loro bisogni rappresenta il traguardo di questo progetto. Un’occasione per dare un senso all’impegno che questi ragazzi stanno dedicando alla loro sana integrazione nel nostro paese.

CENTRO POLIFUNZIONALE “PASCOLI” Dopo un lungo intervallo per i lavori di dipintura del centro polifunzionale “Pascoli”, il 27 marzo è stato presentato e raccontato il libro “Accabadora”. Si continuerà con 2 letture, una a fine aprile e l’altra nella seconda quindicina di maggio. Date e titoli saranno esposti nella bacheca del centro. Incontri previsti per aprile: ----

10 aprile ore 15.30: “le piante succulente” - a cura della dott.ssa Patelli 11 aprile ore 20.30: “girando il mondo - la Rif Valley” 24 aprile ore 17.15: “i disturbi dell’apprendimento” a cura della dott.ssa Maria Teresa Palmas

Coordinatrice degli incontri Caterina Albano, referente del centro polifunzionale “Pascoli”

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RILASSIAMOCI!

L’ANGOLO DELLE CAZZATE Il mondo va a rotoli, bisogna fare qualcosa! Così parlò l’inventore della carta igienica. Oroscopo per il TORO Mercurio è in opposizione con Plutone: guai in vista! Lavoro: Vi hanno escluso dalla cassa integrazione perché un impiegato ha sbagliato a trascrivere il vostro codice fiscale. Salute: Sarete castrati e impersonerete il bue del presepe vivente allestito in Vaticano. Amore: Essere cornuti fa parte della vostra natura. Non aspettatevi altro. Fortuna: Statevene chiusi nel vostro appartamento, altrimenti un asteroide vi cadrà sulla capoccia, dando poi la colpa al governo precedente. Il vino buono sta nella botte piccola Renato Brunetta su sé stesso Sì, ma non nel tappo Qualcuno su citazione precedente 12 marzo 2013, Politica - I deputati 5 stelle presentano una nuova proposta per abbattere il consumo di carburante: fare tutte le autostrade in discesa. 14 marzo 2013, Vatican city - Papa Francesco è laureato in filosofia; sarebbe il primo ad aver trovato lavoro. 23 marzo 2013, Politica - Grande manifestazione del PdL a Roma. Berlusconi ha iniziato a restituire l’IMU 10 euro alla volta

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Circolo Ricreativo Culturale

AUSER “IL GABBIANO” I NOSTRI SERVIZI

Consulenza legale gratuita per i soci AUSER: si riceve su appuntamento il SABATO dalle 10.00 alle 12.30 ed il LUNEDI’ dalle 16.00 alle 18.30 “Ausilio” spese a domicilio: con il servizio Sociale della Municipalità e la COOP Adriatica il ns. Circolo ha aderito al servizio al progetto “Ausilio” per la consegna gratuita della spesa a domicilio alle persone anziane, non autosufficienti, portatori di Handicap o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmente presso i negozi.

I NOSTRI CORSI Corso di musica: sono aperte le iscrizioni per il corso di musica dedicato a bambini ed adulti. Con i nostri soci musicisti sarà possibile imparare a suonare la chitarra in maniera semplice. Ed inoltre… Scuola di Canto Corsi di informatica per i “meno giovani” Compilazione gratuita mod.730 (previo appuntamento) Per informazioni ed appuntamenti telefonare al numero 041.903525 dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 12.30; il venerdì dalle 16.00 alle 18.00

A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. - Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. - Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina, Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo- Redazione: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003


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