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OTTOBRE 2013 Anno IX N° 122

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

CAMPARTE: sIAMO PARTITI di Francesca Rismondo e Chiara Foffano

Sabato 28 ha avuto inizio il progetto CampArte con la serata dedicata alla poesia. Beatrice Niccolai ci ha intrattenuto attraverso i racconti della sua vita assieme a questa forma d’arte bellissima che è la poesia, Giacomo Domenici ha interpretato le poesie e Mathilde Chiappone ha accompagnato la lettura con intermezzi musicali alla chitarra. A decorare l’ Antony hotel dove si è tenuto l’incontro, le fotografie di Mirko Borselli e le zucche intagliate realizzate ad hoc per noi dall’albergo. Una serata allegra, leggera, in cui Beatrice ha raccontato le molte difficoltà della sua scelta di vivere di arte, difficoltà superate con simpatia e saggezza. La mancanza di luce in casa e la soluzione di mettere candele ovunque per farla risplendere quando venivano ospiti ne è un esempio. (segue a pagina 2)

In questo numero:

camparte: SIAMO PARTITI_ REPORTAGE E PAESAGGI A RITMO DI TANGo_A piccoli passi … verso San Martino_ ANDIAMO IN KAYAK_Intervista a un’amica: quando si parte?_PICCOLI PASSI PER GRANDI RESPONSABILITÀ_ la ciclofficina nel forte_ Strategie di gioco: riflessioni di un pomeriggio da zia.


L’ ERBA DI CASA NOSTRA L'importanza delle donne emerge da subito, quando si riporta l'attenzione sul problema del femminicidio, attualissimo, attraverso le scarpette rosse poggiate su un tavolino. Continua come filo conduttore fino alla fine, dove la poetessa ci

parla delle “sue donne”, madre e nonna, con la loro storia di dolore e vita comunque dedicata all'amore. Tra queste storie, le pause musicali ci hanno consentito di riflettere sugli spunti e sulle speranze che questa poesia ci lascia.

La nostra chiesa di san Benedetto accoglie con frequenza eventi musicali; il più delle volte si esibiscono gli “Amici in coro”, spesso accompagnati da altre formazioni vocali. Domenica 29 settembre invece ha ospitato il “Venice Cello ensemble”. Tra la gente, prima dell’inizio del concerto, si palpava una certa curiosità non essendo cosa frequente ascoltare un complesso formato da un solo tipo di strumento: il violoncello. Alle prime vibrazioni sonore si è creata un’atmosfera quasi magica e la sala è stata innondata da timbri talvolta languidi, talvolta energici e intriganti, talvolta soffusi. Le note di Bach si sono rincorse con quelle di Dvorak, Verdi, Scott Joplin mentre le emozioni prendevano il sopravvento sulla curiosità.

Il violoncello è uno strumento da abbracciare. Per suonarlo lo devi avvolgere e lui avvolge te. Ha la voce calda di Nina Simone, non urla mai, nemmeno se lo pizzichi. Ha note profonde, lente, che sanno di cioccolato. Ha la pancia come noi, come un uomo, e per suonarla te la devi appoggiare addosso e sentirla con tutto il corpo. Non è uno strumento per sole orecchie. E’ un altro corpo che suoni quasi ballando. A vedere i Venice Cello Ensemble suonarne dieci tutti insieme, ho pensato ad una mischia di rugby, solo di molto più armonica e composta. Con del ritmo. Sono tutti fermi al centro, in attesa del via iniziale, di quella spinta che sembra non muoversi più, che sembra non partire. Sguardi veloci ma attenti al maestro, peso puntato al suolo, gomiti larghi e dita agili. Pronti alla meta, con tutto il corpo,

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con tutto il peso, leggero, della musica. Al via, un impercettibile accenno del capo, si snodano le falangi, corrono i crini, e l’unico fascio a restare saldo è quello tangibile della melodia. Non avevo mai ascoltato prima un concerto di soli archi. Ho sempre pensato che la differenza la facessero i violini, ma mi sbagliavo. La differenza la fa sempre chi suona. Non mi accosto mai volentieri alla musica classica, o meglio, non lo faccio mai di mia iniziativa. Ma questa occasione era speciale, un invito al quale non potevo dire di no, di un’amica che, la differenza, la fa eccome. Come ad ogni concerto, che sia pop, rock o classico, resto affascinata dal potere che hanno quelle notine di trasformarsi e di trasformare chi le Sente. Sembrano solo pallini neri, per chi non li sa leggere, stesi ad asciugare sugli spaghi di uno spartito teso da una finestra all’altra. Eppure, per chi li conosce, racchiudono un mondo, che va da Vivaldi ai Beatles. Da Bach al silenzioso Signore delle cime. La prova in ritmica, che le parole non sempre servono. E’ impossibile dire di non restare colpiti, toccati, dall’armonia, dalla musica. Non appena si fa fitta, si dona generosa nel ritornello. E vibra nei brividi. Non è mai pretenziosa, se non la capisci, si ripete volentieri perché tu la possa ascoltare meglio. Non ti chiede un applauso se non con il cuore. Non ha razza, e se ce l’ha, non la vedi. Non ti giudica, perché non gli servi. E’ un rifugio, quando non vuoi farti sentire imprecare contro le stonature della vita, e ti accoglie sempre. E poi, emoziona. Da quella delle messe la domenica ai live di Woodstock. Quindi, come direi ad un’amica che non sentivo da un po’: “Grazie per la bella serata passata insieme. Grazie ai Venice Cello Ensemble, a Francesca Rismondo, a Camparte e a Campalto”.

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prossimamente a camparte

REPORTAGE E PAESAGGI A RITMO DI TANGO Incontro con il fotografo Sandro Santioli

Lunedì 25 novembre - ore 20.30 Auditorium “Luigi Sbrogiò” via Gobbi 19/A - Favaro Veneto (Ve)

A piccoli passi … verso San Martino di Martina Pellizzer

Il rilievo con san Martino si trova in Baviera, a Bamberga, nella chiesa a lui dedicata. è una costruzione di grandi dimensioni, edificata nel XVII secolo in stile barocco, situata nel centro della città nuova, tra il mercato e l’università.

Ormai manca poco al consueto appuntamento con la Festa di San Martino organizzata dall’Associazione Campalto Viva in collaborazione con altre realtà del territorio a novembre. Un appuntamento fisso da ben tredici anni che festeggia San Martino, il patrono del paese. Quest’anno il tema della festa sono le campane e l’orologio che troneggiano dal nostro storico campanile. Fin dal 1511, anno di costruzione della chiesa in onore del Santo, il tempo è stato scandito dal suono delle campane e dalle lancette dell’orologio. Obbiettivo dell’Associazione è quello di far riprendere vita al campanile che per secoli ha accompagnato le giornate dei nostri concittadini; per questo Campalto Viva ha proposto una raccolta fondi attraverso l’acquisto di “titoli di partecipazione” dal valore di 5 euro, acquistabili presso i punti vendita di Campato. Quest’anno la festa del patrono punta a sensibilizzare nuovamente la cittadinanza su questo tema e permetterà, inoltre, ai campaltini di vivere un’esperienza interessante che collega le campane del nostro paese agli orologi di Pasariis alle meridiane di Aiello del Friuli. Un percorso che amplia quello realizzato a maggio con la mostra sulle campane, situata presso il Centro Polifunzonale Pascoli. “Campalto in tempo” non solo per il campanile e il recupero di un monumento storico ma anche per proporre nuove iniziative e nuove idee per migliorare le attività campaltine durante tutto l’anno o per cercare di cambiare ciò che del nostro paese non ci piace. Un’iniziativa che spera di coinvolgere tutti a Campalto, perché sono proprio le proposte e le idee dei cittadini che meritano di essere ascoltate e realizzate.

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ANDIAMO IN KAYAK di Daniele Conte

Finite le ferie, ricominciate le attività. Di cose da fare ce ne sono sempre, ma se riesco a fare un po’ di sport, a fine giornata mi sento meglio. È proprio vero che il movimento ti fa stare bene. Facendo attività fisica riesci a impegnarti in qualcosa di diverso dagli obbligati studio o lavoro e quindi ti distrai, pensi ad altro, respiri un’aria diversa, ti ossigeni un po’ se sei all’aperto, muovi muscoli e parti del corpo che solitamente son ferme in sala di attesa. Peccato che la piscina di Favaro sia chiusa da tempo! Per il mal di schiena farebbe bene e quella era la più vicina. Allora via di corsa lungo gli argini dell’Osellino o le strade sterrate dei boschi in giro per la Municipalità e poi pit-stop e stretching (dall’inglese allungamento, stiramento) finalizzato al miglioramento muscolare, coinvolgendo anche tendini, ossa e articolazioni. Quanta gente c’è al parco di San Giuliano la sera! In bici, in pattini, di corsa, con i bastoncini di nordic walking. E poi guardo verso la laguna e cosa vedo? Vele, caorline, mascarete, gondolini e kayak avanti e indietro, che scivolano sull’acqua.E proprio di kayak volevo parlarvi, dopo un paio di uscite entusiasmanti tra Burano e Torcello e tra San Giuliano e l’isola di Campalto. Quanto siamo fortunati noi veneziani ad avere la laguna! Una barca di possibilità in più! Vicino a noi ci sono Il Polo Nautico di San Giuliano con il Gruppo Sportivo Voga Veneta Mestre, il Canoa Club A.S.D. e il Circolo Canottieri Mestre, poi invece nei pressi di Passo Campalto la sede dell’associazione canoistica Arcobaleno (www.arcocanoa.org) gestita da Tito Pamio e Carmela. E proprio con i kayak

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dell’Arcobaleno e un gruppo di amici sono andato anch’io a scivolare sull’acqua della laguna che a dir la verità fa abbastanza schifo nel tratto più vicino alla terraferma, dove c’è meno ricambio (per non parlare dell’area del porticciolo del Passo). Ma una volta fuori, senti un senso di libertà. La libertà di essere al largo, in mezzo a una piccola gande vastità d’acqua, lontano da punti raggiungibili a piedi, lungo la barena o i canneti da cui prendono il volo gli aironi e i cormorani, o proprio un girovago in mezzo al verdeblu. E’ un altro punto di vista, simile a quello della barca, nettamente diverso da chi sta con i piedi per terra. Come girare per Venezia, non per calli e campielli, ma per rii e canali: nuovo, emozionante, bello. A guardarla dall’argine eccola lì Venezia, oltre le barene e oltre quel tratto di acqua verdeblu: ci son stato in barca e sarà il mio prossimo traguardo col kayak, dopo aver fatto un po’ di allenamento però!

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L’ ERBA DI CASA NOSTRA BLOG TERRITORI E PARADOSSI Centro polifunzionale G. Pascoli Via Orlanda, Ve - Campalto

Corsi di PC e di fotografia digitale Info: www.territorieparadossi.it Hai seguito i primi eventi di CampArte? Hai suggerimenti o consigli da inviarci? Hai qualche critica da fare? Ti piacerebbe proporre qualche iniziativa da inserire nel programma? Ci trovi su

a “Camparte festival” o nel sito di Territori e Paradossi

Circolo Ricreativo Culturale

AUSER “IL GABBIANO” I NOSTRI SERVIZI

Consulenza legale gratuita per i soci AUSER: si riceve su appuntamento: SABATO dalle 10.00 alle 12.30 LUNEDì dalle 16.00 alle 18.30 “Ausilio” spese a domicilio: con il servizio Sociale della Municipalità e la COOP Adriatica il ns. Circolo ha aderito al servizio al progetto “Ausilio” per la consegna gratuita della spesa a domicilio alle persone anziane, non autosufficienti, portatori di Handicap o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmente presso i negozi. I NOSTRI CORSI Corso di musica sono aperte le iscrizioni per il corso di musica dedicato a bambini ed adulti. Con i nostri soci musicisti sarà possibile imparare a suonare la chitarra in maniera semplice. Ed inoltre… Scuola di Canto Corsi di informatica per i “meno giovani” Compilazione gratuita mod.730 (previo appuntamento) Per informazioni ed appuntamenti telefonare al numero 041.903525 dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 12.30; il venerdì dalle 16.00 alle 18.00

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RIFLESSIONI

Intervista a un’amica: quando si parte? Di Chiara Foffano e Raffaella Stello

Non ho pensato a come iniziare questa “intervista”. Ho solo pensato che conosco Raffaella, “la Raffa”, da ormai una decina d’anni e che persone interessanti come lei, giovani ragazze Impegnate come lei, valgono la pena essere presentate. Gli studi superiori ci hanno portato a conoscerci, anche se eravamo in classi diverse. Dopo la scuola ci siamo riprese e ritrovate più volte, ma la partenza per il Messico, nel 2006, è stata quella che ci ha unito, con tutte le felicità e le pene di una sana amicizia. Raffa mi ha sempre raccontato dei suoi viaggi. Entrambe abbiamo studiato al Turistico e anche se di turistico io e lei abbiamo poco, in comune c’è la passione per le valigie ed i biglietti aerei oltre oceano. Si tratta di viaggi speciali, viaggi “solidali” o di volontariato. Grazie a lei ho conosciuto l’associazione “Comitato di Amicizia” di Faenza, con la quale siamo partite e con la quale Raffa tuttora collabora nel tempo libero. Per loro ha potuto contare sulla collaborazionedell’“Angolo della Solidarietà” alle ultime Mini Olimpiadi di Dese, aiutando le terre alluvionate del Burkina Faso con il ricavato delle vendite, come vi abbiamo già scritto nello scorso numero. La somma verrà impiegata nella zona di Fada N’Gourma, dove circa 2600 persone, divisi in più villaggi, hanno perso tutto, raccolti e case distrutte dall’acqua perché fatte di mattoni di fango. Verranno quindi acquistate nuove sementi e ricostruite

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nuove abitazioni per far ripartire il loro percorso verso l’autosussistenza e l’indipendenza.La domanda che non le ho mai posto e che mi è salita subito alla mente è stata “ma perchè hai iniziato?”. La risposta non è mai quella che ci si aspetta. In molti pensano che per viaggi di questo tipo ci sia una vocazione, che non tutti possano farlo. In realtà, la risposta è stata accettare l’invito di un amico nell’ormai lontano 2003. “Vieni con me in Messico? Sarà un viaggio “non convenzionale”, ma io da solo non ci vado!...ti va?”. La risposta affermativa è stata una naturale conseguenza, tutto qui. Solo una volta che si è partiti si pensa concretamente al perché. A me capita al momento del decollo, al quale non mi ci abituerò mai. Ti vengono in mente parole come altruismo o egoismo, e non sai bene, nemmeno al ritorno, dove finisce una ed inizia l’altra. La realtà è che viaggiare nella povertà è una fortuna per noi che abbiamo tutto, perché senza toccarla e respirarla, sembra quasi non sia affar nostro. Non vuol essere un pulirsi la coscienza, ma piuttosto l’imparare a capire bene cosa sia la vita e come imparare a riconoscerla. L’aiutare gli altri è una conseguenza di quello che si è. Questo Raffa non me l’ha detto, ma me l’ha insegnato.“I piccoli gesti, la collaborazione e ilcontinuo scambio sono di lingua internazionale. Primordiale. Nell’ultimo viaggio fatto in Burkina Faso, ci sono state molte difficoltà. Le alte temperature e gli sforzi fisici per l’installazione degli impianti d’irrigazione “goccia a goccia” e i lunghi spostamenti, ci hanno messo a dura prova. Ma la mia più grande difficoltà è stata la lingua. Abituata all’America Latina e alla facilità nell’interagire con la gente del posto in spagnolo, ho dovuto questa volta arrangiarmi in modo diverso. Non so il francese e non poter comunicare con le persone che avevo davanti, è stato inizialmente un grosso ostacolo, sopperito poida qualche parola pronunciata male e qualche gesto, linguaggio universale, per un buon compromesso da entrambe le parti. Mi sono resa conto però che non siamo abituati a dipendere completamente dagli altri, per esprimersi, per capire. Ma come ad ogni viaggio, dal Messico al Guatemala, dall’India al Burkina Faso, l’arma vincente è stata arrendersi e recepire. Abbassare le difese e alzare le antenne.” Quando pensiamo al Sud del mondo, al Terzo Mondo, non pensiamo mai a fare delle distinzioni tra continenti. Che differenze e invece quali uguaglianze hai trovato tra l’America Latina e l’Africa?

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RIFLESSIONI “L’America Latina e l’Africa sono molto diverse dal punto di vista storico-culturale, anche se entrambe hanno in comune l’essere stati colonizzati dall’Europa. Hanno comunque percorsi, anche economici e politici, molto diversi. Un confronto diretto sarebbe impossibile. Premetto quindi che è giustocontestualizzare ogni situazione e ogni avvenimento nel paese in cui avviene.La povertà e le difficoltà hanno mille sfaccettature. I risultati però, anche se a livelli differenti,sono quasi gli stessi . E la dignità di chi vive nell’uno o nell’altro continente accomuna questi paesi così lontani e diversi tra loro. In questo tipo di esperienze non ci si abitua mai e mai ci si dovrebbe abituare a quello che si incontra e si conosce, per non rischiare di cadere poi nell’indifferenza. E’ questo il primo piccolo e fondamentale passo che possiamo fare: non cadere nell’indifferenza.” Perché viaggiare all’estero e non aiutare qui? “Ognuno cerca di fare ciò in cui si rispecchia di più. Comitato di Amicizia, soprattutto nella figura di Raffaele Gaddoni,mi ha dato la possibilità di farlo. I viaggi di questo tipo all’estero sono la perfetta combinazione di due cose per me fondamentali. Il viaggiare, il vero viaggiare per conoscere, e il volontariato, che è sempre stato un filo conduttore dei miei ultimi 10 anni, sotto forma di attività e impegni di differente natura. Mi piace l’idea di viaggiare per un senso anche di curiosità, per capire un po’ come va il mondo al di fuori delle nostre quattro mura. Il nostro capire, è solo un tentativo, ma se non lo facessimo, non ci sarebbe alcun passo avanti, nemmeno in noi stessi. La piccola esperienza con l’Associazione Culturale conTatto di Marcon, fondata nel 2007 con un gruppo di amici, mi ha fatto apprezzare e conoscere più da vicino anche alcune realtà del nostro territorio. Ma la mia passione per ilviaggio continua a portarmi lontano. Si potrebbe pensare che viaggi simili non siano per tutti, ma non è così. Basta avere un po’ di senso di adattamento e la volontà di mettersi al servizio degli altri per capire prima e agire poi. Piccole cose. Nessuna pretesa di sentirsi eroe! Soprattutto perché ogni volta che si torna da un viaggio così,con un bagaglio di emozioni, immagini e piccoli gesti, ti fa capire che gli eroi sono proprio quelle persone che cercano di vivere e sopravvivere con una dignità incredibile in situazioni che spesso non possiamo immaginare.La cosa importante e fondamentale in questo tipo di volontariato è

non arrivare a fare puro assistenzialismo, ma dare a queste persone degli strumenti “diversi” (l’accesso all’istruzione e borse di studio, piccoli crediti...) per riuscire, in un futuro più o meno vicino, a renderli autonomi e autosufficienti. E questo è quello che fa principalmente Comitato di Amicizia. E lo fa soprattutto, non grazie a finanziamenti che piovono dal cielo, ma “sporcandosi letteralmente le mani”, gestendo una rete di raccolta di rifiuti riciclabili nel territorio faentino. I soldi raccolti da questa sua attività vengono impiegati in progetti di sviluppo in svariati paesi del mondo.” Per rifletterci su un altro po’: quanto è in nostro potere decidere e quanto invece decide il destino, la fede, l’intelligenza? “La vita è un susseguirsi di conseguenze delle scelte che si fanno man mano che si cresce. Non so se certe cose succedono per una sorta di destino o altro. Certo è che tutto nasce da ognuno di noi e dalle nostre piccole peculiarità. Come ovviamente anche dai principi che la famiglia e la comunità in cui si cresce ti insegnano. Ognuno poi, come già detto, cerca di fare ciò che lo rispecchia di più, prendendo poi la propria strada.In queste esperienze in particolare l’intelligenza sta nel fare e nell’agire con un’estrema umiltà, senza la presunzione di voler insegnare e risolvere tutti i problemi del mondo. Lo scambio di conoscenze e la condivisione di tutto quello che siamo, da una parte e dall’altra, è il segreto del giusto rapportarsi a questo tipo di viaggio, in cui ci sono momenti di grandi fatiche fisiche e momenti di interminabili discussioni e confronti. Da questi ultimi spesso si porta a casa il bagaglio più grande e importante.” Raffa: quindi, il prossimo febbraio partiamo per l’Africa? La mia risposta affermativa è una naturale conseguenza.

Comitato di Amicizia, presso: Banca Credito Cooperativo di Faenza, IBAN: IT06 U 08542 23700 000000017100 Baca di Romagna di Faenza, IBAN: IT09 G 06205 23704 000000007062 Per chi volesse saperne di più: http://www.comitatodiamicizia.org/

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VI SEGNALIAMO

PICCOLI PASSI PER GRANDI RESPONSABILITÀ Di Martina Zorzi

Sentiamo sempre più parlare dell'emergenza che sta vivendo il nostro pianeta, sottoposto ad uno sfruttamento sfrenato che non è più possibile continuare a praticare. C'è allora chi sceglie (o tenta) di vivere seguendo uno stile di vita più sostenibile, in particolare per quanto riguarda i consumi, facendo attenzione all'impatto sull'ambiente che le proprie scelte di consumo provocano. Ma non è sempre facile. E' una sfida che ha a che fare con il rispetto dell'ambiente e con lo sviluppo sostenibile, e che deve essere affrontata sia da chi produce, attraverso una continua innovazione di tecniche e processi produttivi, sia dal cittadino che consuma. È importante tenere conto del fatto che ogni cosa che facciamo ha un suo impatto sull'ambiente, a cominciare dai piccoli gesti quotidiani che ci sembrano scontati. Consumare in modo sostenibile vuol dire considerare l'impatto ambientale di ciò che acquistiamo, tenendo conto di tutte le fasi che il prodotto attraversa: dalla produzione, alla distribuzione/trasporto, all'uso, al rifiuto. Praticare un consumo responsabile è possibile per tutti, con un po' di attenzioni che possiamo fare nostre e far diventare delle abitudini, per esempio preferire gli oggetti venduti senza imballaggi, i prodotti locali piuttosto che quelli importati da altri paesi (con notevole dispendio di CO2), i prodotti senza sostanze tossiche o inquinanti. A portata

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di tutti sono gli alimenti freschi di stagione, (tra i vari in questo periodo: biete, barbabietole, banane, broccoli, cachi, castagne, cavoli, cetrioli, finocchi, funghi, mele, melanzane, pere, peperoni, zucca, zucchine, spinaci) con i quali possiamo portare a tavola piatti più sani e sentire di aver fatto la nostra (seppur minima) parte. In aiuto del consumatore ci sono alcuni strumenti come i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), gruppi di persone che si uniscono per acquistare insieme, direttamente da piccoli produttori o contadini, prodotti locali e spesso biologici. Concentrati soprattutto nel nord Italia e raddoppiati negli ultimi 3 anni, sono ormai più di 800 (dato Coldiretti). Utili per i consumatori anche le etichette e le certificazioni che comprovano l’affidabilità del prodotto. Per i più mondani ci sono i luoghi di ristorazione a Km0, in cui sono serviti piatti realizzati con prodotti locali, freschi e di stagione. Non meno importanti sono i mercati equosolidali, negozi in cui è possibile trovare prodotti alimentari e non, realizzati in base a principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale. (Ad esempio nel nostro territorio troviamo, tra i vari, el fòntego di via Ca' Savorgnan). Se con un po' di consapevolezza e di impegno in più possiamo migliorare le sorti del nostro pianeta...perchè non cominciare subito?

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VI SEGNALIAMO

la ciclofficina nel forte di Gianfranco Albertini

L'idea di aprire una “Ciclofficina” in una struttura militare di fine '800 potrebbe sembrare ai più quantomeno singolare. Ciò accade a Mestre dove a Forte Carpenedo, uno dei numerosi forti che compongono il “Campo trincerato”, è stata avviata da poco questa attività. A pensarci è stato Silvano Pavan, meglio noto al mondo delle due ruote come “Pipa”. Nella sua bottega piuttosto informale di Favaro Veneto si allestiscono gioielli da svariate migliaia di euro così come si rimettono in ordine vecchie ferraglie a pedali. Da diverso tempo Silvano covava l'idea di mettere la propria esperienza a disposizione di quei giovani che desiderassero apprendere come si lavora intorno a una bici. Dopo una prima esperienza infruttuosa a Forte Rossarol finalmente Forte Carpenedo apriva le sue porte e in un grande locale, probabilmente una vecchia camerata o un deposito di materiali, sta prendendo corpo

questo progetto. Entrando, disposti su scaffalature metalliche, scorgi manubri, pedali, parti di ricambio di ogni genere mentre, appesi ordinatamente al muro, vecchi telai; infatti l'attività primaria che si svolge nella Ciclofficina, oltre alle consuete riparazioni, è quello di ridare nuova vita a questi pezzi spesso abbandonati per le strade o destinati alla discarica. Il visitatore, per il momento è aperta la mattina del martedì e del giovedì, potrà incontrare al lavoro persone di ogni età e provenienza, sia volontari dell'Associazione Ciclistica Favaro Veneto che ha fornito il suo valido supporto, sia giovani stranieri. Chiunque voglia prendere contatti per qualche riparazione o per portare materiale non utilizzato, può farlo recandosi direttamente al Forte Carpenedo o contattando “Pipa” nella sua officina.

UNIVERSITÀ DEL TEMPO LIBERO – Città di Mestre www.utlmestre.it Dop l’inaugurazione avvenuta il giorno 8 ottobre riprende in questo mese l’attività dell’Università del Tempo Libero con la normale programmazione ---

16 e 23 ottobre: primi due incontri del ciclo di 10 conferenze multiculturali dal titolo Venezia, tra antiche e nuove accoglienze che avranno luogo al Candiani, ore 16.00. Fino al 18 ottobre, lezioni “porte aperte” nelle due sedi dell’Istituto Berna e del Centro civico Manin per dar modo a tutti conoscere da vicino l’associazione.

Per informazioni: tel 041-984529 o 347 3936732 e-mail: utlmestre@libero.it

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parliamone...

Strategie di gioco: riflessioni di un pomeriggio da zia. di Chiara Foffano Da tre anni a questa parte, da quando sono la zia di una bimbetta bionda, se in famiglia mi vedono sistemare barbie o colorare gigantesche PeppaPig, tendo a essere giustificata. Ma la realtà è che adoro giocare, e non vedevo l’ora di avere il pretesto per ricominciare a farlo! Mentre osservo Beatrice chiacchierare con i suoi animaletti di plastica o impastare torte di pongo fuxia (cioè alla fragola), ricordo spesso com’ero da bambina e le storie che mi inventavo per tenermi occupata le giornate e le settimane. La fantasia di allora non è cambiata ed è sempre rimasta con me. Io come Bea, passavo interi pomeriggi estivi in giardino, indaffarata tra le pentoline o le bambole. A disegnare con i gessetti sul marciapiede, a saltare al “campanon” o la corda. Poi, crescendo, con i miei cugini e gli altri ragazzi della via, ci si trovava anche la sera, dopo cena, per giocare a nascondino o a “spussa alta”. Papà mi raccontava che le loro “sale giochi” erano i campi di pannocchie, che d’estate erano duri da tagliarsi i piedi, ma gli unici dove poter giocare a pallone scalzi, a guardia e ladri o a nascondino. Scendevano giù in via, si trovavano tra maschiacci e pedalavano fino all’argine, in laguna, ma non per vedere gli aerei atterrare, bensì per nascondersi tra le frasche degli alberi e aspettare che passasse qualcuno per far fischiare le loro cerbottane. La fionda era la loro compagna, forse l’unica “femmina” ammessa al gioco. La costruivano da sé e iniziavano i bombardamenti. Mi sembra di vederlo correre, magretto com’era, con le gambe storte e le orecchie a vela. Una volta, mi racconta, hanno pensato di stuccare tutte le serrature dei portoni di casa della via. E aspettare la gente rincasare la sera per godersi la scena. Ne ride ancora a crepapelle ed è contagioso il suo entusiasmo! La gente li rincorse con la scopa, ma loro erano più veloci. Fino a che, una volta a casa, non le prendevano sul serio. E subito in castigo. Gli scherzi di adesso, sono quelli di aspettare fuori da scuola il compagno “diverso” per menarlo. I ragazzini giocano da soli, con il cellulare o i videogames e se si trovano in gruppo è solo per condividere gli app da scaricarsi sull’Iphone. A chi di loro verrebbe in mente di stuccare delle serrature?

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Così, osservando Beatrice giocare, ho pensato a questo, a come si giocava un tempo (e neanche troppo lontano) e a come si gioca adesso. Ho pensato che c’è sempre meno aria aperta nei pomeriggi dei ragazzini, che ci sono sempre più palestre, centri commerciali, computer. Nello sport è raro il divertimento per il gioco, ma è sempre più frequente la competizione malsana da stadio. Genitori compresi. Non c’è amicizia, ma rivalità in campo. E forse perché il campo non è quello di pannocchie. “Cossa ti vol. Nialtri gavevimo soeo queo. No ghe gera altro.” Questa è stata la battuta finale di un pomeriggio di ricordi tra il nonno Berto, la zia Chiaetta e la piccola Beacice. Non c’era nient’altro. Oggi che abbiamo mille scelte, mille modi per passare il tempo, non sappiamo decidere. E per non sbagliare, ammazziamo il tempo aggiornando il nostro profilo facebook (presenti inclusi).

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RILASSIAMOCI!

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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina, Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo, Gianfranco Albertini Redazione: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com oppure visitando la nostra pagina facebook.


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