distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese
http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com MAGGIO 2014 Anno X N° 129
MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ
GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO 23 aprile, detta così, questa giornata non sembra dire molte cose, ma in realtà è la giusta occasione per leggere, imparare e scambiarsi opinioni. È infatti la “Giornata Mondiale del Libro”, un’iniziativa promossa dall’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, in italiano Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) istituita nel 1996 per promuovere la lettura, la
In questo numero:
giornata mondiale del libro_ adottiamo un’aiuola_davide e golia, in acqua_birdwatching a campalto_telefono amico a mestre_liquicamp 2014_ festa di primavera_primavera in colza_nave de vero_appello di un maestro di sci_camparte: cerchiamo poesie_rilassiamoci
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pubblicazione dei libri e la protezione della proprietà intellettuale attraverso il diritto d’autore. Il 23 aprile è stato scelto come “Giornata Mondiale del Libro” perché William Shakespeare, Miguel de Cervantes e Garcilaso de la Vega, tre grandi maestri della scrittura mondiale, morirono nell’anno 1616 proprio in questo giorno. Ogni anno viene scelta una città come capitale mondiale del libro che è proposta come riferimento mondiale in questo settore. Quest’anno è stata scelta Port Harcourt, in Nigeria, per la battaglia che ha combattuto contro l’analfabetismo. Anche la nostra scuola ha voluto partecipare a questa manifestazione
culturale e l’ha fatto con un flash mob che si è tenuto in Piazza S. Benedetto, a Campalto. Ogni alunno ha portato con sé un libro a sua scelta e, seguendo la banda marciante della scuola, è arrivato nella Piazza S. Benedetto, dove ha letto il suo libro per un quarto d’ora. Leggere è bello e importante, ma a volte…. noioso, perché se ci piacessero tutti i libri che leggiamo…forse allora non riusciremmo ad apprezzare completamente la lettura. Il mondo si potrebbe paragonare a un libro, con momenti tristi e felici. E se il mondo è veramente un libro, leggiamolo! Waris, prima C I.C. Gramsci Campalto
ADOTTIAMO uN’AIUOLA un’occasione per migliorare Campalto di Alice Patelli
C’è stato un tempo, a Campalto, nel quale si sentiva in arrivo un possibile cambiamento, si discuteva animatamente sul Piano Particolareggiato, dopo anni, la Municipalità di Favaro aveva deciso che era giunto il momento di dare ad un INCROCIO la dignità di PAESE. Sono così iniziati i lavori di messa in sicurezza e arredo urbano della via Orlanda; molti ricorderanno quanto a lungo sono durati, suscitando i mugugni di 2
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commercianti e abitanti, e passanti. Poi però si sono visti i marciapiedi, una nuova illuminazione, un tratto di ciclabile, la sistemazione del sagrato della chiesa di S. Benedetto, la Fontana! e … tante aiuole! Certo non tutto ha suscitato il nostro entusiasmo, ma il centro si presentava finalmente decoroso e non come una strada di periferia o, peggio, di scorrimento veloce. Con il Progetto Lavanda, poi, sostenuto dall’allora assessore all’Ambiente Pierantonio Belcaro, via Passo si è trasformata in un fiume viola, e così il parcheggio Marchesi e parte della stessa via Orlanda! Si respirava un’ aria nuova che ci faceva sognare nuovi progetti per un futuro diverso fatto di recupero del nostro affaccio in laguna, e del desiderio di rivitalizzare l’ economia del luogo, legata ad un turismo diverso e al piccolo artigianato. Il tempo è passato e cosa è rimasto di tutto questo? Sogni e progetti si sono persi, smarriti tra le trame della burocrazia e della politica, la fontana non butta più, i marciapiedi si sono in molti punti rovinati, le barriere di protezione si sono scrostate e le aiuole sono ridiventate VASCHE. Il Comune, si sa, non ha più soldi da spendere per un incrocio, però ha proposto ad ogni singolo cittadino, ad ogni associazione di adottare le aiuole così da prendersi cura delle vasche e trasformarle in aiuole. L’Associazione Campato Viva ha già fatto i suoi passi per l’adozione di parte delle aiuole di via Passo, di
quelle davanti alla fontana e al Centro Pascoli. Ora vuole proporre ad ogni negozio di adottare la propria e a tutti i cittadini di buona volontà di prendersi cura di un pezzetto di paese. Ecco abbiamo ricominciato a sognare e vorremmo coinvolgere tutti campaltini e politici a sognare con noi: dalle vasche-aiuole si potrà trovare uno spirito rinnovato per pensare e credere in futuro diverso! Nel giorno della festa della lavanda che si terrà il 14 Giugno in via Passo ci sarà un gazebo dove potersi rivolgere per informazioni ed avviare l’adozione.
Davide e Golia, in acqua di Pino Sartori
Un’eredità nefasta della cultura letteraria spicciola ce l’ha lasciata Paul Thomas Mann (1875 – 1955), scrittore e saggista tedesco, premio Nobel per la letteratura, quando nel suo famoso racconto lungo “La morte a Venezia ” [Der Tod in Venedig] ” descrive l’arrivo del protagonista a Venezia. “La nave riprendeva, per il canale di San Marco, la navigazione interrotta tanto vicino alla meta. E così rivide un’altra volta, lo scalo splendido, quella composizione affascinante di edifici fantastici che la Repubblica offriva ai rispettosi sguardi dei naviganti, nell’avvicinarsi, la grandiosità
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agile del Palazzo e il Ponte dei Sospiri, le colonne alla riva, con leone e santo, il fianco sporgente sontuoso della chiesa fiabesca, la veduta dell’arco e l’orologio gigante, e guardando lassù pensò che arrivare a Venezia per la via di terra dalla stazione, significa entrare in un palazzo dalla porta posteriore (…)” Qui nasce un mito, alimentato indubbiamente da Luchino Visconti, per l’immaginario collettivo che però oggi sta minacciando per il suo gigantismo l’elemento strutturale primigenio della città che è sorta sulle barene dell’estuario lagunare. C’è invece chi rema contro, si potrebbe dire propriamente, questo mito. Chi, come Selina Zampedri e Stefano Barzizza, intraprende una impresa colossale, non solo per il confronto fra le stazze, canoa contro i grattaceli del mare, ma per la sovversione del punto di vista, per far conoscere alla gente, anche ai pochi indigeni rimasti, prospettive e inquadrature di Venezia e della laguna a “filo d’acqua”. Insomma un progetto rivoluzionario, un confronto come quello di Davide e Golia, ma sull’acqua. Avviandosi in laguna dalla terraferma (porta posteriore…), da San Giuliano o da Campalto, i nostri esploratori sono stati più volte catturati dal richiamo dei chiaroscuri cromatici delle barene estive, che però verso la fine di luglio cedono al dilagare del colore roseo-lilla della fioritura del limonieto. Invero, per chi è uso all’acqua di 4
Venezia, e sono molti ancora i veneziani che tengono un remo in mano, la loro è una riscoperta dell’acquaticità dei luoghi in cui vivono e operano, delle strutture e delle architetture che erano pensate solo per un accesso dall’acqua (come gli ingressi di molti luoghi sacri), o per alcuni segni “C–” misteriose tracce di una civiltà ignorata più che ignota. Sono i segni del “Comun de aqua“, riferimenti ancora validi per capire i dinamismo della città che sprofonda. E’ anche una denuncia della drammaticità (ormai dimostrata anche dalla cronaca) del moto ondoso che impedisce una visitazione lenta e assaporante della città, come gustare con tranquillità una della sue specialità enogastronomiche. E’ anche un’impresa agghiacciante e terribile che, con le loro istantanee, ci pone di fronte all’inciviltà dello sfruttamento turistico, che reputa questi punti di vista dall’acqua i luoghi migliori per lasciare le proprie immondezze. E’ però infine un invito a superare le naturali ritrosie che possono sorgere nelle persone di fronte a una canoa con pagaia, per cimentarsi in uno sforzo lieve e comunque graduale ed avvicinarsi ad una Venezia che nessun percorso fra le calli più sconosciute vi potrà mai rivelare. E l’esplorazione continua con il nuovo gruppo su FaceBook: “Vivere la laguna di Venezia”. [https://www.facebook.com/groups/viverelalaguna/]. Seguiamoli.
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Birdwatching a Campalto di Gianfranco Albertini
La copertina della Pagina di Campalto di marzo proponeva una bella foto di Selina Zampedri che ritraeva un volo di fenicotteri. Quasi fosse un invito o un presagio, uno stormo di alcune centinaia di individui si è posato verso metà aprile sulle nostre barene, poco distante dall’ex tiro al piattello. Forse un presagio, dato che è sempre più vivo il desiderio di convertire in oasi naturalistica quell’area che per decenni è stata disturbata da inutili spari, è stata inquinata dal piombo dei pallini da caccia e dai rottami dei piattelli ed è stata oggetto di un’ingente bonifica i cui costi sono ricaduti sulle spalle dell’intera comunità. Già da tempo però l’occhio attento può scorgere sulle barene, come nei giardini di
casa o nei parchi cittadini, la presenza di una ricca avifauna. Se fino a qualche anno fa vedere un airone cenerino o una garzetta sembrava un evento eccezionale, oggi questi maestosi trampolieri sono diventati talmente comuni da non destare più alcuna sorpresa. È tornata anche la volpoca, un tempo ambita preda dei cacciatori che ne avevano quasi decretato la scomparsa; nei campi appena arati non è difficile scorgere aironi guardabuoi alla ricerca di insetti mentre da alcuni anni, scavando le loro tane lungo gli argini dell’Osellino, in Parco san Giuliano si è insediata una colonia di gruccioni dalla splendida livrea multicolore. In tutto ciò potremmo leggere un importante messaggio: l’ambiente non ha bisogno solo di essere protetto, ma soprattutto di essere conosciuto e rispettato. La natura ha un’esperienza ben maggiore di quella di noi umani ed è quindi in grado di adattarsi a molte evenienze e ricrearsi. Se a Campalto ha deciso di riappropriarsi di nuovi spazi e ripopolarli con piante e animali, non possiamo fare altro che gioire e riflettere su quanti danni l’insipienza umana sia stata in grado di compiere. Tale insipienza sta trovando nuovo sbocco nelle intimidazioni di stampo mafioso che anonimi (ma non troppo) personaggi rivolgono sempre più di frequente a chi profonde il proprio impegno per migliorare la qualità della vita attraverso la riqualificazione dell’ambiente.
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VOLONTARI SEMPRE ALL’ASCOLTO: TELEFONO AMICO MESTRE di Romena Brugnerotto
Lo scorso 6 aprile, su invito di un’amica, ho partecipato ad un momento informativo e formativo organizzato da Telefono Amico Venezia Mestre per ricordare i 45 dalla sua fondazione nella nostra città. L’incontro, dal titolo “L’ascolto: una porta che si apre” ha visto presenti, oltre al presidente di Telefono Amico Italia Dario Briccola, anche Marianella Sclavi studiosa e scrittrice, Elena Faini esponente dell'Istituto dell'Approccio Centrato sulla Persona e Raffaello Rossi consulente familiare. La mattinata è stata particolarmente interessante perché, se l’incontro era pensato per i tanti volontari che ogni giorno rispondono a questa linea telefonica, era sicuramente utile anche a persone, come me, che potevano, grazie agli strumenti offerti, pensare al proprio modo di relazionarsi con gli altri e di ascoltarli. 6
Tra le tante proposte, ho trovato particolarmente interessante l’”esperimento” nel quale la dottoressa Sclavi ci ha coinvolti, ossia descrivere i nostri sentimenti quando ci siamo trovati in situazioni di ascolto e non ascolto da parte degli altri. L’esperimento voleva far riflettere sulla rabbia, la frustrazione e la desolazione che ci colpiscono quando non siamo ascoltati ma farci anche capire che questo è quello che provano anche le persone che noi non ascoltiamo. Telefono Amico Venezia Mestre fa parte di Telefono Amico Italia Onlus, associazione che opera a livello nazionale e che ogni giorno offre a chi chiama il numero unico 199.284.284 (attivo tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 24) 700 volontari disposti a mettersi in ascolto. Inoltre è membro di IFOTES (International Federation of Telephon Emergency Service), associazione internazionale che riunisce e coordina le realtà di servizio d'ascolto telefonico a livello mondiale. Ogni anno Telefono Amico Venezia Mestre propone un corso per diventare volontari: il percorso, della durata di tre mesi, è sia teorico che pratico e permette di sviluppare le competenze necessarie per mettersi in un atteggiamento di ascolto empatico. La formazione, l’aggiornamento e il confronto sono
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comunque sempre presenti nella vita del volontario proprio per rispondere in maniera corretta a tutte le sollecitazioni che possono venire dall’esterno e che possono aver a che fare anche con situazioni contingenti (es. la crisi economica che tocca tante persone). L’approccio che viene proposto non è tanto quello del supporto psicologico ma Telefono Amico risponde, ancor più in
questo periodo di crisi, a un disagio sociale comune nella nostra epoca: quello di non riuscire ad esprimere e a dare un senso all’esperienza del dolore e della solitudine. I volontari aiutano le persone che chiamano ad esprimere la propria sofferenza e a recuperare così, in un lento cammino di crescita, la fiducia nella relazioni sociali, nelle proprie risorse e identità.
Potete contribuire ad aiutare Telefono Amico Venezia Mestre anche donando il 5x1000, indicando nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato a “sostegno del volontariato” il codice fiscale 90013680278. Ogni sede locale si autofinanzia organizzando eventi, incontri e presentando le proprie iniziative nelle giornate dedicate al settore del volontariato. Se invece vi piacerebbe conoscere meglio la realtà e diventare volontari, potete visitare il sito internet www.telefonoamico.it, chiamare il 338-2034144 o mandare una mail a veneziamestre@telefonoamico.it per ricevere tutte le informazioni sul corso.
LIQUICAMP 2014: CENTRI ESTIVI A CAMPALTO! Stai cercando un centro estivo fuori dal comune per i tuoi figli? un laboratorio con proposte nuove per divertirsi? uno spazio con un'attenzione educativa in più? un modo diverso di vivere la parrocchia per i bambini? Quest'estate presso gli spazi della Parrocchia di san Benedetto a Campalto verranno organizzati i centri estivi per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni circa. L'organizzazione e la gestione verrà curata dall'Associazione di Promozione Sociale Liquidambar che da un paio d'anni opera nel territorio con progetti educativi e didattici. Per informazioni potete consultare il sito: www.liquidambarliquid.jimdo.com Oppure contattarci via mail o via telefono: associazione.liquidambar@gmail.com - 3311091790
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23° edizione 22/25 maggio 2014 parco di via Chiarin Campalto
Il Parco Chiarin ospiterà dal 22 al 25 maggio la 23° edizione della Festa di Primavera. Nata oltre venti anni fa dal desiderio di trascorrere una
domenica un po’ diversa condividendo il cibo e vivendo la comunità in maniera più semplice e spontanea, oggi è diventato un appuntamento ricco di eventi. Si comincerà giovedì 22 con una conferenza dal titolo “Campalto tra passato e futuro” con la partecipazione di autorevoli relatori quali Gianfranco Bettin, Pino Sartori e Antonio Dalla Venezia. Venerdì si proseguirà con una serata di musiche e danze dal mondo; dall’Africa ai Caraibi, al Flamenco. Sabato pomeriggio toccherà all’esibizione di gruppi di ginnastica, danza e arti marziali mentre la serata sarà dedicata alla musica sotto diverse sfaccettature. Domenica la conclusione con la celebrazione dell’Eucaristia, il picnic comunitario, poi laboratori di creatività e giochi per tutti. Il programma dettagiato è riportato nei libretti in distribuzione negli esercizi commerciali.
Primavera in colza di Chiara Foffano e Daniele Conte
Amo i campi di grano, distese d’oro secco. Li noto subito, con l’arrivo dell’estate, quando scorrono fuori dal finestrino in corsa. Se il viaggio del pendolare ha dei pro, uno di questi è quello di poter osservare la natura e i suoi colori giorno dopo giorno, nel rincorrersi delle stagioni. Lo stesso campo che in gennaio era grigio, in marzo diventa verde acceso e poi esplode in aprile, di un giallo brillante. In luglio è leggero con le sue spighe e in settembre passa il barbiere e lo raccoglie in grosse palle di fieno. Come se gli facesse i codini! Mi sono chiesta cosa fossero quelle distese di fiori, tutti uguali e gialli. Non servono alle serre né ai fiorai, non siamo in Guatemala, né ad Amsterdam e siamo distanti anche dalla stessa Sanremo in pieno festival. Così, ho googolato in rete. Magari non ho scoperto nulla di nuovo per molti dei nostri lettori, ma per chi non lo sapesse, quei campi di fiori gialli che ci sorprendono al lato della tangenziale o di certe autostrade, sono coltivati a colza. 8
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Dai suoi semi si ricava un tipo di olio, usato già dal 1200 nei paesi del nord Europa per l’illuminazione stradale. E alla fine dell’800, Rudolph Diesel pensò di far funzionare il suo motore con olio vegetale, sostituito poi dall'olio minerale detto gasolio diesel. Oggi si è riscoperto che l'olio di colza, trattato e trasformato in biodiesel, può essere utilizzato come biocarburante per i motori Diesel. Durante la seconda guerra mondiale venne usato come carburante per veicoli nautici a causa delle difficoltà a procurare carburanti petroliferi. Per la coltivazione sono necessarie ampie distese di terreno, possibilmente in collina. I maggiori produttori sono il Canada, la Cina, l’India ed il Pakistan, ma a vederli qui mi fa sentire internazionale, più vicina a Paesi tanto grandi. L’olio di colza non è però adatto all’uso alimentare, come ci insegna la nostra Dott. sa Wikipedia, sempre sul pezzo. Contiene una percentuale troppo elevata di acido oleico, risultando così nocivo. In rete si trovano tuttavia un sacco di opinioni discordanti sugli effetti di questo olio a livello salutare, per cui per togliermi qualsiasi dubbio, sono andata direttamente alla fonte chiedendo il parere del nostro Daniele Conte, anche se in “esilio”. la colza (nome scientifico brassica napus), che potrebbe anche essere chiamata “il colza”, perché in francese è un nome maschile, che deriva a sua volta dall’olandese kool «cavolo» e zaad «seme», è parente di cavoli, cavoletti e senape: sono tutte piante del genere brassica che poi si suddivide nelle tante specie diverse. In Italia non è molto coltivata, ma il Veneto è comunque la regione in cui se ne trova di più, grazie alla fertilità e alle buone condizioni climatiche che caratterizzano la Pianura Padana. Dopo la vistosa fioritura gialla primaverile, dai fiori si formano i frutti, che sono piccoli baccelli, tipo fagioli, contenenti 20 o 30 granellini: i semi. Sono quelli la parte preziosa della pianta, che interessa ai coltivatori. I piccoli semi devono maturare, quindi si aspetta l’estate perché secchino fino al punto giusto per essere raccolti. Ma attenzione! Perché se si aspetta troppo, i “fagioli” si seccano fino a scoppiare, lanciando nell’aria i semi! Dai semi si ricava l’olio che può essere usato per diversi scopi. Ci sono molte varietà diverse di colza, i cui semi non sono tutti uguali, perché hanno sostanze diverse per quantità o tipo. Ad esempio, l’acido erucico sembrerebbe dannoso per l’uomo, quindi in alcuni paesi non è utilizzato l’olio per l’uso alimentare, mentre in altri si accetta in piccole quantità, miscelato. Se invece viene utilizzato per l’industria e per il biodiesel, il problema della tossicità alimentare non sussiste. Come tutte le piante, anche di colza ce ne sono tanti tipi diversi, che però i nostri occhi non riescono a differenziare: per noi i campi di colza sono quelli che si accendono di giallo e illuminano il paesaggio.
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NAVE DE VERO? DAVERO?! di Elena Brugnerotto
Vi assicuro che non è uno scherzo, il nuovo centro commerciale di Marghera si chiama davvero così. L’apertura, anticipata da criptici manifesti in cui si scorgeva solo una prua di vetro di una nave in navigazione e poi lo slogan: “Sta arrivando il divertente” “Sta arrivando il bello”, è avvenuta lo scorso 17 aprile con una massiccia partecipazione. Ideata dalla società Blo s.r.l, società proprietaria dei terreni sulla quale è stata costruita, la “nave de vero”, si candida a diventare la nuova destinazione per lo shopping entrando in competizione con gli altri due ormai storici centri commerciali: l’Auchan a Mestre (di recente ampliamento) e il Valecenter di Marcon. La posizione strategica però, mira soprattutto ad intercettare il bacino di utenza delle 10
zone della riviera del Brenta dove la concorrenza è sostanzialmente inesistente. Diamo un po’di numeri: 27 mila metri quadri di superficie, 120 negozi previsti, 2.400 posti parcheggio di cui 1.200 coperti. Ma c’è qualche risvolto positivo. Nonostante le mastodontiche dimensioni, sono state operate scelte costruttive per il rispetto della sostenibilità ambientale: dalla ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore ad alto rendimento, alla realizzazione di una vasca per il riciclaggio dell’acqua piovana che andrà ad alimentare le cassette dei wc delle toilette, e poi ancora l’impianto fotovoltaico e pavimentazioni permeabili fotocatalitiche in grado di abbattere gli inquinanti presenti nell’aria. Nuovi
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negozi, nuovi uffici direzionali, nuovi ristoranti, perlomeno dovrebbero portare ad un buon riscontro occupazionale. 500 nuovi posti di lavoro per compensare la grave carenza di lavoro della zona degli ultimi 30 anni. Come sempre, all’apertura di questi mostri edilizi zeppi di negozi di bassi prezzi e scarsa qualità, ai piccoli commercianti del centro tremano le gambe. La lotta dei piccoli negozi contro le grandi catene di distribuzione è una lotta impari: un coltellino svizzero contro un bazooka ultimo modello. La preoccupazione è che
il danno, oltre ad essere economico per le piccole attività, sia anche sociale. I centri urbani si svuotano e le iniziative e gli abbellimenti cittadini a chi servono? Il tessuto sociale si frammenta qui e là con la gente che affolla i pascoli del pavimento tirato a lucido. Ad ogni nuova apertura è la stessa solfa, lo stesso senso di impotenza: “Serviva proprio un altro centro commerciale? Non vale la pena neanche discuterne, meglio mettersi in coda sennò non troviamo parcheggio…
Appello di un maestro di sci: Quando sciare era un divertimento e non uno stress di Paolo De Giovanni
Lo so, è inusuale leggere un articolo riguardante un’attività così particolare e soprattutto in un contesto per così dire “poco montanaro”, ma per esperienza personale credo sia un argomento interessante per numerosi lettori in quanto lo sci è praticato da molti. Mi chiamo Paolo De Giovanni e sono un maestro di sci del Veneto, nato qui in laguna e cresciuto tra i monti della Val di Zoldo, Belluno. Nei giorni scorsi ho sfogliato un’intera collana del mensile Sciare, datata dal 1986 al 1995 e mi è balzata subito agli occhi una cosa: a quei tempi lo sci era prima di tutto passione e “accessibilità”, uno
sport per tutti. Dopo l’introduzione dell’Euro e soprattutto in questi ultimi anni di crisi economica anche il mondo dello sci ha subito dei cambiamenti in ambito economico, sia per quanto riguarda lo sport inteso come hobby, che nell’ambito dell’agonismo. Questi cambiamenti rispecchiano quanto in questo momento sia difficile avvicinarsi a questo sport, e per un’unica ragione: quella monetaria. Lo sci è diventato un costo. Una famiglia media ormai, fa i conti con tutto: i materiali, il noleggio, gli impianti di risalita, le lezioni di sci, il costo del viaggio per raggiungere le località sciistiche, il mangiare fuori. Essere maestro di
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sci vuol dire essere anche un po’ “psicologo”, come ogni lavoro che ha a che fare con le persone: devo capire il cliente che ho davanti, gioire dei loro momenti di felicità e di soddisfazione, smorzare la loro rabbia di fronte alla paura o alle difficoltà. Quando però si intuisce che i clienti sono più tesi che rilassati perché la loro vacanza si trasforma più che altro in una preoccupazione piuttosto che in piacere, c’è da farsi un paio di domande. Le scuole sci si battono ogni giorno perché lo sport che ci dà da lavorare, diventi accessibile ad un pubblico più ampio, e non solo “a chi se lo può permettere” o a chi ha la comodità della seconda casa. Ma anche le scuole sci hanno un potere limitato perché sono realtà differenti e separate rispetto alle società impianti di risalita. Più di tirare al massimo la corda e qualche volta rimetterci, non riescono a fare. Basterebbe un po’ di collaborazione, di cooperazione, di passione condivisa perché lo sci diventi alla portata di tutti, soprattutto delle famiglie. A questo punto mi rivolgo a voi lettori e possibili sciatori: fate sentire la vostra voce! Se decidete di passare una giornata sulle piste da sci o semplicemente vivere le nostre splendide Dolomiti, ma vi sembra che il costo per passarci anche solo una giornata sia diventato proibitivo, rivolgetevi alle società impianti della zona in cui avete deciso di andare, o meglio ancora sul sito della Dolomiti Superski, (azienda 12
che gestisce i prezzi dello ski pass in molte località delle dolomiti), ribadendo le vostre perplessità riguardo i costi degli skipass, o degli hotels, o dei servizi offerti. L’unione fa la forza e se saremo in molti allora verremo ascoltati! Non rinunciate ad uno sport che è sinonimo di libertà, aria pulita e sana, natura, panorami da togliere il fiato, divertimento unico nel suo genere. E soprattutto non lasciate che lo sci diventi ancor di più uno sport per pochi, ma resti bensì per tutti!
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Hai seguito i primi eventi di CampArte? Hai suggerimenti o consigli da inviarci? Hai qualche critica da fare? Vuoi proporre qualche iniziativa da inserire nel programma? Ci trovi su a “Camparte festival� o nel sito di Blog Territori e Paradossi www.territorieparadossi.it
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CAMPARTE: CERCHIAMO POESIE dl Giuliano Brandoli
Chi non ha mai scritto una poesia? Crediamo siano molte le persone che hanno avuto, almeno una volta, il desiderio di esprimere i propri sentimenti in versi; magari in un particolare periodo della propria vita: in un momento felice, da innamorati o da arrabbiati; o quando una nebbia di nostalgìa o di tristezza accompagnava le proprie giornate. Poco tempo fa ho letto dei versi scritti dalla madre di una signora mia vicina di casa: erano di una intensità inaspettata. Credo che il solo pensare di scrivere versi costringa a dissodare il proprio vissuto ed a confrontarlo con le speranze, le delusioni, i progetti; a confrontarlo con la visione del proprio presente e del proprio futuro, con l'“essere” in questo mondo. E quando questa introspezione, alla fine, diventa segno grafico su un pezzo carta; quando rileggendo quelle parole riproviamo l'emozione che ci ha spinto a scriverle, esse non sono mai banali, ma diventano parte della nostra vita e di coloro che ci sono vicini. Si ricordano sempre le poesie che abbiamo scritto, anche a distanza di decenni. Solitamente chi le scrive, e che non lo faccia per mestiere o che non sia iscritto ad un gruppo amatoriale, manifesta una certa ritrosìa a farle vedere agli “altri”: ebbene, noi, di 14
Blog Territori e Paradossi, desideriamo invitare chi abbia versi sepolti in qualche cassetto, propri o di qualche caro, a cercarli e ad inviarceli. Ci piacerebbe leggerli nel corso di una serata dedicata proprio a queste perle sconosciute. Una serata facente parte del calendario del prossimo autunno del progetto Camparte, la rassegna dedicata all'arte ed alla cultura promossa da Blog Territori e Paradossi nel nostro territorio e iniziata nel settembre 2013, proprio con un appuntamento dedicato alla poesia! E se c'è qualcuno, nella nostra comunità, che desideri partecipare con una propria composizione già pubblicata, lo accoglieremo volentieri! La immaginiamo strutturata, questa serata di cui non è stata ancora fissata la data, con le letture dei versi che ci saranno inviati (per chi non se la sente di leggerli ci sarà un lettore), con un po' di musica, e con un bicchiere di prosecco a sciogliere le ansie! Li aspettiamo questi versi, davvero! Potrete inviarli all'indirizzo email lapaginadicampalto@gmail.com ; oppure mandare un messaggio al numero 3388222799 comunicando il numero di telefono al quale desiderate essere richiamati per concordare la consegna della composizione.
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Da qualche parte nell’universo ci deve essere un altro vaso abitato da pesci
L’angolo delle cazzate La vera felicità sta nelle piccole cose: una piccola villa, un piccolo yacht, una piccola fortuna. C’è un mondo migliore... però accidenti... è carissimo! Fai attenzione, sta arrivando tua suocera!
Avere la coscienza pulita è segno di cattiva memoria. Chi nasce povero e brutto ha buone possibilità che, crescendo, si sviluppino entrambe le condizioni. Pesce che lotta contro la corrente muore fulminato. Se la montagna viene verso di te... non sei Maometto: corri! E’ certamente una frana! Chi fà da sè... è un mona.
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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo, Gianfranco Albertini. Indirizzo: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com oppure visitando la nostra pagina facebook.