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http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com febbraio 2015 Anno XI N° 137
MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ
NUOVE PROSPETTIVE: LO SVILUPPO SOSTENIBILE Tutti ne parlano ma chi sa davvero cos’è? Vi volevo proporre questa breve ma intensa riflessione perché lo sviluppo sostenibile non è una teoria per filosofi visionari o per ecologisti radicali. E’ la possibilità di cambiare le regole sulle quali si basa l’economia globale e magari migliorare il mondo in cui viviamo. Il concetto di sviluppo sostenibile si può sintetizzare in una frase: “lo sviluppo sostenibile soddisfa i bisogni
In questo numero:
nuove prospettive: lo sviluppo sostenibile_giornata della memoria alla pascoli_ campalto si, campalto no_ non mi sento charlie_vi piacerà la capoeira_l’esempio di micol_la storia infinita_4 way street: rock in immagini, mostra fotografica_lavori in corso_articolo da carta igienica_rilassiamoci.
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della generazione attuale senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri”. L’inventore della sostenibilità e delle teorie collegate è l’economista e filosofo francese Serge Latouche. Nato nel pieno della seconda guerra mondiale, è noto per la sua avversione alla dilagante occidentalizzazione dei popoli e si è sempre proclamato in favore di una decrescita felice che aiuti l’umanità a liberarsi definitivamente della visione economicista applicata a ogni cosa. “Siamo diventati dei "tossicodipendenti" della crescita.” Dice Latouche e le sue riflessioni partono proprio dalla considerazione che lo sviluppo del mondo non può più basarsi sulla perenne ricerca della crescita economica e dei conseguenti debiti, non solo economici ma anche ambientali e sociali, da pagare per raggiungerla. C’è da ripensare l’intero sistema globale e cominciare ad ipotizzare scenari di sviluppo alternativi nei quali non è l’economia a dominare tutte le nostre azioni, decisioni, iniziative e desideri. Così, Latouche, propone di sostituire alla spasmodica corsa alla crescita economica una decrescita o acrescita economica. Decrescita però, nella sua prospettiva, non significa per forza sacrificio e rinuncia, ma piuttosto favorire uno stile di vita incentrato maggiormente sulla sobrietà, sul senso del limite e sulle “8 R” (Rivalutare, 2
Ricontestualizzare, Ristrutturare, Rilocalizzare, Ridistribuire, Ridurre, Riciclare, Riutilizzare) per far fronte ai problemi ambientali e sociali del nostro tempo, dovuti proprio alla crescita irresponsabile. Non è una teoria affascinante? In questo momento in cui la crisi è sempre più nera e l’agognata crescita sembra sempre più distante, le teorie di Latouche a me sembrano una buona alternativa.
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Elena Brugnerotto
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VENERDI 29 GENNAIO ALLA PASCOLI GIORNATA DELLA MEMORIA Presso il Centro Polifunzionale Pascoli con il coordinamento di Caterina Albano e con la presenza di Olga Neerman, rappresentante della comunità ebraica di Venezia, si è celebrata giovedì 29 gennaio la Giornata della Memoria. La sala conferenze della Pascoli era gremita di persone, molte in piedi; i ragazzi che frequentano il Centro Polifunzionale hanno proposto e letto alcune poesie e dialoghi scritti da bambini rinchiusi nel ghetto dell'infanzia di Terezin. E dalle letture sono emerse, in un'atmosfera di commozione, i sogni di questi bambini: di ritornare a casa dai propri cari, di un pasto diverso dalle solite patate sporche, di un letto che non fosse un lercio tavolaccio o la nuda terra fangosa. E si sono udite le loro grida silenziose per un mondo migliore dove nessuno più uccida, per la volontà di vivere perchè “è vietato morire”! Di questi15000 bambini di Terezin, che a gruppi venivano trasportati ad Auschwitz per essere avvelenati o bruciati, al momento della liberazione solo un centinaio erano ancora vivi! Ancora emozione quando sono state lette due poesie dell'intellettuale Egidio Meneghetti sulla violenza fisica riservata ad una ragazza di 18 anni e ad un giovane di 20. Purtroppo brutalità ed atrocità per gli internati e razzismo non sono solo “passato”:
avranno eterno valore le parole di Elie Wisel (Premio Nobel per la Pace) quando afferma “Se qualcuno parla con odio non dovremmo stare al suo fianco”. Dopo la testimonianza di olga Neerman, alla fine della serata, le è stata posta una domanda: “qual'è stato il momento più drammatico della tua vita da ebrea?”. Risposta: “L'indifferenza di due amiche che, il giorno dopo l'abbandono della scuola pubblica, non più accessibile agli ebrei, mi hanno tolto il saluto! Cos'era cambiato in me? Io ero sempre la stessa!” A cura di Caterina Albano.
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CAMPALTO SI CAMPALTO NO di Giuliano Brandoli
50 PASSI 50 passi sono la distanza dall'ingesso del Centro Polifunzionale Pascoli alla stazione di sollevamento delle fognature in via Orlanda. Cinquanta passi tra due situazioni di progressivo degrado . Qualche mese fa dalla parete ovest esterna della Pascoli si è (o qualcuno ha ) staccato un pezzo di intonaco dell'edificio; è stato transennato il posto dove sono, ancora a terra, i calcinacci, che nel frattempo sono aumentati in quantità. Presso la centrale di sollevamento, invece, forse a causa delle piogge di quest'inverno o forse per le perdite di qualche tubazione sotterranea, vicinissima al marciapiede ed alla pista ciclabile di via Orlanda, si è formata una voragine nel terreno del prato adiacente; la buca si trova proprio alla base di un palo di cemento che sorregge, sembra, cavi telefonici, e che è molto inclinato. Alla destra, e molto vicino al palo di cemento, c'è un cartellone pubblicitario (di grandi dimensioni) piantato nel terreno vicinissimo alla voragine. Parte del marciapiede è stato transennato e si spera che sia tenuta sotto costante controllo anche la stabilità del cartellone che in caso di cedimento, magari dovuto a piogge insistenti, potrebbe causare 4
gravi danni essendo proprio quasi a contatto con marciapiede e pista ciclabile. E' risaputo che il Comune versa in gravi difficoltà economiche, ma pensiamo che determinati interventi non si possano procrastinare: si rischia, se va bene, di dover intervenire quando la riparazione costerà almeno tre volte che se fosse stata eseguita con solerzia; se andasse male, al costo non osiamo pensare !
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Non mi sento “Charlie” Di Gianfranco Albertini
Non mi sento “Charlie”. Dopo la strage del 7 gennaio nella redazione del giornale satirico francese “Charlie Hebdo” che è costata la vita a numerose persone inermi, sono andato a cercare un po’ di vignette pubblicate negli ultimi tempi: ne ho trovate molte di dubbio gusto, grossolane, volgari, chiaramente offensive. Io credo che la libertà stia sopra ogni cosa nel rispetto della libertà degli altri; non si può negare ad alcuno la libertà di avere una propria fede religiosa o di non ne averne alcuna; la libertà di esprimere le proprie idee o quella di poter scegliere la propria sessualità. Il terrorismo ha un’altra matrice: quella di voler imporre con la forza il proprio potere. Oggi tocca all’estremismo di matrice islamica, ma cerchiamo di non scordare ciò che avviene in sud/centro America con i cartelli della droga o, per restare più prossimi a casa, con la criminalità organizzata. Ricordiamo inoltre la nostra storia recente con le Brigate Rosse o i movimenti di estrema destra che ogni tanto cercano di rifarsi vivi con “prestazioni” eclatanti. Osservando la geografia attuale del terrorismo, Medio Oriente, Libia, Nigeria, non può sfuggire il fatto che queste aree siano le più ricche di petrolio e altre risorse strategiche. La Nigeria poi, dove importante è la presenza della nostra compagnia pubblica (ENI), è
una delle più importanti produttrici di gas serra a livello mondiale e le acque dei suoi fiumi sono tra le più inquinate causa l’inadeguatezza dei sistemi di estrazione. C’è quindi da stupirsi che tanta ricchezza possa far gola a qualcun’altro? Isis o Boko Haram si finanziano infatti con la vendita a paesi compiacenti di petrolio a basso costo. Durante la manifestazione di Parigi che è seguita agli attentati, tra i tanti cartelli che la gente innalzava ce n’è stato uno che mi ha colpito particolarmente, semplice ma denso di significato “violenza = ignoranza”. Forse sta proprio in queste poche parole la chiave di lettura di tutto: le tirannie, siano esse politiche o economiche, hanno basato la loro forza sull’indottrinamento delle masse, sul proselitismo, sull’emarginazione, sullo scadimento culturale della persona e facendo credere in ogni momento che ci sia un nemico da combattere. Oggi la minaccia è comunque seria: la nostra libertà, costruita in Europa dopo guerre e altri eventi drammatici e affinatasi col libero pensiero di persone illuminate, viene messa in crisi da chi, nel nome di un dio che certamente non può apprezzare questi comportamenti, ha scelto di sostituire alla dialettica e al confronto il fucile mitragliatore o la lama di un coltello.
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...VI PIACERà LA “CAPOEIRA”!
L'Associazione FOLK SPORTING SCHOOL sta lavorando per proporre come attività sportiva nella prossima stagione la Capoeira! Fin da marzo prossimo sarà comunque possibile partecipare a dei corsi di questa disciplina presso la palestra " SALA ATTIVITA' MOTORIE DELLA EX SCUOLA GRAMSCI " in Via Sabbadino a Campalto. La Capoeira è un gioco, un passatempo, è rispettare la paura, è dosare bene il coraggio, è il volo di un passero, è un grido di libertà... Capoeira è un’arte marziale Brasiliana. L’origine Africana è da ricondurre al periodo della schiavitù quando etnie diverse furono sradicate dai loro territori per essere trasferiti in Brasile. Strumento di lotta e difesa personale la Capoeira diviene per gli schiavi una vera e propria disciplina difensiva che consente l’opportunità della fuga, la risposta alle 6
violenze subite, la possibilità del raggiungimento delle Repubbliche dove trovavano rifugio gli schiavi fuggitivi. Dopo l’abolizione della schiavitù nel 1888 la pratica della Capoeira viene proibita; relegata ai margini della società continua ad essere però praticata clandestinamente nelle strade. Solo negli anni trenta comincia a riacquistare una legittimità sociale; si creano le prime scuole, viene riconosciuta come sport nazionale Brasiliano (1937), ed inizia cosi ad essere sempre più praticata e conosciuta. La peculiarità della Capoeira consiste nell’utilizzo della musica e del canto. Fin dalle sue origini tali elementi erano utilizzati per disorientare i padroni: la successione di movimenti ritmici, l’agilità, la creatività rendeva la Capoeira simile ad una danza contribuendo così a mettere in secondo piano l’obiettivo puramente aggressivo e difensivo per far emergere quello ludico e di divertimento. Il ritmo al corpo e ai movimenti è dato da uno strumento, il Berimbau (nome derivato dal legno di cui è composto Beriba) accompagnato dal Pandeiro (tamburello) e dall’Atabaque (conga). La pratica della Capoeira prevede una precisa preparazione atletica che consente di utilizzare tutti i movimenti di base, di attacco, di difesa e di tipo acrobatico durante il gioco. Il paragone con le arti marziali emerge dall'utilizzo di tali movimenti finalizzati ad un confronto con un
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avversario, ma l’originalità consiste nel seguire il ritmo degli strumenti e nel trasformare l’incontro in un vero e proprio momento creativo. Lo spirito del confronto è quello di studiare l’avversario, di osservarlo utilizzando la "malandragem" (astuzia, furbizia) e di partire da un movimento per crearne una sequenza di altri. Il momento del confronto è il momento del gioco. Ogni persona può vivere la Capoeira in forme diverse: come danza, come lotta, come gioco; ed il confronto dell’abilità e della comunicazione è il momento dell'esperienza e dello scambio. Arte completa, la Capoeira può
essere praticata a qualsiasi età. Disciplina completa perché oltre che opportunità sportiva racchiude in sé un alto potenziale di sviluppo creativo della personalità e della capacità di socializzazione. La formazione di un Capoerista prevede non solo il raggiungimento di una forma tecnico/fisica ma ancora una volta si deve sottolineare la peculiarità di tale disciplina che unisce alla preparazione fisica anche quella musicale, teorica e del canto. Capoeira è una linea immaginaria che lega realtà e fantasia, musica e poesia, corpo e armonia, falsità e tradimento, tristezza e allegria!
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L’esempio di Micol Di Gianfranco Albertini
Poco tempo fa una trasmissione televisiva del pomeriggio presentava una giovane artista che suonava magistralmente l'arpa. Tra un brano e l'altro raccontava le sue esperienze di concertista con importanti orchestre e di insegnante, ma anche la sua passione per la musica pop che la spinge a esibirsi tra la gente nelle strade. Attratto dalla sua disinvolta bravura, mi sono documentato in rete dove ho trovato numerose sue esibizioni. Cercate su You Tube “Micol Picchioni”, rimarrete sorpresi. Ho saputo poi di una pianista che ha allestito un furgone trasformato in palco semovente e con esso ha percorso l'intero stivale da nord a sud portando la sua musica con successo tra la gente. Le performances degli artisti di strada, molto comuni nel resto d'Europa, nel nostro paese sono ancora rare e spesso guardate 8
con indifferenza o addirittura osteggiate. In alcune città si arriva anche a proibire l'arte di strada e a sanzionarla. Così, il paese al mondo che possiede il più grande patrimonio artistico e che ha dato i natali a grandi musicisti penalizza le forme culturali spontanee, spesso di alta qualità. Se è vero che per i giovani trovare una normale occupazione si rivela assai difficile, ancora di più lo è in alcuni settori che potrebbero essere strategici per la nostra economia. Così, mentre l’intero territorio nazionale frana, i geologi non trovano lavoro; mentre l’arte, la cultura e il senso del bello potrebbero essere la chiave di una nuova rivoluzione pacifica e propositiva, non si creano spazi occupazionali per chi ha scelto di dedicare a questi settori i propri interessi. Speriamo che l'esempio di Micol e di altri artisti possa dare qualche frutto.
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La storia infinita di Francesca Rismondo
Ultimamente non si sente più molto parlare del Mose, dopo gli scandali e gli arresti che hanno contraddistinto questa vicenda. Così ho deciso di andare a cercare qualche aggiornamento, per vedere a che punto siamo. Le buone notizie sono ben poche; a parte i patteggiamenti di alcuni politici e la dipartita di altri, la situazione è ancora in mano al Consorzio Venezia Nuova, con nomi diversi ai vertici, certo. Ciò che oggi si ammette però, non è rassicurante: i commercianti e abitanti dell’area di San Marco avevano già sollevato il problema della loro zona che, essendo il punto più basso di Venezia, non verrebbe comunque protetta dal sistema Mose. Ciò è stato confermato dal direttore generale e ingegnere del Consorzio Venezia Nuova, Hermes Redi, che rileva l'impossibilità di alzate le paratie anche quando si prevedono acque alte al di sopra di 90 cm ma inferiori ai 110 cm, in quanto la laguna sarebbe chiusa troppo spesso e mancherebbe il ricambio idrico con conseguenti danni ambientali. Sembra non vi sia soluzione dunque per il centro storico senza le opere accessorie previste all'inizio del progetto, non più realizzabili in quanto mancano i finanziamenti. Tale situazione era chiara già dall'inizio ma sicuramente gli interessi economici erano molto più forti rispetto alla reale utilità e
fattibilità scientifica del progetto. È stato stimato che noi cittadini abbiamo pagato in più per l'opera 2,4 miliardi. Soldi andati a finire chissà dove, e che non permettono neppure la realizzazione completa del progetto. Altra bella notizia sono le tempistiche che non saranno rispettate: il progetto non sarà concluso entro il 2017 come previsto. Quindi oltre al danno la beffa! Un'opera costata di più, che proteggerà in parte Venezia e soprattutto non nella zona artistica e culturale più importante e a cui non si sa se si riuscirà a dire la parola "fine!".
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MOSTRA FOTOGRAFICA ALLA PASCOLI 4 way street: Rock in immagini
“4 way street” è, probabilmente, uno dei più famosi dischi “live” nella storia del rock. Il doppio LP venne registrato nel giugno del 1970 al Fillmore East di New York, all’Auditorium di Chicago ed al Forum di Los Angeles e pubblicato nel 1971. “Crosby, Stills, Nash & Young” erano ormai vicini allo scioglimento (si divideranno prima dell’uscita del disco) ma le registrazioni restano un documento importante del clima di quegli anni. La mostra “4 way street” è la libera 10
rivisitazione di quei brani da parte di 4 appassionati di fotografia. Le immagini costituiscono interpretazioni anche spiazzanti: scatti che condensano ricordi, sensibilità attuali e libere associazioni. Le associazioni a volte partono da alcuni versi dei testi, altre volte riprendono atmosfere, allusioni. Parole e immagini che non sono l’illustrazione l’una delle altre, ma dialoghi tra linguaggi solo apparentemente inconciliabili. Le 4 corsie della stessa strada corrispondono ai
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quattro fotografi che una sera intorno a 4 birre hanno condiviso la sfida. Lo stesso materiale stimolo di partenza, canzoni che hanno oltre 40 anni e che parlano di libertà, del rapporto con la madre terra, dell’amore romantico e delle sue delusioni, delle discriminazioni, dei rapporti interpersonali, anche intergenerazionali, dell’abbandono e della trasgressione. Temi caldi in quegli anni, raccontati in canzoni diventate molto popolari. Di quegli echi, qui troviamo dei paesaggi umani raccontati dalle foto di Antonio Lovison, Renato Paperini, Massimo Santinello e Donatella Tormene. Una via di mezzo tra un viaggio con la macchina del tempo e un “serious game”, nel quale alla fine niente torna. Le foto hanno la stessa grandezza e formato della copertina del disco in vinile, a certificare una sorta di legame simbolico con la fonte e a lasciare liberi gli autori di giocare e correre sulla propria corsia.
La mostra, che è’ stata già presentata a Padova nel settembre 2014 e a Breganze (Vicenza) nel gennaio 2015, sarà inaugurata presso lo spazio espositivo del Centro Polifunzionale Pascoli a Campalto a cura dell’Associazione culturale BLOG TERRITORI E PARADOSSI sabato 21 febbraio alle ore 18.00 e resterà esposta sino al 7 marzo.
Hai seguito i primi eventi di CampArte? Hai suggerimenti o consigli da inviarci? Hai qualche critica da fare? Vuoi proporre qualche iniziativa da inserire nel programma? Ci trovi su a “Camparte festival” o nel sito di Blog Territori e Paradossi www.territorieparadossi.it
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lavori in corso
Subito dopo il supermercato Lidl in direzione Mestre, sono iniziati i lavori di adeguamento della sede stradale per consentire l’accesso e l’uscita dei mezzi di raccolta rifiuti nell’area Veritas che attualmente transitano in via Porto di Cavergnago. L’intervento, che durerà all’incirca quattro mesi, prevede l’allargamento di via Orlanda, per una lunghezza di 200 metri, in modo da creare una corsia verso Campalto per l’ingresso e una corsia di immissione in uscita in direzione Mestre. In assenza di questi interventi le manovre dei mezzi di raccolta rifiuti avrebbero potuto
creare, accedendo a Veritas da via Orlanda, pericolosi intoppi alla circolazione. La notizia che l’accesso all’area Veritas da parte dei mezzi adibiti alla raccolta rifiuti avverrà da via Orlanda e non più da via Porto di Cavergnago, è stata accolta dagli abitanti della zona con molta soddisfazione, visto che numerose volte in passato si erano lamentati dei disagi provocati dall’andirivieni dei mezzi. Durante i lavori sarà comunque garantito in via Orlanda il transito veicolare in doppio senso di marcia su due corsie di 3.50 metri ciascuna. È comunque prevedibile che i cantieri possano produrre, specie negli orari di punta, qualche rallentamento e quindi per gli automobilisti è consigliabile in questo periodo utilizzare maggiormente via Martiri della Libertà, oggi la nuova circonvallazione di Mestre, ed eventualmente connettersi a Campalto attraverso il primo tratto della Vallenari bis.
NUOVE FOGNATURE PER CAMPALTO MA NESSUNO LO SA Da qualche mese, rientrando a casa da lavoro, notavo che presso il parco di Via Chiarin si stavano raggruppavano scavatori, materiali edili e transenne. Pur non essendo un ingegnere avevo intuito dai grossi tubi di cemento che potevano essere lavori per lo scavo di nuove fognature, vista anche l’ormai nota insufficienza della rete fognaria campaltina. Sicuramente una buona notizia, però... Però, un po’ preoccupata per le sorti degli alberi e del parco, che da decenni è sede delle maggiori iniziative organizzate a Campalto e ultimamente anche frequentato campo da criquet, ho cercato in internet informazioni. Non sono riuscita a trovare una sola notizia a riguardo: ne’ sul sito del Comune, ne’ della Municipalità, ne’ di Veritas. Dopo tanto navigare, ho scovato solo un’ordinanza della Direzione Mobilità e Trasporti del Comune 12
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di Venezia per la regolamentazione della circolazione nelle vie interessate dai lavori. Così oggi mi sono fermata a vedere e a quanto pare al momento gli alberi non sono stati maltrattati o tagliati e i lavori dovrebbero terminare il 24 aprile 2015. Se siamo sempre pronti a lamentarci delle mancanze del Comune o delle bollette pagate a Veritas, non è forse anche perché quando fanno lavori ed interventi nessuno lo sa? Internet è uno strumento gratuito ed efficace per comunicare, eppure perché amministrazioni ed enti lo usano ancora così poco e male? Elena Brugnerotto
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Articolo da carta igienica di Francesca Rismondo È così signori miei! Ma non perché possiate usare la nostra bellissima pagina di Campalto in caso di emergenza, ma perché parliamo proprio di carta igienica. Del resto, come faremmo a farne senza? Così è nata, da marchio Coop, la nuova carta igienica senza tubo! Si chiamerà ZeroTubo e all'interno del rotolo di carta non ci sarà più l'insulso tubo di cartone; in questo modo si risparmieranno circa 25 tonnellate di carta all'anno. Inoltre, anziché il tubo, all'interno viene sfruttato lo
spazio per altri strappi e l'anima sarà estraibile e “portatile”. Il rotolino, comodissimo perché piccolo, sarà utile nei viaggi e spostamenti sempre più frequenti. Seguendo la stessa idea ci sarà anche l'asciugatutto, sempre senza tubo all'interno, che permette un risparmio di circa 8 tonnellate di carta l'anno. Finalmente qualche idea utile ed ecologica per risparmiare carta, e quindi legno. Speriamo solo non costi uno sproposito, visto il suo utilizzo finale!
Centro Internet P3@ a Campalto MINI CORSI MONOTEMATICI Dopo le vacanze natalizie è ripresa l'attività presso il centro Internet P3@ di Campalto. Il centro è aperto alla cittadinanza nei giorno di martedi e giovedì dalle 17.30 alle 19.30 e il mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 12.00. Ricordiamo che l'accesso al Centro è gratuito. Inoltre lunedì 26 gennaio è stato avviato un nuovo corso per PC di 1° livello. Sono in programma presso il Centro, a partire dal mese di febbraio, mini corsi su argomenti specifici e di comune interesse riguardanti l'uso del computer: si svolgeranno durante gli orari di apertura ed i primi temi affrontati saranno la fotografia digitale (gestione delle immagini), gli acquisti online, la gestione della posta elettronica. In base alle richieste potranno essere programmati ulteriori corsi su altri temi (uso dei social network, ecc.) La partecipazione sarà gratuita per i soci dell' associazione Blog Territori e Paradossi. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi presso il centro P3@ durante gli orari di apertura.
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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo, Gianfranco Albertini. Indirizzo: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com oppure visitando la nostra pagina facebook.