145 novembre

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distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com novembre 2015 Anno XI N° 145

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

CAMPALTO... PAESE DEL MONDO!

In questo numero:

Un altro San Martino si aggiunge alle 14 edizioni precedenti, e, come le altre, anche in questa edizione abbiamo cercato un “Incontro”! In tutti questi anni abbiamo incontrato valli montane e litorali padani, abbiamo intrecciato rapporti di amicizie con chi ha fatto conoscere le loro terre, costumi e prodotti a noi e a chi ci ha visitato, ma, quest’anno, vorremmo fare di più: vorremmo conoscere il mondo!! Siamo esagerati? No, non penso!!

campalto... paese del mondo_ il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto_potature_campalto si, campalto no_altino e il nuovo museo archeologico_cara amica ti scrivo_mestre e venezia: sempre più distanti per pedoni e ciclisti_la festa della salutei_i poeti lavorano di notte_rilassiamoci.


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In questi ultimi anni Campalto è cambiato ancora una volta, sono arrivati nuovi abitanti, ma non sono più italiani alla ricerca di lavoro, quel lavoro che Marghera offriva in abbondanza negli anni ’50 e ’60, sono persone che vengono da altri paesi, paesi lontani dai nomi che, fino a pochi anni fa, ci suonavano persino esotici: Marocco, India, Bangladesh, Somalia, Ucraina, Moldavia …. sono arrivati spinti dalla speranza di iniziare una nuova vita! Campalto li accolti come aveva accolto i nuovi arrivati degli anni ’50 e ’60 e adesso noi, con la nostra festa, vogliamo creare un’occasione di conoscenza reciproca perché conoscersi vuol dire capirsi e non aver più timore dell’altro! Questo è dunque il tema della festa di quest’anno. Ci sarà sempre il mercatino dell’usato, il mercato della domenica con musica e artisti di strada, ci saranno mostre e incontri ma, in aggiunta, allestiremo un “Paese del mondo” dove incontrare i nuovi amici e conoscere la loro musica, i loro costumi e anche i loro cibi! Siamo convinti che sarà una gran bella Festa di San Martino in Strata!! Vi aspettiamo numerosi come sempre e aperti a nuove amicizie!

Municipalità di Favaro Veneto

XV Festa di dal 6 all’8 Novembre 2015

Campalto Paese del Mondo

Mercatini dell’artigianato ed enogastronomico Musica Live Artisti di Strada Lotteria www.campaltoviva.it

Campalto VIVA

In caso di maltempo la manifestazione verrà rinviata alla settimana successiva

Campalto Viva

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in strata

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Motto di novembre: Il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto! di Francesca Rismondo

Dal 21 al 29 novembre ci sarà la settima edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti. Questo è un evento che ha come obiettivo la sensibilizzazione sulla corretta riduzione dei rifiuti da parte di pubbliche amministrazioni, scuole, istituzioni, imprese, e singoli cittadini. Le famose 3 R sono la base di questa iniziativa: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. In questa edizione si pone l’attenzione principalmente sulla Riduzione dei rifiuti, per prevenire a monte la produzione di rifiuti. La seconda R, in gerarchia, è

il Riuso: quando il rifiuto viene prodotto, cercare di incentivarne il suo riutilizzo per intero o di sue parti, così che si utilizzino meno risorse naturali ed energetiche e venga diminuito l’inquinamento e il degrado dell’ambiente. L’ultima R,ma non meno importante, riguarda il Riciclo che è il processo fondamentale che trasforma il rifiuto in materie prime, prodotti o sostanze riciclabili per altri scopi o lo stesso uso di partenza. Per garantire questo la raccolta differenziata e la separazione dei rifiuti sono fondamentali. La settimana di quest’anno è dedicata principalmente alle azioni riguardanti la “dematerializzazione”, ovvero la riduzione o eliminazione dell’uso di materiali nello svolgimento di una funzione, nell’erogazione di un servizio, ecc (per esempio pagamento di bollette online, acquisto di biglietti elettronici, e così via). Collegato alla de materializzazione è anche il miglioramento dell’efficienza di un processo, riutilizzando un bene o, per esempio, eliminando/ alleggerendo un imballaggio. L’idea è che chiunque voglia partecipare, individualmente o collettivamente come azienda o istituzione, può farlo iscrivendosi entro il 31 ottobre condividendo la propria azione virtuosa (www.ewwr.eu).

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potature di Daniele Conte

Tra le piante dei nostri quartieri, gli alberi sono quelle più vistose ed anche quelle che necessitano di una particolare attenzione. Sono assolutamente necessari, soprattutto nei piccoli giardini, nelle aree verdi centrali o lungo le strade, per le loro capacità di migliorare il microclima, l’aria, l’ambiente e la vivibilità in generale: gli effetti provenienti dalla presenza e dalle funzioni degli alberi sono alla base della nostra salute e del nostro benessere. Quante volte però l’albero viene visto come una presenza che sporca o pericolosa: lo sporco non è altro che elemento naturale del suo ciclo biologico (foglie che cadono, semi,…), mentre il pericolo è un 4

dato oggettivo nel momento in cui è presente un albero non adatto a quel posto (derivante quindi da una nostra scelta sbagliata di piantarlo lì!) o per cause effettive di malattie e problemi fitosanitari. Ma non solo: spesso un’azione di potatura non corretta peggiora lo stato della pianta e la danneggia. Questo mese affrontiamo proprio il tema della potatura sugli alberi ornamentali a dimora da più anni, che necessita di alcune premesse. La chioma, per un albero, è come l’insieme della nostra bocca e del nostro naso: mangiamo (la fotosintesi produce zuccheri) e respiriamo. Se noi tagliassimo in modo brutale gran parte dei rami che formano la chioma, togliamo all’albero parte degli organi vitali, oltre che stress e danneggiamento estetico della forma. Importantissimo è non “capitozzare”: ovvero troncare i rami in un punto a caso: ciò rovina la forma (perché l’albero ha una sua bellezza che sta in primis nella forma) e rende pericolosa la pianta. La capitozzatura obbliga a intervenire nuovamente dopo poco, per sfoltire la nuova chioma instabile, fitta di rametti deboli, che tendono a cadere. I periodi migliori? La fine dell’inverno, ma prima che si sviluppino le foglie perché causerebbe una significativa perdita di linfa (che indebolisce e favorisce invece i patogeni). Oppure a giugno, quando la pianta è nel pieno delle forze e reagisce bene all’intervento.

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Semplificando, le buone regole della potatura sono: ---

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non tagliare più di 1/3 della chioma, per mantenere l’equilibrio fisiologico ed estetico della pianta; da evitare finché possibile il taglio di rami di diametro sopra i 5 cm, che lasciano una ferita aperta che impiegherà più tempo a cicatrizzare nel tagliare rami nel punto di connessione con gli altri, rispettare sempre il collare, cioè quell’ingrossatura dell’attaccamento del ramo

Fisiologicamente, la potatura stimola l’accrescimento delle gemme o dei rami laterali prossimi al taglio, cioè vengono favoriti quelli sottostanti. ---

tagliare obliquamente a 45° sopra ad una gemma che si vuole lasciar sviluppare (per i piccoli interventi) usare la tecnica del “taglio di ritorno”: tagliare un ramo fino al punto in cui ce n’è già un altro che poi si svilupperà (per i grandi interventi)

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Campalto Si, Campalto no. di Giuliano Brandoli

Campalto sì: Quando succede che le segnalazioni, relative al decoro di Campalto, trovino un intervento positivo da parte della P.A., o di qualche cittadino, si accende la speranza che l'indifferenza per quelli che sono i luoghi dove viviamo possa essere sconfitta! Il “buco” nell'intonaco esterno del Centro Pascoli a Campalto, segnalato nel numero di ottobre della PdC, è stato riparato con un intervento del Comune. Le due piccole aiuole vicine al semaforo in via Orlanda, di cui avevamo segnalato il completo abbandono, sono rinate a nuova vita! Grazie a coloro che se ne sono occupati!

Campalto no: In via Passo due ponti in legno attraversano il canale scolmatore: quello di destra (andando verso la laguna) è lesionato in modo preoccupante; alcune fessure sulle tavole della pavimentazione sono diventate buchi (potenzialmente pericolosi per chi, senza accorgersene, ci camminasse sopra); il “corrimano” di sinistra (quello dalla parte della strada) è per metà marcescente, in disfacimento, e ci crescono pure le piantine. Riteniamo necessaria una urgente valutazione tecnica delle sue condizioni (che appaiono preoccupanti) ed un sollecito intervento di riparazione.

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Altino: la nuova sede del museo archeologico di Gianfranco Albertini

Dopo un'attesa durata diversi anni, verso la fine dell'estate è stata aperta la nuova sede del Museo Archeologico di Altino. Percorrendo la via Triestina in direzione San Donà/ Jesolo lo si scorge sulla destra, appena imboccata la deviazione per Altino. A un vecchio casolare ristrutturato sono stati affiancati edifici in stile moderno: potrebbe sembrare forse un azzardo, ma il colpo d'occhio è senza dubbio interessante. Intorno la campagna, fiumi e canali e, non molto distante, la Laguna Nord. Tutti conoscono Altino come importante città romana ma, appena varcata la soglia del museo, subito si scoprono le sue origine ben più antiche. Si va dai primi reperti del

neolitico come punte di freccia o frammenti di vasellame, a quelli più recenti dove è ben visibile l'influenza etrusca, a quelli di epoca romana e imperiale. Sorprendente è poi l'alfabeto usato in varie iscrizioni, anch'esso con influenze etrusche, a denotare come già anticamente la zona fosse un importante crocevia commerciale. Non è casuale il fatto che ad Altino convergessero due strade romane di importanza strategica: la via Annia, che provenendo dal basso Veneto raggiungeva Aquileia e l'est europeo, e la via Claudia Augusta che, dopo aver varcato le Alpi, si spingeva verso l'Austria e la Baviera. Continuando la visita, si risale nel tempo e si scopre con quale maestria i nostri antenati si erano specializzati nel forgiare i metalli, modellare l'argilla o creare oggetti in vetro. Poco alla volta ci si avventura nella storia di questi luoghi a lungo dimenticati per scoprire che la città si estendeva su un'area enorme, con il Foro, il Circo, l'Anfiteatro e numerosi teatri, capace di ospitare diverse decine di migliaia di abitanti. E per concludere la visita, una sosta sulla torretta panoramica con vista sulla laguna e le campagne circostanti che, speriamo, possano rimanere integre a lungo. Un consiglio per raggiungerlo: per una volta lasciamo l'auto a casa e percorriamo in bici il bellissimo itinerario che costeggia il fiume Zero e sbocca proprio davanti all'ingresso del museo.

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Cara amica ti scrivo... Sabato 26 settembre scorso, come tante, tante altre persone sono andata a vedere lo spettacolo di Bertelli, Balasso e Paolini organizzato dai tre artisti, in collaborazione con il Comitato Opzione Zero e Jole Film, per raccogliere fondi da destinare alle vittime del tornado dello scorso 8 luglio. Lo spettacolo è stato organizzato in via Seriola a Dolo, definita dallo stesso Paolini "La strada più stretta della Pianura Padana": una location insolita ma significativa perché la via passa in mezzo ai campi dietro la fornace dove il fortunale ha fatto innumerevoli danni. Ed io, i miei amici e la mia sedia a rotelle color ciclamino eravamo lì, assieme a tutti gli altri: ragazzi, ragazze, uomini, donne, bambini, bambine, cani, cimici (mamma mia, quanti cimici!). Alle 17.15 eravamo tutti lì, come formiche. E perché anch'io, così come altri che non avevano la sedia a rotelle elettrica siamo riusciti ad andare? Per l’organizzazione. Il Comitato Opzione Zero e la Jole Film si erano organizzati per permettere anche a disabili, donne incinta ed anziani di accedere il più comodamente possibile alle zone rurali in cui a breve si sarebbe tenuto lo spettacolo. Almeno due volontari pronti ad aiutarti ad ogni difficoltà, indipendentemente dal fatto che tu fossi accompagnato. Addirittura c'era una zona ristoro. 8

Addirittura avevano recintato fossati secchi e messo tavole per poterli attraversare, con tanto di paratie laterali per non cadere. Immagino che questa organizzazione abbia comportato dedizione, ampie vedute, cura per i dettagli, sensibilità e buona volontà. Ma l'organizzazione ce l'ha fatta. Credo che le persone che si sono adoperate per la buona riuscita dell'evento abbiano avuto soddisfazione. Io me lo auguro vivamente, soprattutto per contraccambiare la serenità che, una volta ogni tanto, ho provato nel partecipare ad un evento pubblico senza diventare matta per conciliare la mia voglia di vivere e partecipare alla vita sociale con i limiti imposti dalle barriere architettoniche, ma più spesso da dimenticanza, faciloneria e menefreghismo. Per una persona come me, in carrozzina, andare a La Biennale di Venezia, soprattutto nella zona dei Giardini è quasi un viaggio della speranza. La mia patologia m'impone una carrozzina semplice, non a telaio rigido come quella di Zanardi oppure l'uso di un deambulatore. Ma quanto matta divento con la ghiaia tra i vari padiglioni? Se in tre o quattro amici non si coordinano per trascinarmi dove le ruote della carrozzina affondano nei punti di ghiaia più profonda (zona fronte padiglione USA, Giappone, Gran Bretagna, ad esempio) io “La Mostra

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internazionale d'Architettura” non la vedo. Così come non vedo i padiglioni dell'Egitto o dell'Olanda (sempre ad esempio) l'anno successivo quando fanno “La Mostra internazionale d'Arte”. Spesso, richiedendo la pedana per entrare nel padiglione della Spagna (sempre più ad esempio), ti sbolognano dicendo che devi aspettare perché è momentaneamente in uso in un altro punto de “La Mostra internazionale d'Arte”. Io non credo di avere qualcosa da insegnare alle persone, ma i fatti dimostrano che il Comitato Opzione Zero e la Jole Film hanno

“Il Gabbiano”

qualcosa da insegnare in merito ad accessibilità, sensibilità ed organizzazione a Baratta, all'organizzazione de La Biennale e forse qualcosina anche a Brugnaro, dal momento che si è recentemente unito al club delle teste pensanti della venezianità. La disponibilità economica di cui dispone La Biennale sono sicura le permetterà di fare grandi cose. Un sasso lo aveva già tirato Bertolucci qualche anno fa, qualcuno lo raccoglie? S. Nalesso

“La salute vien mangiando”. Ciclo di otto incontri Auditorium di Favaro Veneto (ex scuola De Nicola) dalle ore 15:30 alle ore 18:00.

Nutrizione e prevenzione alimentare 27 gennaio 2016: La nutrizione e i principi di una sana alimentazione. 24 febbraio 2016: La nutrizione e il problema della sicurezza alimentare. 30 marzo 2016: La contaminazione degli alimenti: come nascono le nostre malattie alimentari. 24 aprile 2016: La conservazione degli alimenti: Preservare il cibo e la nostra salute. 25 maggio 2016: Rischi alimentari in cucina, che fare? Uno sguardo su alcune procedure finalizzate all'igiene e sicurezza degli alimenti. 29 giugno 2016: Qualcosa non va nel cibo, come accorgersene? Cenni su alcuni indizi rivelatori di rischio rilevabili sugli alimenti.

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Mestre e Venezia: sempre più distanti per pedoni e ciclisti di Gianfranco Albertini

Molti di noi percorrono ogni giorno il Ponte della Libertà, ma quanti conoscono qualcosa sulla sua storia? Venezia era raggiungibile esclusivamente via acqua fino alla metà del IXX secolo quando, nel gennaio del 1864, sotto la dominazione austriaca, venne realizzato il ponte ferroviario che la univa alla terraferma. Questa struttura rimase l’unico collegamento fino agli anni venti/trenta del secolo scorso quando sorsero i primi progetti per un ponte 10

automobilistico. Si contrapposero due idee: la prima prevedeva che venisse realizzato a nord della ferrovia e fosse la logica prosecuzione della linea tramviaria che terminava a San Giuliano; la seconda, realizzata sul lato sud e che avrebbe poi preso il sopravvento, vedeva Venezia come il terminal dell’autostrada che proveniva da Padova. Il progetto del 1930 prevedeva una corsia per le auto, una in sede dedicata per il tram e una banchina a libera circolazione per pedoni e biciclette con un’autorimessa a più piani in zona Santa Lucia. Oggi potrebbe sembrare un progetto razionale e in linea con le moderne esigenze ma allora, causa l’ascesa di popolarità dell’automobile e le indubbie pressioni esercitate da FIAT (già allora…), si decise di eliminare il tram per sostituirlo con i filobus e dedicare l’intero sedime al trasporto su gomma. Veniva così a cadere un progetto di connessione tra ferrovia, tram e vie d’acqua che avrebbe avuto in Mestre il vero “hub” di interscambio a favore dell’asse automobilistico Padova – Porto Marghera. Nel 1932 vedeva così la luce il ponte translagunare che oggi noi conosciamo, chiamato prima “Ponte Littorio”, diventato nel dopoguerra della Libertà. E così, tagliato su misura per

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le auto, è giunto fino ai nostri giorni nella situazione che ben conosciamo. Con l’incremento del traffico di questi ultimi decenni e l’entrata in funzione del nuovo collegamento tramviario, il suo utilizzo da parte di pedoni e ciclisti è diventato sempre più problematico e pericoloso. Le amministrazioni pubbliche, consapevoli che ogni anno, soprattutto nel periodo a cavallo dell’estate, si contano a decine di migliaia le persone che lo percorrono in bici, hanno presentato negli anni diversi progetti per creare uno spazio dedicato, ma nessuno di questi è per il momento andato in porto. Attualmente si sta lavorando per garantire un minimo di sicurezza lungo il ponte utilizzando la banchina esistente e creando una passerella a sbalzo nell’ultimo tratto verso l’isola del Tronchetto. Resta invece in alto mare la messa in sicurezza dei tratti più pericolosi, attualmente percorsi in promiscuità con le auto su un’arteria a scorrimento veloce, che provengono rispettivamente da Mestre Marghera e dal parco di San Giuliano. Il passaggio obbligato nell’area chiamata “i Pili” si scontra con terreni dall’assetto idrogeologico molto instabile e con l’inquinamento causato dagli sversamenti di materiali di risulta provenienti dalle fabbriche di Porto Marghera. Dall’opinione pubblica mondiale, Venezia è considerata una città simbolo della mobilità alternativa ma, paradossalmente, non può essere raggiunta

in sicurezza da ciclisti e pedoni. Per evidenziare tale contrasto, in più occasioni gli amanti delle due ruote si sono mobilitati in cortei e manifestazioni sempre molto partecipate; ne seguivano ampie garanzie da parte degli amministratori competenti che avrebbero affrontato e risolto il problema in tempi brevi, ma la situazione attuale è quella che conosciamo, uguale a quella di dieci, venti, cinquanta anni fa. Cittadini e associazioni hanno fatto pressione con manifestazioni, biciclettate, richieste di incontri con sindaco e assessori, ma tutto è caduto, fino a oggi nel vuoto. Si aspetta forse il primo grave incidente per intervenire?

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21 novembre madonna della salute

Potrà sembrare banale parlare dela Festa della Salute ma per chi è venuto ad abitare a Venezia da altre parti d’Italia - o del mondo - qualche notizia potrà fare comodo. Tra le feste veneziane è sicuramente quella dall'impatto meno "turistico" e che evoca un sincero sentimento religioso popolare. Ricorda la terribile pestilenza del 1630-31 che seguiva a quella del 1575-77, oggi ricordata nel mese di luglio con la festa del Redentore. Nella speranza di porre rimedio al morbo, Il doge fece voto di erigere una chiesa intitolata alla Salute chiedendo l'intercessione della Vergine Maria per porre fine alla pestilenza. La progettazione fu affidata al giovane architetto Baldassarre Longhena. Il suo progetto rispondeva alle esigenze 12

di grandiosità richieste dalla Serenissima: una chiesa che doveva esaltare la Vergine e al tempo stesso la Repubblica. La basilica fu consacrata nel 1687. Chi ha l'opportunità di trovarsi a Venezia durante il giorno della Salute respira un'atmosfera di sincera e sentita partecipazione popolare, di religiosità non bigotta ma legata intensamente alla storia e alle tradizioni della città. La fila ininterrotta di persone che il 21 novembre percorre il ponte votivo su barche e si reca presso la maestosa Chiesa della Salute, molti con il tradizionale cero votivo, sta a testimoniare il legame ancora vivo ed intenso esistente tra la città e la Madonna. Ancor oggi la festività della Salute propone una miscela di sentimenti

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e di motivazioni: accanto al sincero sentimento religioso convive anche l'aspetto più laico e gioioso con i tipici banchi di dolciumi che popolano le calli adiacenti la chiesa. La Festa della Salute esprime in sintesi la storia e la tradizione lagunare: è con questo spirito che si deve leggere l'abitudine di consumare, il 21 novembre, il piatto della “castradina”. È un omaggio alla fedeltà del

Dalmati che, nel lunghissimo isolamento patito da Venezia durante la pestilenza, furono gli unici a rifornire gli abitanti di cibo. Ma ciò che potevano offrire era quello che avevano a portata di mano, cioè il montone, diffusissimo in quei territori. Quindi durante quei lunghi diciotto mesi i Veneziani hanno mangiato quasi esclusivamente quella saporita pietanza.

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i poeti lavorano di notte Come anticipato nella PdC di ottobre, il 21 novembre prossimo presso l'aula magna dell' IC Gramsci di Campalto alle 20.30 si ripeterà l'appuntamento con la poesia, promosso ed organizzato dall'Associazione culturale Blog Territori e Paradossi, nell'ambito dell'iniziativa Camparte, e che si avvale del patrocinio del Comune di Venezia. Nel corso della serata verranno letti versi proposti da persone del nostro territorio; versi a volte ritrovati in qualche cassetto, o chissà dove; a volte anonimi, oppure scritti molti anni fa da un nostro caro. Il nome della serata si ispira al titolo di una poesia di Alda Merini, grande poetessa italiana, “I poeti lavorano di notte”, in una voluta contrapposizione all'analoga, 14

intensa serata del 2014 titolata “Le poesie nascono al sole”. Le letture saranno a cura di Francesca Tommasi, grande interprete, ed accompagnate dalle atmosfere create dalla voce di Chiara Foffano e dalla musica di Michael Fiorin e Francesca Rismondo. Vi invitiamo a partecipare: non per “fare numero”, non per assistere ad una esibizione, ma per cogliere la straordinaria, dolce forza della poesia! Una produzione:

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rilassiamoci...

CAPRA: si trova sopra o sotto la panca. Principale termine di paragone usato da Sgarbi. TONELLATA: enorme quantità di tonno. Marmellata di tonno. DISPUTA: Litigio o contesa risolta con lanci di saliva. DONNA: Elettrodomestico di sesso femminile. Può essere usato come simpatico soprammobile o per compiti più edificanti come lavare i pavimenti, stirare la biancheria o cucinare. Talvolta, può anche rendersi utile per attività prettamente ludiche e ricreative.

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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo, Gianfranco Albertini. Indirizzo: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com oppure visitando la nostra pagina facebook.


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