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http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com novemre 2016 Anno XIII N° 155
MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ
trema ancora la terra Mentre ci avvicianiamo ai festeggiamenti per San Martino, patrono di Campalto, in un clima di spensiarata allegria, il nostro pensiero non può abbandonare i nostri fratelli nuovamente colpiti dal forte terremoto. Avevamo dedicato l’immagine di copertina alle rovine di Amatrice, sperando che potesse rimanere un triste ricordo, ma oggi sono le rovine di Norcia e altri paesi di Umbria e Marche davanti ai nostri occhi. Da tutti noi un segno di solidarietà e amicizia.
In questo numero: i giochi del dopoguerra_modifica alle linee actv_non solo mela_the times they are a-changing_vittorio e pasquale sposi_referendum costituzionale_ti consiglio un libro_ ippolito caffi tra venezia e l’oriente_RILASSIAMOCI
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I GIOCHI DEL DOPOGUERRA Quando per divertirsi bastava la fantasia
In occasione della XVI edizione della “Festa di San Martino in Stata” organizzata a Campalto dall’Associazione Campalto Viva e che si terrà i prossimi 12 e 13 novembre 2016 il cui tema sarà “il gioco”, l’Associazione Blog Territori e Paradossi, in collaborazione con l’Associazione Terra Antica presenterà presso il Centro Polifunzionale Giovanni Pascoli una mostra dal titolo: “I giochi del dopoguerra: quando per divertirsi bastava la fantasia”. L’esposizione sarà composta da oggettistica dell’epoca messa a disposizione da collezionisti o riprodotta per l’occasione, materiale in prestito dal Laboratorio di Documentazione Storica Giancarlo Ferracina curato dall’Associazione Terra Antica presso la Scuola Don Milani, ma anche 2
da una raccolta di immagini, foto e testi che testimoniano le attività ludiche dei bambini e dei ragazzi prima della produzione di massa di giocattoli di plastica e dell’avvento di televisioni e videogames. Un percorso che farà apprezzare ai visitatori come i materiali più semplici potevano essere utilizzati per creare giochi entusiasmanti all'aria aperta per poi continuare con un'esposizione di giochi e giocattoli sempre più complessi utilizzati dai bambini e dai ragazzi negli ambienti domestici. L'esposizione è dedicata a tutti, ai bambini che potranno scoprire i giochi dei loro nonni, ma anche ai meno giovani che di sicuro apprezzeranno questa finestra di ricordi della loro gioventù.
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modifica alle linee ACTV di Francesca Rismondo I cambiamenti alle linee automobilistiche ACTV che interessano Campalto sembrano essere stati approvati e quindi diverranno realtà da novembre. Questi percorsi, presentati dall'assessore Boraso, sono: linea 9: da San liberale a via Forte Marghera resta invariata, poi prosegue per Cialdini-via Tevere; linea 15: fino a via Forte Marghera resta invariata, poi va in stazione per Corso del Popolo. Chi da Favaro o Campalto dovrà raggiungere la stazione dei treni di Mestre (pensiamo soprattutto agli studenti universitari che si recano a Padova o Treviso), si troverà costretto a cambiare in centro città e prendere un altro mezzo come il tram, con i problemi che ne conseguono: essendo il 9, come anche molte altre linee ACTV, poco rispettoso degli orari, aumenterà il rischio di perdere le coincidenze e di conseguenza prolungare anche il tempo di percorrenza. Da Mestre la prima fermata dove passeranno sia il 9 che il 15 per Campalto sarà probabilmente via Pepe. Saranno invece potenziati i collegamenti da Via Miranese a Venezia (prolungando la linea 7 a tutte le ore e non solo nelle ore di punta) e i collegamenti tra Quartiere Pertini/Bissuola/Mestre centro con l'ospedale. La mozione proposta da Alessandro
Baglioni, PD e dal Gruppo Misto che chiedeva di rivedere tale intervento e annullarlo è stata respinta. È stato proposto da parte di sindaco e assessore competente solo un controllo successivo dei risultati di tale modifica. Come osserva però Baglioni e il gruppo, non è mai avvenuto in passato che una modifica effettuata sia stata poi eliminata e si sia tornati alla situazione di partenza (vedi tagli della linea 19), anche se i risultati sono stati tragici. Da utilizzatrice di mezzi pubblici mi rendo conto di come il servizio sia spesso inadeguato: la linea 19 è raramente puntuale e per essere certi di raggiungere la propria destinazione in orario bisogna partire con netto anticipo; spesso sono corse molto affollate, dovute anche al taglio detto in precedenza; le due linee che collegano Venezia a Campalto, 5 e 19, passano con qualche minuto di distanza e quindi non consentono di avere un servizio orario ben distribuito... e si potrebbe fare una bella lista di cose da poter migliorare, per un servizio che, diciamolo, non è gratuito. Attualmente è stata messa in atto una raccolta firme per far comprendere come i cambiamenti siano alquanto critici e per chiedere un ripensamento (per info e firme: su facebook gruppo “Campalto on line”).
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non solo mela Breve racconto nella capitale del tutto: New York Ho deciso per questo viaggio con un “massì” e un’alzata di spalle. Perché no? Ho prenotato il biglietto e fatto l’assicurazione. Passaporto nuovo e visto. Per il compleanno mi hanno regalato una dettagliatissima guida della città, che ho aperto una volta arrivata a destinazione. Non in volo e non in hotel. Ma davanti alla metro. Per tentare di capirne di più… Parlo di New York. Sono partita senza alcuna aspettativa, nella mia testa andavo semplicemente a visitare una capitale un po’ più lontana delle altre. Era da un po’ che non sorvolavo l’oceano. Ma ora che mi trovo a pensarla da casa, non mi sembra vero d’averla passeggiata con i miei piedi e osservata a perdita d’occhio. Io e lì. Il mio metro e mezzo (circa) tra palazzi di centinaia di piani. Addio cervicali! E’ una città a cui siamo in qualche modo abituati tutti. La vediamo di continuo nei film e nelle serie tv. Mi avevano avvertito che mi sarei sentita come una comparsa di un perpetuo ciak. La sensazione è un po’ quella di quando incontri qualcuno per la prima volta, gli stringi la mano e ti presenti, e in mente hai quel tarlo di domanda “ma dove ti ho già visto?!”. E da qui, si è stranamente già legati. La gente che la abita, ma che soprattutto la corre, è davvero 4
tanta. Più di una volta mi sono chiesta dove ci stia tutta! Ed è tutta talmente diversa che sembra buttata lì a caso. New York ospita gente da tutto il mondo e da sempre, ma tutti si sentono appartenerle allo stesso modo, anche chi dorme sulle panchine di Central Park. Il fascino di questa città, a mio sentimento, è proprio questo. Sono tutti fratelli di madri diverse, ma dormono sotto lo stesso cielo, grigio anche di notte perché non si spegne mai. E’ sempre, costantemente, in movimento. Sia sopra che sotto. La gente fluisce, come il sangue nelle arterie, si riversa nei marciapiedi e nelle strisce pedonali senza il tempo di aspettare il verde per passare. Se esita ad un passo, si interrompe qualcosa, il flusso di messaggi, la musica nelle cuffie, la conversazione telefonica,
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l’invio delle mail. E crea un’embolia del sistema, un collasso al cuore della giornata. Non ci si ferma mai, perché se ci si ferma si è davvero perduti. Nella guida è consigliato ai turisti di seguire la scia delle persone, senza bloccarsi di colpo per una foto o per spiegare la cartina. Sarete sicuramente urtati da qualcuno e senza il sincero “oh, sorry” che accompagna qualsiasi Newyorkese in cammino. E poi c’è la musica di New York. Solo che è tutta insieme e tutta lì. E’ nelle macchine in coda ai semafori, è nei negozi, è nelle vie di Harlem, è nelle chiese, è nei parchi, è negli zaini di chi ha il coraggio di percorrerla in bici. E’ a palla ed è nera. Mi dispiace per chi non la pensa così, ma ve lo assicuro, è nera. Viene da Harlem, viene da chi la città la pesta. E’ blues, è gospel, è rap, è jazz… è tutto quello che è adesso, ma è
decisamente abbronzata e vissuta e incazzata. E devota. Ecco qui, questa è New York per me. Un’aspra zia alla moda e sovrappeso da andare a trovare e ritrovare nel suo appartamento colorato e in disordine ogni volta che si ha bisogno di distrarsi un po’, di ascoltare una storia nuova e di non perdere tempo con la noia. Qualcuno a cui pensare lentamente, per ricordare, per cogliere quello che sfugge, pianificando i giorni con cui stare insieme ma allo stesso tempo seguendo il suo andare, fregandosene degli stessi piani fatti. E’ tornare a casa da qualcuno che conosci, senza esserci stato mai davvero. E’ cucinare per lei sapendo già che sarà solo un antipasto. E ad ogni viaggio, una ricetta nuova. La prossima quale sarà? Chiara Foffano
The times they are a-changing di Gianfranco Albertini Nella mattinata di giovedì 13 ottobre Dario Fo terminava il suo cammino su questa terra per ricongiungersi alla cara Franca e a tutte le grandi personalità che con la loro arte hanno in qualche modo contraddistinto i nostri tempi moderni. Poche ore dopo, il premio Nobel per la letteratura veniva assegnato a Bob Dylan. Quasi inconsapevolmente, avveniva un passaggio di testimone tra due
artisti decisamente contro corrente, osannati da alcuni e denigrati da altri. Nel 1962 Dario Fo e Franca Rame venivano banditi dalla RAI perché avevano “osato” parlare di temi sociali durante un trasmissione di intrattenimento; nello stesso anno un giovane dalla chioma arruffata, accompagnandosi con chitarra e armonica, con una voce non certo melodiosa, si presentava al mondo.
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Dopo l’epoca spensierata del Rock and roll, quasi a voler dimenticare gli orrori dei conflitti mondiali, una nuova consapevolezza stava nascendo tra le genti d’America. Woody Guthrie prima e Pete Seeger poi avevano tenuta desta l’attenzione sui mai sopiti problemi sociali: con le loro canzoni, raccolte spesso tra le genti del popolo o strettamente legate alla tradizione più antica del Gospel, degli Spirituals e del Blues, avevano denunciato la disparità che caratterizzava le varie classi negli USA. Era passato quasi un secolo dai tempi della guerra civile e la segregazione raziale nei confronti dei neri era ancora un fenomeno più che mai attuale. In un paese che di lì a poco avrebbe visto l’assassinio del presidente Kennedy, del leader della popolazione di colore Martin Luther King e che sarebbe stato travolto in Vietnam nell’impresa bellica 6
tra le più assurde e sanguinose della storia moderna si alzava, prima quasi timidamente, poi sempre più potente, una voce nuova. Era appunto quella di Bob Dylan che attraverso la musica rileggeva la storia del suo paese, parlava di pace e di sentimenti positivi. Ben presto le sue canzoni avrebbero fatto il giro del mondo entrando, tradotte in tante lingue, nel repertorio dei più grandi artisti della seconda metà del secolo scorso. Per chi, come me, è nato a cavallo tra gli anni ’40 e ’50 è bello ricordare come in quel periodo avessimo sperato in cambiamenti radicali nell’assetto sociale e politico del mondo intero. Oggi, soprattutto per chi è venuto dopo, è facile dare una lettura non troppo positiva degli anni ’60, ma non dimentichiamo che quegli anni hanno visto nascere una consapevolezza ambientalista e hanno dato il via alla riscoperta di
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un pensiero neo-illuminista rispettoso di tutte le culture con al centro la persona. Forse, prima di Dylan, proprio Pete Seeger avrebbe meritato il Nobel, magari quello per la pace. Indomito, etichettato come “comunista” ed emarginato fino a essere considerato persona non gradita dal governo conservatore degli USA, accompagnandosi con l’inseparabile banjo o la chitarra, fino agli ultimi giorni della sua lunghissima esistenza (ci ha lasciati nel 2014 a 95 anni) ha cantato il suo paese con tutti i suoi contrasti, facendosi portavoce dei più deboli e poveri.
Ma le cose sono andate diversamente e, visto che eravamo partiti dalle canzoni di Bob Dylan, vi suggerisco alcune delle sue prime creazioni i cui testi meritano attenzione (anche tradotti in italiano) e sono facilmente reperibili su Internet. Ognuno poi è libero, e lo invito caldamente, a farsi la propria compilation navigando in oltre 50 anni di composizioni, da quelle di protesta, a quelle più romantiche e poetiche. Don’t think twice, it’s all right; The times they are a-changing; When the ship comes in; With God on our side; Masters of war.
Serata di poesie SABATO 26 NOVEMBRE aula magna IC “Gramsci” ore 20.45 - ingresso libero composizioni poetiche interpretate da:
trafitto da un raggio di sole
Francesca Tommasi con intermezzi musicali di: Chiara Foffano voce solista Michael Fiorin chitarra e tastiere
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VITTORIO E PASQUALE SPOSI, DOPO 34 ANNI D’AMORE di Francesca Delle Vedove
Sembra quasi impossibile, a loro, i futuri sposi, ma anche un po’ a tanti di noi. Vittorio e Pasquale, conosciutissimi parrucchieri prima a Mestre e poi a Campalto, dove tuttora vivono sopra il loro negozio in via Gobbi, sono emozionati e quasi increduli: si avvicina il momento del sì, per coronare una storia d'amore lunga oltre trent'anni. E lo siamo anche noi, cittadini comuni, compaesani di vecchia o nuova data, clienti affezionate o chi li conosce semplicemente “di fama”: anche loro potranno sposarsi! In Italia! A Campalto! Era ora! 8
– C’è anche chi pensa, che si stava meglio prima quando la legge non lo permetteva, ma a noi non ce ne importa, lasciamoli rosicare - . A sposarli, domenica 27 novembre nella sala cerimoniale di Favaro Veneto, sarà il presidente di Municipalità Marco Bellato, che li conosce da sempre. Hanno scelto di sposarsi perché si amano ancora dopo 34 anni di convivenza e di sodalizio professionale, e lo faranno dove abitano e dove si sentono a casa, in mezzo agli amici, ai familiari e a tante persone a cui vogliono bene. "Non possiamo nascondere la nostra emozione perchè anche se siamo una coppia "rodata", sia in privato che sul lavoro, potersi sposare a casa nostra, in Italia, ha un sapore diverso - raccontano Pasquale e Vittorio - Con il tempo, sia per le clienti del negozio che per le altre persone, non siamo più qualcosa di strano ma all'inizio, quando siamo venuti ad abitare qui e ad aprire il nostro negozio, non è stato facile". Pasquale e Vittorio infatti, non nascondono di aver passato momenti difficili, segnati da telefonate notturne minacciose e gesti omofobi nel loro giardino, senza contare gli sguardi di curiosi in sosta davanti a casa e i pettegolezzi di quartiere. "La nostra risposta è stata silenziosa
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ma quotidiana - dicono all'unisono - conducendo una vita di assoluta normalità, ricca di affetti familiari e di amici, di amore e fedeltà reciproca, oltrechè di serietà professionale. Siamo stati premiati". Come testimoni avranno due amici di sempre, Bepi e Marina con cui hanno girato gran parte del mondo, grande passione di entrambi.
Sia la cerimonia che il banchetto nuziale in famiglia saranno all'insegna dell'eleganza e della sobrietà com'è nel loro stile. Festeggeranno poi, anche con le clienti all'Antony Hotel di Campalto, per ringraziarle dell’affetto dimostrato negli anni. Che dire, evviva gli sposi, continuate così!
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REFERENDUM COSTITUZIONALE: Sì, NO, FORSE... Il termine è ormai prossimo. Ma tra luci e ombre su cosa, in concreto, ci viene chiesto di dare la nostra opinione, a quale prezzo e con quali risultati? Il 4 dicembre 2016, il popolo italiano è chiamato ad esprimere il proprio assenso o dissenso sulla riforma costituzionale promossa dal governo. Potremmo scrivere pagine e pagine sul perché converrebbe votare “sì” e altrettante sul perché bisognerebbe votare “no”, ma prima di esprimersi è bene aver chiaro in testa in cosa consiste questa riforma Partiamo dal quesito referendario che ci troveremo innanzi: Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016? Scompattata, e per tematiche rilevanti, la riforma si propone di: ----
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Diminuire il numero de senatori; Porre la fiducia al governo solo da parte della camera dei deputati; Impossibilità per il senato di presentare emendamenti alle leggi che non siano di sua diretta competenza; Modifica della procedura di elezione del presidente della repubblica; Modifica del Titolo V della Costituzione (in riferimento soprattutto alle materie concorrenti tra stato e regioni e alla definitiva “estinzione” delle provincie sostituite dalle cosiddette “città metropolitane”); Aumento dei poteri della corte
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costituzionale, che potrà intervenire, su richiesta, con un giudizio preventivo sulle leggi che regolano elezioni di camera e senato; Abrogazione del CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro, che svolge attività di consulenza elaborando pareri, studi, indagini e rapporti periodici su temi di politica economica, lavoro, economia, ecc.); Abbassamento del quorum per il referendum abrogativo (qualora i promotori riescano a raccogliere 800mila firme per presentarlo).
Va precisato innanzitutto che il quesito referendario si basa sull’intero pacchetto: se vincerà il “si” tutte le riforme verranno applicate, se
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vincerà il “no” tutto rimarrà com’è. Inoltre non è previsto nessun quorum cioè, indipendentemente dal numero dei partecipanti, si otterrà comunque un risultato vincolante al quesito. È innegabile dire che una riforma costituzione è sempre un pasto pesante da digerire, soprattutto se va a toccare quei capisaldi che per decenni hanno caratterizzato, e spesso ingessato, la nostra politica (come il principio di “bicameralismo perfetto” ossia, in un sistema organizzativo con un parlamento formato da due rami diversi, entrambi hanno gli stessi poteri. La riforma vuole eliminare questa configurazione dando maggiori poteri alla camera di deputati rispetto al senato della repubblica – come si evince dai primi punti dell’elenco di cui sopra). Obiettivo della riforma è quindi, da un lato andare a semplificare la pubblica amministrazione (velocizzando procedure e riducendo i tempi della politica) e dall’altro andare a risparmiare una (discreta) quota di denaro pubblico. Ovvio che il rovescio della medaglia è dietro l’angolo. È veramente questo il modo corretto di semplificare la P.A.? Ma non si risparmierebbe di più tagliando stipendio ed indennità varie anche di membri della camera dei deputati? Ma limitando i poteri dei senatori non andiamo a incrinare uno dei pilastri di un sistema democratico? Ecc. Sicuramente una riforma costituzionale è necessaria allo stato attuale.
Purtroppo norme eternamente valide in politica ed in economia non esistono. La necessità di adeguarsi ai cambiamenti è fondamentale. Che sia questa la riforma che darà la svolta al paese nessuno lo può sapere (se non a giochi fatti tra qualche anno nel caso in cui dovesse vincere il “sì”) ma francamente chi scrive ne dubita. Senza dubbio (limitandosi a quelli che sono i dati oggettivi e tralasciando le pur importanti polemiche su accentramento di poteri e crisi della democrazia), la riforma in questione presenta aspetti interessanti. Allora, forse, la domanda da porsi è:” meglio aspettare un governo che abbia le idee chiarissime e sappia proporre una riforma eccezionale che risolverà definitivamente i problemi dell’Italia e nell’attesa rimaniamo così, oppure, piuttosto di rimanere con l’acqua alla gola senza far niente, proviamo a nuotare con quello che abbiamo?”. “Ai posteri l’ardua sentenza”. Michele Lucchetta
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TI CONSIGLIO UN LIBRO di Romena Brugnerotto Cari cittadini di Campalto, questo mese vi racconto di un po’ di libri utili, secondo me, alla gestione della casa e a migliorare la vita, o che almeno ci provano. Sono manuali pratici, niente libri di auto aiuto (magari un’altra volta, eh). Magari uno di questi vi ispira un regalo utile per qualche amico/parente in vista del Natale. Kakebo - il libro dei conti di casa Vallardi Non volevo essere monotematica, per quanto io ami il Giappone, ma anche questo libro lo sto sperimentando e ve lo consiglio. Non è altro che una versione modernizzata del libro dei conti che tenevano magari nonni o genitori. Il kakebo non perdona: si parte da quanto guadagnate ogni mese (le famose entrate, sempre troppo poche a meno che non siate milionari) e si devono sottrarre tutte le spese fisse e quelle che si fanno durante il mese. Importante è che ci si pone degli obiettivi di risparmio e si vede se si sono raggiunti. Devo dire che è molto utile, anche solo a rendersi conto veramente di quanto spendiamo (io sono rimasta sconvolta dalle mie spese fisse, dovrò rivedere qualcosa). Se poi alla fine del mese siamo agli sgoccioli e ci siamo già spesi tutto, magari ci rendiamo conto se una spesa che pensavamo di fare è veramente utile o no, se si può rimandare o se non vale proprio la pena farla. Insomma io penso sia molto utile per capire se il nostro tenore di vita è adeguato o se magari, con un po’ di sforzo magari potremmo mettere via qualcosa per un viaggetto o per le vacanze.
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Marie Kondo - Il magico potere del riordino Vallardi Ne avrete sentito parlare dagli amici o dai famigliari ed è diventato un caso di cui si parla. Il libro della guru giapponese Marie Kondo che ci insegna a riordinare e a fare spazio nelle nostre case e nelle nostre vite, lo consiglio. Prima di tutto bisognerà sbarazzarsi di molte cose, dal famoso pantalone che non mettiamo da tre anni, alle cartoline che ci hanno mandato gli amici o ai ricordi portati dai viaggi. Ci insegna che il valore di queste cose non è materiale ma nelle emozioni che ci hanno suscitato. Per cui ringraziate l’oggetto e buttatelo nella spazzatura. Il libro insegnerà sicuramente ad essere più efficienti nell’organizzazione, ma anche a riflettere sulle cose che hanno veramente valore. Una volta fatta pulizia, bisogna impegnarsi a non raccattare in giro cose che pensiamo possano esserci utili, così da non diventare maniaci dell’accumulo perché non si sa mai. E non credo sia importante seguirlo alla lettera, ma adattarlo alle proprie esigenze. Avanti con questo riordino! Dominique Loreau - L’arte delle liste Vallardi L’ho trovato sul comodino di un’amica e mi sono subito fatta prendere. Io un po’ maniaca delle liste lo sono (salvo poi rileggerne alcune delle cose da fare e inorridire). Compiliamo liste ogni giorno: concrete, come quella della spesa, o solo mentali, la famosa to do list, ovvero “cosa devo fare oggi?”, che vale sia per il lavoro che per la vita famigliare. Usiamo le liste per essere più efficienti e non dimenticare nulla. In realtà il libro ci insegna che servono anche a tenere traccia di quello che facciamo ma anche per segnare sogni e obiettivi per riflettere sulla nostra vita. LA PAGINA DI CAMPALTO
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Ippolito Caffi “Tra Venezia e l’Oriente” Museo Correr fino all’8 gennaio
Una mostra da non perdere 150 anni fa moriva, durante la battaglia di Lissa, nell’affondamento della “Re d’Italia sulla” quale si era imbarcato per testimoniare le vicende belliche con l’incisività dei suoi disegni, Ippolito Caffi (1809-1866), Bellunese di nascita e veneziano d’elezione, straordinario pittore-reporter, irrequieto osservatore della società e convinto patriota. 150 anni fa (quasi un segno del destino!) venivano annessi all’Italia il Veneto e Venezia, la città da lui maggiormente amata, per la cui libertà ha sempre lottato, traducendone poi in pittura la struggente bellezza. È in questa coincidenza di ricorrenze che l’imponente fondo di suoi dipinti appartenente alla Fondazione Musei Civici Venezia viene esposto integralmente. È un tributo a quello che possiamo considerare il più moderno e originale vedutista del tempo, insuperabile nell’immortalare con la sua pittura di luce l’anima di luoghi e di popoli incontrati in tanti viaggi in Italia, in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Sono la più completa raccolta esistente 14
del percorso artistico d’un pittore dell’Ottocento che fu viaggiatore instancabile ora per inquietudine personale, ora per insaziabile curiosità culturale. Ne emergono istantanee di monumenti, di architetture, di spazi urbani e di vita sociale che colgono e trasmettono tanto poeticamente quanto meticolosamente il volto di gran parte dell’Ottocento. Ne emerge soprattutto la modernità della pittura di Caffi rispetto ai canoni del suo tempo tanto da essere definito per la sua abilità prospettica l’ultimo erede di Canaletto. Molto apprezzato in vita, ha dovuto attendere la metà degli anni sessanta per essere seriamente considerato dagli storici dell’arte.
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rilassiamoci... LE HO GIà SPIEGATO CHE NON POSSIAMO MANDARLE LA PIZZA CON WHATSAPP
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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo, Gianfranco Albertini. Indirizzo: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com oppure visitando la nostra pagina facebook.