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MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ
il Carnevale torna a Campalto Dopo tanti anni tornerà a rivivere un Carnevale allargato anche a Campalto, base di partenza per pensare a qualcosa di più articolato per il 2018, confidando in qualche fondo in più da parte dell'Amministrazione e da qualche privato per portare nuovamente i primi carri dopo l'ultimo Carnevale Campaltino svoltosi nel 2001. Ovviamente questo sarà possibile esclusivamente grazie ad un lavoro serio di squadra creando sinergia con le associazioni e i cittadini.
In questo numero: il carnevale torna a Campalto_il mondo alla roversa_kit base del buon viaggiatore_in bici da mestre a venezia_tesserabella si presenta_pillole di moda_campalto no_il libro del mese_ti xe fritoea o galan_RILASSIAMOCI
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Tutto inizierà Sabato 25 dalle 15.00 presso il patronato di San Benedetto con due spettacoli teatrali per i più piccini proposti dal “Gruppo del Venerdì” mentre all'esterno ci sarà un intrattenimento fino alle ore 16.00 gestito dalla municipalità che vedrà la presenza di un mago e di una associazione con proposte di Baby Dance. Domenica 26 febbraio sarà la vera giornata di carnevale dove la Municipalità stessa assieme a Vela S.p.a., alle associazioni ViviFavaro, Blog Territori e Paradossi, Campalto Viva, La civica Culturale Pro Campalto, il gruppo delle mamme di Campalto, la Parrocchia SS. Martino e Benedetto, il Gruppo del Venerdì, le
associazioni Tutto e Amore - Sorridendo e da parte di alcuni commercianti organizzerà il CARNEVALE DI CAMPALTO. L'intera manifestazione sarà concentrata nel piazzale San Benedetto, con eventi musicali, stand gastronomici e animazione per grandi e piccoli, e nello spazio adiacente il centro polifunzionale Pascoli all'interno del quale sarà allestita una mostra che ripercorrerà la storia del “Carnevale Campaltino”. Il programma completo della manifestazione sarà reso noto a breve. Simone Mestriner (delegato alla cultura in Municipalità)
Il mondo alla roversa “Il mondo alla roversa” è un’opera di Carlo Goldoni con musica di Badassare Galuppi, una sorta di poemetto giocoso in cui le parti si rovesciano e le donne comandano mentre gli uomini sono costretti a lavorare a casa. Beh, in qualche modo il nostro sindaco Brugnaro sta mettendo in scena la stessa farsa: tutto il mondo sta spingendo da anni sulla mobilità sostenibile cercando di favorire sempre più il trasporto con mezzi alternativi (mezzi pubblici e biciclette), vengono allestite ovunque piste ciclabili per collegare il territorio e lui cosa fa? Vieta l’uso della bici nel centro storico (o città antica, come si usa 2
dire adesso) di Venezia. È una questione di decoro e di ordine pubblico, tuona. Attenzione:l’uso della bici è da sempre vietato, fin da fine Ottocento – cioè dalla comparsa e diffusione del mezzo a due ruote – ma l’alzata d’ingegno del nostro primo cittadino è quella di vietare il trasporto della bici anche se spinta amano. E poiché per il codice della strada un ciclista che spinge la bici a mano è un pedone, per far questo ha dovuto modificare il regolamento comunale. E cambia poco che ai residenti sia consentito il trasporto della stessa (seppur nel tragitto più breve da casa a Piazzale Roma): è il principio che è
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profondamente sbagliato, il segnale di voler punire chi fa della lentezza una bandiera e di chi usa mezzi alternativi a quelli a combustione fossile. Allora, nessuno contesta il fatto che Venezia non sia fatta per le bici e che sia giusto punire chi nel caso trasgredisse al divieto di pedalare per la calli (non è che ne abbia visto così tanti in vita mia…) ma porre un rigido divieto senza prima offrire una valida alternativa ai molti cicloturisti che arrivano a Venezia da mezza Europa la trovo una follia. Infatti a Piazzale Roma non esiste assolutamente un parcheggio dove poter lasciare custoditi i mezzi (ed eventualmente i bagagli) prima di inoltrarsi in città. E cosa dovrebbe fare il viaggiatore che ha pedalato per molti chilometri prima di giungere all’agognata meta? Fermarsi a Mestre, fare una
foto ricordo a Piazza Ferretto (dove è peraltro vietato circolare in bici), lasciare il mezzo al bicipark della stazione e prendere il treno? Intanto bisogna sapere che Venezia è già diventata il punto di arrivo ( o di partenza) di alcune importanti direttici ciclabili, verso est Parenzo-Venezia, verso ovest Torino-Venezia, verso nord Munchen-Venezia e che quindi è oggetto del desiderio ciclistico di molti viaggiatori mitteleuropei. E noi come li accogliamo? Con un divieto (assolutamente non reso esplicito da alcun cartello). E nemmeno un parcheggio. Ma il problema di Venezia, del suo decoro, sono le grandi navi o le piccole bici? Alberto Fiorin, presidente “Pedale Veneziano”
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Il kit base del buon viaggiatore di Elena Brugnerotto Perché ti piace viaggiare? Perché mi fa sentire libera. Posso esprimere la mia essenza. Il tempo è solo mio. Ma come fare un’immersione totale in un nuovo mondo se ci si porta dietro gli stessi comportamenti, gli stessi vestiti, le stesse abitudini di tutti i giorni? Se volete fare un’esperienza autentica con un viaggio (soprattutto se di scoperta o “fai da te”) non dimenticate di: Viaggiare leggeri. Materialmente e mentalmente. Come diceva Jovanotti in una sua canzone, “tutto quello che ti serve può stare dentro al cuore”. Lasciate a casa le duemila t-shirt e mettete in valigia meno del necessario, arrivate all'essenziale, vi basterà. Ormai in quasi tutti gli alberghi o guest house del mondo per pochi euro in 24 ore ti fanno trovare il bucato lavato e profumato. Potrete dedicare ad altro il tempo che sprechereste per scegliere come abbinare maglietta e pantalone e avrete meno peso da portare negli spostamenti. “E se mi manca qualcosa?” Ormai in tutto il mondo ci sono supermercati e negozi ne quali trovare tutto quello che serve. Lasciate a casa anche i pensieri pesanti, i problemi, le preoccupazioni, le ansie. Siete troppo distanti perché possano in qualche modo condizionare le vostre giornate. Imparare l'inglese. Anche se non si conosce la lingua del posto, con l'inglese ve la caverete ovunque nel 4
mondo. Non serve solo a chiedere indicazioni e informazioni, ma serve soprattutto a capire la realtà che vi circonda, poter fare una domanda per appagare una curiosità e ricevere una risposta comprensibile da un'enorme soddisfazione. Saper parlare e capire l'inglese per chi viaggia “fai da te” è essenziale per avere meno paura di visitare un paese sconosciuto e per evitare di trovarsi totalmente in balia degli eventi. Essere flessibili e affrontare le situazioni con una buona dose di filosofia. Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo e in un viaggio auto organizzato (ma spesso anche in quelli organizzati dalle agenzie) capita che le cose non vadano come ce le si aspettava. Come nella vita vale il consiglio di vedere il bicchiere mezzo pieno e di cercare di cogliere il massimo da ogni esperienza positiva e archiviare un insegnamento da ogni esperienza negativa.
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Mangiare cibo locale, preferibilmente dalla bancherelle per strada. La cucina è parte integrante della cultura di un paese, assaggiarne i piatti è essenziale per una “immersione totale” in un nuovo mondo. Soprattutto nel sud est asiatico, con pochi euro potrete pranzare o cenare nei banchetti per strada con gli stessi piatti che vi proporrebbero in ristorante ma al triplo del prezzo. “Si ma sono sporchi” direte voi. Ah si? Avete mai visto le cucine dei ristoranti?
vedere e di monumenti da visitare ma anche di persone da incontrare. Purtroppo i muri dei monumenti non possono raccontare le cose che hanno visto, ma le persone sì possono aiutarti a immaginarti come è stato e com’è vivere in quel paese: le tradizioni, le credenze, le abitudini che lo rendono unico. Non fatevi sfuggire l’occasione di “attaccare bottone” per chiedere informazioni o fare domande, la maggior parte delle persone sarà felice di scambiare quattro chiacchere con voi.
Sorridere ed essere aperti alla gente del posto. I viaggi non sono fatti solamente di paesaggi da
Seguite questi suggerimenti e ogni viaggio sarà un’avventura indimenticabile.
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In bici da Mestre a Venezia: al via i lavori di Gianfranco Albertini A circa 17 anni dalla prima manifestazione della FIAB (maggio 2000) si chiude finalmente l’iter politicoamministrativo di un’opera che diventerà strategica sotto molti punti di vista, a partire dal collegamento Mestre-Venezia anche per gli spostamenti casa lavoro, per arrivare al completamento della Garda-Venezia, VENezia TOrino, per finire alla Venezia-Monaco, il cui itinerario, ad oggi, termina alla stazione ferroviaria di Mestre. La nuova pista ciclabile collegherà senza soluzione di continuità la stazione ferroviaria di Porto Marghera e il vicino Parco Tecnologico Vega con il ponte della Libertà e quindi il centro storico di Venezia. Il percorso, con partenza dal sottopasso ciclo-pedonale esistente presso la stazione ferroviaria di Porto Marghera, attraversa 6
un tratto di viabilità interna all’area del Vega, utilizza un tratto di pista recentemente realizzata con i lavori del padiglione EXPO, prosegue con sezione costante pari a 2,5 metri lungo tutta la banchina per vie interne fino a congiungersi con la nuova pista ciclabile realizzata sul ponte della Libertà. Il termine dei lavori è previsto per il 30 giugno. Nel mese di ottobre il Comune di Venezia aveva indetto la gara pubblica per appaltare i lavori: delle 17 ditte invitate, 5 hanno presentato l’offerta di aggiudicazione e il 22 novembre, dopo l’apertura delle buste con le offerte, la ditta aggiudicataria risulta essere Rossi Renzo Costruzioni S.r.l. con sede a Marcon. Per offrire ai veneziani anche il collegamento con il parco di San Giuliano l’amministrazione Comunale
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ha approvato poco prima di Natale, con Delibera di Giunta n. 414 del 19/12/2016, anche il progetto di fattibilità tecnico ed economica per realizzare un prolungamento di questo itinerario fino al parco. Questo progetto prevede un percorso che parte dalla pista ciclabile esistente in via Torino e, scavalcando il canal Salso con una nuova passerella ciclabile, costeggia l’ingresso del forte Marghera e arriva fino alla pista di Viale San Marco e quindi all’ingresso
del parco di San Giuliano. Altri 660 metri di ciclabilità che completano i pezzi mancanti della rete ciclabile rendendola funzionale a tutte le diverse domande di mobilità. Sarà infatti una pista usata non solo dai veneziani ma anche dagli studenti Universitari, dai dipendenti del Vega e ovviamente da tutti i mestrini. Speriamo che al più presto possano essere concluse queste opere fondamentale per tutti i ciclisti, cittadini e non solo.
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tesserabella si presenta Proponiamo di seguito la seconda parte dell’articolo che ci hanno inviato gli amici di Tessera. Riguarda soprattutto la difficile convivenza con l’aeroporto Marco Polo, indubbia risorsa per il territorio, ma contemporaneamente fonte di non pochi problemi legati all’impatto ambientale sul territorio e alle ipotesi di ampliamento della struttura. La conclusione nel prossimo numero.
Rapporto Tessera aeroporto Uno dei temi ai quali fin da subito ci siamo interessati è, e non poteva essere altrimenti, la compresenza abitanti/aeroporto, valutata cercando di prendere in considerazione tutte le sfaccettature che la connotano. Va detto subito che l’impatto dovuto all’insediamento di questa infrastruttura prossima al nostro centro abitato (basta fare il raffronto fra il sedime aeroportuale e l’area dell’abitato di Tessera per accertarsene) ci pare venga accettato in modo complessivamente sereno dalla cittadinanza, 8
ben consapevole degli svantaggi e dei vantaggi che esso comporta. Questi ultimi legati in principal modo all'”aspetto occupazionale”: molte sono le persone che hanno lavorato, o che lavorano tuttora, in attività collegate. Inoltre, c’è chi ha tratto considerevoli, benché legittimi, guadagni dalla vendita di terreni di proprietà grazie ad una loro elevata valutazione: basti pensare ai terreni che attualmente sono destinati all’Aeroterminal T2. Ma una struttura del genere non può non accompagnarsi anche a problematiche degne di attenzione che vanno dalla “questione ambientale” (superamento dei livelli acustici - notturno in particolare e superamento dei valori di inquinamento atmosferico al sopravvenire di particolari condizioni climatiche) alla “questione viabilistica” in quanto al volume di traffico lungo la direttrice che porta a S. Donà e al litorale dobbiamo sommare quello legato all’aeroporto, con conseguenti ricadute sulla sicurezza stradale e sull'incremento dello stesso inquinamento acustico. Dalle “questioni urbanistiche e residenziali”, che vengono tenute insieme poiché il Ministero, tracciando sulle mappe l’area
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dove dovrebbe insediarsi la nuova pista aeroportuale, ha contemporaneamente bloccato la possibilità di ampliare l'abitato di Tessera e ridotto il valore delle abitazioni che si trovano al di là della Triestina e limitrofe alla ipotizzata nuova pista,
PILLOLE DI MODA di Monica Zennaro
Ciao amici cari, come annunciato la volta scorsa, questo mese inizieremo a parlare di Moda e della sua storia e sarà molto interessante conoscerne tutte le varie sfaccettature. Iniziamo dal lontano 1911–1920: Moda e Guerra. La prima guerra mondiale prepara la strada a un
alla “questione Aeroterminal”, sulla quale la nostra “Associazione TB” vigila con particolare impegno. Infine, la “questione commerciale”, che vede il proliferare nel nostro territorio di “park a raso”, causa di un ulteriore aumento dei volumi di traffico. nuovo modello di femminilità. In Italia il periodo si apre con l'Esposizione di Torino dedicata al tema “Le industrie e il lavoro”. Il quotidiano La Stampa battezzò la città “capitale della moda”. Paul Poiret (1879–1944), stilista francese, è considerato il primo creatore di moda in senso moderno. I suoi contributi alla moda sono stati paragonati a quelli di Picasso nel mondo dell'arte. Nel mondo Paul Poiret ha dominato l'haute couture e fu il primo a esporre le proprie creazioni in ampie vetrine che si affacciavano direttamente sulla strada. Purtroppo però, con lo scoppio della prima guerra mondiale, abbiamo un declino per il modello di femminilità e di eleganza da lui proposto . L'abbigliamento femminile si adeguò al nuovo ruolo attribuito alla donna lavoratrice, con il marito al fronte e i figli e gli anziani da sfamare: perciò non più fronzoli, ma linee sportive e pratiche e tessuti più poveri come il jersey ; tutto ciò diventò moda “tra virgolette” durante il periodo bellico. Alla prossima “pillola” e un caro saluto da Monica!
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L’incrocio tra via Porto di Cavergnago e via Martiri della Libertà è considerato uno dei tratti più pericolosi della viabilità urbana. Anche se non fa parte direttamente
del nostro territorio, è percorso da molti campaltini e costituisce uno degli accessi principali alla zona degli istituti scolastici. Negli anni si sono susseguiti gravi incidenti, alcuni con esiti mortali. La foto ritrae quello accaduto solo pochi giorni fa, ma non sarebbe da stupirsi che ne siano seguiti altri. Da anni è fermo, non sappiamo per quale motivo visto che le risorse economiche erano disponibili, un progetto di risistemazione dell’area con apliamento della sede stradale e modifiche alla viabilità. A nulla sono servite le manifestazioni di protesta dei residenti né le prese di posizione della Municipalità competente.
La “fontana” di piazza san Benedetto, realizzata assieme alla risistemazione del piazzale davanti la chiesa, fin dal primo momento ha sollevato perplessità legate alla sua reale utilità, all’impianto architettonico e, soprattutto, al fatto che in poco tempo si è trasformato in un inutile oggetto ingombrante. Numerose sono state negli anni le richieste di intervento per fare almeno un minimo di manutenzione, ma senza risultati. La simpatica poesia che riportiamo nella pagina a fianco rispecchia il quadro della situazione. 10
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Cara Befana anche se la richiesta ti potrà sembrare strana, quest’anno, nelle calza, chiediamo una fontana. All’obiezione che Campalto una fontana già ce l’ha, ti vogliamo raccontare la cosa come sta. Un giorno colta da strana ispirazione, la Municipalità deliberò la di lei costruzione. Noi tuttiaccogliemmo con piacere, l’abbellimento della piazza del quartiere, ma, non appena furono posati i finimenti, la vista del suo “tubo” ci lasciò assai sgomenti. Cercammo, comunque, di evitare ogni imbarazzo, anche se a guardarla ci veniva in mente un c... Concentrammo la nostra attenzione sullo specchio d’acqua azzurrino, che però ben presto divenne un acquitrino. Il quale, al variar delle stagioni, varia il suo colore diffondendo tutt’intorno un ammorbante odore. diventando così per i girini l’ambiente ideale, facendoci capire quale fosse il suo scopo sociale. Ma anche questa destinazione alla fine ha fallito, risultando per le rane letale l’intero sito. Fallita la fontana, e anche l’acquitrino, come pista per bici la utilizza qualche bambino, che nell’incoscienza della minore età, la salute rischia se cade dentro là. E se per la vasca l’utilizzo si è trovato, del muro che sovrasta non c’è ancora un significato. Anche se, a ben vedere, si presta alquanto a una sola funzione, quella di “muro del pianto”. Se la fontana non puoi portare, assieme agli altri doni, uno spunto te lo può dare Giorgio Ragazzoni che dopo aver il tutto minuziosamente fotografato l’intera struttura ha riprogettato trasformando quello che ora è un immondo acquitrino in un verde e fiorito giardino. Un gruppo di cittadini di Campalto
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Da questo numero la rubrica dedicata ai libri cambierà un po’ forma. Non una serie di suggerimenti ma un libro solo per affrontare meglio, parlando di attualità, le sfide della società contemporanea. Romena Brugnerotto “Quand’è l’ultima volta che avete comprato un biglietto del treno alla sportello invece di farlo online? O un cd in un negozio di dischi? O che avete messo piede in banca? Non siete i soli”. Con queste semplici domande, che interrogano il vissuto giornaliero di 12
ognuno di noi, Staglianò, l’autore di questo libro, ci vuole far riflettere. Da un lato la nostra vita di oggi è caratterizzata da tantissime operazioni, spese che o facciamo on line oppure compiamo comunque attraverso delle macchine. Tutto questo è comodo, lo possiamo fare quando vogliamo, spesso ci basta una connessione internet (e una carta di credito, certo), e spesso lo troviamo anche più economico che recarci in libreria, in banca o in agenzia viaggi per fare un biglietto aereo. Questi i lati positivi della storia. Ma ci sono anche i lati negativi della medaglia: le librerie chiudono perché compriamo dai colossi della distribuzione, le banche licenziano perché servono sempre meno operatori di sportello o per gli investimenti, le agenzie di viaggio che sopravvivono devono combattere la concorrenza di internet e dei prezzi di voli e viaggi stracciati. Questi sono forse gli esempi più evidenti, quelli che tutti abbiamo sotto gli occhi. In questi giorni, anche nella nostra città metropolitana, si sente parlare di AirBnB, degli affitti turistici che producono un reddito interessante per chi affitta (e con la crisi certo un elemento importante) ma creano, a chi vuole trovare casa, in città il problema degli affitti molto alti oppure delle grosse difficoltà se si vuole comprare. Attenzione perché in questa riduzione dei posti di lavoro non si “salva”
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nessuno, nemmeno professioni ad alto livello intellettuale come potrebbe essere quella del medico. Certo, ad accogliere il malato e a cercare di capire i sintomi sarà probabilmente sempre un medico, anche per una questione di impatto emotivo, ma sarà più veloce ed efficiente il medico o il computer nel cercare dati, studi, ricerche che permettano di fare una diagnosi e suggerire una cura? Probabilmente il computer diventerà il miglior amico del medico di domani. Che fare allora? Le previsioni non sono favorevoli. Da una parte è chiaro che nasceranno nuovi lavori che oggi non possiamo neanche immaginare (come 10 anni fa non avremmo pensato a tutti i lavori legati ai social media e ad internet che ci sono oggi) ma il saldo tra nuovi lavori e posti di lavoro persi sarà comunque negativo. Ritorna quindi prepotente alla ribalta l’idea che bisognerà comunque garantire un reddito alle persone che o perderanno il lavoro o non riusciranno a entrare nel mercato del lavoro oppure, siccome sopravvivranno con dei “lavoretti”, non saranno in grado di avere soldi sufficienti per sopravvivere. Si parla quindi di “reddito di cittadinanza”, non di entrate quindi generate dal lavoro ma dovute per il fatto di essere al mondo: certo chi guadagna molti soldi, privati o aziende, dovrà pagare molte tasse per garantire un reddito a tutti. Ipotesi non del tutto
inverosimile è che nel prossimo futuro ognuno di noi alla nascita potrebbe ricevere in dote un robot che lavorerà per lui mentre egli si potrà dedicare agli hobbies, alla famiglia e agli amici. Fantascienza? Mi sa che dovremmo comunque cominciare a pensarci.
Riccardo Staglianò - Giornalista de «la Repubblica», ha iniziato la sua carriera come corrispondente da New York per il mensile «Reset», ha poi lavorato al «Corriere della Sera» e oggi scrive inchieste e reportage dall’Italia e dall’estero. Insegna nuovi media alla Terza università di Roma. È autore di vari libri sull’impatto di internet sulla società.
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Ti xe fritoea o galan? di Francesca Rismondo
Il Carnevale è ormai alle porte, anzi già iniziato. L'eterno dilemma è sempre lo stesso: meglio frittelle o galani? E che tipo di frittelle: crema, zabaione, mele, venexiane? E in che pasticceria fanno quelle “autentiche”? Quesiti importanti, che ogni anno si ripresentano e a cui pochi sanno rispondere in maniera univoca. Intanto qualche cenno storico: le frittelle all'epoca della Serenissima già esistevano, ed erano talmente importanti che nel 1600 chi realizzava questi dolci formò una sorta di corporazione dei “fritoleri”, che si passavano di padre in figlio la professione di fritoler. Si racconta che i fritoleri impastassero le frittelle su grandi tavole di legno e le vendessero per le calli veneziane. I galani invece, chiamati in altre regioni chiacchiere, 14
crostoli, frappe, cenci o lattughe, hanno un’ origine ancora più antica perché sembra siano nati al tempo dei romani. Quelli veneziani hanno forma a nastro, sottili e friabili. Tornando a noi, con l'avvento della tecnologia e dei social network, le domande riportate sopra hanno acquisito un certo rilievo e spessore, tanto che in internet si sono diffusi sondaggi per annunciare “la pasticceria della migliore frittella o galano di Venezia”. Sondaggi che comprendono anche una trentina di pasticcerie per la frittella venexiana e alla crema e che richiedono un impegno nello scoprire e assaggiare tantissime frittelle diverse. Per i galani per fortuna il numero si restringe.L'anno scorso si sono piazzate sul podio, votate dalla giuria dei cybernauti, per la frittella venexiana: Rosa Salva, Nobile e Tonolo; per le frittelle alla crema Tonolo, Rosa Salva, Nobile e Pitteri; premio simpatia e stima a Nono Colussi, premio frittella speciale alla frittella cubana di Bonifacio, vittoria di Nobile, Rizzardini e Dal Mas per quella allo zabaione; per i galani sul podio Pitteri, Tonolo e Nobile. Terminate le votazioni, c'è ancora chi dice che le meglio erano quelle di Didovich, di Marchini, di Santin, ecc. Ma la domanda giusta è: delle pasticcerie nominate, voi le avete provate tutte? Perché è chiaro: tutte le varianti valgono la pena di essere assaggiate. Io no, per cui meglio che mi dia da fare. Buon carnevale a tutti!
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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: BLOG - Territori & Paradossi Associazione Culturale. Redattori: Giuliano Brandoli, Michele Lucchetta, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo, Gianfranco Albertini. Indirizzo: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com oppure visitando la nostra pagina facebook.