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http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com aprile 2017 Anno IX N° 159
MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ
è pasqua Dal termine ebraico “Pesach” che significa passare oltre, tralasciare e ricorda la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto deriva la parola Pasqua. Per i cristiani celebra la resurrezione di Cristo; per i non credenti è tradizionalmente un momento di festa, spesso associato alla classica gita fuopri porta. Comunque si voglia vivere questa giornata, ai nostri lettori e a tutti quelli che rendono possibile l’edizione della Pagina di Campalto auguriamo una Pasqua di serenità, amicizia e condivisione.
In questo numero: danza della pioggia_successi fly gym_campalto no_pillole di moda_la salsola si presenta_riecco lo stadio_ ti consiglio un libro_gruppo fotografico t&p_replica polemica_RILASSIAMOCI
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Danza della pioggia Nell'Italia delle emergenze ambientali ce n'è una silenziosa e ricorrente che non buca le prime pagine. Ma che, a leggere i dati OMS, fa oltre 80mila morti l'anno. È la morsa delle polveri sottili che ogni inverno stringe alla gola buona parte del paese, metropoli e provincia, industrie e campagne. C'è un limite, già comodo, fissato dalla UE che tollera 35 giorni all'anno di sforamento sui valori accettabili di particolato nell'aria che respiriamo. Noi ci bruciamo questo bonus già tra gennaio e febbraio e poi viviamo nella malaria aspettando le brezze di primavera; aTorino (89 superamenti nel 2016) come a Frosinone (85), a Milano come a Venezia (pari 73). E non è che galleggiamo appena oltre il limite (che per il Pm10 è di 50 microgrammi per metro cubo): no, giorni fa, passeggiando per Milano il 30 gennaio, ne respiravamo 161 e c'è chi stava ancora peggio in altre città. Siamo maglia nera d'Europa in compagnia, dice l'OMS, con le periferie dell'Unione, città bulgare e polacche. C'è chi dà le maggiori colpe al riscaldamento, chi al traffico. Ma di certo si sta al caldo anche nelle case di Parigi, di Londra, di Amburgo, di Copenaghen di Madrid; e allora, forse, se lì si respira meglio, il merito va anche alle coraggiose limitazioni dei veicoli a motore che quelle città stanno mettendo in campo: larghe aree “car free”, messa al bando del 2
diesel, dissuasioni alla sosta, piani complessivi per la ciclabilità. Da noi ci si accontenta del bel gesto, del sindaco che si fa fotografare in bici, di qualche pista ciclabile “spot”. Da noi si va in ordine sparso e trova credito come ricetta (è di un'associazione romana di consumatori) la posa di semafori intelligenti per favorire il fluire del traffico: un serpentone di auto in perenne movimento, di sicuro il sogno proibito di ogni automobilista della Capitale, certo non la strada giusta per spegnere i motori alla città. Per la malaria che ci tocca respirare, l'Unione Europea ha aperto due procedure d'infrazione contro il nostro paese che potrebbero portare a una multa miliardaria. Ma nell'egualmente clima malsano di “brexit” che respiriamo, in tanti lo prenderanno come un attacco dell'UE alla nostra sovranità. Da noi, per combattere il Pm10, si continua a preferire un metodo ancestrale, la danza della pioggia. L’articolo è tratto dal numero di gennaio-febbraio 2017 della rivista “BCycle” edita da FIAB-onlus, Federazione Italiana Amici della Bicicletta per gentile concessione dell’autore Michele Bernelli.
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LA FLY GYM TRIONFA NELLe PRIME DUE GARE REGIONALI C.S.E.N.
Inizia nel migliore dei modi la stagione per le atlete dell’ASD FLY GYM di Campalto nelle prime due gare regionali CSEN di ginnastica artistica svoltasi Domenica 12 febbraio e 12 marzo presso la Palazzetto dello Sport di Campagna Lupia, allenate da Rosanna Rado, Debora Veni e Leonilde Iannuzzi presso la Palestra della ex S. M. Gramsci del Villaggio Laguna a Campalto. Un podio inaspettato con la squadra delle Esordienti composta da Meresevschi Victoria, Costantini Melissa, Toaldo Stella, Scultz Nora e Fongher Alessia, perché sono tutte alle prime loro gare e con due vittorie si sono già assicurate la Finale della Gara Nazionale a Cervia a fine maggio.
Un 5° posto nella gara del 12/02 e un 4° il 12/03 per la squadra delle Allieve composta da Bogazzi Laura, Bordignon Elisabetta, Marchiante Gaia e Saivezzo Giorgia. Per le individualiste, invece un 4° posto a pari merito con la 3° per Marafatto Vittoria nella categoria Allieve A, 4° posto per Dori Chiara, 8° Porro Sara, 12° Goattin Sharon e 14° Petroni Emmarachele nella categoria Allieve B. Nelle Junior individualiste sfiorato il podio con un 4° posto Righetti Nicole, 8° Fontanella Alice, 13° Tagliapietra Cristina, 14° Giacobe Elisa. In Specialità categoria Junior invece si riconferma, la nostra Campionessa Regionale Cravin Alessia, 1° nella classifica generale, 1° al Corpo libero, 1° alla trave, 2° a parimerito al trampolino e al volteggio. Prossimo appuntamento il 26 marzo, con le ginnaste individualiste e Specialità per l’ammissione anche per loro alla Gara Nazionale a Cervia a fine maggio. L’A.S.D. FLY GYM ha collaborato con gli Istituti Comprensivi di Favaro Ilaria Alpi e Gramsci di Campalto nelle due giornate dedicate allo sport il 2 e 3 marzo scorso, con la scuola materna Arca di Favaro, con tutte le classi della scuola elementare D. Valeri di Favaro Veneto e la scuola materna Girasole del Villaggio Laguna di Campalto.
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Rosanna Rado 3
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campalto no
di Giuliano Brandoli e Elena Brugnerotto
CARTELLI STRADALI: Poco prima prima dell’incrocio di via Orlanda a Campalto in pochi metri c’è un guazzabuglio di cartelli stradali: cartelli che non servono, o nel posto sbagliato, oppure invisibili da primavera ad autunno. Negli anni, in diversi anni, queste anomalie sono state segnalate più volte ai vari referenti della Municipalità ed ai Vigili Urbani, ma non c’è stata nessuna risposta, non s’è mossa foglia! A proposito di foglie: speriamo che invece di risistemare i cartelli non taglino gli alberi!
Cartello di “direzione obbligatoria” per mezzi pesanti praticamente invisibile perché ruotato verso una direzione impossibile da imboccare. Cartello che segnala lavori in corso inesistenti, terminati molti anni fa, e praticamente invisibile nelle stagioni in cui gli alberi hanno le foglie 4
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Un cartello indica agli autobus provenienti dall’aeroporto la direzione per Venezia; anche questo vittima dello strano fenomeno degli alberi con le foglie e messo contro mano. Non sarebbe più logico spostarlo nell’altro lato della strada, sulla carreggiata dove transitano i veicoli diretti a Venezia?
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Un altro cartello indica la direzione verso l’aeroporto: anche questo invisibile per lo strano fenomeno degli alberi che hanno le foglie.
CHI NE RISPONDE?
Dai primi del '900 l'Italia ha iniziato ad asfaltare le strade per garantire agli automobilisti una maggiore sicurezza ma anche per ridurre i costi dati dalla manutenzione della pavimentazione, ormai inadatta al passaggio frequente di mezzi di trasporto pubblico e privato. Le tecniche di asfaltatura nel tempo si sono evolute portando a risultati sempre migliori che hanno reso le nostre
strade scorrevoli e lisce. Ad un secolo di distanza, tuttavia, il processo di evoluzione della storia dell'asfaltatura sembra essersi interrotto. Non si può fare un discorso generalizzato, ovviamente, ma nel nostro piccolo, in Via Passo Campalto, le cose sono andate così. Tutto è successo qualche mese fa quando la strada è stata chiusa per permettere lo scavo per la posa di una tubatura del gas. I lavori sono stati relativamente veloci, qualche disagio dato dal sostenuto traffico, ma tutto nella norma. I problemi sono arrivati dopo. Portati via macchinari e transenne, i cittadini si sono trovati di fronte ad una strada rovinata, dissestata ma cosa più grave, pericolosa. Pericolosa per gli autobus, per le auto e soprattutto per i motorini e le biciclette. Via Passo per la viabilità di Campalto è un'arteria importante: porta al Villaggio Laguna, al complesso abitativo di Via Chiarin al centro e viceversa, porta alla Coop (unico supermercato definibile tale a Campalto), porta al complesso scolastico nel
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quale tutti i giorni centinaia di genitori portano i loro figli. Ma com'è possibile che una strada così importante sia stata lasciata in questi stati dall'impresa che ha fatto i lavori? Chi deve controllare la qualità del lavoro svolto ha fatto i dovuti richiami? Sta prendendo le opportune azioni correttive? Ma soprattutto, chi pagherà i danni che potranno subire le persone a causa di un lavoro sul bene pubblico fatto male? La Municipalità, interpellata sul tema, ha risposto che ci vorrà qualche mese per riasfaltare la strada dichiarando che sono necessari alcuni mesi di assestamento dopo la posa delle tubazioni.
Non abbiamo motivo di dubitare che le dichiarazioni siano veritiere e non in realtà un modo di prendere tempo, ma rimane la domanda sul perché il fondo stradale non sia stato almeno portato a livello della restante superficie visto che, su alcuni tratti non si tratta nemmeno di buche, ma di veri e propri scalini? Purtroppo, a distanza di un secolo dalle prime asfaltature, il risultato non si avvicina nemmeno a quel “minimo sindacale” di qualità che un intervento così semplice dovrebbe garantire. Possibile che non si potesse fare meglio di così? Attendiamo fiduciosi che chi di dovere ponga quanto prima rimedio.
PILLOLE DI MODA di Monica Zennaro Cari lettori l'altro mese abbiamo assaggiato una pillola molto importante, la grande “Coco Chanel”. Desidero questo mese farvi conoscere chi divise con lei lo scettro della moda di una donna vitale, lavoratrice e moderna tra le due grandi guerre. ”Elsa Schiaparelli”una stilista e sarta italiana, inventrice del rosa shocking. Elsa nacque in una famiglia di intellettuali piemontesi; la madre, discendente dei Medici, faceva parte dell'aristocrazia e il padre era statonominato direttore della biblioteca dell'accademia dei Lincei da Re Vittorio Emanuele II ed era nipote anche del famosissimo astronomo Giovanni Schiaparelli. Elsa sognava di diventare un'attrice e il suo carattere e queste idee non si sposavano certo con la sua provenienza 6
aristocratica. Nel 1913 si trasferì a Londra dove si sposò con un conte da cui nel 1920 ebbe una figlia. Il matrimonio fu un fallimento totale e la Schiaparelli rimase sola con la figlia che si ammalò di poliomielite e, dopo un periodo di povertà, venne mandata in un collegio. Elsa potè così occuparsi a tempo pieno delle proprie passioni. Fu in questo il periodo che conobbe diversi artisti all'avanguardia e
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con un'assoluta libertà espressiva. Per le condizioni della figlia si trasferì in Francia da amici. L'incontro con l'ambiente della moda avvenne proprio qui e sembra che il colpo di fulmine scoccò nell'atelier di “Paul Poiret” di cui ne abbiamo parlato in “pillole di moda” di febbraio . La prima creazione di Elsa nasce da un'intuizione; viene attratta da un'abito fatto a maglia da una rifugiata armena etra le due nasce una collaborazione, idee della Schiaparelli e l'altra le realizza. Inizialmente l'atelier era il suo appartamento ma, dopo aver registrato il marchio, trasferì la Maison in rue de la Paix e poi a Place Vendome e da lì lanciò tutte
le sue collezioni molto fantasiose. Nel 1934 lanciò i tre profumi Salut, Souci e Schiap. Da quell'anno Elsa Schiaparelli fu considerata l'antagonista principale di Coco Chanel nel mondo della moda francese. Due stili opposti: rigoroso e semplice quello di Chanel, ricco e fantasioso quello di Schiaparelli. Opposte le origini: povera la prima, aristocratica la seconda. Tuttavia le grandi stiliste avevano in mente una donna libera e indipendente. Insieme capirono che in futuro una grande formula vincente sarebbe stato l'abito pronto per la vendita, da poter eseguire in serie. A lei si deve il merito della divulgazione della cerniera lampo, molto più pratica dei bottoncini che avevano chiuso gli abiti delle donne fin poco prima. Elsa aveva capito, agli inizi degli anni '30 che la donna si stava facendo strada dopo la crisi del '29 e i suoi abiti riflettevano un'intera rivoluzione sociale:difensiva di giorno e seducente di sera. Termino questa pillola mensile ricordandoVi che tutti citano sempre e solo “Coco Chanel” come regina della moda e per questo ho voluto farvi conoscere Elsa Schiaparelliun'italiana che rivoluzionò anch'essa il modo tradizionale di quei tempi di concepire l'abito e l'accessorio portando una ventata di novità. Alla prossima pillola dalla vostra Monica che con l'occasione vi augura BUONA PASQUA!!!
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“La Salsola” si presenta. Proseguiamo in questo numero della PDC la presentazione delle associazioni che operano nel nostro territorio. Oggi è la volta del Gruppo per la Salvaguardia dell’Ambiente “La Salsola”, presente a Campalto da quasi trent’anni
“La Salsola” si costituisce nel 1989, a seguito delle proteste per il degrado ambientale del territorio di Campalto sfociate in una manifestazione pubblica il 16 giugno 1986 (cfr. foto). L’associazione ha promosso varie denunce su: – l’inquinamento delle acque del fiume Marzenego-Osellino e dello scolo consortile delle “Acque basse”; – la discarica di rifiuti industriali tossici e nocivi (fra cui i fosfogessi radioattivi); – l’insediamento e l’esercizio abusivo ed inquinante del tiro al piattello; – le discariche abusive di rifiuti negli 8
accessi lagunari; – l’occupazione illecita di spazi demaniali (Cantieri Marchi e altro) e la realizzazione di opere edilizie senza alcuna concessione e autorizzazione ambientale; – l’impatto ambientale e igienico della Vetrital (Industria per il recupero e riciclo del vetro adesso trasferita in idonea zona industriale). Ma alle denunce sono seguite anche proposte di tutela e gestione del territorio: nel 1990 presenta il progetto “Un parco possibile” per il recupero delle aree degradate lagunari e la destinazione della barena come oasi naturale. Ha organizzato, in collaborazione con altre associazioni territoriali, importanti momenti aggregativi imperniati sulla socializzazione della conoscenza del territorio e dei suoi valori naturalistici, storici ed ambientali come numerose edizioni di ”Per terra e per acqua” e “Le isole sole”, “Stiamo freschi”, “Sette giorni in isola”, “Puliamo il Mondo”, “Barena Fiorita”, “Il Contratto di fiume”, ecc. Nel 2010 ha ideato e realizzato una ricerca sulle barene lagunari del Passo Campalto pubblicata con il titolo ""La laguna del Passo Campalto. Storia, ambiente, degrado e prospettive di riscatto. Per un'area
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naturale protetta nelle barene di Campalto"(reperibile in biblioteca al Centro Pascoli o nelle biblioteche delle scuole) Ma cos'è la salsola? Le salsole (Salsola soda e Salsola kali) sono piante erbacee barenicole un tempo utilizzate nel processo di fabbricazione del vetro artistico di Venezia-Murano che per questo era fortemente dipendente dall’ambiente lagunare; per questo la Serenissima Repubblica di Venezia aveva dato particolari “istruzioni” per la raccolta di queste piante, scelte da noi per l’appunto come simbolo di sostenibilità. L’associazione ha profuso anche un intenso impegno legale partecipando a sostegno di numerose cause amministrative, civili e penali in difesa degli interessi pubblici e collettivi ed in particolar modo di quelli legati ai territori di Campalto, della laguna e dei suoi abitanti. Il sodalizio ha fra i suoi obiettivi: 1. Recupero e valorizzare della cultura e delle attività tradizionali che hanno legato la popolazione alla laguna e per questo collabora alla gestione presso la scuola Don Milani al Villaggio laguna il laboratorio di documentazione storica “G. Ferracina”; 2. Promozione e gestione di iniziative ricreative e culturali, nel rispetto dei condizioni di salvaguardia ambientale e di tutela dei beni storici ed architettonici del territorio di gronda; 3. Iniziative di ripristino paesaggistico
e recupero ambientale degli ambiti lagunari e fluviali mediante la concessione collettiva di spazi acquei, organizzando un ordinato servizio di approdo e stazionamento. L’associazione, che consta di circa 250 soci, amministra democraticamente 6 concessioni acquee lungo il fiume Marzenego-Osellino, e una concessione acquea lagunare nel Ghebo Morosini, per lo stazionamento delle imbarcazioni dei Soci e per le necessità collettive del sodalizio. Via Campalton, 21 30173 Campalto tel. 329 08579970 – 380 3219135 la_salsola@libero.it sito web www.salsola.it
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RIECCO LO STADIO di Gianfranco Albertini Di tanto in tanto si torna a parlare di costruire un nuovo stadio per il calcio e altri ipotetici eventi. L’area individuata sarebbe quella del “Quadrante di Tessera”, tra l’aeroporto e Dese, lungo la bretella autostradale. Secondo gli attuali progetti, o forse sarebbe meglio dire intenzioni, accanto allo stadio dovrebbe sorgere un altro centro commerciale. Non entro nel merito della questione sull’opportunità o meno di portare avanti un simile progetto né mi pongo domande sui costi, mi limito semplicemente a porre qualche considerazione sulla sua sostenibilità. Uno stadio dalla capienza di circa 30/40.000 spettatori (il minimo per poter organizzare eventi sportivi di rilevanza internazionale) occuperebbe da solo uno spazio di circa due ettari. Altrettanto, tenendosi molto stretti, andrebbe considerato per i parcheggi e le aree di servizio. Se aggiungiamo poi il centro commerciale e le strade di accesso non andremmo lontano dall’ipotizzare la cementificazione di una zona equivalente a un quadrato di 300 metri di lato. Rapportato al nostro territorio una superficie ben più ampia dell’intero Villaggio Laguna. Una realizzazione dall’impatto ambientale così ampio e da costi calcolabili in svariate decine di milioni dovrebbe essere giustificata da un utilizzo intensivo che potesse coprire anche 10
i costi di manutenzione, calcolabili anche questi tra diretti e indiretti in svariate centinaia di migliaia di euro. Saranno sufficienti una ventina di partite di calcio e qualche mega concerto? E poi, dato che gli attuali centri commerciali non stanno attraversando momenti felici con drastiche riduzioni di personale e che a pochi minuti c’è già il Valecenter, è proprio necessario farne un altro? Un’ultima considerazione sulla location: siamo proprio sicuri che quell’area sia la più adatta? Attualmente è servita unicamente dalla bretella autostradale e da qualche altra strada secondaria che vedono durante quasi tutto l’anno elevate moli di traffico; non esistono collegamenti ferroviari né tanto meno la possibilità di raggiungere in poco tempo Venezia. A questo punto mi chiedo per quale motivo non si pensi piuttosto di reimpiegare per queste nuove realizzazioni le aree dismesse di Porto Marghera piuttosto che rubare alla città ulteriori ettari di terreno agricolo. Milano, le cui dimensioni urbane sono ben superiori a quelle della nostra città, sta realizzando a pochi chilometri dal centro una fascia verde di migliaia di ettari per dare nuovo impulso all’agricoltura tradizionale e offrire opportunità occupazionali. Il dibattito è aperto e mi auguro che prima o poi si apra anche un
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confronto “pulito” e trasparente su queste tematiche destinate, se messe in pratica, a trasformare in maniera drastica un territorio complesso e delicato come il nostro. Favaro Veneto con le sue frazioni, per estensione e numero di abitanti, può essere paragonata a una città di medie dimensioni carente però in strutture sportive e luoghi di aggregazione per i suoi cittadini. Non esiste una piscina coperta e neppure un progetto per realizzarla.
Le palestre scolastiche, spesso obsolete, sono gli unici impianti disponibili per la pratica sportiva ricreativamentre non esiste un teatro o una sala in grado di ospitare più di un centinaio di persone; solo grazie alla disponibilità dei parroci nelle chiese si riescono ad organizzare eventi culturali. Alla luce di ciò vogliamo quindi continuare a dedicarci a chi vive lo sport da spettatore e non da praticante?
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Un libro per chi crede nell’amicizia e ama le montagne, per chi è in cerca di una bella storia scritta bene. I miei amici lo sanno: io non amo la montagna, in inverno fa troppo freddo e in estate pure! Ci ho messo un po’ a decidermi di leggere un libro di cui la mia libreria preferita, la Marco Polo a Venezia, parlava da un po’ attraverso i suoi social network. Alla fine mi sono decisa e l’ho letto in due giorni, tutto di un fiato, amando moltissimo la storia. E’ una storia di amicizia, quella tra Pietro e Bruno, nata tra le montagne 12
della villeggiatura estiva. Pietro è il bambino di città, quello che il padre costringe a faticose scalate della montagna in estate ma che vive in città. Bruno è quello che la montagna la abita da generazioni e che dalla montagna non vuole e non può allontanarsi. Pur nei distacchi e nelle esperienze che la vita pone loro di fronte, pur nei caratteri così diversi come le loro famiglie, sapranno conservare un rapporto speciale e intenso. E’ una storia della famiglia, principalmente quella di Pietro, cresciuto a Milano negli anni ’80 come figlio unico da due genitori così diversi e che sembrano senza una storia. Una madre tutta socialità, nel lavoro e nelle amicizie, e un padre che ama la solitudine dei monti. Genitori da cui inevitabilmente Pietro si allontana con gli anni per costruire la sua storia ma che ritornano prepotentemente negli affetti, nelle sfide e nei ricordi. E’ una storia incentrata sulla montagna, così amata dai genitori di Pietro che si possono permettere solo una casetta estiva ai piedi del Monte Rosa e che là trascinano il figlio. Non vì è molto da fare per un bambino e poi per un adolescente se non trovarsi un compagno di avventura che faccia scoprire la bellezza un quel posto quasi abbandonato e così diverso da Milano. La montagna che il padre sfida, prima in compagnia del figlio e poi da solo, quando Pietro si sarà allontanato e alla quale resta ferocemente attaccato Bruno prima
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con la sua attività e poi scegliendo la solitudine e l’isolamento. Una storia di formazione, narrata in prima persona da Pietro, uno dei due protagonisti: un percorso che passa attraverso le speranze e le illusioni, gli scossoni e gli assestamenti, in cerca di un luogo da chiamare casa. Spesso non siamo neanche noi a sceglierlo, sono le circostanze della vita a sceglierlo per noi, ci viene anche brutalmente imposto così come succederà a Pietro, diviso tra una casa tra i monti, senza acqua ed elettricità, e le montagne del Nepal dove troverà anche in parte se stesso. Quali sono le otto montagne del titolo? L’autore pare si sia inventato
la storia della leggenda nepalese che rappresenta il mondo come un cerchio. Secondo questa leggenda al centro del cerchio c’è una montagna altissima, il Sumeru. Intorno al Sumeru ci sono otto montagne e otto mari. Alla fine impara di più chi ha fatto nella vita il giro delle otto montagne (come Pietro che si allontana spesso da casa per coltivare la sua passione per il documentario) o chi è arrivato in cima al monte Sumeru (Bruno che dalla montagna non si allontana mai?). Insomma una bella storia che io vi consiglio di leggere, magari durante il vostro prossimo soggiorno estivo tra i monti. Romena Brugnerotto
A.A.A. CERCASI APPASSIONATI DI FOTOGRAFIA! Ebbene si, dopo anni che ne parliamo e che ci giriamo intorno, stiamo lavorando all'organizzazione di un circolo fotografico all'interno dell'Associazione Blog Territori e Paradossi. Abbiamo un sacco di idee in testa, ma prima ci piacerebbe confrontarci in modo da rendere il percorso ancora più bello, completo e interessante! Se volete partecipare a questa prima riunione zero, vi aspettiamo il 26 aprile alle ore 20.45 presso la nostra sede nella ex scuola Gramsci del Villaggio Laguna. Per avere più informazioni o confermare la vostra presenza potete scrivere ad info@territorieparadossi.it
Gruppo Fotografico Territori & Paradossi
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replica polemica Questa è una replica polemica ad alcune affermazioni parziali (nel senso di parte) di Ivano Berto su queste stesse pagine nel numero di Marzo 2017. Ringrazio la Redazione de "La Pagina di Campalto" per questa possibilità. Mi riferisco alla posizione remissiva ed ossequiosa di "Tesserabella" nel "Gruppo di Lavoro" verso SAVE e i suoi accoliti istituzionali (leggi l'ex presidente della Municipalità) che di fatto hanno impedito davvero l'aperta partecipazione a tutte le realtà associative del territorio interessato ai problemi innescati dallo scalo aeroportuale. Più volte il nostro Gruppo per la salvaguardia dell'ambiente "La Salsola" ha chiesto di poter partecipare ai lavori del suddetto Gruppo di lavoro (che non era né pubblico né aperto in quanto si asseriva che doveva essere assunta una decisione della Municipalità) e mai è stata data risposta, né consenso. Evidentemente si sapeva già da prima che le nostre osservazioni e proposte sarebbero state molto critiche verso i piani aeroportuali presentati. In particolare sulle rilevanti questioni dell'inquinamento dell'aria e da rumore. La prova di questa remissività sta proprio nel fatto che gli edifici prossimi all'aeroporto dovranno essere "insonorizzati" se vorranno sopportare il carico di pressione acustica a cui saranno sottoposti i residenti nel prossimo futuro, con conseguenze soprattutto per
l'apparato cardio-circolatorio. Quindi nel cosiddetto Comitato non è stata aperta nessuna vertenza contrattuale verso la SAVE su questo tema e la prospettiva per i residenti in queste aree sarà di vivere segregati in casa se vorranno salvaguardarsi la salute dall'esposizione al rumore. Sulla qualità dell'aria il Comitato non ha opposto la necessaria opposizione cosicché i residenti più o meno prossimi respireranno aria addizionata dalle numerosissime sostanze pericolose residue della combustione dei motori propulsivi spinti al massimo nei decolli, senza naturalmente nessuna contropartita sostanziale, che non qualche filare di alberi. Trovo alla fine spropositato il richiamo al Gaber di “Libertà è partecipazione”, quando ci si gira dall'altra parte per non vedere che la partecipazione è impedita perché sgradita. Pino Sartori
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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: BLOG - Territori & Paradossi Associazione Culturale. Redattori: Giuliano Brandoli, Michele Lucchetta, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo, Gianfranco Albertini. Indirizzo: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com oppure visitando la nostra pagina facebook.