La Pagina di Campalto - Giugno 2018

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distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com giugno 2018 Anno XV N° 171

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

estate

In questo numero:

Vincent Van Gogh, il controverso pittore olandese vissuto nel XIX secolo, ha rappresentato molti paesaggi estivi ricchi di colore e calore. Il mese di giugno ufficialmente apre le porte all’estate con il solstizio, la giornata con il maggior numero di ore di luce, che nella tradizione popolare e contadina riveste significati magici e misteriosi.

la riqualificazione dell’osellino: una storia infinita_la grande guerra al femminile_a scuola con gli antichi mestieri_pillole di moda_in bici per l’ambiente con la patente del piccolo ciclista_tra la maremma e l’amiata_campalto no, campalto si


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scavo e riqualificazione dell’Osellino: una storia infinita

Risale al 13 aprile 2006 l’Accordo di Programma fra Regione, Comune di Venezia, Magistrato alle Acque e Consorzio di Bonifica per lo scavo dell’Osellino, la sistemazione degli argini e dei pontili, nel tratto terminale lungo 9 km. da Mestre sino alla foce di Tessera. Nel corso dei decenni precedenti sul fondo del canale, in particolare nel tratto finale, si sono accumulati fanghi [con la presenza di diossina] e detriti a causa degli scarichi industriali presenti lungo il corso del fiume e la carenza di un sistema fognario adeguato a Mestre. L’Accordo del 2006 prevedeva uno sbarramento a Tessera che, nelle intenzioni dei progettisti, doveva servire a trattenere le acque per consentire la fitodepurazione. 2

Quel progetto fu però contrastatodalle Municipalità di Favaro e di Mestre e dalle associazioni dei circa 1000 diportisti che usano il canale per raggiungere la laguna a scopo ricreativo e sportivo. Lo sbarramento era visto come un ostacolo complicato da superare perché avrebbe impedito la libera navigazione del canale, con il rischio di creare il caos nei momenti di punta di entrata/uscita in laguna, senza peraltro garantire l’abbattimento significativo degli inquinanti. Ne avrebbe ricevuto un danno anche la fauna ittica, con l’impedimento della discesa e la risalita verso la Laguna. Le osservazioni contrarie allo sbarramento sostenevano che l’abbattimento degli inquinanti si sarebbe

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potuto ottenere lo stesso, con la rinaturalizzazione delle sponde, il divieto assoluto di scarico nel fiume da parte delle industrie e il completamento della rete fognaria di Mestre, all’epoca mancante per il 30 percento. La Regione ha accolto quelle Osservazioni e ha dato incarico, nell’ottobre 2013, al Consorzio di Bonifica di rivedere il Progetto, togliendo lo sbarramento di Tessera e migliorando la possibilità di uso ricreativo/sportivo del canale prevedendo “idonee pisteciclabili”. Nel frattempo, con il passare degli anni, la situazione di degrado del fiume è andata via via peggiorando tanto da comprometterne la navigabilità, la qualità ambientale delle acque e la pericolosità per il rischio esondazione a causa della crescente fragilità degli argini. Il Consorzio ha redatto il nuovo Progetto nel 2016, dal costo di quasi 30 milioni di euro. La Regione deve ora approvare il Progetto e il Comune di Venezia deve fare una Variante urbanistica mettendo un vincolo sulle aree soggette ad esproprio. Sarà necessario perciò imprimere un’accelerazione sui tempi dell’iter burocratico perl’approvazione e per la richiesta di finanziamento dell’opera. La manifestazione di Sabato 26 maggio è stata promossa per riportare l'attenzione delle Istituzioni, in particolare la Regione e il Comune, affinché si scuotano dall’inerzia, completino rapidamente l’iter

burocratico per procedere poi all’esecuzione dello scavo, dando soluzione al problema che sta diventando sempre più urgente. Ci auguriamo che, con il concorso di tutti, Istituzioni, Forze politiche, Cittadini e Associazioni, si possa finalmente entro tempi ragionevoli, vedere realizzata quest’opera così importante per la qualità ambientale ed evitare rischi di allagamenti per Campalto, Tessera, Favaro e tutta la terraferma mestrina.

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Lionello Pellizzer SegretarioPD Campalto

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la grande guerra al femminile di Gabriele Scaramuzza

Si è detto del primo conflitto mondiale che esso costituì a tutti gli effetti l’inizio di quel “secolo breve” che fu il ‘900 secondo la definizione del celebre storico inglese Eric Hobsbawn. In effetti, se le nazioni europee pensarono che l’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo a Sarajevo il 28 giugno 1918 dovesse generare una situazione bellica del tutto circoscrivibile nei modelli della guerra ottocentesca, in poche settimane dovettero rendersi conto che ci si trovava di fronte a qualcosa di inaudito e mai sperimentato. La nazionalizzazione delle masse che da poco erano emerse come soggetti autonomi della storia e l’applicazione alla tecnica bellica della capacità 4

produttiva dell’industria moderna furono tra le cause principali che trasformarono un conflitto tra Stati in guerra mondiale tra Nazioni, che portò con sé milioni di caduti su tutti i fronti. Molto si è scritto in passato sul fatto che in Italia la guerra del 1915-1918 rappresentò la prima esperienza veramente nazionale per uno Stato sorto solo cinquant’anni prima, segnato da profonde diversità regionali e culturali. Se questo è vero, e se fin dall’immediato dopoguerra si alimentò questo sentimento per solidificare - e anche strumentalizzare - il senso di identità nazionale (nascono in quegli anni i numerosi ossari-monumenti alla memoria che scandiscono la valle del Piave, il massiccio del Grappa, il Montello solo per evocare luoghi a noi vicini) è altrettanto vero che solo in anni più recenti si è cominciato a riflettere sul contributo che al conflitto diedero alcune soggettività finora oscurate e neglette dalla storia maggiore, a partire dalle donne. In effetti quello delle donne fu un ruolo decisivo e determinante nell’economia di guerra, tanto più in quella di un paese, come l’Italia, ancora prevalentemente contadino in cui i segni dell’industrializzazione prendevano piede a partire dal triangolo Milano-Torino-Genova. Chiamati i padri e i figli al fronte, toccò alle donne non solo il compito di

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reggere la gestione della familiarità quotidiana, cui esse attendevano da sempre, ma anche quello di sopperire alla manodopera svuotata del complesso industriale, in buona parte riconvertito alle esigenze belliche. Per avere un’idea del coinvolgimento delle donne nelle attività di produzione militare, basti pensare che nel 1918 sono circa 198.000 su 903.000 addetti totali le donne impiegate nelle aziende ausiliare dell’esercito: si tratta di una percentuale altissime per l’epoca, in pratica del 23% del totale. Possiamo con buona ragione affermare che non ci fu segmento della vita sociale e militare del paese in cui le donne non si trovarono coinvolte pienamente: abbiamo già detto delle imprese belliche, ma anche i ranghi della pubblica amministrazione furono innervati dalla presenza femminile, a partire dalla scuola e dall’istruzione. Né va dimenticato lo sforzo che esse dovettero affrontare nella produzione agricola, nelle campagne spopolate dalla popolazione maschile che dovevano alimentare contemporaneamente gli eserciti, le città, gli stessi territori rurali. Non mancò il coinvolgimento nelle immediate retrovie dei fronti in attività di assistenza medica ed infermieristica, come testimonia l’impegno del corpo delle volontarie della croce rossa (altrimenti note come crocerossine), nato nel 1906 che toccò negli anni del conflitto le 8.500 unità e contribuì con il suo impegno

determinante alla gestione di oltre 200 ospedali territoriali con 30.000 posti letto. Non è pertanto fuori luogo affermare che le donne si caricarono di un gravame straordinario per assicurare la tenuta del nostro paese, del suo tessuto socio-economico ma soprattutto dei legami profondi che rendono una comunità tale. Purtroppo questa contributo non venne riconosciuto dal paese che uscì dalla guerra. Quando venne individuata Maria Bergamas, madre di un volontario irredentista di Gradisca d’Isonzo per scegliere la bara del soldato destinato a divenire il milite ignoto tumulato nel bianco candore del Vittoriano, era evidente la volontà pubblica di ricondurre la donna al ruolo di “mater dolorosa”, rinviando il riconoscimento pieno di un ruolo sociale e politico. Negli anni tra il 1918 e il 1920 le donne guadagnarono il diritto di voto in Germania, Inghilterra, Stati Uniti, e non si può non cogliere che l’accelerazione nel pieno godimento del diritto democratico fondamentale fosse una conseguenza del pieno coinvolgimento anche in quei paesi delle donne nella guerra. In Italia si dovette attendere un’altra guerra mondiale e la lotta di resistenza perché le donne potessero votare: si apriva con l’assemblea costituente una pagina nuova della storia del paese, contraddistinta dalla scelta della Repubblica, in cui le 21 donne elette seppero dare un contributo originale nella scrittura della nostra Costituzione.

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a scuola con gli “antichi mestieri”

è giunto alla seconda edizione il Concorso organizzato dall’Associazione “Amici di Oliviero Lessi” a cui hanno partecipato le classi seconde e terze della scuola secondaria di primo grado A. Gramsci di Campalto. Quest’anno il tema del concorso è stato “Gli antichi mestieri”. Gli studenti, organizzati in gruppi, hanno ideato e realizzato video che rappresentavano la tipica giornata lavorativa delle persone che tra il 1940 e il 1960 svolgevano mestieri di cui ormai restano tracce solo negli archivi storici. I tre video sul “podio” hanno ricordato agli spettatori presenti nella sala convegni dell’ hotel “Antony Palace” di Campalto, dove si è svolta la manifestazione, tre figure di primo piano nella società del tempo: Il vincitore ha descritto “La 6

marzareta” una donna che vendeva di casa in casa articoli di piccola merceria, trasportando gli oggetti con un carretto da lei trainato (autori: S. Martellozzo, F. Bozzato, E. Imbesi, R. Costantinescu, F. Pezzuto e R. Spanio). Il secondo premiato, “Il pescatore”, ha sottolineato le difficoltà di un mestiere tipico della laguna veneziana, praticato anche dai più giovani (autori: L. Chen, R. Mae Mendoza, L. Bortoluzzi, N. Fuin e N. Gobbi), mentre il terzo posto è stato conquistato dal video che ha richiamato alla memoria di molti presenti “La lattariola”, la donna che portava il latte agli abitanti di Venezia partendo in barca da Passo Campalto (autori. G.Perini, G. Barbieri, V. Gobbato, D. Vidal e A. Bognolo) Ha ricevuto una menzione speciale il video “Mestieri di ieri e di oggi”

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in cui sono state messe a confronto alcune professioni svolte nel passato e nel presente (autori: F.Rossi, S. Romani, L. Pepe, P. Marafatto, M. sbardella, L. Munteanu). Durante la manifestazione c’è stato poi l’intervento del giovane scrittore Giovanni Carraretto che, presentando Agnese e Théo, i protagonisti del suo romanzo “Ti parlo di me”, ha coinvolto

il pubblico trasportandolo per un attimo nelle pagine del libro. Il pomeriggio è stato rallegrato dall’orchestra dell’Istituto Gramsci che si è esibita in numerosi brani musicali. Prof.ssa Michela Bianchi Ist. Compr.”A. Gramsci”

Passo dopo passo... La comunità “Santa Maria di Fatima”, che ha sede in via Orlanda (di fronte alla pizzeria Colors) ospita giovani con disagio di tipo socio - famigliare. Una delle animatrici, appassionata di trekking, ha proposto di accompagnare per 5 giorni un gruppo composto da 5 adolescenti lungo un tratto dell’Alta Via delle Dolomiti n° 1. Questo progetto nasce dal desiderio di dare l’opportunità ai ragazzi inseriti in struttura di poter vivere un’esperienza di formazione in ambiente montano. L’idea è di infondere in loro il piacere della camminata nel verde, nei sentieri, per i boschi, sulle cime, affinchè “il camminare” diventi momento in cui si entra più profondamente in contatto con se stessi. Questo primo approccio all’escursionismo vorrebbe stimolare i ragazzi a guardarsi attorno, ad essere fantasiosi, a sperimentare le individuali capacità fisiche e cognitive, a scoprire se stessi, entrare in relazione con i coetanei e gli educatori, sviluppando l’intera personalità. Per affrontare questo importante progetto servono naturalmente risorse economiche e, soprattutto, materiale idoneo alla permanenza in quota: abbigliamento tecnico, calzature idonee, zaini e borracce. Invitiamo quindi i nostri lettori, soprattutto i “montanari”, a dare una mano contattando la struttura ai seguenti recapiti: Comunità per minori “S. Maria di Fatima” Via Orlanda 75, 30173 Campalto (VE) Tel. 041900982 Cell. 3662141551

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PILLOLE DI MODA: i jeans di Monica Zennaro

Spesso mi sento dire:” secondo te Monica quali sono i Jeans migliori?”. Ogni volta vado nel panico, ormai ne esce un modello nuovo al giorno! E mi dico io appassionata di moda perché non ho la risposta? E lì comincio a pensare. Semplice perché oggi si guarda i jeans come fare snob:”I tuoi di che marca sono? Ancora quelli hai? Adesso vanno di più i... di... No, proprio non ci siamo uno dei capi più semplici e casual del mondo è diventato una fonte di emicrania. Per orientarsi tra le mille tendenze servirebbe un satellitare! Non fatevi travolgere! Scegliete il modello che vi sta meglio e non cambiatelo più: chi se ne importa del marchio! La cosa più importante è che vi stia bene, e poi per loro stessa natura i jeans sono democratici. Siate voi stesse e 8

vedrete che non vi deluderanno. Dimmi che jeans compri e ti dirò chi sei Classica: preferisci i Lee o i Wrangler. Lo sanno tutti, ti piacciono i negozi vintage dove comperi jeans usati che sembrano tuoi da vent'anni. Quale sia il marchio del momento, per te non è importante. Modaiola: segui le tendenze come il mercato azionario in borsa. Per sapere il marchio che va per la maggiore basta chiedertelo. Europea: metti solo jeans griffati (Gucci, Prada,Versace). Ecologista: compri solo marchi eco-compatibili. Da quando sia successo esattamente non lo so, ma ormai comprare un paio di jeans è diventato un vero stress. Dobbiamo capire che non è l'etichetta o il prezzo a renderli perfetti. Piuttosto come ci stanno e come ci fanno sentire. Soprattutto che figura fa il nostro fondo schiena quando ci alziamo e ce ne andiamo! Una lezione di moda: il denim decennio dopo decennio 1853: per soddisfare le richieste dei minatori a cui servivano abiti da lavoro forti Leo Strauss (che poi cambia il nome in Levi) inizia a venderli all'ingrosso Anni Trenta: gli attori iniziano a indossarli nei film western e i jeans

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iniziano a diventare famosi Anni Quaranta: i soldati americani li portano quando sono in libera uscita e jeans vengono conosciuti in tutto il mondo Anni Cinquanta: il denim diviene simbolo di ribellione adolescenziale e ottiene immediata popolarità tra i giovani, tanto che alcune scuole americane ne vietano l'uso Anni Sessanta e Settanta: il jeans segue la moda Hippy (dipinto, ricamato, a zampa...) Anni Ottanta: il denim diventa un capo di alta moda e gli stilisti più famosi cominciano ad inserirli nelle

loro collezioni Anni Novanta: le vendite calano perché i giovani preferiscono pantaloni cachi, militari e cargo, oppure si affidano ai negozi vintage e di seconda mano. Negli Stati Uniti, nove fabbriche del gruppo Levi Strauss sono costrette a chiudere i battenti Duemila: un gran ritorno dei Jeans, la scelta dei marchi è pressoché infinita e i blue jeans, nati come divisa da lavoro, sono diventati un vero e proprio status symbol. Alla prossima pillolina cari lettori Un simpatico saluto dalla vostra Monica.

notizie sui nostri corsi di cucito abbiamo concluso da poco il terzo corso “mi faccio un abito da cartamodello”. è sempre più entusiasmante vedere le nostre amiche molto felici di continuare questa esperienza insieme. faccio presente che a ottobre 2018 inizierà il quarto corso se qualcuno vuole aggiungersi a noi, saranno le ben arrivate! ciao da monica e bruna ricordiamo inoltre che continuano le nostre programmazioni cinematografiche il venerdì al Villaggio Laguna nella ex scuola Gramsci con il seguente èprogramma Luglio

Agosto

6 - non e' vero ma ci credo 13 - il profumo del mosto selvatico 20 - a beautiful mind 27 - il mostro

3 - l'angelo azzurro 10 - il diavolo veste prada 17 - un'estate in provenza 24 - the blues brothers 31 - la mia fedele compagna

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in bici per l’ambiente: la patente del “piccolo ciclista”

Circa cinquecento bambini delle Scuole Primarie e dell’ Infanzia (molto più numerosi dell’anno scorso) hanno aderito al progetto “In bici per l’ambiente” proposto dal Comune di Venezia e realizzato dai volontari di FIAB Mestre - amici della bicicletta. Tale attività, che ha visto coinvolte 14 Scuole e 24 classi, è iniziata nel mese di marzo con incontri teorici per concludersi a fine maggiocon la pratica, svolta al Parco di San Giuliano. Gli animatori volontari della Fiab sono entrati nelle scuole che hanno aderito al progetto e hanno parlato di educazione ambientale e di mobilità sostenibile. Lezioni di 2 ore dove, con il supporto di un video 10

che serviva da filo conduttore, indovinelli, conversazioni e giochi a tema, hanno cercato di trasmettere l’importanza dell’uso della bicicletta come mezzo di trasporto e non semplice “giocattolo”, la conoscenza della segnaletica e le norme per pedalare in sicurezza nel rispetto delle regole. Successivamente ogni classe, previo appuntamento, si è trasferita nel mese di maggio al Parco San Giuliano per mettere in pratica quanto imparato, nella pista Didattica, resa più suggestiva dalla presenza non solo dei segnali ma da un passaggio a livello funzionante e da un semaforo vero. I bambini si sono cimentati anche con esercizi per migliorare il controllo della bici

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con slalom tra i “cinesini colorati”. Non sono mancate pedalate per il parco e, con alcune classi, escursioni fino a Passo Campalto per godere le tipicità della nostra gronda lagunare con l’affaccio su Venezia. Insomma: fascino, divertimento, impegno, emozione e tanta soddisfazione per tutti. Alla fine di ogni esperienza è stata consegnata sul podio tra gli applausi la “Patente del piccolo Ciclista”. Tutto ciò è stato possibile grazie alla collaborazione dell’Istituzione “Bosco e grandi parchi” e della Polizia municipale del Comune di Venezia, settore educazione stradale, che all’occorrenza ha messo a disposizione il proprio “parco bici”. Una grossa collaborazione è stata poi prestata con l’intervento quasi giornaliero nel mese di Maggio, di Decathlon Marghera. Ogni mattina, infatti, arrivava puntuale il furgone carico di biciclette nuovissime ed a misura degli scolari con relativi caschetti e rotelline da montare al bisogno per i più piccoli. Si sono resi disponibilissimi. Per concludere: un’esperienza formativa di collaborazione con le scuole, che si unisce ad altre come “Pedibus” e “Bicibus” per sensibilizzare sempre di più insegnanti e studenti alla mobilità “dolce” e poter realmente affrontare i tanti problemi legati all’inquinamento.

Il Gabbiano Circolo Ricreativo Culturale Campalto - Villagio Laguna I NOSTRI SERVIZI Consulenza legale gratuita per i soci AUSER si riceve solo su appuntamento “Ausilio” spesa a domicilio: in collaborazione con il servizio Sociale della Municipalità e COOP Alleanza 3.0 il nostro Circolo ha aderito al progetto “Ausilio per la spesa” per la consegna gratuita della spesa a domicilio alle persone anziane, non autosufficienti, portatori di disabilità o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmnte presso i negozi. I NOSTRI CORSI Corso di nformatica Attività di lavori a maglia, uncinetto, taglio e cucito La Biblioteca “Lino Soffiato” La possibilità di avere in prestito libri E inoltre “La Scuola di Canto” Per informazioni e appuntamenti: 041.903525 - bibliotecalinosoffiato@gmail.com dal lunedì al giovedì dalle 10,00 alle 12,30 il venerdì dalle 16,00 alle 18,00

Bianca e Roberto Cian FIAB Mestre - Amici della Bicicletta LA PAGINA DI CAMPALTO

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tra la maremma e l’amiata di Gianfranco Albertini

Lasciato il Viterbese, risaliamo la costa tirrenica per passare in Toscana. Cediamo le spiagge dei “VIP” agli appassionati del gossip (Capalbio, Ansedonia, Argentario) e puntiamo dritti verso l’entroterra per scoprire 12

località dall’indescrivibile fascino. Sarà sufficiente allontanarsi dalla costa per qualche decina di km per trovarsi immersi in paesaggi unici: nell’andirivieni di colline e vallate, l’occhio si perde tra foreste di lecci, sughere e castagni quando, all’improvviso, appena girato un tornante, appare Pitigliano, forse la più nota delle “città del tufo”. La città, stratificatasi in periodi che vanno dagli etruschi al rinascimento, ospita quella che viene chiamata “La piccola Gerusalemme”. Non un semplice ghetto come ne conosciamo in tante parti d’Italia, ma un borgo scavato in metri e metri di roccia, totalmente autosufficiente con forno, cantina, frantoio e, naturalmente, una splendida Sinagoga. Solo altri pochi km per raggiungere Sorano, dominato dal palazzo e dalla rocca, forse il più monumentale tra questi borghi. Strade e vicoli si rincorrono su erti pendii, tra edifici monumentali e semplici abitazioni ove non è difficile trovare qualche persona, magari intenta a ripulire una resta d’aglio, pronta a conversare e raccontare qualcosa sulla millenaria storia di questo territorio. Puntando verso est eccoci a Sovana, il più piccolo ma, probabilmente, il più antico e caratteristico dei borghi. Bastano poche decine di minuti per attraversarlo: dai ruderi della rocca, un dritto viale raggiunge la piazza

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principale con i caratteristici palazzi pubblici e la chiesetta romanica che ospita un altare, forse il più antico della Toscana, risalente al X secolo. La strada prosegue per poche decine di metri e, isolata appena lasciate le ultime case, appare la splendida cattedrale romanica. Ma le sorprese non sono terminate: alle porte di Sovana, in un ambiente naturale ormai conquistato dalla folta vegetazione, si estende la necropoli etrusca. Le tombe monumentali scavate nella roccia, talvolta richiamando un che di ellenistico, si susseguono lungo i pendii della collina attraversati dalle “vie cave”. Queste strade, veri miracoli ingegneristici risalenti a diversi secoli prima di Cristo, tagliate per centinaia di metri nella roccia viva,

costituivano una rete di comunicazione essenziale tra le varie città. Rientrando in direzione del mare, si raggiunge Saturnia, posta sulle prime pendici meridionali del Monte Amiata. Le sue terme, tra le più prestigiose e conosciute, occupano un ampio spazio nella vallata. Ma anche qui ci attende una vera e propria “chicca”, un tempo nota solo ai locali e ai pochi turisti che frequentavano questo angolo di Maremma. La Cascata del Mulino, una risorgiva di acqua termale che sgorga impetuosa tra le rocce con una temperatura costantemente superiore ai 30°, ha creato nel tempo un gioco di vasche e piccole cascate, piscine naturali dove immergersi e godere di un paesaggio “lunare”, fatto di candide concrezioni.

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campalto no Quasi ogni giorno i social riportano segnalazioni sullo stato di abbandono e degrado delle nostre aree verdi cittadine. Le pagine della PDC più volte hanno dedicato spazio a questo problema la cui soluzione sembra impossibile. Le istituzione, in diverse occasioni interpellate in merito, o non hanno risposto o hanno giustificato con la solita “mancanza di risorse”. Di seguito riportiamo il post con allegate foto che la sig.ra Barbara Zanetti ci ha autorizzati a pubblicare. “Per favore, non chiamiamolo parco, magari discarica, dormitorio, toilette... Sarò la solita, però dispiace vedere questo bel polmone di verde ridotto così. Lo scorso anno un'addetta al verde pubblico ha detto che era classificato come bosco ed era evidente il perché: non si bonificava il sottobosco con evidenti risparmi per loro ma con aumento di disagio per chi lo vive: soprattutto per la sicurezza, dato che le barriere di verde non permettono di vedere oltre, e non ultima la considerazione che attorno ci sono abitazioni. Non sarebbe il caso di rivedere la classificazione? Come si può fare? Ho fatto segnalazione, forse verrà pulito, però mi piacerebbe che questa idea non finisse nel nulla...”

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campalto si Centro Polifunzionale Pascoli Come accennato nel numero di maggio della PDC, sono stati trovati i fondi necessari per intervenire con i lavori di manutenzione straordinaria di cui avevamo ampiamente parlato nei mesi scorsi. Il Comune ha messo a disposizione la cifra di € 185.000 per la bonifica e la messa in sicurezza del piano superiore e altri interventi. Attendiamo ora che venga al più presto dato il via ai lavori in modo che per il prossimo autunno

possano riprendere in pieno le tante attività che nel centro si svolgono. Ci auguriamo inoltre che venga riaperto il centro P3@ per offrire ai cittadini quel servizio tanto utile di alfabetizzazione informatica e di accesso ai servizi delle pubbliche amministrazioni. Auspichiamo inoltre che venga definitivamente risolto il problema di attribuzione di competenze tra il Comune e la dirigenza dell’Istituto “A. Gramsci”.

A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - bibliotecalinosoffiato@gmail.com Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: Blog Territori e Paradossi - Associazione Culturale. E-mail: info@territorieparadossi.it Stampato in proprio - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile online all’indirizzo: http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com o visitando la nostra pagina facebook.

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