La Pagina di Campalto - Ottobre 2018

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distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com ottobre 2018 Anno XV N° 174

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

foglie morte. “Le foglie morte si raccolgono a mucchi”, così inizia una celebre canzone tratta dalla poesia di Jacques Prévert “Les feuilles mortes”. Ottobre è considerato infatti il mese di transizione tra le ultime giornate quasi estive e il malinconico avvicinarsi dell’inverno. Anche se quest’anno non avremo la tradizionale festa di San Martino, non mancheranno le iniziative per dare nuova vita al nostro paese.

In questo numero: mezzo secolo della chiesa di san benedetto_ci scrivono_vita in comunità_ campalto si/no_pillole di moda_il laboratorio giancarlo ferracina_una gita a Bologna.


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la chiesa di san benedetto: mezzo secolo di storia

La chiesa era gremita e l'accoglienza è stata calorosa. Lunedì 17 settembre, alle 19, è stata celebrata così la conclusione del 50° anniversario della chiesa di San Benedetto, consacrata dal Cardinal Urbani il 17 settembre del 1967. Una messa solenne e molto sentita, alla presenza anche dei sacerdoti che hanno svolto il loro ministero in questa chiesa durante i 50 anni, ricordando poi quelli che non ci sono più. Il parroco don Massimo Cadamuro, ha sottolineato come è importante festeggiare non le pietre, ma una chiesa viva, 2

come titola lo slogan che ha accompagnato quest'anno di celebrazioni: "Una nuova chiesa per una chiesa nuova", ricordando che sono le persone abitate da Dio che costruiscono la Chiesa. E come d'obbligo per ogni festa, è seguito un momento di rinfresco con le foto ricordo degli anni passati. Una bella foto di qualche anno prima, immortala la posa della prima pietra del cardinal Urbani, ad assisterlo don Luigi e don Ivano che anni prima aveva iniziato la sua opera instancabile per dare una nuova chiesa a Campalto. 1968

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anno di cambiamenti storici, di entusiasmi e convinzione che “si può fare” e “si deve fare”. Mettersi in gioco era la norma. E a Campalto si vive la stessa atmosfera di cambiamento, un nuovo quartiere sta sorgendo e giunge a compimento la costruzione della nuova chiesa. La voce baritonale di don Paolo Girardello è l’emozione rivissuta pensando alla consacrazione della chiesa di San Benedetto. O forse è l’inverso, il pensiero dell’amicizia di don Paolo si materializza in quell’emozione. La stessa che accendeva, quando molti anni dopo, passava da casa a salutare e si annunciava con un saluto “stentoreo”. Ci si abitua ad avvolgere nella memoria avvenimenti, storie, emozioni. Poi un evento la sbobina e allora rivivi nuove emozioni per quei ricordi. Non sono quelle che hai già vissuto, ma quelle del ricordo, che di suo non è realtà. Alla celebrazione, sull’altare, non c’erano dei sacerdoti, ma i preti che hanno fatto parte viva del percorso di vita. Don Mario – don Marietto – grande appassionato di calcio, doveva giocare tenendo sollevata la tonaca con le mani, è rimasto con noi solo due anni, poi è finito a fare il segretario di Urbani e Luciani e sorbirsi tutto il Vaticano II, un’amicizia interrotta solo dalla sua morte. Don Bruno, cappellano prima e parroco dopo, energia pura prima, riflessivo poi, l’amico con cui parlare e da cui ricevere un buon consiglio.

Don Paolo Girardello -l’artista-, è con lui che nascono le compagnie di teatro in parrocchia e sapeva dipingere: suo il Cristo in croce che porta la testimonianza di quegli anni di lotta e cambiamento; predicatore diretto e non di rado aspro, che ti chiamava a rispondere a te stesso. Don Paolo Soccal – l’atleta-, con la sua travolgente energia, la grande capacità leggere i giovani ed amalgamare gruppi attorno a passioni sportive, per la montagna e tutto quello che era “fisico”, “movimento”. Don Enzo, coincide con un periodo della mia vita passato lontano da Campalto, di lui ricordo la gentilezza e i modi garbati. Don Alfredo – l’operaio – da noi è stato un brevissimo periodo, con lui non era mai parlare con il prete, ma con l’amico che parla schietto e non usa mezzi termini. Don Lionello – il veneziano - anche se di San Donà, il suo primo incarico è stato a San Simeon e dalla straordinaria cadenza della vita veneziana era stato affascinato. E poi ha conosciuto come ogni territorio ha una sua specificità, così Campalto come Cortellazzo e Tessera, e come ci si debba sempre misurare con la realtà in cui si opera, senza rimpianti. Don Massimo – di lui non possiamo dire niente perché quello che si dice è sempre “esclusi i presenti”, e poi chissà per quanto dobbiamo ancora tenercelo! (per fortuna).

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Sebenico Finotello 3


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ci scrivono... Riportiamo il contenuto di alcune mail che il sig. Cesare Rossi ha inviato alla nostra casella di posta. Non facciamo considerazioni in merito e lasciamo ai nostri lettori le valutazioni del caso. A seguito di pressanti richieste e di documentazione specifica, l’Associazione CRIAAVe (allora Comitato Cittadini) è riuscita a convincere l'ArpaV ad effettuare, dopo ben 10 anni dall’ultima, una campagna periodica di monitoraggio dell'aria a Tessera. L'associazione rivendica in toto il merito di una tale importante campagna, stante che le altre associazioni, gruppi locali mai si sono posti tale obiettivo. A breve saranno istallate anche le due centraline che l'Associazione ha acquistato, per cui sarà possibile anche confrontare i dati. Se i Cittadini si riuniscono in Associazioni ambientaliste serie, che agiscono per la tutela della salute dei residenti e non per avere una pista ciclabile in mezzo alla campagna o sotto la rotta degli aerei, i risultati alla fine si ottengono. Non vi era alcuna contrarietà all'utilità delle piste ciclopedonali, tanto è vero che l'associazione CRIAAVe (allora Comitato Cittadini di Tessera e di Campalto contro ecc.) aveva per prima, nel 2014, proposto a Save di inserire al capitolo Opere di Compensazione del Mp 2021 uno stanziamento per il completamento della pista ciclopedonale Tessera Favaro e, nel 2016, aveva proposto 4

al Comune di utilizzare parte dei 17 milioni di euro già disponibili per la viabilità di attraversamento di Tessera e di Campalto in direzione M.Polo per costruire una utilissima pista ciclopedonale sul lato dx (da Tessera) di via Orlanda fino al Centro Don Vecchi in modo poi da innestarsi su quella in costruzione dal Don Vecchi a Campalto. CRIAAVe è invece contraria a buttare via soldi delle Compensazioni ambientali in piste ciclabili di dubbia utilità per la popolazione e di minima possibilità realizzativa. Resta comunque un convincimento di fondo per CRIAAVe: tutte le associazioni locali dovrebbero riconoscere e convergere su di un problema prioritario: come tutelare la salute e il benessere psicofisico dei Cittadini e la salubrità dei luoghi dal crescente inquinamento acustico, atmosferico (per non parlare del terreno e delle acque) che grava ora su di loro e rischia di essere esiziale per la Comunità nel giro di un decennio. Certo, se tutti convergessimo su questa priorità, avremmo sicuramente più peso e più ascolto. Ma com' è noto superare il "particulare" a favore del "generale" è difficile. Che te ne fai delle piste ciclabili, della valorizzazione delle Torri, delle postazioni birdwatching ecc. se poi Campalto e Tessera rischiano seriamente di trovarsi in un imbuto pieno di gas e rumore generato da tre piste da 350 mila atterraggi /rullaggi/decolli all'anno?

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vita in comunità Entrare in comunità rappresenta per noi ragazzi un’occasione di crescita, in quanto insegna una delle basi principali della vita e dello stare al mondo: la convivenza con gli altri. Ognuno entra a far parte del gruppo portando con sé il proprio bagaglio di vita, i propri desideri, il proprio carattere; vivere in comunità implica l’instaurarsi delle norme di convivenza e il saper rispettare le difficoltà altrui. A volte è difficile aspettare di sapere il nostro futuro e in questo caso il tempo non passa mai oppure passa trapuntato di mille domande e paure. A volte è difficile sopportare gli altri, soprattutto quando intorno non vorremmo nessuno; anche gli educatori a volte sono ingombranti perché a nostro parere sono troppo sicuri di sapere cosa pensiamo o come abbiamo vissuto. Altre volte invece le attività che facciamo, gli spazi ricreativi e la compagnia risultano piacevoli, forse perché anche noi siamo più positivi. Quest’occasione, nel bene e nel male, se sfruttata al meglio, ci aiuta ad entrare in relazione con gli altri e a superare alcune difficoltà. Ci aiuta a cambiare un po’ la nostra vita, a diventare grandi e spesso autonomi. Per alcuni di noi la comunità rappresenta quasi una “famiglia”, per altri una sfida: ognuno di noi sa che se ha una difficoltà può contare

nel sostegno dei compagni e degli educatori, ogni momento vissuto assieme crea dei legami che ci fanno sentire ancora più uniti, e ci dà il giusto esempio per relazionarci con il mondo che ci circonda. Quando un ragazzo sa che deve entrare in comunità si crea delle aspettative negative, “che rogna tocca proprio a me, ecco adesso cambia tutto, non starò più con i miei cari, ecc. ...”, che poi con il tempo vengono a modificarsi facendoci capire che in realtà questo periodo ci insegna a fare le giuste scelte senza correre il rischio di prendere la strada sbagliata. I ragazzi e gli educatori Comunità S.ta Maria di Fatima

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Via Passo Campalto, 3/B 30173 CAMPALTO (VE) Tel. 0415420443 - Cell. 3939361668 E-mail: dibisrls@libero.it

Attività emergente a Campalto dove il ns intento è di dare un servizio a 360° ai cittadini locali e non e, perché no, anche ai turisti che si avvalgono delle molteplici strutture ricettive della nostra zona. A breve completeremo il nostro sito internet e facebook per una maggior visualizzazione. Nonostante siano trascorsi solamente pochi mesi, siamo state felici dell’interfaccia con i Campaltini, curiosi per questa nuova apertura: speriamo quindi di trasmettere e dare professionalità, cordialità e perché no, anche simpatia. I servizi che Barbara e Daniela offrono sono prestazioni utili nella quotidianità della vita: qui di seguito alcuni esempi.

Per il cittadino: -- Mod. 730 o unico, modelli ISEE / RED, dimissioni volontarie, bonus mamme bebè -- Verifichiamo la posizione debitoria con Agenzia Entrate e/o Equitalia (ora agenzia di riscossione) -- Ci avvaliamo in sede, di professionisti per l’assistenza infortunistica e per successioni -- Collaboriamo con un’associazione per l’assistenza domiciliare per persone con disabilitazione momentanea o con malattie i cui handicap richiedono un’assistenza più continuativa -- pagamenti bollettini postale cbill/MAV/RAV -- ricariche telefoniche -- Fermo posta per ritiro e consegna pacchi Per il turista: -- biglietteria varia -- biglietti per tour della CITY SIGHTSEEING / ALILAGUNA -- mappe di VENEZIA

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Il Gabbiano Circolo Ricreativo Culturale Campalto - Villagio Laguna I NOSTRI SERVIZI Consulenza legale gratuita per i soci AUSER si riceve solo su appuntamento “Ausilio” spesa a domicilio: in collaborazione con il servizio Sociale della Municipalità e COOP Alleanza 3.0 il nostro Circolo ha aderito al progetto “Ausilio per la spesa” per la consegna gratuita della spesa a domicilio alle persone anziane, non autosufficienti, portatori di disabilità o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmnte presso i negozi.

Sembra un fenomeno impossibile da arrestare! L’abbandono di spazzature vicino ai cassonetti (quelli di via Morosina di fronte al civico 4 in questo caso) è divenuta ormai un’abitudine consolidata. Ogni giorno si trova di tutto, poco tempo fa anche bottiglie di olio esausto, facilmente conferibili al vicino centro di raccolta Veritas, e che per fortuna non sono stati versati negli scarichi domestici. Così, i cittadini rispettosi, che fortunatamente sono la maggioranza, si trovano a pagare bollette sempre più elevate che in molti casi superano i 400€ annui, a causa dell’inqualificabile livello di inciviltà di una minoranza di persone.

I NOSTRI CORSI Corso di nformatica Attività di lavori a maglia, uncinetto, taglio e cucito La Biblioteca “Lino Soffiato” La possibilità di avere in prestito libri E inoltre “La Scuola di Canto” Per informazioni e appuntamenti: 041.903525 - bibliotecalinosoffiato@gmail.com dal lunedì al giovedì dalle 10,00 alle 12,30 il venerdì dalle 16,00 alle 18,00

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PILLOLE DI MODA: le scarpe bebé di Monica Zennaro popolari negli anni Venti e Trenta, quando l'orlo delle gonne cominciò a salire, dando risalto alle scarpe. Fecero successo anche perché, oltre a essere molto belle , erano anche comode per ballare, una caratteristica davvero indispensabile per quel periodo. A proposito di...

Chi non ha almeno una volta nella vita amato quel cinturino che fa molto Lolita e le rende molto appetibili? Dopo tutto chi non le portava da bambina? Ma dotatele di tacco a punta, ed ecco che si trasformano. In un attimo tirano fuori la nostra femminilità, e di stagione in stagione, ne esce sempre un modello che diventa l'oggetto dei desideri di tutte noi. Solitamente le migliori sono quelle di Manolo Blanhnik, Christian Louboutin, se ce lo possiamo permettere... Anche Miuccia Prada ne propone sempre in passerella una versione eccellente. Ma la punta di diamante di questo modello è una Blahnik a punta con il tacco a spillo. Quando uscì la prima volta, scoppiò una vera e propria isteria collettiva, tanto che era impossibile da trovare. Insomma è la bebè per eccellenza. Curiosità: Le Bebè divennero 8

Le più classiche sono di vernice, e perché non provare il velluto o una fantasia animalier? Devono avere qualcosa di importante: un tacco vertiginoso, la punta, magari qualche borchia. Non possono essere soltanto dolci e modeste. Meglio se il cinturino è sottile, così non taglia la gamba. Parola alla lezione di moda: Il nome inglese della Bebè, Mary Jane, deriva da un personaggio di Buster Brown, un fumetto ribattezzato Mimmo in italiano, che indossava un paio di bebè nere di vernice col cinturino. E a dirla tutta, esiste anche una scarpa che porta il nome di Buster. Come sempre un saluto affettuoso e un arrivederci alla prossima pillola dalla vostra Monica

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visitiamo il laboratorio giancarlo ferracina Al Villaggio Laguna, in un’ala del primo piano della Scuola primaria “Don Milani”, proprio a due passi dall’ Osellino e dalla laguna si trova il Laboratorio intitolato a Gian Carlo Ferracina, per tanti anni il Direttore Didattico delle Scuole di Campalto. Il Laboratorio, pur essendo una parte della scuola, è stato progettato e realizzato dall’Associazione Culturale “Terra Antica” (www.terraantica.org) che in venti anni di attività ha raccolto e riordinato i documenti scritti, le fotografie e gli oggetti della cultura materiale di questa parte della terraferma veneziana. La raccolta e la sistemazione dei documenti non hanno avuto soltanto uno scopo rievocativo del passato, ma soprattutto quello di proporre dei percorsi conoscitivi per comprendere in quale modo e in quali tempi si è passati dalla civiltà del lavoro manuale a quella della meccanizzazione industriale, cioè dalla società rurale e artigiana a quella che spesso definiamo del “benessere” ovvero la transizione dai ritmi e dalle cadenze agricole a quelle urbane. Il Laboratorio propone tre percorsi conoscitivi: il lavoro, la casa, la laguna. Nella prima sezione (Sez. A), nel corridoio, sono esposti gli attrezzi e le foto riguardanti: i mestieri artigianali degli uomini (falegname, calzolaio, 10

fabbro, ecc.), i lavori delle donne (filatura, tessitura, bucato, ecc.), le occupazioni dei bambini (scuola, giochi). Ci si imbatte subito in un vecchissimo bancone da lavoro, prodotto rurale della fine del 1800; dove sono esposti diversi attrezzi di falegnameria, testimoni del lavoro che nel passato era svolto presso le case contadine oppure nelle botteghe del paese. Proseguendo nella visita c’è il deschetto del “calegher”(calzolaio), che ha lasciato sulla sedia il “traverson” (grembiule) e, alla rinfusa, i suoi attrezzi e le scarpe che stava riparando. Poco oltre ci sono anche la fucina e l’incudine del “favro” (fabbro), gli attrezzi dei “mureri” (muratori), ecc. Il lato sinistro del corridoio è riservato alla testimonianza di alcuni dei tanti lavori femminili: ci sono una macchina da cucire, il tombolo, la

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gramola per la canapa, diversi filatoi e altri attrezzi e oggetti che ricordano le diverse attività svolte “da ‘e femene” (dalle donne). Troneggia, dinanzi alla grande foto di un vecchio pozzo, l’attrezzatura per fare il bucato, un lavoro duro e che impegnava molto. C’è pronta la cenere per la “lissia” (liscivia); una spazzola non finita fatta di legno e dalle radici del “galvan” ( in italiano Trebbia maggiore specie graminacea dal nome scientifico “Andropogon gryllus L.”), e il secchio per l’acqua trasportata col “bigólo” (bilanciere). Nell’ultima parte del corridoio vi sono gli oggetti che riguardano alcuni aspetti della vita del bambino: la scuola (cartella, quaderni, pennini, ecc.), e i giochi (cerchi, palla di carta, carrettini, ecc.). Mancano i giochi elettronici: i bambini una volta i giocattoli se li facevano da soli. La visita però non finisce qui: dal corridoio si accede ad un ampio locale dove è ospitata la Sez. B, quella dove sono raccolti gli attrezzi

riguardanti i lavori nei campi e nella stalla (e non poteva mancare qualcosa che ricordasse le “latariole”!) Mancano le mucche, ma hanno lasciato i cartellini di legno con il loro nome e qualche fotografia. Si passa poi in tre locali più piccoli in cui sono stati ricostruiti tre ambienti tipici delle case rurali di una volta: nel primo, la cucina (Sez. C), con la ricostruzione di un “fogher” (focolare) con “caliera”, “pignate” e “tochi de legno brusà”; qui, se vuoi, puoi anche fare il pane nella vecchia “panera”. Nel secondo locale è stata ambientata la camera da letto (Sez.D), con il cassettone, il lavabo e il letto con “lo stramasso de pajon”; chi ha freddo lo può riscaldare con la “munega”. Un girello e tanti indumenti infantili fanno pensare che in famiglia ci sia un bambino; ma quei mutandoni lunghi rattoppati di chi sono? E’ questo anche il locale più intimo della casa e, qui, non possono mancare le immagini dei propri cari.

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Si entra poi nel terzo locale, quello in cui è stata ambientata la cantina (Sez. E): in fondo, a destra, possiamo fare il vino, useremo la pigiatrice o invece i piedi? La Sezione F, quella relativa all’ambiente e alla vita lagunare, è invece in fase di allestimento grazie anche al contributo dell’Associazione Costanziaca che ha fornito alcuni arnesi tipici della pesca professionale e amatoriale in laguna: le fiocine e la lampara a carburo per la pesca al “fajaroto”, le reti, “seragie”, la “trèssa”, le “chebe”, ecc. Prima di accedere al Laboratorio bisogna salire due rampe di scale lungo le cui pareti si possono leggere in alcuni pannelli la storia di Passo Campalto e di alcuni suoi personaggi. Ettore Aulisio e Pino Sartori

Prosegue il percorso di "Animare Campalto" per ricostruire una lettura condivisa del nostro territorio e del nostro paese e individuare le azioni per potere cambiare, in meglio, il luogo in cui abitiamo. Tra la fine del mese di settembre e la metà di ottobre abbiamo tenuto i tre focus group della nostra ricerca azione, incontrando rispettivamente le principali realtà associative (settembre), gli operatori economici e 12

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del commercio e i giovani (ottobre). In tutte e tre le occasioni abbiamo sperimentato un desiderio di discutere e di confrontarsi. Se volete anche un'impuntatura e la recriminazione per il fatto che da troppo tempo non esisteva l'opportunità di condividere i punti di vista su Campalto, di metterne a fuoco i problemi e provare a costruire una proposta che è politica nella misura in cui si prende cura di quella “poli” che non è astrazione, ma fondamentalmente il posto in cui viviamo e le relazioni che abbiamo. Ciò cui potevamo trovarci di fronte era un insieme diverso e magari contraddittorio di punti di vista, un elenco lungo e disarmante di problemi e criticità. Invece abbiamo constatato come nelle diverse serate, i numerosi interventi abbiano composto un mosaico sostanzialmente omogeneo, con la ricchezza di molte sfumature intorno però a problemi e punti di forza comuni. Su tutte è emersa la potenzialità della collocazione di Campalto, la straordinaria opportunità costituita dalla vicinanza con il sistema ambientale della gronda lagunare e del fiume Marzenego, la consapevolezza che si tratta di un unicum nella nostra città. È parso chiaro che uno dei rischi è quello di essere "schiacciati" tra Venezia e l'aeroporto come mero luogo di transito, ma anche che una parte del tessuto economico si sta

riorganizzando attorno alla ospitalità turistica e sarebbe opportuno costruire delle opportunità di turismo dolce e sostenibile per chi soggiorna nel nostro paese. Sono emerse anche le criticità dei negozi di prossimità e vicinato, la necessità di fare sistema, il tema dei collegamenti verso l'ospedale e verso Mestre. Ora il percorso prosegue con le interviste ai testimoni significativi, quindi costruiremo il rapporto di sintesi che verrà presentato, prima a coloro che hanno partecipato ai gruppi, poi a tutta la cittadinanza in un'occasione pubblica. Un grande ringraziamento dobbiamo a quanti hanno accettato la nostra proposta di ritrovarci e rimetterci in cammino per provare a migliorare il luogo in cui abitiamo ed essere cittadini attivi e protagonisti di un vero tentativo di cambiare le cose. Un tentativo che prova alla fine a recuperare il senso ultimo (ma anche il primo e più genuino) della politica.

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Gabriele Scaramuzza

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BOLOGNA - PALAZZO PALLAVICINI

DA GIOVEDì A DOMENICA ORE 11 - 20 info@palazzopallavicini.com

Questo mese proponiamo una gita a Bologna. Un po’ per vagabondare sotto i famosi portici e scoprire gli angoli più belli dell’antica città, un po’ per conoscere l’artista considerato come il padre della cartellonistica pubblicitaria. Molte famose marche di ogni genere di consumo, così come molte tra le più apprezzate località turistiche, hanno affidato a grandi pittori e illustratorri il compito di farsi conoscere nel mondo. Questi cartelloni oggi sono considerati come vere opere d’artre, quasi al pari dei quadri più famosi. Dal 29 settembre 2018 al 20 gennaio 2019, Palazzo Pallavicini a Bologna, ospita la mostra interamente dedicata al grande artista Alphonse Mucha (Ivancice 1860 - Praga 1939), dove sono esposte ottanta

sue opere. L’idea dell’esposizione è quella di offrire uno sguardo sull’opera di Mucha, uno degli artisti più celebrati della Parigi fin-de-siècle, conosciuto ai più per le sue opere grafiche e per il suo stile, noto come “stile Mucha”, caratterizzato da composizioni armoniose, forme sinuose, riferimenti alla natura e colori pacati, che ben presto divenne uno dei simboli più riconoscibili dell’Art Nouveau. La mostra di Bologna, con le opere selezionate tra quelle della “Mucha Foundation”, include alcuni tra i più iconici lavori dell’artista, come i manifesti e i cartelloni del suo periodo parigino, e vuole anche approfondire il linguaggio artistico con cui Alphonse Mucha espresse il suo nazionalismo una volta ritornato in patria

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negli ultimi anni della sua vita. Tre le sezioni che compongono la mostra: Donne - Icone e Muse, Le Style Mucha - Un Linguaggio Visivo, Bellezza - Il Potere dell’Ispirazione. La prima si apre con Gismonda, il primo vero manifesto disegnato da Mucha per Sarah Bernhardt, la più nota attrice del periodo, rappresentata come una dea bizantina. Il poster ricevette apprezzamenti immediati non appena apparve sui cartelloni di Parigi il 1° gennaio 1895 tanto che, deliziata dal successo di questo manifesto, la Bernhardt offrì a Mucha un contratto per produrre le scenografie ed i costumi di scena, così come tutti i manifesti delle sue rappresentazioni teatrali. Il successo

della Gismonda portò a Mucha anche numerose commissioni per disegnare manifesti pubblicitari, tra cui quelli per marche famose come JOB (carta per sigarette), Lefèvre-Utile (biscotti) e Waverley (biciclette americane). Le altre sezioni ripercorrono la carriera dell’artista fino al ritorno in patria a Praga per realizzare il suo sogno di impegnarsi attivamente per la libertà politica del suo Paese, impegno che culminò nella realizzazione della sua opera d’arte, Epopea Slava (1912-1926) ed altri lavori che dovevano ispirare l’unità spirituale dei popoli slavi.

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Gianfranco Albertini


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La Pagina di Campalto è curata dal Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - bibliotecalinosoffiato@gmail.com Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: Blog Territori e Paradossi - Associazione Culturale. E-mail: info@territorieparadossi.it Stampato in proprio - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile online all’indirizzo: http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com o visitando la nostra pagina facebook.


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