Novembre 2021

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distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com NOVEMBRE 2021 Anno XVIII N°205

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

LA SALUTE William Turner, pittore inglese del IXX secolo, ci propone una rappresentazione insolita della chiesa della Salute; un’immagine quasi surreale come surreali sono i tempi che stiamo vivendo. La pandemia da Covid ci perseguita da quasi due anni, (la fine sembra ancora lontana) tanto quanto è durata la pestilenza del 1630 con una “piccola” differenza: oggi abbiamo i vaccini e i farmaci per curarci, senza doverci appellare all’intercessione divina.

In questo numero: LA SALUTE_IN RICORDO DI MARIO_UNA GIORNATA ALL’ISOLA DI CAMPALTO_PILLOLE DI MODA_LA MADONNA DELLA SALUTE_SUA MAESTÀ IL CAVOLO_IL LIBRO DEL MESE_ L’ANGOLO DELLA POESIA_CAMPALTO NO/SÌ Nell’immagine di copertina: William Turner - Venezia dal canale della Giudecca


LA PAGINA DI CAMPALTO

IN RICORDO DI MARIO

“Amo camminare per le mie montagne, sciare, coltivare l’orto; scrivo quando ho qualcosa da dire”. Si scherniva Mario Rigoni Stern nel definire la propria opera da scrittore, arrivato al traguardo degli 80 anni. Si scherniva, ma in quelle parole traluceva anche il tratto distintivo della sua biografia personale, e di quella letteraria: il legame simbiotico con le “sue” montagne, con le terre dell’altipiano di Asiago in cui Rigoni era nato e vissuto per la totalità della sua vita. Eppure Rigoni, nato esattamente un secolo fa – il 1° novembre 1921 – non concepì mai il suo altipiano come un nido in cui chiudersi, bensì come luogo attraverso cui leggere le grandi vicende della storia (quelle dei conflitti mondiali prima, e la grande questione ambientale poi). In questo, Rigoni condivideva la stessa modalità di relazione con i luoghi natii dell’altro 2

grande scrittore veneto, Andrea Zanzotto, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Per Rigoni la prima esperienza, drammatica, di apertura al mondo coincide con la partecipazione alla fallimentare campagna di Russia dell’ARMIR tra il dicembre del 1942 e la primavera del 1943. Da quel periodo, che il nostro visse con i gradi di sergente maggiore, nasce il celebre “Sergente nella neve”, scritto durante la prigionia nei campi tedeschi tra il 1943 e il 1945 (aveva rifiutato di aderire allo stato fantoccio della Repubblica di Salò), che sarà pubblicato nel 1953. Il sergente nella neve è una cronaca scarna, priva di orpelli stilistici, dura e cruda nel descrivere la battaglia difensiva sul fiume Don dell’estate del 1943 e la successiva ritirata del corpo d’armata alpino. Nelle sue pagine si compone una denuncia straordinaria dell’assurdità della guerra, dell’ipocrisia della retorica del regime fascista, della sopravvivenza in mezzo agli stenti e al freddo, del disperato desiderio degli uomini posti sotto il suo comando di ritornare a casa. Il leit-motiv che torna più volte nel testo, infatti, è la domanda (quasi una preghiera laica) che il soldato Giuanin rivolge al suo comandante: sergentmagiù, ghe rivarem a baita? (“sergente maggiore, torneremo a casa?”). Nel 1945, terminato il conflitto e ritornato nella sua Asiago,

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Rigoni viene assunto come “diurnista di terza categoria” al catasto, ma è la letteratura che comincia ad assorbire la maggior parte della sua vita. Accanto a testi che ritornano alle esperienze vissute durante la guerra, come “Quota Albania”, la sua scrittura si fa via via aderente alla narrazione di quell’ambiente privilegiato che è l’altipiano di Asiago, le sue cime, i suoi boschi, gli animali che lo abitano e le piante che vi crescono. Italo Calvino raccoglie i suoi racconti nel “Bosco degli urogalli” del 1962, grazie al quale stabilì un sodalizio amicale con Primo Levi. Gli anni ’70 rappresentano la maturità della scrittura di Rigoni, a partire dalla Trilogia dell’altipiano, composta da “Storia di Tönle” del 1978, che vinse i premi Bagutta e Campiello, seguito da “L’anno della vittoria” (1985) per chiudersi con “Le

stagioni di Giacomo” del 1996. Insieme all’attività di scrittore, Rigoni si impegna per la difesa della biodiversità e per la tutela e salvaguardia delle sue montagne, tanto che gli venne riconosciuta nel 1998 la laurea honoris causa in scienze forestali. Il suo amore per le montagne, la convinzione che il degrado ambientale urbano sia legato al degrado delle civiltà, e che l’unico farmaco possibile sia proprio il ritorno alle montagne, trova eco in questa domanda, che Rigoni negli ultimi anni faceva a tutti noi: “domando tante volte alla gente: avete mai assistito ad un’alba sulle montagne? Salire in montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura”. Gabriele Scaramuzza

Sport e scuola: Il 27 ottobre si è svolta la cerimonia di gala del “Venice Panathlon day”. È stata premiata per l’alto profilo scolastico e per i brillanti risultati sportivi ottenuti nell’anno scolastico 2020/21 Sara Brossa, della 5 E dell’istituto A. Gritti di Mestre che ha aderito al progetto “studente atleta 2021” di cui anche fa parte. Al Panathlon day sono state premiate le eccellenze sportive veneziane assegnando quattro borse di studio “Volksbank”. Ancora una volta a vincere è stato lo sport, pratica che unisce, educa e forma le nuove generazioni al rispetto del proprio corpo, alla partecipazione attiva, alla sana competizione. Ancora una volta grandi risultati che premiano tutti quei giovani che si dedicano anima e corpo allo studio e allo sport con tenacia e resilienza. Perché, in fondo, non c’è miglior insegnamento se non quello che proviene dallo sport in cui a volte si vince e altre si perde. Si può cadere, ma bisogna rialzarsi subito dopo e impegnarsi per raggiungere i traguardi prefissati. Lo sport quello sano, sì, quello che ci fa emozionare e brillare gli occhi come ha saputo fare Sara Brossa con questo premio.

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UNA GIORNATA ALL’ISOLA DI CAMPALTO

Carpe diem... pagaiam et insulam Esistono al mondo dei luoghi magici, liberi e incontaminati, delle isole felici dove lo scorrere del tempo assume il sapore dolce e vagamente amarognolo di una domenica pomeriggio passata attorno ad un fuoco, sotto il sole placido di novembre, sorseggiando un bicchiere di ottimo torbolino DOP mentre si pregustano le castagne abbrustolite alla brace. Molti di voi già lo sapranno, ma gli altri non crederanno che abbiamo la fortuna di avere un posto del genere proprio qui, tra Campalto e Venezia, in quell’isola metà bosco e metà prato che si scorge guardando a sinistra dal Ponte della Libertà, in direzione Venezia. L’isola di Campalto è frequentatissima, specialmente d’estate, da gruppi scout, canoisti vari ed eventuali, famiglie e gruppi di ragazzi più e meno giovani in cerca di un’oasi tranquilla dove 4

poter passare qualche ora in mezzo alla natura. L’intento dell’Associazione Arcobaleno, capitanata dagli instancabili Tito e Carmela, è proprio quello di rendere l’isola accessibile e fruibile da tutti. Senza una adeguata manutenzione, infatti, questo polmone verde sarebbe già bello che imboscato e pieno di rifiuti: é purtroppo cattiva usanza di qualche cittadino maleducato e non-curante dell’altro di lasciare ogni genere di spazzatura, da bottiglie vuote e sacchi di plastica, a vecchi complementi d’arredo in disuso, proprio sull’isola, ritenendola forse una discarica o confidando che tanto i soliti fessi passeranno a pulire. Allo stesso tristissimo modo ci sono persone che per accendere un fuoco ritengono chissà come mai sia loro diritto vandalizzare le panche e i tavoli costruiti dall’associazione per alimentarlo. Anche a fronte di questi spiacevoli comportamenti, comunque, l’Associazione Arcobaleno negli anni non si è mai tirata indietro, spendendosi sempre per ripristinare i danni arrecati da ignoti e per mantenere la fruibilità del prato,dei punti fuoco e dell’attracco per kayak. In questo contesto, sabato 6 novembre, un gruppo di sei ragazzi di Padova hanno organizzato una bella giornata di pulizia e disboscamento dell’isola. Incontro alle 9 al Passo per caricare la barca e imbarco con kayak per i più sportivi. La parte più difficile è

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stata senz’altro, come al solito, caricare il trattorino tagliaerba nella barca di Tito. Purtroppo non ci sono foto, ma si è trattato di un’impresa dalle difficoltà logistiche tutt’altro che trascurabili. Caricati questo ed altri strumenti, senza dimenticare ovviamente viveri, legna e castagne, si parte. Una mezz’oretta di pagaiate e qualche decina di minuti accompagnati dal motore dopo, si approda all’isola. La situazione rifiuti è buona, poche cose da raccogliere e portare in terraferma, rimane da sfalciare il prato, arginare l’imboscamento decespugliatore alla mano e, ovviamente, cucinare. L’opera di sfalcio del prato e di contenimento del bosco procedono alla grande, grazie soprattutto all’impegno di Irene al tagliaerba e Simone, agricolo di professione e con grande esperienza, al decespugliatore. Il risultato finale è ottimo, ci si può concedere una meritata pausa pranzo. Grazie alle cuoche che con dedizione hanno acceso il fuoco, inciso le castagne e abbrustolito il tutto con grande pazienza. Alla fine della giornata, ci portiamo a casa una grande soddisfazione per il lavoro svolto e il ricordo di una bella grigliata come si deve, in condivisione e armonia. L’associazione Arcobaleno organizza giornate come questa periodicamente, di solito una volta al mese d’estate e in primavera e alla bisogna quando fa più freddo. C’è bisogno di gente volenterosa, pronta a mettere sul piatto anche

quel poco che può dare in favore alla comunità. In cambio dell’aiuto, culinario o giardinieristico che sia, l’associazione offre i propri kayak per raggiungere l’isola. Ti aspettiamo! Didascalie per le foto: Sara ed Elena alla loro prima esperienza in kayak La “arcobaleno flying grill”,così soprannominata dagli ospiti tedeschi che fino al 2019 concludevano il loro viaggio in kayak all’isola, nell’ambito della manifestazione canoistica “Girovagando”. Irene Gesiot

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PILLOLE DI MODA: IL CARDIGAN DA UOMO di Monica Zennaro

Molti capi di abbigliamento si abbinano a personaggi noti come per esempio Chesterfield per il soprabito o Windsor per il nodo della cravatta. Purtroppo il cardigan ricorda un uomo che è associato a un disastro militare. James Thomas Brudenell (1797-1868) era un ufficiale di un esercito inglese che fu segnato dallo scandalo per tutta la vita: fu rimosso dall'incarico per cattiva condotta e in seguito giudicato dalla Camera dei Lords per essersi battuto in duello. Era in servizio durante la guerra di Crimea nel 1854 quando, per delle difficoltà di comunicazione, gli fu ordinato di condurre 6

un attacco suicida della cavalleria contro i cannoni russi. Brudenell era anche il settimo conte di Cardigan e in parte alla causa della carica che l'aveva reso famoso, il suo morbido maglione pesante, profilato di pelliccia e con allacciatura a bottoni, si dice che lo indossasse perché potesse toglierselo e metterselo senza scapigliarsi; a questo punto divenne una moda di alta società. Il cardigan, come poi fu chiamato, non è poi l'unico indumento che deriva la sua origine dalla guerra di Crimea: anche il “balaclava” (termine inglese che sta per passamontagna).Mentre il passamontagna può anche avere una brutta fama per il fatto di essere usato anche in situazioni drammatiche come Rapine, le origini belliche del cardigan sono alquanto lontane dal suo contesto moderno, che richiama piuttosto il caminetto e la comoda tenuta da casa. Nel dopoguerra le industrie dell'abbigliamento maschile cominciarono a differenziare il guardaroba per il lavoro da quello per il tempo libero e, poiché il cardigan era considerato inadeguato per l'ufficio, divenne il simbolo per il relax. Considerando poi le sue molteplici funzioni, di lana pesante lavorato a maglia, con zip o collo a scialle divenne anche un capo sportivo ideale per la campagna.

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Come appassionata di cinema non demordo a farvi notare che sia Bing Crosby, Frank Sinatra e Perry Como ne erano innamorati e i loro show televisivi di grande ascolto hanno contribuito a diffondere la moda di questo modello. Il fascino del cardigan si svecchiò negli anni Quaranta e Cinquanta grazie alla figura dello studente delle università americane che per meriti sportivi o per altre attività scolastiche veniva premiato con una grande lettera di ciniglia, generalmente l'iniziale del suo college. E chi non si ricorda Richie Canningan e Potsie Weber in Happy Days, la serie tv anni cinquanta? Questa lettera era cucita nel lato sinistra del cardigan e poteva essere anche cucita nei giubbotti da baseball di lana cotta con le maniche in pelle. Cardigan e giubbotti simili diventavano preziosi souvenir dopo la laurea. Un caro abbraccio dalla Vostra Monica.

Il Gabbiano Circolo Ricreativo Culturale Campalto - Villagio Laguna I NOSTRI SERVIZI Consulenza legale gratuita per i soci AUSER - si riceve solo su appuntamento Spesa a domicilio: il ns. Circolo ha il servizio per la consegna gratuita della spesa a domicilio per persone anziane, non autosufficenti, portatori di handicap o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmnte presso i negozi. I NOSTRI CORSI Corso di nformatica Attività di lavori a maglia, uncinetto, taglio e cucito Ripetizioni scolastiche per alunni di scuola media e superiore LA BIBLIOTECA “LINO SOFFIATO” La possibilità di avere in prestito libri E inoltre: Scuola di Canto Sportello Ludopatia aperto mercoledì h. 15.00/18.00 Per informazioni e appuntamenti: dal lunedì al giovedì dalle 10,00 alle 12,30 il venerdì dalle 16,00 alle 18,00 tel. 041.903525 bibliotecalinosoffiato@gmail.com Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” Piazzale Zendrini - Villaggio Laguna Venezia - Campalto

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LA MADONNA DELLA SALUTE

La Festa della Salute è sicuramente quella dall'impatto meno "turistico" e che evoca un sincero sentimento religioso popolare. Anche questa festività, come quella del Redentore, ricorda una terribile pestilenza. Nel 1630, poco più di mezzo secolo dopo la terribile pestilenza del 1575-77, il morbo si abbatté nuovamente su Venezia e nella speranza di porre rimedio Il doge fece voto di erigere una chiesa intitolata alla Salute, chiedendo l’intercessione della Vergine Maria per porre fine alla pestilenza. La progettazione fu affidata al giovane architetto Baldassarre Longhena. Il suo progetto rispondeva alle esigenze di grandiosità richieste dalla Serenissima: una chiesa che doveva esaltare la Vergine e al tempo stesso la Repubblica. La basilica fu consacrata nel 1687. Chi ha l’opportunità di trovarsi a 8

Venezia durante il giorno della Salute respira un’atmosfera di sincera e sentita partecipazione popolare, di religiosità non bigotta ma legata intensamente alla storia e alle tradizioni della città. La Festa della Salute esprime in sintesi la storia e la tradizione lagunare: è con questo spirito che si deve leggere l’abitudine di consumare, il 21 novembre, il piatto della “castradina”. È un omaggio alla fedeltà del Dalmati che, nel lunghissimo isolamento patito da Venezia durante la pestilenza, sono stati gli unici a rifornire gli abitanti di cibo. Ma ciò che potevano offrire era quello che avevano a portata di mano, cioè il montone, diffusissimo in quei territori. Quindi durante quei lunghi diciotto mesi i Veneziani hanno mangiato quasi esclusivamente quella saporita pietanza.

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SUA MAESTÀ IL CAVOLO

Verza, cappuccio, broccolo, cavolo nero... e chi più ne ha più ne metta (nel piatto). Fanno parte della famiglia delle brassicacee che nella stagione fredda trova il suo massimo splendore. Tante sono le sostanze utili al nostro organismo contenute in questi alimenti: vitamine e minerali come il selenio potenzialmente anticancerogeno. Possono inoltre fornire un contributo efficace anche nella riduzione dello stress ossidativo e dei livelli di colesterolo, importanti fattori di rischio di patologie cardiovascolari. Abbiamo accennato alla castradina che vede nelle verze il contorno d’obbligo ma tante sono le preparazioni che si avvalgono delle diverse varietà di cavoli. Dall’alsaziana choucrute, ai crauti diffusi dall’arco alpino al centro Europa, al cavolo nero ingrediente essenziale nella zuppa toscana, nota anche come ribollita. Per non tradire le mie origini lombarde mi soffermo su un piatto dal nome per alcuni quasi impronunciabile: la cassoeula. È uno stufato

caldo a base di verze e carne che un tempo celebrava il momento della macellazione del maiale che ogni famiglia di campagna aveva allevato. La ricetta, come spesso accade, cambia, ma in qualsiasi caso si tratta di un piatto stagionale nato a partire dagli avanzi, perfetta espressione della tradizione contadina. In un tempo in cui nulla andava buttato, ci si arrangiava con ciò che offriva la campagna, usando anche le parti meno nobili dell’animale: costine, piedi, coda, cotenne, frattaglie. A prescindere dal nome la cui derivazione è incerta, la cassoeula nasce durante la dominazione spagnola di Milano: la leggenda narra di un soldato spagnolo innamorato di una cuoca di una famiglia nobile che un giorno si ritrovò senza ingredienti in dispensa. Il soldato le suggerì allora di utilizzare gli scarti del maiale e le poche verdure dell’orto, dando vita così a un piatto povero ma che piacque molto agli ospiti, al punto che la ragazza decise di accettare il corteggiamento del giovane. La prima testimonianza scritta ufficiale, comunque, è quella nel ricettario di Ruperto da Nola, al servizio della corte Aragonese di Napoli nel Quattrocento, che nel suo “Llibre del Coch” descriveva la “cassola de carn”, pietanza molto simile all’attuale versione del piatto.

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Gianfranco Albertini 9


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Leggendo tutto d’un fiato questa biografia, curata da Francesca Delle Vedove e di Alessandro Lessi ho capito quanto importante sia sentirsi parte di un luogo e condividere e credere in determinati valori. E’ proprio vero che quando si serbano dei ricordi, il passato dura e la vita, significativa, anche di una singola persona, diventa storia di un luogo, speranza, monito e buon esempio per le future generazioni. Oliviero Lessi era così, giovane fra giovani, testimone di cambiamenti socio-culturali radicali nel contesto campaltino. Oliviero, a distanza di più di vent’anni dalla sua morte, si ricorda per il coraggio della sua 10

testimonianza di vita novecentesca. Ha organizzato il movimento giovanile degli studenti di Campalto. Ha sensibilizzato l’opinione pubblica su temi fondamentali quali l’ineguaglianza economica, la giustizia sociale e la fame nel mondo. Oliviero assieme agli amici Lionello Pellizzer, Nereo Zanetti, Alessio Bui, Gerardo Favaretto, Michele Boldrin, Nelvio Cester e Aldo Lazzari si occupò pure dei carri carnascialeschi e delle iniziative del patronato. Gli anni 70 furono anche gli anni del cineforum e degli spettacoli. Campalto si trasformò: da realtà prevalentemente contadina a piccolo centro attivo anche a livello culturale. Oliviero intraprese anche un’esperienza politica con il partito comunista locale e si fece portavoce di questi mutamenti sociali e all’università partecipò ai movimenti giovanili e al Cleup. Instancabile uomo politico e intellettuale Oliviero si dedicò strenuamente anche alle attività teatrali e a uscite culturali con gli amici presso la Biennale e il Palazzo Fortuny. Lessi da giovane laureato in statistica divenne pure stimato professore. Peccato aver perso prematuramente un esempio di vita per tutta la comunità di Campalto. Chi volesse saperne di più è invitato a leggere il libro edito da Cleup, coop libraria editrice dell’Università di Padova.

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Cristina Pappalardo


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L’ANGOLO DELLA POESIA Dedichiamo questo spazio a due poesie di Andrea Zanzotto. Originario di Pieve di Soligo ha strettamente legato le sue opere al territorio veneto e alla sua cultura. In questo mese di novembre si celebra il centenario della nascita di questo grande poeta e letterato.

Nel mio paese

Così siamo

Leggeri ormai sono i sogni, da tutti amato con essi io sto nel mio paese, mi sento goloso di zucchero; al di là della piazza e della salvia rossa si ripara la pioggia si sciolgono i rumori ed il ridevole cordoglio per cui temesti con tanta fantasia questo errore del giorno e il suo nero d'innocuo serpente

Dicevano, a Padova, "anch'io" gli amici " l' ho conosciuto". E c'era il romorio d'un'acqua sporca prossima, e d'una sporca fabbrica: stupende nel silenzio. Perché era notte. "Anch'io l' ho conosciuto". Vitalmente ho pensato a te che ora non sei né soggetto né oggetto né lingua usuale né gergo né quiete né movimento neppure il né che negava e che per quanto s'affondino gli occhi miei dentro la sua cruna mai ti nega abbastanza

da "Dietro il paesaggio"

da "IX Ecloghe"

Del mio ritorno scintillano i vetri ed i pomi di casa mia, le colline sono per prime al traguardo madido dei cieli, tutta l'acqua d'oro è nel secchio tutta la sabbia nel cortile e fanno rime con le colline Di porta in porta si grida all'amore nella dolce devastazione e il sole limpido sta chino su un'altra pagina del vento.

E così sia: ma io credo con altrettanta forza in tutto il mio nulla, perciò non ti ho perduto o, più ti perdo e più ti perdi, più mi sei simile, più m'avvicini.

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CAMPALTO NO

La foto è stata pubblicata su Facebook ed è a dir poco imbarazzante; significherebbe che ogni collegamento con il parco sarebbe precluso fino a tarda primavera. Impossibile quindi, per le numerose persone che lo utilizzano per raggiungere in bici Mestre o Venezia per diporto o per lavoro, disporre di un percorso in sicurezza. Stessa cosa per tutti gli appassionati che amano spostarsi lungo la Gronda tra Tessera, Campalto e il Parco (associazioni di Nordic Walking p.e.) e per chi desidera raggiungere il Polo Nautico senza servirsi dell'auto. A questo punto è lecito chiedersi: è stato previsto un percorso 12

alternativo, sicuro, per garantire un collegamento tra Campalto e il Parco? Purtroppo, almeno per il momento, la risposta al quesito è negativa. Il Consorzio Acque Risorgive ha comunicato che durante il periodo dei lavori non ci sarà la possibilità di continuare a transitare, né verrà predisposto da “lui” un itinerario alternativo. È evidente che non vi sono alternative sicure, se non passando addirittura a lambire Favaro per la Vallenari bis. Un collegamento così importante non può essere interrotto per tanto tempo senza un’alternativa! Per questo è stata presentata una mozione in Municipalità e un’interrogazione

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in Comune per chiedere: -- l’individuazione di percorsi alternativi sicuri per pedoni e ciclisti; -- la modifica della cantierizzazione per ridurre al minimo la chiusura, prevedendo anche eventuali soluzioni provvisorie; -- il rafforzamento della segnaletica informativa. A questo proposito non sono state diramate comunicazioni ufficiali

da parte degli Enti preposti se non qualche foglio appeso qua e là in parco o pubblicato casualmente sui “social”. A questo punto è chiaro che i disagi per i cittadini, vedi Bypass o soppressione di mezzi del trasporto pubblico, non interessano minimamente al Comune e, probabilmente, ancora meno al Cosorzio. Tanto Campalto è solo una strada che va all'aeroporto.

CAMPALTO SÌ

È sempre un piacere parlare dell’apertura di una nuova attività commerciale a Campalto e crediamo non ci sia niente di meglio che lasciare alle parole della proprietaria Alessia la presentazione. “L’inaugurazione avverrà domenica 21 novembre e il negozio si trova in via Gobbi 315/A. La scelta di aprire qui è stata dettata dal fatto che io sono nata e cresciuta a Campalto e a questo paese sono ancora molto legata. Il negozio sarà fornito di piante, fiori recisi, rose stabilizzate,

comprese le Flower Cube di cui ho l'esclusiva di zona, eseguirà consegne a domicilio e offrirà anche il servizio Faxiflora per l'invio di ordini floreali in tutta Italia ed all'estero. Sono molto felice e grata per l'accoglienza che ho ricevuto sia dai proprietari delle altre attività del paese sia da tutti i campaltini che, tramite i social o affacciandosi alla porta del negozio che stavo ancora terminando, hanno espresso il loro apprezzamento per l'apertura e mi hanno incoraggiato”.

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La Pagina di Campalto è curata dal Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - bibliotecalinosoffiato@gmail.com Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: Blog Territori e Paradossi - Associazione Culturale. E-mail: info.blogterritorieparadossi@gmail.com Stampato in proprio - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile online all’indirizzo: http://issuu.com/lapaginadicampalto È possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com o visitando la nostra pagina facebook.


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