Febbraio 2022

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distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com FEBBRAIO 2022 Anno XIX N°207

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

MASCHERE... E MASCHERINE Nel febbraio 2020, proprio nel periodo di carnevale, irrompeva il contagio da sars covid. Ci si preparava al “lock down” totale che ci avrebbe accompagnato per oltre due mesi. Oggi, dopo due anni di ondate altalenanti di contagi e restrizioni, sembra che la luce in fondo al tunnel si faccia più viva. Possiamo solo augurarci che le allegre maschere del carnevale sostituiscano definitivamente le tristi mascherine.

In questo numero: DA SAN MARTINO DI CAMPALTO A TERZO DI TESSERA_LA PAGINA DELL’ARCHEOLOGIA_PROGETTO ATHENA_IL LIBRO DEL MESE_ CARNEVALE TRA I MONTI_CAMPALTO SÌ_I COPTI A CAMPALTO_ FRITTOLE O GALANI? Nell’immagine di copertina: Minuetto - ballo per il carnevale Giandomenico Tiepolo


LA PAGINA DI CAMPALTO

Fra qualche giorno sarà pronto un nuovo Quaderno di Terra Antica dal titolo “Da San Martino di Campalto a Terzo di Tessera. Il territorio della gronda di Venezia nei documenti della Mensa Patriarcale”. Questo libro è la continuazione del Quaderno “I Certosini, i Morosini e il Patriarcato di Venezia….” pubblicato nel 2018. Nel nuovo Quaderno sono esaminate le origini dell’Abbazia di S. Cipriano di Murano e del Priorato di S. Elena di Tessera, i cui beni furono accorpati al Patriarcato di Venezia nel 1587. Sono esplorate le tracce archeologiche 2

e documentali del monastero di S. Cipriano “da terra” situato in un’isola ora scomparsa e collocata a qualche centinaio di metri dalla Punta Lunga di Tessera, nei pressi dell’aeroporto Marco Polo. Sono studiati documenti e mappe storiche alla ricerca dell’antica chiesa di S. Antonio di Tessera, scomparsa nel XIV secolo. L’autore ipotizza la localizzazione del sito della chiesa di cui non si hanno notizie da oltre 600 anni. Con la lettura di alcune sentenze del Codice del Piovego (magistratura istituita nel 1282) si tenta di comprendere il paesaggio e l’ambiente lagunare dell’epoca, racchiuso fra l’isola di Murano e la terraferma di Tombello, S. Martino, Campalto, Terzo e Tessera, per la presenza delle saline e dei molini ad acqua funzionanti con le escursioni della marea. La ricerca ha approfondito l’origine dei toponimi e idronomi molto importanti per la storia del territorio della gronda lagunare. L’autore formula un’ipotesi anche sull’origine dell’antichissimo toponimo “i Castelletti”, attribuito ad una “chiesura” (piccolo podere) posta sul confine del territorio di Tessera e S. Martino di Strada e lambita dalla fossa Pagana (corso d’acqua antichissimo). Sono state studiate le otto Possessioni del Patriarcato, corredate con le immagini del Catastico disegni de’ Beni in Tessera del 1777 e del 1867 e ricostruite le vicende

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del taglio ottocentesco dei boschi di terraferma, il Bosco Grande di Tessera detto del “Patriarca”, del Bosco della Colombera e delle due Boschette dei Castelletti. Con la lettura dei contratti di affitto e delle cartografie si cerca di comprendere la secolare lotta degli affittuari contro le avversità naturali e le condizioni ambientali, particolarmente difficili, lungo la gronda lagunare. L’esame dei Catastici del 1777 e del 1867 consente di definire alcuni interessanti aspetti del paesaggio agrario, in particolare della “vite maritata” nella coltura promiscua. Il volume descrive infine le vicende di nove famiglie, per secoli affittuarie della Mensa patriarcale e vissute fra il ‘700 e il ‘900. Sono trattate anche le storie di altre ventidue famiglie vissute nei territori di San Martino, Campalto, Terzo, Tessera e Pagliaghetta. Lionello Pellizzer

Le chiese di san Martino a Campalto e sant’Elena a Tessera

Di seguito il calendario dei primi incontri con l’autore: martedì 22 febbraio, ore 15.30 Auditorium “L. Sbrogiò” via Gobbi, 19 - Favaro Veneto venerdì 25 febbraio, ore 17.00 Sala parrocchiale Piazza san Benedetto - Campalto

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LA PAGINA DELL’ARCHEOLOGIA

I ROMANI IN LAGUNA NUOVI RITROVAMENTI DALLA “VILLA DEL SALE” A LIO PICCOLO La villa romana di Lio Piccolo, piccolo e incantevole borgo del Comune di Cavallino-Treporti, immerso nella laguna di Venezia, è un sito archeologico di grande importanza, scoperto dal famoso archeologo Ernesto Canal sul finire degli anni Ottanta del Novecento. Canal, proprio partendo da questo ritrovamento, aveva poi costruito la sua teoria su un insediamento lagunare già a partire dal 1600 a.C., retrodatando quindi la tradizionale cronologia storica in merito. Ora, l’anno scorso, è partito un progetto, frutto della sinergia tra il Comune di cui sopra e l’Università Ca’ Foscari, volti a meglio comprendere e interpretare 4

questo sito, relativamente alla sua estensione e articolazione, oltre a cercare una datazione più precisa e procedere a una ricognizione che permetta di capire quanto ancora si conservi in loco. In pratica, unire le informazioni già acquisite nel passato per aggiornarle con nuove indagini. Si sono quindi verificate le indicazioni di Canal, eseguiti i rilievi delle strutture sommerse ed effettuati dei saggi di scavo per meglio conoscere la potenzialità del deposito stratigrafico. Il tutto per, come già in precedenza, meglio interpretare questo sito. Gli scavi, partiti nel luglio 2021, sono stati ultimati il 20 ottobre, lasciando poi gli archeologi impegnati nell’analisi dei

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reperti rinvenuti. Una volta terminati gli studi, questi permetteranno di inserire la villa all’interno di un contesto più ampio, approfondendo i suoi rapporti con il centro urbano di riferimento, ovvero la vicinissima Altino. Rapporti al centro di una mostra che, organizzata dal Comune di Cavallino-Treporti dal 2 al 17 ottobre 2021, dal titolo “Vivere d’Acqua, archeologie tra Altino e Lio Piccolo”, ha permesso, tra conferenze, “aperitivi archeologici” e visite guidate agli scavi, di portare a conoscenza anche del grande pubblico questa risorsa preziosa per il nostro territorio. Una mostra che ha avuto un grande ritorno di pubblico, dato che le sei visite guidate hanno realizzato un vero e proprio sold out con oltre 600 visitatori. Nel frattempo, dagli scavi, sono emersi oltre tremila frammenti di intonaco dipinto, decorazione architettonica, affreschi floreali con uccelli e spirali, nonché altri reperti, quali ceramiche da cucina e monete, che permettono di offrirci, secondo Diego Calaon, professore di Topografia antica a Ca’ Foscari e direttore degli scavi insieme alla professoressa Daniela Cottica, lo scenario di una residenza di un certo pregio, probabilmente connessa allo sfruttamento delle risorse locali, databile al I secolo d.C. e in uso per alcune generazioni, connessa allo sfruttamento delle locali saline. Infatti, nella laguna attorno a Lio Piccolo, erano sorte delle

infrastrutture per lo sfruttamento delle risorse costiere: non solo il sale ma anche il pesce, pescato in mare e allevato poi in laguna nelle valli. A capo di queste strutture vi erano delle ville, ovvero dei centri di controllo dove il lavoro veniva organizzato e dove risiedeva chi controllava la produzione e il lavoro degli schiavi. Ville già ricordate dal poeta latino Marziale, che nei suoi epigrammi (libro 4, verso 25) parlava già dei Lidi di Altino dove le ville sono simili a quelle di Baia (Aemula Baianis Altini litora villis) paragonandole quindi a quelle di uno dei luoghi di villeggiatura più alla moda per l’alta aristocrazia romana fin dalla tarda età repubblicana (Baia, sul golfo di Napoli). In sostanza, la villa romana di Lio Piccolo era una grande azienda di produzione della quale sono stati individuati i magazzini e le strutture di stoccaggio. Queste ultime poste attorno a uno spazio centrale, del quale si sta cercando ancora di capirne la funzione, ovvero se si tratti di una vasca o di un’area di raccolta legata comunque al ciclo di lavorazione del sale. Non per niente, il toponimo della località dove sono avvenuti i ritrovamenti è “Le Saline”, il che, sempre secondo le parole del prof. Calaon, potrebbe far risalire ad almeno 2000 anni fa la produzione del sale e l’itticoltura nella Laguna Veneta.

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Daniele Rampazzo 5


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PROGETTO ATHENA

ll 13 Gennaio, alle ore 18.00, si è svolto il primo di una serie di incontri letterari presso il centro culturale Candiani di Mestre. Queste iniziative che fanno parte di un progetto ambizioso che porta il nome della dea Athena, sono promosse dal Circolo culturale Veneto. Il primo ospite della prof.ssa Cristina Pappalardo, docente di lingue e letterature straniere e attiva collaboratrice del circolo, è stato Diego Ponzin con il suo romanzo intitolato "La struttura del giallo e del nero". A questo appuntamento culturale ha altresì partecipato l'illustre prof. Umberto Curi filosofo e intellettuale che ha anche curato l'introduzione del romanzo giallo di Ponzin. Il focus di questa serata è stato quello di avvicinare il pubblico dei lettori ai propri scrittori. Far emergere l'importanza sociale e culturale della pratica della lettura e della 6

scrittura, valorizzare gli scrittori del proprio territorio e dar luce al contesto cittadino di Mestre possono annoverarsi fra gli obiettivi riusciti di questa serata. Tramite il progetto letterario Athena, il Circolo culturale Veneto mira alla creazione di nuove possibilità letterarie, alla sponsorizzazione di scrittori emergenti e conosciuti in regione, alla promozione di buone prassi atte a diminuire la dispersione scolastica e a riabilitare delle attività fondamentali per la costruzione di un certo bagaglio culturale formale e informale per la comunità cittadina. Il primo scrittore intervistato dalla Prof.ssa Cristina Pappalardo, il medico oculista di fama internazionale, direttore della fondazione della Banca degli occhi e musicista Diego Ponzin, ha presentato il suo terzo romanzo giallo. Introspezione, fondamentalismo islamico, criminalità, amori e intrighi sono emersi da questa presentazione. Un viaggio tra culture e personalità composite e contrastanti. Da medico oculista, lo scrittore ha saputo comunque mettersi nei panni di un detective, di un musicista, di un criminale, di un poliziotto e persino di un soldato musulmano che viene arruolato dall'Isis per una missione suicida. Il lettore viaggia con Ponzin dal Medioriente, passa per l'Egitto per poi arrivare a Napoli e

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sostare a Roma e lo fa per ben 394 pagine che mostrano il compenetrarsi di più mondi e di più anime. A voi lettori non resta che leggere il romanzo di Ponzin e attendere il 10 di Febbraio per partecipare al prossimo appuntamento del progetto Athena. Cristina Pappalardo

Il Gabbiano Circolo Ricreativo Culturale Campalto - Villagio Laguna I NOSTRI SERVIZI Consulenza legale gratuita per i soci AUSER - si riceve solo su appuntamento Spesa a domicilio: il ns. Circolo ha il servizio per la consegna gratuita della spesa a domicilio per persone anziane, non autosufficenti, portatori di handicap o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmnte presso i negozi. I NOSTRI CORSI Corso di nformatica Attività di lavori a maglia, uncinetto, taglio e cucito Ripetizioni scolastiche per alunni di scuola media e superiore LA BIBLIOTECA “LINO SOFFIATO” La possibilità di avere in prestito libri E inoltre: Scuola di Canto Sportello Ludopatia aperto mercoledì h. 15.00/18.00 Per informazioni e appuntamenti: dal lunedì al giovedì dalle 10,00 alle 12,30 il venerdì dalle 16,00 alle 18,00 tel. 041.903525 bibliotecalinosoffiato@gmail.com

Locandina dell’ultimo incontro. Seguiteci sulla pagina Facebook per conoscere le date dei prossimi appuntamenti.

Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” Piazzale Zendrini - Villaggio Laguna Venezia - Campalto

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Questo libro ha preso forma in un mondo sotto scacco. Eppure non nasce dal conto degli errori fatti, bensì da una nuova consapevolezza: non siamo i padroni della Terra, perché condividiamo il pianeta con un'infinità di minuscoli abitanti, a volte più potenti di noi. Fin dall'alba dei tempi, batteri, virus e microrganismi possono essere preziosi alleati, ma anche terribili nemici. Fondamentale è quindi studiarli e imparare a conviverci. La conoscenza del passato è come sempre la via maestra per interpretare il presente. Per questo Barbara Gallavotti ripercorre la storia dei microbi, antica quanto quella dell'uomo, esaminando con profonda competenza e 8

con un linguaggio chiaro le geniali soluzioni che essi hanno adottato per riuscire a non estinguersi, approfittando anzi di ogni occasione per diventare più forti e più numerosi. Anche il corpo umano, però, in maniera altrettanto stupefacente, ha sviluppato strategie per non soccombere, spesso ricorrendo all'aiuto della scienza. È proprio la scienza che nel corso dei secoli ci ha dotato di armi ben più potenti di quelle che avremmo potuto mettere in campo solo facendo appello al nostro sistema immunitario. La lunga avventura degli esseri umani sulla Terra è legata in maniera inscindibile al rapporto con ciò che ci circonda, dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo; in una parola, con tutto ciò che chiamiamo «natura». E da questa relazione, ogni giorno sempre più compromessa, dipende la nostra sopravvivenza. Perché senza l'uomo la vita sul pianeta proseguirebbe comunque, magari comparirebbero nuovi organismi, ma senza l'ambiente e la ricchezza della sua biodiversità gli esseri umani sono destinati all'estinzione. È forse questa la lezione più importante che possiamo trarre dalla recente pandemia: la nostra salute dipende da quella della Terra e di tutte le specie che la abitano, e non tenerne conto, sfruttando senza alcun rispetto le risorse disponibili come se fossero illimitate, ha un costo altissimo. Non possiamo permetterci

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di sfidare la natura, o di ignorare i confini invisibili che ci separano e al tempo stesso ci mettono in contatto con gli altri esseri viventi. Occorre invece che ci assumiamo, tutti insieme e ciascuno singolarmente, la grande responsabilità di ricreare la necessaria sintonia con il nostro pianeta: un obiettivo ambizioso eppure esaltante, per il quale ormai non esistono più scorciatoie. Barbara Gallavotti è scrittrice e divulgatrice scientifica, autrice da oltre vent'anni di trasmissioni televisive di informazione e approfondimento quali «Superquark» e «Ulisse».

I suoi racconti si focalizzano su ciò che avviene nella ricerca avanzata in campi che vanno dalla fisica alla medicina, all'ambiente e sulla storia della scienza, utilizzando i mezzi di comunicazione più diversi. È stata responsabile della comunicazione dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, facendo parte di numerosi comitati internazionali per la divulgazione della fisica delle particelle e svolge attività didattica e formativa tenendo lezioni e seminari sulla comunicazione scientifica in diversi atenei.

CARNEVALE TRA I MONTI L’arco alpino, che si dispiega come un ventaglio attorno al nostro paese, rappresenta un intreccio di culture, lingue diverse e tradizioni. Un filo comune lega però i popoli che lo abitano: il carnevale. Lontano da quelli più noti, legati maggiormente agli aspetti commerciali e spettacolari, affonda le sue radici nella notte dei tempi e il suo significato è strettamente legato a quel mondo contadino che quotidianamente doveva affrontare le difficoltà create dall’ambiente montano, tanto bello quanto severo. Al suo significato primario, legato all’aspetto climatico con l’inverno che poco alla volta lascia spazio a

giornate più miti e la luce del sole splende ogni giorno di più, si sono aggiunti altri significati strettamente legati al mondo pagano: l’eterno contrasto tra luce e “scuro”, tra bene e male, tra povertà e ricchezza, tra bello e brutto quando la bruttezza era troppo spesso legata a malattie, consanguineità o carenze alimentari. Così le maschere presenti nei cortei e nelle feste, impersonano questi aspetti in modo caratteristico e quasi scaramantico, tipico di ogni paese. Aspetti comuni sono “i volti” di legno, intagliati durante l’inverno e indossati per non farsi riconoscere, e le musiche che accompagnano le danze tipiche di ogni

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vallata. Nella nostra regione, soprattutto nella parte orientale, questa tradizione è molto sentita: dalla val Zoldana al Comelico, a Sappada. In quest’ultima località, passata di recente in terra friulana, si susseguono le manifestazioni dedicate ai contadini o ai signori; il tutto sotto l’attenta supervisione dei “Rollate”, curiosi individui vestiti di pellliccia e ornati con pesanti campanacci. Non meno curiosi sono i personaggi tipici delle “Maskerade” di Dosoledo in Comelico Superiore, la particolare terra di confine incastonata tra le Dolomiti di Sesto, il Sudtirolo e l’Austria. “Matazins” e “Matazere”, con i loro ricchissimi costumi composti da nastri, specchietti e amuleti vari, si muovono al ritmo della “Vecia”, una frenetica polka dalle origini poco note, coinvolgendo nella danza persone di tutte le età. Gianfranco Albertini

via Gobbi 259 - Campalto da martedì a sabato orario 8.15 - 17.30 per appuntamento: 3927242100

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CAMPALTO SI

Il collegamento ciclopedonale tra Campalto e San Giuliano non sarà sospeso per alcuni mesi come precedentemente previsto, ma è stata individuata dal Consorzio di Bonifica “Acque Risorgive” un’alternativa che permetterà il transito in sicurezza durante la chiusura del ponte alle Rotte. Durante la chiusura non si potrà utilizzare la ciclabile ordinaria, ma verrà attivato un nuovo tracciato da via Tombelle al Parco di San Giuliano seguendo l’argine opposto dell’Osellino fino al ponte di via Orlanda. Da qui si salirà su via Orlanda, dove verrà delimitata una corsia apposita, separata dal traffico automobilistico, dedicata a pedoni e ciclisti per raggiungere in sicurezza il Parco San Giuliano. Successivamente a questa fase è prevista la sistemazione anche di questo tratto di argine, che attualmente presenta notevoli problemi. Con l’inizio della demolizione del manufatto “alle Rotte”, lunedì 14 febbraio è stato aperto il nuovo percorso.

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I COPTI A CAMPALTO

Per tutte e tutti noi abitanti di Campalto è diventata ormai familiare la bianca sagoma della Chiesa copta che si trova poco prima dell’ingresso al paese, accanto al centro don Vecchi. Le sue due torri e le sue cupole riecheggiano le fattezze degli edifici sacri di questa antichissima confessione, ancorché qualcuno l’abbia in passato scambiata per una moschea. La confessione copta è, infatti, tra le più antiche espressioni del cristianesimo, tanto che essa ha origine apostolica, derivando direttamente dalla predicazione dell’evangelista Marco che, intorno alla metà del 1° secolo dopo Cristo, sarebbe giunto ad Alessandria d’Egitto per annunciare il Vangelo, qui trovando anche il proprio martirio. Copto infatti significa semplicemente 12

“egiziano”, dalla traslitterazione del termine arabo che indicava gli abitanti della terra del Nilo. Ancora oggi il capo della Chiesa Copta ha il titolo di Papa di Alessandria e Patriarca della predicazione di san Marco. La Chiesa Copta ortodossa, erede diretta della millenaria tradizione monastica egiziana, è stata pertanto ed è la principale forma di appartenenza al cristianesimo della popolazione di quel paese. La presenza della Chiesa copta ortodossa ha dovuto nei secoli scontare la difficoltà di rapporti con l’Islam, in particolare durante la dominazione turca (1517-1798). Oggi si stima che i copti in Egitto rappresentino tra il 6 e il 10 per cento della popolazione totale egiziano, cui si aggiunge una numerosa diaspora in molti paesi, africani ed europei.

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Come è accaduto molte volte nella storia delle divisioni del Cristianesimo, furono le questioni teologiche all’origine della frattura che divise la Chiesa copta ortodossa da quella latina, e in particolare la disputa sulla natura di Gesù (se cioè il Cristo possedesse una doppia natura in una persona oppure una sola natura) esplosa nel Concilio di Calcedonia del 451. Viste con gli occhi di oggi, sembrano questioni di lana caprina, ma esse hanno alimentato per molti secoli la separatezza tra le diverse Chiese cristiane, tanto che solo con il Concilio Vaticano II la Chiesa Cattolica e quella Copta hanno iniziato un cammino ecumenico di dialogo, culminato nel 1972 con l’incontro tra Papa Paolo VI e il Patriarca di Alessandria Shenuda III. Oggi il pastore della Chiesa Copta è il Patriarca Teodoro (Tawadros) II, che nel 2012 si è insediato come 118° Patriarca della predicazione di san Marco. Particolarmente complesso e ricco è il rito liturgico copto, contraddistinto dalla recitazione melodica delle preghiere, che dà al coro un ruolo guida nella tessitura della celebrazione eucaristica, e celebra il Natale nella giornata del 7 gennaio. L’anno liturgico, la cui datazione parte dal 284, segue l'antico calendario egiziano legato al calendario giuliano. In Italia si stima che siano circa 70.000 i Copti, presenti in particolare nel nord Italia e a Roma. Questa presenza è dovuta in particolare alla diaspora

derivata dalle politiche discriminatorie nei confronti dei Cristiani operate da Nasser (1952-1970) e all’inasprirsi del clima di intolleranza dopo l’approvazione della nuova Costituzione egiziana da parte di Sadat (1971-1981), che spinsero migliaia di cristiani egiziani in Italia. Attorno alla Comunità veneziana gravitano almeno 200 famiglie, che perpetuano nella celebrazione liturgica e nella trasmissione del loro credo la tradizione Copta. Tanto è ricca e vivace questa presenza che nel 2017 essa è stata scorporata dalla Diocesi del Nord Italia ed oggi è in rapporto diretto con il Patriarca Teodoro II. Ricchezza e vivacità che presto animeranno la nuova Chiesa di via Orlanda. Gabriele Scaramuzza

Patrick Zaki, agli arresti in Egitto da oltre due anni per la sua presa di posizione a favore della minoranza Copta

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FRITTELLE O GALANI?

Il Carnevalesta vivendo i suoi giornie l’eterno dilemma è sempre lo stesso: frittelle o galani? E che tipo di frittelle: crema, zabaione, mele, venexiane? E in che pasticceria fanno quelle “autentiche”? Quesiti importanti, che ogni anno si ripresentano e a cui pochi sanno rispondere in maniera univoca. Intanto qualche cenno storico: le frittelle all'epoca della Serenissima già esistevano, ed erano talmente importanti che nel 1600 chi realizzava questi dolci formò una sorta di corporazione dei “fritoleri”, che

si passavano di padre in figlio la professione di fritoler. Si racconta che i fritoleri impastassero le frittelle su grandi tavole di legno e le vendessero per le calli veneziane. I galani invece, chiamati in altre regioni chiacchiere, crostoli, frappe, cenci o lattughe, hanno un’ origine ancora più antica perché sembra siano nati al tempo dei romani. Quelli veneziani hanno forma a nastro, sottili e friabili. Tornando a noi, con l'avvento dei social network, le domande riportate sopra hanno acquisito un certo rilievo e spessore, tanto che in internet si sono diffusi sondaggi per annunciare “la pasticceria della migliore frittella o galano di Venezia”. Sondaggi che comprendono i luoghi al top per frittelle e galani e che richiedono all’assaggiatore un impegno assiduo e ipercalorico... Ciò che più conta comunque è che gli ingredienti siano di ottima qualità e la preparazione attenta al rispetto delle ricette originali.

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La Pagina di Campalto è curata dal Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - bibliotecalinosoffiato@gmail.com Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: Blog Territori e Paradossi - Associazione Culturale. E-mail: info.blogterritorieparadossi@gmail.com Stampato in proprio - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile online all’indirizzo: http://issuu.com/lapaginadicampalto È possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com o visitando la nostra pagina facebook.


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