Maggio 2021

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distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com MAGGIO 2021 Anno XVIII N°200

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

200 Siamo arrivati al numero 200. Nata come un semplice notiziario, quasi un volantino pubblicitario, la PDC ha nel tempo assunto l’aspetto che oggi conosciamo. Ringraziamo le persone che nel tempo hanno collaborato e quelle che ogni mese inviano i loro contributi oltre alle attività commerciali e all’Auser il Gabbiano che con il loro aiuto permettono di stampare la versione cartacea. Con l’augurio che la PDC cresca e si diffonda sempre di più, salutiamo i nostri lettori.

In questo numero: PRESENTE!_ LA PAGINA DELL’ARCHEOLOGIA_PILLOLE DI MODA_ BIRDWATCHING DAL TERRAZZZO DI CASA_RACCONTANDO... IL MIMO_IL GELATO A CAMPO ALTO_VENEZIANI PER SEMPRE_ BICI NEWS. Nell’immagine di copertina: Le spettacolari fioriture primaverili nella Piana di Castelluccio di Norcia (PG)


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PRESENTE!

Siamo tutti chiamati a rispondere durante la nostra vita. Dobbiamo affrontare delle traversie e non sempre siamo adeguatamente preparati a risolverle. Siamo spesso di fronte ad un bivio e, nell'arco di pochi secondi, ci viene richiesto di fare delle scelte anche difficili. Siamo genitori, figli, mogli, mariti. Ciascuno di noi ricopre un posto ben preciso nella società oppure è in cerca del proprio da tempo. Mancano gli stimoli culturali, il lavoro e persino l'aria che respiriamo. Siamo reduci da un lockdown, affrontiamo ancora con resilienza gli effetti di una terribile pandemia, che non ci ha debilitato solo a livello fisico, ma soprattutto a livello emotivo. Siamo tutti chiamati 2

a fare i conti con noi stessi. Per affrontare le avversità della vita e per crescere con un adeguato bagaglio culturale, frequentare la scuola assieme con percorsi alternativi pomeridiani di formazione sembra fondamentale. Dobbiamo però ripensare al concetto di scuola e anche al rapporto che gli insegnanti devono instaurare con i propri alunni. Meglio una testa ben pensante che una testa eccessivamente piena di nozioni, diceva giustamente Montaigne. Mens sana in corpore sano secondo gli antichi greci e latini. Per Rousseau, lo studente aveva bisogno di momenti strettamente teorici di apprendimento associati poi a laboratori pratici a contatto con

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la natura. Lettura, scrittura e tanto esercizio sembrano essere le pratiche utili per diventare dei bravi studenti. L'educazione è un cammino faticoso da intraprendere che può però dare grandi soddisfazioni. Per ripensare completamente l'approccio formativo odierno, bisognerebbe leggere il romanzo di Francesco d'Avenia intitolato "l'appello". È la storia di un brillante professore di scienze, Omero, rimasto cieco per cinque anni, che ripensa alla sua vita e decide di intraprendere l'insegnamento. La vera sfida a scuola non è quella degli studenti messi innanzi ad un professore non vedente, ma lo diventerà il rapporto tra Dirigente scolastico e colleghi per Omero. Gli apprendenti a scuola venivano considerati dai colleghi come dei numeri, dei cognomi sul registro. Per il protagonista del romanzo i ragazzi sono nomi, piccoli mondi da scoprire e da aiutare. La lettura di questo romanzo mi ha fatto riflettere e non poco sulla grande responsabilità educativa di cui gli insegnanti sono detentori. Gli occhi lucidi pagina dopo pagina. Lo scrittore sembra trattare tutte le tematiche più intime di ciascuno degli studenti e il lettore si trova totalmente coinvolto diventando uno studente, uno degli alunni di Omero. Ogni mattina l'appello diventa per questi ragazzi un momento di sfogo e di interazione con il docente come mai successo prima. Ma, allora, quale strategia bisogna

utilizzare per far amare la propria materia agli studenti? Quale argomenti preferire? Come si potrebbe guadagnare la loro fiducia, il loro rispetto e far capire loro che la fatica dello studio porta sempre a grandi risultati? Per d'Avenia basta poco. Basta rispondere ad un appello di coscienza. Basta esserci per i propri alunni. Ecco, allora vorrei rispondere io all'appello di vita a cui ciascuno di noi viene coinvolto ogni giorno con un bel... presente!

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Cristina Pappalardo

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LA PAGINA DELL’ARCHEOLOGIA UN PIONIERE DELL’ARCHEOLOGIA LAGUNARE: LUIGI CONTON E LE CERAMICHE DI FUSINA

Luigi Conton nel suo studio

Nei miei precedenti articoli, dedicati ai reperti archeologici di Fusina1 e all’Argine di San Marco2, si era detto che il primo a scandagliare queste zone3, era stato, nel 1927, lo studioso Luigi Conton (1866-1954). Di umili origini, nato a San Pietro di Oriago, laureato in Lettere a Padova e quindi insegnante in molti licei italiani ma soprattutto al Foscarini di Venezia per oltre trent’anni, autore di numerose pubblicazioni di carattere archeologico, di cui cito solo “Le antiche ceramiche veneziane scoperte in laguna” pubblicato a 4

Venezia nel 1940. Con la sua attività di studioso appassionato, Conton riportò alla luce moltissimi frammenti di stoviglie di varie epoche, collocati poi alla Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro (grazie al loro acquisto da parte dello Stato nel 1978) dove sono ancora oggi visibili sia pure solo parzialmente, dato che buona parte giace nei depositi. Una ricca collezione di ben 1350 manufatti ceramici provenienti anche da altre zone della Laguna e del centro storico di Venezia. Un’attività di intenso scavo e di recupero che vide Conton impegnato nel periodo fra le due guerre mondiali. Frammenti di stoviglie di uso comune: scodelle, piatti, catini, boccali. Ma anche formelle decorate a basso rilievo e risalenti al tardo ‘400. Molti sono poi i resti di recipienti in ceramica graffita, la tipologia più diffusa a Venezia tra il XIII e il XVIII secolo. La collezione Conton è però scarsa per quanto riguarda le ceramiche di epoca medievale, dal momento che lo studioso, di fronte alla massa enorme di materiali rinvenuti, aveva adottato il criterio di privilegiare gli oggetti più integri e significativi dal punto di vista estetico. Ragion per cui sono presenti, in grande quantità, le ceramiche posteriori al XV

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secolo. Soprattutto le graffite rinascimentali, fra cui spiccano quelle appartenenti al genere cosiddetto “amatorio” ovvero regalate durante la festa di nozze o di fidanzamento. Troviamo poi le successive graffite a fondo ribassato, con scene di paesaggi o ritratti incorniciati da architetture di stile palladiano. Altri pezzi della collezione sono le mattonelle in maiolica, sia di produzione locale che faentina ma anche straniera. Altri pezzi notevoli sono poi le mattonelle cosiddette alla “candiana”

ovvero dell’isola di Creta, con un vivace decoro floreale ad imitazione di esemplari turchi. In conclusione, Canton, con la sua appassionata attività di scavo e di studio sistematico dei reperti ceramici della laguna, ha permesso di far conoscere come Venezia fosse un importante centro di produzione ceramica già a partire dal ‘200 mentre, fino ad allora, si era sempre ritenuto che le ceramiche ritrovate a Venezia fossero solo frutto di importazione. Daniele Rampazzo

Nei giorni scorsi sono state ratificate da parte del Comune di Venezia le concessioni degli spazi pubblici alle associazioni che hanno sede nella ex Gramsci di Villaggio Laguna. Blog Territori e Paradossi ha visto confermata la disponibilità della sede che occupava già da tempo. È un primo passo verso la ripresa delle attività rimaste, purtroppo, ferme a lungo. Abbiamo già in cantiere numerose iniziative e attendiamo solo gli ultimi dettagli sulle riaperture per ripartire. Serata Poesie, concerto di fine anno, oltre alle proposte in collaborazione con le altre realtà del territorio, attendono solo che venga fissata la data sul calendario. Stessa cosa vale per il nostro gruppo fotografico. Inoltre, abbiamo un patrimonio di fotografie e altri documenti che nel tempo sono stati oggetto di importanti esposizioni e attendono solo di “riemergere dalla polvere”. Sono stati già avviati importanti contatti per promuovere nuove occasioni culturali per il nostro territorio che forse più di altri, con lo standby del turismo e delle attività aeroportuali, ha subito lo stop dovuto alla pandemia. In questo numero 200 della PDC, vogliamo ricordare che la sua redazione, da oltre dieci anni, è curata dalla nostra associazione. A tutti quindi va un caro saluto e un arrivederci a presto.

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PILLOLE DI MODA: QUANDO NOI DONNE... di Monica Zennaro

Vorrei ricordare tante cose di noi donne ma mi sale in mente come saliva la nonna nella bicicletta, ho sempre pensato: ma come fa a fare tale acrobazia? E provai da grande anch’io, ma niente per poco non caddi a terra... ma c'era un motivo perché salivano in quel modo, di certo nella mia infanzia non ci pensavo ma oggi, donna, voglio capirci di più e con voi lettori facciamo una carrellata nella storia di un tempo. L'uomo con l'invenzione di questo meraviglioso velocipede, come sempre in molte cose per noi donne, osteggiò l'utilizzo di questa invenzione da parte delle donne, adducendo in primis l'oltraggio al pudore che arrecava il loro utilizzo: era impossibile, 6

infatti “cavalcare” una bicicletta senza mostrare le caviglie e, magari qualche centimetro di polpaccio. Nel 1819 Denis Johnson apportò una modifica che acconsentiva di accomodarsi nel sellino senza scoprire le caviglie, né allargare indecorosamente le gambe, offrendo alla donna la possibilità di salire, per la prima volta, su un “cavallo meccanico”.... ma si trattava di un triciclo prontamente rifiutato. Verso la metà del 1860 si applicarono alla ruota anteriore due pedali: nacque la vera bicicletta e scoppiò prima in Francia poi in Inghilterra e in Germania la moda di muoversi con questo modernissimo mezzo. La lotta dell'uomo contro l'utilizzo della bicicletta da parte del gentil sesso utilizzò nuove armi: dal disprezzo alla derisione,dagli insulti a veri attentati come sassaiole da parte dei ragazzi e morsi alle caviglie da parte dei cani. Ma la donna non desistette arrivando a travestirsi da ragazzo e recandosi a pedalare fuori le mura delle città; insomma, era una guerra. Infatti tentarono con i pantaloni alla zuava e nel 1897 in più di cento si presentarono a un congresso ad Oxford indossando questoabbigliamento, facendo capire a tutti che in futuro non si sarebbero limitate a utilizzarle solo per andare in bicicletta. Ne seguirono critiche, dibattiti, anatemi e perfino barzellette

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molto spesso velenose. Gli uomini passarono ad armi ancora più subdole e persuasive e aiutati dai medici si dichiarò che pedalare avrebbe sconvolto il sistema nervoso delle donne, provocando accumuli di sangue negli organi del bacino causando numerose malattie alle ovaie. I medici proibirono anche di utilizzare la bicicletta durante le mestruazioni perché altrimenti avrebbero avuto ulcere, dismenorrea, amenorrea e parti faticosi! Ma tutto fu vano noi donne amazzoni perfino con frequenti capitomboli sfrecciavamo spavalde lungo le vie delle città e dei paesi. L'ultima motivazione piuttosto aggressiva fu che il sellino poteva essere una masturbazione per la donna, allora i costruttori vennero in aiuto costruendo un sellino di nome Christy, che scongiurò la possibilità di questa pratica. Insomma alla fine niente fermò noi donne che facemmo uso della bicicletta anche per gare agonistiche di ciclismo. Improvvisamente caddero tutte le argomentazioni contro l'utilizzo della bicicletta da parte delle donne, anzi divenne di moda. La guerra era vinta. Ritornando alla mia nonna adesso possiamo dire che quella salita molto strana aveva un significato: pudore… per non mostrare le gambe... per non essere sempre in balia dei giudizi dell'uomo... Per fortuna ormai si vedono pochissime donne fare quell'acrobazia e forse resterà solo un ricordo!

Il Gabbiano Circolo Ricreativo Culturale Campalto - Villagio Laguna I NOSTRI SERVIZI Consulenza legale gratuita per i soci AUSER - si riceve solo su appuntamento Spesa a domicilio: il ns. Circolo ha il servizio per la consegna gratuita della spesa a domicilio per persone anziane, non autosufficenti, portatori di handicap o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmnte presso i negozi. I NOSTRI CORSI Corso di nformatica Attività di lavori a maglia, uncinetto, taglio e cucito Ripetizioni scolastiche per alunni di scuola media e superiore LA BIBLIOTECA “LINO SOFFIATO” La possibilità di avere in prestito libri E inoltre: Scuola di Canto Sportello Ludopatia aperto mercoledì h. 15.00/18.00 Per informazioni e appuntamenti: dal lunedì al giovedì dalle 10,00 alle 12,30 il venerdì dalle 16,00 alle 18,00 tel. 041.903525 bibliotecalinosoffiato@gmail.com Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” Piazzale Zendrini - Villaggio Laguna Venezia - Campalto

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BIRDWATCHING DAL TERRAZZO DI CASA

Le aiuole e i giardini condominiali, soprattutto quelli nelle zone periferiche della città, sono diventati un punto di osservazione privilegiato per il birdwatching. Tanti sono i volatili che in queste oasi verdi trovano ospitalità, cibo e, quando i patiti della doppietta invadono le campagne, protezione. Il merlo, un tempo non tanto frequente nei centri abitati, oggi la fa’ da padrone mentre sempre più rara diventa la presenza dei passeri. A seconda delle stagioni, numerose sono le specie che si alternano: pettirossi e cince nei periodi freddi, cardellini e fringuelli in quelli più caldi. A volte è difficile vederli tra le chiome degli alberi, ma l’orecchio un po’ allenato riconosce il canto un po’ gracchiante del verdone o quello singolare dell’organetto. L’ospite più intrigante è senza dubbio il picchio rosso. Sfreccia con un volo ondeggiante a velocità supersonica per arrestarsi, quasi avesse l’ABS nelle ali, in una frazione 8

di secondo su un ramo o aggrappandosi a un tronco. E qui inizia la sua frenetica ricerca di insetti. Spesso si muovono in coppia, soprattutto nel periodo della nidificazione. Il suo parente prossimo, il picchio verde dal caratteristico pennacchio rosso, razzola cercando il cibo tra l’erba. E se non lo si vede, certamente lo si sente con il tambureggiare ritmico del becco sul legno o con il suo richiamo molto simile a una risata. Non è raro scorgere sui rami più alti, scelti come “posatoio”, qualche piccolo rapace o fare capolino tra le tegole di un tetto una civetta. Concludiamo con il personaggio che assilla spesso le notti con il suo richiamo cadenzato come un cronografo svizzero. È l’assiolo, un piccolo gufo che lancia ogni tre secondi circa un “bip” che molti hanno spesso scambiato per un segnale di allarme di un’auto o di una casa…

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Gianfranco Albertini


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RACCONTANDO... IL MIMO

Il mimo è un attore che si serve della gestualità piuttosto delle parole, per rappresentare azioni, caratteri o personaggi. Di questa forma teatrale ne ritroviamo le tracce sin dall'antica Grecia e in seguito presso i romani. Con il diffondersi del cristianesimo la figura del mimo declina: dopo Costantino le esibizioni di mimi, giudicate più vicino al vizio che allo spettacolo, furono vietate. Le rappresentazioni tuttavia, sopravvissero nell'azione dei giullari di corte. Con la commedia dell'arte il mimo attore si esaltò, in Francia divenne, a volte funambolo, acrobata, equilibrista. In Inghilterra si accostò sovente alla danza, gettando le basi per lo spettacolo tipicamente inglese della pantomima. Fu la scuola francese a dar vita alle prime forme moderne dell'arte del mimo con la personalità di J.B. Deburau

e il contributo di F. Delsuarte. Nel secondo dopoguerra E.M. Decroux perfezionò la teoria e metodologia didattica del mimo. In contrapposizione allo spettacolo di Deburau e della sua scuola che si focalizzava sull'espressione e gestualità del viso e delle mani, nel mimo corporeo di Decroux all'inespressività del viso corrispondeva una complessa e raffinata espressione del corpo. Tra gli allievi di Decroux si contano artisti come J.L. Barrault e Marcel Marceau. Nel XX secolo nelle scuole dell'Est Europa Repubblica Ceca e di Polonia si sviluppa un nuovo modo di recita del mimo, non più votata prevalentemente all'espressione solista, tipica della scuola francese, ma come arte del mimo di gruppo. Spettacoli affascinanti che incantano il pubblico. Lorenzo Loris

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IL GELATO A “CAMPO ALTO”

Si sta avvicinando il periodo estivo e con esso anche la voglia di mangiarci un buon gelato. Il piacere di gustarlo risale ad almeno tremila anni fa. La sua nascita, in quanto pietanza sostitutiva al pasto o come semplice dessert dopo pranzo o cena, risale agli antichi greci. Il primo a parlarne pare sia stato un poeta ateniese vissuto nel 500 a.C. I greci amavano le bevande rinfrescanti al gusto di limone e miele e aggiungevano talvolta molto succo di melograno con neve o ghiaccio. Anche in Arabia, si prediligevano le bibite ghiacciate, chiamate "sherbet", da cui la parola italiana sorbetto. Ai giorni nostri la 10

Sicilia è particolarmente rinomata per i suoi sorbetti e per le sue granite. La ricetta è segretissima e inimitabile nel resto d’Italia in quanto a gusto e consistenza. Per preparare un buon gelato non basta solo mescolare dei semplici ingredienti. Bisogna amalgamarli con amore. Nell’anno 1565, alla corte di Caterina de' Medici, a Firenze, l’architetto Bernardo Buontalenti realizzò una specie di gelato utilizzando neve, sale, limoni, zucchero, bianco d’uovo e latte mescolandolo con una girandola. Nel 1686 Francesco Procopio decise di trasferirsi a Parigi e di fondare il "Café Procope”,

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frequentato per il suo mitico sorbetto-gelato alla frutta. Negli Stati Uniti Nancy Johnson, del New Jersey, nel 1846 aprì la prima gelatiera dove blocchi di ghiaccio erano contenuti in grandi recipienti e l’impasto veniva girato con una manovella. Due anni dopo William Young si inventò un congegno per raffreddare uniformemente il composto creando una sorta di sorbettiera a motore. Oggi il sorbetto viene concepito come una sorta di granatina a cui vengono aggiunti sciroppi o composti alla frutta. I più conosciuti sono i Fabbri. Dopo secoli e secoli di procedure e di nuovi ingredienti, il gelato si è affermato nella top ten dei dessert più diffusi, richiesti e conosciuti al mondo. Il gelato artigianale da sempre è annoverato nella tradizione alimentare italiana a livello internazionale. È una pietanza adatta per grandi e piccini. Ti rimette il sorriso. Col gelato sembra sempre essere una festa. Il gelato non deve inoltre essere associato solo alla stagione primaverile o estiva perché è buono

gustarlo pure in pieno inverno. È un alimento di cui dobbiamo andare molto fieri. Anche nella nostra piccola realtà campaltina possiamo finalmente dire di avere una gelateria. Si chiama Campo Alto e si trova in centro, vicino le poste, sotto i portici. La gelateria offre soluzioni interessanti. Oltre ad un’ampia scelta di gusti di gelato tutti naturali, c’è la possibilità di bere un buon caffè semplice o con gustose aggiunte: panna, caramello, cioccolata e chi più ne ha più ne metta. Col gelato il cliente può personalizzare il packaging e l’imballaggio. Il locale è coccolo e ben arredato e si trova in una posizione strategica. Nonostante il difficile momento economico che stiamo vivendo, c’è, ancora per fortuna, qualcuno che scommette sull’apertura di attività commerciali atte a valorizzare il territorio locale e a restituire un sorriso ai propri abitanti.

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Cristina Pappalardo

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A fine marzo è uscito nelle librerie e nelle edicole il libro Veneziani per sempre che è stato accolto dalle principali testate giornalistiche locali con molto entusiasmo. È un’antologia di 23 brevi racconti scritti da professionisti e non, nata sulla scia di un progetto della casa editrice ‘Edizioni della sera’ e portata avanti con professionalità energia e determinazione dagli ideatori del sito “Venice Cafè*”. È un potpourri di situazioni, luoghi, personaggi e stati d’animo che rapisce il lettore catapultandolo in epoche e realtà diverse. 12

Una lettura molto dinamica e mai noiosa grazie alle varie storie che si rincorrono tra i campi e le calli di Venezia, le isole di Mazzorbo Murano San Clemente e Lido fino a raggiungere la terraferma. Un libro che è un insieme di intrighi, suspense, curiosità, emozioni e ironia che lo rendono appetibile a lettori dai generi più svariati. Una pubblicazione adatta anche a tutti quelli che hanno poco tempo da dedicare alla lettura ma che non vogliono privarsene, grazie alla lunghezza calibrata dei racconti e al filo conduttore che è sempre Venezia! E se Federico Moro nella prefazione si chiede se veneziani si nasce o si diventa, Alberto Toso Fei nella postfazione dà la risposta: “…è invece forse la città a entrarci dentro. E a trasformarci tutti in veneziani”. I curatori dell’opera Roberto Camatti e Alessandro Bullo sono concordi nel ritenere Veneziani per sempre “un mosaico che rappresenta la nostra idea di venezianità”. Quindi attenzione cari lettori perché dopo averlo letto, sarete tutti un po’ più … Veneziani per sempre !!! Buona lettura. Martina Pagnin una dei “Veneziani per sempre” * Venice Cafè è un blog che si interessa di arte, curiosità e storia veneziana e si impegna a promuoverla.

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BICI NEWS

Iniziamo con una buona notizia. È stata aperta a Dese la passerella che, passando sopra il fiume, si congiunge alla ciclo pedonale che proviene da Favaro lungo via Altinia. L’obiettivo sarebbe quello di mettere in sicurezza il collegamento con Marcon e la stazione ferroviaria di Gaggio. Con un piccolo sforzo, come abbiamo già avuto modo di evidenziare, si potrebbe rendere più agibile l’argine del Dese per arrivare al Bosco Ottolenghi e a Forte Cosenz in uno degli ambienti più gradevoli del nostro territorio. Giovedì 29 aprile si è riunita la II commissione della nostra Municipalità per tentare di dare una risposta alla petizione, appoggiata da oltre 1700 firmatari, per un collegamento in sicurezza tra Campalto e Tessera. Non essendo giunte comunicazioni ufficiali ma solo notizie “di corridoio”; per dirla in politichese l’incontro è stato interlocutorio, ovvero uno scambio di parole e impressioni. È vero che, con le decisioni prese

dalla passata amministrazione comunale, i poteri delle Municipalità sono stati pressoché annullati ma, se esiste una forte presa di posizione sull’argomento, tutto è possibile per superare le difficoltà oggettive per disegnare un percorso lungo via Orlanda o per trovare una soluzione alternativa. Nulla di definitivo si sa invece sul prolungamento del tracciato tra l’idrovora di Tessera e il Bosco di Campalto lungo l’argine dell’Osellino. Un’attenzione particolare va poi rivolto al “Bosco Campagnazza”. Costituisce l’ultima acquisizione del sistema di Boschi e Parchi di Mestre e si trova tra Favaro e Dese, non molto distante dal Bosco Zaher. L’accesso è da via Ca’ Colombara, circa a metà tra le due frazioni. Dicono che sia molto bello ma l’accesso è ostruito da una sbarra abbassata. A questo punto una domanda sorge spontanea: ci si può andare o no? E se esiste una sbarra chi e perché l’ha messa? Abbiamo rivolto queste

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domande all’ente che gestisce i parchi senza però, per il momento, aver ricevuto alcuna risposta. Appena avremo indicazioni più precise sarà nostra cura darne notizia, anche sui canali social. Concludiamo con alcune considerazioni sulla ciclabilità cittadina in senso lato. Sono cosa recente, al confine tra Zelarino e Mestre, il completamento della ciclabile di via Scaramuzza e, soprattutto, la realizzazione ex novo di quella di via Gatta. Un nastro d’asfalto che sembra un biliardo illuminato a giorno; il tutto per una lunghezza di diversi Km. Viene quindi spontaneo un raffronto

tra quanto è stato fatto in alcuni quartieri e quanto, invece, non è stato fatto nella nostra Municipalità. Esempi lampanti, come più volte segnalato, sono lo stato di abbandono del bel percorso verso San Giuliano o, peggio ancora, via Gobbi dove i ciclisti scelgono di andare in strada con non pochi rischi (anche quelli che per fare la spesa sono costretti a dirigersi verso Favaro, vista la scarsità di negozi nel centro di Campalto, e pedalare in mezzo al traffico ai limiti della sicurezza con le borse appese al manubrio della bici). Gianfranco Albertini

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La Pagina di Campalto è curata dal Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - bibliotecalinosoffiato@gmail.com Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: Blog Territori e Paradossi - Associazione Culturale. E-mail: info.blogterritorieparadossi@gmail.com Stampato in proprio - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile online all’indirizzo: http://issuu.com/lapaginadicampalto È possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com o visitando la nostra pagina facebook.


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