La Pagina di Campalto - Giugno 2017

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distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com giugno 2017 Anno IX N° 161

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ

giugno = estate Il 21 del mese si entra nell’estate. Anche se astronomicamente non sempre coincide, è la data del solstizio, la giornata con il maggior numero di ore di luce. è il tempo in cui, nella tradizione popolare, accadono cose magiche. La notte di san Giovanni è quella in cui si prepara il nocino e le streghe si riuniscono per i misteriosi “sabba”. Speriamo siano augurali per una buona estate e per un periodo di vacanziero riposo.

In questo numero: scoasse, quanto ci costate_disagi veneziani_centri estivi_ pillole di moda_eventi genial gym_campalto...forse_cena solidale_sicurezza in bici_leggi i classici_treno bus delle dolomiti_RILASSIAMOCI


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scoasse, quanto ci costate! di Gianfranco Albertini

Ogni tanto, i media tornano a occuparsi in maniera quasi ossessiva delle nostre “scoasse”. Montagne di immondizie abbandonate fanno la loro prepotente comparsa nelle immagini dei TG o diventano oggetto di dibattiti, tanto estenuanti quanto inconcludenti. Dopo Napoli, Palermo e altre città sparse nel territorio nazionale è stata la volta di Roma a mostrarci cassonetti straripanti con varia fauna che ci girava intorno. Al di là di critiche o commenti più o meno di parte, è innegabile che lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto nelle città che vedono aumentare in maniera esponenziale il numero di abitanti a causa dell’elevato impatto turistico, sia un grosso problema. Se può non essere facile gestire la quotidianità, ancora meno lo è gestire le situazioni straordinarie. La raccolta differenziata, ammesso che venga svolta correttamente e 2

sappiamo che in molte città stenta a decollare, unita a un’azione educativa nei confronti della popolazione, si è visto che spesso da sola non basta. Così, quasi quotidianamente, tonnellate di rifiuti più o meno indifferenziati partono per l’estero, soprattutto Austria e altri paesi del nord Europa. I costi per la comunità sono ingenti, decine e decine di milioni all’anno. Per contro, chi riceve questi “omaggi” spesso ne trae benefici, soprattutto da un punto di vista energetico attraverso i termovalorizzatori. Nel nostro paese questa parola è diventata sinonimo di “morte in agguato”: le polveri emesse da questi impianti sarebbero altamente nocive per la salute. Non entro nel merito, data la mia totale incompetenza nel settore, ma mi pongo una domanda: quanti decessi all’anno o gravi malattie polmonari vengono scientificamente

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accertati come causa diretta dei termovalorizzatori? Inoltre, città come Vienna e altre metropoli che ospitano simili impianti di smaltimento, hanno un’aria ben più respirabile di quella di Roma, Milano o Torino dove le quantità di polveri sottili sforano i limiti di guardia per molti giorni all’anno creando un danno reale e clinicamente dimostrato alla salute dei cittadini. In ugual maniera, quali sono gli effetti nocivi per la salute nostra e dell’ambiente in cui viviamo causati delle discariche abusive, dai roghi di immondizie o dagli incendi di impianti contenenti sostanze tossiche che con molta, troppa, frequenza affliggono il nostro territorio? Oltre a favorire gli interessi delle così dette ecomafie, a breve saremo “beneficiati” da sanzioni

emesse dalla UE che ci costeranno svariati miliardi pagati da tutti i cittadini, anche i più virtuosi: non sarebbe meglio investire questo denaro pubblico in progetti di riqualificazione e messa in scurezza del territorio, riorganizzazione della raccolta dei rifiuti urbani, miglioramento delle reti di trasporto pubblico? Tutto ciò potrebbe avere una ricaduta positiva sul territorio e creare non pochi posti di lavoro. Basterebbe forse che le pubbliche amministrazioni in particolare e la classe politica in generale cominciassero a occuparsi delle reali urgenze affidandosi al parere degli esperti del settore, che non mancano certo nel nostro paese, tralasciando l’improvvisazione, l’opportunismo elettorale o, peggio ancora, i favori ai “soliti noti”.

Disagi veneziani di Francesca Rismondo Dopo i quesiti riguardanti la tariffa sulla tratta che conduce all’aeroporto, anche per possessori di imob, di 8 euro, ritorniamo ad affliggerci su alcuni problemi di mobilità che procedendo con la stagione estiva si fanno più evidenti. Mi riferisco ai numerosi disagi che i residenti (e non) devono affrontare quotidianamente per recarsi al lavoro o a casa per raggiungere luoghi di Venezia e isole con vaporetti. Questo perché, in molti casi, ci si trova costretti a fare una lunga fila in cui coloro che stanno davanti sono

per esempio turisti che occupano la maggior parte degli imbarcaderi. Se pensiamo alle isole, come Murano o Burano, o comunque a luoghi “scomodi” da raggiungere, il problema si fa serio: a volte si rischia di non salire in vaporetto perché i turisti, che potrebbero benissimo aspettare quello successivo perché non hanno orari stringenti come un lavoratore, montano per primi. Ora è naturale che questo processo favorisca i “furbetti” (che più che furbetti chiamerei “poveri grami”) che anziché farsi la coda accalcano l’uscita.

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Se pensiamo ad anziani che fanno fatica a spostarsi a Venezia per lunghi tratti, persone con mobilità ridotta, lavoratori che devono arrivare in zone irraggiungibili a piedi, questa pratica risulta in qualche modo “giustificata”, come difesa nei confronti di un sistema che non funziona. È altrettanto logico che la città risulti invivibile, oltre che per l’orda di turisti, anche per la mancata distinzione tra le categorie di visitatori di Venezia. Sarebbe molto semplice se ci fossero gli imbarchi “prioritari”, in cui i residenti possessori di imob passano in una zona riservata ed accedono prima dei turisti in coda. Questo sistema è presente per esempio a Burano, dove ti salvi da una coda che a volte è impressionante; non è però presente in senso inverso

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da Fondamente Nove, in cui quindi devi attendere i turisti prima di te e rischi di perdere il vaporetto e di arrivare tardi. E non è nemmeno previsto in tutti gli imbarcaderi a piazzale Roma o alla Ferrovia, luoghi di arrivo e partenza di moltissime persone e di partenza di moltissimi collegamenti con le varie parti della città. Considerando che genericamente le persone a lavoro non possono arrivare quando comoda ai turisti, probabilmente per esser sicuri di giungere a meta in tempo bisognerebbe partire con largo anticipo. Ma è corretto favorire così tanto il turismo “selvaggio” rispetto ai residenti? O è corretto dare la colpa unicamente al turista che viene additato dal “veneziano medio” come l’untore da evitare? Io non credo.

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La Parrocchia Campalto, in collaborazione con l'Associazione di Promozione Sociale Liquidambar, organizza dal 12 al 30 giugno 2017 attività educative rivolte a bambini e ragazzi della scuola primaria dalle 8.00 alle 16.00 presso gli spazi del Patronato. Condivisione, gioco sano, arte, natura e, da quest'anno, una novità: la presenza della formatrice teatrale Federica Zagatti. E in più numerose collaborazioni didattiche con numerose associazioni del territorio veneziano.

Contatti e info: associazione.liquidambar@gmail.com - tel. 3498112387

un nuovo ospite Dopo gli scoiattoli di cui avevamo parlato nel precedente numero, un altro ospite ha deciso di trovare casa nella nostra aiuola condominiale. è il picchio rosso che, scavando nel tronco di un vecchio acero, si è costruito il nido e ha messo su famiglia. Da parecchi giorni, passando sotto l’albero, si può ascoltare il pigolare dei nidiacei che rivendicano cibo e, negli ultimi giorni, qualche capino spunta dal nido. Sarebbe bello poter assistere al loro primo volo, ma credo sarà cosa assai difficile. Lasciamo quindi in pace questa allegra e rumorosa famigliola augurando loro una felice permanenza nel nostro “condominio verde”. LA PAGINA DI CAMPALTO

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PILLOLE DI MODA di Monica Zennaro

Carissimi siamo alle porte dell'estate che purtroppo più estate non è... perchè mi direte voi? Per un semplice motivo, non abbiamo più le stagioni e il nostro armadio non può essere più come un tempo “organizzato” ma piuttosto sta diventando uno sgabuzzino dove abbiamo il piumino con l'abitino mare e poi il golfino di lana piuttosto che quello di cotone! E questo succede perchè il tempo non passa più con le stagioni.In ogni caso dobbiamo essere severi con il nostro armadio e cercare che sia sempre una miniera di tesori da valorizzare e scoprire. L'abito è il nostro miglior amico, impariamo ad amare la moda e trasformarla in una preziosa alleata. La forza di ciò che indossiamo è sconfinata, lo sanno bene tutte le donne che, attraverso il guardaroba, hanno costruito carriere importanti. 6

Non indossiamo mai niente a caso, un aspetto curato ci fa sentire meglio, un bel capo e un accessorio divertente ci danno il buonumore. E poi ricordiamoci: se piaci a te stesso piacerai anche agli altri! Usiamo la moda per stimolare la nostra ambizione. Vogliamo un nuovo lavoro? Ispiriamoci a chi ricopre il ruolo che vorremmo, al suo stile, al suo modo di porsi. La moda è una questione di atteggiamento: quello giusto ti rende vincente! Dopo questa breve parentesi non pensate che una pillolina di storia della moda possa mancare e allora eccomi con i “segreti del foulard”. Il foulard è un accessorio indispensabile nel guardaroba di una donna. La parola deriva dal francese e indica un fazzoletto di tessuto in forma di quadrato di seta o di lana. In Italia il centro di produzione è concentrato in particolare nel distretto di Como. Il boom si è visto negli anni Sessanta: annodato in testa e completato da occhiali da sole, ricordiamo con questo aneddoto Jackie Kennedy, Grace Kelly, Audrey Hepburn e molte altre celebrities. L'Ascot invece è un foulard da uomo, simile a una larga cravatta. Va messo con un doppio nodo fermato da una spilla. Era molto in voga nell'Ottocento, e un secolo dopo è entrato a far parte della moda femminile.

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E poi abbiamo il “cache-col”, una piccola sciarpa di seta, anch'essa da uomo, solitamente con piccoli disegni, da avvolgere morbidamente sul collo indossandola con la camicia aperta al posto della cravatta. Sono accessori sofisticati e molto rétro tipici del gentiluomo di campagna Spero che anche questo mese abbia suscitato in Voi una piccola emozione per le mie pillole di moda e alla prossima, Vostra Monica

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campalto... forse di Giuliano Brandoli

Il capitello in via Passo

..qualche giorno fa camminavo per via Passo Campalto quando ho incontro l'amico Sandro: "Ciao Giuliano, conosci qualcuno che possa dare una ripulita al capitello della Madonna, quello che fa angolo con via Del Ghebo? Una volta c'era un signore anziano che se ne occupava, ma da tempo non si vede più! Sarebbe ora di sistemarlo un po'! " Gli dico che al momento non mi viene in mente nessuno; gli propongo di andare a fare una foto e, magari, di proporla su " La Pagina di Campalto", sperando che qualcuno si faccia avanti. E' un piccolo capitello con l'effige della madonna, è del 1937 (c'è la data sul retro), non richiede molta manutenzione (una rinfrescata di pittura) e sarebbe un peccato lasciarlo andare. C'è qualcuno/a che ha piacere di occuparsene? Grazie!

Il sottoportico delle poste L’ingresso alle Poste di Campalto si trova in un sottoportico lungo una cinquantina di metri e largo circa quattro; parallelo ad esso c’è un ulteriore passaggio di circa un metro per pedoni e per eventuali carrozzelle. Ogni giorni transitano, sia nel sottoportico che nel passaggio al suo fianco, molte biciclette che possono presentare un pericolo per i pedoni, per gli avventori del vicino bar, per i bambini che giocano nel vicinissimo parco. Sarebbe opportuno, quanto meno, esporre dei cartelli che obblighino il passaggio di biciclette solamente se condotte a mano. A proposito di biciclette, per parcheggiarle a 3 metri dai locali delle poste ci sono due rastrelliere: queste sono imbullonate al pavimento del sottoportico e, non potendo essere spostate, la pulizia sotto di esse non viene fatta da molti, molti mesi! Lo so è difficile ed impegnativo, invece di 20 secondi ci vorrebbero almeno 3 minuti! 8

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cena solidale per San ginesio

le Associazioni “Terra Antica”, “Campalto viva”, “La Salsola”, circolo AUSER “Il gabbiano”, con la collaborazione della Parrocchia di San Benedetto e San Martino, hanno promosso un’iniziativa per raccogliere finanziamenti a favore dell’Associazione per le tradizioni ginesine di San Ginesio (MC), uno dei paesi coinvolti dal sisma del 2016. San Ginesio, legata alle comunità di Favaro e Campalto da un sodalizio iniziato agli inizi degli anni 2000, ha visto il suo centro storico dichiarato per la quasi totalità inagibile. Tra gli spazi indisponibili vi sono proprio i locali che l’associazione utilizzava, presso le porte storiche della città, per l’organizzazione dei propri eventi. Abbiamo perciò deciso di corrispondere all’appello giuntoci dall’associazione, proponendovi di partecipare a una cena di raccolta fondi che si terrà venerdì 16 giugno, alle ore 20.30, presso i locali del patronato parrocchiale. Il ricavato

servirà a finanziare l’acquisto di una cucina da campo, indispensabile all’associazione per l’organizzazione delle iniziative di rievocazione storica dell’estate ginesina. Sappiamo tutti come nei momenti di criticità delle comunità, l’attaccamento al senso di identità culturale di un territorio possa costituire un elemento di coesione e di speranza. Per questo, nella consapevolezza della piccolezza del nostro gesto, intendiamo portare il nostro contributo. Il costo per la partecipazione alla serata è di € 20,00. Vi chiediamo la cortesia di fare pervenire le prenotazioni entro mercoledì 14 giugno alla mail terra-antica@libero.it oppure chiamando il 348 573 5490. Sperando in una risposta positiva e ringraziandovi per la vostra disponibilità, inviamo un caro saluto. Gabriele Scaramuzza presidente di “Terra Antica”

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sicurezza in bici di Gianfranco Albertini

La cronaca degli incidenti delle ultime settimane, che hanno coinvolto anche personaggi del mondo sportivo da Scarponi a Hayden, ha tragicamente riportato alla ribalta il problema della sicurezza sulle nostre strade che, inutile negarlo, è da tempo un’emergenza per il nostro Paese. I dati sulle vittime della strada parlano da soli: ogni 35 ore una persona perde la vita in sella alla propria bicicletta; a queste vanno sommate le altre migliaia di cittadini che, coinvolti in incidenti stradale, muoiono in auto, moto o a piedi. La riforma del Codice della Strada è uno strumento importante per poter riorganizzare la mobilità su tutta 10

la rete viaria e, soprattutto, per dare il via a un cambiamento culturale. Per la prima volta, infatti, la legge delega mette la “persona” al centro della normativa e individua nella “sicurezza” e nella “mobilità sostenibile” le premesse per la riscrittura delle norme del Codice: controllo della velocità, condivisione degli spazi, riorganizzazione del traffico urbano, promozione della mobilità pedonale e ciclabile e del Trasporto Pubblico Locale per citare solo alcuni dei punti salienti. L’approvazione della riforma al Codice della Strada è ferma però da oltre due anni e mezzo in Senato, dopo il passaggio positivo alla Camera. Ma è sufficiente modificare le norme di legge per risolvere questo drammatico problema? Certamente no. L'Italia è il paese in Europa con il più elevato rapporto tra abitanti e numero di auto circolanti, ma non è certamente all'avanguardia per quanto riguarda le strade e, soprattutto, la loro manutenzione. Difficile, in alcuni casi drammatica, la situazione in ambiente urbano. I centri storici antichi, assieme a una scarsa visione urbanistica, fanno delle nostre città un labirinto nel quale gli utenti più deboli, pedoni e ciclisti, fanno fatica a districarsi. Ridotte al “minimo sindacale” le aree chiuse al traffico o a traffico limitato; poche, se non del tutto assenti come in molte aree urbane del centro – sud, i percorsi ciclopedonali. Capita poi di vedere ciclisti che più o meno

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disinvoltamente, magari con borse della spesa appese al manubrio, anche in presenza di piste ciclabili, occupano la sede stradale creando un reale pericolo per la circolazione e per la loro stessa incolumità. Leggi nuove, quindi, ma anche una nuova progettualità dei centri urbani che tenga conto delle fasce più deboli (ricordiamo che le piste ciclabili possono servire anche ai disabili

che si muovono in carrozzella) e, sopratutto, la consapevolezza da parte dei cittadini che la strada è di tutti e non solo degli automobilisti. Tutti sappiamo premere sull'acceleratore e correre veloci, non servono particolari abilità per cui il rispetto delle norme di circolazione è semplicemente un dovere sociale e non “roba da sfigati”.

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Gabriele Lavia: “Vuoi essere contemporaneo? Leggi i classici” "Non sono i filosofi quelli che fanno le guerre. E neppure i grandi scrittori che le raccontano. Nelle loro riflessioni ed epopee, filosofi e scrittori cercano inutilmente di capire il perché della volgarità e dell'odio, il perché dell'ambizione sfrenata e del male, della sofferenza e della morte. Non sono riusciti semplicemente perché non esiste una ratio per gli orrori della mondo, esiste solo lo struggimento e la malinconia della constatazione di quanto l'uomo sia perennemente ignorante di se stesso e di quanto poco abbia imparato dagli errori delle generazioni precedenti"

Estate: tempo di letture sotto l’ombrellone o tra le montagne dopo una lunga camminata. Mi sono imbattuta in questo libro pensando che magari in estate si ha più tempo per leggere o almeno si può fare con maggiore costanza. Allora perché non scegliere di accostarsi a qualche classico, che si sa può essere un po’ complicato dei romanzi contemporanei o più folto per numero di pagine. Chi sono i classici? Sono quegli autori di cui magari abbiamo sentito 12

parlare a scuola ma che non abbiamo approfondito: magari ne abbiamo letto qualche pezzetto nell’antologia o abbiamo copiato il riassunto da qualche bignami (nell’era pre internet, ora basta digitare su google).Dai classici autori delle tragedie greche, agli autori italiani come Dante, Pirandello, Manzoni, passando per il meglio della letteratura e del teatro straniero con Shakespeare a fare da capofila. Quello che raccontano, nelle diverse forme che trovano per esprimersi

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al meglio, non è altro che l’essere umano perché, nel corso dei millenni, può mutare il cielo (le condizioni esteriori) ma ciò che non cambia, nel bene e nel male, sono i sentimenti, i comportamenti, le sofferenze che ognuno incrocia sulla sua strada. Non è la fiction a cui molta letteratura contemporanea ci ha abituato, quella che finisci di leggere un libro e nella tua testa non è rimasto praticamente nulla, ma quei racconti che a distanza di tempo ancora ci interrogano. Ecco perché sono classici: perché descrivono un mondo interiore destinato a non cambiare. Certo, penserete, ma leggere i classici è faticoso: certamente, all’inizio è difficile, ma come in tutto è questione di allenamento. “Un classico può anche non piacere, non perché sia brutto, ma semplicemente perché anche il gusto è una questione di studio: il gusto va educato. Se grattiamo il tartufo sul piatto di maccheroni di un bambino, certamente il piccolo non gradirà. Non è abituato. Ecco, il Classico è il tartufo. Di Alba! Vi è venuta voglia di prendere in mano qualche classico? Io ne ho letti tanti ai tempi del liceo (soprattutto durante le ore di lezione che non mi interessavano, lo ammetto) però mi piacerebbe riprendere in mano qualcosa quest’estate, ad esempio “Anna Karenina” oppure “Guerra e Pace” romanzi di Lev Tolstoj.

Per non farvi venire ansia però, vi riporto anche il decalogo di Pennac, ripreso dal libro “Come un romanzo”, i diritti di ogni lettore: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Il diritto di non leggere Il diritto di saltare le pagine Il diritto di non finire un libro Il diritto di rileggere Il diritto di leggere qualsiasi cosa Il diritto al bovarismo (ad emozionarsi, ndr) 7. Il diritto di leggere ovunque 8. Il diritto di spizzicare 9. Il diritto di leggere a voce alta 10. Il diritto di tacere

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Romena Brugnerotto

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torna il Treno Bus delle Dolomiti

Il TrenoBus delle Dolomiti è il servizio intermodale che permette a cicloturisti e amanti del trekking di percorrere le piste ciclabili dell’anello dolomitico racchiuso tra Calalzo, Cortina, Misurina ed Auronzo. Questa estate tutti i treni provenienti da Conegliano e da Belluno saranno attrezzati con 7 posti per le biciclette e da Calalzo partiranno due servizi bus attrezzati per il trasporto bici per l’anello dolomitico. I treni da Venezia, Vicenza e Padova il sabato e festivi troveranno in coincidenza altri due servizi bus attrezzati per il trasporto biciclette. Ci sarà quindi la possibilità di visitare le bellezze montane in modo sostenibile, anche pianificando vacanze della durata di più giorni. Il bus, con carrellone per il trasporto bici, percorre, come detto, tutti i giorni l’anello da Calalzo passando per San Vito di Cadore, Cortina, Cimabanche, Carbonin, Misurina,

Palus S. Marco, Auronzo e rientro a Calalzo. Il bus è in coincidenza a Misurina con la navetta per Tre Cime e a Cortina con il bus per Dobbiaco. L’iniziativa durerà tutta l’estate, dal lunedi alla domenica e per chi non ha una bici è possibile affittarla in diversi punti di noleggio lungo l’anello. è distribuito materiale informativo multilingua con orari, percorsi ciclabili e di trekking, indicazioni sui principali rifugi della zona, sulle attrazioni del territorio. A breve sarà attiva la nuova App Dolomiti Bus con una sezione dedicata a Treno Bus delle Dolomiti, con mappe interattive e possibilità di acquisto dei titoli di viaggio. Il giorno 2 giugno 2017 si è svolto il viaggio inaugurale con partenza da Venezia e arrivo a Calalzo per la cerimonia inaugurale, alla presenza delle autorità e, soprattutto, di una folta rappresentanza di amanti delle due ruote.

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rilassiamoci...

PERCHé TANTA FATICA PER LA PROVA COSTUME QUANDO IN SPIAGGIA TUTTI GUARDANO LO SMARTPHONE?

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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. Redazione a cura di: BLOG - Territori & Paradossi Associazione Culturale. Redattori: Giuliano Brandoli, Michele Lucchetta, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo, Gianfranco Albertini. Indirizzo: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie - Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet all’indirizzo http://issuu.com/lapaginadicampalto è possibile rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti a questo indirizzo e-mail: lapaginadicampalto@gmail.com oppure visitando la nostra pagina facebook.


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