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Colla: «Regione Emilia Romagna cresce se c’è condivisione negli obiettivi da raggiungere»

Le parole dell’Assessore allo Sviluppo economico, lavoro e green economy di Regione ER, intervenuto al XXI Congresso dell’associazione

Intervistato dal direttore di TRC, Ettore Tazzioli, durante un faccia a faccia con il presidente Lapam, Gilberto Luppi, in occasione del XXI Congresso della nostra associazione, l’Assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, ha illustrato la strategia contenuta nel Patto per il Lavoro e il Clima e la sua visione per il futuro prossimo del nostro territorio. Una strategia che ruota attorno al cardine della politica regionale, ma che vede associazioni ed imprese sempre più integrate nel processo decisionale di Viale Aldo Moro.

Assessore Colla, il rimbalzo a cui stiamo assistendo è un fenomeno passeggero o è sintomo di una ripresa reale dell’economia regionale?

«Abbiamo una crescita del 6,5%, una crescita da Freccia Rossa, ma è una crescita che dobbiamo saper gestire. Abbiamo bisogno di governare questa crescita e di guardare alle nostre filiere, in cui ci sono le piccole e medie imprese e gli artigiani, con consapevolezza. Abbiamo fatto un bando rivolto alle imprese artigiane, molto bello, molto importante, abbiamo avuto una reazione splendida. Gli artigiani con questo bando non hanno comprato un computer nuovo, hanno innovato i propri processi e prodotti, contribuendo a rafforzare il sistema produttivo regionale. Dobbiamo continuare in questa direzione».

È in questo senso che va letto il Patto per il Lavoro e il Clima di Regione Emilia Romagna?

«Dobbiamo fare un’operazione identitaria per questa regione, mettendo in sinergia sistema pubblico e privato. Quando abbiamo siglato il Patto per il Lavoro e il Clima, e anche Confartigianato ha dato un contributo importante, siamo riusciti ad individuare una strategia a monte, non a valle, per avere un’idea comune di dove vogliamo andare, di come vogliamo impiegare le risorse del PNRR e quindi questa strategia verrà portata avanti coinvolgendo sempre le rappresentanze datoriali e sindacali, le Università, i sindaci e le comunità locali».

Qual e priorità individua su tutte le altre?

«Dobbiamo fare un investimento importante per rispondere al mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Faremo un new deal sull’intelligenza delle mani per creare competenze ed evitare quella bolla di lavoro povero, di imprese povere che hanno l’analfabetismo dell’innovazione. L’investimento deve essere concentrato quindi sulla formazione: più ITS, più IFTS, più apprendistato di qualità, più lauree professionalizzanti. Quando facciamo bene queste cose riusciamo ad incrociare un lavoro di qualità, un lavoro dignitoso per il futuro non solo dei giovani ma del sistema lavorativo di questa regione».

E qual è la sfida più importante che abbiamo di fronte nei prossimi anni?

«C’è un cambio delle manifatture incredibile. Provate ad immaginare cosa significa qui, passare dal motore a scoppio al motore elettrico, al motore ad idrogeno, al passaggio da un motore fatto di ingranaggi e componenti meccanici a uno composto semplicemente da un riduttore e da un pacco batterie. È in corso un cambio rivoluzionario. Noi faremo investimenti mirati a non perdere il sistema delle imprese manifatturiere regionali. Anche per questo abbiamo sottoscritto un patto con il CNR per lo studio dei materiali e continuiamo ad investire nella Data Valley. Non si fa una buon manufatto senza teste, non si fa una buona ricerca senza teste, non si fanno buone imprese senza teste, non si fanno competenze senza sapere e conoscenza».

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