VIAGGI >>ALLA SCOPERTA DI LAMPEDUSA
CINEMA
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>> IL MIRACOLO DI ADELE ANNO 1
N.2
luglio 2013 Rivista on-line Gratuita ------------------------------------------------------------------------------------------
DIRETTORE RESPONSABILE Pasquale Ragone DIRETTORE EDITORIALE Laura Gipponi HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Marco Faioli, Diana Ghisolfi, Giuseppe Pastore,Nicola Guarneri, Luca Romeo, Gianmarco Soldi,Gianluca Corbani, Simone Zerbini, Marta Ettari, Gaia Bonvini, Gianluca Bertoni, Francesco Cianciarelli. DIREZIONE_REDAZIONE_PUBBLICITA’ AURAOFFICE EDIZIONI Proprietà de: “Il Tesoro della Mente SRL a socio unico” 26013 Crema (Cr) _ Via Diaz 37 Tel 0373 80522 _ Fax 0373 254399 edizioni@auraoffice.com GRAFICA E IMPAGINAZIONE Stile Libero adv_Francesco Ettari_Cremona www.lineastilelibero.it ©Testi e foto non possono essere riprodotti senza autorizzazione scritta dell’Editore. Le opinioni espresse negli articoli appartengono ai singoli autori dei quali si intende rispettare la piena libertà di espressione.
Registrato al ROC n°: 23491
MUSICA
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>> NILE RODGERS
SPORT
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>>CENT 'ANNI DI TOUR
OROSCOPO 46 >> QUELLO CHE IL FUTURO NON TI RISERVA
NATURA
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>> LA FORESTA DI SHERWOOD
TELEFILM
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>> AGENTS OF S.H.I.E.L.D.
POLITICA
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>> TALENTI NATURALI
LIBRI
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>> INFERNO DI DAWN BROWN >> VINICIO CAPOSSELA, TEFTERI
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>> ATTENTO CHE CADI! MA COSA FARESTE AL POSTO DEL PD?
MEDICINA
ANIMALI
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>> OPERAZIONE IN CODICE LCA
SPORT
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>> RENE' LACOSTE
GIOCHI
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>> GIOCANDO: cibo e bevanda
Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo. Henry Ford
78 MILA PERSONE LEGGONO “LA PAUSA”
PER INFORMAZIONI CONTATTACI: Tel 0373 80522 _ commerciale@lapausa.eu
VIAGGI | ALLA SCOPERTA DI LAMPEDUSA
La spiaggia più bella del mondo, uno splendido scoglio a pochi metri dal mare, un’acqua caraibica e un’accoglienza tutta italiana: andiamo insieme alla scoperta di
LAMPEDUSA
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VIAGGI | ALLA SCOPERTA DI LAMPEDUSA
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Una minuscola striscia di terra che spunta dal mare cristallino, baciata da un caldo sole tutti i giorni dell’anno. Starete sicuramente pensando alla classica descrizione di un’isola caraibica, e invece no, siamo in Italia. Stiamo parlando della splendida Lampedusa, sperduta nel Mediterraneo, ultimo lembo di terra del Bel Paese, nonostante geograficamente sia più vicina alla Tunisia che alle coste italiane. Considerare questa isola “sperduta”, nel terzo millennio, può risultare esagerato ma a Lampedusa si può avere la parvenza di vivere letteralmente fuori dal mondo, dove la vita e il tempo acquistano un significato differente e dove lo stress e la frenesia lasciano il posto ai rapporti umani e ad esperienze che risultano ben lontane dalla concezione contemporanea. Tutto ciò non può che ispirarvi ad organizzare una bella vacanza, per la quale non vi necessiterà l’aiuto di un’agenzia
voli con lo scalo risultano essere di gran lunga più economici, ma ancora di più lo sono i voli charter. Su internet troverete tutte le informazioni necessarie. Dal vostro finestrino, l’isola è così piccola che vi sembrerà di dover atterrare su una portaerei in navigazione nel mare più blu del mondo. Nel caso soffriste di vertigini, Lampedusa è raggiungibile anche con il traghetto e/o con aliscafo tutti i giorni (condizioni meteo permettendo) da Porto Empedocle (Ag). All’arrivo, specie nella stagione estiva, si nota subito il clima, molto caldo ma asciutto, e la connotazione alquanto desertica dell’isola, ma non temete: non potete immaginare quante sorprese può riservarvi! La sistemazione più economica è l’appartamento, generalmente affittato dalla gente del luogo: è consigliabile prenotarlo prima e accertarsi delle condizioni della struttura dove
di viaggi. Lampedusa è una piccola isola e organizzare un viaggio in modalità fai-da-te è semplice ed economico. Il mezzo consigliato è ovviamente l’aereo. Esistono collegamenti diretti dalle principali città italiane, oppure tramite scalo in Sicilia, passando per Palermo, Trapani o Catania. I
alloggerete, onde evitare di affidarsi a gente in loco una volta arrivati ed avere magari sgradite sorprese. Se preferite la sistemazione in uno dei pochi hotel è consigliabile scegliere la formula con mezza pensione, in quanto a Lampedusa è conveniente uscire la mattina e rientrare per cena.
LA CARTA D’IDENTITA’ COMUNE: Lampedusa e Linosa PROVINCIA: Agrigento REGIONE: Sicilia SUPERFICIE: 20,2 Km2 ABITANTI: 6304
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Il mezzo ideale per spostarsi sull’isola è senza ombra di dubbio il motorino, anche se la macchina, nel caso siate in maggior numero, può risultare un’alternativa più economica. Esiste anche un servizio di autobus che vi porta a tutte le spiagge ma le corse terminano alle ore 20. E appunto, veniamo alle spiagge, la vera attrattiva di Lampedusa. Le più accessibili restano a sud, come la Guitgia (la spiaggia più “giovane” dell’isola, nei pressi del porto) dove sarà sicuramente più facile fare amicizie e godersi lunghi aperitivi. Molto interessanti anche Cala Croce, Cala Madonna e Cala Francese. Il fiore all’occhiello è però un altro: l’Isola dei Conigli, riconosciuta recentemente dai viaggiatori di TripAdvisor come miglior spiaggia del mondo. Di fronte allo Scoglio del Coniglio, l’omonima spiaggia regala un insieme di luci e colori da sembrare un dipinto impressionista. Degne di nota anche le calette rocciose di Cala Pulcino, Cala Creta, Cala Maluk e Cala Pisana: da quest’ultima è possibile raggiungere Punta Sottile, ovvero l’estremità più a sud dell’isola e, di conseguenza, d’Italia. A nord vi sono invece una serie di ripide falesie inaccessibili dal mare, vero paradiso per gabbiani, falchi e cormorani, che offrono uno spettacolo mozzafiato per la loro bellezza selvaggia. L’ideale per una splendida gita in barca attorno all’isola, che vi permette di assaporare le meraviglie che dalla terraferma non sarebbe possibile godere: Capo Ponente, la Tabaccara e le Grottacce tra i luoghi più belli. Per chi avrà più giorni a disposizione rispetto ad una classica settimana, è consi-
gliabile una gita alle limitrofe isole di Lampione e Linosa. Una volta terminata la vostra giornata di mare, non vi resterà che tornare nella piccola Lampedusa City e godervi una gustosa cena a base di pesce o di specialità locali in uno dei numerosi ristoranti. La vita notturna come potrete immaginare non è molto vivace, considerate le dimensioni dell’isola, ma sono comunque presenti bar e negozi, specie sulla principale Via Roma, e non mancano serate musicali e spettacoli all’aperto. Per i più giovani, a poca distanza dal centro, esiste anche una piccola discoteca. Da citare un evento importante che prende vita a Lampedusa, organizzato ogni anno a settembre: “O’ Scià: Odori, Suoni, Colori d’isole d’altomare”, ovvero un festival-laboratorio permanente, ideato e promosso da Claudio Baglioni e nato per sua volontà nel 2003. “O’ scià” nel dialetto lampedusano significa “fiato mio”, “respiro”, una parola che evoca dolcezza, e nello stesso tempo speranza. Lampedusa ha tutte le carte in regola per offrire ai suoi visitatori un’esperienza di vita davvero indimenticabile, nonostante la sua “cattiva” fama dovuta a più o meno recenti avvenimenti di sbarchi clandestini. Potete stare certi che la realtà è ben diversa da quella che passa dagli schermi televisivi e che l’isola e i suoi abitanti meritano di essere riconosciuti per la loro solidarietà e per il valore dimostrato in virtù della protezione degli esseri umani e dei loro diritti. di Marco Faioli
NATURA | LA FORESTA DI SHERWOOD
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>> sulle orme di Robin Hood
LA FORESTA DI SHERWOOD
ALLA SCOPERTA DELLA FORESTA DI SHERWOOD
UN LUOGO INCANTATO, NATO COME FORESTA REALE DI CACCIA E DIVENTATO CASA DELLA LEGGENDA PIÙ FAMOSA D’INGHILTERRA: NELLA FORESTA DI SHERWOOD, SULLA MAJOR OAK, SI RIFUGIAVA ROBIN HOOD, L’EROE POPOLARE CHE RUBAVA AI RICCHI PER DARE AI POVERI.
NATURA | LA FORESTA DI SHERWOOD
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La foresta di Sherwood è uno di quei luoghi assolutamente da visitare se si mette piede in Inghilterra. Situata nella contea di Nottinghamshire, è il luogo ideale per rivivere la leggenda dell’eroe popolare Robin Hood. Designata come foresta reale di caccia appartenente a William I il Conquistatore, dopo sei secoli perse il suo status. I suoi confini, definiti nel XIII secolo, oggi sono stati ridotti a poco più di 400 ettari, nei dintorni del villaggio di Edwinstowe. In epoca medievale si estendeva su una parte della contea di Nottingham, oltre che in modeste sezioni delle contee di Derby e di York. Aperta al pubblico come un country park negli anni sessanta, la foresta viene gestita dalla commissione forestale inglese per quanto riguarda escursioni e attività. L’ex-zona della foresta di Sherwood rimane
ricca di segni del passato e un’esperienza interessante può essere quella di andare alla ricerca di reperti storici. La quercia maggiore (Major Oak) è la regina indiscussa della foresta. Viene identificata come l’albero del Convegno, rifugio di Robin Hood e dei suoi allegri compagni: una signora di quasi mille anni, nodosa e imponente, che fin dai tempi della regina Vittoria si regge a un sistema di piloni capace di sostenere le sue 23 tonnellate. Il tocco magico che permette l’immaginazione di un ambiente leggendario è composto dalla distesa di annose querce, ognuna con la sua storia, dalle betulle e dalla landa sabbiosa. Anche le aree storiche, come il castello di Nottingham, l’ex parco reale dei cervi, le tenute (un tempo appartenute agli otto monasteri che difendevano e controllavano la foresta) e il museo di Mansfield contribuiscono a far catapultare il visitatore in un’altra epoca. Oltre ai siti storici, è possibile visitare il percorso legato alle arti e ai mestieri, o quello relativo alla flora e alla fauna, che si addentra in fattorie con animali e riserve naturali con svariati tipi di piante e vegeta-
zione. Qua e là si trovano statue e incisioni che raccontano la storia di Robin Hood, colui che ha reso Sherwood la foresta più famosa del mondo. Nella chiesa di Edwinstowe si sposarono Robin e lady Marian, ad Annesley fu battezzato Robin, a Bildworth nacque Marian, a Harlow Wood si tenne il duello tra frate Tuck e Robin prima che diventassero amici. Per non violare la natura e per rendere l’esperienza unica è conveniente optare per una passeggiata, anche se i più avventurosi possono scegliere l’itinerario a cavallo a Bestwood Country Park o in bicicletta a Clumber Park. Nonostante i tentativi di salvaguardare questa storica foresta, anche Sherwood ha dovuto fare i conti con il progresso, subendo la costruzione di stand medievali, pub inglesi e l’organizzazione di festival e concerti in occasioni di feste e tradizioni celebrate dalla comunità locale. Ciò che non è stato cancellato è il rispetto per l’ambiente e lo spirito ecologico, anche grazie a Trust, ovvero la collaborazione senza scopi di lucro tra amministrazioni locali e organizzazioni volontarie che si occupa del mantenimento e della salvaguardia di questo incredibile patrimonio storico, culturale e ambientale. di Diana Ghisolfi
Diana Ghisolfi
ANIMALI | TALENTI NATURALI
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Talenti naturali: l’uccello lira e la megattera
Per comunicare non serve avere il dono della parola. E gli animali lo sanno bene, dopotutto anch’essi conducono una vita ricca di relazioni attraverso i gesti, i colori, gli odori e i suoni. Generalmente i messaggi che si scambiano con creature della stessa specie o di specie diverse sono relativi alla sopravvivenza e alla riproduzione. Per quanto riguarda i suoni emessi dall’apparato vocale, quelli degli uccelli e delle balene sono tra i più interessanti; i loro segnali sonori sono dei veri e propri canti che si diffondono nell’aria e nell’acqua.
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ANIMALI | TALENTI NATURALI
Alcuni uccelli oltre ad avere l’innata dote di saper cantare, sono anche in grado di imitare. I pappagalli ne sono l’esempio più noto, ma non sono gli unici in grado di memorizzare e replicare un suono: la gracula religiosa (il cosiddetto merlo indiano), il mimo settentrionale (mimus polyglottus) e la menura novaehollandiae, sono solo alcuni esempi degli animali più comunicativi. L’uccello lira (menura novaehollandiae) ha la straordinaria capacità di riprodurre tutti i rumori e i suoni che sente grazie a una muscolosa siringe (un organo vocale tipico degli uccelli, situato all’estremità inferiore della trachea). Assomiglia a un merlo grigio di grandi dimensioni, nonostante sia parente del passero comune; il nome deriva dalla bellissima coda di piume di cui sono provvisti i maschi, che durante la stagione degli amori viene aperta per conquistare il maggior numero di femmine. L’altra grande arma di seduzione è la sorprendente abilità di cantare, utilizzata dai maschi nella fase del corteggiamento. Come ci insegnano i talent show televisivi, il talento è inutile senza l’esercizio e l’uccello lira sembra saperlo. Prima di corteggiare una femmina, imitandone il canto per intensificare il legame di coppia, l’uccello si esercita imitando il canto di altri maschi, in modo da rendere aggiornato il proprio repertorio. Proprio come i protagonisti dei talent show, l’uccello lira non si limita ad essere un
cantante eccezionale, essendo anche un abile ballerino. A ciascun canto di corteggiamento viene abbinata una sequenza di passi e pose molto precisa, ad ogni canzone la sua danza specifica. Durante le settimane dell’accoppiamento, nel periodo invernale, i maschi si lasciano ammirare dalle femmine mentre cantano una canzone e si muovono a ritmo di musica, agitando una coda che assomiglia a uno strumento musicale, la lira appunto. L’Australia è la terra che ci regala questo esemplare che vive principalmente nelle foreste pluviali della zona orientale, nutrendosi di insetti, invertebrati, semi e frutti. Sono animali schivi ed è difficile riuscire ad individuarli anche nelle zone che solitamente frequentano. Si muovono camminando velocemente nel sottobosco, volando piuttosto goffamente e solo per brevi distanze: preferiscono infatti fuggire cercando rifugio nelle tane di altri animali. Anche le femmine sono ottime imitatrici e entrambi i sessi sono capaci di emettere suoni di due toni differenti allo stesso tempo. La dimostrazione è il video girato dalla BBC (guardatelo cliccando sul pulsante a lato) che mostra un uccello lira intento a sfoggiare un medley molto divertente per il pubblico uditore: inizia con dei versi di uccelli, poi l’imitazione di una scimmia e ancora l’allarme di un automobile, una macchina fotografica con e senza flash e per finire una sega elettrica.
ANIMALI | TALENTI NATURALI
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Le doti canore degli animali non si limitano a quelle degli uccelli: sotto gli oceani il canto più cristallino è quello della megattera (Megaptera novaeangliae), un cetaceo che prende il nome dalle sue lunghe pinne pettorali. Anche in questo caso il canto delle balene è un insieme di suoni di varie frequenze, emessi grazie a una laringe che seppur priva di corde vocali permette a questi splendidi animali di incantare i mari come fossero sirene. Anche nel caso delle megattere è il maschio che canta più spesso, per diversi motivi: per corteggiare una femmina, per marcare il territorio o per definire ciò che sta intorno (ecolocalizzazione). Queste serenate, che ricordano un lamento malinconico e possono durare dieci o venti minuti, vengono ripetute a distanza di ore. Un’altra strategia di comunicazione consiste in alcune piroette, con le megattere che vengono a scontrarsi; le acrobazie creano così numerose onde il cui rumore si sente a chilome-
tri di distanza. Oltre ai richiami d’amore, le megattere producono i richiami del pasto, cioè suoni prolungati che hanno una certa frequenza e che servono anche per spaventare krill e piccoli pesci, le prede predilette. Il suono della megattera rientra in un progetto ideato da Mark Fischer, artista e sviluppatore di software, per rappresentare con delle immagini i suoni emessi dagli animali. Aquasonic Acoustic riesce a farlo grazie a una tecnica matematica chiamata wavelet, che permette di trasformare un segnale in una forma d’onda oscillante e, grazie al supporto di un software, in forme geometriche colorate. di Diana Ghisolfi
CINEMA | IL MIRACOLO DI ADELE
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Il miracolo di Adele
Meritatissima Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, La vie d’Adèle, quinto film del tunisino Abdellatif Kechiche, è un film bellissimo, sconvolgente, addirittura stordente per durata e intensità delle emozioni che provoca. Al netto dei possibili tagli che gli saranno inflitti dalla censura italiana, sono tre ore dense ed emozionanti che sviscerano tutte le fasi dell’innamoramento e dell’amore: la scintilla, le prime fantasie, la passione che divampa, l’idillio, la routine, la gelosia, l’allontanamento brusco e traumatico, la sofferenza e l’illusione di poter ricominciare. L’attrazione fatale tra la 15enne liceale Adèle (un’Adèle Exarchopoulos per cui gli aggettivi si esauriscono già dopo mezz’ora) e la più matura Emma (Léa Seydoux), pittrice e studentessa di Belle Arti dalla bizzarra e conturbante chioma blu, è raccontata con una forza e un’intensità difficilmente riscontrabili nell’asfittico cinema italiano, inguaribile malato di pessimismo e tristezze assortite un tanto al chilo. Ci si sente coinvolti fin da subito, negli inesorabili movimenti con cui la macchina a mano di Kechiche pedina la giovane protagonista in autobus, a scuola,
a tavola, nel letto, senza mai apparire morboso o cercare l’effetto voyeuristico. Eppure il film è forte e coraggioso, appassionato, non solamente in quelle tanto chiacchierate sequenze che certamente hanno aiutato il film a far parlare di sé: diciassette memorabili minuti (divisi in tre sequenze distinte) in cui il sesso viene mostrato in modo esplicito ma non imbarazzante o pruriginoso. Negli stessi giorni in cui la critica nostrana incensava oltre ogni merito un’opera tutto sommato pretenziosa e inconcludente come La grande bellezza di Paolo Sorrentino, ecco tutta la differenza tra il moribondo cinema italiano e il vitalissimo cinema francese: l’entusiasmo, la prospettiva, la gioia di vivere nonostante i grandi e piccoli drammi della vita, la curiosità verso il futuro e non il solito cinico disincanto spalmato ormai dappertutto. La vie d’Adèle è un piccolo miracolo, un’opera lunghissima eppure per nulla noiosa, un’enciclopedia dei sentimenti che centra in pieno quell’obiettivo che ogni film dovrebbe perseguire pù di ogni altra cosa: far sentire vivo lo spettatore.
di Giuseppe Pastore
TELEFILM | AGENTS OF S.H.I.E.L.D.
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Agents of
S.H.I.E.L.D.
Oramai anche i sassi hanno sentito parlare di Agents of S.H.I.E.L.D. Corredata da una campagna pubblicitaria e da una già enorme venerazione da parte degli appassionati dei supereroi, la nuova serie televisiva prodotta dalla Marvel che andrà in onda dalla prossima stagione negli U.S.A. è già ora, prima di andare in onda, un caso mediatico, oltre che uno dei più importanti ed appassionanti appuntamenti per tutti gli amanti delle serie televisive. ABC sarà l’emittente televisiva che trasmetterà la serie, usufruendo di una corposa parte dell’universo Marvel legata alle vicende de I Vendicatori, un gruppo di supereroi incaricati di intervenire in casi di crisi mondiali di cui è stato recentemente tratto un lungometraggio, The Avengers. La storia inizia proprio dove il film finisce: l’agente Coulson, sopravvissuto allo scontro con Loki, deciderà di creare una nuova uni-
tà operativa denominata S.H.I.E.L.D. e finalizzata ad azioni di spionaggio internazionale. Lasciando perdere la trama, peraltro comprensibilmente avvolta nel mistero, oltre alle curiosità riguardanti la serie e gli attori di cui è pieno internet, è invece interessante prendere in considerazione le motivazioni che stanno alla base dell’enorme importanza che questa serie riveste nella storia dell’audiovisivo contemporaneo. La storia dell’incontro tra fumetti e cinema è lunga oramai un decennio: da quando la Marvel (storica casa editrice americana di fumetti e madre di personaggi come Spider Man) iniziò, con una frequenza molto ravvicinata, a proporre nelle sale dei film tratti dal proprio universo. Una fusione tra mondi suggellata da straordinari incassi ottenuti da (quasi) tutti i film aventi dei supereroi come protagonisti (come non ricordare, ad
esempio, il flop di Catwoman). Dalla Marvel prese spunto l’altra grande casa editrice americana di fumetti, la DC Comics, che ha realizzato, tra gli altri, quel grande capolavoro che è la trilogia di Batman firmata da Christopher Nolan. Il passo successivo venne compiuto nel 2012 con The Avengers: da film incentrati su un unico personaggio si è passati a lungometraggi che ospitano una squadra di supereroi, ognuno dei quali è stato precedentemente approfondito da un film precedente. È lo stesso meccanismo che si verifica nei fumetti: ogni protagonista ha un suo albo di riferimento ma, di tanto in tanto, escono degli “speciali” costituiti dall’incontro-scontro fra una pluralità di supereroi differenti (ad esempio: la serie “Le battaglie del secolo”). Dall’autunno del 2013 assisteremo ad un altro evento epocale: la restituzione del fumetto alla forma audiovisiva che gli è maggiormente congeniale, ovvero la serie televisiva. Entrambi, infatti, permettono di raccontare storie molto diluite nel tempo, permettendoci di conoscere alla perfezione le vite di ognuno dei personaggi, oltre al fatto di essere caratterizzati da una struttura che si basa su delle micro storie auto concludenti (il tempo di un fumetto e di una puntata televisiva) parallele ad una più grande narrazione di fondo che proce-
de molto lentamente, come la vita di Peter Parker o gli avvenimenti della famiglia Soprano. Le avventure tratte dal mondo dei fumetti si espandono, avendo trovato un vero e proprio Eldorado nelle caratteristiche della comunicazione audiovisiva dei tempi correnti, volti a catturare un pubblico sempre meno appassionato di cinema, cioè di una forma d’arte che richiede concentrazione per più di un’ora e mezza, e sempre più abituato a nutrirsi di racconti brevi come i videoclip su youtube o, appunto, le serie televisive. Un pubblico che, tuttavia, è sempre più attento ai prodotti che consuma, seguendo con interesse le vicende dei propri eroi preferiti utilizzando con nonchalance medium differenti (fumetti, videogames, cinema, serie tv, ecc) pur di seguirne le gesta, favorendo così l’interazione tra piattaforme differenti che la Marvel sta realizzando, finendo col creare, ed è questo l’aspetto maggiormente affascinante, un gigantesco universo narrativo perfettamente omogeneo al suo interno e vivente grazie alla convergenza di media diversi. Ci attendiamo quindi uno strepitoso successo di questa serie, favorito dalla bravura del regista, Joss Whedon, autore anche di The Avengers e creatore di Buffy l’ammazzavampiri. di Francesco Cianciarelli
LIBRI | INFERNO DI DAN BROWN – TEFTERI DI VINICIO CAPOSSELA
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INFERNO Il ritorno di Dan Brown conincide con quello di Robert Langdon: l’investigatore de “Il Codice da Vinci” è alle prese con un nuovo mistero, ambientato nella Firenze di Dante Alighieri. Intento culturale o trovata commerciale? Dan Brown riesce ancora a far parlare tutti di sé (e a vendere moltissimo), soprattutto ora che ha ambientato il suo ultimo romanzo in Italia. Si tratta di “Inferno”, un thriller che tesse le sue logiche enigmatiche e criptiche in una Firenze dal sapore dantesco. Ma siamo sicuri che il buon Dan ci abbia regalato una storia ricca di colpi di scena oppure si tratta di battere per l’ennesima volta un ferro reso incandescente dopo il successo dei primi romanzi? In principio fu “Il codice Da Vinci”, con l’abile Robert Langdon che a suon di anagrammi risolti e misteri svelati, riesce niente meno che a ricostruire la verità sul santo Graal, analizzando gli indizi disseminati da Leonardo Da Vinci sulle sue opere esposte al Louvre di Parigi. Era il 2003 e i dati delle vendite attestano il successo planetario di Brown parlando di 80 milioni di copie vendute. Passato un decennio, il caro Langdon non ha perso la vena da investigatore di opere d’arte: non è più Parigi, ma sono le bellezze artistiche di Firenze, non è più Leonardo, bensì Dante, ma per quanto riguarda lo scheletro del romanzo, sembra che Dan Brown abbia ricostruito la trama del suo primo thriller, cambiando la scenografia. Va bene cavalcare il successo realizzan-
do prodotti simili, ma ora non si sta forse esagerando? Va detto che lo scrittore statunitense ha fatto della nostra Firenze (come di Venezia e come fece per Roma in “Angeli e Demoni”) una cornice meravigliosa, evidenziando l’Italia per le sue doti più invidiate in tutto il mondo, quelle artistiche. Ma - omaggio alla cultura fiorentina a parte - manca la brillantezza del Langdon che insegue Leonardo, manca quel senso di novità che riesce a farti leggere centinaia di pagine in un colpo solo. C’è chi pensa che la maschera funebre di Alighieri, che il protagonista Langdon ricerca come fece dieci anni fa con il santo Graal, possa essere l’enigmatico (tanto per restare in tema) segnale di una fine della saga ‘davinciana’ e l’inizio di un nuovo percorso tematico dello scrittore. Gli affezionati al professore-investigatore saranno già partiti con gli scongiuri, i desiderosi di storie diverse e più brillanti esulteranno. Nel frattempo, tutti ne parlano e Dan Brown non può che fregarsi le mani: “Inferno” è il libro del mese e se non venderà le 80 milioni di copie del fratello maggiore, ci andrà sicuramente vicino.
Vinicio Capossela, tefteri Apri Tefteri con una precisa idea sulla Grecia, lo chiudi con un’idea diversa, più affascinante, più distaccata dalla realtà raccontata nei telegiornali. Da qualche tempo la Grecia è diventata il Paese simbolo della crisi economica. Le tv gridano a reti unificate di fare attenzione, altrimenti si fa la fine della Grecia, la Banca Centrale Europea, con l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale (la cosiddetta Troika), ammonisce la casse statali greche ogni giorno, tenendo gli occhi puntati su tutti i movimenti finanziari dello Stato. Nessuno vuole essere come la Grecia. Nessuno, meno Vinicio Capossela. Il cantautore italiano - prestato alla letteratura per la terza volta - regala ai lettori un vero gioiello, dal titolo “Tefteri”, che in lingua ellenica significa “conto in sospeso”. E il conto in sospeso scritto e descritto da Capossela è una Grecia nuova rispetto a quella a cui ci stiamo abituando, di una Grecia alta, orgogliosa e fiorente: quella della cultura. Questo caso editoriale uscito nelle scorse settimane, è il diario poetico di un aedo che ha girato la Grecia per tutto il 2012, attratto dalle radici culturali della terra dei grandi filosofi e inseguendo il rebetiko, la sua musica popolare, in giro per le taverne di Atene, Salonicco e delle cittadine minori. Ne esce un affresco dolce e mai banale, un on the road tra buzuki che suonano tutta la notte e artisti profeti in patria, ma sconosciuti all’estero. Capossela li conosce tutti, uno ad uno, e li porta con sé, nel suo conto in sospeso da regalare a quei lettori italiani (e non), curiosi di scoprire una Grecia oltre la Grecia. Ne nascono vecchi proverbi di paese, “Non esistono donne brutte, ma solo uomini che non bevono”, “La chitarra è un pubblico ministero che non concede appelli”, accompagnate da commenti filosofeggianti sulla crisi e sulla situazione politico-sociale: “La crisi è soprattutto quella della cultura. Per anni ci hanno riempiti di suv e vestiti firmati, per vivere sopra le no-
stre possibilità. Ora non sappiamo chi siamo”. Tefteri è la Grecia che non vuole perdere la propria cultura in cambio di un abito nuovo e omologato al resto del continente, è il meraklìs, “l’uomo che ha bisogno più degli altri di godersi le cose”, che fa tutto lentamente, ma con passione, che preferisce le piccole cose, ma curate in ogni particolare. Capossela è questa Grecia che resiste nell’arte, quest’uomo che necessita di godersi ogni attimo della propria vita. Capossela è il rebetiko lento e straziante, ma scrupoloso nella cura dei particolari. È l’invito a “scegliere di che cosa essere fatto”: se della propria cultura o di quella imposta dagli altri.
di Luca Romeo
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MUSICA |NILE RODGERS
Nile Rodgers La storia del re del funk, tra collaborazioni (l’ultima con i Daft Punk), una terribile malattia che pare superata e un flirt fallito con Madonna. Ma fu la regina del pop a pescare il due di picche..
MUSICA |NILE RODGERS
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Un maestro e un guru per tutti i chitarristi, produttore di qualità eccelsa e icona hippy a livello planetario: Nile Rodgers è tutto questo e molto altro. A lungo rimasto dietro le quinte, lontano dai riflettori dello show business ed attualmente catapultato nuovamente ai vertici delle classifiche di tutto il mondo con il singolo Get lucky – in collaborazione con i Daft Punk – ha recentemente annunciato l’uscita (a fine luglio in Italia) di The Chic Organization - Up All night, doppio cd che conterrà alcune tra le canzoni più ballate e le hit di una delle band più rappresentative della disco music anni Settanta, un numero impressionante di singoli da top ten come Le Freak e Good Times, nonché le collaborazioni con le Sister Sledge e Diana Ross nei brani We are family e Upside Down. È dunque un momento perfetto perché Nile espanda la sua musica ad un pubblico più vasto e soprattutto anagraficamente più lontano da quelli che erano i canoni e le sonorità dell’epoca. La fortunata storia di Nile Rodgers inizia nel 1976, anno in cui crea con l’amico Bernard Edwards il celeberrimo marchio The Chic Organization, più comunemente conosciuto come Chic. Da quei tempi il ruolo del musicista newyorchese è andato sempre più ampliandosi ed evolvendo, fino a comprendere la figura di chitarristaturnista, produttore, scopritore di talenti ed ambitissimo collaboratore. Ha lavorato con artisti come Bob Dylan, Eric Clapton, Michael Jackson, Prince, Rod Stewart, Robert Plant, Depeche Mode, Paul Simon, Peter Gabriel, Grace Jones, Bryan Ferry, INXS e B-52’s, oltre a Madonna e David Bowie, quest’ultimo conosciuto quasi per caso sul divanetto di un locale di New York durante un party dove entrambi si stavano “seppellendo dalla noia”. Numerosi sono gli aneddoti legati al suo personaggio e ad altri nomi illustri del mondo della musica. Il più famoso riguarda
sicuramente la pop star Madonna, non certo il tipo di donna abituata ad un rifiuto. La leggenda del funk l’anno scorso ha infatti rivelato al Sun che la Regina del pop rimase delusa quando lui non si fece avanti durante la produzione dell’album di successo Like a Virgin (1984). “Stavo aspettando l’ascensore, quando lei se ne uscì: ‘Perchè non vuoi sc***** con me?”, ha confidato
Rodger al tabloid britannico, aggiungendo che la pop star non riusciva a capire perché lui non avesse provato a sedurla, visto che in quel momento tutti la volevano. Rodgers ha raccontato inoltre di aver “dormito” una volta con un’artista con la quale stava lavorando e che fu un grande errore. “Sono cresciuto così vicino a Madonna come con nessun’altra donna con cui fossi legato sentimentalmente”, ha concluso l’artista. Madonna poco dopo avrebbe conosciuto il suo primo marito, Sean Penn. Ma Nile Rodgers non è solo questo, e la sua collaborazione con i Daft Punk è arrivata dopo una lunga lotta contro il cancro che sembra di recente volgere verso il lieto fine. È stato proprio l’artista a dare pubblicamente l’annuncio della sua malattia e, successivamente, a rompere il tradizionale riserbo che normalmente accompagna i movimenti dei Daft Punk, raccontando un incontro molto divertente con Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo al sito HoustonCultureMap: “Finora quello che abbiamo fatto è stato improvvisare: sono venuti a casa mia martedì verso ora di colazione e, a sera, in pratica ho dovuto cacciarli via a pedate! Ci siamo divertiti così tanto in questa situazione informale che abbiamo deciso di formalizzarla. Magari registreremo qualcosa”. Questa è la genesi di Get lucky, oggi saldamente in testa a tutte le classifiche mondiali, nonché presumibilmente prossimo tormentone dell’estate. “Insieme ai Daft Punk siamo tornati indietro per costruire una musica che venga dal futuro” ha spiegato Rodgers, “abbiamo registrato e prodotto Random Access Memories nel vecchio studio in cui suonavo da ragazzino e dove passavo le serate quando era ancora una discoteca. Fu lì che scoprii l’amore per la musica e per la chitarra. Siamo tornati nel mio quartiere, abbiamo utilizzato e miscelato tec-
niche di registrazione analogiche e storiche con quelle più avanzate e messe a disposizione dalla tecnologia odierna. La cosa più sorprendente è stata la naturalezza con cui i nostri stili ed influenze si siano fusi e amalgamati perfettamente, creando un ponte tra la nuova musica e quella a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta.” Rodgers sarà in Italia per una data del tour europeo il 31 luglio ad Aosta. Dopo l’uscita del doppio cd, è in previsione anche la pubblicazione della sua autobiografia. Finalmente tutta la vita avventurosa e sopra le righe del pioniere del funky sarà raccontata nero su bianco, dai tempi degli Chic e della coca insieme a Mick Jagger, passando per il periodo dello Studio 54 e degli astri nascenti della musica pop, fino alla lotta contro il tumore (“Una malattia così poco rock’n’roll” l’ha definita) e alla recentissima e già celeberrima collaborazione con i Daft Punk. L’attesa tra gli appassionati è già alle stelle.
di Gianmarco Soldi
POLITICA | ATTENTO CHE CADI! MA COSA FARESTE AL POSTO DEL PD?
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Attento che cadi! Ma cosa fareste al posto del Pd? Oggi il governo Letta c’è, domani il governo Letta rischia di non esserci più. Gli italiani si stanno abituando alla nuova politica. Il vecchio schema “tutti di qua o tutti di là” ha cessato di esistere. Si preferisce l’ammucchiata. Nulla di male, sia chiaro, perché ogni alleanza è legittima finché si opera nei limiti della Costituzione. Il problema nasce invece quando quella stessa “ammucchiata” è poi chiamata a risolvere i problemi, quelli veri, del Paese. Il tema “Imu”, che tanto ha appassionato fino ad oggi l’opinione pubblica, sembra essere stato un falso tema. È importante, certo, ma è senz’altro un terreno di scontro più propagandistico che non sostanziale. La ressa attorno all’argomento somiglia molto a quei condomini dove ogni mattina c’è qualcuno che rivendica un diritto. Il ritornello quotidiano, che risuona nei corridoi, è quell’“attento che cadi!” che rimbomba nella mente degli italiani sin dal 1991 grazie ad una celebre canzone, e che si sente fischiettare dalle parti di MonteCitorio e nello stesso Partito Democratico. Infatti non passa giorno che il presidente del Consiglio non sia tirato per la giacchetta. «Serve il pugno duro con la Merkel», tuonano dal centrodestra; «Berlusconi non deve dettare l’agenda», ribatte il segretario Pd Guglielmo Epifani. In mezzo c’è una Enrico Letta in difficoltà. Di conseguenza, l’attuale governo si muove fra equilibri spesso opposti e inconciliabili, con l’ombra di una campagna elettorale infinita. Eppure, ai cittadini italiani servirebbe sapere e con urgenza, le vere iniziative da intraprendere. Fra queste, non può più attendere l’esigenza di smuovere il mercato del lavoro e, al contempo, puntare sugli ammortizzatori sociali. E forse, al di là di ogni possibile errore politico, a rendere più cupo il momento è l’idea, sempre più diffusa, che in realtà non vi siano novità politiche utili per uscire dall’attuale stallo. Infatti, se da una parte c’è un governo con evidenti difficoltà nel dover gestire la cosa pubblica, dall’altra c’è un’opposizione sostan-
zialmente incapace di organizzare un’offerta politica degna di questo nome. Il movimento di Beppe Grillo è troppo preso dalle vicende interne per mettere in piedi un progetto. Le ultime espulsioni e il crescente malumore della base rendono complicata qualsiasi via d’uscita. Dal canto suo, la sinistra capeggiata da Nichi Vendola non ha quel peso necessario a condizionare le scelte di governo. Cosa fareste dunque al posto del Pd? Se Enrico Letta continua l’alleanza con il Pdl dovremo attenderci un periodo, ancora lungo, di riforme sospirate ma difficilmente realizzabili; se il Pd tenta la carta delle elezioni rischia di finire tritato da un ottimismo utile ma incauto. La vittoria alle recenti amministrative non deve infatti ingannare. Il Partito Democratico, prima dell’autunno, giungerebbe ad un’eventuale elezione senza un segretario deciso dal Congresso, per di più contro l’eterno Silvio Berlusconi ringalluzzito dalla personale lotta alla sopravvivenza, contro “le toghe rosse” e i processi a suo carico. Le amministrative potrebbero perciò essere già acqua passata. Ma la domanda resta: cosa fare? Quale sia la strada giusta è difficile dirlo. Ben più intuibile è invece quanto accadrà nei prossimi mesi. Assisteremo ad un’alleanza di governo che tirerà a campare, con un Pd-cantiere, un Pdl agguerrito e un Grillo pronto a posarsi sulla carcassa dei Democratici. Intanto nei palazzi del potere non accenna a placarsi quel motivetto del 1991, quando si era alla vigilia di un’altra storia che stava per finire. Chissà quanto tempo passerà ancora prima che quel monito diventi realtà.
di Pasquale Ragone
SPORT | RENE’ LACOSTE
René Lacoste: il Coccodrillo (Prei)Storie – Io non c’ero, e se c con la racchetta in mano 32
Non ce ne voglia Alexandre Dumas, ma per iniziare a raccontare questa storia risulta facile, quasi scontato partire dalla sua opera più famosa, “I Tre Moschettieri”. Con una buona dose di fantasia potremmo simpaticamente immaginare Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan affrontarsi in un doppio sulla terra rossa del centrale del Roland Garros. La “grandeur” e la malinconia verso il passato dei francesi li ha portati ad associare questi quattro protagonisti della letteratura transalpina a quattro simboli del tennis transalpino: René Lacoste, Jacques Brugnon, Hen-
ri Cochet e Jean Borotra. Queste quattro leggende hanno vinto per sei stagioni consecutive la Coppa Davis (dal 1927 al 1932) strappandola agli Stati Uniti. Le persone con un’ancor più fervida immaginazione non faticherebbero a trovare similitudini tra Aramis e René Lacoste per la sua eleganza dentro e fuori dal campo, la sua estrema abilità col fioretto ehm, pardon, la racchetta sotto rete, e la grande intelligenza tattica. Jean-René Lacoste nacque a Parigi il 2 Luglio 1904. Il padre Jean-Jules fu, tra l’altro, finalista nei primi campionati di ca-
c’ero dormivo
SPORT | RENE’ LACOSTE
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nottaggio del 1890. E fu proprio grazie a lui che all’età di quindici anni, durante un viaggio in Inghilterra, si appassionò al tennis. Nel giro di cinque anni diventò uno dei tennisti più intelligenti e dotati di maggior tecnica del mondo: dal ’25 al ’29 arrivò a vincere tre volte il Campionato Francese, due volte lo US Open e altrettante volte Wimbledon, spesso affrontando e battendo l’amico Borotra, con cui vinse nel doppio due Campionati Francesi e lo stesso Wimbledon. Nel 1926, all’età di ventidue anni, raggiunse la vetta del ranking mondiale. Asso del tennis ma anche brillante stilista ed inventore: fu lui a introdurre le racchette in acciaio, mandando in pensione quelle di legno. Ma ciò che lo ha reso famoso in tutto il mondo sono le polo col celeberrimo marchio del coccodrillo, nate nel 1933 attraverso la fondazione de “La Société Chemise Lacoste”. Decisamente curioso il retroscena sulla scelta del coccodrillo come simbolo: “La stampa statunitense mi ha soprannominato “Il Carogna” in seguito ad una scommessa che avevo fatto col capitano della squadra francese della Coppa Davis. Mi aveva promesso una valigia in coccodrillo se avessi vinto una partita importante per la squadra. Il pubblico americano si è ricordato questo
soprannome che sottolineava la tenacia da me dimostrata sui campi da tennis, in quanto non mollavo mai la preda! Il mio amico Robert George mi disegnò un coccodrillo che fu poi ricamato sul blazer che indossavo in campo”. Grazie anche alla moglie golfista, il marchio si espanse in altri sport fino a diventare un brand di livello globale. René Lacoste morì di cancro il 12 ottobre 1996 a Saint-Jean-de-Luz, dopo essere stato inserito insieme ai tre compagni di Nazionale nell’International Tennis Hall of Fame nel 1976. Forse René Lacoste fu l’unico coccodrillo a rendere interessante tutta la sua esistenza e non solo la fase finale della sua metamorfosi, quando passa allo stadio di valigia.
di Simone Zerbini
L ’ eleganza del parquet SHOWROOM_Via Salimbene da Parma, 18 _26100 Cremona - ITALY tel. +39 0372 803302 / +39 0372 803303 _www.quadrolegno.it
SPORT | CENT’ANNI DI TOUR
CENT’ANNI DI TOUR, TRA FRANCIA E ITALIA Per gli appassionati italiani di ciclismo, Gianni Mura è la Bibbia del Tour de France. Per Mura – cronista ai confini della letteratura, sostenitore di Slow Food e poderoso bevitore – invece il Tour ricorda i vini. Ha annate buone e altre meno. E proprio il Tour, come il vino, avvicina la Francia all’Italia, paesi confinanti e rivali, pettegoli come vicini di casa lividi d’invidia.
Noi e loro, Giro e Tour
Sbirciamo i transalpini con diffidenza dalle fessure delle nostre montagne, ma in fondo il nostro Giro d’Italia è il loro Tour, la festa nazionale del ciclismo che per tre settimane l’anno travolge il Paese colorandolo. Giallo come un poliziesco d’oltralpe, rosa come un romanzo d’amore nella sua gimkana tra le Dolomiti e la Sicilia. Dall’inizio del Novecento Giro e Tour hanno raccontato uno spicchio importante della storia d’Europa, attraversando due guerre mondiali e specchiandosi in due popoli simili e diversi. Giro e Tour viaggiano nel tempo tenendosi per mano, annunciandosi: il Giro chiude la primavera e anticipa il cugino antipatico, il Tour vive l’estate più calda sull’onda dell’attesa. Gli eroi dell’uno, spesso, lo sono stati anche dell’altro. Bartali, Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Indurain, Pantani. Visto dall’Italia, il Giro è più bello perché più duro, e perché parla di noi, delle nostre genti, delle nostre Alpi, passa sotto le nostre case rubandoci tempo e normalità. Visto
36 GIANNI MURA (Milano, 1945), giornalista e scrittore, è dal 1976 cronista sportivo della Repubblica. Prima è stato inviato della Gazzetta dello Sport e ha scritto anche per il Corriere d’Informazione ed Epoca. E’ l’autore dei romanzi ‘Giallo su Giallo’ (Feltrinelli, 2007) e ‘’Ischia’’ (Feltrinelli, 2012). Non si ricorda di esser mai stato magro – dice – e ama i cantautori francesi.
Il Tour de France è la più antica tra le grandi corse a tappe del ciclismo e uno dei più prestigiosi eventi sportivi al mondo. Nel 1903 la prima edizione, poi è stato interrotto a più riprese causa Guerre Mondiali. Ma ne è uscito sempre vivo, come dal doping. Si corre ogni anno a luglio in Francia e nei paesi confinanti. E’ organizzato e promosso dal quotidiano sportivo L’Equipe. Anquetil, Merckx, Hinault e Indurain sono i corridori più vincenti nella storia del Tour con cinque vittorie in classifica generale. Quest’anno – centesima edizione – partenza da Porto Vecchio, in Corsica, e arrivo a Parigi, come pretende la tradizione.
1967 – Tom Simpson muore sul Mont Ventoux ‘’Era una montagna che negava la vita, solo pietre bianche e ghiaioni, e lui è andato a finire proprio lì, lui che amava la vita – lo dicono tutti – e il mare e gli alberi e gli piaceva il lago di Garda e raccontare barzellette e fare il pioniere’’.
1991 – Il Tuormalet ‘’Basta guardare in su: il Tourmalet si spoglia progressivamente di vegetazione e si veste di uomini piccoli e colorati, che segnano l’arrampicata verso il cielo, uno zig-zag da stordimento, e in cima un circo di roccia viva in un azzurro che prende alla gola’’.
SPORT | CENT’ANNI DI TOUR
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da Parigi, il Tour è migliore perché è più antico, più prestigioso, più internazionale, parla di grandeur, di patriottismo, arriva sfilando sui Campi Elisi dopo l’antipasto italiano. Entrambi vivono dello stesso fascino popolare, respirano coi polmoni dei tifosi arrampicati ai lati della strada che pende, purtroppo bevono dallo stesso pozzo inquinato del doping. Eppure, senza smettere di ispirare gite, canzoni e leggende.
Cento candeline per ripartire
Quello in corso non è un Tour qualunque: annata buona. L’edizione salpata dalle spiagge della Corsica il 29 giugno è anche quella gloriosa delle cento candeline. Proprio quest’anno la corsa è scattata dai blocchi a metà strada, nel Mediterraneo, mare di confine tra la Costa Azzurra e l’Italia, patria del Giro. Proprio lì. Una pennellata rosa nella tavolozza gialla. Una saldatura simbolica, come dire ‘’la nostra Storia è vicina alla vostra’’. È bello iniziare a pensare che il Giro dello scorso maggio abbia offerto un paio di punizioni esemplari e – soprattutto – la prima volta di un nuovo campione italiano, pulito e sorridente come i ragazzi normali, epico e vincente come i fuoriclasse del passato, nella tregenda nevosa delle Tre Cime: gli eroi, leggevamo, fioriscono nel dramma della bufera, non al calduccio. Il commovente Vincenzo Nibali (avevamo tutti gli occhi lucidi, quel pomeriggio, oh si..), e la fiducia in un ciclismo trasparente, che esalta gli onesti e divora i furbi, andrebbero però rimpolpati con una linea di cesura, netta, epocale. Tagliente, intransigente. Un Tour pulito dai 100 anni in poi sarebbe una gran cosa: per dimenticare
in fretta Lance Armstrong, per una storiografia più facile, e per chi – come noi - guarda il ciclismo sul divano e a bordo strada. E non ama i vini annacquati, quindi sporchi.
I Tour di Gianni Mura
Gianni Mura, dicevamo. Oggi è gonfio di vita, di viaggi e di chili, ansimante, il fisico temprato (in parte, non solo) da tante estati francesi. Ma è l’ultimo Samurai di un giornalismo nobile, pieno di sapori, forte di radici lombarde portate a spasso per il mondo. Figlio e orfano di Brera, che pure seguì il Tour e a Parigi lavorò come corrispondente. Era l’epoca dei suiveurs, i giornalisti al seguito della corsa, e di un Tour più casereccio, più piccolo e più umano, dove la sera i ciclisti si mischiavano alla gente alloggiando negli alberghi vicini all’arrivo di tappa. Come nelle sagre di paese. Alcuni addirittura aprivano le porte delle loro stanze ai cronisti. Le scuole chiuse, i bambini per strada, i panini e il vino nelle ceste dei tifosi. Quel ciclismo (anche in questo caso, in parte) non esiste più. Ha lasciato campo al Tour delle multinazionali e delle televisioni, dove – racconta Mura – è ‘’inutile andare ai raduni di partenza: i corridori sono blindati su enormi pullman, chi per motivi di sicurezza, chi perché non ha voglia di firmare autografi ai bambini e di parlare ai giornalisti, scendono dal pullman col casco e l’auricolare nell’orecchio, così da essere subito pronti alle sollecitazioni dell’ammiraglia’’. di Gianluca Corbani
1992 – Il pubblico
1992 – Miguel Indurain
‘’I paesi poveri si capiscono da tanti particolari: la gente ai bordi saluta di più, con più affetto, e non chiede con aria scocciata quanto manca all’arrivo dei corridori. Possono arrivare anche tra due o tre ore, tanto per oggi e chissà quanti giorni non c’è altro da vedere’’.
‘’Quando Indurain ha tempo, cioè mai, l’occhio gli va sui campi e la sera ne parla a tavola, con quelli della squadra: qui il grano è ancora indietro, vedo più girasoli dell’anno scorso, le viti sono più basse che da noi’’.
Baguette e girasoli
Il ciclismo, però, continua a lasciare aperta una porta, come i corridori disponibili degli anni Sessanta. E Mura – che in Francia torna ogni luglio per ‘La Repubblica’ – ci si infila per riempirlo di scrittura. Lo chiama ‘effetto spugna’: imbeversi della giornata e rovesciarla sulla pagina con più ingredienti, tutto l’essenziale e una spruzzata di superfluo. Il Tour ricorda il vino, o un pezzo di Francia in movimento, ma se lo osservi dentro è ‘la’ Francia. ‘’Come la voce di Edith Piaf, le Gauloises senza filtro, il pastis, la baguette e forse il sorbetto al cassis. La Francia dei poeti e degli chansonniers, dei giocatori di pétanque sotto i platani, dei campi di girasole a perdita d’occhio, delle città con una luce speciale’’. Sul Tour Mura ha addirittura scritto un romanzo giallo: anche lui, come il grande ciclismo, è un ponte tra la Francia e l’Italia. Lo attraversano cronache di biciclette, di uomini, di bicchieri, di formaggi, di paesaggi. Sfiorando la Corsica.
1996 – La baguette
1997 – Marco Pantani
‘’Che in Francia, da Roubaix a Perpignan, ci sia sempre la stessa baguette è un mistero della storia, ma anche dell’attualità. Nessuno ha il coraggio di dire che la baguette va bene quando è croccante, ma la sera fa pena, e che un paese così forte nei formaggi dovrebbe avere più sviluppata la cultura del pane’’.
‘’Più che un ciclista, Pantani è un’emozione, un giro più veloce del sangue, un soffio sul cuore. E’ andato via come quelli di una volta, quelli che erano le nostre figurine, le nostre biglie, i nostri sogni’’.
MEDICINA | OPERAZIONE IN CODICE: LCA
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Operazione in codice: LCA. Gallinari, Parisse, Milito. L’orgoglio italiano del basket oltreoceano, lo statuario capitano della nazionale italiana di rugby, il principe interista del triplete. Tre grandi atleti di tre sport diversi: cos’hanno in comune? Tutti si sono lesionati il legamento crociato anteriore. L’infortunio peggiore. Quando capita ad uno sportivo, specialmente se calciatore, se ne sente parlare per settimane, ma a parte questi episodi la lesione del crociato è uno di quegli infortuni che anche con una visita specialistica non è diagnosticabile se non dopo il trauma. Vediamo quindi di fare un po’ di informazione sulla questione. Il ginocchio è un’articolazione molto complessa dal punto di vista anatomico; pur essendo un’articolazione dotata di una vasta possibilità di movimento, possiede nel contempo un’ottima stabilità. La funzione di stabilizzazione del ginocchio viene essenzialmente garantita dalla presenza di quattro legamenti: i legamenti collaterali (mediale e laterale) e i legamenti crociati (legamento crociato anteriore, LCA,
e legamento crociato posteriore, LCP). I traumi distorsivi sono la causa principale della lesione del LCA che avviene quando il ginocchio viene sottoposto a rotazioni innaturali. Dolore e gonfiore accompagnano spesso l’evento ma, dopo la prima
fase acuta, una volta che il dolore sarà affievolito, il sintomo più rilevante sarà l’instabilità articolare. La diagnosi viene fatta clinicamente dagli specialisti con dei test
MEDICINA | OPERAZIONE IN CODICE: LCA
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manuali appropriati e viene confermata, in seguito, tramite risonanza magnetica. Se il quadro clinico viene confermato la guarigione spontanea è impossibile poiché la vascolarizzazione di questa struttura è insufficiente a sostenerne i processi riparativi. L’operazione. L’unica soluzione resta dunque la chirurgia che però non verrà proposta a tutti. L’intervento sarà caldeggiato sicuramente per i giovani e per tutte quelle persone che hanno delle discrete richieste funzionali derivanti dall’attività lavorativa o sportiva. L’intervento mira alla sostituzione della struttura lesionata con un’altra che sia in grado di garantire la stabilità dell’articolazione. A tal scopo possono essere praticati dei prelievi tendinei autologhi (ossia dal paziente stesso) utilizzando perlopiù la parte centrale del tendine rotuleo, o i tendini dei muscoli gracile e semitendinoso. La prima strada porta ad una stabilità maggiore dell’articolazione a spese di una riabilitazione più dolorosa; la seconda, anch’essa molto usata,
viene consigliata a sportivi non professionisti che non hanno richieste funzionali eccessive. Recentemente vengono realizzati anche prelievi tendinei omologhi (da donatore) per evitare di indebolire ulteriormente l’articolazione “sottraendole” delle strutture. Il recupero. Superato l’intervento diventa fondamentale la riabilitazione affiancati da un fisioterapista preparato che nei primi 15-20 giorni lavorerà per recuperare i gradi di movimento articolare e per rinforzare la muscolatura indebolita dall’intervento. Successivamente gli obiettivi saranno l’equilibrio e il controllo motorio dell’articolazione. A 2 mesi dall’intervento si potranno inserire la corsa, il nuoto, la bicicletta ed a 5-6 mesi l’inizio di allenamenti più intensi per la ripresa agonistica dello sport praticato. di Gianluca Bertoni
CREMO
GR O N D E
NA
GIOCHI | GIOCANDO: CIBO E BEVANDE
di Marta Ettari e Gaia Bonvini
GIOCANDO cibo e bevande
inCATENAti
Tra i due vocaboli inseritene un altro che letto di seguito al primo e davanti al secondo, ne formi due nuovi di diverso significato. Le iniziali daranno il titolo di un celebre film del 1953 di William Wyler.
LAR CAN CAL PIG CRE OTT
LORE TORE RBINO MANO RTE TTO
SCAMBIO INIZIALE Trovate le due parole mancanti che differiscono solo per la lettera iniziale.
“Chi non ama le donne, il vino e il XXXXX, è solo un matto, non un YXXXX!” (Schopenhauer)
“Molto cibo e mal YYYXXXX, non fa il corpo sano e ZXXXX”
VERO o FALSO? 44
(Pellegrino Artusi)
1. Il kulfi di mango è un tipico piatto cinese. 2. Le carote contengono lo 0% di grassi. 3. Gli americani, da sempre innamorati del bacon, hanno commercializzato dei preservativi al gusto bacon. 4. I cibi cotti sono più digeribili di quelli crudi. 5. Ogni pranzo Messicano si apre sempre con la Sopa de limon, zuppa di verdura e/o carne. 6. Una notte nella “Roman Tower Room” al Cesar Palace di Las Vegas costa 500$. 7. La Statua della Libertà è alta 93 metri, compreso il piedistallo. 8. Se ti trovi a Gibuti devi assolutamente visitare la Moschea Hamoudi. 9. Il carnevale di Rio si festeggia 40 giorni prima di Pasqua. 10. Madagascar è stata la meta più visitata del 2012. SOLUZIONI inCATENAti: Vacanze Romane SCAMBIO INIZIALE 1: Canto, Santo SCAMBIO INZIALE 2: Digesto, Lesto MINI REBUS: In vino veritas IL GRANDE REBUS: Essere al verde VERO O FALSO? 1.F) 2.V) 3.V) 4.F) 5.V) 6.F) 7.V) 8.V) 9.V) 10.F)
OROSCOPO |QUELLO CHE NON TI RISERVA IL FUTURO
QUELLO CHE NON TI RISERVA IL FUTURO di Paul Volpe
Acquario
(21 gennaio – 19 febbraio): 5 Da buoni meteoropatici avete accusato il colpo: le continue piogge vi hanno fatto traboccare. La risalita è lunga ma luglio vi prospetterà comunque qualche sorpresa, come un immotivato aumento del seno (anche per i maschietti).
Pesci
(20 febbraio – 20 mar Che sciagura il vostro luglio! Il sex a manco foste uscita da un rave di ge come Bolt alle Olimpiadi.. invernali. lute: la storta che prenderete in mon ad amputare il piede.
Capricorno
(22 dicembre – 20 gennaio): 5,5 Le cicatrici del mese di giugno sono ancora ben visibili sulle vostre corna. Luglio in risalita ma occhio agli inganni: non tutto ciò che ha due seni è donna. Saluta positiva: non sarete azzannati da un T-Rex.
Sagittario
(22 novembre – 21 dicembre): 8 Senza ombra di dubbio i migliori del mese: sesso a volontà (ma occhio alle borchie) e lavoro a gonfie vele. Scoppiate di salute e siete più in forma di Bolt alle Olimpiadi. Potreste anche incontrare qualcuno di famoso (ma non troppo, tipo Giorgio Mastrota).
Scorpione 46
(24 ottobre – 21 novembre): 7+ Il vostro veleno è un dolce nettare che tutti vogliono assaggiare. Avete il carisma di Berlusconi ma le potenzialità economiche di un neolaureato in lettere. Il futuro è vostro ma rimboccatevi le maniche. Salute positiva: non mangerete carne di opossum avariata.
Bilancia
(23 settembre – 23 ottobre): 4 Equilibrio precario in ogni ambito: il baratro vi as assicuratevi un paracadute o la discesa sarà ab tizie positive dal lavoro: se non ne avete uno, no essere licenziati.
rzo): 5 appeal è ai minimi storici, esuiti. Sul lavoro rendete Notizie positive dalla santagna non vi costringerà
4
spetta, bissale. Noon potete
Ariete (21 marzo – 20 aprile): 5,5
Dopo un giugno da incubo le vostre quotazioni sono in ascesa. Possibili buone nuove dal fronte lavorativo: lasciate il telefono libero dal 10 al 15 e dal 17 al 21 dalle 7 alle 9 di mattina e dalle 16 alle 20.
Toro (21 aprile – 20 maggio): 4
Passi avanti per il toro, ma verso il macello. Il futuro è una lama rotante che aspetta solo di stritolare la vostra carne per farne delle succose bistecche. Meglio non uscire di casa.
Gemelli
(21 maggio – 21 giugno): 7,5 Che estate spettacolare per i gemelli! Siete più attraenti di una calamita, più abbronzati di Carlo Conti. Occhi a sbattere gli occhi, qualcuno potrebbe innamorarsi.
Cancro
(22 giugno – 22 luglio): 6,5 Quanto siete disposti a mettervi in gioco? Le occasioni non mancheranno, dovrete riuscire a coglierle. Non siate troppo ottimisti però, Belen non ve la darà (neanche alle donnine).
Leone (23 luglio – 22 agosto): 4
Il vostro ruggito è più arrogante di una conferenza stampa di Mourinho. Però quest’estate restate a zeru tituli e cuccate meno di Rosy Bindi a un after party. Notizie positive: non verrete avvelenati da una medusa irukandji.
Vergine
(23 agosto – 22 settembre): 6,5 Il vostro segno zodiacale non è un attronimo: avete più successo di Tom Cruise a un meeting di Scientology. Lavoro a interruzioni, a meno che non coincida con la vostra attività sessuale. Salute in discesa, ma almeno non prenderete quel tipo di aviaria.
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LE
FOTO
DEL LETTORE
IL LETTORE | LE VOSTRE FOTO
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