Speciale Pesca n° 4/2019 supplemento alla pubblicazione bimestrale LA PESCA MOSCA E SPINNING
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EDITORIALE
Direttore responsabile Eugenio Ortali
A
nche quest’anno il nostro Speciale Artificiali esce in concomitanza con Pescare Show, la più importante fiera italiana della pesca sportiva, trovando con la stessa momenti di sinergia sia negli articoli di mosca, tutti provenienti da costruttori presenti nei locali della fiera vicentina alla quarta edizione di Fly Tying Experience, sia negli articoli di spinning, con riferimento al focus su esche artificiali che saranno per lo più presenti nelle vetrine della manifestazione, essendo di recente o nuova immissione sul mercato. All’interno di questo schema, come nostra abitudine, abbiamo lasciato totale libertà agli autori di affrontare gli argomenti che più ritenevano rilevanti: ne è risultata in entrambi i settori la sottolineatura di determinati filoni di interesse, affrontati naturalmente in maniera diversa da ciascuno, che testimoniano la maggiore rilevanza assunta da certi argomenti negli ultimi mesi. Ci preme sottolineare per quanto riguarda l’ambito della costruzione mosca l’articolo a sei mani che costituisce un omaggio alla grande arte di Francesco Palù, intorno alla cui ispirazione ruotano anche altri contributi, e per il settore spinning la provenienza di alcuni articoli direttamente dagli ideatori e/o realizzatori degli artificiali discussi o da autori facenti parte dei pro staff che hanno contribuito al loro progetto.
Direttore editoriale Giulio Fascetti Progetto grafico Danilo Persico LA PESCA MOSCA E SPINNING SUPPLEMENTO al n. 7 /2019 n°4 redazione@lapescamoscaespinning.it www.lapescamoscaespinning.it www.facebook.com/MoscaeSpinning http://twitter.com/lapescaMeS www.flickr.com/photos/moscaespinning www.youtube.com/user/MoscaeSpinning Hanno collaborato a questo numero Luca Barosselli, Karim Carloni, Angelo Celino, Marco Clari, Giovanni De Pace, Renzo Della Valle, Stelio Di Manno, Andrea Gasparini, Christian Gentile, Francesco Giordano, Pier Luigi Lecca, Adriano Mineo, Giorgio Montagna, Alex Santoro, Samuele Trasacco, Alex Vallerotonda Amministrazione, pubblicità, abbonamenti e arretrati Zona Franca Edizioni srl Via V. Veneto 169 • 00187 Roma tel. 06/42.90.38.54 abbonamenti@lapescamoscaespinning.it Pubbliche relazioni e pubblicità Renzo Della Valle renzo.dellavalle@gmail.com Giorgio Montagna jomontagna@tiscalinet.it Disponibile anche in versione digitale su www.ezpress.it Tutti i diritti riservati LA PESCA MOSCA E SPINNING ZONA FRANCA EDIZIONI srl Iscrizione ROC n. 26695 del 22.9.2016 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 225 del 29.9.2014 Stampa: Tuccillo Arti Grafiche, S.S. Sannitica 87 Km 11 80024 Cardito (Napoli) Distribuzione: Press Di, Distributore stampa e multimedia srl - 20134 Milano
Speciale Artificiali Speciale - Giugno Estate 2018 2017
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sommario Speciale / La Pesca Mosca e Spinning
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SEI MANI PER PALÙ di Karim Carloni, Andrea Gasparini, Adriano Mineo
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14 UNO SNACK PER OGNI OCCASIONE di Alex Santoro
22 SEDGE DA CACCIA di Pier Luigi Lecca
28 LIPLESS. UN VANTO ITALIANO di Renzo Della Valle
34 BUNNY CANDY WIGGLE TAIL di Giovanni De Pace
38 SOFTLY DEEP di Francesco Giordano
46 EXTENDED CADDIS di Marco Clari
50 JERK IN CORRENTE di Christian Gentile
58 PALLINA SU O GIÙ? di Stelio Di Manno
62 UNA SWIMBAIT PER LUCCI E SILURI
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di Samuele Trasacco
68 APE
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di Luca Barosselli
74 JERK E LIPLESS PER LA SPIGOLA di Angelo Celino
84 FAST DRY CADDIS di Alex Vallerotonda
88 EFFETTO WOBBLING di Giorgio Montagna
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MONDO
UFO NEWS
UFO International Magazine
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COSTRUZIONE MOSCA
GRANDE PERLA
di Andrea Gasparini
• AMO: n. 8 a gambo lungo • ADDOME: lana oliva con anellatura gialla • ALA: doppia in hackle ribaltata e incollata con softex • antenne e dubbing: camoscio in asola
SEI MANI PER PALÙ
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n questo articolo desideriamo rendere omaggio alla persona che maggiormente ha influenzato la nostra vita di pescatori e costruttori di mosche artificiali, colui che abbiamo sempre tentato di imitare, pur consapevoli che è impossibile imitare l’inimitabile. Stiamo ovviamente parlando di Francesco Palù, il grande vecchio della pesca a mosca italiana, colui che più di ogni altro a nostro avviso ha contribuito allo sviluppo e alla diffusione di questa tecnica, grazie alla sua unica canna teleregolabile, l’attrezzo più versatile che sia mai stato concepito per la pesca a mosca, e soprattutto grazie ai suoi geniali e bellissimi artificiali che tutti conoscono. Ognuno di noi tre, fortunati dall’essere corregionali del grande Palù, ha una storia diversa da raccontare riguardo alla sua
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esperienza con Francesco, dal momento che per questioni anagrafiche c’è chi lo ha conosciuto prima oppure chi ha avuto il piacere di pescare con lui. Lo facciamo brevemente in una parte dell’articolo. Di sicuro tutti ci siamo ispirati a lui nella tecnica e nei materiali da costruzione, osservando e provando a copiare, non di rado tra i mugugni e i sorrisi ironici di Francesco. Tra i materiali che contraddistinguono gli artificiali di Palù assume particolare rilevanza il pelo animale e in particolare la pelliccia di capriolo, cervo e camoscio. Questi materiali sono facilmente reperibili attraverso la conoscenza di amici cacciatori e con una pezza è possibile costruire un’infinità di mosche. Pare che Francesco abbia iniziato a utilizzare il pelo animale in un periodo durante il quale vi era l’impossibi-
lità di reperire hackle di gallo. In seguito, provandone l’effetto e soprattutto l’efficacia in pesca, ha continuato a utilizzarlo fino ad oggi. Il pelo di camoscio in particolare, tornato molto di moda tra i costruttori, è senza ombra di dubbio il nostro materiale preferito: prelevato dalla pelliccia del dorso all’esemplare in manto invernale, si presenta di un colore nero lucido, flessibile ed elastico e sorprendentemente resistente, molto più del pelo di cervo. Gli artificiali con esso costruiti risultano avere una notevole impressione di movimento in acqua e resistono a diverse catture. Molte delle mosche che presentiamo in questo articolo sono realizzate utilizzando il pelo di camoscio e nei prossimi numeri della rivista scenderemo nei dettagli dei dressing e della costruzione. Dressing nostri ovviamente, quelli di Francesco sono top secret...
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di Andrea Gasparini - Karim Carloni - Adriano Mineo
FORMICA
di Andrea Gasparini
• AMO: n. 16-20 • ADDOME: dubbing polipropilene nero • ALI: ciuffo cdc bianco • HACKLE: gallo grigio o grizzly • TESTINA: nera
APE
di Andrea Gasparini
• AMO: n. 10-12 • ADDOME: cilindro foam giallo e nero • ALI: ciuffo pelo di capriolo e kristal flash perlato • DUBBING: camoscio in asola
Speciale artificiali - Marzo-Aprile 2019
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ARTIFICIALI SPINNING
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uando si pensa allo sviluppo di una nuova esca artificiale, si è soliti immaginare un processo industriale fatto di ingegneri, macchinari complessi e simulazioni computerizzate, ma non sempre è così. Ci sono realtà artigianali, soprattutto nell’era della grande rivoluzione delle startup, che fondano la nascita di nuovi modelli su un processo più empirico, che spesso rompe gli schemi rigidi del mondo scientifico e digitale, portando a risultati del tutto inaspettati. È proprio questa la realtà di OMOROL, un giovane brand italiano nel panorama del lure fishing che ha puntato
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tutto sulla semplicità delle forme e sul realismo, nell’ottica di versatilità dello stile «One Man, One Rod, One Lure» (da cui l’acronimo del marchio). In un ventaglio commerciale che ormai offre praticamente qualsiasi cosa, per qualsiasi fascia di prezzo, farsi strada con un nuovo prodotto diventa una sfida rischiosa per un’impresa artigiana. Ma sono proprio queste piccole grandi scommesse che alimentano lo spirito di ogni imprenditore. Nelle prossime righe racconteremo la storia di come un progetto, magari accantonato da tempo, possa trovare la sua chiave di sviluppo nelle idee, nelle occasioni, e soprattutto nelle persone.
IL PROGETTO
La passione per il light game ha sempre avuto una grande influenza sui prodotti progettati nell’ambito del nostro brand: la maggior parte delle attuali esche in catalogo, infatti, rispecchia i canoni di dimensione e peso di questa versatile e divertente disciplina. Il progetto base era partito da un’idea chiara: creare uno ‘snack’, un’esca che rappresentasse un killer in situazioni di frenesia, ma allo stesso tempo potesse convincere anche i predatori più apatici in situazioni di bassa attività. Insomma, un po’ come uno di quegli snack dolci o salati ai quali non possiamo proprio resistere, anche se abbiamo poca fame. Per farlo occorreva
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di Alex Santoro alex.santoro@hotmail.it
UNO SNACK PER OGNI OCCASIONE La versione presentata al Lure Building Contest: il Chub Snack.
Andrea con una meravigliosa trota catturata in laghetto con un Trout Snack 55S lipless di colore ayu.
agire su due chiavi, ovvero le dimensioni e il realismo. Dopo aver sbozzato qualche sagoma sul legno di balsa sull’ordine dei 5 cm e aver fatto diverse prove tecniche (cambiando paletta e distribuzione dei pesi), il progetto era stato temporaneamente sospeso per dare spazio a produzioni più consolidate, come quelle degli HammerJig. La possibilità di recuperare i lavori si è concretizzata in occasione del Lure Building Contest organizzato da questa rivista sul n. 2/2018, con l’obiettivo di creare un minnow da cavedano. Con qualche piccola modifica e un lavoro certosino di verniciatura e finitura, siamo riusciti a tirare fuori il Chub
Snack, un’esca in balsa da 5,5 cm con paletta in policarbonato, floating e con micro assist hook al posto delle ancorette. Un vero e proprio gioiellino che ci ha permesso di conquistare il contest in questione, con una vittoria che ha dato una nuova luce al progetto e ci ha convinto che forse era giunto il momento di investire qualche risorsa in più per dargli un nuovo volto. Decisi a riprendere il carattere di ‘versatilità e realismo’ del progetto originario, era chiaro che un’esca in balsa di tipo floating non poteva rappresentare la soluzione. Mantenendo quasi inalterata la silhouette dell’esca, siamo quindi passati alla realizzazione
del grezzo in resina poliuretanica piena (molto più performante e adatta alla produzione in serie) e alla modifica dell’assetto in sinking, per migliorarne la poliedricità di utilizzo e la capacità di lancio. Un altro upgrading fondamentale ha riguardato poi la paletta, sperimentando diverse forme e passando dal policarbonato alla vetronite (o circuit board). Quest’ultima, infatti, essendo molto più robusta, si presta perfettamente a essere maltrattata sui torrenti ciottolosi e accidentati. Parallelamente al minnow, abbiamo sviluppato anche una versione senza paletta (lipless), sicuramente meno versatile ma pensata appositamente per Speciale Artificiali - Marzo-Aprile 2019
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COSTRUZIONE MOSCA
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er un costruttore di mosche artificiali, esperto quanto neofita, trovarsi a spendere ore e ore seduto davanti al morsetto diventa quasi uno ‘stile di vita’, un modo di confrontarsi e mettersi alla prova con se stessi. Quando teniamo in mano un bobinatore, abbiamo quasi la percezione di poter creare qualcosa di unico quanto di speciale; per di più, praticare questa sorta di passione ci consente di vivere momenti che oserei definire ‘unicamente propri’, da non dover condividere con nessuno. Questa particolare forma di isolamento ci porta a
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essere in controtendenza con ciò che accade intorno, ci restituisce in qualche modo la possibilità di essere genuinamente noi stessi, ci ridona quella spontaneità che spesso rimane sopita nella mondanità dei ‘social’. «E te pare poco?», si dice dalle mie parti. È proprio così che è nata questa mosca, certo come tutte le altre di tutti i costruttori di artificiali di ogni parte del mondo, con l’illusione di aver ‘legato’ qualche cosa di diverso e di innovativo, non tanto nel vero significato del termine, dato che ormai di innovazione se ne vede poca o nulla, quanto nel ricevere una sorta di profondo appagamento personale nel
veder realizzato ciò che ci si era proposti di costruire. Sono assolutamente convinto che sia l’aspetto che più appaghi ogni costruttore. In passato ho spesso utilizzato il coniglio nelle mie imitazioni, soprattutto per la sinuosità dei movimenti, pressoché inconfondibili, che mostra il pelo una volta immerso in acqua. Il solo difetto che riesco ad attribuire a questo materiale in pesca risiede nel lancio: volteggiare artificiali in coniglio con attrezzature molto leggere può creare difficoltà a chi da poco pratica il nostro sport. La pelliccia di coniglio, infatti, assorbe e trattiene molta acqua, per
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di Giovanni De Pace giannidepace@gmail.com
BUNNY CANDY WIGGLE TAIL cui il peso dell’imitazione, una volta bagnata, aumenta considerevolmente, rendendo il lancio più difficoltoso. Ho sempre dato poca importanza a quest’ aspetto, tuttavia, in quanto il nuoto che caratterizza le imitazioni di questo tipo è davvero molto accattivante. Ho dunque utilizzato spesso lo streamer in coniglio quando avevo la necessità di pescare con un’imitazione che fosse in grado di affondare rapidamente, ma che allo stesso tempo riuscisse a essere molto mobile. La giusta morbidezza è conferita dallo strip di coniglio, mentre la superficie liscia sulla pancia ottenuta dall’utilizzo della resina UV ne facilita notevolmente l’affondamento. Tutto ciò, però, non mi appagava del tutto, perché avevo bisogno di sentire anche un po’ mia questa mosca e di renderla in qualche modo unica. Ho così deciso di legare una Wiggle Tail allo strip di coniglio: mi è sembrata subito una buona soluzione e ne ho avuto la riprova anche in pesca. La codina di Pacchiarini, anche se riduce sensibilmente il movimento dello strip di coniglio, fa sì che l’artificiale produca in acqua un numero molto maggiore di vibrazioni. Per ora, ho avuto modo di testare la Bunny Candy Wave Tail che vi propongo in questo articolo solo in mare, dove si è dimostrata catturante sulla spigola quanto su pesci pelagici come lampughe e tombarelli. Speciale Artificiali - Marzo-Aprile 2019
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ARTIFICIALI SPINNING
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uando si pensa alle esche siliconiche, si pensa in genere alla superficie o al basso fondo, ad attrezzature leggere e a prede che, fatta eccezione per la spigola, appartengono a un range dimensionale abbastanza contenuto. Questa circostanza e questa
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opinione sono molto diffuse specie in Italia, nonostante sia sufficiente mettere il naso fuori dai nostri confini o anche semplicemente accettare la sfida dell’offshore e cimentarsi con presentazioni ‘soft’ su predatori di tutto rispetto e pelagici di profondità per rendersi conto che le cose stanno in
tutt’altro modo. A ben vedere, le esche siliconiche che hanno un peso specifico abbastanza modesto e che se utilizzate in animazione dinamica weightless o con modeste zavorre rappresentano certamente l’avanguardia del realismo e della versatilità nelle presentazioni in qualsiasi condizione presentano tuttavia l’evidente e
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di Francesco Giordano giordano@raisfishing.com
SOFTLY DEEP Siliconici in profondità
intrinseca problematica dell’affondamento altrettanto modesto. Questa caratteristica ha creato una sorta di barriera, di confine mentale e di limite nell’opinione comune di fronte alla possibilità di utilizzi specifici dei siliconici sugli alti fondali, dove spesso regnano incontrastate tecniche più verticali con esche metalliche o ibride come slow,
kabura, inchiku e affini. È abbastanza recente un filone di approcci morbidi che, mediante l’utilizzo di piombature importanti e fondamentalmente di teste piombate, si propone di raggiungere gli strati più profondi con grande rapidità, in una sorta di ‘soft jigging’ nel tentativo di mettere insieme la mobilità della coda
dell’esca, l’appeal classico delle soft bait e i vantaggi di utilizzo tipici delle esche metalliche, come l’affondabilità e la possibilità di affrontare condizioni di forte corrente e mare formato. Credo che il successo di questo approccio sia in gran parte dovuto alla naturalezza del corpo delle esche siliconiche e alla Speciale Artificiali - Marzo-Aprile 2019
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COSTRUZIONE MOSCA
EXTENDED CADDIS
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e dovessi avere a disposizione una sola mosca per una sola giornata di pesca, non potrebbe essere altro che una mosca secca in una sera d’estate. Una di quelle serate magiche in cui, al coup de soir, l’acqua, fino a quel momento ferma e quasi priva di vita, comincia a ribollire come per incanto. In quei momenti, per me esiste una sola mosca, la Caddis fly. Ne esistono decine di dressing, dai più semplici ai più complessi, alcuni più imitativi, altri più d’impatto. Ne esistono di storici, fatti solo con un po’ di gallo e di cervo. Ne esistono di più recenti, ricchi in cdc dai colori più vari. E poi ne esistono di contemporanei, dove si mescolano materiali e tecniche costruttive inimmaginabili fino a pochi
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anni fa. Foam, colle UV, nanofili, sono tutte parole che possono far storcere il naso ai puristi della costruzione secondo tradizione. Ma a me piace costruire, sperimentare nuove tecniche di costruzione, nuovi materiali, nuovi dressing. Mi piace provare, andare sul fiume e tentare di ingannare un pesce selvatico e autoctono. Se ci riesco, sono felice. Se non ci riesco, torno al morsetto e modifico, tento e ritento, finché, in quella magica sera al coup de soir, una trota bolla sulla mia imitazione. A quel punto la magia è compiuta: quell’istante è per me un concentrato di felicità. L’imitazione di caddis che non manca mai nelle mie flybox è la Elk Hair Caddis, prima imitazione che ho costruito al morsetto e che non ho mai abbandonato,
nel dressing molto semplice e funzionale creato da Al Troth alla fine degli anni Cinquanta, ancor oggi molto utilizzato da tanti pescatori a mosca. Si tratta di un’ottima imitazione da utilizzare sia in caccia su amo #12/14, sia al coup de soir nelle misure più piccole, #16 e a volte anche #18. Utilizzando molto questo tipo d’imitazione, col tempo e, come dicevo sopra, con l’arrivo di nuovi materiali, ho voluto modificarne il dressing storico senza stravolgerlo troppo: ho mantenuto la silhouette e i materiali, ma con l’aggiunta del foam, dando vita alla mia Extended Caddis. Come dicevo, rispetto all’originale Elk Hair Caddis ho aggiunto il foam per l’addome, ricoperto da dubbing misto di scoiattolo e antron, ma ho eliminato le hackles in gallo, in quanto
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di Marco Clari marcoclari@tiscalinet.it
il nuovo addome montato extended body ottiene un’ottima galleggiabilità. L’amo utilizzato è un grub, in modo che funga da timone e stabilizzi l’artificiale appena si posa sull’acqua; l’ala, come nel dressing di Al Troth, è in alce decolorata, che permette un’ottima visibilità sia in distanza che nel momento in cui viene più apprezzata, il coup de soir. La prima variante che ho costruito dell’Extended Caddis era molto semplice, giusto tre materiali più filo di montaggio e amo. Mi ha regalato svariate catture, ma avendo tolto le hackles di gallo mi sembrava troppo scarna nonostante funzionasse già bene; allora, dopo un paio di uscite in cui l’ho utilizzata, tornato a casa ho provato ad aggiungere un sostituto al materiale che avevo tolto. Facendo diverse prove, ho appurato che le hackles di gallo in Speciale Artificiali - Marzo-Aprile 2019
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ARTIFICIALI SPINNING
COR
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L JERK IN
di Christian Gentile con la collaborazione di Nico Guerra gentile.christian@yahoo.it - nicoguerra1977@libero.it
ORRENTE
a grande varietà di spot disponibili - in termini di dimensioni dell’alveo, velocità, quantità d’acqua - e la costante voglia di migliorare le nostre performance alieutiche ci spingono a sperimentare sempre nuove armi per la caccia ai nostri adorati pinnuti. Da qualche anno la pesca ai salmonidi, dalle grosse trote dei fiumi del piano fino alle native che vivono nei piccoli e sperduti torrenti di alta montagna, ha visto l’introduzione e l’utilizzo, con risultati in termini di catture in costante crescita, del jerkbait, un tipo di artificiale che può essere prodotto in legno o con materiali più moderni quali la miscela di resine e il policarbonato. Una delle caratteristiche principali del jerkbait è di non avere un movimento proprio nel recupero lineare, come i minnow tradizionali, ma di dover essere animato con costanti movimenti della canna, le cosiddette jerkate, più o meno ampi a seconda del movimento più o meno frenetico che si intende imprimere all’artificiale e alla forza e alla velocità della corrente dello spot in cui ci si trova a pescare, che farà sicuramente la sua parte nel favorirne o contrastarne il nuoto. Altre due particolari caratteristiche del jerkbait sono la paletta minimale, che non fa scendere troppo l’esca in profondità nei recuperi veloci, e il corpo stretto e affusolato, che permette di lavorarli egregiamente in molteplici situazioni di corrente e di lanciarli a distanze maggiori rispetto ad altre esche di pari peso e dimensioni.
UN MODELLO PER OGNI SITUAZIONE
Esca iconica nel panorama dei jerkbait è a mio avviso lo Sparhead Ryuki di Duo Lures, performante esca made in Japan in policarbonato, che con la sua vasta gamma di pesi e misure disponibili permette di affrontare con tranquillità tutte le situazioni che si possono incontrare nel nostro peregrinare in fiumi e torrenti, dai monti al piano, a caccia degli amati salmonidi. Nei grandi fiumi del piano e nei grossi torrenti di fondovalle, caratterizzati da ampi spazi e portate d’acqua di volume importante, a caccia di trote di taglia, utilizzo i modelli più grossi della serie, da 95-110 mm, proposti in versione sinking, con un range di peso che va dai 15 g del 95 ai 21 g del modello da 110 mm, armati con ancorette del Speciale Artificiali - Marzo-Aprile 2019
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COSTRUZIONE MOSCA
PALLINA SU o GIÙ?
NINFA DI MAY FLY • AMO: n. 12 • CORPO: kraft fur giallo • BRANCHIE: marabou bianco con pernice • TORACE: cervo in asola giallo • ZAMPETTE: fagiano • SACCHE ALARI: foam marrone
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n una mattinata primaverile di qualche anno fa, mentre pescavo in un torrente dell’Appennino tosco-emiliano, mi accorsi, dopo diverse catture, che nella mia imitazione di sedge, costruita con una pallina di polistirolo sul torace, questa si era girata sotto la pancia, forse per un difetto nella costruzione. Invece di cambiare mosca, continuai a pescarci, facendo attenzione a come si comportava in acqua. Con una certa meraviglia, constatai che la mosca teneva bene il suo ‘posto’ sull’acqua e continuava a catturare. Rientrato a casa e ripensando a quanto avvenuto, mi misi al morsetto e realizzai diverse imitazioni di stonefly, effimere, grillotalpa e sedge, che testai qualche giorno dopo in torrente. Il risultato fu nuovamente soddisfacente: le mosche si facevano posto e mantenevano un assetto ottimale sia in acqua calma che in corrente. Da allora ho continuato a realizzare mosche di questo tipo e credo di aver
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trovato un buon compromesso alla stabilità e all’assetto in questo tipo di costruzione. Le mosche restano tutte con la testa fuori dell’acqua e pattinano molto bene; nelle acque calme si fanno posto meglio di quelle con la pallina in su. In sostanza, l’effetto della pallina all’ingiù è quello di far salticchiare con rumore la mosca durante il recupero anziché scivolare sull’acqua, un po’ come un popper, per cui si può pescare a scendere e recuperare a strappi, come si fa pescando il black bass. Un altro uso è quello con le trote non troppo smaliziate dei laghetti. Dal punto di vista costruttivo, il posizionamento della pallina è naturalmente il primo atto della realizzazione al morsetto, inserendola subito sull’amo e girandola verso il basso. Il montaggio è spesso di tipo parachute, perché le ultime hackles vengono girate attorno alla pallina e fanno da zampette, cioè da base di equilibrio.
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di Stelio Di Manno steliodima@gmail.com
SEDGE • AMO: n. 14 • CORPO: cdc in asola • SOTTO ALA: piuma di cdc • ALA: rafia sintetica marrone • SOPRA ALA: zampetto lepre artica • COLLARINO: arctic fur + camoscio in asola • ANTENNE: alce
ECDYONURUS • AMO: grub n. 10 • CORPO: fagiano con rigaggio piattina oro • CODE: fagiano • ALI: oca gialla • TORACE: arctic fur e cervo in asola • ZAMPE: pernice girata intorno alla pallina
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ARTIFICIALI SPINNING
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di Samuele Trasacco samueletrax95@gmail.com
UNA SWIMBAIT PER LUCCI E SILURI
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ovendo dire qual è stato l’artificiale di nuovo inserimento sul mercato con il quale ho pescato più volentieri negli ultimi sei mesi, non posso non citare, in riferimento ai tipi di pesca che preferisco, la Deep Hunter Swimbait di Carson, un’esca concepita per la ricerca di predatori come il luccio e il siluro. Si tratta della rivisitazione di una softbait già conosciuta ma prodotta qui nella lunghezza complessiva di 180 mm per 90 g di peso, misure che le riescono a conferire, insieme ovviamente alle caratteristiche costruttive, un affondamento a mio avviso molto Speciale Artificiali - Marzo-Aprile 2019
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COSTRUZIONE MOSCA
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APE
urante i mesi primaverili ed estivi, nelle giornate calde si possono notare lungo le rive del fiume o dei laghi diversi tipi di Imenotteri. Tra i più comuni, ci sono le api e le vespe. Fiori, arbusti e cespugli vicino a un corso d’acqua, infatti, rappresentano l’habitat ideale per svolgere al meglio il loro
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di Luca Barosselli luca.barosselli@gmail.com
ciclo vitale. Le api e le vespe non sono quasi mai isolate, ma tendono per definizione a formare vere e proprie colonie, rappresentando, una volta cadute o appoggiatesi in acqua, un succulento boccone per i pesci, che non esitano a cibarsene. Le dimensioni di questi insetti sono varie, specialmente se con un’imitazione si vuole cercare di comprenderne il piÚ possibile: si va da Speciale Artificiali - Marzo-Aprile 2019
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di Angelo Celino angelocelino@hotmail.it
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