Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – AUT/CENTRO/1291/04.2021 Periodico ROC - anno XXII, n. 31 - Aprile-Maggio 2022
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Dragaggi Per Stelio Carinzia a 360° Spigole a mosca Passione bamboo Risorgiva, aprile [10 pp.]
Snodato è meglio Alla ricerca del big Bassfishing in cava Ondulanti per l’aspio Stickbait per le mangianze
APRILE-MAGGIO 2022 € 6,90
Il marchio Okuma è distribuito in Italia da: Rapala Vmc Italia srl info@normarkitalia.it
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Direttore responsabile Eugenio Ortali
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BASSFISHING IN CAVA
PER STELIO
di Nicholas Micheletti
di Ivano Mongatti
Una dettagliata descrizione del particolare ambiente rappresentato dalla cava, in relazione agli elementi da considerare nelle diverse stagioni per affrontare i bass che la popolano, quasi sempre molto smaliziati a causa dell’alta pressione di pesca.
Lo scorso 20 gennaio ci ha lasciato Stelio Di Manno, da anni presenza assidua su questa rivista, stimato costruttore, amico personale di tanti di noi, punto di riferimento per la sua passione e il suo equilibrio. Lo ricorda qui Ivano insieme a tanti altri collaboratori della rivista.
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DRAGAGGI
SNODATO È MEGLIO
di Massimo Magliocco
di Renzo Della Valle
Causa principale di numerosi insuccessi, i dragaggi possono essere sconfitti solo abbandonando l’improvvisazione e utilizzando al meglio il lancio e un buon finale. Tutto, però, a condizione che si sappiano leggere l’acqua e le correnti.
«Il minnow snodato in due pezzi rivela un’azione di nuoto molto particolare, estremamente vivace e reattiva anche nelle cadenze di recupero ultralente. È questa la sua marcia in più, che si rivela vincente in tante occasioni». Modelli e tecniche.
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redazione@lapescamoscaespinning.it www.lapescamoscaespinning.it www.facebook.com/MoscaeSpinning http://twitter.com/lapescaMeS www.flickr.com/photos/moscaespinning www.youtube.com/user/MoscaeSpinning
Hanno collaborato a questo numero Lorenzo Azimonti, Moreno Bartoli, Guglielmo Ciregia, Renzo Della Valle, Fabio Federighi, Loris Ferrari, Alberto Edoardo Gargantini, Massimo Ginanneschi, Massimo Magliocco, Nicholas Micheletti, Ivano Mongatti, Giorgio Montagna, Alex Piva, Federico Renzi, Marco Sammicheli
ZONA FRANCA EDITRICE SRL sede legale: Via P. Colagrande 1, 67100 L’Aquila abbonamenti@lapescamoscaespinning.it tel. 06/42.90.38.54 Pubbliche relazioni e pubblicità Renzo Della Valle, Giorgio Montagna renzo.dellavalle@gmail.com, jomontagna@tiscalinet.it
Pubblicazione periodica Disponibile anche in versione digitale su www.ezpress.it Tutti i diritti riservati LA PESCA MOSCA E SPINNING ZONA FRANCA EDITRICE srl Iscrizione ROC n. 26695 del 22.9.2016 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 225 del 29.9.2014 Direttore editoriale Giulio Fascetti Stampa: Tuccillo Arti Grafiche, Afragola Distribuzione: Pieroni Distribuzione srl Via Carlo Cazzaniga 19, 20132 Milano
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MOSCA e SPINNING
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ONDULANTI PER L’ASPIO
SPIGOLE A MOSCA
di Giorgio Montagna
di Guglielmo Ciregia
Nella sempre più diffusa pesca a spinning all’aspio – il ‘salmone dei poveri’ – gli ondulanti rappresentano un asso nella manica, garantendo di raggiungere nel lancio distanze ragguardevoli. Modelli, attrezzature, strategie e tecniche di pesca per ottenere risultati costanti.
Per i moschisti italiani la preda d’acqua salata più comune pescando dalla costa è senza dubbio la spigola, dato che si può trovare in una varietà incredibile di ambienti, dalla spiaggia aperta alle scogliere meno profonde, dalle foci dei fiumi alle lagune e alle zone portuali.
La ‘situazione’ di questo numero, proposta anche ai partecipanti al contest, è la risorgiva del nord Italia nel mese di aprile. Federico mostra alcuni artificiali che costruisce da molti anni e che gli hanno sempre consentito ottime catture in tali ambienti.
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Un’intervista a Marco Naldi, giovane e già noto costruttore, che negli ultimi tempi ha sviluppato un crescente interesse per la realizzazione di canne in bamboo, una passione che lo ha portato a una consapevolezza ancora maggiore della specificità della pesca a mosca.
Senza palette o surrogati che ne meccanizzano il nuoto, le stickbait devono le caratteristiche del loro nuoto solo ai rapporti tra la leggerezza del corpo, il peso della zavorra e l’idrodinamica dell’esca, per cui ogni parametro ha una propria influenza sul risultato finale.
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RUBRICHE
ALLA RICERCA DEL BIG
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di Alex Piva Per consentire al bass di raggiungere e in certi casi superare la soglia dei tre chili, occorrono situazioni particolari, che nel nostro paese si verificano solo in specifici ambienti. Per accaparrarsi questi esemplari occorre molta attenzione nell’uso di attrezzature e artificiali.
NOTIZIE SHOW ROOM RECENSIONI MERCATINO
FLY TYING CONTEST
PASSIONE BAMBOO di Massimo Ginanneschi
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MOSCA e SPINNING
SPEDIZIONE ENTRO IL 20.4.2022: SWIMBAIT PER IL LUCCIO
La Carinzia rappresenta una regione magica per la pesca a mosca e a spinning, anche perché, in varie zone, vi si può pescare fino alla fine dell’anno. Alberto la conosce come le sue tasche e ne illustra qui i corsi d’acqua più noti come quelli più nascosti e infrascati.
LURE BUILDING CONTEST
di Federico Renzi
Skirmjan Predator Hunter R MSR-PH-702L Length: 7’0” (213 cm) Lure: 1/16–1/4 oz (1,7–7 g) Line: 4 – 10 Lb Action: Fast
RISORGIVA, APRILE
GUARDA I PREMI PER IL 2022!
CARINZIA A 360° di Alberto Edoardo Gargantini
partecipa ai nostri contest: puoi vincere su ogni numero
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SPEDIZIONE ENTRO IL 20.4.2022: LAGO ALPINO, GIUGNO
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fish facts
a cura di Marco Sammicheli
in relazione al divieto di pesca legato alla peste suina
TROTE E CINGHIALI Scenario distopico. Sarebbero bastati e avanzati i divieti di immissione che hanno smantellato la precedente gestione di molte acque e anche di riserve di pesca che erano diventate un riferimento di livello nazionale. Ma se anche non fosse stato, per qualcuno le immissioni non sarebbero servite a molto, perché ci avrebbero pensato i cinghiali. Ma che c’entrano i cinghiali con le trote? Niente, certo: il problema è evitare che il passaggio di persone sul territorio contribuisca alla diffusione del contagio di peste suina che interessa un’ampia zona del nord ovest dello stivale. Per questo nell’area interessata dalla malattia è stato imposto il divieto di praticare attività all’aria aperta, compresa quindi la pesca. Nessun momento avrebbe potuto essere migliore per capire cosa significa imporre restrizioni a causa di un qualche agente patogeno rischioso, se non in questo caso per le persone certo per l’economia, nello specifico quella zootecnica. Più acquisiamo controllo sulla natura, maggiore diventa la probabilità che qualcosa vada storto. Una vera contraddizione. Ci sembra di avere il controllo, ma è un fatto momentaneo che si regge su una continua rincorsa a imporre condizioni non naturali e a cercare di mitigare i problemi che ne derivano. Probabile che la cosa giusta da fare sarebbe sfruttare le nostre capacità di intervento in tutt’altro modo. Qualche esempio banale? Rinaturalizzare i nostri fiumi invece di continuare con le ruspe in alveo e le sezioni trapezoidali? Abbattere gli sbarramenti invece di sacrificare i nostri torrenti al micro idroelettrico? Non è vero che la narrazione, per quanto a volte un po’ ambigua, ci indirizza all’esaltazione dei valori ambientali? Di sicuro anche per la pesca: si va nella riserva, ma l’immagine che si ha in testa è quella di un posto selvaggio dove l’abbondanza è naturale e non inserita in una pianificazione di tipo aziendale. Vada per il surrogato di qualità, anche se ad averne la possibilità si va, che so, in Patagonia? Magari in Nuova Zelan-
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MOSCA e SPINNING
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da. Oppure in Islanda, Alaska? Meglio al caldo? Risparmiamoci la lista di destinazioni porno-alieutiche. Sembra quindi di essere alla fine di un vicolo cieco e a dimostrarcelo potrebbero bastare i laghetti a pagamento. Che vanno bene, certamente, se ne potrebbe argomentare all’infinito o quasi, ma è anche evidente che sono un surrogato per quanto pieno di pregi, di cui accontentarsi all’occorrenza. Certo non è facile convincersi che strappare una spigoletta in foce stia al pari di una notte di fuoco con gli striped bass, o che i cavedani a secca valgano i temoli o che la fario del rigagnolo se la veda con la steelhead. Quello che però i pescatori davvero vorrebbero sarebbe avere nei propri territori zone di pesca in contesti naturali integri. I cinghiali alla fine non c’entrano direttamente, ma continuano a fare parte di un sistema di gestione, più o meno che questo possa essere istituzionale. Hanno creato un contesto di caccia abbondantemente utile, evidentemente anche troppo, e si potrebbe fare un parallelo con la pesca ‘assistita’, considerando certo che l’impatto della fauna ittica sul nostro territorio è nettamente minore. Non sarà andata dovunque allo stesso modo, ma per i cinghiali sappiamo come l’interesse venatorio abbia profondamente cambiato il contesto rispetto alle condizioni naturali dei nostri territori. Molte zone si sono trovate a dover fronteggiare la comparsa improvvisa della specie in forme e numeri tali da diventare in vero problema per l’agricoltura e talvolta anche da danneggiare in modo significativo alcuni ecosistemi. Non sembra che, fatte le dovute differenze, la cosa possa ricordare un po’ i siluri? Forse dovremmo ammettere che avrebbe potuto essere meglio aver continuato a pescare cavedani. E diano pure i cacciatori virtuosi la loro interpretazione riguardo ai cinghiali. Alla fine, per simmetria, potremmo temere una peste salmonicola a causa della quale venga chiusa anche la caccia. Distopia appunto.
notizie dal 30 aprile al 2 maggio
EOS SHOW 2022 Si terrà da sabato 30 aprile a lunedì 2 maggio la prima edizione dell’EOS Show, European Outdoor Show, il grande salone di pesca, nautica, caccia, tiro sportivo, outdoor, distribuito in quattro padiglioni per uno spazio espositivo complessivo di 59.000 mq. Per quanto riguarda la pesca, vastissima è la presenza delle aziende e delle associazioni dei settori Mosca e Spinning, riunite nei 10.000 mq del padiglione 10. L’elenco aggiornato dei partecipanti si trova sul sito www.eos-show.com, così come quello dei negozi che animeranno l’area Shopping, la quale ha ricevuto un particolare impulso: i numerosi negozi presenti potranno godere infatti del padiglione più ampio, il n. 9, di 17.000 mq complessivi, confinante con il padiglione 10, nel quale avranno modo di presentare nel modo migliore tutte le ultime novità e di proporre varie offerte dedicate ai visitatori della fiera. Nell’area dedicata alla nautica hanno già dato conferma della loro presenza Suzuki e Yamaha, che attireranno come di consueto l’interesse anche di molti pescatori. Numerosi saranno gli eventi e le presentazioni; per chi vuole imparare la tecnica di lancio a spinning con attrezzatura da casting sarà possibile frequentare un apposito corso, mentre la SIM, Scuola Italiana di Pesca a Mosca, offirà corsi di costruzione per i più piccoli e dimostrazioni di lancio. EOS Show ospiterà anche l’Italian Fly Tying Show, grande manifestazione di costruzione mosca organizzata da Fabio Federighi e Federico Renzi, con la partecipazione di Luca Barosselli, Emiliano Bartolini,
Giampiero Bartolini, Gianluca Capizzi, Alessandro Casiglia, Marco Scleri Clari, Emmanuel Crosa, Enrico Fantasia, Branko Gašparin, Andrea Gasparini, Fabio Gasperoni, Matteo Ghizzo, Bo Hermansen, Konstantin Karagyozov, Andrea Nuti, Andrea Pegorin, Enrico Puglisi, Dimitri Repele, Davide Sacchi, Riccardo Sensidoni, Stefano Ticchiati, Bane Todorovic, Eros Tommasi, Loris Zecchinello. L’Italian Fly Tying Show ha un suo gruppo pubblico su Facebook, cui si rimanda. Veronafiere, che ha ripreso la propria attività in presenza e nella massima sicurezza già da giugno 2021, attua varie misure per prevenire il coronavirus secondo il protocollo Safetybusiness: un sistema che ha dimostrato la propria validità anche in occasione di rassegne consumer di grande pubblico. I biglietti sono acquistabili sulla apposita pagina del sito. Ridotto Gruppi Web (riduzione riservata a gruppi composti da almeno 15 persone): 10,00€ + 0,90€ di diritto di prevendita; Ridotto Web: 13,00€ +1,35€ di diritto di prevendita. Si invita a visitare il sito www.eos-show.com per tutti gli aggiornamenti e le anteprime sulla manifestazione. Organizzazione: E.O.S. s.r.l., Via Misurina 4, 35035 Mestrino (PD), tel. 049/9004444.
dal 6 all’8 maggio ad Orbetello, montepremi di oltre quindicimila euro
BRANZINO THE CHALLENGE 2022 C’è tempo fino a giovedì 31 marzo per iscriversi a Branzino the Challenge la più importante manifestazione a livello europeo, con le esche artificiali, specificatamente dedicata alla spigola che si pratica in kayak. La quinta edizione, organizzata dall’Associazione Insidefishing, vede il patrocinio dell’amministrazione comunale di Orbetello e si svolgerà presso l’area del Circolo Canottieri di Orbetello, dove sarà allestita una struttura di accoglienza, che consentirà lo svolgimento di tutte le attività legate alla
manifestazione. Nelle due giornate di competizione, sabato 7 e domenica 8 maggio, della durata di sette ore di pesca ciascuna, i kayaker saranno impegnati su due campi di gara, la laguna di Ponente e quella di Levante. La manifestazione si svolgerà rispettando le regole di distanziamento e le prevenzione vigenti per cui, dopo la chiusura delle operazioni di registrazione e consegna dei gadget per i concorrenti, intorno alle 16.30 di venerdì 6 maggio tutti i partecipanti si ritroveranno presso la struttura di ricevimento del Circolo Canottieri di Orbetello per la presentazione ufficiale della manifestazione alla presenza delle autorità locali. La gara entrerà nel vivo alle prime luci dell’alba di sabato 7 maggio. Il montepremi complessivo di oltre quindicimila euro va a consolidare i premi dei primi tre classificati. I risultati delle due sessioni di pesca, al termine della competizione, saranno sommati per stilare le classifiche finali strutturate sia con una lista individuale che con una per team composti da due pescatori. La manifestazione aderisce al no kill, per cui, al fine di facilitare il rapido rilascio delle spigole, il termine di verifica della lunghezza delle catture si baserà sulle immagini fotografiche scattate direttamente dai partecipanti in gara, muniti di telefono, che trasmetteranno tramite applicazione WhatsApp l’immagine della cattura in tempo reale direttamente al recapito di riferimento degli organizzatori. Anche quest’anno le fasi salienti della gara saranno trasmesse in diretta streaming da BranzinoLive sulla pagina Facebook di Branzino the Challenge. Lo studio permanente, allestito all’interno della struttura di ricevimento del Circolo Canottieri di Orbetello, sarà il punto d’incontro di esperti e appassionati che cercheranno di raccontare una delle più emozionanti gare di pesca del territorio. Spazio anche all’enogastronomia con la possibilità di degustare le specialità locali, preparate da chef stellati. Per l’edizione 2022 tornano anche le attività dimostrative rivolte al pubblico: esperti del settore impartiranno gratuitamente lezioni di pesca e i primi rudimenti per andare in kayak in piena sicurezza. Come sempre la gara, individuale o in team, è aperta a tutti, unico limite aver compiuto 14 anni; chi è sprovvisto di kayak ha la possibilità di noleggiarlo direttamente in loco grazie alle aziende Galaxy Kayaks, Bolsena Yachting e Ozone Kayak. Branzino the Challenge si pregia della partnership di prestigiosi brand del settore come Bolsena Yachting, Ozone Kayak, Galaxy Kayaks, T3 Distribution, Tubertini, Trabucco, NRS, Garmin Italia, Old Captain, CogitechBKK, Railblaza, Aquamap. Per info e iscrizioni: www.branzinothechallenge. com oppure pagina Fb: Branzino the Challenge.
a Boario Terme nei giorni 27-28-29 maggio
RADUNO IBRA Il consiglio IBRA ha deciso di tenere il prossimo raduno italiano nei giorni 27-28-29 maggio 2022 presso l’Hotel Rizzi Aquacharme di Boario Terme. Sarà a disposizione una prestigiosa sala all’interno delle Terme di Boario, isolata e interamente riservata alla manifestazione, circondata da spazi esterni per provare le canne. Sarà una bellissima occasione per incontrarsi nuovamente dopo i due anni saltati a causa della pandemia e passare qualche bella giornata dedicata al mondo delle canne in bamboo. Per il programma ed eventuali ulteriori comunicazioni si invita a visitare il sito IBRA: www.rodmakers.it.
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MOSCA e SPINNING
• 2/2022
notizie
a cura dello Spinning Club Italia • www.spinningclubitalia.it
ora fruibile autonomamente su smart tv, pc, smartphone e tablet
È NATA LA MULTIPIATTAFORMA PESCA TV È disponibile da marzo la multipiattaforma del canale Pesca Tv che, con gli oltre 3000 contenuti, soddisfa le esigenze di tutti gli appassionati di pesca. Emozioni ed esperienze di un team di esperti, documentari, reportage, rubriche e approfondimenti di tecnica venatoria e alieutica: questo e molto altro solo su cacciaepesca.tv. È ora possibile seguire le proprie passioni sempre e ovunque su smart tv, pc, smartphone e tablet. Si tratta di un’offerta unica che dà la possibilità di scegliere l’abbonamento più adatto alle proprie esigenze e di personalizzare la propria esperienza selezionando le specialità e le tecniche preferite. Tante le serie disponibili in qualsiasi momento in streaming e on demand. Un’offerta innovativa che si aggiunge alla tradizionale distribuzione satellitare che accompagna gli appassionati di caccia e pesca da oltre 17 anni. Gli amanti della pesca possono seguire Matteo De Falco in «Passione Artificiale», Luca Quintavalla e le sue avventure ne «Il bassfishing del mio miglior amico» con Valerio Morini, la coppia Alberto Salvini e Marica Cicoria in «Il Diario di Pescavventura». Per gli appassionati di pesca in mare dalla barca ci sono Walter Ferraro, che tra Liguria e Sardegna, racconta le sue uscite in «A Pesca con Walter», Gianluca Sulas in «Seabassunters» che si dedica alla ricerca della spigola e Riccardo Fanelli che con la sua esperienza accompagna gli spettatori in «Fishing Veterans». Le acque pugliesi sono invece il teatro di «Cronache di una guida di pesca sportiva» di Andrea Iacovizzi, mentre gli appassionati di pesca dalla riva possono seguire Stefano Passarelli nel suo «Surfcasting specialist» o le splendide avventure raccontate da Graziano Giambastiani in «In mare dalla riva». Non manca la pesca al siluro con Michele Valeriani, il carpfishing con Salvatore Perrone e Vita Gallitto e le mosche e le canne di bambù di Riccardo Sensidoni in «Keep Calm & Upstream». Per i neo appassionati «Profishional’s School», una serie di video con cui alcuni dei più esperti pescatori italiani condividono segreti e malizie delle tecniche più praticate. Abbonarsi è semplice: basta collegarsi al sito www.cacciaepesca.tv e scegliere l’offerta più adatta alle proprie esigenze. Per il primo mese, è possibile abbonarsi al prezzo lancio di 2,99 euro a canale. Successivamente si potrà scegliere tra: abbonamento Pesca Tv a partire da 4,99 euro al mese e abbonamento Caccia Tv a partire da 5,99 euro al mese. Inoltre, gli appassionati di entrambe le discipline potranno scegliere Caccia Tv più Pesca Tv a partire da 8,99 al mese. A seguire indichiamo come sempre le nuove programmazioni in onda. A partire da giovedì 7 aprile alle ore 21.30 Pesca presenta I signori della pesca a mosca 3. Torna la serie che presenta episodi monografici che ritraggono diversi pescatori italiani che hanno segnato a loro modo il mondo della pesca del nostro paese. Tanti personaggi, che si raccontano nelle interviste esclusive che vengono fatte loro, permettendo a chi guarda di conoscere in profondità le loro vite e soprattutto la loro esperienza di pesca, tra aneddoti, curiosità e tecnica. Lunedì 11 aprile alle ore 22.00 torna con la settima stagione Fishing Veterans, il programma con cui Riccardo Fanelli porta lo spettatore a pesca in mare dalla barca insieme a grandi veterani e appassionati. Traina col vivo e con gli artificiali, vertical jigging con artificiali ed esche naturali e drifting: tanti approcci e diverse tecniche alla ricerca delle vere emozioni della pesca dalla barca, tutto condito dalle consuete ‘pillole’ in cui i veterani regalano i loro segreti per migliorare l’efficacia delle nostre azioni di pesca.
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MOSCA e SPINNING
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5000 avannotti rilasciati nel loro ambiente
PROGETTO MARMORATA 2022 Anche quest’anno procede senza sosta l’attività del Progetto Marmorata portata avanti dallo Spinning Club Italia. Il lavoro è iniziato a dicembre dello scorso anno con il monitoraggio delle freghe di trota marmorata e col recupero delle uova rimaste in asciutta e, da quest’anno, di alcuni riproduttori, successivamente rilasciati nel proprio ambiente naturale. Nell’impianto SCI di Merlino gli ittiologi, coadiuvati da soci volontari, hanno seguito con attenzione le fasi di schiusa e di primo sviluppo di esemplari di trota marmorata autoctona del bacino del fiume Adda e del basso Brembo. Nel monitoraggio e nella cura quotidiana delle uova e degli avannotti sono messe in atto soluzioni tecniche maturate in più di vent’anni esperienza e che hanno fatto registrare a fine ciclo un tasso di sopravvivenza superiore al 90%. Finalmente, inoltre, si nota un piccolo ma apprezzabile aumento dei letti di frega di trote marmorate nelle acque in cui è presente il progetto, a dimostrazione della bontà delle azioni intraprese, fondamentali per la salvaguardia e la tutela di questo prezioso endemismo delle nostre acque, minacciato dai cambiamenti ambientali e dalla modifica del proprio ambiente, oltre che dall’eccessiva predazione. Domenica 20 febbraio 2022 i volontari hanno rilasciato nel proprio ambiente i prima 5000 avannotti di trota marmorata, mentre nei prossimi giorni, una volta pronti, proseguiranno le immissione degli altri esemplari nelle proprie acque.
domenica 30 gennaio presso il lago Fialdini di Mediglia
RADUNO NAZIONALE TROTA LAGHETTO Abbiamo chiesto a Ettore Ghezzi, Segretario nazionale SCI e instancabile organizzatore di eventi di pesca, di raccontarci la genesi e lo sviluppo del recente raduno nazionale di spinning a trota laghetto tenutosi domenica 30 gennaio presso il lago Fialdini di Mediglia (Milano). È la migliore testimonianza dello spirito che lega i componenti del nostro sodalizio. Racconta Ettore: «Avete presente quelle cose che nascono per gioco e divertimento che ti viene spontaneo condividerle con gli amici? Ecco, il raduno è nato così. Era già da qualche settimana che con qualche socio mi divertivo ad andare a pescare in un lago a regime no kill. Non il classico laghetto da area, ma qualcosa di molto più grande con prede molto più grandi, anche di notevole misura. Un lunedì sera, durante una riunione del club qualcuno ha lanciato l’idea: “Facciamo una bella pescata di gruppo, senza fare gara o altro, una semplice pescata fra amici”. E così è stato! Molti gli amici delle varie sedi dello SCI Milano, Piacenza, Lodi e Ravenna: qualcuno ha fatto veramente tanta strada arrivando da Fermo. Dopo le dovute presentazioni e un piccolo benvenuto da parte del presidente Mario, foto di rito e... via a pescare, chi con attrezzatura leggera, chi molto più pesante alla ricerca di qualche big. Tutto fino alla pausa pranzo con pane e salamelle per tutti. Un ringraziamento va a tutti i partecipanti, ma uno particolare a Luigi del Fialdini Fishing area lago Bellaria per averci ospitato e sopportato; Angelo e Fabio per l’impegno a cucinare; Marcello che ad ogni evento rinuncia a pescare per fare il fotografo; Valerio per l’aiuto a gestire la giornata.
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notizie
Ricapitoliamo le principali novità comparse su PIPAM negli ultimi periodi, invitandovi a leggere gli approfondimenti e novità direttamente online sul sito www.pipam.it. Se volete partecipare alla nostra comunità nativa non dovete far altro che iscrivervi al FORUM e partecipare attivamente alle discussioni. Ma PIPAM è anche altro... troverete articoli di tecnica, di flytying, recensioni, test, filmati, ... fatti da pescatori a mosca per i pescatori a mosca e con il quarto di secolo online ormai nel mirino crediamo che di materiale ce ne sia per molto e per tutti i gusti. Siamo presenti anche su vari social come Facebook (https://www.facebook.com /groups/41688482011), Vimeo (https:// www.youtube.com/user/wwwpipam/videos) e Instagram (https://www.instagram.com/ pipam.it) per cui, anche in questo caso, l’invito è quello di iscrivervi e partecipare numerosi!
bead: tungsteno 3,5 mm code: holo flash predator chartreuse corpo: dub peacock/bronze dorso: flash/lateral scale rigaggio: holo flash predator chartreuse torace: Spectra dub uv white filo di montaggio: dark grey 140 Acque Magiche
Rilascio dello shooting
FLY FISHING MAGAZINE
OFS una nessuna centomila a cura di Andrea Cuccaro (WM) Royal Coachman variante moderna. Nel mondo della pesca a mosca esistono alcuni dressing che, rivelatisi catturanti nella loro versione originale, vengono poi riproposti in ruoli diversi. Un dressing di successo ci mette un nonnulla, ed esempio una secca, a diventare un emergente, una ninfa, una sommersa ... uno streamer. Questi dressing io li chiamo polimorfici. Alcuni tra gli esempi più famosi nella storia del fly tying che mi vengono in mente sono la Red Tag, la Pheasant Tail... e la Royal Coachman. White & Peacock Nymph a cura della redazione Materiali utilizzati amo: Hanak h300 bl n. 10-12
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impressioni. Il tratto a regolamentazione no kill è estremamente bello. Raramente ho visto un fiume più vocato alla pesca a mosca di questo. Largo dai 25 ai 40 metri e con una profondità media di circa 70 cm, che consente di guadarlo in molti punti. Con livelli normali la corrente è moderata e placa ulteriormente In alcune lunghe pool leggermente più profonde. Ci sono tanti raschi e correntine. Le rive sono facilmente percorribili con sentieri e accessi ben tracciati. Il fondo è stabile ed è costituito da ciottoli di medie dimensioni con inframezzati alcuni massi più grandi. Si cammina bene ma occorre prestare attenzione per non inciampare nelle irregolarità del fondo. È tutto pescabile anche se ci sono delle beat più famose e numerate dall’1 al 10.
a cura di Alvaro Masseini «Un fiume come questo, oltre che in Patagonia, scorre nella mente di ogni pescatore a mosca». Alvaro Masseini, giornalista free lance, vive sulle colline del lago Trasimeno. Ha insegnato storia e filosofia nei licei, collabora con i principali periodici italiani di settore e con la rivista storica «American Fly Fisher». Per i tipi delle Edizioni Angolo Manzoni ha pubblicato nel 1998 Della Patagonia ed altri sogni. Viaggiatore con l’arte della pesca a mosca, e nel 2003 Inseguendo il Sole. Appunti di viaggio dalle terre dei salmoni. Nel 2008 è uscito per Pescare Viaggiando Per mare e per terra. Storie di pesca dell’altro mondo Fiume San (Polonia) a cura di Beppe Saglia (Beppe S.) Premesso, che come sempre, un’uscita di tre giorni non è sicuramente sufficiente per giudicare un fiume, mi limito a dare alcune informazioni di carattere generale e alcune
a cura di Valerio Santagostino (Balboa) Quando si rilascia lo shooting? Se si rilascia troppo presto cosa succede? Se si rilascia tropo tardi, cosa succede? Esiste qualche tecnica nella quale, se rilasciato in ritardo, si hanno vantaggi? In che lanci, se rilasciato in ritardo, si hanno giovamenti? Ma quali sono questi vantaggi/giovamenti? Per fare distanza, quando si rilascia? E che cos’è lo shooting?
I THREAD PIÙ SEGUITI Ninfa leggera
thread aperto da Valerio Santagostino (Balboa) Che definizione potremmo dare della ‘ninfa leggera’? Una ninfetta con la bead in brass? Una ninfa appesantita solamente dall’amo? Una ninfetta arricchita con tinsel di rame a vista o giri di piombo sotto corpo? Una ninfetta con bead dell’1.5, massimo 2, in tung? Una ninfa con occhietti, conetti, javi, piastrine o altro? Una ninfetta che non fa
affondare un voluminoso drop? Una ninfetta che affonda solo per il materiale con il quale è costruita? Oppure la definiamo ‘leggera’ se possiamo lanciarla con facilità e precisione, magari con un’attrezzatura non proprio da ninfa?
slamatura data da una ferrata meno efficace per via dell’effetto della molla. Allego una foto trovata sul web della spirale in questione. Voi cosa usate? Grazie.
Indicatore di abboccata
Sbagliare acquisti: il guadino
thread aperto da Nicola Osteria Chiedo un consiglio a tutti voi che avete sicuramente più esperienza di me. Pesco con il nuovo leader della Texstreme lungo 10 metri a cui attacco una molla di nylon fatta da me, a seguire un micro ring e un tip di due metri con due ninfe. Ho preso questa decisione perché con il bicolor e tenendo il sistema in leggera tensione a mio parere le ninfe non era libere di muoversi ma erano sempre un po’ in ‘tirare’. Con la molla riesco a tenere in leggera tensione il leader e il tip si muove più libero. Qui nasce il problema della ferrata. Due trote due slamate, una particolarmente bella. Chiedo a voi se avete mai usato questo indicatore e se si riesca a ovviare con piccoli trucchi al problema della
I CERCHI PIÙ INTERESSANTI
Modifica costituzionale a cura di Beppe Saglia (Beppe S.) La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi entra in Costituzione. L’aula della Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge costituzionale che modifica in tal senso due articoli della Carta, il 9 e il 41. Il testo, alla seconda lettura alla Camera, è passato a Montecitorio con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti. Il Senato lo aveva approvato con la maggioranza dei due terzi lo scorso 3 novembre. Di conseguenza, entra subito in vigore e non è sottoponibile a referendum. La salvaguardia dell’ambiente e la protezione degli animali entrano a far parte dei «valori fondanti» dello Stato «a tutela delle future generazioni». Cavedani invernali
a cura di Angelo Piller (Angelo) Il guadino è diventato un accessorio praticamente indispensabile. Lo ritengo molto utile soprattutto per ridurre i tempi di combattimento, ma anche quando ci troviamo di fronte a pesci importanti in acque ‘difficili’ e vogliamo ridurre il rischio di perderli. L’errore che assolutamente non bisogna fare è quello di scegliere un guadino con la rete poco profonda. Un pesce di taglia potrebbe facilmente sfruttare la poca profondità della rete gommata per saltare verso la libertà... che le verrebbe risparmiata comunque.
a cura di Antonio Napolitano (Flyaenne) Affrontare il cavedano non è mai facile: è un pesce stimolante per migliorare la tecnica e l’approccio e rappresenta un ottimo ripiego durante il periodo invernale.
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BASSFISHING IN CAVA
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NICHOLAS MICHELETTI [michelettinicholas@gmail.com]
ra le varie tipologie di ambienti del nostro paese in cui il bass prolifica, la maggior parte è probabilmente costituita da laghi artificiali di piccola e media dimensione, spesso ex cave dismesse. L’Italia, infatti, è disseminata da nord a sud di una miriade di questi specchi d’acqua, i quali, data la loro diffusione, molto spesso rappresentano il punto di partenza per chi si avvicina a questa tecnica di pesca. Non si cada nell’errore, però, di considerarli ambienti necessariamente facili da affrontare e che non possano rappresentare una sfida per il bass angler più esperto. Se da un lato, infatti, il processo di localizzazione del pesce in questi luoghi può risultare meno complesso rispetto ad ambienti più vasti, molto spesso, a causa dell’alta pressione di pesca, si ha a che fare con bass smaliziati e per niente facili da catturare. Per di più, molti pesci di taglia record per le acque italiane sono stati catturati proprio in cava.
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anatomia di una cava
Quando ci si trova ad affrontare una cava in cui non si è mai pescato prima, occorre tener conto dei seguenti fattori: pattern stagionale (come ad esempio inverno, pre frega, post frega, estate ecc.), colore dell’acqua, strutture e cover presenti, foraggio presente. La combinazione di queste variabili potrà dare uno spunto iniziale su come e dove iniziare a cercare il pesce. Ma andiamo per gradi e analizziamo innanzitutto le peculiarità di questi ambienti. Come si evince dal nome, l’origine delle cave deriva dall’azione umana di escavazione del terreno. In seguito al boom economico dello scorso secolo, l’urgente richiesta di materie prime ha fatto sì che fosse creato sul nostro territorio un gran numero di questi laghi artificiali, dalle forme e caratteristiche più diverse. Le dimensioni di solito non sono superiori a una
decina di ettari, ma con profondità, proprio a causa della loro origine, molto elevate. Non è infatti difficile che una cava anche modesta raggiunga profondità superiori ai dieci metri, cosa molto rara per un lago naturale di grandezza analoga. Di conseguenza, è molto frequente che questi ambienti presentino sponde con pendenza molto pronunciata, e allo stesso modo scalini e salti di profondità accentuati. Un tipo di struttura offshore (cioè lontana dalla sponda) tipica delle cave è spesso costituita da cumuli sommersi, creatisi proprio a seguito del processo di escavazione, che quando le condizioni lo permettono possono risultare molto redditizi e poco pressati dalla maggior parte dei pescatori che frequentano il posto. Per quanto riguarda la pesca da sponda, una tipologia di cover classica per le cave, specialmente quelle di più antica costruzione, e che il bass tende spesso a utilizzare in qualsiasi periodo dell’anno, è data da alberi caduti in acqua; anche la roccia è spesso presente in questi ambienti, così come erbai di varia natura. Per quanto attiene alla limpidezza dell’acqua, molto dipende dalla composizione del fondale: di solito le cave situate in zone sabbiose tendono a essere più limpide di quelle che presentano un fondale argilloso. Non è detto però che la limpidezza sia costante durante tutto il corso dell’anno: fioriture periodiche di alghe unicellulari, piogge, erosione delle sponde e molti altri fattori possono far cambiare colore all’acqua anche velocemente. In cava la dieta del bass dipende senza dubbio da due tipi di foraggio principale, da nord a sud: gambero e persico sole. È frequente che l’ambiente sia popolato anche da varie specie di pesce bianco, come alborelle, scardole, e via dicendo, ma è abbastanza raro, almeno nelle cave libere, che questi rappresentino una fonte di sostentamento massiccia e di facile reperibilità per il bass. Gambero della Louisiana e persico sole, al contrario, sono animali che riescono a moltiplicarsi in massicce quantità in cava e che tra l’altro provengono dallo stesso areale di origine del bass, che si è evoluto per millenni sfruttando catene alimentari costituite proprio da questo tipo di foraggio. Occorre però menzionare anche un ulteriore scenario, frequente in molte cave, soprattutto quelle meno pressate. In alcuni di questi ambienti, infatti, il bass può tendere all’iperprolificazione. Aumentando di numero, diminuirà il foraggio disponibile per ogni singolo pesce e col passare degli anni la cava potrà ritrovarsi letteralmente invasa da bass di piccola taglia, che faticano a crescere oltre una certa dimensione a causa della scarsità di cibo disponibile. In questi ambienti particolari, quindi, si crea una situazione nella quale i pochi pesci che riescono a superare una certa taglia avranno le potenzialità per diventare pesci da record, dato che troveranno foraggio presso-
ché infinito, costituito, per l’appunto, da altri bass. Non a caso cave di questo tipo ospitano spesso un numero limitatissimo di esemplari molto grossi, mentre la quasi totalità della popolazione di bass è costituita da pesci piccoli.
tecniche e approcci
Durante l’inverno, la temperatura dell’acqua della cava raggiunge i valori minimi e di solito non presenta grosse differenze di valore al variare della profondità. In questi casi, il bass ama sostare a contatto con il fondo, specie nelle giornate nuvolose, e in genere riusciremo a farlo mangiare solo a patto di restare nella sua strike zone il più a lungo possibile. In questi casi, esche che emettono poche vibrazioni, ma che al contempo dispongono di un appeal anche ad esca ferma sono quelle che riscuotono il maggior successo. Il jig è quindi l’esca
Un bel black bass catturato a jika rig nei primi periodi dell’anno, quando le temperature dell’acqua iniziano ad alzarsi. Il jika rig è un innesco di concezione giapponese e da qualche anno è diventato un must anche in Italia.
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TECNICA MOSCA
DRAGAGGI
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MASSIMO MAGLIOCCO [max@massimomagliocco.it]
uando una trota in attività sotto la superficie dell’acqua rifiuta sistematicamente la mosca, quasi sempre diamo la colpa del suo comportamento alla scelta dell’artificiale o a una posa non perfettamente eseguita. Solo dopo aver cambiato inutilmente più mosche ci si rende conto che la causa dei rifiuti possiede una natura molto più infida e decisamente più determinante: il dragaggio. La stragrande maggioranza dei pescatori a mosca però, quando si parla di dragaggio, ritiene che il fenomeno sia causato solo dalla scia dell’artificiale, mentre non tutti sanno che ne esiste uno ancora più infido di quello provocato dalla mosca: il dragaggio del finale. Quasi sempre entrambi i fenomeni sono la vera causa dei nostri insuccessi e solo sostituendo l’improvvisazione con la razionalità si possono ottenere dei risultati.
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le cause
Per capire a fondo il problema dragaggio, occorre analizzare a fondo il fattore acqua in rapporto alle correnti sia superficiali, sia, dove è possibile capirle, sommerse. È necessario anzitutto suddividere le tipologie di acqua in due parti: acque veloci e acque più lente, ognuna con le proprie problematiche specifiche. Le acque veloci possiedono lungo il loro tragitto una serie di ostacoli naturali, come massi e tronchi di albero, e a volte anche artificiali, come vecchi ruderi di cemento, che ne condizionano il percorso, facendo loro cambiare andatura e molte volte anche direzione. Partendo dal concetto che lo scopo dei nostri lanci è quello di posare la mosca oltre queste superfici, che sono poi all’origine delle negative scie, bisogna analizzare oltre a questi una serie di fattori determinanti tra-
mite i quali si genera il fenomeno. Se è vero che il dragaggio è in stretto rapporto con le correnti e che la coda a contatto con esse è il veicolo principale tramite il quale scaturisce, è anche vero che l’obiettivo che dobbiamo raggiungere tramite il lancio è che più questo è lungo, più la nostra mosca è preda del dragaggio in funzione della maggior quantità di coda che si adagia su più correnti estremamente differenti tra di loro. Distanza-coda-dragaggio diventa allora un trinomio inscindibile e si può arrivare ad affermare che + distanza = + coda = + dragaggio. Le tre componenti sono in stretto rapporto tra loro ed è facile capire che al fattore distanza sono collegati gli altri due. Il torrente, proprio per la sua conformazione e per il modo in cui va attaccato, abbisogna di lanci medio-corti e di conseguenza di una minor quantità di coda fuori, ma non si può dire che solo per il fatto che in questi luoghi non lanciamo lungo il dragaggio non si manifesti facilmente. Per le acque più lente, come per esempio le risorgive, il discorso cambia, perché queste possiedono problemi differenti, ma per certi versi spesso più difficili da combattere. Tali acque hanno a prima vista un andamento apparentemente compatto, tranquillo, ma sono in realtà soggette a microtensioni superficiali che sfuggono a un occhio non allenato e traggono origine, per esempio, dalle ‘scodate’ che le alghe producono e da ulteriori correnti subacquee. Inevitabilmente, questo frenetico ma sottile movimento dell’acqua negli strati inferiori crea tante piccole velocità diverse in superficie, che sono poi la causa dei cosiddetti ‘microdragaggi’. Il termine non deve far pensare a un fenomeno irrilevante e quindi trascurabile, ma, proprio in funzione dell’acqua piatta in cui più frequentemente si genera e nella quale è tutto più facilmente visibile, a qualcosa che lascerà indifferente la trota al passaggio della nostra mosca. Altra causa del dragaggio in questo tipo di acque è la diversa velocità esistente tra le superfici vicine alle rive e il centro fiume, mentre un grosso inconveniente è che il 99% delle volte si deve, per ovvie ragioni, pescare a piede asciutto, limitando fortemente le possibili soluzioni adottabili e quindi condizionare di conseguenza l’azione di pesca. In questo tipo di acque, in relazione al rapporto distanza-dragaggio, vale lo stesso discorso fatto per quelle veloci e in entrambe molte volte, oltre al dragaggio della mosca, se ne genera un altro altrettanto negativo ma decisamente più subdolo e quasi sempre invisibile: il dragaggio del finale. In effetti il dragaggio della mosca non è sempre così dannoso come si pensa, anche se rimane un nemico da sconfiggere. Trote e temoli spesso non disdegnano una mosca che draga, salendo su di essa in maniera irruenta, mentre il dragaggio del finale suscita nel pesce enorme sospetto, che si tramuta a volte in paura. Del finale, non bisogna pensare che sia tutto a dragare, ma esattamente gli ultimi 40-50 cm del tip; il grosso problema sta nel fatto che tale dragaggio non si manifesta in maniera chiara e lampante come quello generato dalla mosca, essendo spesso impercettibile. È evidente che questo fenomeno è negativo in acque piatte, dove il pesce può controllare da vicino e molto bene tutta la situazione, mentre in torrente, a causa dell’increspatura dell’acqua, riveste sicuramente un’importanza minore. In questi luoghi ci riteniamo soddisfatti quando vediamo che la nostra mosca scende bene sull’acqua, mentre è proprio questo il momento di controllare, se possibile, cosa avviene intorno ad essa. Purtroppo il grosso inconveniente è che a una certa distanza diventa impossibile qualsiasi tipo di controllo.
Spesso diventiamo matti nel cercare una risposta plausibile ai numerosi rifiuti delle trote, che potremmo invece trovare proprio nel dragaggio del finale. In questo caso per rifiuto non intendo quello della trota che sale verso la mosca e a pochi centimetri da essa se ne torna dove era prima, ma il disinteresse totale del salmonide nei confronti dell’artificiale. Quali sono le cause che originano il dragaggio del finale? Una in particolare, che ne è la principale matrice, si può riscontrare nel fatto che il finale, galleggiando, è soggetto alle forze delle tensioni superficiale e quindi in balìa di esse. Ecco perché dico sempre che il finale nella sua interezza deve rompere la pellicola superficiale e stazionare immediatamente sotto di essa. ‘Sporcando’ il filo ogni 70-80 cm con del silicone, faremo sì che esso sia ‘agganciato’ sulla superficie e lasci il resto immediatamente sotto di essa, operazione da evitare assolutamente per il tippet il quale, essendo molto fino, non riuscirà a portarsi dietro la mosca nel momento del suo affondamento. L’ideale sarebbe averlo di fluorocarbon, il che facilita l’operazione.
i rimedi
I rimedi validi per avere la meglio sul dragaggio sono sostanzialmente tre. I primi due sono di carattere tecnico, legati a fattori tramite i quali si riesce a modificare situazioni negative o comunque a cercare di opporsi ad esse: potremmo sintetizzarli nel lancio e nel finale; il terzo è di carattere per così dire ‘pratico’, intendendo con questo il grado di esperienza maturato sui fiumi e quindi la buona lettura dell’acqua e di ciò che essa crea. Il primo fattore, cioè il lancio, è di fondamentale importanza, perché tramite di esso si riesce a forgiare la coda, dandogli forme tali da contrastare le correnti superficiali. Va assolutamente detto, però, che il modellamento
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TECNICA SPINNING
ONDULANTI per l’ASPIO 22 •
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A
GIORGIO MONTAGNA [ jomontagna@tiscalinet.it ]
vendo avuto la fortuna e il piacere di pescare nei miei vari viaggi esteri sia in Alaska che in vari fiumi della British Columbia (compresi fiumi e torrenti dell’isola di Vancouver), penso spesso che lo spinning all’aspio sia molto simile, per tecnica e per richiami, a quello al salmone, specie impiegando ondulanti di peso e forma differenti. Tanto da poter considerare l’aspio il nostro ‘salmone dei poveri’… Così, la mente mi proietta in quelle acque canadesi ricche di pesci in risalita mentre nella realtà mi sto recando sul Po, dove gli aspi, ben presenti su tutta l’asta fluviale nonché in diversi immissari, vengono definiti ‘frecce d’argento’ per la loro livrea che risalta nelle acque opalescenti del fiume. Ed è senza dubbio spettacolare ed emozionante ferrare a debita distanza in fiume un bell’aspio, pesce che riesce a trasmette una mangiata netta, seguita da una lotta magari non estenuante ma pur sempre divertente impiegando un’attrezzatura medio-leggera. Attualmente sul Po si possono catturare aspi di 4-5 chili di peso, ma esemplari sui 7-8 chili non sono certo un’utopia. Per una volta, in tema di predatori alloctoni, bisogna riconoscere che questo grosso e vorace ciprinide proveniente dall’Est europeo, dai fianchi argentati e con il dorso scuro tendente al verdastro, è riuscito ad attirare senza riserve molti lanciatori, pronti anche a sfidare le intemperie invernali pur di incocciare in un bell’esemplare. L’espansione dell’aspio ha così contribuito a modificare gli equilibri del passato, quando a essere insidiati con costanza, da primavera in poi, erano i cavedani, oggi rarefatti proprio a causa di vari carnivori alloctoni (non solo gli aspi, ma anche i luciperca e i siluri). Oggi, dunque, il Po viene frequentato sia da noi spinningofili, sia da
pattuglie di moschisti con canne a due mani anche per l’interesse destato dall’aspio. Inoltre, non destando interesse per le sue carni, viene puntualmente liberato da tutti dopo la cattura, rimanendo quindi nel fiume e divenendo più astuto e diffidente che mai. Venendo all’argomento specifico di questo articolo, sulla base di numerose uscite di pesca da primavera sino a tutto inverno sono giunto a ritenere che l’ondulante, nell’ottica dell’insidia di aspi di bella stazza, abbia una serie di vantaggi non trascurabili. In questa pesca si impiegano ondulanti lunghi e stretti, ma anche più modelli ovali: il peso è sempre un fattore non trascurabile in base all’impiego in flussi correntizi differenti e lo stesso vale per le profondità che dovremo man mano sondare in base alle postazioni raggiunte sulla riva. Considero quindi questa tipologia di artificiali un vero e proprio asso nella manica per raggiungere distanze di lancio apprezzabili, il tutto unito a un costo tutto sommato abbastanza accessibile rispetto ai tanto blasonati minnow, che proprio pescando nelle acque velate del Po spesso rimangono incagliati a ostacoli sul fondale, come a rami di alberi che giacciono sommersi dopo qualche passaggio di piene improvvise, o a massi ed altri intoppi. Non posso certo affermare che l’ondulante sia un’esca semplice da utilizzare in corrente, ma con un po’ di pratica saranno le abboccate ricevute a dirci se abbiamo fatto tutto bene in pesca… Di norma lo lancio a monte per poi seguirlo con la canna (adoro una lunghezza non inferiore agli 8 piedi, ma meglio ancora se ho una 9” lunga 2,70 m) in base alla forza della corrente e alla profondità. A volte si ottiene una mangiata rabbiosa a metà corsa dell’artificiale, altre volte a fine passata, ma mi è anche capitato di ferrare l’aspio appena l’esca cade in acqua, perché in fase di caduta e con pesci in
Un grosso esemplare allamato con l’Harmaja 85 mm di Rapala.
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PER STELIO
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Effimera palmer da caccia.
IVANO MONGATTI e tanti altri
i piaceva Stelio, perché pensava con la sua testa. Non mi va però di ricordarlo al passato. Qui ci sono le ultime mosche che aveva dato da fotografare al figlio Ruggero: lui è presente. Ne parlerò al presente. Ogni luglio, quando vado al mare, ho appuntamento con lui, nel suo negozio di Marina di Pietrasanta. Con la scusa di tagliarmi i capelli fuggo dalla canicola dell’ombrellone e chiacchiero di mosche, di pesci, di fiumi, di politica. Stelio ha sempre idee peculiari, è un polemista con il sorriso dolce e lo sguardo tagliente. Affronta ogni argomento in modo assertivo e, per questo, ci sto molto bene insieme. E poi, pesca a mosca da più anni di me; ha esperienza da vendere. Per non parlare degli aneddoti e di come sa rac-
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contarli. Ho pescato, con lui, di lunedì (giorno sacro ai barbieri), sull’alto Magra, dove è ancora selvaggio. Ho imparato un mucchio di cose quel giorno. Stelio ed io abbiamo in comune che della pesca a mosca ci piace tutto. Non siamo fanatici monotematici solo del lancio, o solo della costruzione, o solo della secca, oppure solo del mare o del fiume. Siamo curiosi e ci piace saper fare ogni cosa; quindi approfondiamo tutti questi argomenti, kata metròn, come dicevano i greci, con misura, senza esser fanatici di uno solo. In comune poi c’è pure che, alla fine, un argomento un po’ più prediletto lo abbiamo, ed è la costruzione. Solo che non ci impedisce di coltivare gli altri o, peggio, di sottovalutarli. Allora quando ci vediamo al negozio finisce che, dopo il perfetto taglio di capelli, vengono fuori le mosche, i materiali da scambiarsi e, soprattutto, le idee. Una dif-
Imitazione di Rhithrogena sp.
Stelio con Ivano Mongatti e Beppe Casieri.
ferenza tra noi invero c’è, riguardo alla costruzione: io, a cinquant’anni, considero le mie mosche e la mia ricerca un punto d’arrivo, lui, a ottanta, considera la sua un punto di partenza, e ha una voglia matta di ricercare e d’imparare ancora. Sembra un ragazzo che si avvicina adesso alla pesca a mosca. Di sicuro il taglio dei capelli è l’appuntamento che ho più caro, ma con Stelio mi vedo altre volte, perché è socio del Fly ’90 Versilia, un club ‘fratello di sangue’ del Prato Mosca Club. Quindi alle cene estive, ai raduni di costruzione, alle fiere. E se il posto a tavola accanto a lui è libero, mi ci siedo volentieri, sicuro che avrò di che imparare e di che chiacchierare per tutta la sera. Poco prima della pandemia è venuto a fare una serata al nostro club. C’era un mucchio di gente a vederlo, più di quaranta persone e, tra loro, alcuni costruttori che considera suoi maestri: Beppe Casieri e Lido Mugnaioni. L’ho visto elettrizzato, teso, emozionato, prima di iniziare. Poi si è spenta la luce e nella sala è rimasto solo il megaschermo e lui sotto. Le sue mani hanno incominciato ad avvolgere e lui, con il viso illuminato solo a metà dalla lampada da tavolo, ha iniziato a raccontare. Ogni mosca una storia. Ogni mosca un’idea. Tutti artificiali da pesca, tecniche vecchie e nuove sapientemente mixate. Ha fatto una lectio magistalis e gli applausi scroscianti, alla fine, lo hanno commosso. Nei raduni di costruzione sarebbe sbagliato dire che siamo avversari. In realtà, visto che i raduni non son gare e non li affrontiamo con quello spirito, siamo con-correnti: corriamo insieme. Prima di consegnare, quando si può, gli faccio vedere le mie mosche e lui mi mostra le sue. Ci diamo consigli per migliorarle, se ancora c’è tempo e, appunto, con-corriamo. Una volta ho fatto due bellissime imitazioni. Ma mi sono spinto assai ‘avanti’, i giudici non mi hanno capito. Son finito a metà classifica. Stelio, che ha vinto, si è avvicinato e mi ha detto: «Dovevano vincere le tue. Le tue erano troppo più belle!». Badate non me l’ha detto per piaggeria o falsa modestia. Aveva notato quei passaggi che i giudici non avevano notato, capiva e condivideva certi concetti di costruzione: il movimento, l’impressionismo, la necessità di semplificazione. Quando si corre insieme si insegna e si impara ogni volta. Io l’ho imparato tanto, questo, dal suo esempio. Stelio è così, insieme alunno e maestro, pronto a insegnare con passione alle nuove leve, pronto a imparare ancora da tutti coloro che condividono questa passione di una vita. Le sue mosche sono così, come era lui. Hanno il cuore nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
Mosca di maggio di estremo movimento, assemblata tutta con materiali naturali.
Piccola effimera in stile classico, ma con aggiunta di ali in cdc e pernice in testa per creare movimento e vita.
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MOSCA e SPINNING
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CANNE, MULINELLI, ARTIFICIALI, ACCESSORI ECC. Cerco G. Loomis crank bait series, in particolare la CBR 905C7'6 "1/2 - 1 oz. (la vecchia serie quella con il grezzo rosso bordeaux). Canna tenuta bene, no botte no graffi. Gianandrea, gbbasshunter@hotmail.com, 349/5453960. (E) Causa età avanzata, vendo Canna Affinty CTS 7' 6" per coda 4 (coda 3) tre pezzi 200 €, canna Julia rod by Zanin 7'6" coda 2 (coda 3) due pezzi pezzi 150 €, canna Zimaski per coda 3/4 8'/8,2' due pezzi, due vette 150€, canna Palù Tornado 7' coda 4 (coda 3) due pezzi 320€, canna Pezon&Michel bamboo serie PPP 7' 6" coda 4, Bretonwillers due vette 490€, canna Sharp bamboo made in England 7' per coda 4 (coda 3 due pezzi 270€, stivali Simms a vita misura X-Large in goretex 220€. Spese di spedizione a parte. Contatto: rudy.tlt@gmail.com. (D) Vendo borsa multitasche originale Hardy ‘compact’ nuova mai usata al prezzo di 180.00 euro + spedizione, trattabile, Sergio, tel. 348/29481383, email. sergio.ciullini@gmail.com. (D) Vendo spettacolare Canna Hardy Angel Smuggler 8.6 #4 in sei pezzi, nuova completa di tubo copritubo fodero cartellino. Prezzo non trattabile € 450 + spese di spedizione. Foto dopo primo contatto telefonico. Marco, tel. 338/6504431. (B)
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