Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, c. 1 C/SA/40/2016 - anno XX, n. 18 - Agosto-Settembre 2020
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AGOSTO-SETTEMBRE 2020 € 6,90
Versilia Florida Bass Per Gianni Rizzo Ondulante per il siluro Inneschi furbi per il bass
Devaux [10 pp.] Hitch Fly Fishing TW Tevere a Tenkara Gummy Blob per la carpa Fly Fishers International
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A TENKARA NELLA TAIL WATER TEVERE
di Giorgio Montagna
di Davide Muccino Zarlenga
Direttore responsabile Eugenio Ortali
A SPINNING IN VERSILIA
La Tenkara è stata sempre vista come un corpo estraneo e difficile da inglobare nella TWT, ma «il fatto che ora sia pronta a essere inserita nel regolamento rende la mia gioia ancora più grande». Una splendida giornata all’indomani del lockdown.
Il litorale dell’alto Tirreno denominato Versilia, al di là dei tanti pregi per i quali rappresenta una nota meta turistica, consente di effettuare molte buone catture di spigole, orate, serra e, nella giusta stagione, lampughe. Il tratto preso in considerazione è quello di Marina di Massa.
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redazione@lapescamoscaespinning.it www.lapescamoscaespinning.it www.facebook.com/MoscaeSpinning http://twitter.com/lapescaMeS www.flickr.com/photos/moscaespinning www.youtube.com/user/MoscaeSpinning
Hanno collaborato a questo numero Moreno Bartoli, Gianluigi ‘Giangi’ Boniolo, Davide Bossini, Pietro Brunelli, Nicolò Catellani, Renzo Della Valle, Fabio Federighi, Loris Ferrari, Massimo Ginanneschi, Ivano Mongatti, Giorgio Montagna, Jacopo Piazzi, Armando Quazzo, Federico Renzi, Emanuele Turato, Davide Muccino Zarlenga
Amministrazione, pubblicità, abbonamenti e arretrati Zona Franca Edizioni srl Via V. Veneto 169 • 00187 Roma tel. 06/42.90.38.54 abbonamenti@lapescamoscaespinning.it
PER GIANNI RIZZO
ASYLANT: HITCH FLY FISHING
di Gianluigi ‘Giangi’ Boniolo
di Armando Quazzo
L’apassionato ricordo di un amico d’infanzia di Gianni, accompagnato dalle parole di alcuni dei suoi amici e ‘colleghi’ per un articolo corale che celebra la vita e le tante virtù di un pescatore e di un imprenditore stimato da tutti nell’ambiente del bassfishing e non solo.
Facendo seguito a un articolo qui pubblicato tre anni fa, l’autore presenta una propria creazione che porta avanti il discorso sulla pesca con le mosche di tipo Hitch, con una variante che raccoglie i suggerimenti di un amico e che aggiunge maggiore visibilità in acqua.
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FLY FISHERS INTERNATIONAL. UNO SGUARDO RAVVICINATO
di Renzo Della Valle
Pubbliche relazioni e pubblicità Renzo Della Valle, Giorgio Montagna renzo.dellavalle@gmail.com, jomontagna@tiscalinet.it
Pubblicazione periodica Disponibile anche in versione digitale su www.ezpress.it Tutti i diritti riservati LA PESCA MOSCA E SPINNING ZONA FRANCA EDIZIONI srl Iscrizione ROC n. 26695 del 22.9.2016 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 225 del 29.9.2014 Direttore editoriale Giulio Fascetti
di Pietro Brunelli
Stampa: Tuccillo Arti Grafiche, Afragola Distribuzione: Press Di, Distributore stampa e multimedia srl - 20134 Milano
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Un articolo che vuole informare da vicino sugli scopi e sulle attività della FFT, a partire dai suoi corsi, dalle certificazioni e dai livelli di esaminazione EDP. Con un chiarimento sulle distanze delle prove.
INNESCHI FURBI PER MR. BASS Wacky rig, Neko rig e Tokyo rig rappresentano alcuni dei più recenti inneschi per la pesca del bass, che tornano particolarmente utili nel periodo estivo per stimolare con le esche siliconiche gli esemplari più apatici, ricercandoli negli angoli più ombrosi e freschi delle varie strutture.
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Uno splendido itinerario nel Trentino orientale, che si concentra sul tratto di Travignolo che dalla diga raggiunge l’abitato di Predazzo: un tratto immerso nelle foreste di abete rosso popolato da una moltitudine di fario di taglia medio-piccola nate e cresciute in loco.
Un artificiale che risponde alle prerogative dell’esca da siluro: ottima lanciabilità, ottimo nuoto e soprattutto ottima resistenza in fase di combattimento. Il modello qui presentato è nato per affrontare al meglio il siluro, ma è anche in grado di essere un’esca tuttofare.
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RUBRICHE
FLORIDA BASS
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di Emanuele Turato Un invito a concedersi uno dei sogni di ogni bassman: pescare il Florida bass in Florida. Con una serie di consigli per affrontare il pesce e soprattutto la vegetazione locale con tre tipologie di artificiali di reazione: spinnerbait, top water, jerkbait.
NOTIZIE SHOW ROOM MERCATINO
SPEDIZIONE ENTRO IL 20.8.2020: MONTAGGIO PERDIGON
fLY TYING CONTEST
TORRENTE TRAVIGNOLO di Jacopo Piazzi
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SPEDIZIONE ENTRO IL 20.8.2020: CRANkBAIT PER TROUT AREA
Lo stile Devaux è «sopravvissuto per ottant’anni nella nostra mente come il metodo più sicuro per creare una bella mosca da caccia. Imitativa nei colori di base, come sosteneva Aimé, ottima come silhouette generale, perfettamente e tenacemente galleggiante.».
LURE BUILDING CONTEST
Un artificiale «realizzato interamente con la Gummy Chenille, che ne aumenta esponenzialmente il volume e la densità, permettendo alla mosca di scendere lentamente verso il fondo senza l’ausilio di alcuna piombatura supplementare».
INvIACI IL TUO ARTIfICIALE AUTOCOSTRUITO: POTRAI vINCERE UNA CANNA MOLIx SkIRMjAN MSk-PH-792MH
DEVAUX di Ivano Mongatti
G U A R D A I P R E M I P E R I L 2 0 2 0 !
GUMMY BLOB PER LA CARPA di Nicolò Catellani
partecipa ai nostri contest: puoi vincere su ogni numero
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INvIACI LA TUA MOSCA: POTRAI vINCERE UN kIT CON • MULTICLAMP SWISSCDC • AGO PER DUBBING AD ASOLA • 8 BUSTE SWISSCDC
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a cura di Marco Sammicheli
aumentata la quota per la pesca ricreativa
TONNO 2020 Ogni anno la notizia della regolamentazione della pesca del tonno rosso ottiene molta attenzione. Il tonno è tra le specie ittiche più ricercate dai pescatori e gode di una regolamentazione separata e specifica. Le regole internazionali assegnano all’Italia un quantitativo di tonni pescabili in un anno e lo Stato lo suddivide tra le varie forme di pesca. La pesca ricreativa ottiene una sua parte e da anni si discute su quanto questa sia scarsa e su come le modalità di pesca siano inadeguate. Da una parte ci sono molte più autorizzazioni di pesca ricreativa al tonno di quante permetterebbero a ogni pescatore autorizzato di sbarcare un singolo tonno nell’intera stagione di pesca. Dall’altra il regolamento della pesca ricreativa prevede un carniere di un tonno per ogni giornata di pesca. La richiesta minima e più logica è che, ferma restando la quota assegnata alla pesca ricreativa, si cambi il regolamento con un carniere annuale anziché giornaliero, in modo da permettere a più pescatori di poter sbarcare un tonno e in modo da non esaurire rapidamente la quota causando la chiusura anticipata della pesca e lasciando a mani vuole chiunque vada a pesca nei mesi di maggiore afflusso turistico. Per il 2020 le quote sono state aumentate e tra queste anche quella della pesca ricreativa con l’aggiunta di 1.65 tonnellate, portando il totale a 21.50 tonnellate. Questo è quanto, ma la cosa più importante è che i problemi di gestione della pesca del tonno alimentano una discussione che oltre ad essere ignorata dal gestore sembra contribuire in modo significativo a distrarre l’attenzione da tutto il resto. Nonostante periodicamente venga annunciata una qualche iniziativa basata sulla possibilità di avere un colloquio con un ministro o un sottosegretario, non si osserva nessuna evoluzione concreta a partire, per fare un esempio tra i più importanti, dalla revisione delle misure minime. Siamo abituati al fatto che nelle sedi politiche siedono amministratori non dotati di conoscenze specifiche, scarsamente interessati all’argomento e oggetto di input dai portatori di interessi che riescono a farsi ricevere senza che questo porti a nessun risultato concreto. Del resto, nessun colloquio più o meno formale può permettere di dare un quadro esauriente dei problemi del settore, delle sue dinamiche, del retroterra culturale, sociale ed economico a chi ha la competenza per intervenire sulle regole della gestione. Fanno sicuramente fatica in questo senso anche i pescatori commerciali, che hanno dalla loro una lobby ben più potente e ramificata, figurarsi quelli ricreativi che vivono di istantanee stereotipate che vanno dall’anziano sul molo con la cannetta al lupo di mare con il cabinato. Si ascolta un disco rotto e quando qualcuno arriva alla scrivania del politico si sente chiaramente la puntina che salta. In questo che ha già dato prova sicura di essere anno funesto, facendo il solito conto della serva, 1.65 tonnellate, considerando tutti i tonni che verranno sbarcati come appena sopra alla misura minima, vorranno dire poco più di una cinquantina di tonni sbarcabili dai pescatori ricreativi a livello nazionale. La cosa che tutti sappiamo ma che senza dati riscontrabili resta una semplice illazione è che, siano
ADERISCI AD APR
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MOSCA e SPINNING
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.org reativa
escaric www.p
essi commerciali o meno, i tonni sbarcati illegalmente sono sicuramente molti, tanto che se potessero essere contabilizzati manderebbero all’aria tutte le belle regole di programmazione della gestione. Mettendo tutto insieme, neanche le proposte di regolamentazione interna alla pesca ricreativa come quella del carniere ricreativo annuale vengono prese in considerazione. Vengono richieste da anni e resta davvero un enigma il motivo per il quale i responsabili della gestione preferiscano non intervenire causando tra l’altro una evidente perdita economica per il comparto pesca. Qualcuno potrebbe pensare che se si mette mano alla regolamentazione della pesca ricreativa possano venire al pettine diversi nodi problematici che si preferisce rimandare, ma proprio nel caso del tonno questa logica non può essere applicata, visto che per forza di norme internazionali lo stesso tonno gode di una regolamentazione specifica e separata, ricca di prescrizioni e incombenze. Possiamo aspettarci di vedere sui social la solita punta dell’iceberg con esposizione di pescatori gongolanti per la bestia vinta, tanto quella legalmente trattenuta per il sushi che quella virtuosamente o forzatamente rilasciata e, somma virtù, taggata. Basterebbe non scordarci che il grosso del blocco di ghiaccio sta sotto.
tutto come prima?
FASE TRE Fase due, fase tre e la pandemia speriamo resti un ricordo… Tutti siamo tornati a pesca ed è già un ricordo anche la grande mobilitazione mediatica per poter tornare a pesca quando tutto era bloccato. Un attivismo che se non altro ci ha dato un sentore di compattezza del settore ricreativo. Una concordia forse scontata visto che non si trattava di discutere argomenti specifici ma semplicemente di poter andare a pesca e di affermare il valore dell’attività per i singoli come per i contesti sociali e non di meno per l’economia, per i tanti operatori del comparto e per l’indotto legato agli spostamenti per andare a pesca. Finita l’emergenza, chissà se l’esperienza appena passata potrà fare da stimolo a una mobilitazione su quelli che da ormai molto tempo sono problemi lamentati
in omaggio un’esca Mommotti 180 di Seaspin
notizie dai pescatori ricreativi. Dopo tanta presenza attiva potrebbe essere fisiologica una pausa di riposo e riflessione per quanto ci sia da temere di vederci rientrare come se niente fosse nella palude a cui siamo abituati. In effetti, la prima impressione è che non stia accadendo niente e sarà forse perché tutte le istituzioni stanno lavorando febbrilmente per recuperare il terreno perduto e altrettanto febbrilmente per litigare su qualsiasi argomento. Sarà certo anche che qualcuno sta facendo un lavoro per ora nascosto ma propedeutico alla ripresa di iniziative importanti. A essere ottimisti, in fondo questo rischia di diventare un pensiero fisso nonostante le iniziative più importanti continuino a essere di parte e non condivise da tutto il settore, forse finalizzate più al ritorno di immagine che alla possibilità di incidere realmente sulla gestione. Certo riuscire a portare la pesca ricreativa o almeno una sua parte al tavolo delle cariche istituzionali è importante, ma sembra che nessun argomento riesca ad andare più in là di un’esposizione e di un placet che liquidano la questione senza che ne venga alcun seguito concreto. Forse dovremo aspettare l’autunno inoltrato per vedere qualcuno che ci riprova e c’è solo da sperare che lo scossone pandemico anziché farci considerare ancora meno faccia capire alle sedi politiche che occorre iniziare un programma di riforme normative che permettano al settore di liberare un fortissimo potenziale che andrebbe a vantaggio dell’intera comunità. Tutti abbiamo visto contrapposta l’alternativa tra tornare alla normalità o cogliere l’occasione per una normalità diversa, che intervenga sui tanti problemi che affliggono la nostra società e il mondo. In scala ridotta, ciò potrebbe valere anche per la pesca e c’è da temere che l’occasione possa servire, o meglio essere utilizzata ingannevolmente, dandoci l’impressione di liberarci dai problemi ma riuscendo invece ad aggravarli, facendoci credere che occorre semplicemente spingere sull’acceleratore, ad esempio invece che liberare spazi qualitativi potenziare quelli quantitativi: più immissioni, valorizzazioni degli alloctoni, riserve turistiche preconfezionate e acque libere degradate, tutti a pesca nei porti, illusioni di pesca vera in lagune con acquacoltura estensiva, lasciar stare le misure minime come sono, puntare a vendere illusioni con nuovi materiali e attrezzature che ci gratificano e ci permettono di raschiare meglio il fondo
del barile. Il momento sarebbe propizio per andare nella direzione opposta, ma il livello culturale della pesca ricreativa e la linea di condotta di chi arriva ai tavoli non ci lasciano molta speranza. Qualcuno arriva a dire che per darci una mossa il fondo del barile bisogna averlo già raschiato completamente e se in molti contesti ci siamo quasi, basta concentrare l’attenzione altrove, nelle riserve, nei laghetti, nelle lagune, nei porti, nelle stagionalità del mare aperto. È questo ormai che alimenta il mercato e dovremmo tutti fare ammenda e chiedere invece azioni per restituire abbondanza di risorse selvatiche naturali in fiumi, torrenti, laghi, spiagge e scogliere nei quali abbiamo spazi sconfinati per far crescere il settore in modo sano e con una prospettiva di continuità.
a Pratovecchio Stia la pesca diventa strumento per la tutela dell’ambiente e la promozione del territorio
AL VIA LA ZRS ‘CAPODARNO’ «Per mezza Toscana si spazia un fiumicel che nasce in Falterona e cento miglia di corso nol sazia...». Così Dante Alighieri descriveva l’Arno nel XIV canto del Purgatorio. In Casentino, nel territorio del comune di Pratovecchio Stia, nasce l’Arno, che, a pochi chilometri dalle sorgenti sul monte Falterona, si presenta ancora come un piccolo corso d’acqua con acque cristalline e incontaminate, cascate e correnti, da sempre regno della regina dei torrenti: la trota. Un contesto storico e ambientale unico, alle porte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, dove sabato 27 giugno ha aperto i battenti la zona di pesca a regolamento specifico ‘Capodarno’, nata dal progetto «Vivere il Fiume» presentato dal Comune di Pratovecchio Stia e finanziato dalla Regione Toscana con il Bando per la Promozione dei Contratti di Fiume. Sotto i castelli di Porciano e Romena, che nel Medioevo presidiavano l’alta valle dell’Arno, sarà possibile praticare la pesca alla trota nel rispetto di specifiche regole finalizzate alla promozione dei valori della pesca e alla salvaguardia del patrimonio ittico presente nel fiume Arno e nel torrente Staggia.
notizie
1. Alessandro Beluscio. Panama.
1. Alessandro Beluscio. Alexandra. 2. Roberto Paganini. Alexandra.
La zona di pesca interessa il fiume Arno per circa 5 km tra Pratovecchio e Stia, con due distinti tratti. Il primo, a valle, aperto a tutte le tecniche, il secondo, a monte, riservato alle tecniche con esche artificiali e rilascio obbligatorio del pescato (no kill). Nel torrente Staggia, all’interno del centro abitato di Stia, è invece istituita una zona di protezione destinata alla salvaguardia e alla riproduzione della fauna ittica. Al fine di limitare la pressione alieutica e favorire una pesca sostenibile è stato istituto il numero chiuso, con 18 pescatori al giorno suddivisi in due turni, mattutino e pomeridiano. L’avvio della pesca è frutto di un lungo percorso portato avanti dai vari partner del progetto, in particolare dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno e dall’Asd Pescatori Casentinesi, con interventi di bonifica e pulizia del fiume, ripopolamenti, formazione di guardie ittiche volontarie e attività di educazione ambientale con gli alunni della scuola primaria «Paolo Uccello». E proprio i ragazzi sono la più grande scommessa del progetto. Per loro in programma varie iniziative di avvicinamento alla pesca e la possibilità ogni giorno per quattro minori di 14 anni, accompagnati da un maggiorenne, di accedere gratuitamente alla zona no kill. Partner coinvolti sono la Regione Toscana, il Comune di Pratovecchio Stia, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, l’Associazione Pescatori Casentinesi, la FIPSAS di Arezzo, la Troticoltura Puccini e l’Antica Troticoltura Molin di Bucchio. Sponsor dell’iniziativa sono invece varie aziende, locali e non, quali Extra Fishing Gear, Artico, Mister Fish Pelago, Pesca Store Sansepolcro, Giga Pesca, Quadrifoglio abbigliamento, Campaldino Legnami, Coop Alto Casentino, Falco Investigazioni.Tutte le informazioni su regolamento, permessi e modalità di accesso sono disponibili sul sito www.zrscapodarno.it.
organizzata da Street Fishing Italia
#DISTANTIMAUNITI THE GAME Domenica 28 giugno si è tenuta l’iniziativa a scopo benefico organizzata dal gruppo Street Fishing Italia #DistantiMaUniti THE GAME. Grazie alla tecnologia della app Hooking, i partecipanti hanno aderito pescando ognuno nello spot di casa propria. Le regole erano semplici e vedevano coinvolta ogni tecnica con esche artificiali: dalle 5:00 fino alle 12:00 si dovevano caricare tramite l’app le catture e nella serata sono stati premiati i pesci più belli ricevuti. Sono state primate le seguenti categorie: • trota solo spinning - premio offerto da t3 distribution • spigola - premio offerto da t3 distribution • aspio - premio offerto da Molix • black bass - premio offerto da Molix • speciale pesca a mosca - premio offerto da Stonfo • speciale ciprinidi - premio offerto da Old Stomp • tutte le altre categorie escluse – premio offerto dalla rivista «La Pesca Mosca e Spinning» L’intero incasso dell’evento è stato devoluto alla protezione civile.
organizzato dai Pescatori Mosca Lodi
IV GRAN PREMIO DI LOMBARDIA ONLINE EDITION Nel contesto surreale creato dal Covid 19, caratterizzato dall’annullamento di tutte le manifestazioni, il club Pescatori Mosca Lodi ha voluto comunque portare avanti la tradizione del «Gran Premio di Lombardia»,
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2. Roberto Paganini. Panama. 3. Nicola Quaroni. Panama.
3. Nicola Quaroni. Alexandra.
gara di costruzione mosche artificiali giunta alla quarta edizione, organizzandola online. Gli artificiali da costruire, comunicati ai partecipanti in data 28 aprile, sono stati due classici, la Panama e l’Alexandra; i fly tyer hanno realizzato gli artificiali e li hanno fotografati in tre posizioni diverse, inviando poi le foto agli organizzatori, che hanno provveduto a inviarle in forma anonima alla giuria. Quest’ultima, composta da Osvaldo Gilli, Massimo Ginanneschi e Pino Messina, ha giudicato gli artificiali secondo i canoni tradizionali dei raduni di costruzione, ma la con complessità di doversi basare su fotografie. Gli iscritti al trofeo sono stati ben 24, con una qualità delle imitazioni di livello medio-alto. Il podio è risultato così composto: 1. Alessandro Beluscio, 534 punti; 2. Roberto Paganini, 520 punti; 3. Nicola Quaroni, 502 punti. Un ringraziamento va agli organizzatori dei Pescatori Mosca Lodi per l’impegno profuso, agli sponsor CTA Cottarelli, Lino Rioldi, Fly Mex, che hanno reso possibile la premiazione, e alla giuria. L’appuntamento è per la V edizione del trofeo a Lodi.
le novità per il bimestre
PESCA (SKY CANALE 236) A partire da lunedì 3 agosto alle ore 22.00 Pesca (Sky canale 236) presenta I signori della pesca a mosca, con gli episodi inediti del programma dedicato al mondo della pesca a mosca. Un racconto corale, costituito dai racconti individuali di persone, pescatori, che hanno deciso di dedicare la propria vita esclusivamente alla passione per il fly fishing. Una passione che diventa mestiere e quasi benevola ossessione: conosceremo alcuni protagonisti del fly fishing italiano, che saranno generosi di racconti, curiosità, aneddoti e spiegazioni sulle loro tecniche e sul modo corretto di rapportarsi all’acqua e ai suoi abitanti. Giovedì 6 agosto alle ore 22.30 è la volta di Professione angler 3. Torna con gli episodi inediti della terza stagione la serie di Stefano Passarelli che celebra un modo di intendere la pesca molto eclettico, passando con disinvoltura da una disciplina all’altra. Martedì 18 agosto alle ore 21.00, infine, comincia Diario di una guida di pesca sportiva 4. Si tratta dei nuovi episodi della quarta stagione del programma di Andrea Iacovizzi, un vero e proprio diario di bordo in cui ogni episodio è una pagina dedicata alla pesca sportiva in mare aperto, tra avventure estreme, occasioni di relax, rivelazioni di trucchi e spiegazioni di diverse tecniche.
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notizie
a cura dello Spinning Club Italia • www.spinningclubitalia.it
successi e novità nelle attività
INCUBATOIO DI VALLE DI MERLINO L’attività 2019-2020 dell’incubatoio di valle di Merlino prosegue con successo e con qualche novità. Nonostante le gravi difficoltà occorse a causa della pandemia scoppiata proprio nel pieno del periodo riproduttivo della trota e del luccio, i volontari sono riusciti a condurre a termine prima e ad avviare poi progetti di rilievo per l’impianto dell’Adda post lacuale. Marmorata. Il dicembre 2019, almeno per la specie presente nell’Adda, sarà ricordato come uno dei periodi peggiori: immediatamente a conclusione della fase di deposizione naturale in fiume, una piena importante ha devastato la maggior parte dei già scarsi nidi censiti e provocato la conseguente perdita dell’annata riproduttiva. Non è certo la prima volta che ciò accade, ma per una popolazione già numericamente ridotta da numerose insidie ambientali e non, potrebbe rappresentare un evento catastrofico. Assume dunque ancor maggior rilievo la disponibilità dello stock di riproduttori di Merlino, che con l’annata entrante contribuiranno a una nuova generazione di trotelle. Luccio. Del successo riproduttivo e degli 80.000 luccetti del ’19-’20 è già stato detto e si può dire di essere quasi alla vigilia del censimento che dovrà accertare l’efficacia dei ripopolamenti effettuati. Una novità forse più importante caratterizzerà tuttavia i prossimi mesi. Ad oggi, la selezione degli esemplari destinati alla riproduzione è avvenuta impiegando i parametri che caratterizzano il fenotipo dell’Esox cisalpinus (livrea, raggi delle pinne ecc.), elementi che, per quanto significativi, non sono sufficienti a certificare al di là di ogni dubbio l’appartenenza dei soggetti selezionali alla popolazione autoctona. Il prosieguo dell’attività richiede dunque un salto di qualità: l’accertamento genetico sui soggetti appartenenti alla popolazione disponibile e impiegati come riproduttori. Con la collaborazione dell’Istituto Spallanzani di Rivolta d’Adda si procederà all’indagine genetica dei soggetti disponibili e al loro ri-
lascio nel contesto di provenienza previa microcippatura. Il progetto persegue due obiettivi tra loro correlati: individuare su base genetica i soggetti appartenenti alla specie autoctona, assicurare che la produzione delle prossime generazioni non incorra in indesiderati fenomeni di inbreeding conseguenti a una riproduzione entro il medesimo gruppo. Un passo in avanti che àncora l’attività di Merlino alla tutela della biodiversità, accentua la propensione per un approccio scientifico nella definizione di protocolli solidamente sperimentati e assicura un deciso incremento della qualità del materiale ittico trattato. Savetta. Se marmorata e lucci costituiscono le specie di riferimento costante per l’attività dell’incubatoio, ciò non significa che ricerca e sperimentazione sulle potenzialità dell’impianto si limitino solo a quelle. L’oggetto vero della sperimentazione, infatti, non è tanto la produzione di specie ittiche (per questo non manca una grande varietà di letteratura scientifica) quanto la produzione in questo impianto, per la tipologia di risorse disponibili (temperatura e qualità dell’acqua, dimensione e varietà delle vasche ecc.), ivi comprese quelle rappresentate dalla ventina di volontari che dedicano tempo, sforzi, idee organizzazione e, non ultimo, per le disponibilità economiche a fronte di un apporto pubblico di scarsa entità. Si tratta in sostanza di una scommessa giocata insieme al Consorzio Irrigazioni Cremonesi, che con Spinning Club Italia prova come sia possibile guardare al futuro e coniugare interessi ambientali e interessi economici. Nel corso del 2019 si sono prodotte alborelle, il 2020 è la volta delle savette. La disponibilità di un buon parco riproduttori presente nel corso del Gambero (corso d’acqua dell’Adda derivata dal del canale Vacchelli e asservito dalla Regione alla necessità dei riproduttori per le attività ittiogeniche dell’incubatoio) ha consentito nel mese di maggio il recupero e la fecondazione artificiale di 20.000 di uova di Chondrostoma soetta fatte schiudere nei truogoli. Le larve, alimentate con alghe e successivamente svezzate con mangime, hanno consentito di definire i parametri di produzione, assicurando un’ulteriore accertata possibilità di contribuire alla sopravvivenza di una specie endemica dell’Adda oggi numericamente così ridotta da essere a rischio di estinzione.
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notizie
Ricapitoliamo le principali novità comparse su PIPAM negli ultimi periodi, invitandovi a leggere gli approfondimenti e novità direttamente online sul sito www.pipam.it. Se volete partecipare alla nostra comunità nativa non dovete far altro che iscrivervi al FORUM e partecipare attivamente alle discussioni. Ma PIPAM è anche altro... troverete articoli di tecnica, di flytying, recensioni, test, filmati, ... fatti da pescatori a mosca per i pescatori a mosca e con il quarto di secolo online ormai nel mirino crediamo che di materiale ce ne sia per molto e per tutti i gusti. Siamo presenti anche su vari social come Facebook (https://www.facebook.com /groups/41688482011), Vimeo (https:// www.youtube.com/user/wwwpipam/videos) e Instagram (https://www.instagram.com/ pipam.it) per cui, anche in questo caso, l’invito è quello di iscrivervi e partecipare numerosi!
zatore di viaggi di pesca nel mondo, intrapresa dopo aver deciso di dare una svolta alla mia vita, essendomi stancato dei tradizionali ritmi lavorativi ai quali mi ero ormai assuefatto da troppi anni. La zona prescelta è stata l’area settentrionale della provincia del Neuquén (Norte Neuquino), situata nell’estremo nord della Patagonia, regione di oltre 1.000.000 di km2, occupante l’estremo sud dell’America Latina e comprendente una cospicua porzione meridionale di Argentina e Cile. Quest’area è abbastanza lontana dai normali percorsi turistici in quanto difficile da raggiungere rispetto alle più blasonate mete di pesca patagoniche, ma vi assicuro che è ricca di fiumi molto pescosi, immersi in una natura incontaminata e decisamente poco battuti.
PIPAM NEWSLETTER
Abbiamo riattivato la NewsLetter di PIPAM così che anche i PAM un po’ più distratti possano essere avvisati delle novità pubblicate sul sito. Chi non fosse ancora iscritto può tranquillamente farlo sulla homepage di PIPAM. Con cadenza mensile verrete informati sulle novità del mondo della pesca mosca.
FLY FISHING MAGAZINE
Patagonia Norte Neuquino a cura di Paolo Fortunati (Pablo) Foto di Paolo Fortunati (Pablo), Giacomo Manzoni (Manzo), Gerardo Santos Tsuji Nel mese di Marzo 2019 ho avuto la fantastica possibilità di fare un viaggio di pesca in Patagonia argentina insieme all’amico Giacomo Manzoni, al secolo ‘Manzo’. Tutto ciò grazie alla mia nuova attività di organiz-
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semplice aspirata nel tubicino e il filo passa velocemente... Sì, lo so, è tutt’altro che igienico, ma è talmente comodo e veloce… Eppure in certi casi, come ad esempio con filati molto fini o con un bobinatore dalla punta molto sottile, il passafilo diventa indispensabile. È insostituibile quando il filato che vogliamo usare ha un diametro piuttosto grosso, come ad esempio la lana, o è ‘floscio’, come la filanca. Non di rado lo si usa per infilare zampette, ciuffetti, attraverso altri materiali o addirittura per farli passare da una parte all’altra dell’imitazione stessa. Un classico esempio è quando vogliamo inserire delle zampette, magari in elastico, in un popper o un tag rosso sulla schiena di una cavalletta. Lo uso anche per realizzare le asole in backing che metto tra la coda e il finale.
Dreaming New Zealand a cura di Antonio Napolitano Ancora una volta la scelta ricade sullo strike indicator in lana, detto anche ‘New Zealand Strike Inidicator’. Grazie alla possibilità di modulare la quantità di lana da applicare nell’asolina sul filo, Angelo ha potuto presentare la sua microninfa in modo discreto e preciso. In questo caso la limpidezza dell’acqua e il pesce sospettoso richiedevano la massima attenzione, tanto da costringere Angelo a posizionarsi seduto a terra per lanciare. Il resto lo avete visto, lancio perfetto, ferrata potente e super pesce da ammirare in tutta la sua bellezza. Fly tying tools: il passafilo a cura di Andrea Cuccaro Il passafilo è probabilmente lo strumento meno ‘blasonato’ fra tutti quelli impiegati nella costruzione di artificiali. Spesso non lo utilizziamo quando carichiamo un nuovo filato nel bobinatore. Quasi sempre, diamo una
Scraper Kebari a cura di Walter Luzi Materiali utilizzati Amo: Hanak H 530 BL #12 Filo: marrone Addome: piuma di gallina marrone barrata tagliata a raschietto Hackles: piuma di gallo nero Testa: filo di montaggio arancio
I THREAD PIÙ SEGUITI Riali appenninici 2020
a cura di Top Temolo Non respiravo aria di LIBERTA’ da due mesi!... Ebbene sveglia alle 3, non potevo rischiare di essere anticipato da qualche lo-
I CERCHI PIÙ INTERESSANTI
guizzavano migliaia di salmoni, dopo averne catturati qualche centinaio, avrebbe sicuramente esclamato, parafrasando una sua celebre frase, «La pesca sono io». Kroks
cale... Solito avvicinamento... sob! e sono finalmente sul riale del cuore con l’acqua al giusto livello. Prima buchetta con cascatella (dove non ho mai preso niente) e vedo il pescione salire con calma e prendere la mia secca. Combattimento esagerato e guarda te che meravigliaaa!! Friuli 2020 a cura di Jackal Da poco rientrati dal Cellina, eravamo io con il mio compare americano, nessuna cattura e nessun avvistamento. Avevo iniziato a sperimentare la Tenkara, per poi passare alla secca, mentre l’amico alternava ninfa e secca. Alla fine abbiamo acquistato presso la ‘nota’ macelleria di Claut carne secca e pitina, concludendo la giornata con i piedi immersi in acqua a mangiare e bere birra. Che dire... livelli e limpidezza dell’acqua erano ottimali, sono mancate le catture, ma è stata ugualmente una fantastica giornata. P.S. Quest’anno è veramente dura pescare a galla!
Il Re Sole a cura di Valerio Santagostino (Balboa) Il sovrano Luigi XIV, passato alla storia come il ‘Re Sole’, era un capo di stato molto moderno, dedito al wellness. Gli piaceva infatti cacciare, andare a cavallo o semplicemente passeggiare, «perché amava assai vivere all’aperto» come riferisce lo storico Louis de Saint Simon. Era un sovrano con un atteggiamento moderno, che aveva rivoluzionato la vita ‘da castello’, dedicandosi all’attività fisica e cercando di rimanere in forma tra i mille impegni del regno e le guerre... forse anche per affrontare degnamente le molte avventure amorose. Si dice che viaggiasse in carrozza tenendo le finestre abbassate per respirare a pieni polmoni i profumi veri e intensi della natura. Se avesse avuto, tra i suoi precettori, anche un pescatore esperto, avendo praticamente in giardino la Loira, dove a quel tempo
a cura di Beppe Saglia Molti usano le Kroks in mille occasioni diverse, ma c’è una categoria di pescatori a mosca per cui sono diventate quasi irrinunciabili: gli amanti della pesca in belly boat. Indossate sui piedini dei waders, consentono anche lunghi spostamenti a piedi, evitando di portarsi dietro i classici, ingombranti e pesanti, scarponi. Maps.me a cura di Angelo Piller (Angelo) Segnalo l’interessante novità di Maps.me, l’applicazione che funziona offline, ora anche con i nomi dei fossetti e delle acque più remote!
ITINERARIO TENKARA
A Tenkara
nella Tail Water
S
TEVERE
DAVIDE MUCCINO ZARLENGA [piaceretenkara@gmail.com]
ono le 00,30 quando esco dal mio ufficio nel centro di Roma diretto verso casa. Nel tragitto in bicicletta penso a quante ore di sonno mi aspettano prima della sveglia: quattro. Alle cinque sono in piedi e mi alzo senza sentirne il peso perché finalmente, dopo dieci anni, tornerò a pescare in un posto magico, la Tail Water Tevere a Sansepolcro. Il viaggio non è dei migliori, a causa dei tanti cantieri aperti, ma passa velocemente e sono all’appuntamento alle 8,00 precise. La Tail Water Tevere è una riserva no kill per la pesca a mosca, con regolamento e controlli severi, che non lasciano spazio a dubbi; forse proprio per questo la Tenkara è stata sempre vista come un corpo estraneo e difficile da inglobare, ma forse proprio per questo il fatto che ora sia pronta a essere inserita nel regolamento rende la mia gioia ancora più grande.
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Il mio accompagnatore è Paolo Borghesi: lo conosco da più di 10 anni ma purtroppo, proprio per il divieto di pesca con la Tenkara, non lo vedo dal 2010. Potete quindi capire bene la mia sorpresa quando, lo scorso anno, mi ha scritto per chiedermi informazioni più dettagliate su questa tecnica al fine di inserirla nel regolamento. «Finalmente ci siamo!», è stata la frase che ho sentito al telefono quando mi ha invitato a tornare in TWT, «abbiamo avuto dei problemi con la stampa del nuovo regolamento per via del Covid e verrà inserita nel 2021, ma già da ora è consentita». Non me lo sono fatto ripetere due volte ed eccomi qui sul biondo Tevere con i piedi a mollo nel tratto denominato ‘Bagnanti’ a guardare le prime bollatine e a capire dove fare il primo lancio. La Tail Water Tevere mette davanti a vere sfide, sia per i pesci sempre più scaltri, sia per la conformazione delle sponde. a volte troppo aperte e a volte troppo chiuse. Le trotelle giocherellone si trovano an-
che a centro fiume, mentre le sorelle più grandi si riparano all’ombra della vegetazione riparia o nelle buche che si trovano nelle varie cascatelle (naturali o non). Conoscendo il fiume, mi sono preparato due canne, una da 3,60 m e una da 4,00 m, che è la massima lunghezza consentita. Dopo il cedimento del muro del tutto pieno della diga di Montedoglio, che ha riversato un’onda di piena sul corso della TWT nel dicembre 2010, il paesaggio è molto cambiato e forse mi avrebbe fatto più comodo una canna sotto i 3,30 anziché quella da 4,00 m, che alla fine non ho usato. Inizio lanciando su una correntina che costeggia una piccola penisola proprio vicino al guado di ‘Bagnanti’: ne esce fuori un attacco non convinto di una piccola trota. Ma qualcosa si muove più a monte, dall’inizio della correntina verso la buca che apre la penisola. A quel punto il mio interesse è puntato solo su quel movimento, su quella buca e su come far arrivare la Kebari in quel punto nel miglior modo possibile. Controllo la Level Line, come diametro per un tiro perfetto ci siamo (è
una 3,5), né troppo dura né troppo morbida; il tip è un po’ corto e decido di sostituirlo, con gli occhi sempre fissi sulla buca. Taglio uno 0,14 a circa 2 metri e ora ho una prolunga del mio braccio di circa 8,60 m (3,60 m la canna, 3 m la Level Line, 2 m il tip), che mi garantiscono una pesca senza dragaggio e una posa perfetta da almeno 5-6 metri di distanza. Come Kebari decido per una con il corpo in pavone e le hackles di pernice bianca, un dono del mio fraterno amico Isacco Colecchi. È il momento: non so perché, ma ogni volta che realizzo di essere davanti a un signor pesce mi prende quel piccolo attimo di tensione in cui ripasso tutti i movimenti per non sbagliare, mi riprendo, punto la corrente in entrata nelle buca, sopra c’è della vegetazione, ci vuole un approccio laterale parallelo all’acqua. Lancio e non sbaglio, un’ombra sale, la Kebari le passa sopra, l’ombra la segue fino a fine buca, tenta un attacco proprio mentre la Kebari entra nella correntina a valle e si allontana, l’ombra sparisce. Per istinto richiamo la Kebari e rilancio immediatamente poco più su del centro del4/2020
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L
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GIANLUIGI ‘GIANGI’ BONIOLO [giangibolingo@gmail.com]
a Vera Amiciza non consiste nell’essere inseparabili, ma nell’essere in grado di separarsi senza che nulla cambi». Questa massima, scolpita in ferro e pietra in una targa che Gianni mi regalò il giorno del mio matrimonio, non mi dà pace da quel maledetto 8 giugno. È un concetto così perfetto, così vero, così forte, come lo è la Vera Amicizia che ci lega, e ogni giorno lo ripeto centinaia di volte dentro di me quasi fosse una sorta di mantra. Sto lottando con tutte le mie forze affinché ‘nulla cambi’, ed è una lotta durissima. Una lotta che, per ora, forse sto perdendo. Sono ancora pesantemente dominato dal dolore, dalla nostalgia, dal vuoto, dai ricordi che ogni tanto mi fanno sorridere, ma che troppo spesso mi perseguitano. Non riesco nemmeno a tornare a pescare, a fare ciò che di più profondo condividevamo, perché ogni particolare e ogni emozione mi rimanda a lui. Tuttavia non voglio arrendermi, voglio mettere in campo tutte le risorse e le energie possibili per uscire da questa palude emozionale che non mi permette di onorare come vorrei il mio caro amico, facendo proprio come avrebbe fatto Gianni: con determinazione, con caparbietà, con coraggio. E sorridendo, sempre. È comune, credo, che nel momento del trapasso si ripercorra tutta la propria vita, che essa scorra davanti agli occhi in un istante, come ultima breve tappa di un lungo viaggio che si conclude in quello stesso momento in cui la vita cessa. A chi resta qui sulla terra, quando una cara persona ci lascia, avviene un meccanismo simile: ci si trova d’improvviso immersi nei ricordi, nella ricerca e riscoperta di tutti quei momenti condivisi con chi ci ha lasciato, e in tutte le sensazioni che hanno reso inestimabile il valore del tempo passato insieme a chi non è più con noi. Gianni è stato molto più di un caro amico. I giorni passati insieme non si contano, e i ricordi sono talmente tanti che è difficile raccoglierli, sfogliarli ed elaborarli tutti in breve tempo. Essere cresciuti insieme significa aver condiviso gran parte di ciò che ci ha reso quello che siamo oggi, significa essere legati profondamente da un senso di vita comune, da un’intesa speciale, da una parte dell’altro che si proietta dentro se stessi, e lì rimane durante gli anni a venire. Le vere amicizie che nascono da bambini sono destinate a durare per sempre, qualsiasi siano le direzioni nelle quali ci portano le nostre singole vite. Esse contribuiscono a creare il nostro racconto di vita, e senza di esse non saremmo ciò che oggi siamo. Sono come fondamenta interiori, su cui sviluppiamo e costruiamo il nostro essere. Quando un ami-
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co ci lascia, ci accorgiamo di quanto importante è la parte di lui che vive in noi, e che tutto ciò che noi facciamo e pensiamo oggi ha in qualche modo un legame interiore con lui e con ciò che si è vissuto insieme. Trasporre in poche righe il rapporto con un amico e una persona così speciale come Gianni non è cosa facile. Tradurre fedelmente in parole ciò che si è passato insieme, decifrando emozioni e ricordi vissuti in un così ampio arco di tempo, è quasi impossibile: si rischia di riassumere all’estremo qualcosa che in realtà meriterebbe ben più di una pagina o di un articolo. Tra l’altro, non lo nego, ci sono ricordi che ancora non sono convinto di voler condividere, che ancora sento l’esigenza di trattenere intimamente e gelosamente nel cuore. Ciò che è stato Gianni negli ultimi anni per il bassfishing italiano, non c’è bisogno di raccontarlo. E se fosse necessario farlo, non spetterebbe sicuramente a me. Io vorrei raccontare con il cuore in mano com’è iniziato tutto, perché ero con lui, eravamo insieme. Non mi permetto di attribuirmi l’esclusività della cosa ma, senza presunzione, posso dire di essere stato, insieme allo zio di Gianni, colui che lo ha introdotto nel fantastico mondo della pesca. Avevamo circa dieci anni, frequentavamo la scuola insieme e lo vedevo particolarmente interessato ai racconti delle mie avventure di pesca in compagnia del nonno, che già da qualche anno mi aveva stregato e conquistato con ciò che andava ben oltre una semplice passione. Al tempo, Gianni giocava a rugby ed io a calcio; avevamo poco tempo libero oltre alla scuola e agli allenamenti, ma ben presto cominciammo a dedicarlo alle sessioni di pesca insieme, potendo sempre contare sulle nostre famiglie disposte a tutto pur di assecondare le nostre passioni. Iniziò per scherzo Gianni a pescare, forse per la mia insistenza nel coinvolgerlo, forse per la magia delle mosche autocostruite dallo zio Fiorenzo e dai suoi racconti di pesca a mosca in torrente che presto si rivelarono una realtà settimanale per il Kobra. Spesso si univano anche amici che nulla avevano a che fare con la pesca, quasi schifati dal maneggiare canne, mulinelli ed esche spesso ripugnanti, che tuttavia erano magnetizzati dall’energia positiva che liberavamo nell’esercitare la nostra passione
FOTO SILVANO D’ANGELO 4/2020
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ITINERARIO SPINNING
A spinning in VERSILIA
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GIORGIO MONTAGNA [ jomontagna@tiscalinet.it ]
uesto itinerario riguarda un lungo tratto di costa toscana nei pressi di Marina di Massa (provincia di Massa-Carrara), dove risiedono alcuni appassionati di spinning che mi hanno segnalato la possibilità di ottenere belle catture, anche se non certo facili: stiamo parlando di pesci smaliziati, che richiedono di essere insidiati con costanza e che possono regalare belle soddisfazioni soprattutto in condizioni di repentini cambiamenti climatici. L’itinerario cade in piena estate, quando ci potrà trovare in zona anche per motivi turistici, ma ovviamente le uscite di pesca a spinning mirate, prevalentemente da riva, possono essere effettuate anche e soprattutto in autunno.
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Il litorale di Massa si estende su una superficie di una ventina di chilometri che comprende le località di Poveromo, Ronchi, Marina di Massa, Bondano, Ricortola, Partaccia, sino al confine meridionale nella frazione di Cinquale; a nord invece il confine è con Marina di Carrara (nel comune di Carrara). Da Marina di Massa, che dista circa 4,5 km da Massa, parte un pontile in muratura lungo circa 230 m sul quale ho conosciuto diversi spinningofili locali, ma anche pescatori di differenti tecniche che mio fratello Maurizio, habitué di questi luoghi, mi ha presentato. Se è vero che il tratto di mar Tirreno del quale stiamo parlando è composto quasi esclusivamente da spiagge sabbiose, va anche detto che per una lunghezza di circa 8,5 km di litorale si notano una decina di scogliere artificiali perpendicolari alla costa, che partendo dalla spiaggia si
Tramonto sulla costa ligure dal pontile di Marina di Massa. Nella foto a lato: Maurizio, detto Spillo, con una bella orata.
protendono in mare aperto per circa un centinaio di metri, formando degli hot spot nei quali i pescatori più avventurosi si spingono a volte anche con mare un po’ agitato. Sono distanti circa 200 metri circa l’una dall’altra e hanno una larghezza che varia da 6 a 10 metri. Nei pressi di Marina di Massa sbocca il fiume Frigido, un ‘fiumetto’ che ha un ruolo importante per la pesca, sia alla sua entrata in mare, specialmente in condizioni di alta marea o di ‘scaduta’ dopo una forte mareggiata, che risalendolo, in quanto vi trovano ottima dimora soprattutto le spigole, anche di bella stazza, oltre naturalmente a pesce foraggio, generalmente composto da piccoli muggini che risalgono il fiume in presenza di acque medio-alte. Per gli amanti delle passeggiate, ci sono piste pedonali che costeggiano buona parte del fiume. Oltre al mare e al sole, che nei mesi estivi è particolarmente caldo, Marina di Massa è rinomata per la sua mitezza 4/2020
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ITINERARIO MOSCA E SPINNING
TORRENTE TRAVIGNOLO
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JACOPO PIAZZI [jacopo.piazzi@gmail.com]
l Travignolo è un torrente del Trentino orientale che nasce alle pendici delle Pale di San Martino, al confine con la provincia di Belluno, del ghiacciaio del Travignolo incassato tra la Cima della Vezzana e il Cimon della Pala, entrambe sopra i 3000 m di altitudine. Lungo il suo corso, percorre il parco naturale di Paneveggio confluendo nel bacino artificiale di Forte Buso, poco a monte dell’abitato di Bellamonte. Il tratto al di sotto della diga si trova incassato in una forra caratterizzata da ampie e profonde buche create da alte pareti di roccia, poi, negli ultimi chilometri, il torrente scorre infine nell’abitato di Predazzo, confluendo nel torrente Avisio della val di Fiemme. Nel tratto al di sopra della diga, rientrando nel parco naturale, la pesca è vietata ma è comunque possibile ammirare la bellezza di questi luoghi dai molteplici trekking che percorrono i boschi attorno al torrente. Il bacino di Forte Buso è invece un ampio lago artificiale abitato da trote fario e iridee che nelle sere d’estate si avvicinano a riva per bollare o cacciare sulle sanguinerole permettendo di divertirsi anche ai pescatori a spinning e a mosca. Il vero topic di questo articolo è però il tratto di torrente che dalla diga raggiunge l’abitato di Predazzo. Un torrente immerso nelle foreste di abete rosso popolato da una moltitudine di fario di taglia medio-piccola nate e cresciute in loco.
Una strada forestale costeggia il torrente per il primo km della gola passando vicino anche alla palestra di roccia di ‘Sottesassa’, per poi allontanarsi rendendo il torrente di più difficile accesso, ma permettendo di pescare completamente immersi nella natura. Ampie buche e lame alternate a piccole correntelle rendono questo torrente ideale per ogni tecnica di pesca: a spinning, a mosca, a tenkara. La pesca a secca in caccia è uno dei metodi migliori per affrontare lo spot, ma ninfe e streamer, così come varie tipologie di artificiali da spinning, nelle buche più profonde possono alle volte regalare pesci di taglia più interessante. A mosca prediligo pescare con canne corte, leggere e precise che consentono di non affaticarsi inutilmente e divertirsi durante il combattimento anche con pesci di taglia modesta. Attrezzi da 8’6” - 7’6 per coda 2-3-4 rispecchiano queste caratteristiche e finali non troppo lunghi, insieme a qualche grossa mosca da caccia, completano l’attrezzatura. Tricotteri ed effimere di grossa taglia schiudono quasi ogni giorno e dalle sponde api e cavallette cadono spesso in acqua finendo preda delle trote. Quindi mosche grosse, resistenti e che si asciughino rapidamente sono pratiche ed efficaci: amo particolarmente in tal senso le mosche in foam, che hanno buona visibilità e galleggiabilità e non devono essere asciugate ogni pesce catturato. A spinning, piccoli minnow, fino a 5 cm, piccoli
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CRANKBAIT PER TROUT AREA Spedizione entro il 20 agosto 2020 a La Pesca Mosca e Spinning, via Musignana 7, 50022 San Polo in Chianti. Dressing e note di commento in un file di testo a redazione@lapescamoscaespinning.it Skirmjan MSK-PH-792MH Length: 7’9” (236 cm) Lure: 3/8 – 1 oz (10–28 g) Line: 10–20 lb Action: Fast
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