Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, c. 1 C/SA/40/2016 - anno XXI, n. 23 - Aprile-Maggio 2021
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APRILE-MAGGIO 2021 € 6,90
Controcorrente Barred Jig Zonker Sedge in camoscio Catskill style [10 pp.] Le nuove generazioni Primavera in risorgiva
Big baits Le carpe dell’Elsa Gomme per il bass I predatori del Taro Hucho: il ritorno del re Bottom da Trout Area (ma non solo)
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Direttore responsabile Eugenio Ortali
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PRIMAVERA IN RISORGIVA
I PREDATORI DEL TARO
di Alessandro Galliani
di Giorgio Montagna
Pescare nelle ore centrali del giorno, usando finali lunghi e imitazioni poco vestite, prestando attenzione ai lanci per evitare il dragaggio: questi gli ingredienti per pescare in risorgiva in primavera, per affrontare le bollate che tanto ci hanno fatto sognare durante l’inverno.
I mesi primaverili rappresentano il periodo migliore per saggiare a spinning il Taro, che oltre alle cheppie offre la possibilità di insidiare grossi aspi e robusti barbi iberici, senza tralasciare il siluro, che in stazze di differenti dimensioni vi regna incontrastato da diversi anni.
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BIG BAITS. QUANDO LE DIMENSIONI CONTANO
di Loris Zecchinello
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Hanno collaborato a questo numero Moreno Bartoli, Gianluigi ‘Giangi’ Boniolo, Davide Bossini, Pietro Brunelli, Giacomo Capresi, Renzo Della Valle, Fabio Federighi, Loris Ferrari, Paolo Fortunati, Alessandro Galliani, Alberto Edoardo Gargantini, Massimo Ginanneschi, Ivano Mongatti, Giorgio Montagna, Marco Naldi, Federico Renzi, Loris Zecchinello
ZONA FRANCA EDITRICE SRL sede legale: Via P. Colagrande 1, 67100 L’Aquila
sede operativa: Via S. Pellico 2 • 00195 Roma tel. 06/42.90.38.54 abbonamenti@lapescamoscaespinning.it
di Gianluigi ‘Giangi’ Boniolo
BARRED JIG ZONKER
La ‘Big Bait Mania’ ha contagiato il movimento del bassfishing, diffondendosi come una vera e propria moda, tanto da convertire molti pescatori a un suo uso quasi esclusivo. Misure e assetto, attrezzatura, dove come quando.
Lo zonker con strip di coniglio naturale si presta al meglio per realizzare artificiali che imitino gli scazzoni. Questo modello nasce dall’esigenza non solo di sondare le acque più profonde, ma anche di imitare il naturale movimento che spesso hanno i pesci foraggio in balia delle correnti.
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Pubbliche relazioni e pubblicità Renzo Della Valle, Giorgio Montagna renzo.dellavalle@gmail.com, jomontagna@tiscalinet.it
Pubblicazione periodica Disponibile anche in versione digitale su www.ezpress.it Tutti i diritti riservati LA PESCA MOSCA E SPINNING ZONA FRANCA EDITRICE srl Iscrizione ROC n. 26695 del 22.9.2016 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 225 del 29.9.2014 Direttore editoriale Giulio Fascetti Stampa: Tuccillo Arti Grafiche, Afragola Distribuzione: Pieroni Distribuzione srl Via Carlo Cazzaniga 19, 20132 Milano
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CONTROCORRENTE
LE CARPE DELL’ELSA
di Pietro Brunelli
di Giacomo Capresi
«Nel suo ultimo libro, che giunge dopo una lunga serie di volumi dedicati alla letteratura di viaggio e ai suoi incroci con la pesca a mosca, Alvaro ci accompagna in un vero viaggio, un pellegrinaggio o una migrazione che sia: nel tempo, nei luoghi e nei modi di ogni momento specifico e fase storica».
La pesca a spinning della carpa, qui illustrata nelle azzurre acque dell’Elsa, ricche di solfati e di calcio, costituisce una tecnica complessa che richiede concentrazione, pazienza e conoscenza dei diversi comportamenti alimentari del pesce nelle varie stagioni.
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Nonostante le moderne tecnologie ostacolino il rapporto con la natura che era un tempo tipico dell’età giovanile, i corsi per ragazzi organizzati da diversi club e la passione di genitori e nonni nel tramandare la propria passione hanno dato vita a una nuova generazione di fly fishermen.
Proprio alla fine della stagione di pesca all’hucho, in due giornate nelle quali il gelo è mitigato dai primi tepori, Alberto e Francesco, decisi a catturare il pesce nelle fantastiche acque della Drava, riescono a cogliere entrambi il risultato, facendo uso di due diverse hardbait snodate.
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NOTIZIE SHOW ROOM MERCATINO
Se c’è un’artificiale al quale il bass non sa resistere è la plastic bait, in grado di garantire catture pure ai principianti e, crescendo l’esperienza, prede anche sopra i tre chili. Occorre certo conoscerne le varie sfumature di impiego a seconda delle diverse tipologie oggi presenti sul mercato.
Nate come prime mosche secche per le acque statunitensi, le Catskill sono caratterizzate dall’uso di materiali solo naturali e da un montaggio nel quale le ali e le hackle vengono collocate indietro rispetto all’occhiello dell’amo di qualche millimetro, senza realizzare la testa.
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LURE BUILDINg CONTEST
CATSKILL STYLE di Massimo Ginanneschi
SEDGE IN CAMOSCIO
BOTTOM DA TROUT AREA
di Marco Naldi
di Davide Bossini
«Una volta toccata l’acqua, le fibre di camoscio tenderanno a bagnarsi, creando piccoli movimenti molto sinuosi generati dalla corrente superficiale e dando massima vitalità alla mosca. Nella maggior parte dei casi l’abboccata è violenta e fragorosa, a causa delle dimensioni della mosca».
Italianizzato in ‘bottone’, il bottom, esca di derivazione giapponese molto impiegata dagli agonisti di Trout Area, può garantire nel periodo invernale grandi soddisfazioni anche ai tanti appassionati di pesca alla trota in laghetto, con vari tipi di recupero.
SPEDIZIONE ENTRO IL 20.4.2021: CLOUSER MINNOW
FLY TYINg CONTEST
GOMME PER IL BASS di Renzo Della Valle
SPEDIZIONE ENTRO IL 20.4.2021: SOFT PLASTIC WORM PER IL PERSICO
di Alberto Edoardo Gargantini
Length: 6’6” Lure: 1/32-3/16 oz Line: 3-6 lb Action: Ex.Fast
IL RITORNO DEL RE
Major Craft Basspara BPS-662UL
LE NUOVE GENERAZIONI di Paolo Fortunati
fish facts
a cura di Marco Sammicheli
in attesa di risposte scientifiche
CONFLITTI DI PESCA Lo conferma un ordine del giorno del Consiglio consultivo del Mediterraneo MEDAC. Se ne parla sempre e forse potrebbe essere il momento di arrivare al sodo. Per farlo, certo, occorrono dati scientifici che è stato deciso di produrre e che forse potranno arrivare ad avere carichi di evidenza sufficienti a sottrarre il dibattito alla banale logica del potere politico. Le parole d’ordine sono interazione e conflitto. Tutto un programma. I soggetti sono la piccola pesca commerciale e la pesca ricreativa (ovvero tutta la pesca non legata a una licenza commerciale). Sembra evidente già solo per questa semplificazione un po’ rozza che esiste un problema di definizioni e di distinzione tra diversi ambiti di pesca; ad ogni modo entrambi gli schieramenti lamentano una situazione di interazione conflittuale. Per trattare seriamente l’argomento, si dovrebbe intanto precisare quali sono effettivamente gli ambiti interessati e tra questi quali indichino effettivamente una problematicità delle interazioni. È proprio quello che sta cercando di fare il MEDAC con il suo Gruppo di lavoro sulla pesca ricreativa. Il presupposto è che possono esserci contesti nei quali è palese che sia uno dei due soggetti a creare un problema per l’altro a causa di una sua modalità di fruizione delle risorse, ma ad oggi, di fatto, nelle sedi politiche domina l’idea che la pesca commerciale abbia una qualche prelazione sulla fruizione delle risorse ittiche perché sostiene in modo diretto e, appunto, politicamente molto ben rappresentato, posti di lavoro e reddito e perché rifornisce la filiera che ci porta i pesci al supermercato. Non altrettanto accade per la pesca ricreativa, della quale la ricerca scientifica sta faticosamente cercando di cominciare a valutare con maggiore accuratezza il peso economico oltre che sociale. Dove quindi si continua a considerare la pesca commerciale dotata di una prelazione sulla fruizione delle risorse, l’analisi sui conflitti con la pesca ricreativa sembra ideata esattamente per aumentare l’ingerenza di quella commerciale in tutti i contesti. Se vogliamo per un momento considerare solo la pesca ricreativa in mare da terra, che è forse la più popolare nel nostro paese, appare evidentissima la contraddizione. Tanto palese che per spiegarsela occorre rammentare che nella logica della pesca commerciale la pesca da terra è completamente insignificante. Al contrario, per la pesca ricreativa è molto importante e guarda caso proprio in questo contesto è palese che i conflitti non possono che derivare da un impatto eccessivo della pesca commerciale in un ambiente di alta sensibilità. Se per la pesca commerciale quello che fanno i pescatori ricreativi da terra è insignificante, certamente non possono esserci interazioni conflittali causate dalla pesca ricreativa. Tanto basterebbe, ma visto che invece non basta affatto, ci si aspetta che la scienza studi questo ambito di pesca per riscontrare quale sia la destinazione più utile, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, del prelievo di risorse ittiche. A evidenziare il problema basta considerare come sia cosa nota che le stesse autorità di controllo sembrano tollerare la posa di reti davanti alle foci nonostante numerose segnalazioni anche formali e documentate. E ovviamente accade che, probabilmente per conservare un diritto di principio, il tema della distanza della pesca commerciale dalla riva resta ignorato e quello della distanza dalla congiungente dei punti foranei costantemente infranto. L’argomento è tutto fuorché nuovo ed è sempre restato tra le velleità trascurabili dei pescatori della domenica. Adesso qualcosa potrebbe cambiare perché ci si aspetta che la ricerca scientifica dia risposte che misurino in modo autorevole fenomeni ed interazioni. Se proprio si vuole andare più a fondo serve però anche un altro fattore che ci chiama direttamente in causa, perché, esattamente come nel caso dei regolamenti per la pesca commerciale, le norme per la pesca ricreativa sono palesemente obsolete e riescono perciò a favorire determinate e circoscritte interazioni conflittuali. In particolare, sta diventando sempre più palese uno scontro che riguarda i punti di maggiore rilevanza del dibattito sulle misure tecniche per la pesca ricreativa. Uno scontro che per molta parte è causato dall’ingerenza della pesca commerciale, ma che per altro verso consiste in una difesa di principio dello status quo da parte della pesca ricreativa. Il prezzo pagato per stare sulla questione di principio è mescolare argomenti validi ad altri semplicemente pretestuosi.
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Dal momento che il tema è quello dell’interazione conflittuale tra piccola pesca commerciale e pesca ricreativa, lo si affronta da questa prospettiva, che da sola ha però il difetto di non considerare le misure tecniche di per sé, ma solo in relazione agli interessi della pesca commerciale. L’esempio migliore è quello degli attrezzi passivi per i quali, anche dando per buono che non provochino nessuna sovrapposizione conflittuale, il problema che viene discusso da anni è tutt’altro, ovvero l’evidenza della impossibilità oggettiva di rispettare i limiti di cattura. E, forse a causa di questo problema strutturale, la loro difesa non prevede avvicinamenti per la revisione dei regolamenti. Se diminuendo il numero di ami il problema resta lo stesso, tanto vale difendere quelli attualmente consentiti. Ma il pescatore che si trovi a dover smaltire pesci morti che eccedono i limiti di legge cosa dovrebbe fare per non infrangere il regolamento? È per caso previsto? Per non farsi ‘beccare’ rigettarli in mare? Lo sforzo politico per immaginare una riscrittura delle basi definitorie e dei conseguenti regolamenti, in risposta a un fenomeno concreto da gestire, sembra ad oggi restare nel dominio della fantascienza. Il dibattito sulle interazioni conflittuali si trova in questo caso a diventare strumentale a quello interno al settore ricreativo. In sede MEDAC la prevalenza della componente commerciale fa temere che possano prevalere le sottolineature su un ambito limitato di conflittualità attribuibili alla pesca ricreativa a scapito di uno molto più ampio, nel quale è evidente l’ingerenza della pesca commerciale in ambiti di pesca che dovrebbero essere riservati alla fruizione ricreativa. È quindi utile e inevitabile insistere sull’ambito di pesca più insignificante perché sappiamo che la pesca commerciale la considera tale e perché da parte nostra ne conosciamo l’importanza. Forse le rappresentanze della pesca ricreativa invece che stare in difesa di spazi residuali potrebbero andare all’attacco in modo propositivo proprio a partire dalla pesca da terra. Il problema è che ci si scontra con il tabù della prelazione di principio in base alla quale la pesca ricreativa può pescare con determinate regole ma mai in modo esclusivo, raccogliendo le briciole sotto al tavolo della pesca commerciale; va detto che è effettivamente questo in generale ciò che sta accadendo. Il tabù, come da copione, è però qualcosa che sta lì per essere abbattuto, per cui la pesca insignificante potrebbe essere un buon inizio di un confronto serio. Fuori dai denti, saranno importanti e speriamo non penalizzanti le indicazioni del Gruppo di lavoro del MEDAC sulla pesca ricreativa, ma soprattutto i dati scientifici, sperando che considerino tutti i contesti. Esempio: speriamo che la scienza valuti la pesca ricreativa costiera, da terra, sulle specie più popolari, ma fino a che la piccola pesca commerciale resta esentata dal dichiarare lo sbarco di qualche decina di kg delle stesse specie pregiate siamo punto e a capo. Ma gli scienziati lo sanno e noi restiamo in trepidante attesa.
notizie dal 17 al 19 settembre ad Orbetello, montepremi oltre quindicimila euro
BRANZINO THE CHALLENGE 2021 Torna, dopo il fermo dovuto al lockdown, «Branzino the Challenge», la più importante manifestazione a livello europeo con le esche artificiali specificatamente dedicata alla spigola, che ha come focus la pesca da kayak. Molte le novità della 4 edizione che si disputerà a metà settembre, da venerdì 17 a domenica 19 nella pescosa laguna di Orbetello, pronta a regalare emozioni a non finire con un sorprendente numero di catture e taglie da capogiro. Patrocinata dall’amministrazione comunale di Orbetello, organizzata da Insidefishing, «Branzino the Challenge» si svolgerà presso l’area del Circolo Canottieri di Orbetello, dove sarà allestita una struttura di accoglienza che consentirà lo svolgimento di tutte le attività legate alla manifestazione. La chiusura delle operazioni di registrazione e consegna dei gadget per i concorrenti è prevista intorno alle 16.30 di venerdì 17 settembre, ora in cui tutti i partecipanti sfileranno in parata per le vie del centro della città lagunare per poi ritrovarsi presso la struttura di ricevimento del Circolo Canottieri di Orbetello per la presentazione ufficiale della manifestazione alla presenza delle autorità locali. La gara entrerà nel vivo alle prime luci dell’alba di sabato 18 settembre. Due i fronti attivi della competizione, che vedranno impegnati i kayaker: la laguna di Ponente e quella di Levante. Il montepremi complessivo di oltre quindicimila euro va a consolidare i premi dei primi tre classificati. I risultati delle due sessioni di pesca, al termine della competizione, saranno sommati per stilare le classifiche finali strutturate con una lista individuale e una seconda per team composti da due pescatori. Il punteggio si baserà sulla lunghezza dei pesci catturati, assegnando un punto per ogni centimetro. La manifestazione aderisce al no kill, quindi, per facilitare il rapido rilascio delle spigole, il termine di verifica della lunghezza si baserà sulle immagini fotografiche scattate direttamente dai
partecipanti in gara, muniti di telefono, che trasmetteranno tramite applicazione WhatsApp l’immagine della cattura, in tempo reale, direttamente al recapito di riferimento degli organizzatori. La gara è aperta a tutti, unico limite aver compiuto 14 anni; chi è sprovvisto di kayak ha la possibilità di noleggiarlo direttamente in loco, grazie alle aziende Galaxy Kayaks e Ozone Kayak. Le iscrizioni si chiuderanno il 31 luglio; ad oggi, a una manciata di giorni dall’apertura, sono più di 50 le preiscrizioni: i concorrenti provengono da Francia, Germania, Isole Canarie, Spagna, Stati Uniti e Italia. Il fulcro operativo della manifestazione sarà la piattaforma del circolo canottieri di Orbetello, alle porte della città, dove sarà allestita un’area espositiva dedicata a partner e sponsor che organizzeranno attività dimostrative rivolte anche al pubblico. «Branzino the Challenge» si pregia della partnership di prestigiosi brand del settore; per saperne di più e per iscriversi: www.branzinothechallenge.com.
a Veronafiere dal 12 al 14 febbraio 2022
EUROPEAN OUTDOOR SHOW EOS - European Outdoor Show, la nuova manifestazione fieristica che concentrerà in un’unica grande manifestazione alcune grandi passioni come la pesca, la caccia, il tiro sportivo, l’outdoor e la nautica, già annunciata per il 2021 dagli organizzatori, è stata rinviata a causa dell’aggravarsi della situazione pandemica alla metà del mese di febbraio 2022, dal 12 al 14. La manifestazione costituirà il momento di aggregazione per tutte le communities della pesca: gli appassionati di pesca a mosca, spinning, pesca in mare, pesca al colpo, pesca tradizionale, carpfishing, nautica si ritroveranno per incontrare produttori e importatori di attrezzature per la pesca sportiva, produttori di componentistica per la realizzazione di prodotti finiti, retailer di attrezzature, accessori e abbigliamento per la pesca sportiva, prodotti acquistabili all’interno dell’Area Shopping, produttori e importatori di imbarcazioni, motori con relativa componentistica e accessori organizzati all’interno dell’Area Boat Show,
notizie scuole di pesca, agenzie di turismo alieutico. Saranno presenti anche i media di settore, le associazioni e le federazioni. All’interno della manifestazione troveranno spazio molte attività collaterali, che la renderanno partecipata e interattiva. Il tutto in un quartiere fieristico ampio, funzionale, facilmente fruibile e con grandi possibilità di parcheggio. Veronafiere assicura anche un livello elevato di sicurezza, secondo i più alti standard del settore, in tutte le fasi delle proprie di manifestazioni, con procedure che sono state incrementate e rafforzate in questo periodo di pandemia con misure straordinarie previste per garantire lo svolgimento in sicurezza e tranquillità di eventi fieristici e congressi (che si svolgono già normalmente in grandi spazi e con tutte le opportunità di distanziamento), necessarie alle esigenze di mercati e imprese per il proprio business. Organizzazione: E.O.S. s.r.l., Via Misurina, Mestrino (PD), tel. 049/9004444, info@eos-show.com.
un saluto dagli amici del no kill
È SCOMPARSO VITTORIO UGURGERI Il 17 febbraio 2021 è venuto a mancare Vittorio Ugurgeri, Endo, per gli amici. Una ventina d'anni fa Endo, assieme a un valido gruppo di amici, diede vita a un bellissimo progetto di no kill in provincia di Grosseto. Appare doveroso oggi ringraziarlo per gli sforzi, la passione e l'impegno profusi in prima persona nella realizzazione del progetto e di due incubatoi, ove sono state realizzate bellissime trote del ceppo appenninico, che sono servite a ripopolare l'area dell'intero Monte Amiata. Vittorio si occupava degli incubatoi da una decina d'anni e da buon padre. Come suoi amici, non scorderemo mai il momento dei ripopolamenti, quando Vittorio, fieramente, dal suo pick-up scaricava le trote dalle vasche di trasporto per metterle nei secchi e quindi portarle nei torrenti, fino a che giungeva l'ora del pranzo e col suo carattere burbero ma buono strillava: «Forza un po’ ragà, che è tardi e io voglio andà a magnà». Vittorio, speriamo ti farà piacere sapere che continueremo la tua opera e il tuo lavoro, grazie all'aiuto di tuo fratello e di tuo nipote. Un saluto da tutti gli amici dell’AILPS, sezione di Grosseto, distaccamento di Arcidosso. P.S.: dacci tu un occhio da lassù! (Pietro Brunelli)
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le novità per il bimestre
PESCA (SKY CANALE 236) A partire da giovedì 1 aprile alle ore 22.00 Pesca (Sky canale 236) presenta Underwater. Si tratta di una serie inedita e in prima visione che segue un viaggio di pesca in laghi e fiumi con particolare attenzione a ciò che accade sotto la superficie dell’acqua. Guidati da Michele Valeriani e dall’ittiologo Armando Piccinini, scopriremo un mondo, quello subacqueo, sconosciuto a gran parte degli appassionati. La telecamera di Piccinini, infatti, ci condurrà per mano sott’acqua alla ricerca di prede e predatori, mettendo in evidenza le tante dinamiche che regolano la vita dei pesci. A Valeriani spetterà il compito di interpretare le osservazioni di Piccinini, cercando di mettere in pratica al meglio le sue indicazioni. Una serie che regalerà immagini di enorme impatto, unite al consueto e scanzonato modo di raccontare la nostra passione di Michele Valeriani. Lunedì 5 aprile alle ore 21.30 iniziano i Racconti di pesca 5. È infatti arrivata alla quinta edizione la serie che racconta storie di pesca realizzate in mare e acque interne da Marcello Adamo e dai suoi preparatissimi ospiti. Nel primo appuntamento i nostri amici vivono un’avventura al largo di Ischia, alla scoperta del regno della musdea, tra mulinelli manuali ed elettrici, inneschi particolari e qualche rete di troppo. Nella seconda puntata Marcello, Maurizio e suo figlio Davide si sfidano a colpi di tecnica in un relitto situato al largo del Golfo di Positano, mentre la terza è dedicata a una tecnica che spopola in tutti i mari italiani: la pesca della seppia. L’ultimo episodio di aprile è dedicato a un’uscita a bordo di una barca super attrezzata per un’esperienza di pesca dall’alba al tramonto, senza tregua e ricca di soddisfazioni. Venerdì 16 aprile alle ore 21.00, infine, è la volta di Professione angler 4: quarta stagione per la serie di Stefano Passarelli dedicata alla pesca celebrata attraverso tecniche e ambienti diversi. In questi nuovi episodi vedremo tante diverse esperienze: si comincia in un piccolo specchio d’acqua con un’uscita dedicata al carpfishing alle porte dell’inverno, per proseguire con una sessione propriamente invernale dedicata al luccio in un ambiente lacustre davvero affascinante. Sarà poi la volta di una sfida alle carpe nel periodo più freddo dell’anno e per finire andremo in mare per un’adrenalinica battuta di pesca al tonno rosso. Un mondo eclettico, tanti approcci diversi per un’unica grande passione, la pesca.
notizie
un notevole esempio di collaborazione
PER LA TUTELA DELLO STURA DI LANZO I corsi d’acqua, con il loro patrimonio di biodiversità, sono spesso messi a dura prova da molti fattori che hanno portato nel tempo alla rarefazione di specie autoctone pregiate, quali ad esempio la trota marmorata e il temolo adriatico, rendendo indispensabile un supporto alla sopravvivenza di queste specie con interventi e progetti mirati a questo scopo. Un ruolo importantissimo per il recupero delle specie autoctone si gioca con la gestione degli incubatoi di valle, per i quali molto spesso è fondamentale l’intervento e la collaborazione dei pescatori stessi, che attraverso la loro opera di volontariato qualificato ne rendono possibile il funzionamento. In provincia di Torino, nelle valli di Lanzo, l’incubatoio locale gestito da moltissimi anni dall’Associazione tutela Stura di Lanzo, con l’assiduo lavoro dei suoi volontari e dell’ittiologo della Città Metropolitana di Torino, vede da qualche anno anche la fattiva collaborazione dei soci dello Spinning Club Italia, che danno il loro supporto per la gestione di alcune attività in incubatoio e delle attività connesse ‘sul campo’ di recupero delle specie ittiche. In particolare, durante i mesi di febbraio e settembre di ogni anno una fitta rete di canali artificiali che diramano dal corso principale di fondovalle del torrente Stura di Lanzo, utilizzati come ‘nursery’ per gli avannotti prodotti in incubatoio, vengono messi in asciutta richiedendo un massiccio intervento di volontari per il recupero di trote e temoli e per il loro trasferimento nel corso principale del torrente, rendendone possibile l’accrescimento nel loro ambiente naturale. Queste attività rendono possibile la tutela del torrente e delle sue specie native e non sarebbero possibili senza il supporto del volontariato. La collaborazione tra i pescatori, anche e soprattutto istituendo una collaborazione tra le associazioni che li rappresentano, è fondamentale per la tutela delle specie ittiche autoctone e della biodiversità e lo Spinning Club Italia contribuisce a istituire questo tipo di collaborazione anche con le attività delle sue sedi provinciali.
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a cura dello Spinning Club Italia • www.spinningclubitalia.it
gli esiti di un’importante ricerca genetica
NOVITÀ SUGLI ESOCIDI A RIVOLTA D’ADDA
propria passione alla doverosa conoscenza di quanto si possa fare per preservare l’ambiente. Un piccolo ma reale modello di integrazione tra dedizione di volontari, competenze scientifiche e istituzioni regionali che seguono il nostro lavoro con crescente interesse.
Per chi pensa che i nostri lucci siano tutti uguali per il solo fatto che la legislazione commerciale classifica (correttamente) come luccio solo la specie Esox lucius (Lenneaus 1758) è il momento di una riflessione. Dopo i noti studi di Bianco e Dalmastro (2011) e Lucentini e altri (2011) è doveroso interrogarsi, da pescatori non privi di sensibilità ambientale, con quali esocidi abbiamo a che fare. Questa la domanda a cui SCI ha cercato risposta insieme all’Istituto Spallanzani di Rivolta d’Adda. Recuperata una ventina di esemplari che presentavano caratteristiche distintive del luccio italico, si è proceduto all’analisi genetica. L’esito, confrontato con gli studi disponibili, ha confermato l’appartenenza degli esemplari alla popolazione italica e in 13 soggetti ha individuato una variante genetica riconducibile solo alla sottopopolazione del bacino dell’Adda (e in tempi difficili come questi abbiamo imparato sulla nostra pelle quanto una variante genetica possa fare la differenza). In altri termini, in acque trascurate dai ‘ripopolamenti’, una specifica sottopopolazione è sopravvissuta al più generale inquinamento genetico della specie, dimostrandosi un piccolo ma significativo tesoro di biodiversità. Altri studi sono in corso: l’approfondimento scientifico contribuirà a indirizzare le attività dell’incubatoio di valle che SCI ha in gestione a Merlino (LO) e che opera sul corso sublacuale dell’Adda. L’esperienza ad oggi maturata ha consentito di mettere a punto un protocollo per ottimizzare la riproduzione: garantire la qualità degli incroci, azzerare la mortalità dei riproduttori, stabulare gli esemplari in condizioni ottimali. Approfondimento scientifico e scelte tecniche saranno oggetto di una presentazione pubblica quando la situazione lo consentirà, il tutto per contribuire sia alla diffusione di una pratica nella tutela delle specie autoctone, sia alla figura del pescatore moderno che non rinuncia ad associare la
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notizie
Ricapitoliamo le principali novità comparse su PIPAM negli ultimi periodi, invitandovi a leggere gli approfondimenti e novità direttamente online sul sito www.pipam.it. Se volete partecipare alla nostra comunità nativa non dovete far altro che iscrivervi al FORUM e partecipare attivamente alle discussioni. Ma PIPAM è anche altro... troverete articoli di tecnica, di flytying, recensioni, test, filmati, ... fatti da pescatori a mosca per i pescatori a mosca e con il quarto di secolo online ormai nel mirino crediamo che di materiale ce ne sia per molto e per tutti i gusti. Siamo presenti anche su vari social come Facebook (https://www.facebook.com /groups/41688482011), Vimeo (https:// www.youtube.com/user/wwwpipam/videos) e Instagram (https://www.instagram.com/ pipam.it) per cui, anche in questo caso, l’invito è quello di iscrivervi e partecipare numerosi!
FLY FISHING MAGAZINE
• H2O Lively Legs Streamer Brush • bead in tungsteno 5,5 mm • spot rosso fluo
Prima di tutto le proporzioni ! a cura di Andrea Cuccaro (WM) Guardando le foto di alcuni artificiali realizzati da neo-costruttori, ho notato, a mio avviso, che l’errore più grande che viene compiuto è quello di non dare sufficiente importanza alle proporzioni delle varie componenti del dressing. Queste da sole, a prescindere dai materiali, donano al nostro artificiale l’archetipo dell’imitazione. … e mentre stavo cercando un vecchio disegno, ecco comparirne, da un polveroso backup di PIPAM, altri quattro che hanno accompagnato gli inizi della mia esperienza nella costruzione. Per ogni modello sono 4-5 le proporzioni, in relazione con la lunghezza del corpo, che dovremmo tener presenti.
Lively Legs Trout Streamer a cura di Antonio Napolitano (Flyaenne) Solitamente utilizzo questo materiale innovativo (H2O Lively Legs Streamer Brush) per realizzare streamer da luccio, ma le sue caratteristiche particolari mi hanno spinto a sperimentarlo per insidiare anche le trote, devo dire, con ottimi risultati! Il Lively Legs è uno streamer di dimensioni contenute, caratterizzato da una straordinaria vitalità in acqua, grazie al mix di materiali contenuti nel brush, che vediamo in questa foto. È un artificiale lanciabile tranquillamente con canne per coda 4 o 5, risulta micidiale pescando a risalire con finale lungo. Materiali utilizzati • filo di montaggio Veevus Power thread nero • amo Hanak 950bl #8-#6 • filo di piombo
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te legati alla pratica della pesca a mosca è stato giornalista pubblicista e ha collaborato con riviste di settore italiane e straniere. Ha iniziato a pescare nel più classico dei modi, a 10 anni, nei torrentelli vicino a casa. Ha fatto tutto il percorso, senza saltare un anello, dalla canna fiorentina fissa con bigattino, alla pesca al tocco sull’Appennino («ma sciupavo parecchio pesce», mi ha confidato), e per finire, al cucchiaino.
Intervista ad Alvaro Masseini a cura di Valerio Santagostino (Balboa) Alvaro Masseini è nato a Scarperia (FI) nel 1948, ma vive sulle colline del lago Trasimeno, uno specchio d’acqua che ha molto amato e continua ad amare. Laureato in storia economica, attivo nei movimenti degli anni Settanta e poi nell’associazionismo ambientale, ha insegnato storia e filosofia nei licei. Appassionato di viaggi in gran par-
Profilo costruttori: Fabio Mauri a cura di Andrea Cuccaro (WM) Qual è stata la molla che ti ha fatto scattare la voglia di acquistare l’occorrente per la costruzione? Rispondere esattamente alla domanda di quando iniziai a costruire le mosche da pesca non mi è molto semplice, perché dal mio punto di vista la pesca a mosca rappresenta l’apice di una serie di fattori ed eventi che, osservandoli a ritroso, mi danno l’impressione di essere casualmente caduto nel posto giusto al momento giusto. La costruzione rappresenta i fiori di questo intreccio di radici e fusti apparentemente casuali. Fin da bambino subivo il fascino degli ambienti acquatici e dei loro abitanti. Ogni rigagnolo, ogni pozzanghera era un parco giochi. Venivo letteralmente rapito, osservavo pesci, animali e insetti stracolmo di fascino e curiosità. Inoltre, mi piacevano gli animali e gli insetti che regolarmente portavo a casa tra la disperazione di mia madre. Allora, il sentimento che provavo nei confronti della natura non si poteva definire ancora ‘amore’, ma fascino. Consideravo gli insetti come piccoli e fantastici robot perfetti e mi vergogno ad ammettere che ci giocavo come se fossero stati degli incredibili giocattoli (continua su Pipam.it)
I THREAD PIÙ SEGUITI
Cos’è questo attrezzino? thread aperto da Valerio Santagostino (Balboa) Ricevo da un caro amico. Sia lui che il sottoscritto siamo molto dubbiosi su cosa serva. R.: Pinza ferma pelo a chiusura girevole, e fino a qui... Ma come si usa e in che occasione non l’ho mica capito. Tra l’altro, se si cerca chalazion in rete, escono tutti risultati inerenti all’oftalmologia e a una particolare patologia. Sareste così gentili da spiegarmi il suo impiego, oltre al fatto del serraggio del pelo? Rischio di non dormire stanotte... Grazie. Qualche idea? Organizzazione scatole porta mosche thread aperto da silvestrini.enrico Buongiorno ragazzi, come organizzate le vs scatole porta mosche per le secche? Con che logica andate a riporvi le mosche?
Risposta di Beppe Saglia: Dopo quarant’anni, quest’anno ho cambiato completamente sistema... Ho fatto un repulisti generale (grazie Covid...) delle decine di scatole. Il 30% delle mosche le ho buttate (perché rovinate, brutte o mai usate...). Il 20%, ritenute passabili, le ho stipate in un paio di scatole per pesca in torrenti infrascati, dove se ne perdono molte e dove l’imitazione conta ben poco. Ho creato alcune scatole a tema per i trekking (tipo lago alpino, torrente alpino) o per pesche specifiche (siluro, aspio,
I CERCHI PIÙ INTERESSANTI
Pesci veri a cura di Antonio Napolitano (Flyaenne) La prima cosa che noto in una trota sono le pinne, al di là della sua grandezza. Che si tratti di pesci selvatici o inselvatichiti, importante è che abbiano almeno le sembianze di un pesce vero... non sopporto i pesci spinnati, anche se purtroppo in giro ce ne sono parecchi.
carpa, mare da riva, da barca ecc.). La gran parte delle altre mosche le ho riposizionate, divise per tipologia e per taglia, in grossi contenitori tipo gli espositori dei negozi. Ora quando costruisco (almeno cinque esemplari per ogni mosca) le metto in queste maxi scalole. Poi, a seconda di dove vado, mi faccio la scatola o le scatole specifiche. Vi dirò se funziona o meno... Saluti, Beppe S.
Quale futuro per i negozi fisici di pesca a mosca? a cura di Angelo Piller (Angelo) Sarà l’arrivo del Covid, la comodità e la facilità nell’ordinare da casa, la concorrenza nei prezzi visibili online, o chissà quale altro motivo... ma una cosa è certa: i negozi ‘fisici’ di pesca a mosca stanno soffrendo. Quale sarà il loro futuro?
TECNICA SPINNING
BIG BAITS quando le dimensioni contano
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GIANLUIGI ‘GIANGI’ BONIOLO [giangibolingo@gmail.com]
er alcuni angler è una vera e propria ossessione. Per altri, una megalomania fuori contesto. Una cosa è certa, la ‘Big Bait Mania’ ha contagiato tutto il movimento del bassfishing, diffondendosi come una vera e propria moda, uno stile di tendenza, tanto da convertire molti bassmen all’uso esclusivo di tale tecnica indipendentemente dal luogo, dalla stagione e dal contesto. Nel corso degli anni, i risultati in termini di taglia delle catture sono riusciti a convincere anche i pescatori più scettici, che si parli di tournament o di pesca libera, che hanno aggiunto anche questa famiglia di esche al proprio arsenale, dichiarando di sentirsi ancora più completi e versatili. Sono quindi convinto di non far adirare nessuno degli dèi del bassfishing quando asserisco che in barca, in bellyboat, in kayak oppure all’interno del proprio zaino non dovrebbe mai mancare una big bait tanto quanto non dovrebbe mancare un’eschina da 3 pollici. La posta in palio non è dunque il numero elevato di catture, bensì la loro taglia, che nella maggior parte degli strike sarà notevole. Dunque, obiettivo big bass.
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esche che fanno selezione
Le esche ‘oversize’ fanno davvero selezione? Oppure si tratta di un mito da sfatare? Può certamente capitare che sia un pesce di taglia mediocre ad attaccare le nostre big bait, ma si tratta di un evento decisamente inusuale. Perciò assolutamente sì, i grandi artificiali fanno selezione, e se utilizzati correttamente sanno regalare davvero risultati inaspettati. Qualcuno un giorno affermò: «Ogni verità, nella pesca, era precaria fino a ieri, è stata confutata oggi, e sarà rivalutata domani. La verità, nella pesca, è nei pesci. Cercala andando a pesca». Sarebbe buona norma dunque, non solo in materia di pesca, dosare affermazioni e regole, e lasciare che sia l’esperienza perpetrata per anni a tracciare la strada. Troppo spesso si assiste a una certa superficialità, dettata da quel fenomeno di moda e tendenza precedentemente accennato, dove vengono costruite o smontate teorie sulla sola base di qualche sporadica prova tecnica e poche catture. La pesca con big bait, forse molto più di altri approcci, necessita di co-
Totalmente indifferente a esche ‘classiche’ che gli erano state più volte presentate, questo big bass ha attaccato la swimbait non appena ha toccato l’acqua.
Il mondo delle swimbait è davvero ampio e complesso, e gli amanti di questa tecnica sono veri e propri ‘collezionisti’. Saper scegliere la big bait giusta al momento giusto è frutto di molto lavoro.
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COSTRUZIONE MOSCA
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LORIS ZECCHINELLO [loris.zecchi@gmail.com] FOTO DI BORUT BUKOVEC E DELL’AUTORE
li streamer realizzati con lo strip di pelle di coniglio, meglio conosciuti come zonker, non hanno certo bisogno di molte presentazioni data la loro indiscussa efficacia in pesca. Da anni se ne vedono in rete o nelle riviste di diversi tipi, colori e forme. Da tempo li uso saltuariamente in pesca quando la situazione si presenta ottimale, con acqua velata, livelli un po’ più alti, magari dopo svariati giorni di pioggia quando il fiume non è ancora adatto per la pesca a secca e/o sono a conoscenza della presenza di qualche big che ho intravisto durante un’uscita di pesca nei giorni precedenti. Quello che uso più spesso è lo zonker fatto con strip di coniglio naturale, perché è quello che meglio si presta a imitare gli scazzoni, ghiotti bocconi per la regina delle acque, la trota marmorata.
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Ho imparato nel tempo che in base al tipo di pesce da insidiare i colori utilizzati fanno la differenza. Colori come rosa, fucsia e rosso attirano di più le iridee, bianco, nero, giallo, oliva e arancio vanno bene in generale ma in particolare per le fario, il naturale nelle diverse tonalità per le marmorate. Il mercato offre da tempo sempre continue novità sia come larghezza di taglio che di colore, tanto che gli zonker ormai trovano buona applicazione anche sulle imitazioni per predatori come lucci, bass, perca, persici reali e ancora nelle acque salate nell’insidiare spigole, tombarelli, lampughe e chi più ne ha più ne metta. Ma veniamo all’artificiale che intendo presentarvi. Si tratta di una variante nata dall’esigenza non solo di sondare le acque più profonde, dove si possono incontrare ostacoli che potrebbero compromettere la nostra azione di pesca, ma anche di
BARRED JIG ZONKER
imitare il naturale movimento che spesso hanno i pesci foraggio in balia delle correnti. Lo scazzone, al pari del ghiozzo, compie piccoli scatti tra i sassi e durante i veloci spostamenti presso il fondale viene spinto verso l’alto dalla forza dell’acqua, mentre altre specie compiono repentini cambi di direzione sia da destra verso sinistra che dal basso verso l’alto e viceversa, sempre per riuscire a vincere la corrente. Ne deriva una sorta di movimento a saliscendi che viene perfettamente imitato con l’utilizzo degli ami jig. A tal proposito, mi preme ricordare una delle ultime novità messe in commercio da Ahrex per i predatori: gli ami della serie PR 374 90 Jig Streamer, che vanno a implementare la gamma insieme alla serie PR 370 60 Bent Streamer. Si tratta di un amo jig con occhiello piegato a 90°a filo medio e un buon gap, ideale per accentuare il movimento sopra descritto rispetto alla precedente serie. Usando questa tipologia di ami, gli incagli si riducono molto e se si aggiunge l’antialga le possibilità di perdere il nostro artificiale diventano praticamente nulle. 2/2021
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LE CARPE DELL’ELSA
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GIACOMO CAPRESI [giacomocapresi2@gmail.com]
l fiume Elsa, con la sua lunghezza complessiva di 75 km, è uno dei corsi d’acqua più singolari della provincia di Siena. All’altezza di Onci, nella frazione di Gracciano, riceve acqua dalle sue vene principali, che lo trasformano, facendolo apparire tutt’altro fiume. Il Botro degli Strulli e le Caldane, infatti, immettono nel fiume acque termali, con presenza di solfati e di calcio dovuti ai terreni sotterranei ricchi di minerali gessosi e calcarei, conferendo al fiume quel colore azzurro-turchese unico delle sue acque. I sedimenti calcarei che si depo-
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sitano sul fondo vanno poi lentamente scemando con lo scorrere verso valle. Il tratto più caratteristico e suggestivo è senza dubbio quello che va dal ponte di San Marziale alle porte di Colle Val d’Elsa, fino al Ponte di Spugna, circa 7 km, dove è stata istituita l’area protetta del Parco Fluviale dell’Alta Val d’Elsa, ma le sue acque limpide proseguono più a valle fino a entrare dentro Poggibonsi, dove poi si sporcano mescolandosi ad altri affluenti. Questo è il tratto che batto con più frequenza, che conosco meglio e che ospita una microfauna tutta sua, molto particolare. È popolato infatti da bellissimi
esemplari di carpa (Ciprinus carpio), ben pinnati e in perfetta salute, la cui pesca a spinning è a mio avviso una delle tecniche di pesca con gli artificiali più complesse e particolari. Niente, e sottolineo niente, può essere lasciato al caso: dall’attrezzatura all’approccio, dall’avvicinamento alla scelta dell’esca; occorre oltretutto una fondamentale e attenta considerazione e lettura del flusso della corrente dove ‘servire’ il proprio inganno alla regina. In ogni fiume le carpe hanno un loro diverso modo di alimentarsi e soprattutto una diversa tipologia di alimentazione, approfittando delle differenti risorse a seconda della disponibilità stagionale. In Elsa, oltre ad avere a disposizione un discreto numero di invertebrati,
come ad esempio il Theodoxus fluviatilis, una chiocciolina assai rara nei corsi d’acqua della provincia di Siena, possono godere della presenza di una specie di gamberetto d’acqua dolce, la caridina (Palaemonetes antennarius) e di una specie di gobide, il Padogobius nigricans, ovvero il ghiozzo di ruscello. Assieme, queste ultime due specie assumono un’importanza fondamentale per il comportamento e l’alimentazione della carpa, che in determinati periodi dell’anno se ne nutre in maniera quasi esclusiva. L’antennarius si trova a suo agio e prolifica in maniera esponenziale nelle acque alcalinoterrose dell’Elsa: nella stagione primaverile le acque del fiume (che anche in inverno rimangono stabili a 17-18 gradi), 2/2021
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COSTRUZIONE MOSCA
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IN CAMOSCIO MARCO NALDI [naldimarco84@gmail.com] FOTO DI MAURIZIO IMMERNINO E DELL’AUTORE
a ormai undici anni la pesca a mosca fa parte della mia vita, da quando per la prima volta vidi un pescatore lanciare sull’acqua di un fiume dell’Appennino bolognese questi minuscoli artificiali, con movimenti precisi e regolari, avanti e indietro, alternando velocità, precisione ed estrema delicatezza. È stato amore a prima vista. Dedicai subito tutto il mio tempo libero a imparare questa tecnica, prima da solo, poi frequentando persone più esperte, con le quali nel tempo sono nate preziose amicizie che tuttora mi accompagnano nelle mie avventure. Oggi vivo la pesca a mosca come un modo per sfuggire allo stress quotidiano, pratico il no kill e nelle mie catture non ricerco la quantità ma la qualità. Inseguo il pesce che sogno di catturare da una vita, mi godo l’ambiente che mi circonda, assaporo la vera essenza che questa disciplina può trasmettere. Riuscire a ingannare una trota facendola salire in superfice a ghermire la mia mosca mi dà una sensazione incredibile, davvero impagabile. La pesca a mosca è ben più di una semplice tecnica, è uno stile di vita: il punto di arrivo per un pescatore, il continuo confronto con il fiume e con la natura, che parte da una lunga e minuziosa preparazione nella costruzione dell’artificiale arriva all’approccio con il contesto, passando inevitabilmente da un controllo totale del lancio. Da diversi anni mi sono immerso nel mondo della costruzione, realizzando artificiali di ogni genere – mosche secche,
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ninfe ed emergenti –, cercando di usare sempre materiali naturali, dal fagiano alla lepre, dal cdc al cervo, fino al mio preferito, il camoscio. Credo che tre quarti delle mosche presenti nelle mie scatole abbia come componente principale questo materiale dalle potenzialità quasi infinite. A volte, specialmente nei terrestrial e nelle effimere, faccio uso del foam per creare i corpi sotto le ali ed extended boby. Il risultato a mio avviso è ottimale. Inutile dire che la mia fonte di ispirazione principale è stato il grande Francesco Palù, che ha fatto scoprire a tanti costruttori come il camoscio possa dare vitalità e movimento a una mosca che prima risultava statica. Come ricorda sempre il mio amico Diego Bosello, il camoscio è ‘magico’. Oltre a Diego, c’è un altro costruttore e amico a cui devo molto di quello che ho imparato, Luca Barosselli, che con la sua pazienza e disponibilità mi ha semplicemente aperto un mondo. Colgo questa occasione per ringraziarli pubblicamente entrambi. Tra gli insetti che prediligo imitare ci sono i terrestrial, come vespe, coleotteri, cavallette, grilli e bruchi, le effimere, soprattutto le mosche di maggio e l’Ecdyonurus venosus, le stonefly e infine le grosse sedge. Proprio una di queste ultime vorrei presentare su queste pagine. La maggior parte delle volte le costruisco su ami abbastanza generosi, che spaziano dalla misura 12 fino ad arrivare anche alla taglia extralarge del 6, per cui l’approccio al fiume che preferisco con questi tipi di artificiali è la pesca in caccia in assenza di bollate. Di solito uso
canne che vanno dalla 7’6” alla 9 piedi per coda 4-5 a seconda del fiume in cui mi trovo, montando un finale massimo da 12’ con tip dallo 0,14 allo 0,18. Quando si decide di pescare in caccia, si sa già che occorre sondare ogni centimetro di fiume in cerca della trota pronta a scattare non appena il grosso boccone gli passa sulla testa. Si cercano le zone di acqua ferma che si creano dietro i grossi sassi, le cosiddette ‘morte’, lanciando fra le differenze di corrente, in quella zona di confine dove il passaggio dell’acqua è più lento, oppure nel sottoriva dove sono presenti spot interessanti, come le frasche di un albero o di un cespuglio che formano zone d’ombra, spesso nascondiglio perfetto per i pesci. Capita a volte di imbattersi in esemplari di fario estremamente sospettose, anzi frequentando tanti tratti no kill particolarmente battuti da pescatori la situazione diventa quasi abitudinaria. Personalmente in questi casi, dopo aver prova-
to a presentare imitazioni molto piccole e dalle silhouette minimali senza risultato, decido di giocare il jolly, il mio asso nella manica, la mia grossa sedge in camoscio. Credetemi se vi dico che tante volte ha fatto la differenza, facendo salire senza problemi anche i pesci più sospettosi. La mosca non deve necessariamente essere perfetta, anzi: più è spettinata e naturale, più risulta viva, mantenendo però sempre le giuste proporzioni in fase di costruzione. Una volta toccata l’acqua, le fibre di camoscio tenderanno a bagnarsi creando piccoli movimenti molto sinuosi generati dalla corrente superficiale, dando massima vitalità alla mosca. Nella maggior parte dei casi l’abboccata è violenta e fragorosa, a causa delle dimensioni della mosca. Se ho necessità di lanciare in acque turbolente e veloci, aggiungo in fase di costruzione una sfera di polistirolo colorata sul gambo dell’amo vicino all’occhiello, rendendo l’artificiale inaffondabile e garantendo massima visibilità anche nelle correnti più impetuose. Si tratta davvero di una tipologia di artificiali che non può mancare nelle nostre fly box, essendo adatta a qualsiasi risorgiva, torrente o grosso fiume di fondovalle.
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FLY TYINg CONTEST SPEDIZIONE ENTRO IL 20.04.2021: CLOuSER MINNOW
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PREMIO FINALE ANNUALE: MORSETTO TUBEFLY offerto da Stonfo • Morsetto Stonfo Tubefly (art. 610) Prodotto di alta tecnologia, questo morsetto è in grado realizzare ogni tipo di montaggio tubefly. Il compatto cono porta-steli ruota su cuscinetti di precisione consentendo il rapido avvolgimento in linea dei materiali, senza fastidiose oscillazioni. È studiato per consentire il solido serraggio dei vari tubetti sia che si utilizzino steli conici, sia che si utilizzino steli paralleli con terminale anti-scorrimento. La silhouette conica del porta-steli è stata disegnata per rendere più agevole il lavoro. Una piccola vite posta nella parte terminale inferiore dello stesso consente di bloccare saldamente gli steli sia conici che paralleli. Alcune ghiere, in dotazione col morsetto, aventi fori di passaggio di diverso diametro, si avvitano all’estremità del ‘cono’: oltre a mantenere in generale l’allineamento in asse, registrano la pressione di bloccaggio dei tubetti quando si utilizzano steli paralleli. La loro filettatura di accoppiamento sul cono è sinistra per evitare che in fase di montaggio l’attrito provocato dall’avvolgimento del filo o dei materiali faccia allentare la presa sul tubetto.
LuRE BuILDINg CONTEST SPEDIZIONE ENTRO IL 20.04.2021: SOFT PLASTIC WORM PER IL PERSICO
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INvIACI IL TuO ARTIFICIALE AuTOCOSTRuITO: POTRAI vINCERE uNA CANNA MAJORCRAFT BASSPARA BPS-662uL
Major Craft Basspara BPS-662UL Length: 6’6” Lure: 1/32-3/16 oz Line: 3-6 lb Action: Ex.Fast
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SOFT PLASTIC WORM PER IL PERSICO Spedizione entro il 20 aprile 2021 a La Pesca Mosca e Spinning, via Musignana 7, 50022 San Polo in Chianti. Dressing e note di commento in un file di testo a redazione@lapescamoscaespinning.it
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Major Craft Basspara BPS-662UL Length: 6’6” Lure: 1/32-3/16 oz Line: 3-6 lb Action: Ex.Fast
PREMIO PER IL VINCITORE SU OGNI NUMERO La Major Craft Basspara BPS-662UL è una canna in due pezzi dedicata allo spinning leggero, indicata per la pesca con la gomma spiombata o microtestine. Può essere utilizzata anche per la pesca di ricerca alla trota eoSPINNING per le tecniche • MOSCA • 4/2019ultralight in mare e acque interne. Lunga 198 cm, monta portamulinello Fuji e anelli Fuji alconite; il manico è splitatto ed è composto metà in eva, metà in sughero.
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FRANCESCO GIORDANO • INTERPRETAZIONI SONORE SOFT
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STONFO COMMAND GRIP • 14 cm • 70 g • art. 617 Pinze salpa pesci indispensabili per chi pratica il catch and release in quanto aiutano durante l’operazione di slamatura. Le caratteristiche speciali di queste pinze permettono di afferrare saldamente il pesce per la bocca senza arrecargli danno. Le loro ganasce perfettamente arrotondate e ricoperte in gomma hanno un’ampia superfice di contatto. La forza di chiusura della pinza viene controllata dal pescatore ed è indipendente dal peso del pesce. Leggerissime, compatte ma estremamente robuste, queste pinze lavorano bene sia con pesci di piccola che di grossa taglia. Dotate di impugnatura ergonomica in gomma antiscivolo e di laccetto regolabile, sono adatte sia per la pesca in acqua dolce che in mare. Ideali per mosca, spinning, rock fishing, jigging ecc. Per non ferire il pesce si consiglia comunque di sostenerne il peso con l’altra mano o se possibile di lasciare il pesce in acqua e utilizzare la pinza come ausilio alla slamatura.Per maggiori informazioni: www.stonfo.com
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