La Pesca Mosca e Spinning Ottobre-Novembre 2020 anteprima

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Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1, c. 1 C/SA/40/2016 - anno XX, n. 19 - Ottobre-Novembre 2020

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OTTOBRE-NOVEMBRE 2020 € 6,90

Perdigón [10 pp.] Temoli d’autunno Skykomish Sunrise Lapponia selvaggia Riconoscere le bollate Mastallone FTE 2020 Reunion

Fish carving Crank evolution Sparidi in scogliera Crank per Trout Area Lipless per il cavedano Tre specie per il light spinning




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Direttore responsabile Eugenio Ortali

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RICONOSCERE LE BOLLATE

LIPLESS PER IL CAVEDANO

di Massimo Magliocco

di Giorgio Montagna

Le trote bollano in molti modi diversi ed è fondamentale che il pescatore li sappia riconoscere per impiegare l’artificiale corretto in funzione di come la trota sta mangiando in un determinato momento, sopra o sotto la superficie. Dodici tipi di bollata, divisi in due gruppi.

Lo spinning al cavedano con Filibustiere che era in voga negli anni Ottanta sui grandi laghi prealpini è replicabile anche oggi, nonostante la rarefazione di esemplari, con alcuni artificiali autocostruiti che tendono a imitare il movimento di quel mitico progenitore.

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redazione@lapescamoscaespinning.it www.lapescamoscaespinning.it www.facebook.com/MoscaeSpinning http://twitter.com/lapescaMeS www.flickr.com/photos/moscaespinning www.youtube.com/user/MoscaeSpinning

Hanno collaborato a questo numero Moreno Bartoli, Pietro Brunelli, Giacomo Capresi, Renzo Della Valle, Fabio Federighi, Loris Ferrari, Alberto Edoardo Gargantini, Massimo Ginanneschi, Francesco Li Bianchi, Massimo Magliocco, Ivano Mongatti, Giorgio Montagna, Armando Quazzo, Federico Renzi, Pierdomenico Salotti

Amministrazione, pubblicità, abbonamenti e arretrati Zona Franca Edizioni srl Via V. Veneto 169 • 00187 Roma tel. 06/42.90.38.54 abbonamenti@lapescamoscaespinning.it

TRE SPECIE PER IL LIGHT SPINNING

SKYKOMISH SUNRISE

di Francesco Li Bianchi

di Armando Quazzo

Grazie all’utilizzo di artificiali di dimensioni contenute, il light spinning consente di catturare in mare specie con abitudini alimentari differenti. L’autore propone artificiali e tecniche per insidiare tre specie a tre profondità diverse: aguglia, occhiata e cernia.

Colori innaturali e un’ala bianca rendono questo artificiale visibile come un faro nella notte e assai gradito ai fautori della scuola della cospiciousness. È stato ideato nel 1938 da George McLeod, di Seattle, e trae il proprio nome dall’omonimo fiume che scorre a nord dello Stato.

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Pubbliche relazioni e pubblicità Renzo Della Valle, Giorgio Montagna renzo.dellavalle@gmail.com, jomontagna@tiscalinet.it

Pubblicazione periodica Disponibile anche in versione digitale su www.ezpress.it Tutti i diritti riservati LA PESCA MOSCA E SPINNING ZONA FRANCA EDIZIONI srl Iscrizione ROC n. 26695 del 22.9.2016 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 225 del 29.9.2014 Direttore editoriale Giulio Fascetti Stampa: Tuccillo Arti Grafiche, Afragola Distribuzione: Pieroni Distribuzione srl Via Carlo Cazzaniga 19, 20132 Milano

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MOSCA e SPINNING

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MASTALLONE FTE 2020 REUNION

CRANK EVOLUTION

di Ilaria Barbieri

di Renzo Della Valle

Nel gruppo di costruttori che ha partecipato al FTE di quest’anno a Vicenza si è creato un forte rapporto, che è maturato nel difficile periodo del lockdown. Appena possibile, è stata così pianificata un’uscita liberatoria sul Mastallone, di cui riportiamo un resoconto molto fotografico.

Dopo un primo boom negli anni ’80-90, è iniziata per i crankbait una fase evolutiva che li ha portati ad assumere forme, azioni di nuoto e misure molto differenti. Si è infatti compreso che possono interessare oltre al bass, per il quale sono stati inventati, tutti i pesci predatori.


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Protagonisti di questo articolo sono il sarago maggiore e il dentice. Entrambi trovano il momento di maggior attività nel mare mosso, che si parli di mareggiata, situazione più pericolosa in scogliera, o di scaduta, sulla quale ci si concentra qui. Approcci, tecniche, artificiali.

Queste mosche nascono dal mix realizzato da Josè Carlos Rodríguez fra due artificiali preesistenti, perfezionato poi dall’autore per imitare una ninfa di baetide del fiume Piloña caratterizzata da una sacca alare molto scura, che egli provò a riprodurre con uno smalto nero per unghie.

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FRA TERRA E CIELO. LAPPONIA SELVAGGIA

di Pierdomenico Salotti

di Pietro Brunelli Un itinerario un po’ diverso da quelli consueti in Lapponia: non fiumi piatti, ma lame e salti d’acqua, raschi e buche, cascate e ampie spianate. Nella tundra e fra le betulle, in uno scenario molto vario e adatto alla pesca con la mosca.

In dimensioni e peso ridotti, il crank è un asso nella manica per i pescatori ad Area, perché grazie alla forma del corpo e della paletta consente, variando il recupero, presentazioni irresistibili agli occhi della trota, arrivando a smuovere le big che nuotano apatiche in molti laghetti.

SPEDIZIONE ENTRO IL 20.10.2020: MONTAGGIO NO HACKLES

CRANK PER TROUT AREA

fLY TYING CONTEST

SPARIDI IN SCOGLIERA di Giacomo Capresi

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MOSCA e SPINNING

SPEDIZIONE ENTRO IL 20.10.2020: SPINNERBAIT PER IL LUCCIO

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LURE BUILDING CONTEST

Raul Orvieto è un grande interprete moderno del fish carving e del natural fishing, àmbiti nei quali ha ricevuto vari riconoscimenti internazionali per le sue creazioni. Chi meglio di lui può introdurci a questa arte, che sta riscuotendo anche da noi un rinnovato interesse?

INvIACI IL TUO ARTIfICIALE AUTOCOSTRUITO: POTRAI vINCERE UNA CANNA MOLIx SKIRMjAN MSK-PH-792MH

Con l’arrivo di ottobre il fondo dei fiumi comincia a ripopolarsi di fauna bentonica: è il mese magico per la pesca del temolo a secca nei grandi corsi d’acqua del nord e in particolare dell’Austria. L’autore ci trasmette le sue esperienze sui fiumi di casa: Drava e Möll.

NOTIZIE SHOW ROOM RECENSIONI MERCATINO

G U A R D A I   P R E M I  P E R  I L 2 0 2 0 !

FISH CARVING a cura della redazione

partecipa ai nostri contest: puoi vincere su ogni numero

TEMOLI D’AUTUNNO di Alberto Edoardo Gargantini

INvIACI LA TUA MOSCA: POTRAI vINCERE UN KIT CON • MULTICLAMP SWISSCDC • AGO PER DUBBING AD ASOLA • 8 BUSTE SWISSCDC

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fish facts

a cura di Marco Sammicheli

considerazioni su un tema spesso ignorato

PESCA DI SOSTENTAMENTO La pesca non commerciale divide il mondo in due. Da una parte chi pesca per divertirsi e dall’altra chi lo fa per sfamarsi. Ma la separazione non è proprio così netta e l’argomento non è affatto nuovo, visto che se ne trova ampia testimonianza nel dibattito sulle stesse definizioni che stanno alla base di leggi e regolamenti. Nel nostro contesto socioeconomico si è semplificata la materia con la distinzione secca tra commerciale e ricreativo, che ha sue regole separate e soprattutto che non destina i pesci alla vendita. I pesci possono essere destinati al consumo diretto, ma la stessa definizione di ricreativa suggerisce che la pesca è principalmente finalizzata allo svago: un passatempo. Viceversa in molta parte del mondo i pescatori non commerciali sono quelli che cercano di prendere pesci principalmente per avere qualcosa da mangiare e che si divertano a pescarli non importa proprio niente. Il contrasto è talmente stridente che naturalmente non basta a descrivere la realtà. Andando alla radice del problema, occorre considerare che le risorse della pesca sono pubbliche, ovvero appartengono a tutta la comunità e servono in questo senso a garantire la possibilità di un approvvigionamento alimentare diretto. Non si tratta di un artificio normativo, ma di una base concettuale centrale e non eludibile che proviene dalla pratica ancestrale e che viene riaffermata come prioritaria rispetto a tutte le tradizioni dei diritti esclusivi che sottraggono l’accesso alle risorse a beneficio di un qualche interesse particolare. Nel nostro caso l’interesse è diventato quello della cosiddetta filiera, che ha dalla sua il pregio di fornire risorse a tutta la comunità che non vi accede direttamente andando a pescare. Una demarcazione concreta si trova nella distinzione tra contesti agiati e povertà, dove nel primo caso la pesca tende a essere praticata principalmente per svago, mentre nel secondo lo è per bisogno o quanto meno come accessorio significativo al sostentamento individuale e familiare. Sul versante del ricreativo ‘puro’, di chi non è interessato ai pesci come risorsa alimentare e che non li considera una merce, ridurre la pesca a solo divertimento è rischioso e rappresenta in qualche modo una degenerazione che si estende da un punto di partenza ben delimitato e motivato nelle politiche di gestione di determinate risorse, diventando un approccio a se stante. Al contrario della pesca di sostentamento, la pesca ricreativa viene considerata qualcosa di cui si può fare a meno, ma il problema è che c’è chi se ne approfitta e sarebbe la pesca illegale o almeno una parte di essa. D’altra parte in alcuni contesti anche nelle società più ricche ci sono sacche di disagio nelle quali esiste una pesca realmente di sostentamento. Certo non dovrebbe, perché non dovrebbero esistere contesti di povertà tali da dover contare sui pesci per andare avanti, ma tant’è. Sembra un ammortizzatore sociale che resta di fatto parte di una diffusa pratica di pesca illegale che opera in larga parte non a fini di sostentamento ma di semplice lucro. Gioco facile per la pesca commerciale additare quella ricreativa come covo di illegalità usando un argomento generico per evitare di concordare sulla necessità di interventi normativi e tecnici dai quali pensa di essere la prima a poter temere qualcosa.

ADERISCI AD APR

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MOSCA e SPINNING

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.org reativa

escaric www.p

L’occasione si dice faccia l’uomo ladro e di occasioni riguardo ai pesci ce n’è abbondanza. Si dovrebbe capire dove stia il confine tra sopravvivere, vivere un po’ meglio e approfittarsene: è sostentamento quello fatto da chi non ha niente da mangiare, quello di chi ne ha poco, quello di chi vendendo pesci paga qualche bolletta o infine quello di chi ci ripaga il carburante o ci si mantiene la barca? Stando nei limiti esiste un sostentamento perfettamente legale, ma chi deve ricorrervi, quando gli capiti di pescare qualcosa che eccede le norme rinuncerà al surplus di proteine o di contante dalla vendita illegale? Al di là di un eventuale vero sostentamento, l’illegalità riguarda essenzialmente due contesti. Uno è la semplice possibilità di fare lucro indipendentemente dal bisogno, l’altro è il cogliere l’occasione, quando si prende tanto e quando non fa parte della nostra concezione della pesca il non eccedere le regole. Sia per farsi vedere bravi, che per sentirsi bravi, sia per compensare la pesca infruttuosa che per semplice vuoto mentale, endorfine, cupidigia o testosterone mal indirizzato, sono tanti i pescatori ricreativi che poco abituati ad avere occasioni per poter superare i limiti dei regolamenti ci cascano come pere cotte, se eventualmente non lo fanno di proposito. L’altra faccia della medaglia è altrettanto significativa se non altro per via del fatto che muove un settore economico rilevante ed è quella del ricreativo ‘puro’, il cui problema rischia di diventare, all’opposto, non voler fare i conti con le sue radici naturali. Passare dalla giustificazione di necessità certificata dai regolamenti e dalla buona pratica di auto limitazione a un credo del no kill, è facile e come sappiamo rischia di farci diventare torturatori di pesci agli occhi di qualcuno. Qualcuno che per la verità è abbastanza preso dal credo opposto, da valutare se sussista un bisogno. Ammettendo così una pesca di sussistenza e non una propriamente ricreativa. Anche qui naturalmente c’è una falla evidente, che però richiede un po’ di ragionamento. Serve infatti considerare il valore intrinseco della predazione diretta, dell’approvvigionamento alimentare non mediato, dei suoi aspetti non solo materiali, il tutto senza considerare ciò che non è né valore individuale, né finalizzazione alimentare. Valori positivi in ambito sociale, economico, spirituale, fisico e mentale, insieme a un’opportuna integrazione nella catena alimentare degli ecosistemi non possono che smentire le posizioni dello specismo ideologico nei confronti della pesca individuale non commerciale, altrimenti detta ricreativa. L’argomento è complesso, ma per sintetizzare dovremmo realizzare come la pesca non può distaccarsi completamente dal fine alimentare, ovvero pescare pesci per mangiarseli, e sul versante opposto la pesca di sostentamento dovrebbe essere riconosciuta come una realtà; se si vuole ridurre o eliminare, richiede di intervenire da una parte sull’alleviamento dei contesti di povertà e dall’altro su una specifica regolamentazione e su una efficace politica di controllo. Lo stato attuale è far finta di niente, si sa, ma basta che questo non produca dati autorevoli capaci di percorrere i labirinti della burocrazia per poter continuare a soprassedere. Forse un po’ di pragmatismo e di buona gestione consiglierebbero al contrario di iniziare ad affrontare il problema risalendo la scala delle competenze da quelle locali a quelle sovranazionali per dare una definizione e un controllo concreto a una realtà che esiste e che prospera nei suoi aspetti di maggiore impatto sulle risorse proprio grazie alla zona grigia nella quale si continua a tenerla.

in omaggio un’esca Mommotti 180 di Seaspin


notizie in edizione virtuale

XVII SIM FLY FESTIVAL 2020 La Sim anche quest’anno, nonostante l’emergenza sanitaria Covid-19, ha voluto fortemente organizzare il Festival, anche se in modalità virtuale, utilizzando le moderne tecnologie per abbattere le distanze e vivere insieme ai pescatori a mosca sia italiani che stranieri i momenti di gioia e allegria rivedendo immagini e filmati delle passate edizioni, oltre a contributi nuovi e inediti creati per la manifestazione. Quando al CD venne l’idea di organizzare il Festival in modalità virtuale in diretta Facebook sulla pagina della @Simflyfishing, vi erano molti interrogativi sia sulla concreta realizzazione del progetto che sul riscontro che avrebbe avuto sul pubblico dei pescatori a mosca. Man mano che il progetto si delineava e prendeva forma, tuttavia, con le prove che venivano messe a punto insieme alla squadra operativa, ci si rendeva conto che l’idea, oltre che tecnicamente realizzabile, sarebbe stata certamente gradita ai pam, che l’avrebbero condivisa appieno. Un ringraziamento va dunque al team che ha curato l’evento, composto oltre al Presidente, da Marino Di Luca, che ha curato la ricerca e raccolta delle immagini negli archivi della Sim, Luca Cosenza e Fulvio Ferretti, che hanno supportato dal punto di vista delle soluzioni informatiche il progetto, e da Alessandro Galizia che ha gestito la pagina Facebook della Sim fornendo un supporto tecnico fondamentale. Si può immaginare l’emozione di inaugurare una manifestazione che ha basato negli anni il suo successo nell’atmosfera di convivialità e di rapporti interpersonali e che è stata costretta a utilizzare tecnologie informatiche per trasmettere quel sapere e quelle tecniche che i vari partecipanti al Festival apportano ogni anno. Il Sim Fly Festival ha riservato anche molte sorprese, tra cui alcune esclusive, quali ad esempio la lettura in anteprima, sia in inglese che in italiano, da parte di Cristina Mosca (scrittrice e insegnante di lingua inglese) della poesia della scrittrice scozzese Gerda Stevenson intitolata «a Megan Boyd Fishing Fly for Prince Charles, July 1981», una mosca da

pesca di Megan Boyd in regalo al Principe Carlo in occasione delle nozze con la principessa Diana nel luglio 1981. Il libro di Gerda Stevenson Quines: Poems in Tribute to Women of Scotland, tradotto in italiano da Laura Maniero, traduttrice e docente di lingua e cultura inglese, cui ha collaborato anche la Sim per la poesia di Megan Boyd, uscirà in libreria alla fine dell’estate 2020 con Edizioni Ensemble, Roma. Quindi un’anteprima possiamo dire mondiale. Megan Boyd è stata una delle grandi costruttrici di mosche da salmone del mondo, insignita della prestigiosa Medaglia dell’Impero Britannico, amica del Principe Carlo che acquistava le sue mosche. Megan, nata nel Surrey nel 1915, da bambina si trasferì a Brora, dove trascorse l’età adulta in solitudine in un cottage senza elettricità; morì a Golspie nel 2001. Un’altra esclusiva è stata la messa in onda di un filmato inedito di costruzione di un’imitazione di Marc Petitjean che è stata gentilmente concessa da 54 Dean Street e che per la prima volta è stata messa a disposizione del pubblico dei pescatori a mosca in occasione del Sim Fly Festival 2020. Le emozioni più forti sono state quelle della consegna (virtuale) dei premi Claudio D’Angelo assegnati dai vincitori dell’edizione 2019: dallo spagnolo Jorge Maderal Rodriguez al costruttore norvegese Long Nguyen per la sezione estera e dal campano Nunzio Troisi al bolognese Massimo Masi. Il ricordo e il pensiero all’amico e socio fondatore Claudio D’Angelo ha suscitato molta commozione in coloro che l’hanno conosciuto e hanno vissuto con lui momenti indimenticabili, condividendo emozioni di vita e di pesca a mosca. All’inizio il progetto di celebrare virtualmente il Sim Fly Festival 2020 era un po’ nebuloso, ma la tenacia e la determinazione di organizzarlo hanno generato idee e soluzioni che hanno portato a utilizzare la piattaforma Zoom collegata in diretta Facebook, consentendo di collegarsi con i protagonisti del Premio Claudio D’Angelo e per i saluti inaugurali tenuti dal Sindaco di Castel di Sangro avv. Angelo Caruso, dal direttore del Museo della pesca a mosca di Castel di Sangro Giorgio Cavatorti, dal vicepresidente dell’associazione pescasportivi Sangro Gianfilippo De Cesare, dall’organizzatore del Festival Alberto Calzolari e da Lino Alviani, direttore artistico del Museo della pesca a mosca, che per un problema tecnico non è riuscito a collegarsi ma il cui saluto è stato portato dal Presidente.


notizie Una manifestazione oltre che tecnica anche culturale e ambientale. Infatti si è svolta, sotto la direzione del direttore artistico del Museo della pesca a mosca di Castel di Sangro Lino Alviani, anche la manifestazione di arte contemporanea l’arte della pesca ... la pesca nell’arte alla quale hanno partecipato 15 artisti che hanno interpretato la pesca mosca: Loreta Almonte, Lino Alviani, Sonia Babini, Giancarlo Costanzo, Patrizia D’Andrea, Nunzio Di Placido, Patrizia Franchi, Anna La Vella, Barbara Lo Criti, Simona Lo Criti, Riccardo Righini, Lucia Ruggieri, Seline, Loriana Valentini, Carlo Volpicella. Vi sono stati inoltre contributi di entomologia ed educazione ambientale a cura di Alfeo Busilacchio, responsabile dell’area costruzione ed entomologia della Sim, e numerosi contributi di costruzione di artificiali da parte di numerosi costruttori tra i più esperti sia italiani che stranieri. Un po’ di numeri descrivono meglio di qualsiasi parola lo sforzo organizzativo e il successo dell’iniziativa. La diretta Facebook è durata nel complesso più di sette ore con: visualizzazioni totali 8953, persone raggiunte 24233, reazioni, commenti, condivisioni 872 (Fonte Facebook Creator Studio). La provenienza del pubblico dei pescatori che hanno visualizzato i contenuti del Festival sono stati di ben trenta paesi nel mondo: Italia, Spagna, Regno Unito, Francia, Norvegia, Giappone, Stati Uniti, Argentina, Australia, Germania, Austria, Messico, Bulgaria, Pakistan, Serbia, Uruguay, Egitto, Brasile, Algeria, Portogallo, Cile, Marocco, Irlanda, Sri Lanka, Macedonia, Olanda, Belgio, Svizzera, Svezia e Romania. Il pubblico era composto sia da uomini che donne di tutte le fasce d’età, dai giovani ai meno giovani. Il materiale del Festival è sempre disponibile sulla pagina Facebook della Sim e verrà inserito sul sito simfly.it. Un ringraziamento a tutto il CD Sim, ai responsabili ed ai componenti delle aree tecnica, didattica, costruzione, fiere e manifestazioni della SIM ed a tutti i soci ed istruttori che hanno collaborato e supportato l’iniziativa. Un doveroso ringraziamento è stato tributato anche ai partner del progetto Sim Fly Festival in questi 17 anni: il Comune di Castel di Sangro, l’Hotel Pizzalto e la famiglia Colecchi, Erede Rossi Silvio, Cantina Miglianico, Pastificio Rustichella d’Abruzzo, Sogeda Distributori automatici, Franchino Service, Banca di Credito cooperativo di Roma, Filiale di Castel di Sangro, le riviste di pesca «Fly Line», «La Pesca Mosca e Spinning», «H2O», «Confluenze», la Sezione di Castel di Sangro dell’Archeo Club d’Italia, l’Associazione pesca sportivi di Castel di Sangro, il ristorante Il Boscaiolo, l’azienda agricola Cianflocca, l’Hotel Sport Village.

un ricordo della mamma di Giorgio Montagna, recentemente scomparsa

CIAO JENNY A fine agosto scorso ho purtroppo perso mia mamma e come voi tutti sapete, di mamma ce n’è una sola… Mamma e donna che trasmetteva sempre a tutti la felicità, dotata di rara generosità verso chiunque. Ho sempre vissuto insieme a Lei, a differenza di mio fratello Maurizio e di mia sorella Corinne che abitano da tempo non a Milano ma sulla sponda piemontese del lago Maggiore. Proprio il Maggiore, teatro delle mie prime scorribande a spinning negli anni ’80 e luogo in cui mio padre Mario mi aveva già trasmesso il meraviglioso hobby della pesca. A circa metà degli anni ’80 purtroppo mio padre ci lasciò per malattia e da quel momento mia mamma (soprannominata in gioventù ‘Jenny’, diminutivo di Eugenia, assegnatole quando vinse il suo primo concorso di bellezza), si impegnò a dare l’energia giusta a tutti noi figli, come solo una mamma d’oro sa dare… Con Lei avevo un’intesa unica e un attaccamento fuori dal comune (non a caso sin dalle scuole elementari mi apostrofavano come mammone), tanto che puntualmente, a ogni viaggio di pesca (ne feci parecchi a cominciare dalla fine degli anni ’90), sembra incredibile a dirsi, specie in quelli intercontinentali, nutrivo un grande dispiacere nel lasciarla sola, magari per un paio di settimane. Sapevo però che si consolava soprattutto con la sua amica del cuore Diletta, con la quale passava interi pomeriggi a discutere di ogni cosa. Quando ritornavo dal viaggio e avevo una gran voglia di raccontarle l’esperienza vissuta, le brillavano sempre i suoi bellissimi occhi di felicità nel rivedermi con Lei a casa… Hai terminato il tuo ultimo viaggio dal lago sino a Milano in ambulanza per essere ricoverata, col tuo ineccepibile stile e vestita in modo ele-

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MOSCA e SPINNING

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gante, indossando con classe e discrezione un paio di occhiali scuri... Hai lottato sino alla fine con grinta e dignità estrema contro un nemico che gradatamente ti privava della tua indipendenza e voglia di fare… Hai scolpito in me e nei miei fratelli tutto il tuo ‘favoloso essere’, rendendoci sicuri e pronti a superare ogni avversità ma anche a godere di ogni bella emozione. Un giorno ci rincontreremo, e quando sarai davanti ai miei occhi ti inonderò nuovamente di mille piccoli baci come sono riuscito a fare quella sera in cui stavi entrando, distesa su un lettino, per l’ultima volta in ospedale. Ciao Jenny, per me, per Maurizio e per Corinne sei stata una Mamma semplicemente meravigliosa e ti ringraziamo per questo portandoti sempre nel cuore. Tuo ‘Giourgei’ PS. Approfitto per ringraziare vivamente i tanti pescatori, gli amici e tutte le persone che mi hanno inviato le loro condoglianze con bellissime parole. (Giorgio Montagna)

le novità per il bimestre

PESCA (SKY CANALE 236) A partire da giovedì 1 ottobre alle ore 22.30 Pesca (Sky canale 236) presenta Cronache di pesca dalla barca 9. Seguiremo Sandro Onofaro che ci accompagnerà a bordo della sua imbarcazione per raccontarci alcune delle tecniche di pesca più efficaci per pescare in mare. Come sempre, grande attenzione verrà posta nei confronti sia dell’approccio in pesca, sia nell’evidenziare trucchi e malizie che fanno realmente la differenza. Il teatro di queste bellissime avventure sarà ovviamente il Mar Mediterraneo, che saprà stupirci con catture incredibili. Sabato 10 ottobre alle ore 22.00) inizieranno i nuovi episodi di Close Up 4. Si tratta delle ultime quattro puntate inedite del programma di Antonio Varcasia dedicato alla scoperta della biologia e dell’ecologia dei pesci applicata alla pesca sportiva. I protagonisti di questi nuovi episodi sono pesci iconici, come la trota e il luccio, che verranno descritti e ‘raccontati’ in modo approfondito ma semplice e accattivante. Partendo dalla pesca e dalla descrizione degli animali, si affronteranno tematiche come l’interazione tra pesci selvatici e di allevamento e altri argomenti di tipo scientifico, supportati dalla presenza di ricercatori italiani e stranieri di volta in volta chiamati a illustrare i vari argomenti. Antonio Varcasia in studio sarà come sempre affiancato dal professor Marco Casu, zoologo marino dell’Università di Sassari. A partire da martedì 13 ottobre alle ore 21.00 Pesca presenterà Diario di una guida di pesca sportiva. Si tratta dei nuovi episodi inediti e in prima visione assoluta per la quarta stagione del programma di Andrea Iacovizzi, un vero e proprio diario di bordo in cui ogni appuntamento è una pagina dedicata alla pesca ricreativa in mare aperto. Domenica 25 ottobre alle ore 21.00, infine, si potrà vedere Climate Change: the Facts. Con esperti di fama mondiale, questo eccezionale documentario affronta uno dei grandi problemi del nostro tempo, il cambiamento climatico. Si parte dalla drammatica previsione che, se il riscaldamento globale continuerà con questo ritmo, tra 40 anni il danno ambientale del nostro pianeta diventerà permanente. Con testimonianze emotive e reali di prima mano da parte di coloro che soffrono per il cambiamento climatico e di quelli che lo combattono, il film ha lo scopo di convincere che, però, l’uomo ha il potere di fermare e impedire che il danno diventi catastrofe. Conoscere, sapere, ridefinire gli orizzonti, impegnarsi tutti anche personalmente: è la sfida più grande che l’umanità abbia affrontato, ma è una sfida che va accettata e vinta, pena la distruzione.


Ridimensionato per attirare una più ampia varietà di predatori e per risolvere le giornate apatiche, quando le esche più grandi semplicemente non funzionano. La versione più piccola del Super Shadow Rap® entrerà a far parte delle tackle box di ogni pescatore. I predatori opportunisti non potranno resistergli, perché sbanda forte di lato e poi lentamente svanisce nelle profondità come un pesce morente. Il suo corpo alto imita perfettamente la sagoma di un pesce foraggio corposo, mentre la famosa azione Shadow Rap® lo fa danzare quasi sul posto, come un pasto facile. Muovete delicatamente il vostro Super Shadow Rap® per un’azione lenta o strappatelo con forza per farlo scivolare nella bocca di un grosso pesce.


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MOSCA e SPINNING

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notizie

a cura dello Spinning Club Italia • www.spinningclubitalia.it

organizzato dalla sede di Lodi domenica 8 novembre

23° RADUNO AL LUCCIO DA PIEDE Si terrà domenica 8 novembre il 23° raduno al luccio da riva in acque libere organizzato dalla sede di Lodi. La manifestazione è riservata agli iscritti al club, con iscrizione gratuita. La prova si svolgerà nella sola mattinata con inizio alle ore 8 e termine alle ore 12. Le premiazioni previste si svolgeranno in un caratteristico locale ristorante in riva al fiume Adda nella città di Lodi, dove è previsto un pranzo. Per ovvie ragioni di distanziamento, il titolare garantisce 25 posti a tavola, previa prenotazione obbligatoria, il che suggerisce a quanti volessero essere presenti al pranzo di comunicarlo entro il 24 ottobre. Per informazioni, regolamento e dettagli sull’evento, è possibile contattare Benso Perini (Piero), al cell. 391/3375229. Sono comunque esclusi i siti con acque recintate sia private che a pagamento. Lo scorso anno la prova ha registrato un clamoroso cappotto generale che preoccupa non poco quanti hanno a cuore le sorti del nostro amico dal becco d’anatra, presente un tempo in modo massiccio nelle acque dolci di quasi l’intera penisola e tristemente quasi scomparso ai tempi odierni. Le precedenti cinque edizioni hanno visto vincitori i soci: 2014 Cesare Lorandi, 2015 Giovanni Maffina, 2016 Fabrizio Dallera, 2017 bis di Giovanni Maffina, 2018 Dario Giovanetti.

dalla sede SCI di Torino

INQUINAMENTO IN PROVINCIA DI TORINO La qualità delle acque è uno dei presupposti fondamentali per una buona biodiversità e chi più di noi pescatori ha a cuore che le popolazioni ittiche autoctone dei nostri fiumi siano protette e possano vivere e proliferare in un ambiente sano? Purtroppo, guardando alla realtà dei fatti, assistiamo troppo speso a gravi episodi di inquinamento ambientale, quali quelli che hanno coinvolto a più riprese la provincia di Torino nei mesi scorsi. A fine giugno un importante sversamento di liquami ha compromesso gravemente un lungo tratto del torrente Malone, che peraltro, a testimonianza documentata di alcuni soci dello Spinning Club Italia, ospitava una popolazione in ripresa di trota marmorata, provocan-

do una moria generale della fauna ittica. Sempre a Torino, nel mese di luglio il torrente Sangone è stato oggetto di inquinamento da scarico con conseguente moria dei pesci per asfissia. Il torrente Stura di Lanzo, in una parte a monte del tratto cittadino, anche questo con documentata presenza di specie ittiche pregiate, presenta le sponde gravemente inquinate da residui plastici di cavi elettrici, probabilmente frutto di attività illecita. Difficile infine contare le situazioni di inquinamento ‘estivo’, spesso da sversamento di liquami, di corpi idrici minori, le cosiddette ‘rogge’ (o ‘bialere’ per dirla in dialetto torinese), meno conosciute ma di enorme importanza per la biodiversità e in particolare per il mantenimento di popolazioni residue e di riproduzione del luccio italico. Tra gli obiettivi statutari dello Spinning Club Italia il pescatore è visto come ‘sentinella ambientale’ partendo da una idea semplice: i pescatori frequentano con assiduità i fiumi e hanno quindi il polso dei corpi idrici. Per questo motivo i soci e le sedi del club, con altre associazioni locali, si fanno parte attiva collaborando con enti e istituzioni, segnalando da un lato situazioni di inquinamento e dall’altro la presenza di specie ittiche da tutelare. (Guglielmo Brizio)

dalla sede SCI Brianza

SCARDOLA NIGHT Scardole, scardole, scardole… Da qualche giorno girava la voce che le catture erano ormai frequenti e più soci avevano inoltrato la volontà di organizzare una serata a tema. Allora, cosa aspettare? Visto che ancora non c’era la possibilità di organizzarsi come gruppo, si è deciso di evitare pizzate o ritrovi simili ma di trovarci direttamente sul posto di pesca. Al tramonto, un nutrito gruppo di soci si è presentato chi munito di attrezzatura da spinning leggero, chi con cannina da trout area e piccoli cranchettini ma tutti con la voglia di divertirsi in compagnia. Distanziati a dovere e muniti di mascherine, anche quest’anno siamo riusciti a tenere la manifestazione a ‘scardolarea’… Divertimento assicurato come sempre. Fra catture varie, cadute in acqua e addirittura il tuffo di chi voleva recuperare l’amata eschina incagliata sul fondo, abbiamo passato una notte divertente da ripetere di sicuro l’anno prossimo, sperando di poter coinvolgere più persone e con meno problemi di distanziamento. Un ringraziamento a tutti gli amici soci che hanno partecipato. (Ettore Ghezzi)

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MOSCA e SPINNING

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notizie

Ricapitoliamo le principali novità comparse su PIPAM negli ultimi periodi, invitandovi a leggere gli approfondimenti e novità direttamente online sul sito www.pipam.it. Se volete partecipare alla nostra comunità nativa non dovete far altro che iscrivervi al FORUM e partecipare attivamente alle discussioni. Ma PIPAM è anche altro... troverete articoli di tecnica, di flytying, recensioni, test, filmati, ... fatti da pescatori a mosca per i pescatori a mosca e con il quarto di secolo online ormai nel mirino crediamo che di materiale ce ne sia per molto e per tutti i gusti. Siamo presenti anche su vari social come Facebook (https://www.facebook.com /groups/41688482011), Vimeo (https:// www.youtube.com/user/wwwpipam/videos) e Instagram (https://www.instagram.com/ pipam.it) per cui, anche in questo caso, l’invito è quello di iscrivervi e partecipare numerosi!

filo: brown 8/0 corpo: cdc oliva uova: resina UV fluo green e nylon 16 ali: 2 piume di cdc naturale + 2 di cdc chiaro antenne: anatra bronze

I THREAD PIÙ SEGUITI Dreaming New Zealand a cura di Antonio Napolitano (Flyaenne) Questa iridea mi ha fatto correre parecchio prima di riuscire a guadinarla! Un pesce carico di dinamite, tipico delle iridee selvagge nate e cresciute in luoghi selvaggi come questo. Gli ingredienti? Filo 0.16, ninfettina in fagiano, rame e pernice, strike indicator in lana. Il tutto con la preziosa assistenza del mio amico Angelo Piller.

FLY FISHING MAGAZINE

Rifiniture legature canne in bamboo Salve, vorrei una info su dove poter acquistare quel nastro colorato che credo sia adesivo che si applica sulle rifiniture delle legature (spesso canne in bamboo) subito dopo la legatura. Grazie, Vibesman

Zenmai Pupa

Cherie B. 2020 A cura di Valerio Santagostino (Balboa) Silvano Festa è un uomo che ispira calma e sicurezza; ti fa capire sempre che non dobbiamo temere, né preoccuparci, perché lui ha la situazione in pugno e sa sempre cosa fare in ogni frangente. Questa sua dote naturale si evince dal quadro di Hokusai Katsushika, La grande onda di Kanagawa, che ha appeso nella sala riunioni della sua azienda, la ACM & SIMEC TEAM a Treviglio. Rappresenta il terribile tsunami giapponese del 2011 ed è li appeso, mi spiega, a imperituro ricordo del momento (Covid 2020) più buio della bergamasca dal dopoguerra in poi. «Ma noi ce l’abbiamo fatta Valerio» mi spiega, con tranquillità, senza neanche, e ne avrebbe tutto il diritto, una piccola nota di presunzione.

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MOSCA e SPINNING

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a cura di Walter Luzi (WMangusta) amo: Hanak H530 BL filo: marrone addome: zenmai torace: cappotto + fibre di coda di fagano hackles: gallina barrata marrone antenne: fibre di fagiano testa: filo di montaggio

Egg Laying spent caddis a cura di Gianluca Capizzi amo: grub #14

La selva: dove ho sbagliato? (storia semiseria) a cura di Flyman56 Ieri mi sono recato sul Mastallone convinto di fare una bella pescata dopo tanto tempo, dimenticando, o meglio sottovalutando il venerdì 17. Quasi arrivato sono riuscito a schivare un bel daino che improvvisamente mi ha tagliato la strada. Fatto il permesso, vado al piazzale dove mettere la macchina e vestirmi che mi becco, da un tizio del posto, un sano e vigoroso ‘Buona Pesca’. Quasi quasi torno a casa, ma ho già fatto il permesso, non butto 38 euri. Comincio a pescare, vedo qualche bollatina, provo e ripro-


vo ma non vedo un’abboccata. Pesci non se ne vedono. Dopo tanto tempo e qualche chilo di troppo post quarantena mi manca il fiato. Un airone a trenta metri mi guarda. Nel frattempo cominciano ad arrivare i bagnanti. Torno verso la macchina e in un piccolo spazio erboso, al sole, una bella viperazza si erge tra l’erba con la bocca spalancata. Non c’è niente di peggio per il sottoscritto di un serpente, non li sopporto. Vado a mangiare e dopo discreto cibo e una buona birra scura ci riprovo. Mi sposto più in giù al bucone e vedo finalmente qualche trota. Una mi si sgancia pescando con un grosso artificiale tipo blob, ma non doveva essere molto grande. Si sono fatte le tre, vado alla passerella e scorgo una bella trota nel correntino. Ho provato di tutto, dalla secca piccolissima alla stravacca, dalla PT alle solite bianca/marrone ecc. Aggancio un paio di trotelle con la Royal Wulff. Sono troppo stanco e demoralizzato, il coup de soir può andare a quel paese. Arriviamo al dunque: dove ho sbagliato, perché i pesci di solito li prendo. A parte la sfiga, è un posto dove andare solo per il coup de soir? Ho pagato lo scotto della prima volta? Ho sbagliato tratti? Dite la vostra che io ho detto la mia. Sono graditi consigli. Grazie Ride

I CERCHI PIÙ INTERESSANTI

due mosche al seguito. Mentre mi leggete vago con qualche amico da mare a mare nelle montagne corse, chissà se incontro qualche bel torrentello...

Mascherine inquinanti a cura di Angelo Piller (Angelo) Non bastavano gli assorbenti... Adesso torrenti, fiumi e mari sono minacciati anche dalle mascherine. Fly Fishing smartworking a cura di Andrea Cuccaro Quando il lavoro non ti abbandona ma riesci a coniugarlo con una pescatina.

Trekking and Scouting a cura di Beppe Saglia (Beppe S) Un trekking non è tale senza una canna e


TECNICA MOSCA

RICONOSCERE LE BOLLATE

E

MASSIMO MAGLIOCCO [max@massimomagliocco.it]

ra poco che pescavo a mosca e l’abitudine di alzarmi presto per andare a pesca ancora mi faceva fare delle levatacce, come quella volta che arrivai di buon’ora sul Santa Susanna, classica risorgiva della provincia di Rieti. Ricordo che albeggiava e che già si poteva scorgere la superficie dell’acqua. Mentre la scrutavo, una bollata ruppe la calma che regnava incontrastata: il tempo di montare la canna e la superficie era ormai un continuo pullulare di bollate. Mi accorsi presto che non erano tutte uguali, ma, a causa della scarsa esperienza, non riuscii a capire il comportamento delle trote ad esse correlato e soprattutto perché erano così diverse. Finì la ‘danza’ e io non presi nulla. Non basta dire «ho visto una bollata» per capire cosa passa per la testa di una trota. D’altronde la pesca a mosca è proprio questo, una tecnica ricca di elementi che in altre modalità di pesca non esistono. Uno dei principi cardine è proprio la bollata, momento intorno al quale gira gran parte del sistema di pesca, ma la pesca sulle bollate rappresenta sì e no un 5% di tutta la pesca a mosca secca, quando queste sono ben visibili sulle cosiddette acque piatte, mentre il restante 95% avviene in acque mosse, dove quasi sempre non si vedono, specie per chi ha un occhio poco allenato. Chi sostiene che la pesca a mosca secca è molto facile, in quanto le bollate sono il segnale di un pesce che si fa notare e quindi è più vulnerabile, dovrebbero dunque sapere che, al contrario, è l’acqua mossa il regno della secca, ovvero l’acqua dove le bollate non devi

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aspettarle ma devi provocarle con un’azione di pesca ben precisa, azione che la stragrande maggioranza dei pescatori a mosca non conosce oppure non riesce a fare. Ciò premesso, e tornando alle bollate in acqua piatta, come le risorgive o i fiumi del fondo valle dove l’acqua assume un andamento piuttosto tranquillo, va detto che il modo di bollare delle trote è estremamente vario, in funzione di ciò a cui si stanno interessando. Questi diversi modi di bollare devono indurre il pescatore a mosca esperto a usare l’artificiale idoneo in funzione di come la trota sta mangiando in quel determinato momento per evitare clamorosi cappotti. In linea di massima, è possibile catalogare le forme delle bollate in due gruppi: quando mangiano sotto la superficie e quando sopra, sempre in funzione della presenza di insetti in acqua. Sotto la superficie 1. uscita di coda; 2. bollata rumorosa; 3. vortice di buone dimensioni; 4. delfinata di schiena. Sopra la superficie 1. increspatura appena accennata; 2. vortice di buone dimensioni; 3. bollata con schizzi; 4. uscita di testa e poi di coda; 5. delfinata; 6. bollata con salto; 7. rifiuto.


Il pescatore esperto, specie colui che pesca solo a secca, elabora immediatamente il tipo di bollata prodotto dalla trota per poterle presentare l’imitazione che più si addice al momento. Mi preme ricordare che in acque piatte è a volte necessario avere un tippet idoneo in relazione alla sezione del filo, cioè piuttosto sottile, specie se si stanno insidiando le iridee, anche se la trota potrebbe non tenerne conto, così come ho spiegato nel mio ultimo libro Tra la Coda e la Mosca, che tratta appunto del finale da mosca. In queste circostanze, una giusta imitazione in funzione dello stadio dell’insetto scopo della bollata della trota, unito a un giusto finale e soprattutto a un lancio che permetta alla mosca una deriva ottimale, farà sì che i salmonidi bollino in modo disinvolto. Se uno degli elementi dovesse essere carente, tutto potrebbe essere compromesso.

Uscita di coda.

sopra o sotto?

Non fraintendetemi: con ‘sotto’ intendo immediatamente al di sotto della superficie, per cui sempre di secca stiamo parlando. Un occhio inesperto può facilmente essere ingannato da una bollata sotto la superficie, così da presentare alla trota un artificiale assolutamente sbagliato. La prima osservazione fondamentale riguarda dunque la comprensione dello stato della schiusa e di quale tipologia di insetto sta per sfarfallare: se siamo davanti a insetti piccoli o grandi, se sono intrappolati nella pellicola e così via. Se ci si trova di fronte a un solo tipo di insetto, il discorso è più facile, altrimenti può succedere di vedere l’acqua rompersi ora in un modo ora in un altro, generando ulteriore confusione nel pescatore. Iniziando dalle bollate sotto la superficie, parliamo di quella che in gergo si chiama uscita di coda. Sarà capitato a tutti di vedere una trota che, in acque basse, è alla ricerca di qualcosa che la sta interessando non sotto la superficie ma sul fondo. Questa, in effetti, non è pesca a secca, ma la presenza di una coda che esce fuori induce spesso il pescatore a lanciare una mosca secca senza sapere che quell’imitazione non sarà mai presa in considerazione dal salmonide. Magari si scorge solo l’ultima fase della ‘scodata’, scambiandola per una bollata vera: è qualcosa che inganna anche un pescatore esperto. Un’altra bollata che fa spesso sbagliare è quella rumorosa. Può anche essere fatta da una trota che si ciba in superficie, ma spesso invece proviene da un salmonide che si ciba subito sotto di pupe di tricottero intente a salire per poi guadagnare subito la riva. Se non si ha nessun risultato con la presentazione di una mosca secca, non si deve continuare a insistere con quel tipo di imitazione, ma scendere subito sotto con un artificiale quale appunto una pupa di tricottero. Se siete di fronte a un vortice di buone dimensioni, il più delle volte sotto c’è il trotone. Spesso i pescatori confondono questo tipo di bollata con un rifiuto, e ci sta, ma se presentiamo al salmonide un’imitazione di un’emergente che lavora appena sotto di buone dimensioni, come una emergente di mosca di maggio, potremmo avere un bell’esemplare di trota attaccato all’artificiale. Un altro tipo di bollata che crea confusione nei pescatori, anche in quelli esperti, è la cosiddetta delfinata di schiena. Lì per lì sembra una classica delfinata, che vedremo poi in relazione alle bollate sulla superficie, ma è solo di schiena, in quanto sia il muso che la coda non si vedono. In questo caso

Vortice di buone dimensioni.

Delfinata di schiena.

la trota si sta cibando di piccole emergenti che non si trovano nella pellicola ma qualche centimetro sotto la superficie. La risalita del pesce fa sì che lo stesso prenda l’insetto, ma facendo uscire solo la schiena. Un’imitazione che uso spesso in queste circostanze è lo spider, fatto lavorare in modo che non possa scendere più sotto di quanto voglio io. È un risultato che si ottiene ingrassando un po’ il tippet del finale alla distanza voluta, diciamo a 5-8 cm dalla mosca, in modo che questa venga vincolata in qualche misura dal piccolo segmento di silicone che abbiamo sul tippet. Occorre però ricordare di cambiare il tippet non appena si cambia tattica di pesca, nel senso che se iniziamo a presentare mosche sopra la superficie, il tippet non dovrà assolutamente essere grasso, pena il suo probabile dragaggio. 5/2020

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TECNICA SPINNING

CRANK EVOLUTION

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RENZO DELLA VALLE [renzodellavalle@gmail.com ]

uando vennero ideati negli USA negli anni Cinquanta, i crankbait erano tutti facili da riconoscere: corpo tozzo e tondeggiante, timone di profondità più o meno inclinato ma sempre di dimensioni importanti. Questa seconda caratteristica è ancora oggi la loro principale prerogativa: poiché i crankbait servono per raggiungere e mantenere, durante il recupero, determinate fasce di profondità, il timone (o paletta) di nuoto è sempre parte preponderante dell’anatomia di un crankbait. La funzione principale di questi artificiali è quella di raggiungere e mantenere una determinata profondità sulla colonna d’acqua. I crankbait si potrebbero infatti definire anche ‘artificiali da ricerca’ e il loro utilizzo è richiesto quando non si conosce la profondità ove stazionano i pesci predatori e si pesca in ambienti vasti come grandi laghi natu-

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rali o artificiali. Il timone, o paletta di nuoto, è quindi fondamentale per il corretto funzionamento del crankbait e la sua struttura ne condiziona le prestazioni e la capacità di cattura. Essendo artificiali da ricerca, i crank devono coprire velocemente vaste superfici d’acqua (a lanci lunghi seguono sempre recuperi medio-rapidi) e poiché imitano il pesce foraggio prevalente in un determinato ambiente, devono nuotare nelle fasce d’acqua ove stazionano i banchi di piccoli pesci, presso i quali si troveranno anche i pesci carnivori. Dopo un primo boom espansivo, avvenuto negli anni Ottanta-Novanta, iniziò per i crankbait una fase evolutiva che li portò ad assumere forme, azioni di nuoto e misure molto differenti. Si era compreso che potevano interessare non soltanto il bass, per il quale erano stati inventati, ma tutti i pesci predatori, d’acqua dolce e marini. In breve, iniziarono a ‘evolversi’ per adattarsi ai gusti dei pesci carnivori di tutto il mondo.


crankbait e bassfishing

Abbiamo detto che questa particolare famiglia di hardbait ha origini yankee. Negli USA il pesce preferito dai pescatori è il bass e per il bass sono state ideate e sviluppate intere categorie di esche artificiali, compresi i crank. La funzione principale dei crankbait da bassfishing è ancora oggi quella di coprire vaste superfici d’acqua, andando a sondare determinate fasce di profondità fino a trovare i bass in caccia di pesce foraggio. Per una stessa serie di crankbait vengono quindi realizzati modelli che raggiungono, per esempio, cinquanta centimetri, un metro, tre metri e cinque metri; la forma del corpo resta la stessa, mentre varia la struttura del timone di nuoto, che cambia anche nell’inclinazione per ridurre l’attrito dell’artificiale con l’acqua e permettergli di scendere alla profondità prestabilita. I crank da bassfishing sono quindi esche estremamente specialistiche, non a caso i marchi che li producono riportano sempre sulla confezione la profondità massima che possono raggiungere ed è questa specifica che occorre tener presente al momento dell’acquisto. Sulle confezioni dei crankbait sono presenti anche altri dati che meglio ne chiariscono le funzioni. ‘Shallow diver’ sta a indicare che il crank nuota poco sotto la superficie e va pertanto usato in ambienti caratterizzati da bassi fondali (fino a 1 m circa). ‘Medium diver’ sono quei modelli muniti di paletta abbastanza allungata e inclinata di circa 10° rispetto l’asse del corpo: arrivano a sondare le profondità medie, fino a 3 m circa. ‘Deep diver’ sono i crank dotati di timone molto allungato, montato quasi in asse con la lunghezza del corpo dell’esca; spesso tale timone di plastica si presenta con una svasatura verso l’estremità che consente di fissare un solido anellino per legarvi il filo del mulinello. La lunghezza e l’ampiezza del timone permette agli artificiali così strutturati di raggiungere le massime profondità, oltre i 6 m. Esistono infatti crank che possiedono palette lunghe quasi più del corpo dell’artificiale. A proposito di paletta, un’ulteriore suddivisione si può fare a proposito della sua conformazione nella parte inferiore, quella che va a urtare sul fondo o contro gli ostacoli. Esistono i crankbait square lip con timone dalla forma squadrata, che conferisce ampi sbandamenti laterali a questi artificiali, che sono caratterizzati anche da una buona azione antincaglio. Ci sono poi i crankbait regular lip, con bordo basso della paletta di forma tondeggiante, ma molto allungata, pensata per far raggiungere al crank profondità maggiori.

contaminazioni evolutive

Dopo alcuni anni dalla loro nascita, i crankbait cominciarono a cambiare aspetto: le catture sempre più frequenti di altri pesci predatori portarono le aziende a distogliere un po’ l’attenzione dal bass per rivolgersi al luccio, al lucioperca, alla spigola e infine alla trota. La forma classica del crank, cicciottella e accorciata, cominciò ad allungarsi e sfilarsi, prendendo la silhouette del pesce foraggio cacciato da questi predatori. Fu in particolare la contaminazione ‘genetica’ con i minnow a dare i risultati migliori. Dai minnow, copie esatte del pesce foraggio ma poco adatte a raggiungere le profondità maggiori, i crankbait presero la forma allungata e stretta, tipica del pesce foraggio che vive in corrente. Con timoni di nuoto op-

portunamente sagomati, questi nuovi crankbait potevano essere usati anche in fiume o torrente, o nei veloci e profondi canali di pianura, alla ricerca di trote, persici, lucioperca, lucci e persino siluri. Molti crank, così modificati, persero del tutto la forma originaria, bombata e panciuta (fat), per assumere un corpo schiacciato (flat): visti dall’alto, il corpo di queste esche appare compresso ai lati, caratteristica che conferisce un movimento un po’ più stretto e vibrazioni molto intense, perfette per imitare pesce foraggio che nuota in corrente. La forma tipo shad che ricorda i più comuni pesci foraggio che vivono in acque correnti, è quella che meglio si è adattata al funzionamento di questi crankbait. È una tipologia di crank con una buona aerodinamicità, soprattutto se costruiti in plastica, in quanto riescono, una volta proiettati con sufficiente forza, a mantenere la giusta traiettoria lineare nel lancio. La forma sfilata, inoltre, migliora anche l’idrodinamica, offrendo meno resistenza all’acqua e consentendo al crank di raggiungere autentici record di profondità.

gli ultimi sviluppi

Arriviamo dunque ai giorni nostri, nei quali il mondo dei crankbait è ancora in fermento. La Trout Area, quella particolare disciplina dello spinning mirata alla cattura delle iridee in laghetto, dopo aver dato fondo allo sviluppo dei micro ondulanti ha rivolto l’attenzione ai mini crankbait, per i quali le trote iridee hanno un debole in determinate situazioni. Vennero dapprima utilizzati i crank nelle misure più piccole, destinati alla cattura dei bass di piccola taglia. Ma presto si comprese che per le trote di laghetto, e in particolare per quelle di taglia ridotta destinate alle competizioni


TECNICA MOSCA

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ALBERTO EDOARDO GARGANTINI [albertogargantini@libero.it - info@grayling.shop]

a nuova stagione è ormai arrivata: la luminosità sta cambiando, l’aria diventa più frizzantina e quel profumo tipicamente autunnale pervade ogni angolo del fiume. Di colpo siamo presi da una sensazione di malinconia, quasi tristezza, qualcosa che finisce, ma allo stesso modo anche una percezione di sollievo, di curiosità, di tranquillità, voglia di immergersi nella natura, godersi un po’ di fresco e approfittare della calma dei grandi corsi d’acqua. E poi quella voglia di temolo… Per noi malati di temolite è giunta la fase più acuta, il nostro momento magico: corsi d’acqua impescabili per buona parte dell’anno sono ora finalmente accessibili. Purtroppo, con i cambiamenti climatici degli ultimi decenni, alcuni dei fiumi migliori da temoli risultano fruibili per la pesca a mosca solo pochi mesi l’anno, per lo più in autunno. È quello che succede anche nella mia amata Drava, mentre la Möll, specie nel tratto della riserva che ho la fortuna di gestire, è tuttora pescabile per quasi tutto l’anno: entrambi i fiumi sono ben popolati da temoli di tutte le taglie. Il progressivo calo delle temperature e la diminuzione di eventi temporaleschi fanno sì che i corsi d’acqua trovino una certa regolarità, i livelli tornino bassi e la temperatura dell’elemento liquido diventi più stabile. Questa serie di fenomeni,

uniti a una buona condizione meteorologica, crea i presupposti per le nostre tanto amate schiuse di insetti. Sempre più rare, purtroppo, tanto che i fiumi offrono sempre meno fauna bentonica: negli ultimi anni ho notato un calo drastico di questi eventi non solo nelle zone in cui pesco, il sud dell’Austria, ma anche a livello generale; nonostante in alcuni fiumi la qualità dell’acqua sia migliorata, gli insetti sono quasi scomparsi. Molteplici fattori hanno contribuito a questi cam-

Un tratto della Drava, in Carinzia: con acque fresche e ben ossigenate tutto l’anno, garantisce splendide catture di temoli di taglia.

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TECNICA SPINNING MARE

SPARIDI

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in scogliera GIACOMO CAPRESI [giacomocapresi2@gmail.com]

a scogliera è un luogo affascinante, che a mio avviso rappresenta la massima espressione dello spinning saltwater. Ambiente duro, per niente scontato, difficile da interpretare e che richiede un’attenta lettura delle condizioni meteomarine, la scogliera dà grandi soddisfazioni e grandi delusioni. Tante sono le specie insidiabili, ma senza dubbio la ricerca degli sparidi è quella più complessa e stimolante. Ne prenderemo qui in esame due specie: il sarago maggiore (Diplodus sargus sargus) e il ben più ambito dentice (Dentex dentex), che trovano entrambi il momento di maggior attività nel mare mosso, che si parli di mareggiata, più o meno accentuata, o di scaduta. In piena mareggiata, tuttavia, si verifica spesso la presenza di vento forte o sostenuto, che non consente una corretta azione di pesca al sarago, che richiede attrezzature ed esche medio-leggere. Consiglio quindi di concentrarsi sulle fasi di scaduta, ovvero di abbassamento del vento e dei moti ondosi, che pian piano andranno a calare nei giorni successivi. I saraghi si avvicinano e si mettono in attività conseguentemente al formarsi di una catena alimentare. Il mare mosso, battendo sulla scogliera, disorienta e stacca una miriade di microorganismi e, con essi,

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anche di gamberetti, che, ‘sballottati’, diventano facile pasto del grufolatore, che si trasforma in un vero e proprio predatore. Lo stesso vale per i piccoli pesci, che nella risacca cadono vittima dello sparide. Parliamo ora dell’approccio. Canne da 20-25 g molto sensibili, trecce di 0,12-0,15 e finali in fluorocarbon di 0,25-0,30 rappresentano il giusto compromesso tra potenza e leggerezza, per tenere testa alla corrente e alle potenti e veloci fughe dei grossi saraghi. Come esche uso piccole gomme che imitano gamberetti (perfetto lo Shrimp-U); molto importante è la scelta del peso della testa piombata, perché l’errore più frequente è proprio quello di mettere troppo peso: l’esca, se troppo pesa, arriva sul fondo in maniera innaturale, mentre, se troppo leggera, con l’infrangersi dell’onda tende a salire fino a galla, facendo perdere il contatto con essa. Con il giusto peso (da valutare sul posto), l’esca a ogni frangenza verrà spinta a parete e fluttuerà a mezz’acqua in maniera molto naturale e attrattiva. Tenete conto che il sarago in queste condizioni pattuglia la murata in maniera orizzontale, per cui i lanci e le passate dovranno essere sempre molto vicine al costone. Una situazione molto interessante si crea in presenza di rocce affioranti: quando l’onda colpisce lo scoglio da sud, ad esempio, ci sarà


sempre dalla parte opposta uno spazio con acqua più calma dove la corrente smorza: è lì che i piccoli pesci e i gamberetti andranno a trovare riparo dal forte trambusto e di conseguenza, al seguito, si troveranno i veloci e opportunisti saraghi. In queste condizioni non è raro l’incontro con il vero re delle scogliere, il dentice, che potrebbe mordere le piccole esche mettendo a dura prova la nostra attrezzatura, specialmente quando si usano piccoli metal jig, stickbait o piccoli minnow trattenuti in corrente. La sorpresa in mare, ma soprattutto in scogliera, è sempre dietro l’angolo. Parliamo dunque del dentice, il sogno di ogni pescatore landbased. Come per il sarago, le condizioni di mare mosso sono sempre le migliori per attivare il meccanismo predatorio, ma il dilemma che sorge più frequentemente è: in centinaia di metri di scogliera e di schiuma, dove devo lanciare le mie esche? La parola chiave è ‘lingua di reflusso’. Quando è in corso una mareggiata, su tutta la scogliera il battere del mare forma, in maniera più o meno accentuata, la cosiddetta ‘schiuma’, che piace tanto a noi pescatori. In alcuni punti ben precisi, dettati dalla conformazione della costa, dalla direzione del vento ecc., la corrente si convoglia in un punto e spinge verso l’esterno, formando delle schiumate che si allungano verso il mare aperto, facilmente individuabili per la loro lunghezza. Queste ‘lingue’ trasportano con forza tutto il nutriente (piccoli pesci in difficoltà compresi) verso l’esterno ed è lì che vi saranno i potenti dentici, pronti a banchettare con il pesciolame trasportato.

Se si conosce molto bene lo spot, altri luoghi da battere sono le creste di roccia che entrano in acqua. Sono zone da affrontate con attenzione: se la corrente spinge da sud il predatore si posizionerà sul lato nord della cresta, aspettando il passaggio del pesce trasportato dalla corrente, attaccandolo con un veloce ed esplosivo attacco. Anche per il dentice vale il discorso fatto per il sarago: se si pesca a gomma o a metal, la scelta del peso dell’esca è fondamentale in presenza di acqua profonda. Ma con mare mosso il dentice viene spesso a cacciare in acque poco profonde: è qui che entrano in gioco long jerk e minnow (in casa Seaspin: Mommotti e Buginu). Si recupera nella corrente che avanza e ci si ferma completamente

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fLY tYing Contest spediZione entro iL 20.10.2020: Montaggio no HaCkLes

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Skirmjan rodS

La Skirmjan MSK-PH-792MH è una canna in due sezioni adatta alla ricerca di tutti i predatori, in acque sia dolci che salate. Ottima con minnow e jerk oppure esche in gomma e testa piombata, è molto conica e dunque estremamente sensibile per trasmettere efficacemente il contatto col fondale e le più timide abboccate, MOSCA e a SPINNING 4/2019 fondali e nelle grosse correnti. Non teme le forti sollecitazioni con peanche nei• recuperi balzi, su•profondi sci di taglia importante.

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Potenti, leggere ed estremamente bilanciate, grazie alla tecnica costruttiva che riesce a combinare due differenti tipi di carbonio ad alto modulo HHC (Hyper Hard) e FC (Flexible) con una nuova resina ad alta densità, le canne Skirmjan sono disegnate e progettate per la moderna pesca con le esche artificiali. Ogni modello ha caratteristiche specifiche per tecnica e tipo di artificiale.


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Perfetta combinazione tra performance di lancio, movimento ed efficacia, questo artificiale ha un interno che è stato disegnato con una nuova partizione dei pesi, che lo bilancia in ogni condizione di pesca. I numerosi test effettuati hanno dimostrato che reagisce in scioltezza a ogni categoria di recupero, sia regolare e costante che ritmato da jerkate lunghe e decise. Per offrire le migliori performance nel lancio, si è reso necessario l’utilizzo di una resina base e di una rifinitura completamente innovative. Il risultato è un artificiale suspending eccellente sino a un metro e mezzo di profondità, dove sosta la maggior parte dei pesci foraggio. Deep range: da 100 a 150 cm (3.2 to 5 feet). Per maggiori informazioni: www.molix.com.

moLiX juGuLo CaSTinG • 6,5 cm (2.1/2 in) • 15 g (1/2 oz) • Sinking

Il Jugulo Casting è costruito con materiali e vernici di elevate qualità e molto resistenti alle sollecitazioni cui sono sottoposti gli artificiali dedicati agli impieghi in acqua salata. Il corpo, molto aerodinamico, ha una disposizione dei pesi decentrata che gli dona un movimento molto simile al comportamento di un pesce foraggio in mezzo al suo branco. Grazie alla sua forma, si lancia in modo efficacissimo e ha un’azione di nuoto unica. Si può utilizzare agevolmente da riva e da natante. Se ne intuiscono facilmente le modalità d’uso, che lo rendono appropriato anche per ottenere rapidamente ottimi risultati su tonno, serra, palamita, alletterato, lampuga, spigola e ricciola, che sono alcuni dei predatori che potrà insidiare, ai quali vanno aggiunte molte specie tropicali.

SLamaTore STonFo TuBeTeCH

Lo slamatore Stonfo Tubetech con testina sagomata tubolare (art. 615) è un prodotto di alta qualità studiato per una rapida estrazione dell’amo senza danneggiare né il pesce, né la mosca. Prodotto con materiale molto resistente e con impugnatura anatomica in gomma, è ottimo per ogni tipo di pesca e indispensabile quando si pratica il catch and release. È munito di foro per l’aggancio al gilet. Per maggiori informazioni: www.stonfo.com

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show room recensioni mita i riflessi provenienti da superfici orizzontali. La protezione UV 100% è sempre attiva, bloccando il 100% dei raggi nocivi UVA e UVB. Le lenti sono decentrate per evitare ogni possibile distorsione ottica. Altre caratteristiche: i naselli regolabili ergonomici si adattano alla forma del naso per un’aderenza perfetta a ogni tipo di viso e possono essere utilizzati per avvicinare o allontanare gli occhiali dal viso per limitare i rischi di appannamento; i grip all’estremità della stanghetta e dei naselli impediscono agli occhiali di scivolare; le aste a doppia iniezione garantiscono una calzata particolarmente morbida; i fori di aereazione applicati nella parte superiore e inferiore della lente permettono la fuoriuscita della condensa. Nella confezione è compresa una clip ottica per lenti da vista, facilmente montabile e smontabile all’interno della montatura: il proprio ottico di fiducia potrà facilmente montare le lenti da vista sulla clip, permettendo di indossare occhiali sportivi da vista senza nessun limite di gradazione. Sono compresi custodia semirigida e panno per la pulizia. Bertoni P1000E. Si tratta di occhiali da pesca polarizzati antiriflesso e con montatura in TPX, materiale che ha una densità inferiore a quella dell’acqua, rendendola in grado di galleggiare, qualità che potrà essere particolarmente apprezzata durante i guadi… L’occhiale è flessibile e leggero. Anche qui il cordino elasticizzato regolabile e amovibile consente di ottenere, se necessaria, una calzata più aderente e i fori applicati nella parte superiore e inferiore della lente permettono la fuoriuscita di condensa ed eventuale acqua. La specchiatura delle lenti rende questo modello particolarmente indicato per la pesca in mare, dove l’intensità della rifrazione spesso è estrema e richiede una protezione ulteriore. Bertoni garantisce un servizio di assistenza post vendita a vita per tutti i propri occhiali, che possono essere acquistati direttamente sul sito www.shopbertoni.com. (Federico Renzi)

Massimo Magliocco, Tra la coda e la mosca. Il finale, Youcanprint 2020, 17x24 cm, 162 pp. a colori, 28,00 euro. I nostri lettori conoscono bene di Massimo Magliocco sia la sua grande competenza, frutto dei molti anni di esperienza, sia la sua vena espositiva accattivante e chiara, lontana dagli inutili ermetismi che talvolta affliggono le spiegazioni tecniche nei libri di pesca a mosca. In questo volume Massimo analizza in maniera completa l’argomento finale, dedicandogli quell’attenzione che spesso gli viene negata nei manuali. Da istruttore di lancio e progettista di canne e finali qual è, può infatti affrontare il tema a 360° senza trascurarne nessun aspetto. Si va così dai materiali (seta, nylon fluorocarbon) all’elasticità della canna e del tippet, dai profili storici dei finali di alcuni grandi pescatori del passato alla concezioni moderne, dalle varie tipologie (trecciato, a doppio cono, ad asole ecc.) al rapporto con alcuni lanci, dall’unione tra coda e finale ai vari nodi di giunzione, fino alle caratteristiche dei finali da utilizzare per tecniche diverse dalla secca. Il tutto accompagnato da tabelle, foto, disegni, diagrammi, schemi, grafici sempre puntuali e molto esplicativi. Un testo imperdibile, adatto ai principianti come agli esperti, da leggere, capire e mettere in pratica. Il volume è disponibile in alcuni negozi di pesca (1000 mosche, Like a River, RP Udine, 54 Dean Street, La pesca - Roma) e online (su Amazon, Mondadori, IBS, Libreria universitaria, Feltrinelli, Youcanprint). Per maggiori informazioni: max@massimomagliocco.it.

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MOLIX MULTI FUNCTIONAL STAINLESS STEEL PLIERS La Multi Functional Stainless Steel Pliers è una nuova pinza multifunzione realizzata completamente in acciaio inox, il che ne aumenta la robustezza e la resistenza. Il trattamento anticorrosione, inoltre, ne preserva nel tempo le caratteristiche. Il piccolo ‘becco’ su uno dei due morsetti consente al pescatore di aprire agevolmente split ring senza grandi sforzi. L’impugnatura ergonomica e alleggerita ne assicura una presa facile e solida. Le speciali lame del cutter, in carburo di tungsteno, consentono di tagliare trecciati e fluorocarbon in modo netto e pulito. Per ulteriori informazioni: Pro Tackles, tel. 051/ 887919, www.molix.com, info@protackles.com.

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