La Pesca Mosca e Spinning Agosto-Settembre 2021

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Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – AUT/CENTRO/1291/04.2021 Periodico ROC - anno XXI, n. 26 - Agosto-Settembre 2021

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AGOSTO-SETTEMBRE 2021 € 6,90




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Direttore responsabile Eugenio Ortali

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VAL DI DAONE

ARGENTARIO

di Gianni Schergna e Marco Simonini

di Giacomo Capresi

Tre giorni di pesca in due riserve no kill sul fiume Chiese nella splendida valle trentina, in compagnia dei propri figli di 10 e 12 anni: un’esperienza emozionante e coinvolgente, di condivisione di sensazioni e passioni in una natura prodiga di scenari mozzafiato.

Le scogliere dell’Argentario sono assai varie e si alternano fra cale e calette ciottolose, creste di roccia che entrano in acqua degradando nel blu, pareti e punte profonde e grossi massi che creano un ecosistema unico nel suo genere. Senza contare le secche staccate dalla costa.

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redazione@lapescamoscaespinning.it www.lapescamoscaespinning.it www.facebook.com/MoscaeSpinning http://twitter.com/lapescaMeS www.flickr.com/photos/moscaespinning www.youtube.com/user/MoscaeSpinning

Hanno collaborato a questo numero Moreno Bartoli, Davide Bellosia, Gianlugi ‘Giangi’ Boniolo, Giacomo Capresi, Alberto Concini, Renzo Della Valle, Fabio Federighi, Loris Ferrari, Alberto E. Gargantini, Massimo Ginanneschi, Ivano Mongatti, Giorgio Montagna, Armando Quazzo, Federico Renzi, Pierdomenico Salotti, Marco Sammicheli, Gianni Schergna, Marco Simonini

ZONA FRANCA EDITRICE SRL sede legale: Via P. Colagrande 1, 67100 L’Aquila

sede operativa: Via S. Pellico 2 • 00195 Roma tel. 06/42.90.38.54 abbonamenti@lapescamoscaespinning.it

WIRE BAITS

TAIL WATER MÖLL

di Gianluigi ‘Giangi’ Boniolo

di Alberto Edoardo Gargantini

Le esche metalliche rappresentano una categoria di artificiali che nel corso della storia ha mantenuto intatta la propria semplicità costruttiva. Performanti, efficaci ed estremamente catturanti, comprendono lo spinnerbait, la chatterbait, il buzzbait e l’ultimo arrivato Alabama Rig.

La Möll è uno dei fiumi austriaci più rinomati per la pesca a mosca, con trote e temoli che popolano i suoi 80 km di acque cristalline. Particolarmente rilevante è il tratto di 6 km compreso tra lo sbarramento di Mühldorf e la confluenza con il fiume Drava.

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Pubbliche relazioni e pubblicità Renzo Della Valle, Giorgio Montagna renzo.dellavalle@gmail.com, jomontagna@tiscalinet.it

Pubblicazione periodica Disponibile anche in versione digitale su www.ezpress.it Tutti i diritti riservati LA PESCA MOSCA E SPINNING ZONA FRANCA EDITRICE srl Iscrizione ROC n. 26695 del 22.9.2016 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 225 del 29.9.2014 Direttore editoriale Giulio Fascetti Stampa: Tuccillo Arti Grafiche, Afragola Distribuzione: Pieroni Distribuzione srl Via Carlo Cazzaniga 19, 20132 Milano

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RISERVA DORA BALTEA

GOMME ESTIVE

di Armando Quazzo

di Renzo Della Valle

«Due sono le caratteristiche della riserva: una stagione interrotta dal periodo di scioglimento dei ghiacciai e delle nevi valdostane che da maggio a fine agosto rendono impossibile la pesca e una quantità di specie e di mosche capace di far impazzire il pesce e soprattutto i pescatori».

Le softbait rappresentano la categoria di artificiali più importante nel periodo del forte caldo estivo. Rane, gamberi e salamandre per il bass, shad di vario tipo per la trota, ma anche per gli stessi bass nonché per i persici reali e per i siluri, per i quali sono ottimi pure grub e bull dawg.


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Sotto i castelli di Porciano e Romena, che nel Medioevo presidiavano l’alta valle dell’Arno, si può pescare in circa 5 km di fiume con due distinti tratti: il primo, a valle, aperto a tutte le tecniche, il secondo, a monte, no kill riservato alla mosca e allo spinning.

Sempre più i gestori dei laghetti hanno compreso l’importanza, per attirare i pescatori più avveduti, di offrire un ambiente salubre e ben tenuto, popolando le acque con salmonidi di qualità, oltre a beneficiare dei predatori già presenti, in un contesto di tassativo no kill.

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All’interno del Parco Nazionale della Sila, è possibile pescare lungo quasi tutto il perimetro dei laghi Arvo, Ampollino, Passante e Cecita. Ci occupiamo qui di quest’ultimo, la cui importante popolazione di persici reali è insidiabile a spinning con varie tecniche.

Le parti che definiscono il popper sono essenzialmente due, coda/e e testa, alle quali possono esserne aggiunte altre: un corpo di riempimento, spesso composto utilizzando hackles di colori adeguati, alcuni elastici montati attraverso il corpo, occhi e infine sistemi antialga.

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IL NOCE NELLA ZONA EREMO SANTA GIUSTINA

di Pierdomenico Salotti

CRANK SNODATO PER IL BASS

La divisione del corpo in due parti dona al crank snodato un nuoto sinuoso, rendendolo efficace anche con recupero lento. Dalla costruzione un po’ più lunga rispetto al crank normale, può come questo avere varie forme, e dimensioni della paletta, per pescare in strati d’acqua diversi.

SPEDIZIONE ENTRO IL 25.8.2021: TUBE FLY

Il tratto di Noce qui proposto è molto tecnico: i pesci, con una buona presenza di trota marmorata, sono difficili, tutti selvatici e hanno taglie anche assai importanti: non è infrequente prendere esemplari sui 50 cm anche a secca.

LURE BUILDINg CONTEST

POPPER di Ivano Mongatti

FLY TYINg CONTEST

I PERSICI DEL CECITA di Davide Bellosia

di Alberto Concini

NOTIZIE SHOW ROOM MERCATINO

SPEDIZIONE ENTRO IL 25.8.2021: POPPERINO PER IL CAVEDANO

di Giorgio Montagna

Major Craft Basspara BPS-662UL

SPINNING WILD IN LAGHETTO

Length: 6’6” Lure: 1/32-3/16 oz Line: 3-6 lb Action: Ex.Fast

ZRS CAPODARNO di Federico Renzi


fish facts

a cura di Marco Sammicheli

l’aumento dei divieti ravviva il dibattito

IMMISSIONI E ALLOCTONI Il problema dei pesci non autoctoni immessi a scopo di pesca è stato a lungo ignorato per diventare sempre più importante soprattutto a causa della colonizzazione di gran parte delle nostre acque interne da parte di specie altamente invasive e dannose per la ittiofauna originaria. Lo stesso problema ha coinvolto anche molti pesci che è ancora consuetudine immettere per la pesca, come ad esempio diversi tipi di trote. Se la pratica delle immissioni ha una lunga storia, la grande diffusione della pesca ricreativa ne ha fatto il metodo standard per sostenere una crescente domanda. Quasi sempre si tratta di offrire maggiore disponibilità di pesci rispetto a quella della riproduzione naturale, di soddisfare così la domanda e di compensare la perdita di pesci dovuta allo sforzo di pesca, in aggiunta ad eventuali vantaggi di logistica e gradimento. Una volta che la necessità di preservare e recuperare dove possibile il patrimonio genetico delle autoctonie è stata capita e trasportata in iter istituzionali, ha cominciato a prevalere una impostazione volta ad evitare, ovvero vietare, l’immissione di pesci alloctoni. È probabile che immettere pesci non autoctoni non crei automaticamente e dovunque un danno, ma quello di cui si parla è il principio generale e in base a questo viene messa in discussione la pratica in generale. Del resto dove immettere pesci alloctoni sembra possa non creare problemi è in genere perché le acque ne sono già abbondantemente popolate. In ogni caso stiamo assistendo a un fioccare di impedimenti alle immissioni che ha scaldato il dibattito sul tema fino a una contrapposizione netta tra l’associazionismo ambientalista e quello della pesca ricreativa e fino a far arrivare il problema nelle aule parlamentari. Il sistema della pesca ricreativa in acque interne ha trovato da tempo una sua stabilità nell’operare immissioni di vario tipo, commisurate alle dimensioni dei corpi idrici e alla domanda di pesca e affidandosi in larga parte alle disponibilità sul mercato del materiale da immissione e da valutazioni ancora di gradimento e di logistica. Non tutte le immissioni sono uguali, ad esempio è diverso immettere trote iridee adulte o gestire un incubatoio di valle. Non siamo più fortunatamente nei tempi in cui una rivista di pesca in edicola dedicava la copertina alla bella novità dell’immissione nel fiume Arno di breme e gardon a favore dell’agonismo, per non restare indietro rispetto a squadre straniere che potevano vincere le competizioni nei campi gara dove queste erano le specie dominanti. In generale però una grande fetta di pesca ricreativa in acque interne si basa su pesci che non vengono da una frega naturale di specie autoctone e se alcune pratiche di immissione dovessero essere vietate o molto limitate, il settore nella sua forma attuale potrebbe trovarsi ad affrontare una grave crisi. Sostituire il tipo di pesci per le immissioni è cosa complessa, lunga e difficile, e per questo sempre rimandata e operata solo in alcune realtà virtuose. Il settore è quindi decisamente allarmato dallo stringersi degli spazi su cui si mantiene, considerando le conseguenze economiche e di partecipazione. Il problema è quello delle specie alloctone, ma il vero nodo si trova a monte, ovvero nella trasformazione dei corpi idrici in semplici contenitori di pesci. I pescatori sembrano anche gradire perché trovano sempre abbondanza e nel campo della pesca a mosca c’è spesso un elemento altamente qualificante a fare da velo: contano più le bollate dei pesci in sé. Certo meglio pesci

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belli, in salute e poco insidiati, tutte cose ottenibili con un determinato carico di gestione. E pesci di taglia in abbondanza stabile, ovvero stabilizzata tramite immissioni. È successo anche in destinazioni mitologiche oltre frontiera per alimentare il mercato, contando per così dire, sull’autoctonia delle schiuse. Una volta nessuno immetteva niente, la gente mangiava i pesci di fiume e solitamente andava a pesca per prendere pesce da mangiare. Adesso abbiamo una scienza raffinata capace di valutare tutte le caratteristiche di qualsiasi corpo idrico ma per la gestione della fauna ittica i dati scientifici sono solo una base teorica sulla quale lavorare per ottimizzare la resa destreggiandosi per non infrangere le regole stabilite. Dove la gestione acquista peso diventa normale pescare in un fiume dove il numero, le specie, la taglia dei pesci sono amministrati a monte. Va bene, bollano, tirano, saltano, ma prima che pescatori diventiamo o no un po’ semplici clienti e i pesci semplici prodotti a nostra misura? Ci può andare bene che sia così, ma solo fino al punto in cui questo non danneggi le risorse naturali e proprio su questo punto ruota tutta la polemica in atto a colpi di lunghe disamine e prese di posizione. Banalmente l’ultima trincea di una fetta del settore ricreativo è girare la palla sul versante degli altri problemi ambientali che danneggiano le popolazioni ittiche. Inquinamento, sbarramenti, centraline, sversamenti, lavori in alveo. Tutto vero, se non che si tratta di due argomenti diversi. Se un corpo idrico è invaso da una specie aliena dominante, si dà il corpo per ‘perso’ dal punto di vista della biodiversità originaria. Il fatto che vi si siano stabilizzati pesci alloctoni o ci sia comunque consuetudine di immetterli sembra possa anche diventare un ottimo alibi. Se il fiume è ‘perso’, tanto vale usarlo in una logica di mercato, certo con le dovute cautele, che significa un minimo sindacale nel quale può facilmente rientrare quello che interessa per la pesca ricreativa. Non sarà forse il caso di alcune acque salmonicole dove il problema dell’immissione di trote non autoctone è molto sentito, ma moltissime acque del piano sono effettivamente dichiarate ‘perse’ dal momento che sono invase da specie alloctone e che la scienza non ha soluzioni per la loro eradicazione. Le due tendenze effettivamente riscontrabili nel dibattito interno al settore della pesca ricreativa sono nella netta contrapposizione tra la finalità virtuosa ma che al momento appare velleitaria di tornare ad avere solo pesci autoctoni e quella opposta, contraria alle raccomandazioni scientifiche, di immettere qualsiasi cosa e adattarsi a quello che la natura fa prevalere, ovvero non contrastare la presenza e la diffusione degli alloctoni. L’aumento dei casi nei quali si prospetta una interruzione delle tradizionali pratiche di immissione ha creato un forte allarme in tutto il settore ricreativo e in modo particolare tra gli operatori economici. Se da una parte si teme una crisi dell’economia della pesca ricreativa legata alle immissioni, dall’altra occorre notare che l’argomento viene trattato da ormai molti anni, nei quali lo stesso comparto economico si è sostanzialmente limitato ad alimentare lo stato di fatto piuttosto che operare per un passaggio graduale, mentre le amministrazioni locali hanno risposto alla domanda di pesca aggirando l’ostacolo a suon di deroghe. Un tira e molla ormai ventennale ha stabilito un divieto che è stato aggirato per essere poi ribadito e infine emendato per tenere conto del fatto che dopo decenni di gestione operata con immissioni continue e in larga parte scriteriate, certe acque possono tranquillamente continuare ad essere gestite con lo stesso metodo visto che non c’è più niente da perdere. Certo che nella maggior parte delle nostre acque dolci ci sono problemi strutturali di sproporzione tra domanda di pesca e offerta naturale, ma tant’è e lo sta a testimoniare la diffusione dei laghetti a pagamento dove in fondo la differenza qualitativa rispetto a qualche tratto di torrente ad alta gestione è più nella minore naturalità dell’ambiente che in quella dei pesci. La forte critica ai divieti di immissione viene nelle sedi istituzionali dagli stessi soggetti che il problema l’hanno prima creato e poi mantenuto in vita fino all’ultimo e che adesso sono nel panico vedendo il rischio concreto di trovarsi in fondo a un vicolo cieco. Certo si potranno trovare soluzioni di mediazione, perché anche se tutte le acque sono importanti, non tutte sono uguali e possono esserci diverse destinazioni supportate da dati e pareri autorevoli e già lo si prevede nella normativa. Il rischio evidente è che possa comunque non essere abbastanza per mantenere alcuni importanti ambiti di pesca alle loro dimensioni attuali e dovrebbe essere compito di chi ha bisogno di un mercato che non decresca pianificare modelli di sviluppo rinnovati e che possano trovare


notizie punti di equilibrio non estemporanei. Al momento sembra che i portatori di interessi del settore ricreativo più grandi, organizzati e finanziati, siano tanto con le spalle al muro da non poter giocare altra carta che quella di perorare la causa degli alloctoni innocui e redditizi presso le alte cariche della politica nazionale. Dato tutto per buono, non saremo certo in pochi a poter testimoniare come a fronte di tanti documenti emessi nelle sedi istituzionali, il territorio assiste a contraddizioni palesi. Come ad esempio, a poca distanza, avere torrentelli collinari con divieto assoluto di immettere trote per salvare degli anfibi autoctoni e altri con immissioni massicce di fario, iridee e salmerini. Perché c’è da aggiungere che vista l’orografia della penisola i problemi sono abbastanza variegati da non poter avere una soluzione buona per tutti. L’esempio più appropriato potrebbe appunto riguardare proprio i salmonidi. La globalizzazione della cultura della pesca ha portato a fornire surrogati a causa della lontananza delle acque adatte a una determinata pesca. Prima le immissioni servivano a fare carniere, adesso ad avere sempre molti pesci in acqua, che non è esattamente la stessa cosa se i pesci catturati vengono rilasciati. Insomma, pur con la piena consapevolezza delle differenze, un certo subconscio porta ad assimilare la Svezia, la Valtellina e il Chianti in base all’immaginario della trota che bolla. Il succo del discorso è che l’immaginario si potrà anche globalizzare, ma per i salmonidi ci vogliono le giuste condizioni ambientali. Ovvero nell’Appennino le trote ci possono vivere ma non come sulle Alpi e meno che mai come in Alaska. Allora la scelta è tra ottimizzare artificialmente, tramite immissioni, l’offerta di pesca o ristabilire popolazioni di specie autoctone in grado di autosostenersi, regolando a questo scopo lo sforzo di pesca. Non sarà che lo si legge nelle carte ittiche ormai da decenni? A parte le difficoltà e la necessità di investimenti, è evidente che si tratterebbe probabilmente di avere in acqua un po’ meno pesci e si sa che proprio i pesci sono il motore del settore. Sarebbe il momento che qualcuno, anzi tutti quelli che hanno interesse, cominciassero a costruirci una strategia, diciamo almeno a medio termine, che non si sa mai.

dal 17 al 19 settembre a Orbetello, montepremi di oltre 15.000 euro

BRANZINO THE CHALLENGE 2021 C’è tempo fino a sabato 31 luglio per iscriversi a Branzino the Challenge, la più importante manifestazione a livello europeo con le esche artificiali dedicata alla spigola in kayak. La quarta edizione di Branzino the Challenge, organizzata dall’Associazione Insidefishing, vede il patrocinio dell’amministrazione comunale di Orbetello e si svolgerà presso l’area del Circolo Canottieri di Orbetello, dove sarà allestita una struttura di accoglienza che consentirà lo svolgimento di tutte le attività legate alla manifestazione. Da venerdì 17 a domenica 19 settembre la pescosa laguna di Orbetello è pronta a regalare emozioni a non finire con un sorprendente numero di catture e taglie da capogiro. La manifestazione si svolgerà rispettando le regole di distanziamento e prevenzione vigenti per cui, dopo la chiusura delle operazioni di registrazione e consegna dei gadget per i concorrenti, intorno alle 16.30 di venerdì 17 settembre tutti i partecipanti si ritroveranno presso la struttura di ricevimento del Circolo Canottieri di Orbetello per la presentazione ufficiale della manifestazione alla presenza delle autorità locali. La gara entrerà nel vivo alle prime luci dell’alba di sabato 18 settembre. Due i fronti attivi della competizione che vedranno impegnati i kayakers: la laguna di Ponente e quella di Levante. Il montepremi complessivo di oltre quindicimila euro va a consolidare i premi dei primi tre classificati. I risultati delle due sessioni di pesca, al termine della competizione, saranno sommati per stilare le classifiche finali strutturate sia a livello individuale sia per team composti da due pescatori. Il punteggio si baserà sulla lunghezza dei pesci catturati, assegnando un punto per ogni centimetro. La manifestazione aderisce al no kill, per cui, al fine di facilitare il rapido rilascio delle spigole il termine di verifica della lunghezza si baserà sulle immagini fotografiche scattate direttamente dai partecipanti in gara, muniti di telefono, che trasmetteranno tramite applicazione WhatsApp l’imma-


notizie gine della cattura, in tempo reale, direttamente al recapito di riferimento degli organizzatori. La gara è aperta a tutti, unico limite aver compiuto 14 anni; chi è sprovvisto di kayak avrà la possibilità di noleggiarlo direttamente in loco, grazie alle aziende Galaxy Kayaks e Ozone Kayak. Fino ad oggi, a una manciata di giorni dalla chiusura delle iscrizioni, prevista per sabato 31 luglio, sono più di 100 le preiscrizioni; i concorrenti provengono da Francia, Germania, Isole Canarie, Spagna, Stati Uniti e Italia. Il fulcro operativo della manifestazione sarà la piattaforma del circolo canottieri di Orbetello, alle porte della città, dove sarà allestita un’area espositiva dedicata a partner e sponsor che organizzeranno attività dimostrative rivolte anche al pubblico. Branzino the Challenge si pregia infatti della partnership di prestigiosi brand del settore. Per saperne di più e per iscriversi: www.branzinothechallenge.com.

in Austria dal 15 al 17 ottobre 2021

GRAYLING TROPHY 2021 Si terrà dal 15 al 17 ottobre 2021 la prima edizione del Grayling Trophy, il primo evento internazionale dedicato alla pesca del temolo. Si tratterà di una gara di costruzione di mosche da temolo unita a una competizione di pesca dallo spirito amichevole alla ricerca dei timallidi da record nelle acque dell’Aktiv Hotel Gargantini, ovviamente Möll ma anche Gail e Vellach e la leggendaria Drava. In collaborazione con l’I.F.T.A. e thegraylingfisherman.com, il Grayling Trophy è il primo trofeo di costruzione dove le mosche costruite saranno valutate anche per l’effettiva efficacia in pesca il giorno seguente: i concorrenti avranno la possibilità di confrontarsi la sera al morsetto cimentandosi nella costruzione di una mosca secca e di una ninfa da temolo, valutate da costruttori di caratura internazionale; il giorno seguente si andrà tutti a pesca e le mosche costruite saranno valutate anche dai temoli… Un weekend immersi nel mondo della pesca a mosca, non solo costruzione e pesca, ma anche workouts e approfondimenti dedicati al temolo; sarà inoltre possibile toccare con mano e provare i nuovi prodotti Grayling, Soldarini, Hanàk, Cottarelli, Concavenets e molto altro. Per informazioni: thegraylingfisherman@gmail.com, tel. 0043-6641736341.

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appuntamento con l’innovazione

PESCARE SHOW 2021 La strada che porta al ritorno di Pescare Show è tracciata, per un’edizione che nasce su parole d’ordine: innovazione, tecnica e sostenibilità ambientale. Il Salone internazionale della pesca sportiva e della nautica da diporto firmato IEG - Italian Exhibition Group torna in presenza nel quartiere fieristico di Vicenza dal 26 al 28 novembre prossimi, per tre giorni di contatti, eventi, contenuti, business e iniziative speciali per tutta la community. Forte della doppia partnership con FIPSAS - Federazione Italiana Pesca Sportiva e FIOPS - Federazione Italiana Operatori Pesca Sportiva, che supporteranno l’organizzazione dell’evento, l’edizione 2021 di Pescare Show si configura come punto di riferimento per le community sportive della pesca e come piena occasione d’incontro con i top player della produzione nazionale e internazionale del comparto. Per gli amanti del Fly Fishing, tornerà a Vicenza Fly Tying Experience, un’esperienza immersiva nel mondo della pesca a mosca. I visitatori potranno vedere all’opera i migliori costruttori di esche artificiali provenienti dall’Italia e dall’estero, scoprire le attrezzature più richieste sul mercato, ma anche provare i prodotti e approfondire le tecniche di lancio grazie a corsi e dimostrazioni nelle Casting Pool. L’appuntamento clou per la community internazionale dei pescatori sportivi quest’anno presenterà l’area Innovations Ideas, uno showcase aperto ad aziende e startup dove mostrare nuove idee imprenditoriali e tecnologia al servizio della pesca e della nautica da diporto: elettronica, cleantech, green mobility, economia del mare, sicurezza, nanotecnologie, nuovi materiali. La manifestazione di Italian Exhibition Group rinnoverà poi l’impegno contro l’inquinamento da plastica nei mari anche nel 2021 con #PescarePlasticFree, l’area speciale che accoglierà i più importanti progetti delle aziende e delle associazioni di settore per sensibilizzare il pubblico sul tema della salvaguardia delle acque con un articolato palinsesto di incontri, convegni e installazioni. Pescare Show 2021 sigla una partnership con Hooking App, che permette a tutti i pescatori di acquistare e gestire i permessi di pesca tramite smartphone, ma anche di controllare il numero di catture giornaliere consentite e capire se il pescato è trattenibile o meno. Una sinergia che nasce per accrescere il networking tra il pubblico di Pescare Show e rendere ancora più facile e piacevole l’esperienza di pesca. Hooking App consentirà anche di essere collegati ai canali di IEG di acquisto dei biglietti d’ingresso alla manifestazione direttamente da mobile. Dopo l’ultima edizione datata febbraio 2020, l’attesa per la community di vivere l’evento nuovamente dal vivo sta per terminare. Un’attesa addolcita negli ultimi mesi dalle tante iniziative che IEG ha messo a disposizione degli appassionati per rimanere in contatto – anche a distanza – con i contenuti Pescare Show. Dai live di Instagram dello scorso luglio con gli approfondimenti sulla pesca in acqua dolce e il Bass Fishing con esperti del settore, a In Onda con Pescare Show, il format televisivo tematico realizzato da Italian Exhibition Group in collaborazione Italian Fishing TV, coi i primi tre appuntamenti tematici in onda tra giugno e luglio sul canale 811 di Sky. Tutte le novità che accompagnano il ritorno del Salone annuale più amato dagli appassionati di settore sono in continuo aggiornamento sul sito www.pescareshow.it o sui canali social della manifestazione (Facebook: www.facebook.com/pescare.show; Instagram: www.instagram.com/pescareshow; YouTube).



notizie

a cura dello Spinning Club Italia • www.spinningclubitalia.it

le novità per il bimestre

l’espansione del progetto originario

PESCA (SKY CANALE 236)

L’INCUBATOIO DI MERLINO

A partire da lunedì 16 agosto alle ore 21.00 Pesca (Sky canale 236) presenta «Diario di una guida di pesca sportiva 5». È la quinta stagione per la serie in cui Andrea Iacovizzi accompagna lo spettatore alla scoperta delle tecniche di pesca dalla barca in mare. Tanti davvero i modi di affrontare questo tipo di pesca nelle diverse acque salate italiane e nei diversi momenti dell’anno: dall’eging invernale ai cefalopodi fino al drifting estivo al tonno rosso, dalla traina col vivo allo slow jogging sui relitti. Come sempre un diario di pesca che racconta il territorio, le stagioni e lo spirito di avventura e di amore per la natura che anima gli appassionati di pesca, ma soprattutto capace di descrivere le emozioni che solo l’esperienza in mare è in grado di regalare. Domenica 22 agosto alle ore 22.30 inizia «Lure Fishing 5», la serie interamente dedicata alla pesca a spinning. In un viaggio lungo tutta l’Italia, lo spettatore viene accompagnato da esperti locali alla ricerca degli spot migliori in cui praticare la pesca a spinning. Ampio spazio, come sempre, viene dedicato alla spiegazione delle tecniche e delle strategie per rendere produttiva la pesca, dalla scelta del momento migliore a quella degli artificiali più adatti e al loro utilizzo specifico. Un vero e proprio manuale dedicato a una tecnica sempre più amata. Martedì 31 agosto alle ore 22.00 torna con i nuovi episodi in prima visione «Passione artificiale 2021», una delle serie più seguite del canale e interamente dedicata alla pesca con le esche artificiali. Anche in questa nuova edizione lo spettatore, guidato dal direttore di Pesca Tv Matteo De Falco, si troverà a pesca in acque dolci e salate, alla scoperta delle tecniche di pesca più efficaci in ogni ambiente. Ad accompagnare De Falco, alcuni tra i più preparati esperti del panorama italiano, che metteranno a disposizione degli spettatori i segreti e le malizie che fanno la differenza in ogni uscita di pesca.

La nascita dell’incubatoio di Merlino risale alla fine degli anni Novanta del secolo scorso ed è figlia della collaborazione di Spinning Club Italia con la provincia di Cremona, a cui in seguito si è aggiunta quella di Lodi, collaborazione orientata alla tutela della trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) del bacino del fiume Adda. Sotto la guida dell’ittiologo Simone Rossi e con l’apporto dei volontari dello Spinning Club Italia, il progetto si occupava del salvataggio delle uova dei nidi di marmorata rimasti in asciutta (allora principale causa di possibile estinzione della specie), uova poi incubate nella struttura fino allo stadio di avannotti a sacco vitellino riassorbito, per completarsi col riposizionamento di questi ultimi lungo il corso d’acqua negli stessi punti di iniziale prelievo delle uova. L’attività del progetto prosegue con un discreto successo fino alla fine del 2013. Dall’anno successivo il settore della pesca sportiva passa dalla competenza delle province a quello della regione e la provincia di Cremona, esautorata, medita di smantellare l’incubatoio, fulcro dell’intero progetto. È in tale frangente che il Consorzio Irrigazioni Cremonesi (CIC) si offre come partner di Spinning Club Italia affinché il lavoro svolto non vada perduto. Il CIC in particolare mette a disposizione presso la cascina Bocche di Canal Marzano (limitrofa al fiume Adda e punto di derivazione dall’Adda del canale Vacchelli) un’area idonea ad ospitare l’incubatoio. Dopo due anni spesi tra permessi e autorizzazioni, nel 2016 la struttura ha ripreso a funzionare appieno, collaborando con Regione Lombardia sotto la direzione degli ittiologi Marco Riva e Simone Rossi, espandendosi e migliorando la propria attività. Il progetto di sostegno alla riproduzione naturale si è esteso anche ad altre specie della comunità ittica autoctona, quali cavedani, persici reali, alborelle e, dallo scorso anno, anche i lucci, catturati in ambienti di risorgiva e selezionati fenotipicamente di ceppo italiano. Successive analisi genetiche affidate all’Istituto Spallanzani di Rivolta d’Adda, approfondite poi presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, hanno confermato che gli esemplari ‘riproduttori’ prescelti appartenevano effettivamente alla specie Esox cisalpinus e, in particolare, al ceppo dell’Adda, ritenuto (quasi) estinto. Tutti gli esemplari adulti sono stati classificati e contrassegnati con microchip, così da poter orientare in modo efficiente le successive fasi riproduttive e, elemento ancor più rilevante, nei due anni di attività sul luccio tutti i riproduttori sono usciti indenni e vitali dalla fase riproduttiva. Questa grande mole di lavoro sta però ripagando i molti sacrifici: nel 2020 sono stati 80.000 gli avannotti di luccio prodotti, dato già raddoppiato in questo 2021. Per le marmorate invece, durante l’anno passato, si è raggiunto un numero tra i quattro e i cinque mila nuovi esemplari. L’espansione del progetto non ha comportato soltanto l’aumento delle specie tutelate, ma anche il coinvolgimento di nuovi territori: in particolare il basso corso del fiume Brembo è ora impiegato a sostegno della riproduzione della trota marmorata. Di recente inoltre, grazie all’intervento e coordinamento di Regione Lombardia, è stata sancita una collaborazio-

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ne con l’incubatoio di Fiumelatte (unica altra struttura simile presente nel bacino dell’Adda), con lo scopo di salvaguardare la genetica della trota marmorata dell’Adda attraverso la costituzione di un parco riproduttori in ambito protetto e l’ampliamento della possibile presenza del luccio autoctono nei corsi d’acqua del bacino idrico dell’Adda. Questa è un’ulteriore conferma di come l’incubatoio di Merlino sia ormai inserito in una rete operativa mirata, grazie alla ricercata collaborazione fra enti pubblici enti privati e associazioni, a esercitare un’importante azione di tutela del locale patrimonio ittico autoctono e a proporsi quale modello di partecipazione e di organizzazione esportabile anche in altri territori.

nelle province di Padova, Venezia e Treviso

SEMINA DI LUCCI ITALICI Il 1 maggio di quest’anno le sedi venete dello Spinning Club Italia hanno dato il via alle prime fasi dei progetti finanziati dalla regione Veneto per il 2021. Si è cominciato con l’annuale semina di lucci italici: le semine di questa specie hanno toccato le tre province di Padova, Venezia e Treviso. Forte è stata la partecipazione da parte di associazioni che, con lo Spinning Club Italia, hanno collaborato alla fine di far riuscire al meglio queste importanti semine. È stato quindi molto bello vedere gli amici di «Elementi Negativi Carpteam» di Padova, insieme ai ragazzi della locale sede dello SCI, del BEBA Spinning Club e di F.I.P.S.A.S. tutti insieme nell’intento comune di collaborare per il bene dei nostri fiumi. Un grande grazie a tutti i partecipanti e alla regione Veneto per la fiducia riposta nel lavoro dello Spinning Club Italia.

nella provincia di Vercelli

IMMISSIONE DI TROTA MARMORATA Grazie all’amministrazione provinciale di Vercelli e alla Fipsas, la sede dello Spinning Club Italia di Vercelli ha avuto la possibilità e l’enorme piacere di collaborare all’immissione e al ripopolamento di circa 65.000 avannotti di trota marmorata provenienti dall’incubatoio della Società Valsesiana Pescatori Sportivi. Circa 30.000 avannotti sono stati immessi in un canale predisposto all’accrescimento, il restante direttamente in fiume. Tutto ciò evidenzia che, dove c’è armonia e collaborazione tra gli enti e le associazioni, si possono fare grandi cose.

Il 6 giugno a Firenze

CORSO DI PESCA PER I PIÙ PICCOLI Domenica 6 giugno si è svolto il canonico corso di pesca riservato ai bambini organizzato dalla sede fiorentina dello Spinning Club Italia in collaborazione con la Fipsas di Firenze. Dopo un anno difficile a causa della pandemia, è stato un vero piacere riuscire a riportare a pesca tanti bambini e bambine accompagnati dalle loro famiglie. La felicità, la curiosità e l’impegno di questi piccoli pescatori sono sempre belle da osservare e oltre a scaldare il cuore fanno dire con certezza: missione compiuta!

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notizie

Ricapitoliamo le principali novità comparse su PIPAM negli ultimi periodi, invitandovi a leggere gli approfondimenti e novità direttamente online sul sito www.pipam.it. Se volete partecipare alla nostra comunità nativa non dovete far altro che iscrivervi al FORUM e partecipare attivamente alle discussioni. Ma PIPAM è anche altro... troverete articoli di tecnica, di flytying, recensioni, test, filmati, ... fatti da pescatori a mosca per i pescatori a mosca e con il quarto di secolo online ormai nel mirino crediamo che di materiale ce ne sia per molto e per tutti i gusti. Siamo presenti anche su vari social come Facebook (https://www.facebook.com /groups/41688482011), Vimeo (https:// www.youtube.com/user/wwwpipam/videos) e Instagram (https://www.instagram.com/ pipam.it) per cui, anche in questo caso, l’invito è quello di iscrivervi e partecipare numerosi!

FLY FISHING MAGAZINE

82 primavere portate magnificamente, un vulcano di idee e intuizioni, a capo di un’azienda da più di un miliardo di dollari, un uomo dalla vita avventurosa, idolatrato e riconosciuto dai ‘Green’ di tutto il pianeta. Riporto un suo pensiero, valido come meditazione per noi e indicativo della sua personalità: «Non esiste un animale tanto stupido e avido da insozzare il proprio nido».

Fly tying tools – Il twister a cura di Andrea Cuccaro (WM) Credo che il twister si possa considerare uno degli strumenti basilari per la costruzione, ma non ne consiglierei l’acquisto ai neofiti. Quando avranno acquisito un po’ di pratica e si saranno impratichiti con il montaggio ad asola, allora, a mio avviso, troveranno questo strumento estremamente utile. Lo scopo del twister (tornado) è quello di far ruotare su se stessa qualsiasi cosa gli sia ‘agganciata’. Nel campo del fly tying lo si usa tipicamente per realizzare dei cordoncini di materiale. Normalmente lo si utilizza creando, con il filo da costruzione, un’asola direttamente sull’artificiale e, tramite gli appositi uncini, si aggancia il twister e lo si riempie di materiale.

Riparazione bellyboat a cura di Antonio Napolitano (Flyaenne) La foratura del belly boat è una cosa che può capitare e dobbiamo tenerlo presente. Nel mio caso ero a pesca di lucci e il forte vento, in fase di shooting, mi ha spostato la mosca facendo piantare l’amo del #6/0 nella camera d’aria. Fortunatamente il filo dell’amo non era troppo grosso e la totale assenza di ardiglione ha evitato la lacerazione della camera d’aria, provocando, di fatto, solo un piccolo buco. La dimensione ridotta del foro mi ha permesso di raggiungere comodamente, pur non essendo vicinissimo a riva, la sponda. Probabilmente un foro più grosso mi avrebbe causato qualche problema in più: per questo si indossa SEMPRE il salvagente con apertura automatica.

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Some stories a cura di Valerio Santagostino (Balboa) Some stories è un libro di storie vissute da uno dei più importanti scalatori americani del ’900, da un imprenditore che ha sempre cercato di creare e vendere prodotti ecosostenibili e che, per primo, ha devoluto l’1% dei ricavi della sua azienda (1% for the Planet) in progetti di salvaguardia e ripristino dell’ambiente.Stiamo parlando di Yvon Chouinard,

Profilo costruttori - Pierangelo Grillo a cura di Andrea Cuccaro (WM) Nato 65 anni fa a Biella, pensionato, ormai si appresta ad entrare nel 40° anno di pesca a mosca. Fa parte del club pescatori a mosca Thymallus Aurora di Biella e del Club Pescatori Sportivi di Novara. Socio e revisore dei conti dell’I.F.T.A. Ha collaborato con la rivista «Confluenze». Inizia a costruire mosche artificiali quando capisce che catturare i pesci con le proprie imitazioni procura un appagamento totale. Frequenta principalmente i fiumi della sua provincia, il Cervo e l’Elvo e i torrenti della Valle d’Aosta. Oggi costruisce principalmente mosche secche, che è la tecnica di pesca che preferisce, usando per la loro realizzazione materiali naturali. Dedica il proprio tempo libero totalmente alla pesca e alla costruzione, cercando di trasmettere la sua passione ai nuovi pescatori che arrivano al club.

I THREAD PIÙ SEGUITI

Fly fishing Festival Tione di Trento 26-27 giugno a cura di Valerio Santagostino (Balboa) Parliamo delle cose belle: il Village era ben allestito, con ampio parking, il fiume a 30 metri per pescare qualche pesce o provare gli attrezzi, gli espositori forniti e disponibili. Il ‘distaccamento’ in altura, al lago di Nembia, intimo, e il fascino del luogo dava


amici Rob, Marco e Massimo con i quali avrei condiviso la pescata il giorno successivo… una allure particolare. Il tempo atmosferico è stato perfetto, la ricezione della valle idem, e, per chi ha pescato, il Sarca lo ha fatto divertire. Poi, se l’affluenza non è stata delle migliori, non ci possiamo fare niente. In quella cartolina che è Nembia, insieme a tanti amici, come Pino, Antonio, Maurizio, Corrado ecc., abbiamo lanciato, chiacchierato e avviato delle giovani leve alla pesca con la mosca.

I CERCHI PIÙ INTERESSANTI

they are content to be the slaves and not the master of their fishing fate, then perhaps they are right: but to me the sense of bafflement robs me of half my pleasure casual unexplained success is but Dead Sea fruit to the palate of enjoyment. E.W. Harding. Split shot sul bracciolo a cura di Antonio Napolitano (Flyaenne) Set up con split shot sul bracciolo: lo trovo ottimo per la pesca al barbo (a volte lo posiziono in punta, montando la ninfa sul bracciolo). Voi in quali occasioni lo usate?

Pescare in due...

Idrijca 2021 thread aperto da Paolo Fortunati (Pablo) Una quindicina di giorni or sono, sono tornato nella mia Slovenia dopo ben due anni di digiuno. Il fiume dove ho pescato un paio di giorni è l’Idrijca, nel tratto gestito dalla Ribiska Druzina Idrija, che conosco molto bene avendolo pescato decine e decine di volte. La partenza è avvenuta lunedì sera per arrivare in tempo per cena e per incontrare gli

a cura di Angelo Piller (Angelo) ...nel senso che si pesca uno alla volta. In certi itinerari ‘minimalisti’ diventa un obbligo. È un tipo di pesca diverso, di confronto e di scambio di esperienze. Richiede una sola condizione: essere amici! L’essenza

Spermy Wormy

a cura di Beppe Saglia (Beppe) To same all this may seem like taking a recreation far too seriously. If these objectors can take lightly the sense of baffled disappointment following on failure by the waterside; if they are content to enjoy success as though it were same caprice of chance; if, in short

a cura di Andrea Cuccaro (WM) Tempo di mutazioni... Anche gli Squirmy hanno la loro variante! Già, gli Squrmy sono delle ‘mosche’ molto discusse... al limite dell’ortodossia! Oggi ho scoperto una nuova loro variante, tre diabolici centimetri di puro silicone: gli Spermy Wormy!

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GIANNI SCHERGNA [ giaske58@live.com] e MARCO SIMONINI [info@marcosimonini.it]

VAL DI DAONE


È

stato un crescendo di emozioni e di soddisfazioni la tre giorni di pesca che stiamo per raccontarvi. I lettori abituali ci conoscono già, ma ci presentiamo comunque. Siamo Marco Simonini e Gianni Schergna, guide di pesca ufficiali della Trentino Fishing. Abbiamo già raccontato su queste pagine spot di pesca che ci sono familiari, come l’alto corso del Sarca e l’Avisio. Questa volta, vi accompagniamo alla scoperta del Chiese in una modalità particolare: con i nostri figli. Complice il periodo di vacanza, abbiamo organizzato un’uscita a quattro: Gianni è con Lorenzo, 12 anni, Marco con Matteo, 10 anni. Entrambi praticano la pesca già da alcuni anni e questa è una bella occasione per trascorrere un po’ di tempo assieme, per condividere una passione, per trasmettere loro il nostro sapere. La scelta è per una vacanza di totale libertà e immersione nella natura della suggestiva Val di Daone, solcata dal fiume Chiese, che nasce dai ghiacci perenni dell’Adamello. Partiamo con i nostri camper e ci sistemiamo nei pressi di Malga Nudole, nell’area attrezzata con colonnine per l’elettricità, carico e scarico. Tutto ciò che serve, insomma. A pochi metri scorre il Chiese. La val di Daone è profondamente caratterizzata dall’acqua. Oltre al fiume, tantissimi sono i rii laterali, gli specchi d’acqua, le cascate. La vegetazione è lussureggiante. Di un verde intenso e ammaliante. Anche la sua storia è legata a doppio filo all’acqua e, soprattutto, al suo sfruttamento per la produzione di energia elettrica, che ha segnato, fin dall’inizio degli anni Cinquanta, questi luoghi, trasformando radicalmente l’ambiente, l’economia e persino usi e costumi della gente. Risale al 1952 l’avvio dei lavori per la costruzione delle imponenti dighe di Malga Boazzo a 1200 metri di quota e della spettacolare Malga Bissina, a 1800 metri. Il fenomeno portò lavoro in tutte le famiglie, ma ebbe conseguenze per alcuni aspetti devastanti sulla cultura del luogo e sulla gestione del territorio. Una valle che fino a quel momento aveva vissuto di agricoltura e pastorizia venne letteralmente sovvertita dall’impatto dei grandi lavori idroelettrici.


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GIACOMO CAPRESI [giacomocapresi2@gmail.com]

ella parte di costa più meridionale della Toscana, si estende verso il mar Tirreno il meraviglioso promontorio dell’Argentario, gioiello di rara bellezza collegato alla costa tramite due lembi di sabbia (la Giannella e la Feniglia), che incastonano al loro interno la città di Orbetello e l’omonima laguna, ricca di pesce e riserva naturalistica che consente una pesca regolamentata. Chi mette per la prima volta piede in Argentario rimane a bocca aperta. Sui lati opposti del promontorio si trovano le città di Porto Santo Stefano e Porto Ercole, splendide località in riva al mare ai piedi del monte. Per tutto il resto del promontorio, pochi sono gli accessi al mare e le strade asfaltate, che si ergono alte sul mare e incorniciano viste mozzafiato sull’arcipelago. La maggior parte dei sentieri, anche se percorribili in auto, sono molto dissestati, il che per noi pescatori è un bene, perché fa desistere i turisti dal percorrerli... Il territorio si presenta ancora selvaggio e disseminato da una fitta macchia mediterranea e da scogliere impervie. Spesso lunghe e impegnative camminate dividono dunque l’auto dal bellissimo mare, ma vi assicuro che una volta giunti a destinazione la sensazione di tranquillità che il luogo offre è inimitabile. Le scogliere dell’Argentario sono assai varie e si alternano fra cale e calette ciottolose, creste di roccia che entrano in acqua degradando nel blu, pareti e punte profonde e grossi massi che creano un ecosistema unico nel suo genere. Senza ovviamente contare le secche staccate dalla costa, delle quali cito la più famosa, la secca di Mezzo Canale, che si erge tra la costa e l’isola del Giglio ed è la più estesa, circa 300 m, una vera e propria piccola catena montuosa che da un fondale di circa 90 m arriva fino a toccare i 25, costellata da una ricca varietà di organismi tra cui diverse

specie di gorgonacee, coralli ecc. Sono presenti anche vaste praterie di posidonia, vero polmone del mare, di cui l’Argentario è ricco. Inutile dire che sarebbe necessario un maggior controllo della pesca professionale e delle azioni illegali di bracconaggio, nonché l’istituzione di ulteriori aree marine protette, che fungerebbero da polmone, portando giovamento ai pescatori sia sportivi che di professione. Dal punto di vista della pesca, la peculiarità di questa zona è data dal fatto che con mare mosso o ben formato, barche, pescherecci e palamiti si tengono ben lontani dalla costa o non sono presenti, il che, sommato alla difficoltà di raggiungimento degli spot, consente di trovare condizioni di pesca di gran lunga migliori rispetto ad altri luoghi: sarete soli nell’esercitare la vostra passione per chilometri, cosa assai rara ai tempi d’oggi in Italia. Per fortuna, nonostante il vistoso declino di pesce che si è visto nell’ultimo decennio, l’Argentario, grazie alle sue numerose aree marine protette, nr ha ancora una buona concentrazione. Nei tratti di costa molto alti (non sono rari i 30-35 m e oltre a tiro di lancio), si possono trovare, da settembre fino ad aprile-maggio, pelagici anche di grosse dimensioni e addirittura punte dove avviene regolarmente un passaggio di tonni rossi: i più temerari che si vorranno cimentare con questo tiro alla fune troveranno pane per i loro denti. Sono presenti ricciole di buone dimensioni, anche se l’incontro con questi furbi e diffidenti predatori è assai raro. E ancora cernie e dentici: questi ultimi assumono un comportamento assai singolare, pattugliando la parete verticale a strapiombo in maniera orizzontale, un po’ come si vede fare ai saraghi lungo le banchine dei porti; ovviamente non sempre è sufficiente incrociarli, anzi, la loro sospettosità in questi luoghi è disarmante. Nel periodo autunnale, anche le lampughe fanno le loro incursioni, tingendo letteralmente il mare talune volte. I barracuda, presenti quasi tutto l’anno, sono una valida

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FEDERICO RENZI [docfedericorenzi@gmail.com ]

ITINERARIO MOSCA

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er mezza Toscana si spazia un fiumicel che nasce in Falterona e cento miglia di corso nol sazia...». Così Dante descriveva l’Arno nel XIV Canto del Purgatorio. Siamo in Toscana nell’alto Casentino, nel Comune di Pratovecchio Stia. Qui nasce l’Arno, che, a pochi chilometri dalle sorgenti sul monte Falterona, si presenta ancora come un piccolo corso d’acqua con acque cristalline e incontaminate, cascate e correnti, da sempre regno della trota fario. Un contesto storico e ambientale unico che, alle porte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ospita la zona di pesca a regolamento specifico ‘Capodarno’: sotto i castelli di Porciano e Romena, che nel Medioevo presi-

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diavano l’alta valle dell’Arno, è possibile praticare la pesca alla trota nel rispetto di specifiche regole finalizzate alla promozione dei valori della pesca e alla salvaguardia del patrimonio ittico presente nell’Arno e nel torrente Staggia. La zona di pesca interessa l’Arno per circa 5 km tra Pratovecchio e Stia, con due distinti tratti: il primo, a valle, aperto a tutte le tecniche, il secondo, a monte, riservato alla mosca e allo spinning con rilascio obbligatorio del pescato. Nel torrente Staggia, affluente dell’Arno presso il centro abitato di Stia, è invece istituita una zona di protezione destinata alla salvaguardia e alla riproduzione della fauna ittica. Visto il carattere torrentizio del tratto di fiume in questione, si è preferito limitare la pressione di pesca e favorire una pesca di qualità: la riserva è a numero chiuso e possono pescare tre pescatori al giorno nel tratto riservato a tutte le tecniche e sei in quello riservato alle esche artificiali. Il neonato progetto – siamo in pratica al primo anno di attività se non contiamo i pochi me-

si dello scorso anno, ridotto per la pandemia – ha preso vita dopo un lungo percorso iniziato anni fa dall’Associazione Pescatori Casentinesi e dall’amministrazione comunale del Comune di Pratovecchio Stia. Il progetto Capodarno non è solo gestione della pesca, ma interessa interventi di bonifica e pulizia del fiume, si occupa della formazione delle guardie ittiche volontarie e arriva fino ad attività di educazione ambientale riservata ai bambini della scuola primaria. La gestione del fiume deve occuparsi anche dei ripopolamenti, che nella parte alta e più torrentizia vengono effettuati solo con materiale di altissima qualità e solo con trotelle di ceppo mediterraneo provenienti dagli allevamenti gestiti direttamente dalla provincia di Arezzo. La più grande scommessa del progetto è rappresentata dai giovani: per loro sono in programma varie iniziative di avvicinamento alla pesca e la possibilità ogni giorno per quattro minori di 14 anni, accompagnati da un maggiorenne, di accedere gratuitamente alla zona no kill. Per capire appieno lo spirito del progetto credo sia utile ricordare una parte del discorso che il sindaco di Pratovecchio Stia, Nicolò Caleri, ha tenuto il 5 febbraio 2018 presso la Camera dei Deputati in occasione della prima conferenza dell’osservatorio dei contratti di fiume della Regione Toscana: «Come tutti gli sport outdoor, anche la pesca può rappresentare un elemento di forte attrattività turistica e quindi un volano di sviluppo economico per un territorio montano come il nostro». Per chi scrive, che da tempo sostiene che gestione dei fiumi e turismo devono formare un legame forte e duraturo, queste parole sono state una vera fonte di gioia. Mariano Piantini, dell’Associazione Pescatori Casentinesi.

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I PERSICI DEL CECITA

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DAVIDE BELLOSIA [davide.bellosia@libero.it ]

entocinquantamila ettari di bosco, più di settanta di Parco Nazionale e quasi altrettanti di pascolo che abbracciano tre province e ventuno comuni; un incredibile scrigno di biodiversità delineato da un fitto intreccio di ruscelli, torrenti e laghi scavati in pietre di venti miliardi di anni, in un clima tanto mediterraneo quanto fiabesco: questa è la Sila, il ‘gran bosco’ d’Italia. Diviso in tre macro aree – Sila Grande, Sila Piccola, Sila Greca – e comprendente le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, questo vasto acrocoro boschivo risulta avere l’estensione più grande e, secondo notizie recenti, l’aria più pulita dell’Eu-

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ropa intera. Con poche e ben segnalate limitazioni alla pesca lungo le sponde dei laghi ricadenti nel Parco Nazionale della Sila, la pratica alieutica è possibile lungo quasi tutto il perimetro dei laghi Cecita, Arvo, Ampollino e Passante. Tali laghi contengono molteplici specie, risultato di ripopolamenti più o meno oculati avvenuti nel corso degli anni, che hanno garantito un’abbondante presenza di pesce e una conseguente buona affluenza di pescatori. Secondo studi scientifici non recenti, i laghi sono popolati in ricca parte da ciprinidi come carpe, carassi, cavedani, scardole, rovelle, tinche e alborelle. Vi coesistono abbondanti popolazioni di persico reale, trota fario, anguilla e popolazioni minori di cobite e persico sole.


il Cecita

Il lago Cecita, incastonato nel cuore della Sila Grande fra i monti Pettinascura, Cozzo del Principe e Serra la Vulga, a pochi chilometri da Camigliatello Silano, bagna i comuni di Spezzano della Sila, Longobucco e Celico. Si tratta di un lago artificiale posto a 1143 metri d’altezza, creato negli anni Cinquanta mediante lo sbarramento del fiume Mucone su una palude di origine glaciale. Una capacità massima che supera i 100 milioni di metri cubi e una distesa di oltre 12 km² rendono questo lago il più grande della Sila e dell’intera regione. Le sponde del lago hanno una conformazione rocciosa lungo tutto il versante settentrionale e sabbiosa nella restante parte, facendosi scudo dei rigogliosi boschi di Fossiata e circondandosi di enormi esemplari di pino laricio silano. L’artificialità della diga (eretta a scopi irrigui ed energetici) viene perfettamente integrata dal territorio da una folta vegetazione che inghiotte quasi ogni traccia di antropizzazione. Il lago è alimentato da molteplici corsi d’acqua di piccole dimensioni, tra cui i torrenti Mucone, Fossiata, Cecita, Vacarizzi e da una conduttura artificiale collegata al suo bacino di compensazione, il lago Ariamacina (oasi naturalistica, ove la pesca è interdetta). Queste acque raggiungono profondità relativamente notevoli, sfiorando i trenta metri nei punti più prossimi allo sbarramento della diga. L’ittiofauna presente è fondamentalmente uguale a quella degli altri bacini artificiali dell’altopiano, ma non vi sono studi recenti che confermano la presenza di alcune specie di minor diffusione o di nuove specie alloctone. Si può asserire perciò, sulla base delle recenti esperienze di dozzine di pescatori, che vi siano fiorenti popolazioni di ciprinidi, anguille, salmonidi e soprattutto persici reali.

a caccia della tigre con le pinne

La caratteristica pinna dorsale, la particolare livrea ad ‘alletterate’ bande verticali e la nota aggressività fanno del persico reale uno dei pesci più ricercati dai pescatori che frequentano Per questo persico reale in caccia a pochi metri dalla sponda durante un crepuscolo di fine giugno, la scelta adottata è stata certamente classica: Keitech Easy Shiner da 3.5 pollici e Jig Head da 10 g.

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fLY TYINg CONTEST SPEDIZIONE ENTRO IL 25.08.2021: MONTAggIO TuBE fLY

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PREMIO PER IL VINCITORE SU OGNI NUMERO La Major Craft Basspara BPS-662UL è una canna in due pezzi dedicata allo spinning leggero, indicata per la pesca con la gomma spiombata o microtestine. Può essere utilizzata anche per la pesca di ricerca alla trota eoSPINNING per le tecniche • MOSCA • 4/2019ultralight in mare e acque interne. Lunga 198 cm, monta portamulinello Fuji e anelli Fuji alconite; il manico è splitatto ed è composto metà in eva, metà in sughero.

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FRANCESCO GIORDANO • INTERPRETAZIONI SONORE SOFT

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MOLIX JUGULO FS FAST SINKING • 9 cm • 52 g Questo artificiale entra in pesca velocemente e staziona a lungo nella strike zone di tonni e pelagici. La particolare distribuzione del peso rispetto al Jugulo classico, qui decentrato nella parte posteriore dell’esca, ne fa un metal jig immediatamente efficace, pronto anche per recuperi ad alta velocità appena al di sotto della superficie dell’acqua, oltre a migliorare le distanze raggiungibili nel lancio, anche in condizioni di vento contrario, migliorando di conseguenza l’approccio nella pesca sulle mangianze a distanza, quando bisogna essere il meno invasivi possibile per non disturbare l’attività dei predatori. A parità di peso, Jugulo FS è di dimensioni più piccole, aumentando così il potere catturante dell’esca quando i predatori sono molto selettivi e abituati a cacciare su foraggio di piccola taglia. Per maggiori informazioni: www.molix.com.

STONFO COMMAND GRIP • 14 cm • 70 g • art. 617 Pinze salpa pesci indispensabili per chi pratica il catch and release in quanto aiutano durante l’operazione di slamatura. Le caratteristiche speciali di queste pinze permettono di afferrare saldamente il pesce per la bocca senza arrecargli danno. Le loro ganasce perfettamente arrotondate e ricoperte in gomma hanno un’ampia superfice di contatto. La forza di chiusura della pinza viene controllata dal pescatore ed è indipendente dal peso del pesce. Leggerissime, compatte ma estremamente robuste, queste pinze lavorano bene sia con pesci di piccola che di grossa taglia. Dotate di impugnatura ergonomica in gomma antiscivolo e di laccetto regolabile, sono adatte sia per la pesca in acqua dolce che in mare. Ideali per mosca, spinning, rock fishing, jigging ecc. Per non ferire il pesce si consiglia comunque di sostenerne il peso con l’altra mano o se possibile di lasciare il pesce in acqua e utilizzare la pinza come ausilio alla slamatura.Per maggiori informazioni: www.stonfo.com

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A PESCA CON GLI ARTIFICIALI

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