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GIUGNO 2021
Periodico d’informazione locale - Anno I n.4
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POST PANDEMIA
Imprese e famiglie Le due facce della ripartenza
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TIZIANO TREU “IL VENETO DEVE VINCERE L’EPOCALE SFIDA TECNOLOGICA”
MOSTRA A SETTEMBRE
Un nuovo motore al museo di Santa Corona ZONA OVEST
I “regali” della Esselunga a Vicenza A VENEZIA
Una vicentina guida la “Peggy Guggenheim” GABRIELE STRATA
Il giovane pianista famoso nel mondo sconosciuto a Vicenza
Il vicentino presidente del Cnel spiega che siamo a una svolta storica
servizio a pag 6
ARMANDO PERESSONI RIPORTA A VICENZA LE SCULTURE DI QUAGLIATO CHE ERANO IN BANCA
DI ROMEO COVOLO
Un libro sul carcere di San Biagio
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L’imprenditore amico dell’artista è riuscito nell’impresa con Banca Intesa
servizio a pag 13
Vicentini controcorrente Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<
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G
uido Piovene che, come ricorda Fernando Rigon, “era Dna vicentino allo stato puro”, ricordava un’antica frase secondo la quale “i vicentini impalcano feste senza ragione né scopo”. Non era tenero lo scrittore con i concittadini, accusandoli di essere fatui e inconsistenti. Questo numero de “Il Vicenza” che avete in mano mostra, viceversa, come possono cambiare i caratteri. Troverete una galleria di personaggi che, a vario titolo, mostrano come Vicenza sappia presentare anche un lato migliore di quanto ci si attenda. segue a pag 5
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Facciamo il punto
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Siamo la terra dei cantanti L
a tragica vicenda di Michele Merlo, giovane cantante di 28 anni morto a seguito di una leucemia fulminante, ha acceso un riflettore sui giovani cantanti vicentini. Ma non è l’unico. Accanto al povero Michele, già vincitore ad “Amici”, c’è un altro cantante vicentino che sta suscitando entusiasmo fra i giovani: è Sangiovanni, nome d’arte di Giovanni Pietro Damian, abitante a Grumolo delle Abbadesse, classe 2003, studi al liceo Fogazzaro. Segni particolari: un milione e mezzo di follower su Instagram. Sangiovanni, nome scelto apposta perché gli avevano detto che non aveva la faccia di un santo, ha vinto la categoria cantanti di “Amici”. La terza cantante vicentina emergente è Madame, vale a dire Francesca Calearo da Creazzo, che ha un anno più di Sangiovanni. Di lei s’è detto tutto, a iniziare dal mezzo milione di follower per la canzone registrata all’Olimpico. Anche lei, come Giovanni, è sotto contratto con la Sugar di Caterina Caselli. La sua partecipazione al festival di Sanremo, assieme a Francesca Michielin, stella ormai certificata porta a quattro i cantanti vicentini che sono diventati celebri quest’anno. Non era mai successo di averne così tanti, così giovani e così famosi. Per carità, c’è Patrizia Laquidara, raffinata e di classe, ma è un’altra generazione. Due cantanti vicentine nella stessa edizione di Sanremo rappresentano un record. L’ultima apparizione di un vicentino a Sanremo risale al 1987 con il giovane Umberto Marzotto, vicentino almeno d’origine familiare. Il suo brano era intitolato: siccome lui è un conte, hanno battezzato la sua canzone “Conta chi canta” con un (poco) originale gioco di parole. Ma vuoi vedere che il Vicentino, dopo essere stato terra di industrie è diventato la terra dei cantanti?
Non ce ne sono mai stati così tanti e così famosi
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È un periodico formato da 20 edizioni locali mensilmente recapitato a 373.576 famiglie del Veneto.
è un marchio proprietà di
Questa edizione raggiunge la città di Vicenza per un numero complessivo di 43.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Vicenza n. 4194/2020 V.G. del 23.11.2020; R.S. 17/2020; numero iscrizione ROC 32199
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Chiuso in redazione il 18 giugno 2021
Iniziamo la galleria di vicentini controcorrente da Armando Peressoni, profumiere e appassionato della sua città d’adozione, alla quale ha regalato energie e intelligenze, dalla fondazione delle “Botteghe del centro” al recupero di porta San Bortolo, restaurata grazie a lui e agli alpini del gruppo San Bortolo. Adesso ha riportato a Vicenza le sculture di Nereo Quagliato, restituendo alla città un patrimonio che è un pezzo della sua memoria recente. Meriterebbe la medaglia d’oro dei cittadini benemeriti. Speriamo che il sindaco e la giunta se ne ricordino. C’è Tiziano Treu, giurista insigne, attuale presidente del Cnel, che dall’alto della sua competenza addita la prossima sfida cui rispondere, quella tecnologica che richiede un cambio di mentalità a imprese ma anche ai lavoratori. È in atto un cambiamento epocale, di impatto simile a quello di cinquant’anni fa che ha portato Vicenza da terra di contadini a fortezza di imprenditori. Sul terreno culturale, poi, ci sono molte energie di vicentini che stanno emergendo. Quelle di Alexia Boro, direttrice delle relazioni esterne della Peggy Guggenheim di Venezia, che spiega qual è la nuova frontiera dei musei: nel post-pandemia hanno bisogno di una rivoluzione, imitando proprio l’intuizione di Peggy che riuscì a creare un nuovo modo di vivere la cultura dopo il disastro della Grande Guerra. Altra energia pura è quella di Gabriele Strata, ventiduenne concertista, che s’è costruito da solo una carriera già stellare: è celebrato negli Usa e in Europa ma praticamente sconosciuto in casa. E pensare che a 17 anni aveva già ricevuto la medaglia per la cultura alla Camera dei Deputati. Di lui s’è accorta a Vicenza solo Sonig Thackerian che l’ha fatto suonare il 6 giugno all’Olimpico, per la prima volta. Quella che leggerete a pag. 28 è la sua prima intervista. Ultima notazione, ma non certo per importanza, riguarda i giovani cantanti vicentini che hanno seguiti di milioni di fans: dal povero Michele Merlo a Sangiovanni, da Madame a Francesca Michielin. Mai così tanti cantanti vicentini e mai così famosi, come leggete qui a fianco. Un caso? Forse no. Meglio ricordare quello che sostiene da sempre Lino Dainese: “Guardate agli artisti e ai giovani perché indicano la strada del futuro”. Vicenza sta cambiando, e anche loro lo dimostrano.
Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it< >www.ilvicenza.com<
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Economia
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Il personaggio. Intervista a Tiziano Treu, vicentino e presidente del Cnel: “Il Nordest si trova di fronte a una svolta epocale”
“Prendiamo sul serio la sfida tecnologica” I
l Veneto, o meglio il Nordest, ha di fronte un impegno di portata storica: prendere sul serio la sfida tecnologica, che significa compiere un altro salto in avanti sia a livello economico che sociale. Il cambiamento riguarda le imprese, le amministrazioni pubbliche e anche i cittadini. Tutti dovranno maturare una nuova mentalità. Dalla capacità di saper rispondere a questa sfida, e anche dalla capacità di saper gestire le risorse che arriveranno, dipenderà il futuro di questa area che si conferma tra le più vitali, o forse la più vitale del Paese. È questo, in sintesi, il pensiero di Tiziano Treu, vicentino, giurista e giuslavorista di vaglia (è famoso il “pacchetto Treu” che introdusse in Italia il lavoro interinale) per una vita è stato professore universitario. Porta brillantemente i suoi 81 anni, è stato tre volte ministro mentre diciassette anni li ha vissuti da parlamentare. Dal 2017 è presidente del Cnel, quinta carica della Repubblica. Qual è, professore, la situazione economica e del lavoro nel Nordest? “I segni di una ripresa veloce ci sono. E devo dire che il Nordest presenta indicatori migliori della media, sia come crescita del settore export sia nel lavoro. Restiamo prudenti, ma se continua vuol dire che ancora una volta il Nordest si sta confermando la piccola locomotiva del Paese”. Dal G7 sono arrivati segnali precisi: il futuro non potrà essere solo export. Che ne pensa? “Vero, ma noi siamo un Paese esportatore e questo vale ancora di più per il Nordest. Con la Cina la tensione è evidente, ma è di tipo competitivo non distruttivo. Senza genufletterci davanti all’ambasciatore cinese, per noi vere rapporti con la Cina è fondamentale. Rapporti di competizione, non di rissa”. Ha ragione Biden allora? “Di sicuro ha rimesso i rapporti
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internazionali sui binari giusti. Le intemperanze di Trump avevano rovinato il quadro”. Il problema per l’economia è il temuto sblocco licenziamenti che fa temere centinaia di migliaia di disoccupati. “È una premessa, una rimozione di ostacoli. Il parlamento s’è intestardito a farlo in modo selettivo. Ma è difficile, ci sono le filiere… Anche noi al Cnel vediamo come stanno cambiando le idee delle categorie tradizionali. Di sicuro non ha senso mantenerlo in settori come la manifattura e le costruzioni che stanno andando bene. Se adesso parlamento vuol fare delle indicazioni, magari per tutelare settori come tessile e turismo, pazienza. Personalmente credo che se un’impresa ha problemi, la strada giusta è ricorrere a una cassa integrazione gratuita, non licenziare. Però il problema vero non sono i licenziamenti né gli ammortizzatori sociali”. Qual è allora? “Prendere sul serio la sfida tecnologica”. Su questo sembrano d’accordo tutti. A parole, sì. Ma l’economia verde e il digitale sono fronti d’impegno nuovi. Il Veneto e il Nordest sono stati campioni della della manifattura di qualità, adesso siamo proiettati in un mondo diverso”. Più complicato? “No, ma dobbiamo fare un altro cambiamento di pelle. Così come siamo diventati da popolo di contadini a imprenditori della manifattura e poi dalla manifattura tradizionali siamo approdati all’industria 4.0, adesso dobbiamo fare un altro passaggio”. Vale a dire? Servono più investimenti di qualità nei due settori dell’economia green, cioè sostenibile, e nel digitale. E dovremo dimostrare di saper governare queste sfide perché stanno arrivando anche tanti quat-
“Dobbiamo dimostrare di essere capaci di spendere le ingenti risorse in arrivo: sulle imprese ho fiducia, sulle amministrazioni staremo a vedere” trini. Il Veneto dovrà dimostrare se nelle sue strutture imprenditoriali e in quelle amministrative è più capace della media italiana”. È preoccupato? “Un po’. In Italia ci sono molte strutture amministrative che fanno fatica. Non sappiamo spendere i fondi sociali che sono infinitamente meno di quelli che arriveranno dall’Europa. Il Veneto deve dimostrare che le amministrazioni sono efficienti e le imprese devono cogliere l’opportunità di questo salto tecnologico. Sulle imprese sono abbastanza tranquillo, magari quelle piccole avranno difficoltà per le filiere, ma ci sono i contratti di rete. Abbiamo realizzato a suo tempo i distretti nella versione tradizione, adesso anche le piccole devono dimostrare di saper fare filiera. E le amministrazioni pubbliche? “Sono curioso di vedere se saremo più bravi della media d’Italia. È una sfida che si gioca anche sui tempi. Per i prossimi 3-4 anni dovremo essere in grado di usare bene questa occasione. Ripeto: per
le imprese sono ottimista: l’asse Emilia Veneto Baviera funziona, siamo nella direzione indicata dall’Europa”. Vicenza, che della locomotiva del Nordest è stata la caldaia, ha qualche problema in più in questo cambio di mentalità? “Da quello che leggo, no: c’è una buona vitalità. È in grado di fare questo salto. Ormai la sostenibilità è un requisito di base. Anche la neo-eletta presidente di Confindustria Vicenza, Laura Dalla Vecchia, l’ha messa al primo punto del suo programma. Per forza. Però, attenzione: digitale ed economia green non vuol dire solo investire nelle tecnologie. Tutti i grandi fondi dicono ‘se non sei abbastanza verde non ti diamo i soldi’. Questo è diventato un pre-requisito. Il punto è che bisogna far compiere anche un salto di qualità alle persone.” Si spieghi. “L’Europa sostiene che l’80% degli adulti deve avere competenze digitali. E il 60% dei dipendenti devono aggiornarsi. Quindi, per le imprese non basta investire nei
robot: se ci fermiamo alla vecchia preparazione industriale non basta. Il Veneto, diciamo la verità, non è stato il primo della classe sulla formazione, abbiamo sempre pensato che fosse più importante l’olio di gomito che allenare il cervello”. È questa la mentalità nuova che si deve avere? “Certo. Ci saranno settori in declino e settori nuovi: anche questo è un cambiamento che non esisteva in passato. In questo mutamento della manifattura tradizionale a quella digitale, settori e aziende cambieranno pelle. E bisognerà che si spostino risorse materiali da un settore che declina ad altri che crescono, quelle delle energie rinnovabili e dell’economia verde…. Quindi, bisogna spostare soldi ma si devono spostare anche le persone, soprattutto le loro teste”. Quindi, c’è bisogno di un cambiamento di produttività e di competenze. E qui torniamo alle politiche attive del lavoro, che non significano prendere il disoccupato e dargli un’occasione di lavoro, ma prendere le persone e fargli fare cose diverse. E magari può voler dire anche cambiare azienda: ce ne sono talmente tante che se dovesse succedere vuol dire spostarsi di qualche chilometro. Che pensa di Draghi? “È la persona migliore che abbiamo”. Lei lo conosce da tempo “Come no, dai tempi degli Usa. L’ho visto anche recentemente per motivi legati al Cnel. Ha una grande competenza internazionale: non è solo un banchiere ma anche un politico. Ha autorevolezza, e poi c’è unità di intenti totale con Mattarella. È partito bene, il giudizio sui decreti è positivo. Speriamo duri, ma nessuno sa dove, se a palazzo Chigi o al Quirinale. Di sicuro, più lui dura meglio è per noi. Antonio Di Lorenzo
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I conti delle aziende
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Post pandemia a due facce. Il presidente della Camera di commercio sottolinea il momento positivo delle aziende locali
Xoccato: “Le imprese sono ottimiste Pronte a scattare come una molla” Secondo i dati ufficiali, le aziende manifatturiere sono tornate ai livelli pre-crisi di due anni fa. C’è fiducia fra gli imprenditori. Un plafond di 28 miliardi di risparmi può lanciare gli investimenti
I
l post pandemia nel Vicentino è a due facce. Da un lato c’è un sistema economico che mostra forti segni di ripresa, dall’altro le famiglie vivono una situazione difficile perché piegate dalla pandemia. Le imprese viaggiano ma le famiglie arrancano e i poveri aumentano. I segnali positivi per il mondo imprenditoriale giungono dalla Camera di commercio. Il presidente Giorgio Xoccato snocciola i dati sull’indagine trimestrale relativa al manifatturiero – ricordiamolo, occupa il 60% delle imprese vicentine – e parla di “una forte ripresa produttiva”. L’industria vicentina torna sui livelli pre-pandemia di due anni fa. Non solo. Paragona il sistema economico vicentino a “una molla compressa che attende il contesto giusto per scattare”. E il momento sta per arrivare, anzi in parte è già arrivato: “Si sono create le premesse – sottolinea Xoccato – per un forte rimbalzo, prima di tutto degli investimenti
e poi speriamo dei consumi privati, che così potranno trainare il sistema”. Le premesse di cui parla il presidente della Camera di commercio riguardano soprattutto la situazione complessiva del Paese, dalle vaccinazioni che marciano ai benefici che porterà il Pnrr. PREVISIONI. Gli imprenditori che prevedono un aumento della produzione sono circa il 30%. È a questo mood che fa riferimento il presidente per affermare che l’economia vicentina non solo è in ripresa ma l’immediato futuro è roseo. Poi ci sono i dati: a fine marzo i giorni di produzione assicurati dagli ordinativi già raccolti erano 66, in forte aumento rispetto al dato della rilevazione di dicembre 2020 che era di 50. VACANZE E CREDITO. Un altro segnale del sentiment positivo è anche la voglia di vacanze, che i dati di Rebesco hanno pure misurato: 1 vicentino su 2 pensa di andare al mare o in montagna. Ma si va
Da sinistra, il presidente della Camera di commercio Giorgio Xoccato e il funzionario Diego Rebesco che ha svolto l’indagine trimestrale sul settore manifatturiero. Ha stimato che il Veneto avrà un Pil maggiore di quello dell’Italia
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in vacanza se si guadagna. E a confortare le imprese c’è il dato del credito: +10% sia per il manifatturiero, per i servizi e le costruzioni. C’è un rimbalzo positivo rispetto al calo cui si è assistito negli ultimi dieci anni, fino a febbraio 2020. RISPARMIO. Un aspetto curioso è legato al risparmio, che è quantificato in 28 miliardi nel Vicentino. È più o meno il valore aggiunto della produzione della provincia, non molto distante dal Pil complessivo. Durante la pandemia, in altre parole, i vicentini hanno risparmiato parecchio, aumentando i depositi
di oltre tre miliardi rispetto all’anno precedente. Il fatto significativo è che per la prima volta il risparmio ha superato gli impieghi (cioè il denaro prestato dalle banche) che è rimasto a 25 miliardi, sostanzialmente immutato rispetto all’anno precedente. “C’è molta liquidità – spiega Xoccato – che fatica ad arrivare alle imprese e a tradursi in consumi. Chi ha risparmiato i soldi se li tiene”. Ma è proprio su questa liquidità e un clima diverso che il sistema imprenditoriale può puntare per spiccare quel salto che tutti si augurano.
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I conti dei cittadini
Post pandemia a due facce. L’analisi delle due istituzioni è convergente: “Cresciuti i casi, colpiti soprattutto i bambini”
Aumenta la povertà tra le famiglie Comune e Caritas sono in trincea
E il peggio deve ancora arrivare: quando tra pochi mesi finirà il blocco dei licenziamenti e terminerà anche il blocco degli sfratti, la situazione è destinata a peggiorare. Diminuiti di 300 persone anche i volontari della Caritas
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A
ltro che ripresa: la situazione povertà dopo un anno e mezzo di pandemia peggiora, e con il prossimo fosco step dello sblocco dei licenziamenti la ripartenza sarà assai frenata. Poi c’è un’altra spada di Damocle che pende sulle famiglie: lo sblocco degli sfratti a fine anno. “Con la pandemia le disuguaglianze si sono accentuate, cronicizzando le situazioni di fragilità già evidenti e trascinando in povertà molte famiglie che appartenevano al ceto medio, con nuovi soggetti entrati nei radar della rete territoriale di vicinanza e solidarietà a causa della perdita del lavoro e della crisi di liquidità”. Lo ha spiegato il direttore della Caritas, don Enrico Pajarin, che mette in campo assieme all’associazione Diakonia aiuti importanti. LA CARITAS NON BASTA. In campo ci sono 2551 volontari (tra Caritas diocesana, Caritas parrocchiali, San Vincenzo) che si sono occupati di 18.435 persone fornendo 26 tonnellate di alimenti, 154.465 capi di vestiario, circa un milione di euro in sussidi economici, 48.281 pasti pagati nelle mense, 12.057 pernottamenti nel ricovero di Casa San Martino e 50.735 nelle strutture di social housing e negli appartamenti, 5.933 docce e 1.192 lavaggi e asciugature a Casa Santa Lucia e 450 coperte distribuite a chi vive per strada. La crisi, peraltro, ha colpito anche la Caritas che nell’ultimo anno ha visto assottigliarsi le fila dei volontari: ne mancano 300 rispetto agli anni precedenti. I NUMERI DEL COMUNE. Altre note preoccupate arrivano dal Comune e riguardano un ceto medio che si assottiglia perché si tratta di famiglie precedentemente considerate “normali”. In carico all’assessorato agli Interventi sociali sono 1100 famiglie con 2700 minori, numeri cresciuti del 10 cui si aggiungono i 247 minori in carico al servizio protezione e tutela del minore. L’eredità di questo anno e mezzo di pandemia è stato misurato con l’ultimo provvedimento dell’assessorato al sociale dal titolo “Ripartiamo”. Sono stati stanziati 100mila euro da dividere in buoni da 500 euro, ovvero erano a disposizione 200 buoni. Ma le domande pervenute e aventi diritto sono state 559. Metà delle persone coinvolte dal progetto di aiuto sono bambini: vuol dire che non si tratta, come si potrebbe pensare, di anziani soli ma sono le famiglie a essere pesantemente colpite. Ma per 200 domande accolte ben 324 domande
Da sinistra Don Enrico Pajarin e l’assessore Matteo Tosetto
non sono state accolte e 33 quelle escluse. Vuol dire che circa il 60% delle richieste avevano i requisiti e sono state respinte. Un’enormità. È il confronto con l’anno passato che fa capire quanto drammatica sia la situazione determinatasi a Vicenza a causa del covid. Nel 2020, infatti, l’iniziativa era stata coordinata da Vicenza per tutto il distretto sanitario di cui il capoluogo fa parte, vale a dire 315mila persone. Erano stati messi a disposizione, grazie a un fondo della Regione, 190mila euro. Le domande arrivate erano state 1.180, 504 delle quali in possesso dei criteri di accesso. Erano stati erogati 380 contributi del valore di 500 euro ciascuno ad altrettante famiglie del distretto, 200 delle quali residenti a Vicenza. Restringendo quest’anno l’ambito solo al Comune di Vicenza, che ha meno di un terzo degli abitanti del distretto, si ipotizzava che le domande sarebbero state assai minori rispetto all’anno scorso e che 100mila euro sarebbero bastati. Invece, le richieste sono state la metà rispetto all’anno scorso e non un terzo. Così i 100mila euro non sono stati sufficienti. Anzi, le domande di coloro che hanno i requisiti ma non possono essere accontentati sono appunto il 60% in più rispetto alle domande accolte. Si tratta di un numero notevole: come puntualizza l’assessore Tosetto, ciò è dovuto anche all’emergere di situazioni “normali”, cioè di persone non marginali che avevano un lavoro e un reddito; persone che adesso sono state ridotte in miseria perché l’emergenza covid ha spazzato via lavoro e sicurezze. (f.b.)
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L’intervista
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Il personaggio. Viviana Frisone è la conservatrice del museo naturalistico-archeologico di S. Corona: oltre 15 mila visitatori all’anno
Fossili, palafitte, marmi, spugne e coralli “Credo nella divulgazione della cultura”
“La scienza deve essere popolare, cioè accessibile ai cittadini. Il museo compie 30 anni: ha decine di migliaia di reperti, ma molte strutture espositive vanno aggiornate. Serve un conservatore per l’area archeologica”. A settembre una mostra sulle palafitte di Fimon
E
ntrare nel Museo naturalistico archeologico di Santa Corona è come gettarsi tra le braccia della storia, in un mare vasto trenta milioni di anni, con altrettanti che ci aspettano. Quelle pietre sono vive, parlano più di tanti libri o, si direbbe oggi, di file o infografiche. Pensare ad un mondo fossilizzato è la cosa più sbagliata quando si parla di questo museo che celebra i suoi primi 30 anni di vita, durante i quali è stato curato e impreziosito dal primo conservatore Antonio Dal Lago. Da luglio dello scorso anno, il testimone è passato a Viviana Frisone, vicentina di Vicenza, appassionata di natura, montagna e sub, laurea e dottorato a Padova in scienze naturali, per 18 anni in servizio al museo Zannato di Montecchio Maggiore. “Per me – confessa la dottoressa Frisone – questo di conservatore di museo è il lavoro più bello del mondo. Lo sognavo quando da giovane studentessa curavo le visite guidate a queste sale, e mi entusiasmavo ogni volta che mi trovavo ad illustrare le peculiarità di queste meravigliose collezioni”. Purtroppo il suo battesimo al museo è stato tra i più sfortunati, avvenuto nel pieno del ritorno della pandemia tra chiusure e riaperture singhiozzo. Tuttavia, la neo conservatrice, supportata dal direttore Mauro Passarin, non si è persa d’animo e ha confezionato due “conversazioni” nel corso delle quali ha presentato altrettanti fiori all’occhiello del museo: le rare spugne fossili, non accessibili al pubblico, provenienti dalle cave di Chiampo, e l’origine dei marmi dei Colli Berici nell’epoca geologica dell’oligocene. “Sono molti gli ambiti sui quali, con il sostegno dell’assessore Simona Siotto, stiamo lavorando per qualificare la proposta del museo, a partire dai depositi attualmente inadeguati e le molte migliorie strutturali che la parte claustrale attende. Inoltre – segnala Frisone – siamo sempre in attesa di rinforzi con l’arrivo di un conservatore per la parte archeologica. Infine, si tratta di migliorare le strutture espositive che risentono di tutti i loro trent’anni e che andrebbero sostituite.
Un primo piano di Viviana Frisone, conservatrice del museo archeologiconaturalistico. A settembre a Santa Corona una mostra sulle palafitte del lago di Fimon
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D’altro canto, il complesso museale di Santa Corona può contare su una dislocazione strategica e una sede affascinante; nella sezione archeologica può sfoggiare oltre 13 mila reperti civici e statali, dalla preistoria ai longobardi. E che siano collezioni prestigiose lo testimoniano le molte richieste di prestiti. Non è da meno la sezione naturalistica, con 87 mila reperti, tutti catalogati e messi in rete per una fruizione immediata e universale. “Credo, e mi adopero per una cultura museale che deve essere popolare, ovvero la scienza che si rende accessibile e si spiega ai cittadini. Chiunque lo desideri, deve poter conoscere e gustare questo tesoro inestimabile di testimonianze che ci parla di come eravamo e da dove veniamo, a partire dal nostro termine ‘veneto’ la cui prima testimonianza lapidea di questa parola è stata rinvenuta proprio Isola Vicentina nel 1992, su cui appariva l’incisione ‘venetkens’, databile attorno al IV secolo avanti Cristo”. Ma il museo di santa Corona non serve solo a guardare indietro, anzi. Alla conservatrice Frisone si illuminano gli occhi quando parla dei suoi coralli fossili che, con il collaboratore Armando Bernardelli sta cercando di valorizzare assieme ad altre testimonianze: “La paleoclimatologia è di estrema importanza e attualità per intuire il futuro che attende il nostro territorio. Studiare che cosa succedeva 30 milioni di anni fa in quella che noi oggi vediamo e consideriamo la pianura vicentina, che in realtà era un mare tropicale, è di estremo interesse e aiuto. Affinare i modelli climatici interpellando con rigore scientifico i coralli che oggi abbiamo la fortuna di ammirare a Santa Corona, ci potrebbe dischiudere il futuro di questa nostra importante area geografica e della nostra storia”. Nella normalità, il museo accoglie ogni anno oltre 15 mila visitatori, in buona parte scolaresche: il futuro già cammina con noi. Silvio Scacco
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Attualità
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La “porta ovest” cambia volto. A Natale aprirà il nuovo centro commerciale. Un investimento da trenta milioni di euro
I “regali” della Esselunga a Vicenza L
’obiettivo è preciso: aprire a Natale. Non sarà una passeggiata, ma una corsa realizzare il nuovo centro commerciale Esselunga a Ponte Alto. Era una concessionaria d’auto, poi s’è trasformata in un’area abbandonata, adesso è un cantiere che cambierà volto alla “porta ovest” così come viene indicata. E mentre i lavori procedono, i cento dipendenti stanno già facendo formazione nei supermercati di Verona. Le nuove assunzioni sono uno dei molti regali che il gruppo milanese fondato da Bernardo Caprotti nel 1957 ha fatto a Vicenza. Per carità, ha investito nel suo interesse, ma non era scontato. Come testimoniano il sindaco Rucco e il consigliere comunale Valter Casarotto è bastato solo girare alla proprietà le richieste dei cittadini per insonorizzare la bretella vicina a Ponte Alto e hanno detto di “sì” senza battere ciglio. Questo è solo l’ultimo intervento della “Esselunga” a Ponte Alto. Pur di ottenere il permesso a costruire, il gruppo s’è assunto l’onere di sistemare la viabilità della zona: ha realizzato due rotatorie che hanno comportato un investimento di 2.2 milioni di euro. Se a questa cifra si sommano i 7 milioni di euro spesi per acquistare l’area e circa altri due milioni per gli oneri di urbanizzazione che ha intascato il Comune, ancora prima di iniziare i lavori il complesso di Ponte Alto è costato 11 milioni di euro. Tenendo conto che sono stati scavati due piani interrati per 451 posti auto e verranno realizzati seimila metri quadrati fuori terra, gli esperti ipotizzano che per i lavori si spenderanno sui 19-20 milioni di euro. In tutto, quindi, l’Esselunga di Vicenza comporterà un investimento attorno ai 30 milioni di euro. Tanto per fare un esempio, il supermercato Famila di via Torino, inaugurato nel dicembre scorso è costato attorno ai sette milioni di euro. Va anche annotato che la “Esselunga” aveva la possibilità di edificare a
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Ponte Alto anche 4 mila metri quadri di direzionale, perché lo strumento urbanistico gliene dava facoltà. Ma vi ha rinunciato. La “Esselunga”, per filosofia aziendale, non ammette coabitazioni con altri: tant’è vero che non esiste un supermercato del gruppo in un centro commerciale, come invece scelgono di fare la gran parte degli altri imprenditori di settore. La “Esselunga” è sempre da sola in propri immobili. La proprietà di Esselunga ha anche accettato di proseguire lungo viale San Lazzaro la sistemazione viabilistica iniziata dal Comune: il che significa realizzare un cordolo in asse strada, identico a quello realizzato lungo viale San Lazzaro, nel tratto tra le nuove rotatorie e la rotatoria con via Fermi, completo di illuminazione centrale. Si prevede, inoltre, di mettere a dimora, lungo il tratto di 250 metri circa di nuova aiuola in asse strada, alcune piante ed arbusti in continuità con quelli presenti negli 800 metri di aiuola di San Lazzaro, così da ottenere oltre un chilometro di viale alberato.
Molti i “doni” a Vicenza, soprattutto nella viabilità di Ponte Alto, per ottenere il permesso a costruire e ad aprire. È il primo supermercato del gruppo nel Vicentino, il quarto nel Veneto. Sono 160 i centri in Italia per una holding da 8.4 miliardi di fatturato Per ultimo, la “Esselunga” si occuperà anche dello sfalcio dell’erba nelle due rotatorie. E, sempre a proposito di verde, all’interno dell’area del supermercato sarà realizzato unp spazio verde di 3000 metri quadrati. Quello di Ponte Alto sarà il primo supermercato del gruppo nel Vicentino e uno dei pochi nel Veneto, visto che la “Esselunga” è presente con tre supermercati solo nel Veronese. In Italia il gruppo ha un fatturato di 8.4 miliardi, un utile di 240 milioni e oltre 24mila dipendenti. In Italiaha 160 supermercati. Com’è noto, il nome con cui il
Accanto, un rendering del progetto che mostra come sarà il nuovo supermercato Esselunga a Ponte Alto una volta conclusi i lavori. Sotto, un’immagine attuale del cantiere. Si conta di aprire le porte per Natale. Complessivamente si tratta di un investimento stimato in 30 milioni di euro per il colosso milanese che così sbarca a Vicenza
gruppo nacque nel 1957 è “Supermarkets italiani spa” e il socio dei fratelli Caprotti era nientemeno che Nelson Rockfeller. L’insegna costituita dalla scritta “Supermarket”, disegnata da Mix Huber era caratterizzata da una “S” la cui parte superiore era molto allungata. Quell’insegna darà poi il nome all’Esselunga. Più esattamente, bisogna arrivare al 1969 quando un’indovinata campagna pubblicitaria, curata da Alberto Gandin, invitava a spendere le “mille lire lunghe” al supermarket con la esse lunga”. I clienti, da quel momento in poi, hanno cominciato a chiamare i supermarket “Esselunga”, che diventerà il nome dell’azienda operativa mentre la holding continuerà a chiamarsi “Supermarkets Italian”. (a.d.l.)
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Attualità
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Il caso. Armando Peressoni, imprenditore e amico dello scultore, le ha acquistate da Banca Intesa prima che andassero all’asta
Riporta a casa le 26 statue di Quagliato Svolta imprevista della vicenda che aveva infiammato Vicenza un mese e mezzo fa, quando il Comune era in trattativa per comprare palazzo Thiene e si scoprì che la sala Quagliato era vuota
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ornano a casa le 26 statue di Nereo Quagliato che erano scomparse dalla sala di palazzo Thiene. È Armando Peressoni, noto imprenditore commerciale a Vicenza, che le ha acquistate dagli organismi di Banca Intesa che ne avevano la legittima proprietà, prima che l’immobile palladiano fosse acquistato dal Comune. Ha presentato un’offerta e le ha acquistate prima che le statue fossero messe all’asta. Le sculture di Quagliato erano destinate ad essere battute dalla casa d’aste Pandolfini, che aveva curato la vendita di molti altri pezzi (alcuni assai pregiati, altri meno) dell’arredamento di palazzo Thiene. Com’è noto, le statue di Quagliato non erano soggette al vincolo pertinenziale apposto dalla Sopritendenza veronese su tutti gli oggetti d’arte d’età superiore a cinquant’anni raccolti in anni dalla Banca Popolare di Vicenza. In questo elenco non rientrava, anche se sfiorava il periodo, un’altra scultura contemporanea, la prestigiosa “Caritatide” di Alberto Biani del 1952-1954, battuta all’asta
A destra Armando Peressoni, a fianco una delle statue di Nereo Quagliato
per 75mila euro. Armando Peressoni, 82 anni di grande vitalità, è un uomo che ha dato molto a Vicenza. È stato un commerciante intelligente e ricco di iniziative: profumiere, nel 1983 fu l’inventore delle “Botteghe del centro” che ravvivarono il clima di Vicenza. Ma inventò anche il consorzio di negozi di profumeria Ethos, di cui fu il socio numero 1: oggi sono 290. Veneziano di nascita, vicentino di adozione, è iscritto al gruppo alpini di San Bortolo: grazie a lui e all’im-
pegno degli alpini, fu restaurata negli anni Novanta l’antica Porta San Bortolo. Peressoni era grande amico di Nereo Quagliato. Lo scultore portò a lui l’atto di donazione delle sculture appena donate alla Banca Popolare nel 2010. Di Quagliato l’imprenditore conserva numerose opere. Queste ultime andranno ad arricchire la collezione che, si spera, un giorno sarà visitabile anche da tutti i vicentini, com’era nelle intenzioni del donatore e della banca.
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A comandare i parà americani c’è un colonnello che è anche “coach” Ha preso il comando della 173esima brigata aviotrasportata dell’esercito Usa, di stanza alla caserma “Del Din” il colonnello Mike Kloepper che s’è insediato nell’ufficio comando. Ha preso le consegne dal collega col. Ken Burgess, nel corso di una cerimonia presieduta dal generale di divisione Andrew M. Rohling, comandante di United States Army Southern European Task Force, Africa. Il colonello Kloepper,c he ha due master universitari, è stato vicecomandante a Fort Benning del 75° reggimento del Rangers, i “duri” dell’esercito americano. Ma s’è specializzato nelle tecniche del comando: si definisce nella sua presentazione su Linkedin “appassionato della tecnica di sviluppo della leadership, nell’apprendere dall’esperienza, nella dinamica dei team e nell’innovazione dirompente”. È un entusiasta, perfino avido si definisce, del fitness e dell’aria aperta. Potremmo definirlo, per usare una metafora, un “mental coach”, colui che aiuta ad acquisire consapevolezza e a tirare fuori il meglio di se stessi. “Credo - ha detto infatti - che i migliori leader siano coloro che fanno emergere le capacità altrui, che riescono a far tirar fuori il massimo potenziale dei loro uomini. Credo che le persone siano all’altezza delle aspettative ed è giusto aspettarsi molto da loro. Il carattere conta”.
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Attualità
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L’anniversario. Il 4 luglio la storica auto compie 64 anni. A Vicenza si celebra la ricorrenza legandola a un’altra data importante
Cara vecchia Cinquecento, quanti ricordi E per il compleanno nozze con Pigafetta V
icenza è in prima fila per festeggiare il prossimo 4 luglio i 64 anni della Fiat 500: tanti ne sono passati da quel lontano 1957 che segnò il debutto di un’auto che ha segnato la vita degli italiani. La “500” fu sviluppata da uno dei padri della motoristica italiana, l’ingegner Dante Giacosa: passò dal modello di “superutilitaria” economica degli esordi, al successo che la portò a incarnare l’immagine stessa del boom economico italiano del secondo dopoguerra (con quasi 5 milioni e mezzo di esemplari prodotti fino al 1975) fino ad assumere lo status di oggetto di culto – pensiamo solo a tutte le apparizioni cinematografiche o alle citazioni musicali – e di vera e propria opera d’arte, venendo esposta anche al Museum of Modern Art (MoMA) di New York. Insomma, tanta strada fatta da questa piccoletta che agli esordi si presentava come auto economica, pensata proprio per essere compatibile nei costi di acquisto e manutenzione con il modesto budget delle famiglie operaie (prezzo base 490.000 lire, circa 13 stipendi di un operaio di allora), diretta discendente della mitica Topolino degli anni Trenta, e che nel tempo, con lo svilupparsi di modelli di volta in volta più accessoriati, è riuscita a conquistarsi uno spazio tanto nella vita quotidiana quanto in quella immaginifica degli italiani, accompagnandoli nel corso di questi decenni in tutte le trasformazioni succedutesi. Così come in Italia anche nel Vicentino intere generazioni cresciute tra gli anni Sessanta e Settanta possono vantare svariati ricordi collegati a questa vettura: dai calcoli quasi ingegneristici necessari per caricare tutti i bagagli per le vacanze, ai Pa-
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Un’immagine della prima Cinquecento uscita nel 1957 e il poster del tour pigafettiano organizzato per il 4 luglio. Comprenderà una tappa anche davanti alla statua di Antonio Pigafetta, realizzata da Giuseppe Zanetti in Campo Marzo
Una ventina di vetture storiche giunte da tutto il Veneto parteciperanno quel giorno al tour organizzato nei luoghi pigafettiani a Vicenza, per celebrare i 500 anni del viaggio dell’esploratore
esi ed alle contrade attraversate su strade ben più malridotte di quelle di oggi, dai Berici all’Altopiano, fino a più... prosaiche avventure di carattere sentimentale consumate su sedili non certo comodi, è facile capire come questa auto conservi un posto speciale nel cuore di molti. Quest’anno a Vicenza le celebrazioni per il compleanno della vettura si incrociano con un altro anniversario, quello dei 500 anni della prima circumnavigazione del globo che vide tra i principali
protagonisti proprio il vicentino Antonio Pigafetta, partito nel 1519 al seguito di Ferdinando Magellano e tornato da solo nel 1522. Com’è noto, a Vicenza da due anni è attiva un’associazione, presieduta da Stefano Soprana, che si chiama appunto Pigafetta 500. Che per il 4 luglio ha organizzato un evento che si chiama “Pigafetta 500 in 500”, organizzato assieme al Fiat 500 Club Italia. L’iniziativa fonde le diverse dimensioni del viaggio: in particolare, il 4 luglio è previsto un tour dei luoghi si-
gnificativi del Pigafetta nel centro storico della città a bordo, appunto, di una ventina di Fiat 500 storiche provenienti da tutto il Veneto. Saranno sei le tappe, tra cui casa Pigafetta nella contrà omonima, il liceo classico intitolato al navigatore, palazzo Chiericati, la sua statua in viale Roma, la Bertoliana e la biblioteca La Vigna. Un’occasione per celebrare due simboli che, in modi diversi, hanno fatto del viaggio il proprio motivo d’essere. Alvise Ferronato
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Scienza
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Il personaggio. Veronica Brasco ha 29 anni e lavora all’università di Padova con una specializzazione molto particolare
L’ingegnera studia il casco perfetto E disegna fumetti, la sua passione A
veva il destino segnato, a guardarla nelle foto da piccola in mezzo agli aerei del nonno. E infatti s’è laureata in ingegneria aerospaziale. Veronica Brasco, 29 anni, è una giovane ricercatrice vicentina che nel proprio ambito di ricerca sa coniugare più materie, dal campo ingegneristico a quello biomedico, spinta da una forte tensione all’applicazione pratica dei suoi studi. La sua esperienza si snoda nel solco del suo “album di famiglia”, che le ha fornito gli esempi e le ispirazioni per il suo percorso formativo, lavorativo ed ideale. Senza tralasciare i fumetti. Anche questa è un carattere di famiglia, specialmente del papà Francesco, giornalista che scrive su questo giornale. Laureata in ingegneria aerospaziale all’università di Padova, da circa un anno è assegnista di ricerca nello stesso ateneo. Lavora al dipartimento di ingegneria industriale, all’interno di un progetto della Fondazione Cariparo, la Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dal titolo “REDIPhe”, il cui obiettivo è quello di sviluppare modelli che migliorino la sicurezza fornita dai caschi protettivi. Che tipo di caschi? “Praticamente tutti, da quelli per il lavoro in cantiere a quelli che si indossano guidando una moto, e perché no, anche a quelli che utilizzano gli astronauti. Il progetto mi interessa molto perché è qualcosa che tocca l’ambito del biomedico che ha un’incidenza concreta sulla vita delle persone”. Già la sua tesi di laurea indagava le prove di impatto sulle teste umane e i possibili risvolti, meccanici e medici: “Mi interessa che le mie ricerche abbiano un risvolto il più generale e il più applicabile al vero possibile”. Prima di ingegneria, Veronica ha affrontato gli studi classici al “Pigafetta”. Dalle versioni alle derivate, non è un
Nel solco della tradizione di famiglia, abbina l’ingegneria al volo. Ora all’università studia in laboratorio le protezioni per le teste altrui. Intanto la sua testa sa usarla anche per creare storie a fumetti. Come i Penauts di Schultz bel salto? L’ingegnera liquida la difficoltà con poche parole: “Mi sono dovuta impegnare un po’ di più all’inizio – risponde – per recuperare le conoscenze scientifiche, ma ne è valsa la pena. Ho scelto ingegneria aerospaziale perché penso sia l’ambito più completo, mi piace sapere tutto di tutto. Oltretutto il mio è lo stesso percorso intrapreso da mio nonno”. La famiglia, appunto, è l’ambito che ha saputo fornire a Veronica gli spunti e le figure d’ispirazione per il suo percorso: “Un nonno ingegnere, l’altro nonno chimico con la passione per la storia, ma soprattutto la mia bisnonna, Giulia Zanier, che è stata capace di laurearsi in medicina negli anni Venti del secolo
Veronica Brasco, laureata in ingegneria aerospaziale aveva il destino segnato: eccola in un’immagine da piccola in mezzo agli aerei del nonno. Oggi all’università studia la protezione della testa attraverso i caschi, da quelli per la moto a quelli da cantiere
scorso, quando certe strade alle donne erano quasi del tutto precluse; ha superato i cento anni, l’ho conosciuta di persona, e se devo cercare un mio modello fondante penso proprio a lei”. Un altro tema che interessa molto Veronica, infatti, è il contrasto alle disparità di genere in ambito scientifico; collabora con il Fablab di Dueville al progetto “What’s next”, che riunisce molte giovani scienziate e ricercatrici con l’obiettivo di abbattere lo stereotipo che la tecnologia sia una “cosa da maschi”. Una idea ancora molto diffusa che limita l’approccio e le possibilità di carriera di molte donne: “Abbiamo organizzato degli incontri in alcune scuole per portare ai ragazzi questo messag-
gio, raccontando i nostri percorsi e le nostre esperienze. È triste ammetterlo, ma c’è ancora molto bisogno di questo tipo di iniziative per superare stereotipi duri a morire; anche a me personalmente è capitato di imbattermi in situazioni dove sono stata presa meno sul serio solo perché donna”. Tra le sue passioni, oltre al nuoto (“la pandemia ha fermato tutto, quest’anno mi è molto mancato”), scrive e disegna fumetti: “Lo faccio da sempre, mi piace scrivere e disegnare delle singole stringhe tipo i Peanuts, è una cosa che faccio solo per me, una specie di sfogo”. Le vedremo mai pubblicate? Ride. “Chissà, mai dire mai”. Alvise Ferronato
Quattro ufficiali dei carabinieri di Vicenza meritano un riconoscimento La recente festa dell’Arma è stata l’occasione per il prefetto di Vicenza, Pietro Signoriello, per procedere personalmente alla consegna dell’onorificenza di “cavaliere” dell’ordine al Merito della Repubblica Italiana a due ufficiali del Gruppo carabinieri di Vicenza, che è comandato dal colonnello Nicola Bianchi. L’onorificenza è stata conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a due ufficiali del comando provinciale, il tenente colonnello Alessandro Giuliani, comandante del reparto operativo e il tenente colonnello Giuseppe Bertoli, capo ufficio
comando. Accanto a questi riconoscimenti, vanno ricordati anche due encomi che sono stati indirizzati ad altri due ufficiali in forza a Vicenza. Un encomio è giunto dal comando Legione Calabria al tenente Giacomo Chimienti er il suo contributo alla lotta alla ‘ndrangheta. Chimienti è comandante del Norm (Nucleo operativo e radiomobile) della compagnia di Vicenza: l’encomio gli è giunto “per il significativo contributo offerto, allorquando era maresciallo addetto al Nucleo investigativo di gruppo in quella regione, ad articola-
ta attività d’indagine nei confronti di una consorteria ‘ndranghetista, conclusasi con provvedimenti restrittivi a carico di 23 indagati, responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso”. Un altro encomio è stato indirizzato dal comando Legione Calabria al maggiore Umberto Gallucci, comandante della Compagnia di Vicenza, “per l’attività di indagine svolta allorquando era al comando di compagnia distaccata in quella regione, che ha consentito di individuare ed arrestare sei persone, responsabili a vario titolo di omicidio premeditato”.
I due tenenti colonnello Alessandro Giuliani (a destra) e Giuseppe Bertoli assieme al prefetto Pietro Signoriello che ha consegnato loro l’onorificenza di “cavaliere”
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Cultura
La mostra. Aperta a Bassano in occasione del maxi-restauro una rassegna davvero interessante che illustra inedite scoperte
Lungo i secoli il ponte di Bassano racconta invenzioni, errori e invidie V
ale davvero la pena di visitare la mostra Palladio, Bassano e il ponte – Invenzione, storia e mito curata da Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tinè, che è aperta sino al 10 ottobre. Perché è profonda, elegante, brillante e divulgativa. Nelle poche stanze del museo-biblioteca, infatti, la mostra racconta una storia per molti versi inedita. L’allestimento è di Andrea Bernard, architetto ma anche uomo di teatro, che fa camminare sull’acqua e sulle nuvole. IL PONTE CARENATO. Il ponte di Bassano era “carenato”: tutta la struttura era coperta di tavole, ad eccezione della balaustra. Perché? Perché incardinandosi alle capriate, le tavole ne aumentavano la resistenza. La scoperta è di Damiana Lucia Paternò, della Soprintendenza di Padova. IL PONTE DI PIETRA. Palladio avrebbe voluto costruirlo in pietra, il ponte. Tant’è che presenta un primo progetto su questa linea. Innamorato della classicità, sogna il ponte di Tiberio a Rimini. Ma l’idea non passa. Ne esce così il secondo progetto, quello in legno del 1569: sarà una versione del ponte, come la definirà Palladio, “comodissima e bella”. IL PONTE DI RIALTO ALLA LE CORBUSIER. La sua concezione del ponte, del resto Palladio l’aveva già mostrata con il progetto, mai realizzato, del ponte di Rialto in pietra. Un’idea che Beltramini definisce alla Le Corbusier, perché per realizzare il suo ponte Palladio avrebbe dovuto sventrare il quartiere di Rialto, prezioso come quello di Wall Street oggi, e porre alle testate del ponte due grandi piazze. Per fortuna, comunque, che il ponte di Rialto di Palladio non fu realizzato a Venezia: sotto non sarebbero passate le navi. Palladio aveva disegnato le campate troppo basse. Anche i geni sbagliano. IL PONTE DI CISMON. Il ponte palladiano sul torrente Cismon, presente con un modello alla mostra, rivela un altro aspetto interessante del rapporto fra Palladio e i ponti: fu costruito a sbalzo, senza piloni, grazie a un sistema di tiranti che era stato copiato di sana pianta dalle capriate delle basiliche gotiche a Venezia, come quella dei Frari. Come spiegava Picasso, i mediocri imitano, il genio copia. BARTOLOMEO FERRACINA E L’INVIDIA. Un’altra piena della Brenta nel 1748 si porta via il ponte “come una cesta” per usare le parole di Gasparo Gozzi. Venezia sceglie un tecnico di fiducia, Tommaso Temanza per ricostruirlo, ma i bassanesi gli preferiscono una gloria locale, Bartolomeo Ferracina, valente orologiaio di Solagna che si dimostrerà un genio nel suo campo (è suo l’orologio della Torre in piazza San Marco a Venezia) ma anche dell’ingegneria idraulica. Per scalzare Ferracina usarono tutti i mezzi, dalla diffamazione alle lettere anonime. Temanza lo definiva così: “Ferracina è ignorante e sciocco e dobbiamo lasciar affogare il sudicio porco nel fango della sua grassa ignoranza”. Invidiosetto anzi che no. La storia ha dimostrato che fu un “Archimede della meccanica”.
Gli sbagli di Palladio – Le Corbusier nel concorso per Rialto, i complotti contro Ferracina, definito “sudicio porco”, nel Settecento. La “carenatura” della struttura e il ponte a sbalzo di Cismon copiato dalle capriate dei Frari
Ogni mese nelle case di oltre 43.000 Famiglie di Vicenza L’immagine di un’antica stampa che mostra la “carenatura” del ponte e il quadro – simbolo della rassegna: il “Capriccio” di Canaletto. Bartolomeo Ferracina nel mirino dei complottisti
CANALETTO E ALDO ROSSI. In mostra è esposto, anzi è il simbolo della rassegna, il celebre quadro di Canaletto sul “Capriccio veneziano” con il ponte di Rialto palladiano, la Basilica e palazzo Chiericati. Lo commissionò al celebre pittore Francesco Algarotti, un bello spirito illuminista. Voleva combattere l’esasperazione del linguaggio barocco nell’arte e tornare alla razionalità dei classici. Niente di meglio che ricorrere a Palladio. Mutatis mutandis, è lo stesso messaggio di Aldo Rossi in architettura nel Novecento: più essenzialità e meno voli pindarici. E Guido Beltramini, che sottolinea il parallelo, Aldo Rossi l’ha conosciuto bene all’università perché è stato docente allo Iuav di Venezia. Antonio Di Lorenzo
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Cultura
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L’artista. Un’opera di Silvio Lacasella per un lavoro su Dante di don Luigi Pretto, sacerdote di 97 anni, edito dalle Paoline
Quel dotto libro su Dante ha un quadro per copertina È
naturale che il quadro di un pittore diventi la copertina di un suo libro, mettiamo di un catalogo. È invece assai meno usuale che un’opera di un artista vivente diventi la copertina di un libro altrui. A Vicenza succede a Silvio Lacasella, 64 anni, che metà della sua vita artistica l’ha dedicata all’incisione, raggiungendo risultati di alto livello, mentre nell’altra metà s’è impegnato nella pittura a olio, arrivando pure a vertici interessanti. Suoi estimatori sono, fra gli altri, Marco Goldin, che ha voluto nel 2015 coinvolgerlo in una mostra a palazzo Chiericati assieme a Piero Zuccaro, Giuseppe Puglisi e Matteo Massagrande, e Vittorio Sgarbi. Proprio Sgarbi in tempi non sospetti e cioè nel 1987, nel saggio sull’opera incisoria di Neri Pozza, scrisse a chiare lettere che l’unico erede di Pozza era da considerare Lacasella.
“L’esperienza spirituale di Dante Alighieri” è il titolo di un dotto volume con prefazione di Paolo Rumiz e post-fazione di mons. Claudio Gugerotti L’introduzione serve a capire chi è l’artista che, con un suo quadro, è finito sulla copertina di un libro assai particolare. Si tratta de “L’esperienza spirituale di Dante Alighieri” di cui è autore don Luigi Pretto, appena edito dalle Edizioni San Paolo di Torino. Dietro questa scelta c’è Gaetano Terrin, commercialista di alto livello nella vita professionale, padovano che vive a Vicenza, il quale è stato il regista dell’operazione editoriale. Terrin, infatti, oltre a Lacasella conosce bene don Luigi dai tempi delle superiori all’Antonianum di Padova, scuola che il sacerdote, insegnante inflessibile e talvolta “feroce” come lo ricorda, ha retto per quarant’anni. Ma non è l’unico aspetto interessante relativo all’autore, esperto dantista, il quale alla veneranda età di 97 anni ha trovato la forza e la lucidità per pubblicare questo studio. Su don Luigi ha scritto sull’Arena di Verona nel settembre 2019 una gustosa intervista Stefano Lorenzetto. Qualche sua frase fa capire la stoffa del sacerdote, di origini veronesi: “Conservo tracce del radicalismo di mio nonno. Ho litigato con tutti i vescovi. Wojtyla disse: “Non si scende dalla croce”. Ratzinger l’ha fatto e ha messo in
Da sinistra Don Luigi Pretto, Silvio Lacasella e Gaetano Terrin
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croce la Chiesa. Vedo il rischio di uno scisma”. Il volume sulla spiritualità di Dante ha una prefazione e una post-fazione illustri. La prefazione è affidata a Paolo Rumiz: lui, ateo dichiarato e praticante, anni fa era curioso di conoscere don Luigi a motivo di un precedente libro sull’iconografia della Madonna. Quando si incontrarono poco mancò che l’anziano sacerdote, peperino di carattere, lo prendesse a schiaffi. Ma evidentemente le persone si annusano, perché il laico Rumiz scrisse, sono parole di don Luigi, la più bella recensione di quel libro mistico. E anche nella prefazione di questo volume, Rumiz va controcorrente: cita un monastero femminile di Milano in cui è conservato un affresco di epoca giottesca in cui a porgere la mela nel paradiso terrestre non è Eva, ma Adamo. “Il medioevo di Dante – conclude – era assai meno sessuofobo di quanto si creda”. La dotta post-fazione del libro è affidata a mons. Claudio Gugerotti, anche lui della Pia Società don Mazza come Pretto, di cui pure è stato allievo. Monsignor Gugerotti, 66 anni, è attualmente il nunzio del Vaticano a Londra, nominato da papa Francesco. Persona squisita e alla mano, stempera con l’intelligenza dei grandi la sua vasta cultura. Inutile riprodurre qui il suo curriculum: basti dire che parla correntemente greco, latino, armeno (classico e moderno) persiano, inglese, francese e russo. È stato lo stesso don Luigi a scegliere il quadro da riprodurre sulla copertina: un’opera dalle sfumature rosse che rimanda all’Inferno dantesco ma non ne è un’illustrazione e neanche ha fatto da ispirazione. Vive di vita propria, finché le strade dell’arte hanno deciso di incrociarsi. (a. d. l.)
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Il personaggio. Alexia Boro, vicentina e direttrice delle relazioni esterne della Guggenheim, indica il dopo covid della cultura
“Ai musei oggi serve una rivoluzione come quella che innescò Peggy a Venezia” A
lexia Boro ha un nome che ricorda la mitologia greca, ma è nata a Valdagno ed è cresciuta fra le architetture di Vicenza studiando al liceo Pigafetta, dove è nato il suo amore per la cultura orientale in cui arte e bellezza si coltivano con gesti semplici che stimolano il pensiero critico. Fin da piccola sognava di vivere a Venezia e proprio nella città lagunare, crocevia di popoli e porta d’Oriente, ha conseguito un dottorato di ricerca in civiltà dell’India e dell’Asia orientale a Ca’ Foscari che le ha permesso di viaggiare e scoprire il Giappone prima di ritornare in Italia. Oggi, a 51 anni, vive e lavora a Venezia come direttrice della comunicazione e relazioni esterne della Collezione Peggy Guggenheim e con passione racconta l’arte parlando al pubblico del nostro tempo fra nuove tecnologie e stimoli culturali. Come si è appassionata di lingue e culture orientali? “Da piccola mi piaceva studiare l’inglese, ma è stato durante gli anni di studio al liceo, luogo fondamentale per la costruzione del mio percorso umano e professionale, che mi sono avvicinata alla cultura orientale grazie ai racconti di viaggio di una mia professoressa appassionata di kendo, un’antica arte marziale giapponese. Ne rimasi affascinata a tal punto da volerla approfondire all’università e per questo scelsi Venezia come mia casa e luogo di studi”. Qual è il suo rapporto con la città? “Mi innamorai di Venezia da bambina durante una gita con la mia famiglia. Questa città ha un’anima in continuo divenire. Unisce dinamiche di prossimità a un re-
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“Lei guardò alle avanguardie e agli artisti che operavano nel fermento seguito ai grandi mutamenti della Storia d’inizio Novecento. Stiamo vivendo lo stesso clima: anche noi dobbiamo essere attenti alle novità che emergono dopo lo stravolgimento della vita portato dalla pandemia” spiro internazionale. È fluida come l’acqua che la governa: per me la marea è il respiro della città. Sono legata a Valdagno perché ci vive la mia famiglia ma per me Venezia è casa, è una meraviglia da scoprire tutti i giorni”. Lei ha vissuto anche in un’altra città d’acqua, Tokyo in Giappone: che esperienza è stata? “Pochi sanno che Tokyo, come Venezia, è stata costruita su una fitta rete di canali oggi interrati. Questa è una parte dell’affascinante storia della città che ho potuto scoprire grazie ad un dottorato di ricerca sullo sviluppo urbano che mi ha permesso di vivere in Giappone e di visitare anche le città di Osaka e Kyoto”. Cosa l’ha colpita di Tokyo? “Il suo essere proiettata costantemente verso il futuro. I giappo-
nesi, per cultura e religione, non hanno paura del cambiamento, lo accolgono e interpretano. Tokyo stessa è il risultato di una stratificazione di stili architettonici e artistici. I giapponesi sono esteti, vivono apprezzando ogni istante, consapevoli che la bellezza si può vedere e ricostruire partendo da semplici gesti come cambiare le composizioni floreali sugli altari degli antenati a seconda delle stagioni. Per me questa è stata una grande lezione di vita”. Qual è il suo rapporto con l’arte? Quali artisti hanno influenzato la sua vita? “Il liceo mi ha permesso di scoprire la storia dell’arte occidentale, la classicità greca e romana, ma è in Piero Della Francesca e in Lucio Fontana che vedo una creatività in grado di anticipare i tempi. Il pri-
mo fu in grado di coniugare l’arte e la matematica con un linguaggio prospettico ma anche umano ed emozionale. Il secondo, squarciando le tele, aveva la capacità di vedere oltre il suo tempo: non a caso era un grande appassionato di spazio”. Anche Peggy Guggenheim fu una visionaria per la sua epoca, quali dei suoi valori il museo trasmette oggi? “Peggy Guggenheim collezionò l’arte del suo tempo, le avanguardie. Opere generate da una contaminazione di idee e da un fermento culturale nato in seguito a grandi eventi e mutamenti della Storia. Il momento di crisi dovuto al covid ci ha portato, in tempi rapidi, a ripensare come gustare l’arte e a un suo rinnovamento digitale, mantenendo vivi i valori della
In alto un ritratto di Alexia Boro realizzato da Matteo De Fina, in alto la sala del cubismo della collezione Peggy Guggenheim di Venezia fotografata da Matteo De Fina, sopra Peggy Guggenheim, collezionista e fondatrice del museo veneziano
fondatrice: il museo è un luogo sociale, un laboratorio per interpretare presente e futuro attraverso lo sviluppo del pensiero critico, oggi più che mai fondamentale per coltivare la bellezza, diffondere la cultura, affrontare i cambiamenti e mantenere viva la memoria del nostro passato”. Sara Panizzon
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Spettacoli
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Il personaggio. A soli 22 anni Gabriele è un fenomeno internazionale: ha conseguito due master a Yale e vive a Londra
Strata, celebrato negli Usa e in Europa ma quasi sconosciuto nella sua Vicenza Due immagini del giovane concertista vicentino Gabriele Strata: ha terminato il conservatorio con un anno di anticipo, è entrato alla prestigiosa università di Yale (7 posti per 400 domande) dove ha conseguito due master. Questa che pubblichiamo è la sua prima intervista a Vicenza
H
a appena compiuto 22 anni ed è già un concertista di fama mondiale. Gabriele Strata lo conoscono dagli Usa all’Europa. Tranne che a Vicenza, la sua città. Se non fosse per le “Settimane musicali” di Sonig Thackerian che l’hanno fatto suonare all’Olimpico il 6 giugno scorso, ed era la prima volta per lui, per Vicenza resterebbe solo un illustre diplomato del “Pedrollo”. E pensare che l’Italia la gira parecchio con i concerti. Ma prima ancora del diploma del conservatorio di contrà San Domenico, conseguito con un anno di anticipo e il massimo dei voti con lode, sotto la guida di Riccardo Zadra e Roberto Prosseda, nel 2016 la presidente della Camera Laura Boldrini gli aveva conferito la medaglia della Camera dei deputati per meriti artistici. Aveva 17 anni. In seguito ha conseguito due master in Musical arts a Yale dove è entrato grazie alle referenze del suo maestro, Boris Berman. Che non s’è pentito di aver scommesso su di lui, perché la prestigiosa università americana lo ha celebrato con il “Charles Miller Prize” definendolo “oustanding pianist of the year”, pianista eccezionale dell’anno. Nel 2018 Strata ha vinto il Premio Venezia, il più prestigioso concorso nazionale tra i giovani diplomati. Da allora anche la carriera di concertista, iniziata peraltro a 12 anni con un concerto di beneficienza in Congo, è decollata. Cinquanta scritture in pochi mesi, esibizioni ovunque, dalla Concertgebouw di Amsterdam alla Steinway Hall di Londra. I concerti sono diventati talmente tanti che ha deciso di stabilirsi nella capitale inglese, perché è
Solo grazie alle “Settimane musicali” di Sonig Thackerian ha suonato nei giorni scorsi per la prima volta all’Olimpico. Ma ha già una carriera concertistica ad alti livelli sulle due sponde dell’Atlantico. Studi al “Fogazzaro” e al “Pedrollo”
più baricentrica rispetto alle città in cui suonare. Persona semplice, Gabriele Strata non s’è montato la testa: gira per Vicenza in bicicletta. Non proviene da una famiglia di musicisti: papà Tiziano, figlio di un colonnello dell’esercito, ha una laurea in geologia e la mamma Claudia Cosentino insegna lettere alla “Muttoni”.
Quando ha scoperto di essere un talento? “Mi hanno sempre detto che avevo sensibilità ma non ci pensavo troppo. Per me era soprattutto una passione. Poi ho frequentato per nove anni il conservatorio. La famiglia, comunque, mi ha supportato molto”. Scuole? “Il liceo Fogazzaro. Ricordo le professoresse Sidoti e Menegozzo”. Non è facile entrare a Yale. “No, ci sono 7-8 posti e 400 domande. Quando suonai a 14 anni con Berman, che è capo dipartimento a Yale, restò impressionato”. Studia ancora? “Certo, all’Accademia di Santa
Cecilia a Roma. E alla Guildhall School of Music di Londra”. Autore preferito? “chumann, ti fa vedere il mondo attraverso i suoi occhi. La sua lingua è inconfondibile: parla al cuore”. Ascolta anche altra musica? “Magari quando corro, per spegnere il cervello: pop, commerciale. Dà adrenalina”. Film? “Non sono un grande appassionato, comunque cinema italiano”. Libri? “In questi mesi di pandemia mi sono immerso nei classici russi: Anna Karenina e la Sonata a Kreuzer di Tolstoj, e poi Dostoevskij. Se mi alimento con testi non musicali credo sia utile per completarmi”. Quanto studia al giorno? Dalle cinque alle sette ore. Di più non serve. La testa scoppia. Incisioni in vista? “Ho avuto proposte ma per ora non ho inciso niente. Lo farò quando mi sentirò pronto. Voglio realizzare un progetto che mi rappresenti come artista”. È un perfezionista? “Tendo ad esserlo, sì”. Pianisti che ammira? “Naturalmente Prasseda, poi Benedetto Lupo, Mitsuko Uchida. Martha Argherich l’ho ascoltata alla Carnegie Hall con l’Accademia di Santa Cecilia. E tra i grandissimi Vladimir Horowitz e Ivo Pogorelic”. I più bei luoghi in cui ha suonato? “Amsterdam, per citarne uno, ma sicuramente anche il nostro Olimpico”. Antonio Di Lorenzo
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Stili di vita
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La quotidianità presa con humor. Il concetto di brutto è insito in queste strutture. Se non riusciamo a cambiarle, rendiamole gradevoli
Orrendi sottopassi, almeno dipingiamoli U
na delle domande più importanti della contemporaneità, di quelle che, a seconda dei gusti possono ostacolare o favorire l’insorgere del sonno, è: perché i sottopassi devono essere sempre così ottusamente brutti? Che siano ferroviari, stradali o fluviali e ancora pedonali, ciclopedonali o automobilistici, non se ne esce quanto all’irresistibile e insanabile senso di orrore che suscitano. Mettiamola così: la scioglievolezza sta al cioccolatino Lindt come l’orrendevolezza al sottopasso. Il brutto gli è congeniale, è intriseco al suo essere. Sporchi, olezzanti, ammuffiti, condannati alla semioscurità, alle infiltrazioni e al graffitismo più scemo che osceno, sembrano ovviamente scontare la loro natura infera: e l’inferno non può essere certo un’ala dell’Hermitage o una galleria commerciale di Dubai. Ma ci siamo mai chiesti il perché? Perché mai devono essere posti così brutti, difficoltosi e angoscianti?
Sporchi, olezzanti, ammuffiti, condannati alla semioscurità, alle infiltrazioni e al graffitismo più scemo che osceno, i sottopassi sembrano scontare la loro natura infera Prendiamo ad esempio il sottopassaggio più urticante della nostra città, quello del quartiere di San Pio X. Generato e non creato sotto l’amministrazione Hüllweck, credo che alla fine abbia tolto a questo sindaco più voti e consenso di quanti gliene abbiano portati la costruzione del nuovo teatro e del nuovo tribunale. Rettilineo (con pendenza da u-boot in immersione rapida ) per auto e bici in direzione corso Padova, questo micidiale budello è invece spezzato in tre tronchi per la delizia delle centinaia e centinaia di pedoni e ciclisti che quotidianamente devono raggiungere il quartiere, viale della Pace, la Stanga, Ca’ Balbi e tutta la periferia est del territorio comunale. Si dovrebbe percorrere soltanto a piedi, bici alla mano, ma la presenza di due spaventosi angoli morti e le strette dimensioni del percorso sembrano invece agire in senso opposto, ovvero più che invitare alla pruden-
Il sottopassaggio di san Pio X, un esempio della bruttezza che è intimamente legata a questi luoghi di transito
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za istigano i ciclisti alla tentata strage dei femori propri e altrui. Perché, pazienza la bruttezza di cui sopra, ma alla base del sottopassaggio sembra esserci una logica da urbanistica punitiva che sembra godere sadicamente nel progettare strutture per mettere il più possibile in difficoltà le persone, i cittadini, noi. Chi scrive, nato a San Pio X, cresciuto a San Pio X e frequentante San Pio X, ricorda con nostalgia canaglia il tempo in cui c’era il passaggio a livello che, al calare della sbarra, livellava tutto: ansie, frenesie, stress, inquietudini. Te spetavi e basta, passava il treno e poi passavi anche tu, liscio sopra i binari e col sole in fronte. Erano cinque, dieci minuti che valevano una seduta dal terapeuta, si ascoltavano mille discorsi, si incrociavano conoscenti, nascevano amicizie e perfino amori, si sentivano cinquanta sfumature di bestemmie. Era una specie di raduno involontario di mezzo quartiere e un quarto di città che rientravano dal lavoro e dalla scuola: altro che sbarrare, le sbarre aprivano invece finestre socializzanti dove condividere l’attesa guardandosi in faccia e sorridendosi, facce vere e sorrisi veri, non facebook e i maledetti like. Adesso, le uniche cose scambiate lungo la rampa oscura sono gli improperi e gli sguardi torvi tra pedoni e ciclisti, ciclisti e automobilisti, monopattisti e mamme con le carrozzine, e d’altra parte non potrebbe essere altrimenti dal momento che le cose brutte abbruttiscono. Un parziale rimedio sarebbe quello di chiudere al traffico motorizzato, c’é un intero cavalcaferrovia a lato, e far passare le bici nei due sensi dove ora scorrono le auto. Qualcuno lo aveva già suggerito, ma pare non si potesse fare perché la strada era di competenza provinciale. Sparite le province, forse il sindaco può tornare a pensarci. Poi io mi offro volontario per dare una bella imbiancata e ci metto anche pennello e vernice. Alberto Graziani
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Sport
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Il personaggio. Federica Monaco a 27 anni dà una svolta alla sua vita. “Dopo aver tanto girato l’Italia, Vicenza è il mio futuro”
La capitana ha scelto: è qui la mia casa Ha in mano il gioco della gloriosa squadra di pallacanestro As Vicenza, è un’ insegnante affermata. Ha un fidanzato e vuole presto diventare mamma. E pensare che da giovane voleva diventare una ballerina, poi s’è convertita al basket
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L
a capitana ha deciso che la sua vita è a Vicenza. Stiamo parlando di Federica Monaco, 27 anni, laureata in scienze motorie, cui ha aggiunto un master in management dello sport e anche l’abilitazione per insegnare educazione fisica nelle scuole: quest’anno da febbraio era al liceo Fogazzaro e prima all’ex Baronio (che adesso è una scuola intitolata a S. Filippo Neri). È nata a Cosenza, dove è cresciuta e dove ha vissuto con due sorelle e un fratellino fino a 19 anni. È capitana da due anni dell’AS Vicenza la mitica squadra di pallacanestro femminile che ha collezionato 12 scudetti e 6 coppe europee e ben 14 titoli nel settore giovanile dagli anni Cinquanta a oggi. È arrivata a metà stagione 4 anni fa, quando il ct Aldo Corno era tornato a rilanciare Vicenza e adesso vuole fare di Vicenza la sua città. Perché il basket? “A dir la verità da bimba praticavo danza classica. Mi ero appassionata perché seguivo mio nonno che gestiva un teatro. Era attore, regista e insegnava dizione. Mi affascinava la danza e così ho iniziato. Dalla danza sulle punte al pallone a spicchi, perché? “Per un periodo ho praticato l’una e anche l’altro. La danza non mi impegnava abbastanza fisicamente e così ho scelto anche il basket. Alla fine però un allenatore e dirigente sportivo mi chiesero di scegliere: o l’uno o l’altro. E così ho optato per la pallacanestro”. Perché proprio il basket? “Diciamo che avevo bisogno di praticare uno sport di squadra, volevo una palla. A casa si seguiva sia il calcio sia la pallacanestro: per esempio mi guardavo anche le partite della NBA. Devo dire che si impara molto a guardare i match di alto livello. Vent’anni fa il calcio femminile non era così considerato: siccome esisteva comoda la realtà del Rende vicino a Cosenza e mi sono iscritta lì”. Lei ha vissuto in diverse realtà italiane “Sono cresciuta nel Rende dove ho debuttato anche nei campionati nazionali. A 19 anni ho iniziato la vita della giocatrice di basket con trasferimenti di stagione in stagione: sono passata prima a Corato in Puglia, e poi a Latina, a San Giovanni Valdarno, ad Abano Terme, e giù a Pa-
Federica Monaco assieme al direttore della squadra, il vulcanico Roberto Pellizzaro e in… borghese in una posa scherzosa
lermo. Solo da 4 anni sono qui Vicenza dove ho trovato una bella “famiglia”, fatta di una società sportiva molto valida e di tanti amici”. Dopo il covid del 2020 dovevate semplicemente mantenere la categoria... “E invece siamo arrivate alle semifinali di play off promozione per la A1, nonostante 42 giorni di fermo dovuto al covid che ha colpito tutta la squadra. Pensi che per una come me ben allenata, appena uscita dalla quarantena era diventato difficile salire le scale”. Poi vi siete riprese molto bene, addirittura vincendo partite considerate impossibili con “corazzate” come Udine e Crema. Ma qual è il segreto? “L’unità e l’intesa che si instaura in squadra. Devo ringraziare tutte le mie compagne, tuti i collaboratori, i dirigenti, fino al coach Sandro Sinigaglia che è entrato in punta di piedi a stagione iniziata ma è stato fondamentale nel momento più difficile perché ha reso serena l’intera squadra. Sono davvero contenta dei risultato che abbiamo raggiunto sul campo. L’anno prossimo faremo ancora di più!” Il suo futuro? “Qui a Vicenza ho trovato tutto quello che amo: il fidanzato, il basket con una società ottima, mi sto realizzando nel lavoro come insegnante di educazione fisica (tra l’altro ringrazio i colleghi del Fogazzaro che mi hanno permesso di allenarmi per i play off). In futuro spero di poter far parte del gruppo dirigente della AS Vicenza. E poi vorrei diventare mamma. Intanto a luglio torno a trovare i miei a Cosenza che non vedo dall’agosto del 2020”. Francesco Brasco
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Despar sostiene i BirriFici locali Dan D Do loro l opportunit l’ opportunitÀ Di VenDere i propri proDotti all interno DeGli interspar. all’
BIRRA LOCALE INDIPENDENTE ARTIGIANALE
L’iniziativa di Despar ha trovato immediatamente il supporto operativo di Unionbirrai che, come Associazione di Categoria dei Piccoli Produttori Indipendenti, e non solo in questo difficile periodo, è attiva nel sostegno alle proprie aziende associate.
IL VALORE DELLA SCELTA UNIONBIRRAI E DESPAR
“I birrifici che hanno risposto all’iniziativa troveranno certamente nei punti vendita Despar quella visibilità a volte difficile da ottenere per i piccoli artigiani della birra e quindi una importante opportunità di fare conoscere le proprie birre artigianali con tutte le loro specifiche peculiarità a un pubblico sempre più vasto che, ne siamo certi, apprezzeranno l’ampliamento dell’offerta brassicola sugli scaffali anche a livello territoriale”.
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Simone Monetti, Segretario Nazionale di Unionbirrai
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L’intervista. Il presidente Luca Zaia ricorda che il piano regionale è articolato su 155 progetti attuativi da 25 miliardi di euro
“L’autonomia è un progetto irreversibile, sarà la molla di un nuovo Rinascimento” Sulla gestione dell’emergenza Covid: “la commissione farà il suo lavoro, oggi vediamo la luce in fondo al tunnel, i problemi non sono mancati ma la causa non è il regionalismo” Presidente Zaia, nei giorni scorsi ha dichiarato che il Recovey Plan è l’occasione per realizzare l’autonomia, in che modo? “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una circostanza storica. Ogni regione ha presentato una serie di progettualità, confluite in una grande sintesi che è il piano nazionale. È un’occasione irripetibile per promuovere la coesione economica e sociale, attenuare l’impatto della crisi, sostenere la ripresa creando posti di lavoro e promuovere una crescita sostenibile. Ho sempre sostenuto che l’Autonomia differenziata è la molla di un nuovo Rinascimento. A questo fattore si unisce la concomitanza storica del PNRR, un piano che non ha precedenti per l’entità dei fondi messi a disposizione. Senza precedenti è anche una simile occasione”. Quali le risorse da indirizzare alle Regioni? “Come Veneto, insieme alle Regioni, abbiamo approvato il Piano Regionale che si basa su 13 macro progetti declinati in 155 progetti attuativi. Parliamo di un piano del valore di 25 miliardi di euro, che rappresenta lo strumento di programmazione e rilancio dell’economia veneta intervenendo su turismo, infrastrutture, trasporti, difesa del suolo, grandi eventi come le Olimpiadi 2026 Milano-Cortina. Il Veneto è la locomotiva economica del paese. Ha sempre dimostrato di saper utilizzare realmente e concretamente tutte le risorse ricevute in questi anni e intende confermarlo. Vinceremo anche questa sfida, sfruttando al massimo l’opportunità. Non soltanto per sostenere i comparti più colpiti dalla pandemia ma anche per delineare il suo futuro”. Come tradurre in pratica l’esito del referendum sull’autonomia? “È già tradotto in pratica ogni giorno dai Veneti che hanno votato quel referendum e che continuano a dimostrare quotidianamente - questa pandemia lo ha confermato - di essere all’altezza di quelle responsabilità che hanno chiesto di potersi assumere. Nonostante
il Covid recentemente si è insediato il Comitato scientifico dell’Osservatorio regionale sull’autonomia differenziata. Questo conferma che, comunque, non ci siamo distratti dall’obbiettivo. L’autonomia è un progetto ormai irreversibile. Continuo a ripetere: chi manca questo appuntamento con la storia lo lascia per l’agenda di qualcun altro”. Alla commissione parlamentare per le questioni regionali, che ha incontrato a Venezia, cosa chiede? “Più che chiedere, faccio presente che una cosa è certa: il Veneto, forte del risultato ottenuto con il referendum, non intende retrocedere di un passo. Da febbraio 2020, per colpa della pandemia, siamo stati costretti a tenere il motore al minimo ma ora stiamo uscendo dal Covid e abbiamo tutta l’intenzione di mettere la quarta per raggiungere presto la meta. Siamo d’accordo sul partire dalla legge quadro, la famosa bozza Boccia che adesso sarà la bozza Gelmini. Abbiamo il Governo con la più ampia e trasversale parteciL’estate è arrivata: pazione dal dopoguerra; il Veneto “abbiamo messo deve avere una ria punto un sposta. A chi sostiene nuovo concetto che il Covid ha di vacanza sicura, messo in luce proprio i punti deboli vaccinazioni a della gestione retutto spiano” gione cosa risponde? “Io parlo per il Veneto. Ci siamo trovati di fronte ad una situazione senza precedenti nell’ultimo secolo. È stata la prima pandemia narrata in tempo reale sotto la lente dei media e dei social. Siamo partiti che non si trovavano mascherine e i tamponi erano quelli che oggi sono stati completamente modificati da una continua evoluzione. Siamo riusciti ad arruolare medici e infermieri come mai prima d’ora. Ora stiamo conducendo la più grande campagna vaccinale della storia e abbiamo raccolto le congratulazioni dello
stesso generale Figliuolo. Sicuramente non è stato semplice ed è impossibile nascondere che i problemi non sono mancati ma non si tenti di dire che la causa è nel regionalismo. Punti deboli non da poco, mi riferisco in particolare alla prima parte dell’emergenza, sono emersi piuttosto a livello centrale”. C’è una commissione consiliare che sta approfondendo alcuni aspetti controversi relativi alla gestione della pandemia, quali risposte si aspetta? “Ora c’è una commissione e tutto quello che appurerà sarà ufficiale e sarà trasmesso alle Procure. Oggi vediamo la luce in fondo al tunnel ma non ne siamo del tutto fuori e il lavoro contro il Covid sarà ancora lungo, soprattutto per quanto riguarda la crisi economica che si è prodotta. Abbiamo lavorato a capofitto e continuiamo a farlo; non accetto di essere trattato come un poco di buono o un lazzarone, tanto meno accetto che solo si ipotizzino accostamenti maliziosi tra il numero dei decessi che abbiamo pianto e una possibile incuria. Abbiamo l’incombenza di amministrare e abbiamo la coscienza di farlo, anche in questo frangente, al meglio delle nostre possibilità e con il massimo impegno. Se qualcuno è proprio convinto che ci sia qualcosa d’illegale o gravi responsabilità dirette si rivolga alla Magistratura e ci metta la faccia. Noi la mettiamo ogni giorno e non abbiamo nulla da nascondere”.
Come potranno trascorrere l’estate i veneti e i turisti che finalmente potranno tornare nella nostra regione? “Ci siamo preparati a ripartire con i più alti margini di sicurezza per tutti, dimostrando che la salute dei nostri ospiti vale tanto quanto quella dei Veneti. L’eccellenza della nostra offerta turistica, infatti, si misura anche definendo il nuovo concetto di vacanza sicura, dettato dall’emergenza pandemica, ma anche dai nuovi bisogni dei turisti, estremamente condizionati dallo sviluppo della situazione sanitaria. Penso, ad esempio, alla certificazione del nostro litorale: un marchio specifico, infatti, attesterà durante tutta la stagione estiva la sanificazione e la cura delle spiagge e di tutte le strutture ricettive, anche quelle all’aria aperta. Stiamo procedendo, poi, alla vaccinazione dei circa 80 mila operatori del turismo veneto a cui contiamo di aggregare i 35 mila operatori e volontari dei centri estivi. Se uniamo i dati delle vaccinazioni già portate a termine sulla popolazione e molte categorie, abbiamo tutte le carte per continuare ad essere la prima regione per presenze turistiche”. Passando alla politica, come considera la proposta di Salvini sulla federazione di centrodestra? “Lascio fare il segretario della Lega a Salvini che lo fa bene. Io continuo ad occuparmi del Veneto”. Nicola Stievano
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Regione
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Innovazione. Il punto con l’assessore regionale Calzavara
Senato. Daniela Sbrollini, componente bicamerale affari regionali
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Veneto primo per i pagamenti “Il 31 luglio la data chiave digitali: “La parola d’ordine per l’autonomia ma restano è semplificazione” delle criticità” eneto prima regione in Italia per pagamenti digitali sulla piattaforma PagoPa. E la Regione Veneto, forte di questo traguardo, rilancia con la campagna di comunicazione dal claim “Ci fa sempre piacere vederti! Ma da casa è più comodo e facile”, lanciata sui social il 9 giugno, creata in forma collaborativa dalla Rete dei Comunicatori della Regione per evidenziare come le opportunità del digitale possono davvero cambiare il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini. “La parola d’ordine di questo momento storico è semplificazione e i pagamenti digitali rappresentano una importantissima occasione per semplificare la vita dei cittadini e delle imprese, rendendo più rapido ed efficiente il pagamento dei servizi pubblici – afferma con soddisfazione l’assessore al Bilancio e alla Programmazione, con delega all’Agenda Digitale, Francesco Calzavara, annunciando i risultati raggiunti nell’ultimo anno nell’ambito dei pagamenti digitali -. È un percorso, che ho “ereditato”, che ci vede al top in Italia in fatto di innovazione. Quando un cittadino sposa la semplificazione digitale, lo fa fino in fondo, vale a dire che vuole poter fare tutto da casa. Ed è a questa precisa richiesta di efficienza e affidabilità a cui abbiamo l’obbligo di rispondere”. L’assessore Calzavara aggiunge una riflessione anche sulla scorta della personale esperienza di amministratore locale oltre che di imprenditore: “Per costruire città intelligenti non sono sufficienti infrastrutture moderne, risorse e connessione veloce. È necessario partire dai bisogni della comunità e da ciò che spera di ottenere, in termini di vantaggio competitivo, grazie all’utilizzo della tecnologia e della digitalizzazione – afferma -. In altri termini non si può più correre il rischio di pianificazioni dall’alto che non comprendono i
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reali bisogni di cittadini, ma anche delle amministrazioni comunali, delle imprese e pure degli stessi dipendenti pubblici. In questo momento straordinario in fatto di conoscenze e risorse, bisogna mettere in campo tutte le forze per aprire la pubblica amministrazione al mondo dell’innovazione e creare un nuovo dialogo con i cittadini”. A confermare Il Veneto in pole position, i dati. “Nel primo quadrimestre del 2021 abbiamo assistito ad una crescita esponenziale dei pagamenti online, complice anche la pandemia che di fatto ha ricordato come gli strumenti digitali in realtà possano semplificare la vita di tutti – prosegue Calzavara -. Tra gennaio e aprile abbiamo raggiunto la quota di un +337% nei pagamenti digitali, rispetto al primo quadrimestre del 2020. Oggi 538 enti pubblici Veneti sono attivi nel nodo dei pagamenti digitali. Per raggiungere questo risultato è stato fondamentale suggerire alle pubbliche amministrazioni di adottare degli strumenti facilitatori per favorire l’utilizzo delle piattaforme digitali da parte delle proprie comunità. Penso in questo caso alla soluzione dei pagamenti MyPay-MyPivot fornita gratuitamente agli enti locali del Veneto da parte della Regione”. Tra gli altri dati, quelli sul numero delle transazioni gestite tramite il nodo dei pagamenti regionali ha raggiunto quota 1.401.958 nel primo quadrimestre 2021, con una variazione di +701% se consideriamo il dato complessivo di aprile 2020 con quello dello stesso mese di quest’anno – sottolinea Calzavar a–. Il valore delle transazioni online raggiunge, invece, nei primi 4 mesi del 2021, quota 258.842.525 euro: una cifra che ci fa essere la prima amministrazione regionale in Italia, e dietro solo a enti come Agenzia delle Entrate, ACI e INPS. Nicoletta Masetto
er l’autonomia regionale l’occasione è storica, perché questo treno passa una volta sola”. Daniela Sbrollini, senatrice di Italia Viva, componente della Commissione bicamerale per gli affari regionali e il federalismo, indica la data del 31 luglio come un traguardo da raggiungere. Ha forti speranze. Per quel giorno, infatti, il premier Draghi ha annunciato che presenterà la nuova legge delega sul federalismo fiscale: “Non abbiamo una legge in materia da oltre cinquant’anni, da quando siamo andati sulla Luna – sottolinea – Invece abbiamo accumulato 800 norme fiscali: quindi la legge delega dovrà sfoltire la normativa e sburocratizzare il sistema. Questa legge sarà decisiva perché accompagnerà il tema dell’autonomia differenziata, anzi ne sarà il pilastro”. La Commissione bicamerale sulla riforma dell’autonomia, che ha lavorato sulla bozza Stefani, poi diventa Boccia e adesso Gelmini, s’è incontrata con i presidenti di Regione (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Marche e così via) che hanno chiesto l’attuazione del famoso articolo 116 comma 3 della Costituzione, quello che riguarda appunto la delega di materie dallo Stato alle Regioni. “Com’è noto c’è chi ha chiesto dieci materie e chi, come il Veneto, le ha chieste tutte e 23. A me sembrano eccessive – sottolinea Sbrollini – ma si vedrà. Per noi è importante raggiungere l’obiettivo, cioè l’autonomia differenziata. E puntiamo ad approvare la legge quadro entro il 2023”. I passi in avanti ci sono, ma sono faticosi. Due sono i punti critici: “Sui Lea abbiamo trovato un punto d’accordo, perché il modello federalista deve fondarsi sulla sussidiarietà; invece stiamo lavorando sui Lep, ossia i livelli essenziali delle presta-
zioni territoriali”. Com’è noto, è un tema complicato perché si tratta di diritti connessi a quattro ambiti: istruzione e formazione, salute, assistenza sociale, mobilità e trasporto. Il nodo, naturalmente, è economico: ammesso che saranno le Regioni a gestire questi temi, chi paga? Chi tira fuori i soldi e quanti? A proposito di quattrini, c’è l’importante novità in arrivo e si chiama Pnrr che garantirà molte risorse. Anche questo è un treno da prendere: “Avevo chiesto a Zaia di far parte del tavolo organizzato dal governo sul Pnrr. Bonaccini ha chiesto di esserci, perché sarà in quella sede che si discuterà sul riparto delle risorse. Zaia finora non ha chiesto di partecipare. Dice che è inutile perché non c’è accordo. Spero che nel frattempo ci abbia ripensato e abbia fatto richiesta. Lui, oltretutto, ha messo in piedi un osservatorio di esperti di grande livello: potrebbero dare una mano alla Gelmini. Il rischio da evitare è che ci sia una Regione più avanti di noi nel lavorare col governo. Siamo in maggioranza assieme, evitiamo di restare ai margini”. Ma c’è anche un’altra preoccupazione di Sbrollini e lo ammette senza nominare il Movimento Cinque Stelle, anche se è chiaro che pensa a loro: “Ho paura di una fronda centralista in parlamento sulla riforma, perché le Regioni del Sud vedono l’autonomia regionale come un distacco. Temo le votazioni, dico la verità. Metteremo anche una clausola di garanzia per far intervenire una regìa nazionale sulle questioni delicate della sanità, come questa pandemia. Per il resto cerchiamo una convergenza dei parlamentari veneti, lombardi, emiliani per trovare un’alleanza solida e portare a casa la riforma”. Antonio Di Lorenzo
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Regione
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Sviluppo economico. L’assessore regionale Marcato illustra il bando
Innovazione nei processi e nell’organizzazione Otto milioni per le imprese e i professionisti O
tto milioni di euro destinati a imprese e professionisti veneti. La giunta regionale ha approvato il bando che sostiene e promuove, attraverso un nuovo bando per la concessione di agevolazioni, progetti che abbiano come obiettivo l’innovazione sia “di processo” che di “organizzazione” messa in campo da imprese e liberi professionisti. Una promessa fatta dall’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato che ha proposto la delibera approvata dalla giunta. Un impegno che vede la Regione proprio con l’assessore Marcato in prima linea dalla parte di imprese e attività economiche del territorio messe a durissima prova dalla pandemia. Le agevolazioni, che vanno richieste a luglio, rappresentano una boccata di ossigeno e danno la possibilità di poter guardare al futuro investendo in innovazione, cardine della ripartenza. “Siamo ancora una volta dalla parte delle sviluppo e del sostegno
delle nostre imprese venete – spiega l’assessore regionale, Roberto Marcato – . Di questi 8 milioni di euro destinati al bando, ben 2,4 milioni sono riservati a progetti da parte di liberi professionisti che potranno presentare domanda in forma individuale. Con il provvedimento intendiamo dare una forte risposta al mondo delle nostre imprese che chiede strumenti e mezzi a sostegno dell’innovazione, ma soprattutto ai professionisti che spesso sono il motore dell’innovazione nelle imprese stesse, essendo coloro che disegnano e coordinano tali progetti. E anche per questo meritano attenzione particolare”. La domanda di agevolazione dovrà essere presentata a Veneto Sviluppo, soggetto gestore e responsabile dei procedimenti amministrativi. Le domande potranno essere presentate dal 5 al 12 luglio, in relazione agli interventi attuati da liberi professionisti e associazioni professionali, e dal 19 al 26 luglio
per quanto riguarda gli interventi attuati dalle imprese. “Entrando nel dettaglio del bando – prosegue l’assessore allo Sviluppo economico – il provvedimento, approvato in giunta su mia proposta, prevede questo stanziamento di 8 milioni di euro per il sostegno alla realizzazione di progetti di “innovazione di processo” e di “innovazione dell’organizzazione” da parte di imprese di qualsiasi dimensione e di progetti di “innovazione o trasformazione digitale” da parte dei liberi professionisti, comprese le associazioni professionali e le società tra professionisti disciplinate dalla normativa nazionale vigente”. I progetti finanziati avranno una durata massima di diciotto mesi. Le agevolazioni saranno concesse in forma mista di un contributo a fondo perduto e un finanziamento agevolato, in percentuali variabili in base alla tipologia di progetto finanziato e alla natura del beneficiario. (n.m.)
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“Un sostegno concreto e massima attenzione al tessuto produttivo ed economico, traino della ripresa e della competitività”
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GIUGNO 2021
Salute I consigli di Fortunata Pizzoferro*
La normalità dopo aver messo per mesi la vita “In parcheggio” A poco a poco abbiamo visto riaprire le scuole, i bar, i ristoranti, i cinema, le piscine e tutto ciò che ci è mancato in questo lungo “inverno del covid”. Il Veneto è diventato bianco. Liberi tutti. La libertà in questi quindici mesi l’abbiamo vissuta a intermittenza. Ora, distanziati, con la mascherina, siamo liberi di andare dove vogliamo, di incontrare amici, parenti e di tornare a casa quando ne abbiamo voglia, senza limiti di orario. Via anche il coprifuoco. Insomma siamo tornati alla normalità. Ma siamo veramente pronti a tornare in mezzo alla gente? E come ci stiamo arrivando? Quanto siamo cambiati? Siamo cambiati, l’avvicinamento delle persone è vissuto come un’invasione.
Il ritorno alla vita dopo un lungo letargo
*vicepresidente dell’Ordine delle psicologhe e degli psicologi del Veneto
Prosegue alla pag. seguente
La vita dopo la malattia, la storia di Alessia e del piccolo Paride
Giovani, boom di vaccini in Veneto a pag 38
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a pag 39
La demenza, una malattia non un tabù a pag 40
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Salute
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Consulenza scientifica
Giovani, boom di vaccini in Veneto “I
giovani si confermano ancora gli outsider del Covid 19, perché lo hanno dimostrato nel periodo del lockdown, lo hanno dimostrato nelle tante scelte che abbiamo preso tutti insieme come comunità. In questo periodo difficile della pandemia, i giovani sono stati i più rispettosi delle regole ma anche quelli che hanno sofferto maggiormente a causa delle restrizioni. Ora, con la campagna vaccinale, stanno ancora una volta dimostrando di essere responsabili, prendendola davvero di petto. I miei complimenti ai ragazzi perché vedo vedo un unfuturo futurorappresentarappresento dadauna tato unacomunità comunitàgiovanile giovanileveravemente in in ramente gamba”. gamba”. Non nasconde il suo Noncompiacimento nasconde il suo il Presidente compiacimentoRegione della il Presidente Veneto,della LucaRegione Zaia, di Veneto,ai Luca fronte numeri Zaia, sui di giovani frontee giovaai numeri suiche nissimi giovani si sono e giovanissimi vaccinati contro che ilsi sono COVIDvaccinati 19 dal contro 3 giugno il COVID scorso, 19 dal 3 giugno giorno in cui sono scorso, statigiorno aperti gli in slot cui sono stati anche per loro, aperti registrando gli slot anche un boom per loro, di prenotazioni. fino alle ore 16.00 di oggi. “Tra i nostri obiettivi, l’ho detto e lo ripeto, – aggiunge il Presidente Zaia – c’è quello di mettere in sicurezza le scuole, il sistema migliore per ritrovarsi a settembre più tranquilli. Più tranquillità e sicurezza per gli studenti, quindi, ma anche per le famiglie, che hanno vissuto da vicino e, spesso, con difficoltà, il periodo segnato dal COVID 19. “La campagna vaccinale continua – è l’appello del Presidente – invito pertanto chiunque volesse
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vaccinarsi, di prenotarsi in modo tale da poter organizzare le secondi dosi prima della fine dell’estate”. Dalle 00.01 del 33 di di giugno giugno nel ad oggi di giro pomeriggio nemmeno sono un giorno 375.793 sono le persone state 375.793 che sile sono persone prenotate che si sono per la vaccinazione prenotate per laanti vaccinazione Covid-19, dopo anti il boom nella Covid-19, dopo prima il boom giornata nellacon prima oltre 284mila giornata conclick. oltre 284mila click. Ad accedere al portale della Regione sono stati soprattutto gli under 20 e i trentenni: complessivamente tra i nati nel 2000 e il 2004 sono stati 72.339 i giovani che hanno aderito alla campagna vaccinale. Elevato anche il numero dei “giovanissimi”, la classe dal 2005 al 2009 che sono stati30.722. Tra i 21 e i 12 anni a richiedere la prima dose sono 103.061.
I trentenni sono 138.092. La classe d’età più rappresentata è quella dei nati nel 2000 (16.276), seguita da chi è nato nel 1999 (15.964 e nel 1998 (15.773). Un dato, che sommato al precedente fa ben sperare per un inizio di anno scolastico sia nelle Scuole Medie sia all’Università, all’insegna della sicurezza. Merita comunque di essere segnalata anche la “corsa” dei quarantenni che da quando è stata aperta la vaccinazione alla loro categoria continuano a iscriversi ogni giorno. Anche nelle durante prossime il fine settimana settimane il portale continuerà a ricevere le prenotazioni, sulla base delle dosi che sono disponibili.
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L’intervento di Fortunata Pizzoferro*
La normalità dopo aver messo per mesi la vita “In parcheggio” “Il nostro modo di stare insieme ora è comunque cambiato rispetto alla normalità che ricordavamo – spiega Fortunata Pizzoferro, vicepresidente dell’Ordine delle Psicologhe e Psicologi del Veneto - . Se una persona ci tocca un braccio o si avvicina lo viviamo spesso come un’invasione, ci siamo abituati a temere la vicinanza a vivere una mano che si allunga verso di noi come una minaccia invece che come un gesto di cortesia, sono cambiamenti che producono effetti nel nostro stare insieme ed in società. Questi lunghi mesi “diversi” potrebbero averci lasciato degli strascichi: alcune persone avvertono uno sfilacciamento della propria rete sociale, tante amicizie poco profonde non sono state coltivate. Molti rapporti coniugali hanno mostrato le loro incrinature,tanti adolescenti hanno evidenziato delle fragilità e ora è il momento di decidere di non ignorare i campanelli d’allarme che hanno suonato. Dobbiamo ricordare che non è stato il Covid a rendere alcune persone e alcuni rapporti fragili, la pandemia ha fatto emergere le fragilità che prima erano in ombra”. La nostra vita in “parcheggio” per mesi. Il risveglio dopo l’inverno in letargo. “È come se avessimo vissuto un lungo inverno – prosegue Pizzoferro - perché a volte abbiamo la sensazione di essere stati in letargo, di aver messo in parcheggio per alcuni mesi la nostra vita, rimandando progetti, viaggi, feste, cerimonie. Ed ora ci sentiamo desiderosi di partecipare a questo “risveglio”. È naturale essere investiti da una sensazione di sollievo e magari da una certa euforia. Questi mesi sono stati faticosi per tutti: per alcuni condizioni di lavoro complesse, a distanza, con i dispositivi di protezione, per altri la preoccupazione per il futuro, senza poter avere certezze sui tempi della pausa forzata. Ora ci meritiamo di riprendere anche le piccole cose della quotidianità: il caffè al bar con un’amica, l’ora di nuoto in piscina, accompagnare i bambini al parco. Soprattutto mi soffermerei sul sollievo che possono sentire i nonni che possono riabbracciare i nipotini dopo essere stati vaccinati. Quanto questo semplice gesto può essere mancato in questi mesi”. Evitiamo il famoso “effetto Capodanno”, rischiamo delusioni nella vita di tutti i giorni. “Per mantenere questa sensazione positiva - conclude Pizzoferro - dobbiamo evitare il meccanismo dell’abbuffata dopo il periodo di dieta, oppure il famoso ‘effetto Capodanno’, ovvero quella smania di volere fare tante cose, vedere tante persone, concedersi velocemente tutto ciò che non si è potuto fare prima. Questo al di là del solito richiamo moralistico ovvero “non ne siamo usciti, evitiamo assembramenti”, ma proprio per un bisogno psicologico di poter assimilare con gradualità attività a cui non siamo più abituati e che possono sembrarci forzature, possono farci sentire a disagio, oppure crearci aspettative che poi vengono disattese. Sarà capitato a molti di investire tantissimo nell’idea di divertirsi follemente ad una festa per poi sentirsi tristi il giorno dopo perché “alla fine non è cambiato nulla”. Quando si hanno aspettative molto alte si rischia sempre l’effetto rimbalzo, la delusione di ritornare alla vita di tutti i giorni, che è comunque incredibilmente imperfetta, lo era prima e lo sarà dopo il Covid”. Avviamoci quindi verso tutte le riaperture, ma camminiamo lentamente, ammiriamo il paesaggio e al tempo stesso evitiamo di inciampare nelle buche. *vicepresidente dell’Ordine delle psicologhe e degli psicologi del Veneto
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All’Ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco
La vita dopo la malattia, la storia di Alessia e del piccolo Paride Dopo l’intervento e le cure contro un tumore al seno, si sposa e dopo lunghe attese e speranze la donna di origine rodigina riesce a dare alla luce un bellissimo bimbo: lo normalità non è mai stata così bella
Spazi aperti liberi dal fumo, il manifesto dell’Ulss 3 Serenissima
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l messaggio che mi sento di lanciare? Non arrendersi mai. Lottare sempre, senza mai perdere la speranza”. E’ di corsa Alessia, il turno di lavoro l’attende. Ha lasciato il piccolo Paride alle cure amorevoli della nonna paterna e si è precipita ad affrontare le incombenze quotidiane. Una normalità che per lei però non è mai stata così apprezzata e affrontata con il sorriso. Sì, perché quella di Alessia Cattin, trentottenne rodigina di Porto Viro e dipendente di una cooperativa di pulizie, è una storia paragonabile all’arcobaleno dopo il peggiore dei temporali. Paride è nato lo scorso novembre ed è un bimbo sereno e pieno di brio. “Nella mitologia greca Paride - spiega Alessia - è stato l’unico a sconfiggere un avversario apparentemente invulnerabile, il possente Achille. Così come è successo a me che, grazie ai medici, alle cure e all’amore della mia famiglia, ho ripreso in mano la mia vita, lasciandomi alle spalle un avversario che sembrava invincibile”. La nascita di Paride è coincisa con la “rinascita” anche della mamma un tortuoso percorso di malattia oncologica affrontato all’ospedale cittadino dell’Immacolata Concezione di Piove di Sacco. “Tutto è iniziato a luglio del 2008. Mentre facevo la doccia - racconta sempre Alessia - con la mano ho sentito una protuberanza al seno destro. Sapendo che ero prossima al ciclo, ho dato colpa a quello. Il mese successivo però il rigonfiamento era ancora presente. Mi sono allarmata. Ho contattato il ginecologo che mi ha prescritto una mammografia e un’ecografia. Già con la mammografia se ne accorsero e mi mandarono subito ad eseguire una biopsia. Il risultato fu confermato: tumore al seno. Inizialmente, si era deciso di operare a gennaio 2009 ma, dopo svariati esami, si è deciso di non perdere tempo e l’intervento è stato anticipato a dicembre, un paio di settimane prima di Natale. Dopo la mastectomia, è iniziato il mio percorso in Oncologia con chemioterapia, terapia ormonale e blocco del ciclo per 5 anni”. All’inizio del 2009 Alessia ha incontrato quello che poi sarebbe diventato suo marito. “Ci siamo conosciuti - racconta - nel momento più orribile della mia vita. Lui mi è sempre stato vicino e mi ha sostenuta dandomi forza e coraggio. Trascorso quel periodo, la dottoressa Francesca Sartore mi
ha confermato che ero fuori pericolo, interrompendo entrambe le terapie. Mi sono così consultata con lei per una possibile gravidanza. Me lo sconsiglio e per me la delusione fu enorme, perché diventare madre era sempre stato il desiderio più grande”. Dopo alcune settimane, ecco la telefonata che non t’aspetti. “La dottoressa mi ha ricontattata, dicendomi che doveva ricredersi, e dopo avere studiato a fondo il mio caso, avevo il via libera per avere figli. Dopo essermi sposata e dopo tantissimi tentativi, sono rimasta incinta, ma dopo poche settimane ho perso il feto. E’ un dolore lancinante, forse anche peggiore della malattia. A Pasqua del 2020 ero però di nuovo in dolce attesa. Il ginecologo ci ha detto che era un maschietto sano e forte; quindi, quale nome dare a questo bimbo? La risposta arrivò subito: Paride! Per essere arrivata fin qui voglio ringraziare tutto il meraviglioso team di medici, infermieri e operatori sanitari del reparto di Oncologia diretto dalla dottoressa Rita Chari”. In segno di riconoscenza Alessia ha donato al reparto un quadro fotografico realizzato dalla fotografa “La Sambo” di Chioggia, raffigurante lei, con in braccio il suo piccolo Paride. Sullo sfondo, il Pelide Achille. “Attenzione a usare un linguaggio bellico in Oncologia. Gli oncologi - sottolinea Rita Chiari, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Padova Sud - devono trovare un linguaggio vero, scientifico ed empatico allo stesso tempo. E’ la nostra sfida. Perché le parole sono importanti, ma sappiamo altresì che, quando ci si relaziona a livello interpersonale, è tutto il nostro corpo a parlare. Partiamo dalla convinzione che il rapporto medico-paziente deve essere di verità che sta anche nelle parole che usiamo. Si chiama tumore, si chiama chemioterapia, si chiama metastasi. Ma si chiama anche cura, farmaco, esame diagnostico. Diamo alle parole il loro significato e il loro significato ci verrà in aiuto”. “La storia di Alessia va letta e meditata in silenzio - conclude il Direttore generale dell’Usl 6 Euganea, Paolo Fortuna - perché è un grande insegnamento per la vita di ciascuno di noi”. Alessandro Cesarato
’Ulss 3 contro il fumo, anche negli spazi aperti. L’Azienda sanitaria veneziana si schiera con un “manifesto” in 10 punti, sottoscritto da decine e decine di Primari, di specialisti, di operatori sanitari, e fatto proprio da autorevoli associazione della comunità scientifica: “Non ci dev’essere più spazio - sottolinea il Direttore Generale Edgardo Contato - per la sottovalutazione dei danni che il fumo provoca, anche quando si fuma all’aperto, e anche in chi non fuma ma è costretto a subire gli effetti gravi del ‘fumo passivo’. E insieme diciamo che non ci deve essere più spazio, e questa volta intendo spazio fisico, dove fumare dimenticandoci di ogni regola di buon senso e di prevenzione: per questo,abbiamo presentato non solo un ‘manifesto’ che dichiara guerra al fumo anche negli spazi aperti; ma insieme alle Amministrazioni del territorio presentiamo molti spazi che vengono dichiarati ‘smoke-free’. Lo slogan della ‘Giornata mondiale senza tabacco’, che si è celebrata il 31 maggio, è “impegnati a smettere”; e noi siamo impegnati a liberare dal fumo i nostri polmoni, e siamo tutti insieme impegnati a liberare dal fumo gli spazi aperti delle nostre città”. Il “manifesto dei sanitari” contro il fumo, redatto dall’Ulss 3 Serenissima, è stato sottoscritto da undici importanti associazioni della comunità scientifica e della sanità: “Siamo orgogliosi di aver ricevuto - sottolinea Luca Sbrogiò, Direttore del Dipartimento di Prevenzione - il consenso degli Ordini professionale e delle Società che rappresentano gli specialisti, dalle ostetriche agli pneu-
mologi, e siamo orgogliosi di aver raccolto sotto lo stesso nostro ‘manifesto’ le firme di più di cinquanta Primari e specialisti e operatori sanitari, tutti schierati contro il fumo e contro il fumo negli spazi aperti”. L’impegno dell’Ulss 3 Serenissima non si ferma alla pur concreta e coraggiosa enunciazione dei principi: “Abbiamo puntato quest’anno - sottolinea il Direttore Contato - alla creazione di nuovi spazi aperti e pubblici liberi da tabacco, per creare ambienti sani mediante normative che tutelano i non fumatori e incentivano a non fumare. Non potevamo raggiungere quest’obiettivo senza il coinvolgimento dei Sindaci del nostro territorio, che hanno risposto in modo forte e fattivo: alla chiamata dell’Ulss 3 undici Comuni del territorio hanno già risposto promuovendo nuove aree all’aperto ‘smokefree’, individuate e vincolate tramite ordinanze specifiche”. Tutti i Comuni del territorio sono impegnati al fianco dell’Ulss 3 Serenissima; hanno già deliberato di rendere “smoke-free” numerose aree verdi e pubbliche le Amministrazioni comunali di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Chioggia, Dolo, Fiesso d’Artico, Fossò, Mira, Mirano, Noale, Salzano, Stra.
I dati sui fumatori in Italia, Veneto e Ulss 3 Serenissima Le rilevazioni (dati PASSI anni 2016-2019) confermano che l’impegno del servizio sanitario regionale portano il Veneto tra le regioni virtuose quanto al contrasto al fumo da tabacco: in Italia la percentuale dei fumatori è al 25,3%, mentre in Veneto scende al 22,4%. Efficace l’azione per convincere i fumatori a smettere: gli ex-fumatori sono infatti in Italia il 17,6% della popolazione, mentre in Veneto sono ben il 21,5%. Ottimi i dati rilevati nel 2020 per l’Ulss 3 Serenissima: i fumatori si fermano al 22,3% della popolazione, e le persone che hanno smesso di fumare sono addirittura il 24,3%.
Salute
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L’incontro promosso dal Centro Sollievo di Chioggia
La demenza, una malattia non un tabù Specialisti e familiari si confrontano e raccontano le loro esperienze affinché la patologia possa essere curata nel modo migliore in ogni suo aspetto e in ogni sua fase
Le testimonianze e le esperienze dei familiari
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anno poi avuto spazio le persone che vivono la malattia quotidianamente ovvero i famigliari dei malati. Giorgio Soffiantini, tramite il ricordo di un’intervista fatta a Tv 2000, ha fatto entrare i partecipanti nella sua vita, raccontando la storia d’amore durata 33 anni con sua moglie Chiara. “E’ iniziato tutto con dei problemi di linguaggio: qualsiasi oggetto era diventato “coso”. Ci siamo subito preoccupati soprattutto quando è subentrato anche il problema del riconoscimento dei volti delle persone. Abbiamo fatto gli esami e dopo sei mesi è arrivata la diagnosi. Ho dovuto informarmi su tutto; mi iscrissi a un corso per famigliari per capire cosa fare per far soffrire il meno possibile mia moglie. Quando ho capito che non poteva più stare da sola ho abbandonato il lavoro e mi sono dedicato a lei. La cosa tragica di questa malattia è che ti porta via la personalità; ti illudi perché hai ancora i suoi occhi, il suo corpo ma il suo spirito non c’è. Non ho mai mollato, neanche quando non mi riconosceva e non riconosceva più i nostri figli: ho cercato in tutti i modi di farla soffrire il meno possibile”. Soffiantini ha scritto il suo libro in-
titolato “Alois Alzheimer e Chiara. La nonna che non c’è” ed è stato nominato Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella. “Nell’ultimo anno di Chiara, quando non parlava più da molto, io tutte le mattine quando arrivavo le facevo un po’ di coccole e lei lo sentiva perché mi sorrideva. Quando suonavano le campane della Messa della domenica spalancava gli occhi e ascoltava: io quindi ho registrato il suono con il telefonino e alla sera, quando recitavo le preghiere, glielo facevo ascoltare e stava attenta fino alla fine. La fede mi ha aiutato molto; non so se ce l’avrei fatta da solo”. Nel libro Soffiantini spiega ai nipoti com’era la nonna ma anche vuole aiutare i famigliari delle persone affette da questa malattia; tutti i proventi sono destinati all’Associazione famigliari malati di Alzheimer di Verona. Purtroppo, l’amore del dottor Soffiantini non è stato sufficiente a far guarire sua moglie Chiara, però è stato fondamentale nel percorso della sua malattia. Nel libro si legge: “Un giorno le chiesi perché mi vuoi bene? E lei rispose: perché eri il migliore”. (b.c.)
a demenza è una malattia come le altre, non una malattia a cui guardare con timore e vergogna come fosse uno stigma ma che deve essere curata in ogni aspetto”. Ed è quest’ultimo l’obiettivo dell’incontro che il Centro Sollievo di Chioggia, gestito dalla Titoli Minori, ha inteso promuovere nel corso del Webinar che si è tenuto alcune settimane fa sulla piattaforma Zoom, dal titolo “Insieme nella rete che cura”: far conoscere la demenza, le sue fasi e, soprattutto, aiutare i famigliari e pazienti nella gestione della malattia. L’incontro è stato presentato dalla Coordinatrice del centro sollievo di Chioggia, la Dott.ssa Francesca Penzo, che ha introdotto l’argomento con un estratto significativo del libro “Le Demenze” di Bianchetti-Cornali-Tabucchi. Il primo intervento è stato quello della Coordinatrice del Centro Sollievo di Cavarzere, Floriana Nicolé, che ha spiegato come si svolge questo servizio nel territorio. Il centro, aperto nel 2015 e ora chiuso a causa del Covid, prevede piccoli gruppi che, coordinati dalle educatrici, dalla psicologa e supportati dall’aiuto di volontari, svolge delle attività quattro giorni alla settimana offrendo anche il
servizio di trasporto. “Lo scopo è quello di stimolare l’attività cognitiva e migliorare l’attenzione, il ragionamento, l’orientamento spazio-temporale e soprattutto la memoria. Si vuole sostenere l’autostima e l’umore dei partecipanti in un clima basato sulla socializzazione. A livello locale, si cerca di sensibilizzare i cittadini attraverso interventi pubblici e, durante la giornata dell’Alzheimer, vengono fatte delle iniziative per gli over 65: screening della memoria e dei corsi di potenziamento di quest’ultima “ ha raccontato la coordinatrice. L’incontro è proseguito con gli interventi di vari esperti nel settore: la Dott.ssa Cristina Basso Responsabile Tavolo regionale permanente per le demenze e DC, il Dott. Stefano Vianello direttore del Distretto 4 Chioggia, il Dott. Angelo Bariga e il Direttore f.f. UOC Geriatria Chioggia il Dott. Marino Formilan. Attraverso varie diapositive è stato spiegato, in maniera scientifica, cos’è la demenza, come nasce, i segnali che da, il modo nel quale si insinua nella vita delle persone e come la modifica giorno per giorno. Benedetta Cesaro
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GIUGNO 2021
Motori
GIULIA GTA E GTAm: LA LEGGENDA SCENDE IN STRADA L
a Giulia GTA è immediatamente riconoscibile grazie a una caratterizzazione esclusiva estetica e funzionale, confermando che non si tratta di un esercizio di stile ma di una vettura ad alte prestazioni derivata da un modello di serie, l’eccezionale Giulia Quadrifoglio. Grazie all’adozione estesa di materiali ultraleggeri, Giulia GTA beneficia di una riduzione di peso fino a 100 kg rispetto a Giulia Quadrifoglio ed è equipaggiata con una versione potenziata del motore Alfa Romeo 2.9 V6 Bi-Turbo da 540 CV con potenza specifica di 187 CV/l, valore best in class, ed è in grado di esprimere prestazioni straordinarie sia in termini di tempi su giro in pista che in accelerazione. Con il sistema Launch Mode, lo 0-100 km/h avviene in soli 3,6 secondi. Si ritrova il know-how tecnico che arriva diret- 510 CV su Giulia Quadrifoglio, su Giulia GTA ragtamente dalla Formula 1 grazie alla sinergia con giunge una potenza di 540 CV grazie al minuzioSauber Engineering. Il compito è affidato alle so lavoro di sviluppo e calibrazione dei motoristi appendici aerodinamiche, al nuovo spoiler po- Alfa Romeo, con la revisione del flusso di rafsteriore, regolabile in quattro posizioni nel caso freddamento dei pistoni e del disegno delle bieldi GTAm, e allo splitter anteriore attivo, estraibi- le. Inoltre, è stata incrementata la circolazione le per uso su pista fino a 40 mm su GTAm. d’aria nei circuiti di raffreddamento del motore e GTA e GTAm beneficiano di della trasmissione. un nuovo estrattore specifico Tra le peculiarità che da capace di aumentare l’effetto sempre contraddistinguono Design unico suolo della vettura e quindi di una creazione Alfa Romeo vi e funzionale che garantire una tenuta di strada è certamente un design unieccellente ad alte velocità. In travalica il tempo co al mondo che nasce dalla particolare, sulla Giulia GTAm sapiente combinazione tra la configurazione aerodinaforma e funzione. mica più carica è in grado di All’esterno troviamo un frontale deciso che sviluppare il triplo del carico rispetto alla Giulia esprime tutta la potenza sprigionata dal motore, Quadrifoglio, che già rappresenta il benchmark con nuove prese d’aria maggiorate e elementi nel proprio segmento. tecnici in carbonio che portano l’estetica a riPer quanto riguarda le prestazioni, il motore coprire in modo preciso una specifica funzione. Alfa Romeo 2.9 V6 Bi-Turbo realizzato intera- Anche l’iconico “Trilobo” viene reso estremo mente in alluminio e capace di sprigionare ben senza però dimenticare il suo DNA; a riportarci
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agli esordi della F1 pensano le asole perimetrali allo scudetto che servono ad ottimizzare il raffreddamento e al tempo stesso sono diventate dei connotati tipici del marchio. Nella parte inferiore è stato ridisegnato lo splitter attivo che trovava posto anche sulla Giulia Quadrifoglio ma che oggi su GTAm viene ulteriormente incrementato con una regolazione longitudinale di 40 mm per garantire il perfetto bilanciamento con il retrotreno. Nel posteriore, particolarmente sulla GTAm, il protagonista diventa l’ampio spoiler che, grazie al suo profilo aerodinamico e alla regolazione in 4 posizioni (Low-High drag) della parte centrale, permette anche in questa zona il corretto bilanciamento aerodinamico della vettura. Sulla fiancata la minigonna in carbonio, il parafango anteriore allargato e il riporto in carbonio a vista sull’arco passa ruota posteriore accentuano la “size impression” della vettura con un’immagine di potenza e dinamismo. I nuovi cerchi da 20 pollici con fissaggio monodado sono stati opportunamente disegna-
ti per coniugare al meglio stile e leggerezza e garantire quindi il miglior handling complessivo della vettura. Soluzione tipica tra le monoposto F1, costituisce un’unicità tra le berline stradali presenti sul mercato. Passando agli interni, l’ambiente è evidentemente ispirato al mondo delle competizioni. Spiccano i rivestimenti completamente in Alcantara® sulla plancia, sui pannelli porta, sull’imperiale, sui montanti laterali e sul rivestimento centrale dei sedili. Rubrica a cura di Valeria Marcato
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NUOVO LEXUS NX VITAL AND TECH P
resentato in anteprima ufficiale il 12 giugno, il nuovo NX apre un nuovo capitolo per Lexus, introducendo nuove direzioni nel design esterno e interno, nuovi propulsori, tra cui il primo ibrido elettrico plug-in di Lexus, miglioramenti dinamici che offrono un’esperienza di guida più gratificante e connessa, multimedia e connettività di nuova generazione e l’uso di tecnologie avanzate per livelli più elevati di sicurezza, comfort e praticità. “Vital and Tech” è il tema generale della logica di sviluppo del nuovo NX: Vital che esprime agilità dinamica e Tech che sta per innovazione con tecnologie avanzate. Sostituisce un modello di grande successo per Lexus in Europa, con più di 170.000 unità vendute dalla sua introduzione nel 2014. La maggior parte di queste vetture sono state vendute a clienti nuovi per Lexus, aspetto fondamentale per la crescita del brand in Europa. Il nuovo NX segna l’inizio di una significativa evoluzione del design Lexus, pur rimanendo fedele alla filosofia del marchio: puntare a design e tecnologia all’avanguardia, con eleganza. Il nuovo modello migliora il fascino avanguardistico dell’originale NX, ma presenta anche un aspetto più sofisticato, dinamico e maturo e un carattere più muscoloso. NX ha proporzioni equilibrate e forti, con un assetto potente e piantato alla strada. Rispetto alla prima generazione di NX, la lunghezza com-
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plessiva è aumentata di 20 mm, il passo di 30 occhi sulla strada” e aggiunge anche una migliomm, la larghezza di 20 mm e l’altezza di 5 mm. re esperienza di guida, facendo sentire il guidaQueste dimensioni assicurano un packaging ot- tore sicuro di sé e in controllo del suo veicolo e timale, con più spazio nell’abitacolo per i pas- di ciò che lo circonda. seggeri dei sedili posteriori. Un esempio del controllo intuitivo che è al Nella parte anteriore, la caratteristica griglia centro del motivo ispiratore sono i comandi a a clessidra Lexus gioca un ruolo più integrato sfioramento sul volante, che possono essere nel design della vettura e nella parte posteriore, personalizzati per azionare le funzioni preferite le nuove caratteristiche distintive includono le dal guidatore. Quando il comando viene usato, nuove luci a forma di L e l’emblema del mar- la sua forma è indicata sull’head-up display, in chio, che è stato sostituito con il nome “LEXUS” modo da il guidatore non debba guardare in basriportato sul portellone, per un look semplice e so sul volante per controllare la funzione che si più moderno. vuole richiamare. La bellezza funzionale è evidente nei dettagli Per l’area destinata al passeggero anteriore, prodotti in collaborazione tra i l’obiettivo del design era quello designer e gli ingegneri di NX di creare la sensazione di una per controllare il flusso d’aria lounge di lusso, senza alcuna Agilità dinamica sopra e sotto la carrozzeria, intrusione dalla zona del cone innovazione come le modanature laterali a ducente. con tecnologie filo e un nuovo design del coLexus ha attinto a più di 15 avanzate primotore con una superficie anni di esperienza nella tecnolavorata, in stile pallina da golf. logia ibrida per produrre il suo Questa finitura crea micro-vorprimo veicolo ibrido elettrico tici nel flusso d’aria sotto l’auto, migliorando la plugin (PHEV), il nuovo NX 450h+. Il nuovo mostabilità durante la guida ad alta velocità. dello accelererà il roll-out dei veicoli elettrificati Il nuovo NX segna la prima applicazione del nell’ambito della strategia Lexus Electrified. nuovo concetto Tazuna di Lexus per il design Il modello elettrificato di punta della nuova della posizione di guida: concentra sul dare al gamma NX è dotato di un motore ibrido da 2,5 guidatore un controllo diretto e intuitivo del vei- litri e di una batteria ricaricabile agli ioni di litio colo, seguendo il principio di “mani sul volante, da 18 kWh, la più alta capacità della sua cate-
goria. Un motore elettrico posteriore aggiuntivo consente di realizzare la trazione integrale permanente. Il sistema plug-in produce 306 CV, con un’accelerazione 0-100 km/h in poco più di sei secondi. Per contro, le emissioni di CO2 stimate (ciclo combinato WLTP) si fermano a meno di 40g/km e il risparmio di carburante si attesta a valori inferiori ai 3l/100 km, di fatto i migliori del segmento di riferimento di NX. Le dimensioni e la capacità della batteria e il know-how di Lexus in materia di efficienza elettrificata si combinano per offrire un’autonomia di guida EV di 63 km, ai vertici della categoria, e consentire una guida completamente elettrica a velocità fino a 135 km/h. Le prestazioni e l’efficienza di NX 350h Hybrid sono state portate a un livello superiore con l’introduzione della tecnologia ibrida Lexus di quarta generazione. Ciò fornisce il 22% in più di potenza rispetto al sistema del modello attuale, portando la potenza massima a 242 CV e migliorando l’accelerazione 0-100 km/h del 15% fino a 7,7 secondi, fornendo allo stesso tempo una riduzione prevista delle emissioni di CO2 di circa 10%. NX 350h sarà disponibile sia con trazione anteriore che integrale. La capacità di traino per il modello FWD è stata aumentata a 1.500 kg, in linea con la capacità della versione AWD. Il nuovo NX sarà lanciato sui mercati europei nell’ultimo trimestre del 2021.
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NUOVA 308 RIVOLUZIONE IN CASA PEUGEOT F
orte di una lunga storia di successi nel segmento delle berline compatte grazie agli oltre 7.000.000 di veicoli venduti nelle varie generazioni e con al suo attivo 42 premi internazionali (tra cui il prestigioso Car Of The Year nel 2014), il brand del leone presenta la Nuova PEUGEOT 308. Il design seducente di Nuova PEUGEOT 308, decisamente alto di gamma, porta al debutto il nuovo logo della Casa. L’ottimizzazione generale dell’architettura del corpo carrozzeria valorizza l’abitabilità interna e conferma il dinamismo e la personalità dell’auto. Tecnologica, Nuova PEUGEOT 308 offre aiuti alla guida di ultima generazione; il nuovo PEUGEOT i-Cockpit® si evolve e integra l’iConnect® Advanced, un sistema di infotainment intuitivo, connesso e decisamente moderno. Efficiente e prestazionale sin nei minimi dettagli aerodinamici, Nuova PEUGEOT 308, fedele al concetto di “Power of Choice”, è disponibile con motorizzazioni Plug-in hybrid e termiche, benzina o Diesel. Nuova 308 è saldamente radicata nel DNA di PEUGEOT. Sensuale e dal design affusolato, si inserisce in un universo di riferimento più alto di gamma e più dinamico. Nuova PEUGEOT 308 sfoggia il nuovo logo del marchio all’interno di una calandra interamente dedicata ad esso. La sua presenza è enfatizzata dal disegno della griglia del radiatore che converge progressivamente verso il logo stesso. Evoluzione progettuale e tecnologica, il radar per gli aiuti alla guida (tecnologia radome che utilizza l’iridio compatibile con le onde radar) scompare dietro al logo che rimane l’unico elemento decorativo della griglia. La targa è spostata nella parte inferiore del frontale per ottimizzare il design del frontale. I proiettori anteriori sono dotati della tecnologia LED dal primo livello di allestimento. Cesellati e sottili, contribuiscono alla dinamica e all’identità di questa nuova PEUGEOT 308. Sono arricchiti da luci diurne a forma di artiglio sul paraurti anteriore. Questa firma luminosa si inserisce perfettamente nell’attuale stile PEUGEOT, identificabile a prima vista sia di giorno che di notte. Sugli allestimenti superiori GT e GT Pack,
i fari Full LED sono ancora più sottili e adottano la tecnologia PEUGEOT Matrix LED, per una maggiore efficienza e sicurezza nella guida nell’oscurità. Al posteriore, i gruppi ottici adottano la tecnologia full LED con i 3 artigli per una firma luminosa moderna, specifica del marchio del leone. Nuova PEUGEOT 308 sarà disponibile in 7 tinte di carrozzeria: Verde Olivine, Blu Vertigo, Rosso Elixir, Bianco Madreperla, Bianco Banchisa, Grigio Artense e Nero Perla. Icone emblematiche del concetto di “Power of Choice” caro al Marchio, 2 nuove motorizzazioni Ibride Plug-in vengono offerte nella gamma di Nuova PEUGEOT 308: • HYBRID 225 e-EAT8 / 2 ruote motrici / un motore PureTech da 180 CV (132 kW) viene abbinato ad un motore elettrico da 110 CV (81 kW), gestiti entrambi da un cambio automatico e-EAT8 / a partire da 26 g di C0² al km e fino a 59 km di autonomia 100% elettrica (in base al protocollo WLTP, in corso di omologazione) • HYBRID 180 e-EAT8 / 2 ruote motrici / un motore PureTech da 150 CV (110 kW) viene abbinato ad un motore elettrico da 110 CV (81 kW), gestiti entrambi da un cambio automatico e-EAT8 / a partire da 26 g di C0² al km e fino a 60 km di autonomia 100% elettrica (in base al protocollo WLTP, in corso di omologazione) La batteria agli ioni di litio ha in entrambi i casi una capacità di 12,4 kWh e una potenza di 102 kW. Sono disponibili due tipi di caricatori a bordo (OBC) per soddisfare tutti gli utilizzi e tutte le soluzioni di ricarica dei clienti. Di serie vi è un caricatore monofase da 3,7 kW, mentre in op-
Ogni mese nelle case di oltre 43.000 Famiglie di Vicenza zione un caricatore monofase da 7,4 kW. I tempi di ricarica stimati sono i seguenti: • una Wallbox (32 A) 7,4 kW permette una ricarica completa in 1h55 con il caricatore di bordo monofase da 7,4 kW • da una presa standard (8A), una ricarica completa in 7h05 sfruttando il caricatore di bordo monofase da 3,7 kW. Nuova PEUGEOT 308 è disponibile anche con le seguenti motorizzazioni termiche che offrono ridotte emissioni di C0², a partire da 117 g/ km. Sono omologati Euro 6 e sono in corso di omologazione secondo il recente protocollo WLTP (Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedures). Per ciò che riguarda i benzina, viene proposto il pluripremiato 3 cilindri da 1,2L: • PureTech 110 S&S con cambio manuale a 6 rapporti • PureTech 130 S&S con cambio manuale a 6 rapporti • PureTech 130 S&S con cambio automatico EAT8 a 8 rapporti In ambito Diesel, è presente l’apprezzato motore 4 cilindri da 1,5L di cilindrata: • BlueHDi 130 S&S con cambio manuale a 6 rapporti • BlueHDi 130 S&S con cambio automatico EAT8 a 8 rapporti
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L’ASSISTENZA ALLA GUIDA DI NUOVO SUV CITROËN C3 AIRCROSS D
a sempre la Marca Citroën propone innovazioni tecnologiche al servizio della sicurezza e del comfort a bordo. La perfetta integrazione delle funzioni di assistenza alla guida permette di assistere il conducente e di alleggerire lo stress della guida, consentendogli di vivere il viaggio senza preoccupazioni, in un comfort illimitato. Nuovo SUV Citroën C3 Aircross ne è la dimostrazione, grazie a ben 12 aiuti alla guida, comunemente definiti ADAS dall’acronimo inglese “Advanced Driver Assistance Systems”. In altri termini, si tratta di avanzati sistemi di supporto al guidatore, in grado di intervenire anche in maniera autonoma per proteggere la vettura ed i suoi occupanti. Un aiuto tempestivo e fulmineo, al pari della velocità con cui su strada possono sorgere insidie legate alla circolazione, alla disattenzione degli altri conducenti, oppure alla stanchezza dello stesso guidatore. Certamente è l’ACTIVE CITY BRAKE a mostrarsi come uno dei protagonisti della guida urbana, infatti il sistema di frenata automatica d’emergenza si attiva con velocità superiori a 5 km/h e fino a 85 km/h, quando rileva ostacoli fermi oppure in movimento. Anche il RICONOSCIMENTO DEI LIMITI DI VELOCITÀ gioca un ruolo importante, con la sua capacità di riconoscere sia l’inizio sia il termine del limite. La velocità rilevata può anche essere utilizzata come impostazione attraverso il limita-
tore/regolatore di velocità. Un analogo sistema si occupa di sorvegliare il SUPERAMENTO INVOLONTARIO DELLE LINEE DI CARREGGIATA, rilevando il superamento della linea al suolo. Oltre alla carreggiata, gli angoli ciechi sono sotto stretta osservazione, con il SISTEMA DI SORVEGLIANZA DELL’ANGOLO MORTO che attraverso una spia arancione nel retrovisore segnala al conducente la presenza di un veicolo nell’angolo cieco. A bordo di Nuovo SUV C3 Citroën Aircross, le più importanti informazioni relative alla guida possono essere proiettate sull’HEAD-UP DISPLAY A COLORI, ovvero una lama trasparente situata nel campo visivo del conducente. Senza distogliere lo sguardo dalla strada, in questo modo è possibile avere costantemente il controllo di tutte le informazioni utili. Analoga attenzione è stata rivolta a quanto avviene dietro la vettura, grazia al sistema TOP REAR VISION che prontamente mostra le immagini provenienti dalla retrocamera non appena viene inserita la retromarcia. Un altro sistema viene in aiuto per qualunque tipo di parcheggio: PARK ASSIST. Un ulteriore supporto è rappresentato dal sistema HILL ASSIST, che ha il compito di impedire movimenti al veicolo quando in salita il pedale del freno viene rilasciato. I sistemi di assistenza su Nuovo SUV Citroën C3 Aircross hanno anche il compito di facilitare
l’utilizzo quotidiano, come dimostra KEYLESS ACCESS & START, sistema che consente di chiudere, aprire e mettere in moto la vettura senza dover estrarre la chiave dalla propria tasca. Anche la COMMUTAZIONE AUTOMATICA DEI FARI vuole semplificare la vita di bordo, commutando automaticamente i fari abbaglianti su anabbaglianti quando viene incrociato un altro veicolo. Tutti questi aiuti, possono rendere talmente rilassante viaggiare a bordo di Nuovo SUV Citroën C3 Aircross, da segnalare una sosta dietro suggerimento del COFFEE BRAKE ALERT. Dopo due ore di guida a più di 65 km/h il sistema emette un avviso, che verrà ripetuto per ogni ora
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di guida supplementare senza pausa. Infine, ma non ultimo in termini di importanza, è il sistema che valuta lo stato di vigilanza del conducente. Compito che il sistema DRIVER ATTENTION ALERT adempie identificando le deviazioni di traiettoria rispetto alle strisce a terra. Alla prima sbandata appare un messaggio di attenzione associato ad un segnale sonoro, mentre alla quarta volta il suono diventa più forte e compare il messaggio ‘Fai una pausa’. Il monitoraggio si inizializza dopo 15 minuti di guida sotto i 65 km/h, e nuovamente si tratta di una conferma di come la Marca consideri la sicurezza fondamentale per godere del comfort avanzato che Nuovo SUV Citroën C3 Aircross garantisce.
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Magico Veneto. Le offerte per i turisti e gli appassionati, dal Giardino Botanico di Porto Caleri alle escursioni in bicicletta al birdwatching Piemonte
Alla scoperta delle meraviglie Delta L’Erbaluce illumina i tesori del del Canavese Nell’anfiteatro morenico di quest’area nel Nord del Piemonte i vigneti dove si produce il celebre vino bianco (famoso per le sue bollicine) impreziosiscono il paesaggio e fanno da sfondo a tanti pittoreschi borghi e sontuosi castelli L’esperienza innovativa di Tenuta Roletto che stimola un turismo nuovo, ecosostenibile e legato al gusto di Renato Malaman
S
i chiama Erbaluce e, secondo una leggenda pregna di poesia, questo splendido vitigno autoctono, sarebbe figlio delle lacrime della ninfa Albaluce. Fu lei a farne crescere i tralci per riportare la vita laddove le acque l’avevano cancellata. Oggi i riflessi dorati di questo vino, simbolo stesso del Canavese, illuminano un territorio di rara bellezza e armonia. Un grande anfiteatro morenico, fatto di collinette lillipuziane, intervallate da laghetti, boschi, campi pettinati di fresco, nonché di borghi discreti e silenziosi, desiderosi di svelarsi al visitatore attento. Siamo nell’Alto Piemonte, dove l’orizzonte lontano è già dominato dalle Alpi valdostane, mentre dall’altra parte, da alcune sommità, si scorge il profilo della Mole Antonelliana, seppur la città metropolitana di Torino sembri una realtà così estranea a questo paradiso naturale. Abbracciato dall’anfiteatro di colline è pure il Castello di Agliè, tanto imponente nelle dimensioni quanto raffinato ed elegante nel corredo artistico e nei giardini. Lo Stato ne ha fatto un museo, anche se la residenza sembra essere stata ‘vissuta’ fino a ieri. Gli ultimi ‘inquilini’ furono i Savoia: se ne andarono a Rosolina Mare le escursioni proposte rare. Il Giardino Botanico Litoraneo del Veneto, realizzato nel nel ono 1939.iniziate Ah, si stampa nel Canavese uno dei giornali più da Experience Po, un tour operator che si occupa 1991 dalla Regione Veneto con lo scopo di proteggere, prelongevi d’Italia:Delta la Sentinella del Canavese, il primo numerodi incomingnele 1893. che da diversi anni mette in campo, durante il periodo servare e conservare un ambiente naturale unico e di enorme uscì estivo, una serie di proposte perche farnelle conoscere ai verturisti che interesse scientifico, si trova all’estremità meridionale della L’Erbaluce di Caluso, vino bianco sue tante scelgono Rosolina Mare e Albarella per le proprie vacanze i litorale di Rosolina Mare. Ricopre una superficie di oltre 44 sioni (fermo, bollicine Metodo Classico, Passito e Rosato) è luoghi più affascinanti del Delta del Po. ettari all’interno dei quali si snoda un sentiero che porta il l’ambasciatore della svolta per questo territorio antico, ne Un ricco calendario che prevede ogni giorno una o più atvisitatore a scoprire una notevole varietà di habitat, una flora rappresenta la tradizione, i valori, le potenzialità anche turitività come ad esempio visite guidate al Giardino Botanico ben conservata e ricca di specie e numerosi animali. I percorstiche. E’ l’esempio che dalleCanavese può estendersi attraLitoraneo di Portoanche Caleri al martedì al giovedì si guidati, attrezzati per la didattica, adattidi sia a gruppi Cuceglio non che è solo una cantina di grandi dimensioverso altri prodotti in programmate tante altre microregioni, chee nel alle 10.30 dove, accompagnati una guida ambientale, si a singoli visitatori offrono la possibilità di ni, uncircondata primo approcda distese di vigneti e capace di portare dopo pandemia potranno diventare da attrattori importanti nel andrà alla scoperta dei di colori e dei profumi questa meravicio con la complessità del territorio del Parco del Delta delmercati internazionali, ma anche un l’Erbaluce su tanti palcoscenico del turismo prossimità. Antoninodi Iaculano, gliosa oasidel delConsorzio Parco. di Tutela Vini Doc Caluso Carema Po, dei suoi ambienti e della sua biodiversità. Accessibile in agriturismo dalla visione lungimirante, che coniuga ospipresidente Il mercoledì invece è in programma un’escursione legata buona parte ai portatori di handicap grazie all’eliminazione talità, ristorazione ed eventi, proiettando l’attività su un Canavese, la racconta da siciliano questa svolta per il terrial birdwatching, accompagnati storica guida degli ostacoli presenti sui sentieri e alla realizzazione di un segmento medio e medio-alto. La tenuta si trova come torio. Da siciliano arrivato ragazzinodadaNicola questeDonà, parti, messo del Delta e ornitologo che accompagnerà i partecipanti nei percorso tattile didattico dedicato ai non vedenti. detto a Cuceglio, in collina, nella zona delle guie (i minusu un treno a Messina dalla madre per andare a lavorare da luoghi dove si potranno Aironi, Fenicotteri, Cavalieri Per maggiori informazioni sui diversi ambienti del Giardino scoli laghetti che un tempo fungevano da maceratoi della un fruttivendolo amico di avvistare famiglia, per costruire poi il suo d’Italia, e tante altre studiando specie che è possibile visitare il sito www.parcodeltapo.org. canapa) e poco lontano dal lago di Candia, lo stesso dove futuro di Avocette successo in vari campi di popolano sera, dopo i ilcieli del Delta. “Nel dopoguerra il mito della fabbrica aveva tolto un pare abbia avuto origine la leggenda della ninfa Albaluce; lavoro. il giovedì sono previste anche escursioni in lago famoso oggi per ospitare un attivo centro di attività po’Ildimartedì identità aledCanavese, allontanando le nuove generaziobarca nella Laguna di Caleri, immersi recuperare in un paesaggio federale di canoa. ni dall’agricoltura – racconta – Occorreva l’animaaffascinante dove l’uomo ha trovato il modo di attuare un’economia A Tenuta Roletto, a sorpresa, il benvenuto lo danno di questa zona così particolare e così profondamente legata rispettosa Non mancano proposte in bicicletta le lucciole, la cui gioiosa presenza è indicatore di quaalla terra. Edell’ambiente. l’Erbaluce è diventato, ed è tuttora, un mezzo che vanno alla foce dell’Adige alla Via delle bello valli con le lità ambientale. “Stiamo fornendo collaborazione al Postraordinario per comunicare i valori ed di questo territorio, volte si crea l’abbinamento bici&barca. litecnico e all’Università di Torino su alcuni progetti di equali dalleaimportanti potenzialità turistiche”. Per saperne di più rivolgersiRepetto, all’ufficio sperimentazione – aggiunge il presidente del Consorzio – Antonino Iaculano e la bisogna moglie Domenica che ilIAT (InNella foto principale uno scorcio dell’anfiteatro formazioni ed Accoglienza Turistica) di Rosolina Mare Vino, ambiente e turismo, declinati anche sotto il profilo vino hanno iniziato a coltivarlo per vocazione, raccogliendo il 0426 morenico del Canavese con vista sul paesaggio armonioso dei vigneti di Erbaluce intorno alla Tenuta 68012 oppure andaredisul visitrosolina.it culturale, possono trasformarsi in una grande opportunitestimone della famiglia lei, sito hannowww. costruito intorno all’Er- oppure Roletto, a Cuceglio. A destra due tipologie di vino su quello del Parco:www.parcodeltapo.org. Per prenotare il tà di crescita per il Canavese. Un territorio bello e genebaluce un sistema basato sull’ecosostenibilità, puntando sul Erbaluce. Sotto: Antonino Iaculano mostra i vigneti della numero di telefono è 334 3635717. Il Parcoche Regionale sua azienda. Seguono: il castello di Masino (patrimonio roso, che l’Erbaluce sta già proiettando a livello di immagusto e sull’accoglienza. Ovvero sugli elementi oggi più Veneto dellaFai) e il castello ducale di Agliè. Più sotto alcuni del Delta del Po si enogastronomico. estende su un territorio gine su orizzonti nuovi, nazionali e internazionali. Stiamo connotano il turismo Cercandoricchissimo di dare alla perprodotti tipici canavesi e uno scorcio di Torre Canavese, varietà attività di ambienti che costituiscono unTenuta complesso anche pensando a un marchio Alto Piemonte con gli altri con uno dei dipinti realizzati da artisti russi propria un buon profilo culturale. La Rolettosistema di transizione e passaggio tra terra e mare, tra acqua dolce e acqua salata. Importantissimo per l’avifauna, con oltre 350 specie di uccelli segnalati, il territorio offre anche una straordinaria varietà botanica, ospitando molte specie endemiche
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consorzi di tutela, in un’ottica di marketing territoriale”. Le strade del vino che attraversano i vigneti del Canavese sono ricche di perle, come Ivrea (città adagiata sulle rive della Dora Baltea dove di recente è stato allestito un percorso volto alla riscoperta della secolare epopea dell’Olivetti), il lago di Viverone, il Castello di Masino (storica residenza dei conti di Valperga e oggi patrimonio del Fai), Torre Canavese con le sue strade abbellite da dipinti di artisti russi, Castellamonte con i suoi artigiani costruttori di stufe in ceramica. Ogni borgo ha una storia. A tavola si possono gustare specialità locali come il salame di patate, il caponet con la verza, la ben nota bagna cauda e la tofeja, ossia i fagioli con le cotiche e il piedino di maiale cotti nel forno a legna, dentro al caratteristico recipiente di terracotta realizzato a Castellamonte. Da queste parti, a Bairo, si produceva anche il famoso amaro Don Bairo. Ora quell’azienda produce altri buoni liquori. Il brindisi finale, immancabile e beneaugurante, spetta naturalmente all’Erbaluce. Perché è un vino dall’anima locale e perché davvero sta facendo conoscere il Canavese nel mondo. Stimolando, soprattutto con le sue bollicine di personalità, un futuro migliore per tutti.
• INFO UTILI Ecco tutte le informazioni per la stagione 2021 - Periodo A dal 12/06/2021 al 31/08/2021 aperto nei giorni di MARTEDI’ – MERCOLEDI’ – GIOVEDI’ – SABATO – DOMENICA e festivi dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Su prenotazione visita guidata alle 10.30 e alle 16.30 contattando il numero 347 045 22 36. - Periodo B dal 01/09/2021 al 17/10/2021 aperto nei giorni di MARTEDI’ – GIOVEDI’ – SABATO – DOMENICA dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 Su prenotazione visita guidata alle 10.30 e alle 15.30 contattando il numero 347 045 22 36 Per prenotazioni e/o informazioni: Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po 0426 372202 (347 045 22 36 – 329 4248555).
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Turismo
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Magico Veneto. Le offerte per i turisti e gli appassionati, dal Giardino Botanico di Porto Caleri alle escursioni in bicicletta al birdwatching
Alla scoperta delle meraviglie del Delta
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ono iniziate a Rosolina Mare le escursioni proposte da Experience Delta Po, un tour operator che si occupa di incoming e che da diversi anni mette in campo, durante il periodo estivo, una serie di proposte per far conoscere ai turisti che scelgono Rosolina Mare e Albarella per le proprie vacanze i luoghi più affascinanti del Delta del Po. Un ricco calendario che prevede ogni giorno una o più attività come ad esempio le visite guidate al Giardino Botanico Litoraneo di Porto Caleri programmate al martedì e al giovedì alle 10.30 dove, accompagnati da una guida ambientale, si andrà alla scoperta dei colori e dei profumi di questa meravigliosa oasi del Parco. Il mercoledì invece è in programma un’escursione legata al birdwatching, accompagnati da Nicola Donà, storica guida del Delta e ornitologo che accompagnerà i partecipanti nei luoghi dove si potranno avvistare Aironi, Fenicotteri, Cavalieri d’Italia, Avocette e tante altre specie che popolano i cieli del Delta. Il martedì ed il giovedì sono previste anche escursioni in barca nella Laguna di Caleri, immersi in un paesaggio affascinante dove l’uomo ha trovato il modo di attuare un’economia rispettosa dell’ambiente. Non mancano proposte in bicicletta che vanno alla foce dell’Adige ed alla Via delle valli con le quali a volte si crea l’abbinamento bici&barca. Per saperne di più bisogna rivolgersi all’ufficio IAT (Informazioni ed Accoglienza Turistica) di Rosolina Mare 0426 68012 oppure andare sul sito www. visitrosolina.it oppure su quello del Parco:www.parcodeltapo.org. Per prenotare il numero di telefono è 334 3635717. Il Parco Regionale Veneto del Delta del Po si estende su un territorio ricchissimo per la varietà di ambienti che costituiscono un complesso sistema di transizione e passaggio tra terra e mare, tra acqua dolce e acqua salata. Importantissimo per l’avifauna, con oltre 350 specie di uccelli segnalati, il territorio offre anche una straordinaria varietà botanica, ospitando molte specie endemiche
rare. Il Giardino Botanico Litoraneo del Veneto, realizzato nel 1991 dalla Regione Veneto con lo scopo di proteggere, preservare e conservare un ambiente naturale unico e di enorme interesse scientifico, si trova all’estremità meridionale della litorale di Rosolina Mare. Ricopre una superficie di oltre 44 ettari all’interno dei quali si snoda un sentiero che porta il visitatore a scoprire una notevole varietà di habitat, una flora ben conservata e ricca di specie e numerosi animali. I percorsi guidati, attrezzati per la didattica, adatti sia a gruppi che a singoli visitatori offrono la possibilità di un primo approccio con la complessità del territorio del Parco del Delta del Po, dei suoi ambienti e della sua biodiversità. Accessibile in buona parte ai portatori di handicap grazie all’eliminazione degli ostacoli presenti sui sentieri e alla realizzazione di un percorso tattile didattico dedicato ai non vedenti. Per maggiori informazioni sui diversi ambienti del Giardino è possibile visitare il sito www.parcodeltapo.org.
• INFO UTILI Ecco tutte le informazioni per la stagione 2021 - Periodo A dal 12/06/2021 al 31/08/2021 aperto nei giorni di MARTEDI’ – MERCOLEDI’ – GIOVEDI’ – SABATO – DOMENICA e festivi dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Su prenotazione visita guidata alle 10.30 e alle 16.30 contattando il numero 347 045 22 36. - Periodo B dal 01/09/2021 al 17/10/2021 aperto nei giorni di MARTEDI’ – GIOVEDI’ – SABATO – DOMENICA dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 Su prenotazione visita guidata alle 10.30 e alle 15.30 contattando il numero 347 045 22 36 Per prenotazioni e/o informazioni: Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po 0426 372202 (347 045 22 36 – 329 4248555).
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Libri
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Lo studio di Romeo Covolo. Pubblicato da Cierre, non riporta solo i nomi dei 2298 incarcerati ma svela quale macchina del terrore fosse
Torture e morte nel carcere di San Biagio R
omeo Covolo ha pubblicato con Cierre un libro che è un pugno nello stomaco. Si intitola “Elenco detenuti politici antifascisti nelle carceri giudiziarie di San Biagio a Vicenza dall’8 settembre 1943 al 26 aprile 1945”. La serietà del lavoro, che non si limita a riportare i 2298 nomi e cognomi di coloro che trovarono torture, deportazione e morte in quel complesso che è vergognosamente abbandonato da quarant’anni, è testimoniato dai partner che in copertina appongono il loro logo: la Fondazione di storia di Vicenza, Anpi, Istrevi, Associazione volontari della libertà. Covolo ha una storia personale che testimonia il suo interesse per quelle vicende: come ricorda Benito Gramola nell’introduzione, la sua famiglia ha pagato un alto prezzo al nazifascismo e ha combattuto per la libertà. Covolo ha una storia personale che testimonia il suo interesse per quelle vicende: come ricorda Benito Gramola nell’introduzione, la sua famiglia ha pagato un alto prezzo al nazifascismo e ha combattuto per la libertà. Lo storico è riuscito, dopo decenni di insistenza, a farsi consegnare nel 2015 da Stefano Rigoni il grosso fascicolo che il padre Battista, “Boemo”, portò via nei giorni della Liberazione dal carcere di San Biagio dove era stato rinchiuso due mesi. L’elenco, come sottolinea Gramola non era sconosciuto agli storici. Ma il merito di Covolo, come spiega Giancarlo Bortoli nella prefazione, non è solo quello divulgativo a un pubblico più ampio: “Il suo libro riveste anche l’importanza di accendere una luce contro i tentativi di occultamento e di rimozione insiti in una nazione come la nostra, che non ebbe un processo (come quello) di Norimberga”. Dal registro, usato come punto di partenza, Covolo ha ricostruito la terribile macchina del terrore che i nazifascisti avevano costruito a Vicenza e in provincia. Ha scandagliato archivi, ha riportato testimonianze, ha citato studi. Ne esce l’immagine di un carcere che “non era una prigione, ma una scuola del crimine”. Covolo sottolinea quello che è stato giustamente chiamato un “accanimento corporale” nei confronti dei prigionieri. Le torture sono descritte senza far diventare il lavoro di studio un horror: purtroppo era la terribile realtà, come la “macchinetta” usata per provocare scariche elettriche su tutto il corpo a uomini e donne.
Nessuno parlò, molti morirono, tanti furono deportati. Ed è un peccato che nella targa apposta fuori dal carcere dal Comune per ricordarli non sia stato scritto a chiare lettere che gli incarcerati e i deportati erano antifascisti, come è invece ben specificato nel titolo di questo libro. Non è una differenza da poco. (a. d. l.)
L’autore
Romeo Covolo è botanico escursionista alpinista e storico
La copertina del libro di Covolo, curata da Artefoto sulla base di una foto di Gigi Abriani
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Romeo Covolo, 69 anni, altopianese doc, nato a Roana e residente ad Asiago, è uno storico, naturalista ed escursionista. Conosce le 700 erbe dell’altopiano e molte decine ne affida alle mani di suo genero, Alessandro Dal Degan de “La Tana” di Asiago che le trasforma in piatti di alto livello. Ha al suo attivo una grande attività con il Cai e ha un’altrettanto vasta esperienza sulle montagne di tutto il mondo. Alpinista e scialpinista, ha effettuato ascensioni sulle maggiori cime delle Alpi. Nel 1994 ha guidato una spedizione nel Pamir, scalando il Pik Lenina di 7.134 metri, ma conosce altrettanto bene anche i sentieri di casa, di cui ha scritto in numerosi libri. Nel 1997, per esempio, ha scritto “Da Belluno ad Asiago in mountain bike” e nel 1998 “Itinerari della Grande Guerra”. Parallelo all’interesse naturalistico, c’è infatti anche quello storico per l’Altopiano. Collabora come esperto al Museo della Grande Guerra di Canove, che ha raccontato il un libro nel 2001. Nel 1990 è stato insignito dell’onorificenza della Croce Nera austriaca “ Ehrenkreuz 1ª Klasse” a motivo del recupero storico dei fatti legati alla Prima Guerra Mondiale. Ha pubblicato carte escursionistiche dell’Altopiano, due volumi sui sentieri editi da Tassotti di Bassano, è autore del libro “Tutti Eroi” edito nel 2006 sempre da Tassotti, della mostra storica “Rastrellamento ed eccidio di Granezza” (2013), ha firmato il libro “La moglie del partigiano” edito dall’associazione Volontari della libertà nel 2014, mentre due anni dopo ha firmato la mostra storia sulla “Divisione Monte Ortigara 1943-1945”. Nel 2018 ha pubblicato il libro “Dall’offensiva delle Melette alla battaglia dei Tre Monti”. È anche istruttore di nordic walking.
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Solidarietà
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Il punto sulle Onlus. Le associazioni cittadine si sono rimboccate le maniche in questi mesi
Il cuore del volontariato vicentino batte forte per chi è nel bisogno S
indaci ed assessori, medici ed infermieri, soccorritori e forze dell’ordine. Ma anche e soprattutto le associazioni senza scopo di lucro, che hanno come scopo primario quello di aiutare, ciascuna nel proprio ambito, le persone e le famiglie che più ne hanno bisogno. E che nel periodo pandemico hanno avuto un gran lavoro, assieme ad enormi difficoltà organizzative, logistiche e di personale volontario. In Italia, così come nella nostra Vicenza. Tutte le Onlus cittadine si sono rimboccate le maniche, ancora più di prima, se possibile. Hanno aiutato le persone anziane nella loro quotidianità, hanno continuato assistere, pur con mille impedimenti, persone bisognose di cure, di un alloggio, di un pa-
sto, di un farmaco e di una parola di conforto. Spesso i volontari hanno suonato i campanelli per scambiare due parole a distanza, hanno passato ore al telefono per accompagnare alla soluzione di emergenze e problemi specifici, hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro risorse a favore della comunità vicentina. Adesso che in tutti noi è venuta meno l’emotività e la paura, ora che stiamo andando verso la normalità delle nostre giornate, ora che siamo noi che possiamo contribuire con un gesto o con una piccola donazione, proprio ora non dimentichiamoci di tutto ciò. Ecco qualche segnalazione per sostenere chi aiuta Vicenza ed i vicentini, tutti i giorni!
A.L.I.CE Associazione lotta all’ictus cerebrale
LILT Lega italiana per la lotta contro i tumori
SOCIETA’ SAN VINCENZO DE PAOLI
A.L.I.CE – Veneto ONLUS di Vicenza è un’associazione di promozione sociale senza fini di lucro che ha tra gli obiettivi principali quello di diffondere nella popolazione la conoscenza e la consapevolezza del problema rappresentato dall’ictus cerebrale. L’associazione si pone l’obiettivo quindi, oltre a promuovere la prevenzione, di aiutare i pazienti colpiti da ictus favorendone il contatto con medici ed operatori e cercando di fornire loro tutte le informazioni necessarie per continuare l’opera di riabilitazione anche dopo il periodo di degenza previsto dalle Servizio Sanitario Nazionale. La prevenzione è l’insieme di azioni finalizzate ad impedire o ridurre la probabilità che si verifichi un evento non desiderato; si parla di prevenzione primaria quando l’evento non si è mai verificato, di prevenzione secondaria quando l’evento si è già verificato una volta e si desidera prevenirne una recidiva. La riabilitazione può dare molti vantaggi al paziente colpito da ictus. Questo trattamento dovrebbe iniziare in ospedale prima possibile e continuare finché ci sono miglioramenti misurabili.
La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) è una ONLUS, ovvero un’associazione che opera senza finalità di lucro, che ha come compito istituzionale principale la promozione della cultura della prevenzione oncologica. Da oltre 95 anni la LILT promuove e diffonde su tutto il territorio nazionale – in collaborazione con le principali istituzioni – la prevenzione oncologica intesa in tutti i suoi aspetti. Prevenire significa difendere la nostra salute e, quando questa è minacciata da una malattia, fare in modo di curarla nella maniera più efficace. Le 106 sezioni provinciali vicentine della LILT attuano una serie di servizi e attività che garantiscono una costante presenza della ONLUS a fianco dei cittadini: campagne di sensibilizzazione, incontri informativi su varie tematiche, formazione e aggiornamento per i volontari, educazione alla prevenzione in scuole e luoghi di lavoro, visite di controllo e per la diagnosi precoce, attività e servizi per l’assistenza e la riabilitazione di pazienti oncologici.
La Società di San Vincenzo De Paoli è una associazione cattolica ma laica, che opera generalmente nelle parrocchie e che ha come scopo principale quello di aiutare le persone più sfortunate: i poveri, gli ammalati, gli stranieri, gli ex carcerati, gli anziani soli, sia dal punto di vista materiale-finanziario che da quello morale-culturale. Non si occupa quindi solo di pagare le bollette e fornire pacchi di alimentari, ma cerca di capire le cause delle povertà e di combatterle. Ciò che caratterizza l’azione delle Conferenze di San Vincenzo è l’aiuto portato alle persone povere attraverso un rapporto personale e diretto attuato con la visita al loro domicilio, recandosi nelle abitazioni o nelle strutture dove vivono le persone che soffrono il disagio e l’esclusione sociale. La Società di San Vincenzo De Paoli fa propria la cultura del “prendersi cura”, sottolineando la scelta di una relazione di aiuto stabile e non occasionale con la persona, non limitata all’intervento di soccorso al bisogno materiale, ma orientata alla promozione integrale della persona e alla sua crescita umana e spirituale. Così la persona in difficoltà non è più soltanto “un bisogno sociale” da soddisfare, ma “una persona da amare”.
I VINCENZIANI COMBATTONO Contatta i tuoi potenziali ClientiAL FIANCO DI CHI HA BISOGNO Da più di 160 anni diamo voce a chi non ha voce con le nostre 21 Edizioni Locali e oltre 400.000 Famiglie Ogni mese raggiunte nelle case di in Veneto oltre 43.000 Famiglie di Vicenza
La Società di San Vincenzo De Paoli è una realtà ormai conosciuta e consolidata sul territorio vicentino, che raggruppa sotto il Consiglio Centrale di Vicenza più di 300 soci. La vocazione dei Vincenziani è di servire coloro che, per tanti motivi, si trovano nel bisogno. Le nostre attività, svolte sempre gratuitamente, comprendono qualsiasi forma di aiuto necessario ad alleviare la loro sofferenza e a promuovere la loro dignità; ci impegniamo a cercare, trovare e sradicare le cause della povertà, opponendoci a tutte le discriminazioni e mirando a promuovere l’indipendenza e la consapevolezza di chi aiutiamo. La nostra missione non è solo “consegnare la borsa alimentare”. La Società di San Vincenzo De Paoli fa propria la cultura del “prendersi cura”, sottolineando la scelta di una relazione di aiuto stabile e non occasionale con la persona, non limitata all’intervento
di soccorso al bisogno materiale, ma orientata alla promozione integrale della persona e alla sua crescita umana e spirituale. Diventiamo così compagni di viaggio, dando vita ad un progetto di autopromozione e autodeterminazione, perché alle persone che noi accompagniamo sia restituita la dignità e il posto che gli spetta nella società. La nostra principale attività è la visita domiciliare, metodologia che ci permette di conoscere a fondo le persone che accompagniamo e di creare con loro un legame di fiducia da consolidare nel tempo. In questo periodo di emergenza sanitaria, per noi vincenziani è stato particolarmente difficile portare avanti la nostra missione, soprattutto a causa delle limitazioni alla circolazione e agli incontri. Ma nonostante tutto siamo riusciti, nel 2020, ad incontrare più di due mila persone e ad accoglierne presso i nostri centri ascolto più di mille. Abbiamo consegnato oltre sette
mila pacchi viveri e preparato ottocento pasti caldi. Siamo al fianco di anziani, famiglie, alcolisti, nomadi, donne vittime di violenza, senzatetto, ragazze madri, detenuti…La nostra missione è non lasciare indietro nessuno, non solo attraverso una rete di aiuti fatta di soci e volontari, ma anche promuovendo il lavoro in rete sul territorio vicentino e collaborando con numerose realtà
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caritative e con le amministrazioni locali. Il Consiglio Centrale di Vicenza vuole fare ancora di più, vuole incentivare ancora di più la partecipazione di nuovi volontari alle proprie attività con l’obiettivo di diffondere il proprio messaggio di solidarietà e di impegno sociale. Lo spirito che ci muove si basa su valori quali amicizia e semplicità, i nostri incontri sono momenti di
Società di San Vincenzo De Paoli – Consiglio Centrale di Vicenza odv
C.F. 95095560249 www.sanvincenzovicenza.org
condivisione e di crescita personale; e per rendere tutto questo ancora più bello, cerchiamo nuovi volontari, per mantenere il nostro legame con il territorio e per creare nuove iniziative! “SPESSO SI DIRÀ AI PIÙ NUOVI VENUTI TRA NOI, E GIÀ GLI SI DICE OGNI GIORNO: ``FINO A QUANDO ANDRETE NELLE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE A PRATICARE LA CARITÀ DEL BICCHIER D’ACQUA? CHE ANDATE A FARE FRA LA GENTE CHE SA SOLTANTO ALLEVIARE LA MISERIA SENZA ELIMINARNE LE CAUSE? PERCHÈ NON VENITE PIUTTOSTO A SEDERVI IN RIUNIONI PIÙ ARDITE, NELLE QUALI SI LAVORA A SRADICARE IL MALE IN UN COLPO SOLO, A RIGENERARE IL MONDO, A RIDARE DIGNITÀ AI DISEREDATI?” Federico Ozanam. Visitando il nostro nuovo sito internet www.sanvincenzovicenza.org si può conoscere a fondo la nostra associazione e si possono trovare tutte le ultime notizie sulle nostre iniziative.
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Enogastronomia
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Il “Casin del Gamba”. Antonio Dal Lago nel suo locale ad Altissimo da 30 anni ha una stella Michelin: è un record nel Triveneto
Quel cuoco ha il tocco di Horowitz al piano A
ntonio Dal Lago vanta un record: è l’unico cuoco del Triveneto che da trent’anni ininterrottamente si fregia di una stella Michelin. La prima l’ha ottenuta nel 1992 a 45 anni. È vero che il “Dolada” a Belluno e le mitiche “Calandre” a Rubano vantano stelle di altrettanto lungo periodo, ma questi due locali nel frattempo hanno cambiato cuoco, passando il mestolo da genitore a figlio. Lui no: Dal Lago è saldo al timone da 45 anni. Nel suo “Casin del Gamba”, un ex roccolo di caccia ad Altissimo, tra le valli dell’Agno e del Chiampo, è salito nel 1976 assieme alla moglie Daria, fresca sposa 21enne. Da allora, da quel luogo affascinante in mezzo al bosco non si sono più mossi. La famiglia Dal Lago, prima Antonio e Daria poi con il figlio Luca, esperto sommelier, ha creato un locale che per eleganza e gusto ha pochi eguali nel Veneto. Per definire un pianista leggendario come Vladimir Horowitz, fu detto che riusciva a unire forza e leggerezza sulla tastiera come se corresse marciando. Lo stesso vale per Dal Lago: gusto pieno ed eleganza sono complementari, non contrapposti. Lo si coglie soprattutto nell’utilizzo sapiente dei funghi e dei sapori della zona. Per esempio, in carta adesso si può provare, come antipasto, il controfiletto di cervo marinato, con mirtillo, lampone e prugnoli. Oppure, come primo, i bottoni di pasta con piselli, spugnole, fioretta di Altissimo e
È il re dei funghi, che tratta con sapienza, e dei sapori del territorio: dalla trota ai prodotti del caseificio Sopra da sinistra il cervo marinato con mirtillo, lampone e funghi prugnoli. Gli spaghettini con trota di Altissimo, lime, spuma di finocchio e capperi di tarassaco. Nell’immagine a destra Antonio Dal Lago assieme a Anthony Biolo, sulla destra, e ad Emil Costa a sinistra
olio al baccello. La fioretta, specialità delle Piccole Dolomiti, è una ricotta semiliquida, ottenuta non colando del tutto il siero. Da assaggiare anche come condimento degli gnocchi. A proposito di De.Co. locali, il caseificio di Altissimo fornisce ai Dal Lago la panna che serve loro per produrre un burro al mugo che si fa ricordare. Non solo: la trota De.Co. di Altissimo diventa anche il condimento per gli spaghettini presentati con
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la trotella, il lime, la spuma di finocchio e i capperi di tarassaco. È chiaro che un cultore dei sapori del bosco e delle valli della zona con le sue capacità attira l’attenzione. Non è un caso se un giovane Matteo Marzotto, con casa e azienda a Valdagno, portasse a cena Naomi Campbell dai Dal Lago. E un’altra ospite del locale è Nadia Santini, cuoca tre stelle Michelin, collega ma soprattutto compaesana e amica dei Dal Lago: quando torna da
Canneto sull’Oglio a San Pietro Mussolino, il suo paese poco distante da Altissimo, si ferma a trovare l’amico Antonio. Detto di Daria, motore vivace del locale e ideatrice di molti piatti che Toni mette in pratica, vale la pena sottolineare i due giovani che lo affiancano in cucina: l’esperto Anthony Biolo, 31 anni, e il giovane Emil Costa, 23 anni, di Dueville. Molto più che promesse. Antonio Di Lorenzo
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Oroscopo
Ariete E’ tempo di dedicarvi ai vostri affetti e alla famiglia. Si inaugura una fase di calma e serenità, cominciate a pensare alla destinazione delle vostre vacanze
Toro State vivendo un periodo di grande energia ed entusiasmo che vi esalta nelle vostre imprese lavorative. Siete molto apprezzati anche nella vita sociale
Gemelli Ottimismo e serenità ispireranno le vostre azioni. Tutto procede per il meglio, con buone opportunità sul piano economico
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Giugno Giugno, alla ricerca del tempo perduto Un inizio d’estate che regala nuove energie e ritrovate speranze Contatta i tuoi potenziali Clienti con le nostre 21 Edizioni Locali e oltre 400.000 Famiglie raggiunte in Veneto
Bilancia E’ tempo di guardare al futuro, di pianificare e realizzare progetti. Assumetevi le vostre responsabilità e cominciate a costruire
Scorpione La bella stagione vi aiuta a rifiorire e a togliervi di dosso tutto il torpore accumulato. Sfoggiate i vostri migliori sorrisi
Sagittario
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Avete bisogno di libertà e di dare sfogo al vostro bisogno d’indipendenza. Dovrete ancora pazientare un po’ prima di potervi esprimere al meglio
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Avete un grande carisma che vi consente di farvi notare in qualsiasi contesto vi muoviate. Cambiamenti in vista, alla ricerca di nuovi equilibri
E’ un periodo di lavoro intenso che richiede impegno e concentrazione. Controllare le emozioni eccessive potrebbe essere utile
Leone
Acquario
Siete amabili e creativi e questo periodo dell’anno rende più efficaci le vostre iniziative. Approfittate per realizzare i vostri progetti più ambiziosi
Mettete un po’ da parte le questioni familiari e dedicatevi a voi stessi e alla vostra realizzazione professionale. Il momento è propizio
Vergine
Pesci
Vi concedete un periodo di tregua in cui potrete finalmente dedicarvi agli amici e all’amore. Concentratevi anche sulla vostra vita interiore
Carisma, preparazione e simpatia vi daranno l’occasione di brillare in tutti gli ambiti della vostra vita. Cavalcate l’onda favorevole
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