3 minute read

riesce a mobilitare entusiasmi”

Next Article
QUA LA ZAMPA!

QUA LA ZAMPA!

“Vicenza appare nel quadro veneto una città appannata, in crisi di energie e fermenti. Per questo motivo la spinta che dà Possamai risulta due volte importante.

La campagna elettorale ha molti punti in comune con quella del 2022 di Verona, dove i cittadini hanno giudicato negativamente l’operato del sindaco uscente”

14 - 15 Maggio 2023 ricorda ai soggetti interessati la propria disponibilità ad ospitare per le Elezioni amministrative del 14-15 Maggio 2023 messaggi politici elettorali e inserti pubblicitari allegati al giornale.

(In ottemperanza alla legge 28 del 22 Febbraio 2000).

Veneziano, 45 anni, giornalista di formazione e di professione con una passione per la politica che lo ha portato negli anni sia a ricoprire incarichi in prima persona che a seguire numerose campagne elettorali, Matteo Bellomo è lo “spin doctor” della campagna elettorale di Giacomo Possamai, che si candida a sindaco di Vicenza sfidando l’uscente Francesco Rucco.

Come vede lei da esterno Vicenza?

Mi sembra un po’ più seduta rispetto ad altre città del Veneto. La sensazione è che non ci sia quel fermento che si trova in altri centri. Anche dal punto di vista regionale, mentre una volta Vicenza era una polarità fondamentale del Veneto, a prescindere da chi la governasse, oggi è un po’ uscita dai grandi ragionamenti, non è culla di un fermento che invece in altre città si vede, spinto anche dalle amministrazioni locali.

Una situazione imputabile all’amministrazione uscente?

Sono stati certamente anni complicati tra pandemia e inflazione, ma l’atteggiamento che noto, ad esempio rispetto ad un centro come Padova, è che lì l’amministrazione rilancia, mentre a Vicenza l’atteggiamento è di resa.

In che senso?

È innegabile che ci siano delle grandi difficoltà, ma tutto sta nel modo in cui vengono affrontate; mi sembra che a Vicenza vi sia una filosofia di resa rispetto alle difficoltà che questo periodo storico comporta.

Come vede questa campagna elettorale?

Mi sembra interessante perché si nota questo fenomeno di abbandono da parte di alcuni protagonisti dell’attuale amministrazione; una campagna elettorale dove tre assessori si schierano contro il loro sindaco è particolarmente significativa, da studiare anche come fenomeno dal punto di vista culturale e politologico. Di contro assume particolare significato la figura di Possamai, che a discapito della giovane età dimostra esperienza, competenza e soprattutto una grande capa- cità di fare rete, di mobilitare entusiasmi. Trova dei parallelismi con altre tornate elettorali?

Riconosco dei punti di contatto con quanto è successo a Verona: anche lì si confrontavano una candidatura forte alternativa, quella di Damiano Tommasi, con quella di un sindaco uscente il cui operato è stato giudicato negativamente e che ha prodotto delle spaccature all’interno della coalizione. Verona l’anno scorso ha rappresentato una delle poche eccezioni rispetto a elezioni post covid dove l’elettorato ha dimostrato un attaccamento quasi emotivo ai sindaci uscenti che hanno rappresentato i propri cittadini durante il difficile periodo della pandemia. Vicenza, con le vicissitudini che ha vissuto la maggioranza, con le candidature di Cicero e Zoppello e con l’appoggio di Tosetto a Possamai, mi sembra aderire al registro veronese. Lei ricopre incarichi politici in prima persona, essendo segretario cittadino del Pd di Venezia e assessore al comune di Dolo. Non crede che questo possa influenzare la campagna e le elezioni, andando a compromettere l’immagine da “civico” di Possamai?

Nonostante i tentativi maldestri di chi gestisce la comunicazione di Rucco che fanno leva proprio su questo, credo che i cittadini non siano degli sprovveduti; non è un mistero che Possamai sia capogruppo del Pd in Regione, il civismo si misura in termini di indipendenza e di capacità di assumersi responsabilità e decisioni che non siano eterodirette da un partito, cosa su cui Possamai è una garanzia. Se volessimo fare una polemica su questo, dovremmo ricordarci di come Rucco abbia dovuto attendere le decisioni dei direttòri romani dei partiti che lo sostengono per poter avere il via libera a candidarsi per un secondo mandato.

Alvise Ferronato

Ha centinaia di campagne elettorali alle spalle. Lui precisa che sono state 864 in trent’anni e ne ha vinte l’87%. Ha lavorato con nomi importanti a livello nazionale (Veltroni, Cacciari) e locale (a Padova con Destro, Zanonato e Peghin) fino alle recenti regionali in Lombardia. Adesso Marco Marturano, 55 anni, milanese, giornalista e docente universitario, è lo “spin doctor” della campagna elettorale di Francesco Rucco che, da sindaco uscente, si ricandida per il secondo mandato.

Tracciamo il quadro: come vede Vicenza un “foresto” come lei?

È una città straordinariamente operosa, questo è noto. Nonostante il covid e grazie a come è stata gestita la pandemia, ho visto il dinamismo di una città, proprio uno scatto. Aveva gli stessi soldi delle altre amministrazioni, ma si muoveva in modo più veloce. Per esempio?

Pensi a come sono state gestite scuole e asili rispetto alla difficoltà di molti a prendersi responsabilità. Pensi al centro vaccinale, pensi alla velocità degli appalti.

Poi sono arrivati i soldi del Pnrr: c’è stata polemica per un bando perso dal Comune per trenta secondi È anche vero, però, che non tutti i Comuni riescono ad avere così tanti soldi come Vicenza. E non sono tutti diretti a finanziare infrastrutture, ma anche a sostenere interventi che cambieranno l’immagine della città: uno su tutti, Campo Marzo.

Come vede la campagna elettorale?

Come un momento di costruzione di quello che si può migliorare, puntando anche a non avere, come alle recenti regionali, il 40% di votanti. Bisogna far venire voglia agli elettori di contare.

In che modo?

Parlando, appunto, del loro futuro e di come può cambiare. Parlando di quanto l’amministrazione sta realizzando incide nel migliorare la vita dei cittadini. Credo in questa impostazione: il riepilogo di quanto fatto lo do per scontato.

This article is from: