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è a Roma e giudica Vicenza Via le auto, il futuro è il tram in centro

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QUA LA ZAMPA!

QUA LA ZAMPA!

Èl’uomo che riprogetta quartieri e città. Li fa rivivere, li rigenera, pianifica il loro futuro. Ha avuto questo incarico al Comune di Milano, dove è stato cinque anni direttore dell’ufficio resilienza. Ha poi lavorato al Comune di Bologna come direttore del settore Europa e internazionale, mentre adesso a Roma è responsabile dell’Officina per la rigenerazione dell’immobile pubblico all’Agenzia del Demanio. “Lavoriamo su 43mila beni immobili che valgono 62 miliardi”. Una prima volta per l’Agenzia del Demanio, che ha creato questa start up all’interno della pubblica amministrazione.

Ha 40 anni Piero Pelizzaro (con una “elle” sola) ed è vicentino dei Ferrovieri. È stato tra i più giovani dirigenti del Comune di Milano e sicuramente è assai giovane anche per l’anagrafe del Demanio.

Come vede dall’esterno Vicenza?

Come il resto del Veneto ha un grave problema: i giovani che se ne vanno. Belluno ha perso 15mila under 35, il Veneto ha visto andare via 45mila under 35 in due anni. Milano ha 40mila nuovi cittadini all’anno, un 5% sono veneti.

Perché accade?

Per molti motivi. Il primo è un difetto cronico: il conservatorismo nei processi di cambiamento. Un esempio semplice per la protezione della salute di tutti noi: io non possiedo auto, quando torno a Vicenza e cammino venti minuti a piedi, mi guardano come se fossi matto. Ma non cambia la mentalità dei vicentini col tempo?

Sì e no. Le politiche degli ultimi 20 anni sia del governo regionale che di molte città hanno fatto sì che i giovani abbiano lasciato il Veneto. Le città sono gestite con una visione stantia, finisce che il centro storico si svuota. Come accade anche a Vicenza. Il sindaco non è vecchio… Sì, ma la prima cosa che ha fatto è stato riaprire corso Fogazzaro alle auto, contro ogni logica anche commerciale. La Regione è prima per Pil in Italia, ma i giovani partono lo stesso. Non sa valorizzare questo patrimonio. Le università fanno sforzi enormi, ma non c’è sinergia fra università, istituzioni e imprese per rendere il territorio attrattivo. Decisivo anche il costo della vita, che è alto. Ma lo è anche a Milano.

Vicenza è la terza città per valore di affitti in Italia. In cambio che servizi offre? Il trasporto pubblico è molto carente, la gestione dei rifiuti è positiva – anche se la separazione sta peggiorando – ma riguardo alla filiera dell’acqua dopo il caso Pfas credo che nessuno possa dire che il territorio sia protetto. Le falde sono inquinate e manca un controllo di processi industriali e agricoli. Il Veneto ha riconvertito le aree da uso abitativo a prosecco: il vino ha prosciugato la falda.

Vicenza è attrattiva?

Negli ultimi cinque anni i turisti in realtà si sono allontanati, attirati dai grandi poli. Vicenza si sta impoverendo di capitale umano e aumentando il capitale infrastrutturale, come la base americana, la tangenziale, la Tav, cui peraltro sono favorevole.

Però la mostra in Basilica ha contato 45mila ingressi e la città ha registrato 400mila visitatori nei musei e monumenti in un anno. Non le basta?

Che la singola mostra vada bene è un conto. Ma l’indotto?

Se tutto va così bene perché stanno chiudendo attività in centro?

Bologna diventa “second destination city”, perché la gente

Piero Pelizzaro, vicentino dei Ferrovieri e attualmente dirigente del Demanio a Roma e il tram in corso San Felice oltre un secolo fa a Vicenza dorme a Bologna e non a Venezia. Perché Vicenza non riesce a intercettare queste presenze?

Perché magari la sera ci sono pochi locali aperti, perché non c’è una jam session, niente di niente. Il turista vuole trovare una città dinamica, viva. Non una che si spegne perché il vicino protesta a causa del rumore. È un problema annoso di Vicenza

Una città presidiata diventa anche più sicura. Invece percorri corso Fogazzaro di sera e hai quasi paura. Vicenza ha tutte le capacità per diventare come Bologna. È in mezzo all’asse delle Dolomiti e all’asse con Venezia.

Perché non viene fatto?

La ragione va cercata nella poca propensione al cambiamento che esiste. Guardi come sono cambiate le aziende: Dainese, Campagnolo, Fiamm… e invece le istituzioni? Ferme. Ma a lei non va bene niente?

Dico solo che un giovane, una famiglia hanno voglia di uscire, di vivere la musica e l’arte.

Anche i numeri che abbiamo spiegano una cosa sola: museo, basilica e teatro sono poli, non è cultura diffusa. Solo con il Palladio Museum dovremmo fare i fuochi d’artificio. È da vent’anni che funziona questa dinamica. C’è stato un barlume con Bulgarini, ma poi s’è spento. Se

» I giovani scappano da Vicenza e dal Veneto e noi sviluppiamo strade invece dei cervelli

» Più che sulle tangenziali avrei puntato sul bus in corso San Felice e fino in stazione

» Dovremmo fare i fuochi d’artificio con il museo su Palladio e invece…

» Vicenza è un deserto alla sera ma potrebbe diventare come Bologna

» C’è una mentalità conservatrice che ancora non si riesce a vincere

» Ragioniamo con modelli vecchi di decenni

» Vicenza terza città in Italia per costo degli affitti ci pensa, anche Variati che torna a fare il sindaco dopo l’esperienza degli anni ‘90 è segnale emblematico di un ricambio che non arriva. Non può dare tutte le colpe a questa amministrazione, è ingiusto.

Certo che no. Tra l’altro conosco bene Mattia Ierardi, ci confrontiamo spesso. È stato lui a mettere gli alberi in viale Verona, ha aggiustato le piste ciclabili, ha sostituito gli alberi a Campo Marzo, sarà stato doloroso ma è stato fatto. Bravissimo amministratore, anche se si è innamorato un po’ troppo dell’asfalto ultimamente… Come valuta la situazione della mobilità a Vicenza?

È una delle peggiori città, resto basito. Ci si mette di più in auto che a piedi per molte tratte. Vicenza è talmente piccola che tutto il centro storico dovrebbe essere pedonalizzato. Personalmente non avrei chiesto compensazioni in tangenziali, anzi avrei chiesto nuove linee di tram su rotaia, da Corso San Felice in avanti togliendo le auto, lasciando ai soli residenti l’acceso. Non è possibile che pensiamo ancora alla Valdastico e alla Pedemontana quando da Vicenza a Padova impiego venti minuti e da Vicenza a Verona trenta in treno: serve un sistema metropolitano regionale su ferro.

Questo si sostiene da trent’anni e passa. Intanto?

Intanto l’auto va garantita a chi ha disabilità, chi sta bene si muova a piedi. Però anche a piedi troviamo criticità, in collina non trovi sentieri segnati, stiamo parlando dei Colli Berici… una bellezza unica. Per non parlare delle biciclette. Il turismo lento ha sentieri meravigliosi tra le Ville Palladiane ma non ha indicazioni. Concludendo: di quale innovazione ha bisogno Vicenza?

Di saper gestire lo spazio pubblico, di come farlo vivere. Cosa ci mettiamo al centro: persone, auto o supermercati? Penso all’operazione rotatoria a San Felice: erano edifici meravigliosi da poter essere utilizzati in molti modi, invece è stato costruito un supermercato. E la scelta non è stata di questa amministrazione.

Lei parla di innovazione, ma spieghi meglio cosa si può fare nei vecchi edifici da recuperare

Quelli che noi chiamiamo processi di rigenerazione, come al Lingotto di Torino: c’è spazio per musica, studentato, per il commerciale, lo sport, la sanità, per i laboratori culturali e artistici. Che non vuol dire fare teatro con i bambini ma produrre arte. E a Vicenza, nel Veneto raccontiamo che siamo creativi e poi non troviamo destinazione d’uso per gli spazi?

Uno sguardo sulla sua città Mi fa dispiacere che siamo un pezzo di territorio con risorse, tanto capitale umano ma non riusciamo a valorizzarlo

Ci riusciremo?

Ci vorrà una generazione. Temo che dovremo prenderci degli schiaffi per poi svegliarci e combinare qualcosa. Vicenza dovrà attraversare una crisi. Non è ottimista.

Non molto. Si stanno sbagliando le leve. Investiamo su settori che non sono quelli giusti, cioè la rigenerazione, guardiamo modelli vecchi. Anche i ragazzi hanno modelli diversi, mentre noi abbiamo quelli di dieci anni fa. Non ho fiducia nel futuro ma ho fiducia nella sua imprevedibilità.

Antonio Di Lorenzo

Il personaggio. Luca Dal Lago, celebre sommelier e ristoratore al Casin del Gamba ad Altissimo, ne ha raccolti centinaia

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