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Casino & Misericordia, la Vicenza del ‘700

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QUA LA ZAMPA!

QUA LA ZAMPA!

Nel febbraio del 1784, visto che neve ce n’era, la nobiltà vicentina ebbe l’idea di dar vita a una gara di slitte lungo il corso. Fu un evento memorabile per tutti, come conferma la lettera d’un anonimo testimone: “Le finestre, i poggioli e le logge delle case e dei palazzi erano coperte di spettatori affollati che applaudivano alla magnificenza della corsa e alla vivacità di sì brillante invenzione”. Già, perché la sfilata era stata preparata e realizzata senza badare a spese. Nella cronaca del conte

Arnaldo Tornieri si legge: “Erano venti slitte circa addobbate superbamente e assistite ognuna di esse da uomini a cavallo, i quali accesero le torce al vento e durò lo spettacolo fino a un’ora di notte. Tutto il corso era per questo motivo illuminato da un capo all’altro che pareva una processione continua”. Immaginiamoci dunque gli aristocratici sui loro destrieri – i vari Trissino, Bissari, Velo, Caldogno, Verlato, Velo – impegnati a trainare quegli slittoni fastosamente addobbati sui quali sedevano, elegantemente imbacuccate, le rispettive dame. Nessun limite alle trovate e ai riferimenti allora d’attualità: pensate che “la slitta del Nobile Signor conte Enrico Tornieri, unito ai Nobili Signori Conti Chiericati e Balzi, era tirata a quattro cavalli e rappresentava il globo aerostatico del signor Montgolfier”.

Il documento più prezioso che su quella festosa manifestazione ci rimane lo dobbiamo a un altro conte Tornieri che vi partecipò, Arnaldo, autore de “La corsa delle slitte in Vicenza nel Carnovale 1784”, opuscolo stampato (pare in appena trenta copie) presso il libraio Giacomo Leoni e dove, assieme alle stanze poetiche, sono contenute le incisioni dipinte a mano che illustrano nel dettaglio le fogge dei mezzi in corsa, con tanto di didascalie riguardanti i nomi dei proprietari.

Sin qui la storia certificata. Sulla quale ora se ne innesta un’altra e ben più ampia, condita d’un gustoso intreccio romanzesco: quella scritta da Sergio Merlo in “Casino e Misericordia. Parigi, Venezia, Vicenza: 1784”, volume edito da Mazzanti Libri.

Quarant’anni di lavoro in biblioteca Bertoliana (è laureato in conservazione dei beni culturali), titolare di saggi e raccolte poetiche, segretario del Cenacolo dei Poeti Vicentini, Merlo fa leva sul suo vasto bagaglio di conoscenze relative al passato della città per condurci proprio attraverso i suoi luoghi deputati - e altri assai meno noti - in compagnia di personaggi che la vivono e la animano in quello scorcio di Settecento ormai prossimo al deflagrare della Rivoluzione Francese. Tant’è vero che il capitolo d’avvio e la conclusione vedono in scena nientemeno che la regina Marie Antoinette. Altri sfondi riguardano Venezia, l’allora Serenissima Dominante, ma ovviamente il cuore del racconto batte per le piazze e le vie d’una Vicenza dove il carnevale e la corsa delle slitte fungono da cornice a una ben più intricata (e appassionante) narrazione in cui la rievocazione si tinge di “giallo”, di mistero, di erotismo, nel mentre s’accende una sorta di caccia a un segreto tesoro sulle tracce lasciate dal religioso cinquecentesco Gellio Ghellini. Figura realmente esistita, fondatore dell’Istituto del Soccorso, circa la quale qui s’interrogano, grazie alla fantasia di Merlo, i due sulfurei saltimbanchi Casino e Misericordia (mai sentito parlare del Casino dei Nobili e dell’Ospedale della Misericordia?), il giovane scapestrato Giovanni, amante della contessa Elisabetta Chiericati nata Loschi, un vecchio che forse la sa lunga e una Teresa chiamata pure Venere.

Quel che ne esce è un originale “prosimetro” (proprio così: parti in prosa alternate ad altre in versi) del quale è vietato “spoilerare” il finale, ma che per tutte le sue trecento pagine tiene avvinto il lettore mescolando nobiltà e popolino, dramma e ironia, sacro e profano, sbalzando una Vicenza antica e vivissima, scrigno di memorie e di scorci ancor oggi riscontrabili. Provare per credere.

Alberto Gambino

Il racconto ha al centro la corsa delle slitte in corso Palladio nel carnevale innevato del 1784. Poi si allarga a due sulfurei saltimbanchi e altri protagonisti in un articolarsi sapiente di versi e prosa. Vicenza appare antica e vivissima nei luoghi e personaggi. Appare anche la regina francese Maria Antonietta, che apre e chiude il libro

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Il personaggio. Il vicentino Paolo Morellati apportò delle modifiche al fortepiano di Cristofori che si rivelarono decisive

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