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OTTOBRE 2021 NOVEMBRE 2021
Periodico d’informazione locale - Anno I n.9
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CAPITALE CULTURA
Franceschini: “Vicenza, attenta a Siracusa”
TUTTI IN FILA NEL TRAFFICO TRA POLEMICHE E SCAMBI DI ACCUSE
CECCATO PROTAGONISTA
Il ponte di Genova ha un cuore tutto vicentino
L’opposizione attacca su viabilità e smog, la giunta risponde
servizi alle pag 8-9
IL COLLEZIONISTA
LA NOSTRA TANGENZIALE È UNA PICCOLA “SALERNO REGGIO CALABRIA”
Pazzo per i Tex, le figurine, 007 e i trenini A LOS ANGELES
Atleta ipovedente medaglia d’oro al “mondiale” TEATRO COMUNALE
Una stagione a tutte stelle Perfino il circo ENOGASTRONOMIA
Il vicentino che ha cucinato per Frank Sinatra
Tempi ancora lunghi per la “bretella” dell’Albera
Tra Marcatura obbligo ealibertà, uomo l’ultima sfida
Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<
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Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
icenza ha di fronte una serie di sfide importanti e di scommesse da vincere. Giunto ai tre anni a più di un anno e mezzo un gruppo di studiosi e mezzo di governo della città, il sindaco Rucco ha dell’Università di Padova si occupa di misurare davanti il rush finale del mandato verso la probabile il grado di “coesione sociale” nei confronti dell’ericandidatura. È un appuntamento cui deve presenmergenza Covid e delle soluzioni messe in atto per tarsi con le carte in regola, come si dice. Proprio per contrastare la pandemia. Nelle ultime settimane il questo motivo dovrà sbrogliare alcune matasse che si barometro della tenuta sociale registra un sensibile sono aggrovigliate, per lui e soprattutto per Vicenza, in calo, dovuto per lo più alla reazione nei confronti del queste ultime settimane. green pass e della campagna vaccinale. segueaapag segue pag 5
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Facciamo il punto
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5 Marcatura a uomo Antonio Di Lorenzo > antonio.dilorenzo@givemotions.it <
C’è chi brontola per la statua di Pablito Ma si può? V
icenza non si fa mancare mai niente. Stavolta anche la polemichetta sulla statua di Pablito, che verrà collocata nel piazzale davanti allo stadio che gli è stato dedicato da poco. Per carità, niente di ufficiale e rumoroso: ma l’idea di erigere un monumento davanti allo stadio “Menti” a Paolo Rossi che indossa la maglia della Nazionale, quella con cui ha fatto piangere il Brasile, e non quella a strisce biancorosse, ha fatto storcere il naso a più d’un tifoso vicentino. Ma come, si sono detti molti aficionados, tra cui anche chi l’ha conosciuto e gli è stato amico, possibile che proprio a Vicenza Paolo non vesta i colori della “sua” prima (e vera) squadra? Lo scultore Domenico Sepe, autore del monumento, dal suo studio di Afragola aveva già risposto in via preventiva all’obiezione: “Paolo Rossi è un simbolo per l’Italia. Ci ha portato sul tetto del mondo”. E per lui il discorso è chiuso. Tra l’altro, lo scultore, che ha già scolpito anche la statua di Maradona per lo stadio di Napoli, regala la sua opera a Federica Cappelletti. Non chiede compensi. Viceversa, per il costo della fusione in bronzo, spesa prevista 16mila euro, i vicentini dovranno trovare i quattrini. Ed è bene che si concentrino sul crawfunding piuttosto che guardare nella proverbiale bocca del cavallo donato. A Pablito tutti vogliamo bene, per le sue qualità di uomo che ha travasato nel calcio, perché come recita la motivazione del premio Basilica che gli è stato assegnato “quando aveva il mondo ai suoi piedi, ha cercato di non calpestarlo”. Per Vicenza resta l’orgoglio di averlo lanciato, grazie a G. B. Fabbri e poi all’altro suo padre, Enzo Bearzot, e resterà nel cuore anche sotto Monte Berico qualsiasi maglia abbia la sua statua.
è un marchio proprietà di
Tra i tifosi c’è chi avrebbe voluto la maglia biancorossa e non quella della Nazionale
È un periodico formato da 21 edizioni locali mensilmente recapitato a 408.187 famiglie del Veneto. Questa edizione raggiunge la città di Vicenza per un numero complessivo di 43.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Vicenza n. 4194/2020 V.G. del 23.11.2020; R.S. 17/2020; numero iscrizione ROC 32199
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Chiuso in redazione il 2 novembre 2021
Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it< >www.ilvicenza.com<
La prima grana è quella dei soldi per le grandi opere, quei 45 milioni svaniti non certo per colpa sua e sui quali – anche questo gli va riconosciuto – non ha bluffato, assicurando di avere in tasca quello che non c’era. La verità è che Roma ha chiuso i cordoni della borsa e nel giro di un paio di mesi ai progetti vicentini è mancata la finanza sotto i piedi. Bisogna comprendere qual è la posta in gioco. L’obiettivo dell’amministrazione comunale è di ristrutturare opere come il villaggio giuliano a Campedello, la scuola elementare del quartiere, l’ex palazzo della Fiera al Giardino Salvi, l’ex scuola elementare Giusti nella piazzetta omonima, l’ex caserma della Guardia di Finanza alla Rocchetta, l’ex macello in viale Giuriolo. Sono progetti impegnativi per immobili che sono stati realizzati tra i 70 e i 75 anni fa, ai tempi del sindaco Zampieri (basti pensare che Zampieri morì nel 1978, quando l’attuale sindaco non andava ancora a scuola…) e della ricostruzione di Vicenza nel dopoguerra. La prospettiva storica è importante, perché fa capire anche il peso degli interventi: si tratta di importanti pezzi di città che hanno bisogno di nuova vita. L’altro obiettivo di cui tenere conto è quello della famosa “bretella” dell’Albera, una realizzazione che già viene chiamata la “Salerno - Reggio Calabria” de noantri. Anche in questo caso non è responsabilità diretta del Comune, perché è l’Anas che gestisce il cantiere, ma sui tempi siamo fuori da ogni grazia di Dio. La tangenziale – vale a dire 5.3 chilometri – doveva essere conclusa, come da contratto, il 7 agosto 2020: con questi ritmi, sarà ultimata a metà 2023. Che fare? Francesco Rucco che è uomo sportivo, capace di sedersi in curva al “Menti” piuttosto che in tribuna per soffrire assieme ai tifosi, per dirla con una metafora calcistica, deve passare dalla tattica a “zona” alla vecchia e sana marcatura “a uomo”. Non sarà di moda negli stadi di calcio, ma altrove sì. E dà i suoi frutti. Bisogna che controlli in modo continuo e pressante quello che accade a Roma e quello che succede a Venezia. Non deve dare tregua, deve avere infiltrati che forniscano informazioni, deve fare pressing, anzi lobbying come si dice a favore di Vicenza. Solo la marcatura a uomo gli permetterà di giocare d’anticipo e fare vincere la città.
Redazione: Direttore responsabile Nicola Stievano >direttore@givemotions.it< Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<
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La corsa per il titolo 2024. Dario Franceschini indica una candidata temibile che ha schierato importanti sostenitori
Capitale della cultura, ora il ministro avverte: “Vicenza, attenta a Siracusa” Sono 24 le città italiane che hanno presentato il dossier al ministero. Tra queste, il capoluogo siciliano ha trovato un’alleanza con importanti città della Grecia, in virtù dell’origine comune: Corinto, Eleusi ed Epidauro. E si avvale come consulente dell’imprenditore Teodoro Anghelopulos e della sua importante Fondazione
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ari vicentini, state attenti a Siracusa”. È la frase che il ministro Dario Franceschini ha rivolto a un parlamentare in merito alla corsa a capitale italiana della cultura per il 2024. Vicenza, come le altre città interessate al titolo, ha depositato il 18 ottobre il dossier al ministero e adesso deve vincere la concorrenza di altre 23 candidate. La scelta sarà formalizzata a marzo del 2022, ma intanto si misurano le forze in campo. Sono 24 le città in corsa per il titolo. Tra queste, c’è la veneta Asolo e, appunto, Siracusa, che ha schierato una serie di partner importanti. Come riporta Siracusa news, il sindaco Francesco Italia e l’assessore Fabio Granata, per arrivare al risultato si sono avvalsi della collaborazione di Teodoro Anghelopulos, già assessore alla Cultura dell’Attica, e della sua importante Fondazione, convinto sostenitore di Siracusa. Dalla sua, il capoluogo siciliano ha l’appoggio di Corinto, ma anche Eleusi ed Epidauro si sono pronunciati a sostegno di Siracusa. “Siracusa – afferma l’assessore Granata – è stata la capitale di quel complesso fenomeno storico legato alla colonizzazione della Sicilia denominato “Grecia d’Occidente”. Queste antiche radici nella Madre patria non sono mai state rimosse e dopo Corinto,
importante città dell’Attica e del Peloponneso, attraverso Archia fondatrice di Siracusa nel 734 a.C., anche Eleusi ed Epidauro sosterranno Siracusa”. Si tratta di endorsement che, seppure non decisivi, “sono particolarmente significativi poiché Eleusi, oltre ad essere la città natale di Eschilo, sarà capitale europea della cultura per il 2023 ed Epidauro è la città del più importante teatro antico della Grecia, da tempo gemellato con quello siracusano, che, realizzato nel V secolo avanti Cristo, resta il più antico al mondo tra quelli scavati nella pietra”. Ecco l’elenco delle città che hanno presentato la domanda per il 2024: Ala (Trento); Aliano (Matera); Ascoli Piceno; Asolo (Treviso); Burgio (Agrigento); Capistrano (Vibo Valentia); Chioggia (Venezia); Cittadella (Padova); Conversano (Bari); Diamante (Cosenza); Gioia dei Marsi (L’Aquila); Grosseto; La Maddalena (Sassari); Mesagne (Brindisi); Pesaro (Pesaro e Urbino); Pordenone; Saluzzo (Cuneo); Sestri Levante (Genova); Siracusa; Unione Comuni Montani Amiata Grossetana (Grosseto); Unione Comuni Paestum-Alto Cilento (Salerno); Viareggio (Lucca); Vicenza; Vinci (Firenze). Il titolo di capitale Italiana della Cultura è nato dalla viva-
Il teatro greco di Siracusa e l’Olimpico di Vicenza: la sfida per il titolo di capitale italiana della cultura si gioca anche sui teatri delle due città. Sopra il ministro della Cultura Dario Franceschini
ce e partecipata competizione che culminò il 17 ottobre 2014 nella designazione di Matera Capitale europea della cultura 2019. L’impegno, la creatività e la passione che avevano portato le sei finaliste a costruire dei dossier di candidatura di elevata qualità progettuale, convinsero il governo a proclamare le altre cinque concorrenti, ossia Caglia-
ri, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena, Capitali Italiane della cultura 2015 e a indire contestualmente una selezione per individuare, a partire dal 2016, la città meritevole di questo titolo. La prima prescelta fu Mantova, a cui seguirono Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018 e Parma nel 2020, titolo prorogato anche nel 2021 a causa dell’emergenza pandemi-
ca. Nel 2022 sarà Procida, mentre nel 2023 sarà il turno di Bergamo e Brescia. “La storia pluriennale di questa sfida – ha commentato il ministro Franceschini – ha dimostrato tutta la capacità della cultura di mettere in moto dei meccanismi virtuosi e percorsi di valorizzazione di tutte le città al di là della vincitrice”.
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L’opposizione all’attacco dell’amministrazione. Due temi caldi al centro delle valutazioni del gruppo “Da adesso in poi”
Viabilità al collasso e giornate ecologiche “È tutto sbagliato, è tutto da rifare” “Una città in fila per colpa dei cantieri e delle scelte sbagliate. La giunta non sa affrontare il problema e non può difendersi tirando sempre in ballo l’amministrazione precedente. Cosa succederà con i cantieri dell’alta velocità?”
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embrano Bartali, quando diceva: “È tutto sbagliato, è tutto da rifare”. Un duro attacco all’amministrazione comunale sui temi del traffico e dell’organizzazione delle domeniche ecologiche arriva dal gruppo consiliare “Da adesso in poi”. In una nota a firma dei consiglieri di opposizione Sandro Pupillo e Giovanni Selmo, a finire sotto la lente è la gestione del traffico a Vicenza, città definita “sommersa” da parte di un’amministrazione che non s’è dimostrata in grado di gestire il problema, limitandosi ad accollare responsabilità a chi l’ha preceduta. Rispetto alla mobilità, secondo Giovanni Selmo una delle grosse criticità è rappresentata “dai cantieri di terzi, come quello di San Felice Fortunato o quello della va-
riante Pasubio; ci chiediamo cosa accadrà quando apriranno i cantieri per l’Alta Velocità, visto che Rucco e i suoi assessori non riescono a tenere sotto controllo neanche quelli già esistenti”. “Altro cantiere problematico è quello di viale del Sole: una viabilità alternativa di cantiere è diventata di fatto il sistema di viabilità ordinaria nel periodo di ripresa delle attività. Notiamo poi che manca totalmente un piano di mobilità alternativa: a causa della pandemia sono raddoppiati gli autobus, ma non è stato fatto nulla per incentivare altre forme di mobilità, come le ciclabili pitturate, cosa che invece città come Verona hanno saputo fare; qui invece solo proclami. La città paga lo scotto di scelte tese a prediligere l’uso dell’auto,
Giovanni Selmo e Sandro Pupillo
come vediamo in corso Fogazzaro, o con iniziative come i parcheggi gratuiti in centro lo scorso anno, o la domenica ecologica con i parcheggi raggiungibili”. Proprio sul tema delle domeniche ecologiche si incentra invece una mozione presentata sempre dai consiglieri di “Da adesso In poi”, in cui si valutano negativamente le giornate svoltesi per il loro concentrarsi esclusivamente all’interno del centro storico, fattore che comporta un congestionamento del traffico
nelle aree non interdette alla circolazione delle auto e che escluderebbe i quartieri periferici. Pupillo e Selmo sottolineano l’urgenza di sensibilizzare i cittadini sui temi del rispetto ambientale e della mobilità alternativa, chiedendo all’amministrazione azioni forti in tal senso, stante il fatto che Vicenza secondo la classifica dell’European Environment Agency è una tra le città più inquinate d’Europa, mentre secondo il dossier Mal’Aria di Legambiente è una delle 11 cit-
tà italiane ad aver sforato a inizio settembre il limite previsto per le polveri sottili. Nella mozione richiedono di redigere per il 2022 un calendario di domeniche ecologiche che preveda almeno 6 appuntamenti annuali a fronte dei 4 di quest’anno, estendendo il divieto di circolazione a tutto il perimetro urbano, e coinvolgendo non solo il centro storico ma tutti i quartieri cittadini con iniziative legate alla valorizzazione dei temi ambientali. (a.f.)
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La risposta degli assessori alle polemiche. Matteo Celebron e Simona Siotto replicano alle accuse e tirano fuori i dati
“Tutti in fila? Per colpa della pandemia il traffico è aumentato anche del 40%” N
on si fanno attendere le risposte dell’amministrazione comunale all’attacco dei consiglieri comunali di “Da adesso in poi” sul traffico che ingolfa Vicenza e le domeniche ecologiche. Sul primo tema a rispondere è Matteo Celebron, vicesindaco e assessore con deleghe a lavori pubblici, mobilità urbana e trasporti: “La situazione del traffico a Vicenza non si discosta da quella delle altre città: nel periodo post covid il traffico nelle città è aumentato dal 20% al 40% nelle ore di punta; secondo i dati Tomtom Traffic, rispetto al 2019 a Verona e Padova alle otto di mattina il traffico è aumentato rispettivamente del 41% e del 28%, alle sette di sera del 35% e del 32%. Questa situazione probabilmente è dovuta ad una serie di fattori, tra cui una maggiore presenza di autobus, che sono raddoppiati nelle strade per poter soddisfare i criteri nazionali imposti del 100% di capienza nelle scuole e dell’80% di capienza massima dei mezzi di trasporto pubblico locale. Un’altra causa può essere individuata in una generale disaffezione al trasporto pubblico locale, che nel periodo post covid ha visto una diminuzione degli abbonamenti di quasi il 60%. Rispetto al tema dei cantieri, quello di San Felice Fortunato si è concluso nei tempi previsti e a oggi non abbiamo segnalazioni di problematiche causate dai lavori. Il cantiere della bretella non è in capo al Comune ma un’opera di Anas. Rispetto all’inquinamento, purtroppo non dipende solo dalle auto in circolazione, ma una parte importante la giocano gli impianti di riscaldamento: non a caso il superamento dei limiti dei livelli di polveri sottili avviene sempre nei mesi autunnali e invernali”. Con riguardo alle domeniche ecologiche, a ribattere è l’assessore all’ambiente Simona Siotto: “Rispetto all’ultima domenica ecologica organizzata, quella del 24 ottobre scorso, ritengo che sia stata montata una polemica esagerata. La barriera è stata spostata per permettere alle auto di accedere al park Fogazzaro su richiesta della Confcommercio, vista la concomitanza con eventi come CioccolandoVi. Certo, la sensibilità dei cittadini va aumentata, e lavoreremo in tal senso. Rispetto
“L’aumento della circolazione è un fenomeno comune anche negli altri capoluoghi”. L’assessore all’ambiente: “Sulle domeniche ecologiche polemica esagerata e proposte perfino poco coraggiose. Noi stiamo facendo di più di quanto richiesto”
a questo trovo la mozione presentata da “Da adesso in poi” poco coraggiosa: dove ci richiedono l’organizzazione di sei domeniche ecologiche per il 2022, noi ne abbiamo già in programma nove, andando oltre anche quanto stabilito dalla delibera di giunta regionale a riguardo. Non mi risulta poi, contrariamente a quanto dichiarano, che le domeniche ecologiche a Vicenza siano incentrate esclusivamente sul centro storico: quella tenutasi a settembre aveva il proprio fulcro al Parco della Pace, mentre la prossima, che è in fase di organizzazione, prevista per il 21 novembre per la festa dell’albero, vedrà un grosso coinvolgimento dei parchi presenti nei quartieri della città. Rispetto alla richiesta di allargare la cintura urbana di chiusura al traffico, queste sono misure che vengono coordinate assieme alla Regione, per cui presumibilmente l’area interdetta alla circolazione dei veicoli
Un’altra immagine del traffico a Vicenza, questa volta ripresa in viale Mazzini. Nelle altre foto, Matteo Celebron e Simona Siotto
resterà quella attuale, anche se potrebbe sempre essere che si allarghi in futuro”. “Concordo sulla necessità di fare cultura ambientale e di sensibilizzare la cittadinanza a proposito: stiamo mettendo in piedi tante campagne assieme ad Agsm-Aim, contro l’abbandono dei rifiuti, per la qualità dell’aria, per facilitare ad esempio la partecipazione a bandi per cambiare le vecchie caldaie. Purtroppo le giornate ecologiche piacciono a pochi perché ci richiedono di cambiare le nostre abitudini, per quanto di poco; serve un’azione comune per evitare che Vicenza nel futuro mantenga la posizione che ha nelle classifiche sulla qualità dell’aria”. Alvise Ferronato
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I finanziamenti svaniti. Vicenza non avrà (per ora) i 45 milioni che attendeva da Roma. Ma non ha perso la speranza
Le grandi opere di Rucco finite nel limbo Ex Fiera al Giardino Salvi, ex caserma della Finanza, Villaggio giuliano, ma anche l’ex macello in viale Giuriolo: tutto fermo in attesa di futuro. Il governo ha stretto i cordoni della borsa. Incertezza sui tempi del rifinanziamento
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l limbo non esiste più, neanche nella Chiesa. L’ha abolito papa Benedetto XVI nel 2007. L’idea che ha terrorizzato generazioni di genitori, quella di battezzare subito i bambini per evitare di vederli sospesi nel limbo, è stata cancellata. Dappertutto, ma non a Vicenza. Perché sotto Monte Berico i 45 milioni che il Comune sentiva di avere già in tasca questa estate sono spariti. Volatilizzati. Va detto subito che non è stato un bluff del sindaco annunciare qualcosa che non era certo. A luglio i soldi del Pinqua, ovvero del Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare, c’erano. Erano i 15 milioni per restaurare il Villaggio Giuliano a Campedello (più la scuola elementare) che dopo 65 anni ha bisogno di una radicale sistemazione e altrettanti
per un intervento colossale nella zona del Giardino Salvi, il che significa far risorgere l’ex caserma della Finanza alla Rocchetta, l’ex scuola Giusti, l’ex Fiera, l’ex cinema Arlecchino. Tutti immobili che in quelle due lettere, “ex”, fanno capire quale sia la loro veneranda età e quale il loro cattivo stato. Spariti questi soldi, o meglio finiti appunto nel limbo, perché nessuno a palazzo Trissino sa fare previsioni su quando torneranno disponibili, un destino perfino più duro è quello che riguarda il finanziamento dei lavori all’ex macello di viale Giuriolo: anche qui si parla di 14.5 milioni di euro per ristrutturare, dopo decenni di attesa, un edificio che l’amministrazione vuole trasformare in parcheggio. Ma neanche di questi quattrini c’è certezza.
Due immagini dei luoghi in attesa di futuro: l’ex Fiera al Giardino Salvi e il villaggio giuliano a Campedello
Cosa è successo? Non sembra proprio che siano stati i vicentini a capire male. La verità è che i cordoni nella borsa romana, per quei misteri dolorosi della burocrazia, si sono stretti e i fondi si sono prosciugati: da 271 interventi finanziati in Italia si è scesi a 159. E i due progettoni vicentini, collocati al 206° e 214° posto, sono rimasti senza soldi. Il progetto dell’ex macello non rientrava nemmeno in questa classifica, e anche qui il sindaco non aveva bluffato, ma a palazzo Trissino erano fiduciosi nel Pnrr che avrebbe finanziato quello che il Pinqua avrebbe lasciato fuori. Al di là delle sigle e dei tecnicismi, le grandi opere vicentine sono finite nel limbo, quindi. E nessuno sa prevedere a Vicenza quando e quanto il governo a Roma possa immettere altri finanziamenti. Il timore è che i tempi non siano brevi. All’orizzonte l’appuntamento è con la la legge di bilancio, che dev’essere approvata prima di Natale. Questo è il primo discrimine. Poi si vedrà. (a.d.l.)
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La tangenziale dell’Albera che Vicenza attende da 30 anni. Secondo l’Anas, nel 2021 l’avanzamento è stato del 2.5% al mese
Quella bretella è un’insopportabile lumaca Sono stati aperti 500 metri, ma la tangenziale è lunga 5.3 chilometri. “Di questo passo – spiega Giovanni Rolando che dal 2018 segue la via crucis del cantiere – sarà completata tre anni dopo la conclusione programmata, che doveva avvenire nell’estate del 2020”
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i questo passo, la bretella dell’Albera, ossia la tangenziale che servirà a bypassare viale del Sole e a collegare Vicenza ovest con Costabissara, sarà pronta oltre la metà del 2023. Tant’è che amaramente molti la chiamano “la Salerno – Reggio Calabria” di casa nostra. Giovanni Rolando, che ne ha seguito la via crucis della tangenziale da tre anni e mezzo, non sa più a che santo votarsi per smuovere il cantiere. Doveva essere pronta in 870 giorni dalla consegna dei lavori, il 21 marzo 2018, vale a dire il 7 agosto 2020. Ne sono passati 1330. Senza tenere conto dei rallentamenti per la pandemia, i conti del 2021 sono presto fat-
ti: nei dieci mesi del 2021 l’avanzamento è stato del 2.5% al mese. Sono cifre ufficiali dell’Anas: il cantiere è passato in dieci mesi dal 31% al 54% del completamento. Manca quasi metà dell’opera. E per fortuna che i soldi ci sono: 86,5 milioni di euro. Per ora sono stati aperti 500 metri, tra lo svincolo grossomodo all’altezza dell’Emisfero sino alla provinciale Sp 36 per Gambugliano. Ma il problema è più complesso, come si dice. “Non mi fido più dell’Anas”, ha dichiarato il sindaco questa estate, e subito ha inviato lettere di protesta all’Anas e al ministro per cercare di smuovere la situazione. “Benvenuto tra noi – gli
hanno risposto dal Comitato – Sono anni che denunciamo questa situazione”. “Non si riesce a far capire – aggiunge oggi Rolando – la necessità di aumentare personale e mezzi per accelerare i lavori”.
E stiamo parlando di un’opera tutto sommato non impossibile: si tratta di una strada di 5.3 chilometri, in piano, a due corsie. Sono trent’anni che Vicenza la aspetta. Sarebbe ora di finirla, in senso letterale.
Un rendering del progetto della tangenziale ovest, infrastruttura di cui si parla da trent’anni
Violenze alle donne in aumento, un aiuto dal nuovo centro ai Ferrovieri Novembre è il mese dedicato a sensibilizzare sul doloroso tema della violenza alle donne: a Vicenza i casi sono in aumento. La pandemia e la convivenza forzata hanno aumentato i numeri e anche la loro gravità. Lo testimonia la presidente dell’associazione “Donna chiama donna”, Maria Zatti, che ne segue 246 nel territorio dell’Ulss 8. L’associazione gestisce il centro antiviolenza e tocca con mano la realtà di donne in difficoltà, vittime di violenze, abusi, scappate di casa, spesso con la responsabilità dei figli. Di queste, soltanto nel 2021 ne ha prese in carico 111. Spiega la presidente Zatti: “Vi assicuro che esistono situazioni incredibilmente complicate”. Un aiuto arriva dal Comune che ha desti-
nato 50mila euro per sistemare la palazzina in via Vaccari 113 ai Ferrovieri: diventerà a primavera la nuova sede del centro antiviolenza, che adesso si trova nella sede di “Donna chiama donna” con evidenti problemi di spazio e convivenza. La decisione è stata del sindaco, sollecitato dal consigliere comunale Ivan Danchielli. Come testimonia l’assessore al sociale Matteo Tosetto, “la situazione del centro antiviolenza in coabitazione con l’associazione in stradella dei Cappuccini ormai era diventata ingestibile”. Il fabbricato ai Ferrovieri, già sede dell’associazione “La Casetta”, si trova accanto alle ex scuole “Loschi” e mette a disposizione 200 metri quadri su due piani. Secondo i dati, dal
2012 a oggi sono state 1072 le donne che hanno bussato all’associazione di Maria Zatti. La sua attività si può sintetizzare in tre parole che iniziano con la “a”: ascolto, accoglienza, accompagnamento; sotto quest’ultimo titolo si ricomprendono varie attività di sostegno, dall’offerta di un servizio legale all’inserimento lavorativo fino alla concreta protezione offerta nelle case rifugio per situazioni-limite. La fascia maggiormente interessata è quella che va dai 30 ai 51 anni. Accanto ai problemi strutturali, ci sono quelli educativi: anche qui il Comune ha messo a disposizione 15mila euro (più altri 5000 delle Aim) per corsi nelle scuole, dalle elementari alle superiori.
Maria Zatti, presidente di “Donna chiama donna”
Economia
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I dati degli agenti di Confcommercio. Il numero degli atti di acquisto è aumentato anche rispetto al periodo pre-pandemia
Mercato immobiliare in deciso rialzo Compravendite di immobili: +25% Il presidente di categoria Mauro Frasson commenta i dati dell’Osservatorio Fimaa di Vicenza relativi al primo semestre di quest’anno: “La tendenza alla crescita ormai è consolidata. Siamo passati da 4600 compravendite del 2019 a 5500 nel periodo gennaio-giugno 2021”
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l mercato immobiliare vicentino è in rialzo anche rispetto ai dati pre-pandemia. Sta proseguendo la sua corsa post lockdown iniziata negli ultimi mesi del 2020 e ha chiuso il primo semestre di quest’anno con numeri molto positivi. È quanto emerge dai dati diffusi dall’Osservatorio provinciale di Fimaa - Confcommercio Vicenza, l’associazione degli agenti immobiliari e d’affari in mediazione. Tra gennaio e giugno sono state 5.505 le compravendite di unità immobiliari residenziali in provincia, come evidenziano le ultime rilevazioni della banca dati Omi dell’Agenzia delle Entrate elaborate dall’Osservatorio. Il raffronto con lo stesso periodo dell’anno scorso, quando furono effettuate 3.657 transazioni va preso ovviamente con cautela, perché stiamo parlando di un periodo contrassegnato da due mesi di lockdown anche in questo settore.
In particolare, sono stati 844 gli atti di acquisto e vendita nel capoluogo mentre 4661 nel resto della provincia. Frasson lancia anche un avvertimento: “La riforma del catasto non deve fermare il trend positivo” Per inquadrare meglio il trend, di crescita, dunque, l’Osservatorio Fimaa confronta i due primi trimestri di quest’anno, dove l’impennata delle vendite resta comunque evidente: 2.459 sono state le abitazioni vendute tra gennaio e marzo 2021, a fronte di 3.036 unità immobiliari passate di mano tra aprile e giugno: un +24% che fotografa l’ottimo stato di salute del mercato. Guardando agli altri dati elaborati dall’Osservatorio Fimaa si nota che nei primi sei mesi di quest’anno sono state 844 le com-
Il presidente degli agenti immobiliari associati a Confcommercio, Mauro Frasson
pravendite di immobili in città e 4.661 nel resto della provincia. Inoltre, sul totale degli acquisti effettuati da persone fisiche, il 52% sono stati effettuati accendendo un mutuo ipotecario. “La richiesta è sostenuta, aiutata anche dall’interesse per immobili da ristrutturare usando i vantaggi del bonus 110% - è il commento di Mauro Frasson, presidente di categoria degli agenti immobiliari vicentini Oramai siamo di fronte ad una tendenza consolidata perché è dalla seconda metà dello scorso anno che il settore delle compravendite cresce, tanto che non solo abbiamo recuperato i numeri persi durante il lockdown, ma sono state anche superate le compravendite registrate nel primo semestre del 2019: erano 4.373 due anni fa, sono, appunto 5.505 quest’anno, con un + 25%”. Uno scenario, positivo dunque, su cui però si addensano le nubi della ipotizzata riforma del catasto: “Il riequilibrio catastale ha ovviamente le sue ragioni d’essere, ma la questione richiede grandissima prudenza per evitare che il mercato finisca in stallo a causa delle incertezze sulle decisioni che saranno prese - conclude il presidente Frasson L’obiettivo da perseguire è scongiurare un aumento del carico impositivo sull’immobiliare, così da agevolare l’accesso alla casa e spingere gli investimenti in un settore strategico per le famiglie italiane e per l’intera economia”.
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Scienza
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Alta tecnologia. L‘azienda di Grisignano ha collaborato con il bresciano gruppo Camozzi per realizzare il sofisticato sistema
Il ponte di Genova ha un cuore vicentino La Ceccato ha studiato i robot per lavarlo Il Robot Wash sta appeso a 50 metri, pesa 2.5 tonnellate, e autonomamente decide quanto entrare in funzione, un po’ come Goldrake e Mazinga Zeta. Ha il compito di tenere pulite le barriere antivento del ponte e i pannelli solari che forniscono emergia al ponte. Poi c’è il Robot Inspection che vigila su crepe, ruggine e gonfiori sospetti della struttura
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’è un pezzo di Vicenza nel nuovo ponte di Genova, progettato da Renzo Piano, intitolato a San Giorgio e inaugurato nell’estate del 2020, a tre anni dal crollo che costò la vita a 43 persone. È vicentino, infatti, il sistema di lavaggio delle pareti di protezione del ponte: l’innovativo sistema Robot Wash del gruppo Camozzi è stato realizzato in collaborazione con Ceccato Autolavaggi Washing System. È un particolare inedito che finora non era emerso. Il funzionamento di questi robot, autentiche meraviglie tecnologiche, è stato spiegato così da Emanuele Capone sulla rivista “It – Italian tenchnology”: “ I robot stanno lassù, a 50 metri d’altezza, tutto il giorno, sotto al sole, la pioggia, il vento forte. Sono quattro, due per lato. Stanno lassù, appesi all’esterno di ponte San Giorgio, e aspettano. Aspettano che sia il momento e poi escono dai loro alloggiamenti, entrano in azione e si mettono al lavoro. Un po’ come Goldrake e Mazinga Z, che quando c’era bisogno uscivano dalla loro base segreta e si davano da fare. Diversamente da Goldrake e Mazinga, i robot non sono opere della fantasia ma dell’ingegno dell’Istituto italiano di Tecnologia di Genova, poi realizzati dal gruppo Camozzi su commissione di Seastema e Cetena. E però, proprio come Goldrake e Mazinga, hanno un compito importante: salvare le nostre vite e soprattutto impedire che si ripeta il
disastro dell’agosto 2018”. Prosegue Capone: “I robot sono due (per lato) perché hanno due compiti diversi: sono di colore giallo acceso, hanno struttura di fibra di carbonio e quando sono in funzione percorrono il ponte su binari. Pesano ognuno circa 2,5 tonnellate. Come un grosso Suv, più o meno”. “Quello che sta sopra è Robot Wash: ha 56 ruote, è alto oltre 3 metri e mezzo e lungo quasi 8. Come dice il nome, si occupa della pulizia. Di che cosa? Delle barriere antivento di vetro, che devono restare pulite soprattutto per ragioni estetiche - ci ha spiegato Cannella, il progettista - e dei pannelli solari che forniscono al ponte l’energia di cui ha bisogno”. Per l’illuminazione? “Sì, ma non solo: alimentano anche l’impianto di condizionamento e deumidificazione del cassone che sta sotto l’asfalto”.
Nell’immagine e nel disegno, il Robot prodotto dalla Camozzi con la quale ha collaborato la Ceccato autolavaggi che ha un braccio lungo 17 metri. Nelle due foto piccole, Lorenzo Dal Maso e il figlio Stefano, attuale presidente dell’azienda
Il cassone fa parte della struttura portante del viadotto: è fatto di acciaio e mantenerlo alla giusta temperatura e al giusto grado di umidità lo rende meno sensibile al passare del tempo, alle intemperie e al salino. Robot Wash è anche sostenibile: i suoi sensori gli permettono di valutare quando e quanto intervenire su ogni singolo pannello e l’acqua usata per i lavaggi arriva dalla pioggia, che viene raccolta per questo; non solo: in periodi particolarmente secchi (e dunque di carenza d’acqua nei
serbatoi) è in grado di soffiare aria compressa per pulire le superfici”. “Sotto di lui c’è Robot Inspection, forse il più importante: ha 82 ruote che gli permettono di muoversi su due assi, è largo oltre 7 metri ed è equipaggiato con un braccio mobile che può estendersi per circa 17 metri, così da poter arrivare al centro del ponte. È dotato di fotocamere ad alta risoluzione e sensori. Può essere arricchito con telecamere a infrarossi o 3d per controllare tutto il viadotto, da cima a fondo, da ogni angolazione possibile, alla ricerca di ruggine, crepe, gonfiori, qualsiasi anomalia o segno di deterioramento”. La Ceccato autolavaggi, che ha studiato il robot addetto al lavaggio del ponte di Genova, è stata salvata dal fallimento nel 2013 dall’imprenditore Lorenzo Dal Maso, già socio della Triveneta cavi, assieme a Giuseppe Zanetti, commerciali-
sta e imprenditore. Hanno risanato l’azienda che oggi ha 135 dipendenti e un fatturato che si avvicina ai 12 milioni di euro. La nuova proprietà ha spostato la sede da quella storica di Montecchio Maggiore, dove era stata collocata sessant’anni prima dal fondatore, il celebre Pietro Ceccato, a Grisignano di Zocco, recuperando l’immobile in cui aveva sede Essequattro, azienda di design che nel frattempo ha chiuso. Attualmente la Ceccato autolavaggi ha sedi negli Usa, in Francia, in Brasile e in Germania. È presidente dell’azienda Stefano Dal Maso, figlio di Lorenzo, che della Ceccato era amministratore delegato dal 2014, dopo due anni di esperienza alla Fiamm. Stefano Dal Maso s’è laureato in business administration alla Lynn university di Boca Raton, in Florida, ateneo privato nel quale ha conseguito anche un master nella stessa materia.
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Economia
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Il personaggio del centro. Bruno è l’erede di un’attività sotto la Basilica attiva da 133 anni, quando il bisnonno aprì la bottega
Tutti in piedi C’è il “maestro” Dal Monico Oltre lo spazio storico su piazza delle Erbe, l’azienda ha anche un moderno laboratorio a Castelnovo di Isola. Lui spiega che l’artigiano del terzo millennio deve sapere maneggiare la tecnologia e curare la formazione dei dipendenti
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iù che un incisore è un autentico maestro. Chiamatelo così, Bruno Dal Monico, erede della storica impresa sotto la Basilica. Dal marzo scorso, infatti, la Regione Veneto ha istituito il titolo di “Maestro artigiano”, un riconoscimento volto a premiare e a valorizzare le realtà artigiane che nel corso del tempo hanno contribuito maggiormente allo sviluppo del territorio ed alla formazione dei futuri artigiani. Tra i primi in Regione ad essere premiati, e primo tra gli artigiani vicentini, spicca Bruno Dal Monico, 64 anni, titolare della “E. Dal Monico”, storica realtà vicentina attiva nell’incisoria e nella serigrafia, con sede sotto la Basilica Palladiana e con un laboratorio a Castelnovo di Isola Vicentina. “Il riconoscimento da parte della Regione è il coronamento di una storia di famiglia che prosegue da quattro generazioni: l’iniziatore della attività fu mio bisnonno Ermenegildo, nel 1888, che stabilì la bottega in Basilica Palladiana, fulcro a Vicenza fin dal medioevo delle attività legate all’oreficeria. In seguito l’attività passò a mio nonno Bruno, poi ai suoi tre figli Enzo, Ennio ed Elio, infine a me assieme a mio fratello Franco e mia sorella Elena”. “Gli anni più fiorenti – prosegue – furono quelli del boom economico dopo la seconda guerra mondiale, quando con lo sviluppo del settore orafo anche la nostra attività crebbe. Io sono entrato in azienda il giorno dopo essermi diplomato all’Istituto Rossi, e in questi 45 anni il mio motivo conduttore è sempre stato quello di riuscire a proporre la miglior serigrafia di alta qualità. Nel corso degli anni è stato necessario sapersi reinventare, sia dal punto di vista commerciale, per poter rispondere alle crisi del settore e alle necessità delle diverse committenze, sia dal punto di vista tecnologico, per-
Bruno Dal Monico assieme alla figlia. La Regione lo ha incoronato “maestro artigiano”, fra i primi nel Veneto
ché bisogna avere la capacità di rimanere aggiornati, di adottare le diverse tecnologie che man mano venivano messe a disposizione”. “Oggi, ad esempio, l’officina di Castelnovo è collegata in cloud con la sede in centro storico – prosegue Dal Monico – utilizziamo stampanti in 3D, siamo in grado di eseguire stampi con la tecnica della fotoluminescenza, la digitalizzazione è stata un passo importante e fondamentale. Ugualmente importante è la preparazione dei dipendenti: per svolgere un lavoro delicato come il nostro, per imparare a saperlo svolgere bene abbiamo visto che sono necessari almeno quattro anni di esperienza in azienda; ad oggi l’attività occupa dieci persone, e la stragrande maggioranza del personale è con noi praticamente da sempre.” “Se devo pensare a qualcosa che mi ha dato più soddisfazione in questi anni di attività – aggiunge Dal Monico – più che ad un determinato lavoro svolto penso alla constatazione che la nostra forza stia nel fatto che siamo una famiglia molto unita: nel corso del tempo l’attività ha dovuto affrontare molti problemi ma ne siamo sempre usciti insieme. Per il futuro vedo la quinta generazione pronta a prendere in mano la gestione: ci sono i miei fratelli che sono più giovani di me e c’è anche mia figlia che già si sta impegnando in azienda. Il bello di un’attività artigiana di questo tipo è la soddisfazione che scaturisce dal creare qualcosa: pensarla, progettarla, realizzarla concretamente. Se si è spinti dalla passione, se piace fare quello che si fa, i risultati col tempo arrivano”. Alvise Ferronato
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Attualità
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La guida “Venezie a tavola”. Spiccano molti nomi berici tra i migliori del Nordest secondo i critici guidati da Gigi Costa
Ma quanto sono bravi i cuochi vicentini Tanti premi, ma tutti cercano personale A
cinque vicentini, cuochi, titolari e maitre di ristoranti sono andati altrettanti premi della guida “Venezie a tavola 2022”, giunta alla dodicesima edizione, curata da Gigi Costa decano imprescrittibile dei critici gastronomici del Nordest, edita da Italypost. La cerimonia di premiazione s’è svolta al Cuoa di Altavilla e ha rivelato quanto sia vitale la ristorazione nelle Tre Venezie, al punto da riuscire a superare la pandemia e adesso viaggia a gonfie vele, come hanno confermato i diversi cuochi e titolari di osterie e ristoranti interpellati da chi scrive. Restano, naturalmente, i problemi del personale da trovare: ne cercano tutti, come hanno ammesso gli interessati. Il motivo? “Specialmente chi non era assunto in pianta stabile, categoria che può arrivare al 50% del personale, ha trovato nel frattempo altri lavori – questa la risposta unanime degli interpellati – scoprendo che magari guadagna qualcosa di meno, ma può stare a casa nei week end e alla sera, ossia nei momenti più importanti e delicati per un ristorante”. Molti i volti noti che si sono succeduti sul palco: a Matteo Grandi, 31 anni, del ristorante “In basilica”, situato al primo piano del Caffè Garibaldi a Vicenza, è andato il premio “Il ristorante dell’anno”, a suggellare un percorso che lo ha portato in pochi anni ad essere uno dei più interessanti ristoranti (non solo) del Vicentino. Il premio “Ricerca e innovazione” è stato assegnato a Giuliano Baldessari, del ristorante “Aqua crua” di Barbarano, per segnalare un cuoco che, dopo la lunga esperienza come sous chef di Massimiliano Alajmo, è riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di eterno secondo e a reinventarsi con personalità e stile, scoprendo nuove frontiere gastronomiche. A Imera Gianello, della celebre famiglia di ristoratori di Arcugnano, attiva da oltre un secolo nel Vicentino, è stato assegnato il premio “Donna di spirito” che vuole segnalare la cuoca che ha forza, tenacia e motivazione per sostenere quotidianamente un mestiere difficile, raggiungendo
Dopo il periodo buio della pandemia, il settore della ristorazione sta viaggiando a gonfie vele. Resta il problema dei dipendenti: non se ne trovano. Molti se ne sono andati a lavorare in fabbrica e in ufficio: preferiscono questa alternativa al lavoro di sera e nei week end
livelli di qualità. Un’altra donna, Daria Cerato, ha vinto il premio “Maitre delle Venezie”. Moglie di Antonio Dal Lago, contitolare assieme al marito dello splendido “Casin del Gamba” ad Altissimo sin dal 1976, governa la sala del locale (che oggi vede impegnato anche il figlio Luca) ed è il silenzioso motore delle innovazioni che hanno portato la cucina di Antonio a un vero record, ossia a fregiarsi della stella Michelin ininterrottamente da trent’anni. Stefano De Lorenzi, originario di Grumolo ma da sei anni ad Asolo, dove ha aperto un curioso e apprezzato locale, ha vinto il premio “La cucina che onora
Daria Cerato, Imera Gianello, Giuliano Baldessari, Stefano De Lorenzi, Matteo Grandi: sono i vicentini premiati dalla guida di Gigi Costa (nella foto con il calice alzato)
il territorio”. La sua “Trattoria moderna Due Mori”, infatti, basa il lavoro su una cucina economica d’altri tempi. Niente apparecchiature elettroniche, induzione o altro: piuttosto, un orto che circonda la trattoria, con allevamento di animali da cortile e viti. Un’atmosfera da ritorno al futuro che segna la volontà di non perdere né la memoria né gli antichi valori del Veneto.
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Ambiente
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Lo studio. L’economista Silvia Cantele, docente all’università di Verona, svela un aspetto nuovo delle imprese vicentine
Sostenibilità Tra i primi in tutta Italia Vicenza è la quarta provincia italiana per numero di società che possono vantare il titolo di azienda benefit: risultano 30 le aziende beriche censite. Questa tipologia di impresa non destina solo utili a obiettivi utili alla comunità, ma inserisce ambiente e sociale tra i propri scopi aziendali
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oniugare la sostenibilità ambientale con l’equilibrio dei bilanci: sempre più aziende si stanno rendendo conto che il rispetto della natura e l’attenzione alle tematiche sociali non solo sono un fiore all’occhiello ma possono trasformarsi in un elemento di innovazione e di crescita. Lo conferma l’interesse che numerose aziende di piccola o media dimensione stanno riversando sulle questioni della crescita economica sostenibile, tanto da aver dato vita a Vicenza, nelle scorse settimane, ad un focus group promosso da Esac Confcommercio, guidato dalla professoressa Silvia Cantele, vicentina dell’altopiano e docente al dipartimento di economia aziendale dell’università di Verona, nonché vicepresidente della Rete innovazione sostenibile. Il laboratorio intendeva far incontrare tra loro le imprese che hanno da tempo manifestato sensibilità a queste tematiche, e che hanno intenzione di elaborare e costruire una propria agenda mirata alla sostenibilità ambientale e sociale. In altre parole, le aziende partecipanti hanno ragionato, facilitate anche da specifici tavoli di lavoro, sull’obiettivo di una verifica e riprogettazione dei prossimi passaggi nella direzione della sostenibilità, e su come gli obiettivi di sviluppo dell’Agenda 2030, indicati dall’Onu quali parametri di sviluppo sostenibile, possano oggi costituire punti di riferimento su cui rimodulare il proprio modello sostenibile di business. Così si scopre, come ha ricordato la professoressa Cantele, che l’Italia è stata seconda al mondo ad aver adottato fin dal 2016 il modello delle società benefit. Con l’introduzione di una norma inserita nella finanziaria di quell’anno, il nostro Paese, dopo gli Stati Uniti, ha dato forma legale a questo tipo di società. Queste aziende vanno oltre la semplice ricerca del profitto e per-
La prof. Silvia Cantele, economista all’università di Verona, è anche vicepresidente della “Rete innovazione sostenibile”
ché ambiscono a fornire un contributo allo sviluppo, all’ambiente e al sociale. Grazie a questa svolta, il mercato mette in luce i suoi lati migliori di strumento positivo al servizio della società. Sebbene il vantaggio economico non sia numericamente misurabile, ci sono imprese che addirittura non solo pongono la sostenibilità tra i propri macro obiettivi, ma addirittura lo scrivono nero su bianco nel proprio statuto. Le Società Benefit, ma anche le Certified Benefit Corporation (B-Corp), certificate a livello internazionale, hanno capito che i temi ambientali e sociali non sono più un elemento da giocarsi in un contesto di concorrenza, ma saranno a breve un elemento su cui si misurerà la loro competitività. Saranno infatti sempre più numerose le società, anche di grandi dimensioni, che adotteranno questi paradigmi nella redazione dei loro bilanci e nei rapporti con i loro interlocutori. E se l’Italia è stata tra le primissime ad intuire ed adottare questa forma di azienda con finalità “ibrida” (profitto e beneficio comune), Vicenza si fa notare per essere la quarta provincia italiana per numero di società che possono vantare il titolo di azienda benefit: risultano 30 le aziende beriche censite. Secondo le stime condotte dalla professoressa Cantele con il suo gruppo di ricerca sulle società benefit italiane, iI 75% è rappresentato da piccole società con al massimo 10 dipendenti, molto dinamiche e agili, rapide nel loro riprogettarsi: la maggioranza è attiva nel settore dei servizi, l’11% nel commercio, il 12% nel manifatturiero. Queste aziende sanno che non possono limitarsi a destinare una parte dei loro utili per attività sociali secondo il “vecchio stile” della corporate social responsability. Essere una società benefit comporta cambiare il modo in cui progettare i modelli di produzione e di gestione. È una prova di coraggio, di sensibilità, di fiducia. È una scommessa per un futuro dove ambiente e persone, con il loro lavoro, saranno più rispettate. Silvio Scacco
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Costume
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Il personaggio. Andrea Ienna è barbiere di professione ma anche appassionato collezionista: tra l’altro, ha 70 maglie di giocatori
Ha 800 numeri di Tex e 42mila figurine di calciatori. E poi treni, giocattoli e 007 È
barbiere di professione, ma è un collezionista per passione. Andrea Ienna, con bottega in via Giolitti e bicicletta che lo porta in giro per Veneto, Lombardia e Trentino, è un cinquantenne che non ha mai abbandonato le passioni di gioventù: collezionismo, appunto, oltre al calcio (è presidente della squadra del Cresole nel Comune dove abita) e ciclismo. “In fondo – commenta con saggezza e un sorriso – i collezionisti sono degli eterni bambini, moderni Peter Pan che non vogliono crescere”. L’elenco dei suoi oggetti da collezione è davvero sterminato. Iniziamo con Tex, fumetto cult per generazioni di italiani, di cui possiede ottocento numeri, compreso il primo. Appassionato di ferromodellismo, non passa Natale che la moglie Sara non gli regali una locomotiva d’antan, un vagone o un locomotore moderno: così ha raccolto cinquanta locomotive, tutte quelle a vapore, prodotte da Rivarossi e Roco, come dire le migliori marche in circolazione. Lui ricorda ancora quando il papà Umberto lo accompagnava in stazione da piccolo e lui restava incantato a guardare i treni. Sul calcio, Andrea potrebbe allestire un museo. Possiede settanta maglie di giocatori, tutte vissute insomma, conservate sottovuoto: naturalmente c’è il Lanerossi e un pezzo pregiato è la maglia di Murgita della Coppa Italia; tra quelle del Milan una l‘ha firmata Kakà con dedica al figlio Sebastiano (i coniugi hanno un’altra figlia, Angelica); ne ha della Sampdoria (risale agli anni Settanta quando giocava a Genova Giuseppe Lelj, biancorosso che poi è rimasto a vivere a Vicenza. Tra i grandi nomi sulle maglie ci sono quelli di Marcel Desailly e Alberico Evani, naturalmente del Milan. Attenzione, le maglie dei calciatori non si comprano: la sua regola è ferrea. Tra i giocatori che gliele regalano ci sono anche Mimmo Di Carlo e di Fabio Viviani, amici personali. Sempre restando nel settore calcistico, un’altra passione del collezionista vicentino sono le figurine. Andrea Ienna possiede tutti gli album delle figurine Panini completi dal 1969 a oggi. Se si pensa che ognuno ha 800-850 pezzi, significa che stiamo parlando di un patrimonio di 42mila figurine di calciatori. Se le procura in molti modi: contatta altri collezionisti in tutta Italia, frequenta mercatini e fiere. E naturalmente s’intavola una trattativa a seconda delle condizioni del pezzo, della sua rarità (ricordate la figurina di Pizzaballa, autentico must introvabile?) e della sua età. Il vero lavoro del collezionista in questo campo è quello di completare l’album senza ricorrere all’editore: sarebbe troppo facile. Siccome, come abbiamo detto, si resta sempre bambini, nelle collezioni di An-
Con realismo e ironia, Ienna spiega la sua passione: “Noi collezionisti siamo dei Peter Pan che non vogliono crescere”. Possiede anche giocattoli che risalgono a mezzo secolo fa in perfette condizioni, mattoncini Lego, tutti i film di James Bond e i modellini delle auto che ha usato nelle pellicole
Andrea Ienna mostra alcuni oggetti delle sue numerose collezioni: dai trenini ai Lego, dai fumetti ai soldatini, la sua passione è sterminata
drea non possono mancare i giocattoli: tanto per dire, il nostro Peter Pan vicentino possiede 40 auto Burago in perfette condizioni e una Lancia Hf che gli è stata regalata a quattro anni e sembra ancora nuova. Non parliamo della sua collezione di adesivi, gran parte dei quali vicentini, che si contano a centinaia. “I giocattoli vanno trattati bene, con rispetto – spiega – Se ne vedo uno a un mercatino, lo compro e poi lo conservo”. Insomma non ci gioca. Così succede per i 150 soldatini di marca Britains e quelli Atlantic, che sono in scala H0. Succede lo stesso per i mattoncini Lego, che pure acquista o che gli regalano: lui li lascia da parte, ancora incartati, e non li tocca. Infine, un’altra passione di Andrea sono i film di 007: possiede tutti i dvd dei film dell’agente segreto di sua maestà e tutti i modellini delle auto usate nei film. Scusate se è poco, direbbe Totò.
Sport
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L’impresa in California. Simone Salvagnin, 37 anni, s’è aggiudicato il riconoscimento alla Coppa del mondo a Los Angeles
Medaglia d’oro all’atleta ipovedente capace di scalare pareti impossibili Fa parte della Nazionale di paraclimbing e, assieme alla sua guida Luca Montanari, gira per i continenti nelle varie competizioni internazionali. La sua filosofia: “Penso che i limiti siano solo un punto di partenza e non di arrivo. Per me il paraclimbing è una meditazione attiva”
Simone Salvagnin in azione a Los Angeles e nel momento della premiazione con la sua guida, Luca Montanari
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paesi. Se durante la pandemia ho lavorato sulle mie radici dedicando tempo alla mia compagna, ora mi piacerebbe continuare ad esplorare me stesso e il mondo con nuove sfide. Nel paraclimbing, infatti, il mio obiettivo futuro è arrivare a scalare una falesia con il grado di difficoltà 8°, mai raggiunto da un’atleta ipovedente”. Una tenacia che Simone trasmette anche nel suo lavoro di formatore e relatore dove è solito dare questo consiglio ai giovani: “Abbiate pazienza, perché le soddisfazioni, quelle più belle, arrivano dopo tanti sacrifici fisici ed emotivi che vi portano ad una crescita personale”.
a Schio al podio della coppa del mondo di paraclimbing a Los Angeles: Simone Salvagnin si aggiudica la medaglia d’oro nell’ultima tappa del circuito dell’International Federation of Sport Climbing. Per un’atleta di arrampicata sportiva la strada per arrivare alla vetta è un percorso in cui servono un fisico equilibrato, ottima coordinazione, tanta concentrazione, riflessi pronti e una buona guida per orientarsi. Capacità che Simone Salvagnin, 37 anni, atleta ipovedente di Schio, ha sviluppato sin da bambino allenandosi sulle montagne dell’Alto Vicentino dalle quali è partita la sua carriera con la nazionale di paraclimbing, che l’ha recentemente portato sul podio della Sender One Climbing Gym di Los Angeles dove ha vinto la medaglia d’oro nella categoria maschile blind B2 insieme alla sua guida Luca Montanari. Colpito a tredici anni da una retinite pigmentosa che gli ha portato via la vista lasciandogli solo la percezione di luci e ombre, Simone ha trovato nello sport una cura per la mente e il corpo perché come spiega: “Penso che i limiti siano solo un punto di partenza e non di arrivo. Per me il paraclimbing è una meditazione attiva. Il gesto dell’arrampicata mi permette di
vivere pienamente il presente e mi regala un’incredibile sensazione di libertà. Grazie a questo sport ho allenato la fisicità e migliorato la mia capacità di autonomia nella vita quotidiana. Tutti abbiamo dei limiti, ma è solo imparando a conoscerli che riusciremo a superarli”. A guidarlo e sostenerlo nel suo percorso di atleta c’è sempre stata la famiglia, a partire dalla mamma Lina, dal fratello Tommaso e dalla fidanzata Lucia e, nel corso degli anni, si sono aggiunti Cora, un labrador nero che di professione fa il cane guida, Alessandro Bigi il suo preparatore atletico, la guida alpina Loris Manzana e Luca Montanari, mental coach e sua nuova guida che l’ha aiutato nelle recenti competizioni del circuito dell’International Federation of Sport Climbing. Quella di Los Angeles, infatti, è stata l’ultima tappa di un tour internazionale, composto da quattro gare, tre del circuito di coppa del mondo e il mondiale, che ha impegnato Simone e Luca in arrampicate tenutesi a Innsbruck, in Austria, e successivamente in Francia e Russia fino ad arrivare all’ultima tappa di Los Angeles che gli ha regalato grandi emozioni: “È stato un torneo intenso – spiega Simone – non solo perché venivamo dallo stop a causa della pande-
Sara Panizzon
mia, ma anche perché erano le prime competizioni ufficiali in cui Luca mi ha affiancato come guida. Per prepararci alle gare abbiamo lavorato sulla sinergia di squadra: Luca da terra con un interfono coordina i miei movimenti in parete. Precisione ed empatia sono fondamentali per ottenere risultati”. Oltre al paraclimbing Simone è anche un appassionato viaggiatore e, in tandem, ha esplorato l’Asia, il Sud America e l’Italia salendo sulle vette delle Ande e delle Alpi: “La bici tandem- racconta- è il mio strumento per conoscere altri
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La duplice ricorrenza. Lo scienziato vicentino compie ottant’anni e la sua invenzione del microprocessore ne celebra cinquanta
Doppio anniversario per Federico Faggin che scrive un nuovo libro sulla coscienza Dopo “Silicio” nel quale ha raccontato le sue quattro vite, adesso pubblica un nuovo lavoro: “In genere si pensa che il cervello venga prima della coscienza: vi dimostrerò che è vero il contrario”
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er i suoi 80 anni, che compirà il 1° dicembre, pubblicherà un libro del quale ha anticipato l’idea di fondo: “In genere si pensa che prima viene il cervello e solo in seguito la coscienza. Voglio dimostrare che è vero il contrario”. Un sfida interessante al pensiero contemporaneo. Del resto, alle sfide è abituato. Per Federico Faggin il 2021 rappresenta una doppia ricorrenza: non solo quella dei suoi 80 anni (dei quali 54 vissuti con la moglie Elvia Sardei) ma anche i 50 anni dell’invenzione del microprocessore, quel “chip” di silicio che ha cambiato il mondo. Per quell’invenzione il presidente Obama l’ha premiato nel 2009 con la Medaglia nazionale della tecnologia e l’innovazione, mentre Elettra Marconi gli consegnò il premio intitolato a suo padre Guglielmo. E proprio “Silicio” Faggin ha intitolato il suo libro che ha pubblicato nel 2018 e ha presentato due anni fa a Vicenza, il cui sottotitolo è eloquente: “Dalla scoperta del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza”. È una frase che segna la più recente direzione della riflessione che Faggin ha intrapreso, in quella che definisce la sua quarta vita. La prima è quella di Vicenza, la seconda è quella della Silicon Valley che lo portò all’invenzione del microprocessore, quando per la prima volta in un singolo chip conteneva la potenza di un intero calcolatore. La terza vita è quella dell’imprenditore di successo che è durata fino a dieci anni fa: del suo chip Zylog 80 non sa neanche quanti ne ha venduti, se 5 o 15 miliardi di pezzi. Sono gli anni in cui inventa il touch screen e il touch pad: quando strisciate il dito sul telefonino pensate a lui che ne è il padre. Steve Jobs aveva ben compreso la portata di questa invenzione: gli chiese di avere l’esclusiva, ma Faggin gli rispose di no. Poi la Apple ci arrivò da sola e creò lo smartphone che ha cambiato la vita del pianeta Terra. Pentito? “Neanche un po’. Se avessi ceduto il brevetto a Steve Jobs avrei chiuso il mercato. Così, invece, il mercato si aprì per tutti. La mia azienda quintuplicò il fatturato”. La quarta vita è quella della riflessione sulla scienza. Faggin ha
Nelle due immagini di questa pagina, Federico Faggin a trent’anni quando inventò il microprocessore negli Usa e ritratto sulla copertina del recente suo libro “Silicio”
chiuso con l’attività imprenditoriale, ha creato una fondazione e ha finanziato (con iniziali cinque milioni, dirottati alle università) la ricerca sul rapporto tra cervello e coscienza. La consapevolezza è la sua nuova frontiera. Parte da una considerazione di base: “Mi sono reso conto – ha spiegato – che il computer non può essere cosciente”. Così ha iniziato a guardare in un’altra direzione: “La coscienza è molto diversa da quello che pensiamo – ha spiegato – Personalmente, ho preso coscienza del mistero. E ho avuto un’esperienza mistica: mi sono sperimentato come il mondo che osserva il mondo. Mi sono visto da fuori”. Ma cos’è successo, Faggin ha gettato via tutte le sue vite, ha rinnegato tutto ciò che l’aveva reso ricco e famoso per seguire la new age? Assolutamente no. Risponde: “Il mio non è un atteggiamento anti-scientifico. La spiritualità è sperimentale: fa esperimenti dentro di noi come la scienza li fa all’esterno”. Cita Edmund Husserl: “La coscienza non è una cosa fra le cose, ma l’orizzonte che contiene ogni cosa”. Aggiunge: “Ci vorranno quarant’anni perché la scienza accetti quello che dico. Ma, per citare Burrhus Skinner, il problema non è se le macchine sappiano pensare, ma se gli uomini lo facciano”. (a.d.l.)
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Cultura
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Le curiosità della grande mostra in Basilica. Rassegna di portata storica: esposti 90 pezzi giunti da 64 prestatori del mondo
I coniugi tornano sposi dopo 500 anni E il maiale indica il valore delle opere L
’importanza della mostra che si aprirà in Basilica palladiana il prossimo 11 dicembre, per chiudersi il 18 aprile 2022, sta in quattro immagini: due sono i ritratti di Iseppo da Porto e Livia Thiene e altri due rappresentano un quadro di Jacopo Bassano e un prezioso gioiello di Valerio Belli. Perché sono importanti queste quattro immagini? Perché sono il simbolo dello sforzo organizzativo e scientifico per allestire la mostra intitolata “La fabbrica del Rinascimento”, che sarà l’avvenimento culturale dell’anno. La cura della mostra è di Guido Beltramini, direttore del Centro internazionale di architettura “Andrea Palladio”, di Davide Gasparotto, curatore del dipartimento di pittura del museo Paul Getty di Los Angeles e di Mattia Vinco, dell’università di Trento. Non c’è la sua firma, ma anche Xavier Salomon, direttore della Frick collection di New York, ha dato il suo contributo. La rassegna ospiterà 90 opere arrivate da 64 prestatori d’Europa e d’America ed esplora il il Cinquecento, il secolo d’oro di Vicenza, con un approccio multidisciplinare. Si punterà lo sguardo su architettura, pittura e scultura, i cui portabandiera sono Palladio, Veronese e Vittoria, per comprendere quale rivoluzione i giovani di allora abbiano innescato per ribaltare le abitudini dei “vecchi” Tiziano e Bellini. Palladio e Veronese lavorarono assieme a palazzo Iseppo da Porto mentre Palladio e Vittoria a palazzo Thiene. Si diceva del paziente lavoro di recupero dei quadri vicentini nel mondo. La dimostrazione giunge dai ritratti dei coniugi da Porto. Tra le 90 opere che saranno esposte, dal Kunsthistoriches Museum di Vienna giungerà l’Unzione di Mosè di Paolo Veronese, dal Louvre il Ritratto di due cani di Jacopo Bassano; dai musei Vaticani un crocefisso di Valerio Belli, principe degli incisori; dagli Uffizi di Firenze il ritratto di Livia Thiene, dal museo di Baltimora, grazie alla mediazione di un altro vicentino illustre, l’ambasciatore Armando Varricchio, già a Washington e adesso a Berlino, arriverà il ritratto di Iseppo da Porto. Così, per la prima volta i ritratti dei due coniugi, Iseppo da Porto e Livia Thiene, saranno riuniti a Vicenza dopo 500 anni. Torneranno davvero a casa. L’altro aspetto curioso è la com-
I ritratti di Iseppo da Porto e di Livia Thiene firmati da Paolo Veronese dopo mezzo migliaio di anni ritornano da Vicenza dagli Uffizi e dagli Usa. Il curioso espediente del maiale per comparare, attraverso gli studi di Edoardo Demo, il valore delle opere al tempo
I due quadri di Iseppo da Porto e di Livia Thiene e le due opere di Jacopo Bassano che giungerà dal Louvre, valutata un terzo di maiale, e i cristalli incisi di Valerio Belli, valutate 270 maiali
parazione dei valori del tempo delle opere, che erano assai diversi da quanto si può pensare. Naturalmente, per giungere a un raffronto, c’è bisogno di una moneta comune. E qui Beltramini ha avuto un’idea brillante: ha trasportato pari pari a Vicenza un’invenzione del Metropolitan museum di New York che hanno chiamato “counting cows”. Al “Met”, infatti, usano le vacche come unità di misura del valore, mentre a Vicenza si utilizzerà il maiale, ma il concetto è lo stesso. Il compito di misurare i costi e di compararli alla moneta scelta,
vale a dire il maiale, è stato affidato a Edoardo Demo, illustre storico dell’economia con cattedra all’università di Verona. Ha stabilito il valore di un dipinto in relazione al costo della vita del tempo. Si potrà così scoprire che un delizioso quadro di Jacopo Bassano, “I due cani” oggi al Louvre vale un terzo di maiale, mentre la collezione dei cristalli di Valerio Belli arriva alla stratosferica quotazione di 270 maiali. Il che sta appunto a significare quello che si scriveva sopra, cioè che l’abilità di Belli nell’incisione era valutata molto più delle doti di Jacopo Bassano a dipingere.
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I luoghi della fiction. Dai tempi del Commissario Pepe, cioè da 50 anni, la città non era così al centro di un film
La “Luce” di Anna Valle illumina Vicenza Bisogna tornare al film di Ettore Scola, oltre mezzo secolo fa, per trovare una Vicenza che diventa la quinta scenografica di tutta la fiction. Dalla Basilica palladiana al teatro, da ponte San Michele al liceo Lioy, da parco Querini a palazzo Chiericati, moltissimi sono i luoghi vicentini riconoscibili nella fiction di Canale 5
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rano almeno cinquant’anni, dai tempi del Commissario Pepe di Ettore Scola, che Vicenza non diventava centrale nella realizzazione di un film, o meglio di una serie tv com’è stata quella interpretata da Anna Valle, “Luce dei tuoi occhi” per Canale 5. Certo, molti altri film dal 1969 a oggi sono stati girati a Vicenza: dal “Comune senso del pudore” con Alberto Sordi nel 1976 con Virgilio Scapin a impersonare l’edicolante ad “Antonio, guerriero di Dio” di Antonio Belluco del 2006 che prevedeva scene in Basilica Palladiana dedicate a Sant’Antonio. Perfino le produzioni di Bollywood sono state girate a Vicenza, ma, appunto, era da più di mezzo secolo che Vicenza non diventava la scenografia di un intero film. In “Luce dei tuoi occhi”, la città è sempre presente: il teatro comunale si vede a inizio della prima puntata quando Emma atterra, in quello che non è un aeroporto ma appunto il parcheggio del teatro civico, che è stato per alcune settimane proprio il campo base della produzione durante le riprese ospitate in città tra agosto e ottobre 2020. La Basilica palladiana svetta nelle riprese aeree e nella finzione il suo elegante loggiato e l’antico scalone di accesso al piano nobile sono gli esterni della Scuola di danza di Emma Conti. La zona di ponte San Michele e ponte San Paolo, a due passi da piazza dei Signori sono i luoghi scelti per molti esterni, compresa l’abitazione di Valentina, mentre proprio il muro della sede della Provincia di Vicenza, in contrà Gazzolle, è quello dove Emma trova il murales di Darkout. Moltissimi altri sono i luoghi di Vicenza che appaiono nella fiction diretta da Fabrizio Costa, con Giuseppe Zeno co-protagonista, scritta da Eleonora Fiorini e Davide Sala, prodotta da Massimo Del Frate, Head of Drama di Banijay Studios Italy per Rti. C’è palazzo Folco che ha rivissuto come Questura della città, quale effettivamente era fino a metà degli anni Ottanta, mentre adesso è chiuso. C’è Monte Berico che fa da quinta a molte scene, ma anche il liceo Lioy che interpreta se stesso, appare un interno di palazzo Chiericati, si vede il ponte romano alle Barche sullo sfondo di una scena, e poi la “spiaggetta” a San Biagio, parco Querini, la loggia del Capitaniato, oggi sede comunale, che diventa la sede di un saggio di danza, piazza delle Erbe, ponte San Michele, il quartiere di San Rocco. Nelle riprese, la produzione è stata seguita oltre che dagli addetti comunali, dalla Vicenza film commission e dal personale del consorzio di promozione turistica Vicenza è, che quest’anno compie trent’anni di vita. I film come questo, infatti, sono un importante veicolo di promozione turistica per Vicenza e il suo territorio, come Vladimiro Riva e Carla Padovan, al timone da trent’anni del consorzio, sanno bene. Paolo Di Lorenzo
In alto Anna Valle che da 15 anni è cittadina di Vicenza e abita in corso Fogazzaro, è stata la protagonista della fiction. Qui la vediamo in molte immagini di scena, concesse da Canale 5. La città ha fatto da quinta alla serie televisiva, che ha riscosso grande successo
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Spettacoli
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Il cartellone 2021-2022. Sono 81 appuntamenti, da metà novembre sino a tutto maggio dell’anno prossimo, ad ampio raggio
Teatro, una stagione di grande qualità Prosa, musica, danza e perfino il circo G
iancarlo Marinelli ha usato una sola parola per definire la stagione al teatro di Vicenza che sta per iniziare: qualità. Gli 81 appuntamenti, da metà novembre a tutto maggio 2022, sono uniti da questa filosofia: “Che non significa – ha spiegato il direttore artistico Marinelli – portare qui l’attore di fama. Vuol dire che l’estetica, la narrativa e la tecnica degli spettacoli sono improntate alla qualità. Perché in questo teatro c’è una sola prima attrice, Vicenza. E un solo regista, il pubblico”. Gli ha fatto eco l’assessore alla Cultura, Simona Siotto: “Sono stati 500 i giorni di chiusura del teatro in questo anno e mezzo, e per me ciascuno di questi 81 appuntamenti è una riapertura. La bellezza in questo Paese non è data per scontata, ma è una conquista quotidiana”. Pier Giacomo Cirella, segretario generale della Fondazione teatro, ha spiegato come lui e i tre direttori di sezione, Annalisa Carrara per il teatro, Loredana Bernardi per la danza e Piergiorgio Meneghini per la musica, si sono mossi: “Non ci bastava una buona programmazione, dovevamo fare di più perché fosse una festa”. E il sindaco Rucco, che guarda all’appuntamento del 2024 con l’obiettivo di vedere Vicenza capitale della cultura, ha puntualizzato che quando si parla di cultura c’è un intero territorio che sostiene la città. Ecco perché Enrico Hüllweck, presidente della Fondazione teatro, paragona il teatro di Vicenza a una grande calamita che attrae energie, quelle di attori e pubblico. La stagione al teatro di Vicenza spazia dalla prosa alla musica, dalla danza al circo. I nomi sono importanti: Stefano Accorsi, Alessio Boni, Nancy Brilli, Simone Cristicchi, Matthias Martelli, Romina Mondello, Chiara Noschese, Andrea Pennacchi, Ottavia Piccolo, Serra Yilmaz per la prosa. Per la danza, ci sono personaggi e coreografie di alto livello italiane accanto a prestigiose compagnie e solisti internazionali come l’Aterballetto, Anzelika Cholina Dance Theatre, Silvia Azzoni, i BJM (Ballets Jazz de Montréal,) Marco D’Agostin, Silvia Gribaudi, Hofesh Shechter II, Parsons Dance Company e il Balletto Yacobson di San Pietroburgo. Beatrice Rana, Jan Lisiecki, The King’s Singers, Umberto Benedetti Michelangeli, The Thallis Scholars, Richard Goode, sono i fuoriclasse della concertistica, mentre Alexander Lonquich, Francesco Erle, Carlo Boccadoro, Barnabás Kelemen, Marco Alibrando, sono i nomi della sinfonica. Machine de Cirque e Recirquel Company Budapest sono le compagnie del nuovo circo che si esibiranno, mentre Drusilla Foer, Edoardo Bennato, Teo Teocoli, Ale e Franz i
I nomi dei protagonisti sono eccellenti: Stefano Accorsi, Andrea Pennacchi, Nancy Brilli, Alessio Boni, Romina Mondello, Teo Teocoli, Edoardo Bennato, Ottavia Piccolo, Drusilla Foer solo per citare gli attori di prosa
nomi dei protagonisti dei fuori abbonamento. E non sono tutti. C’è inoltre un filo sottile collega la nuova stagione del Comunale con gli spettacoli classici al teatro Olimpico di cui è sempre direttore artistico Marinelli. Si assisterà al ritorno di Drusilla Foer che, dopo il grande successo come protagonista de “L’Histoire du Soldat”, presenterà “Eleganzissima”, il recital ispirato alla storia della sua vita fuori dagli schemi, mentre Romina Mondello, dopo essere stata un’intensa Medea all’Olimpico, avvolta nei veli sontuosi del mistero, diventerà “Jackie” (Kennedy) in un monologo fresco di debutto. E ancora: Marianella Bargilli, che ha dato corpo e voce a Fedra nei Classici di quest’anno, sarà protagonista della versione teatrale del romanzo testamento di Pirandello, “Uno, nessuno e centomila” mentre Andrea Pennacchi, che all’Olimpico ha condotto il pubblico a navigare tra i flutti della sua personale Piccola Odissea (nel 2020), narrerà l’umanissima Guerra di Bepi in “Mio Padre – appunti sulla guerra civile”.
Alcuni attori che saliranno sul palcoscenico del teatro comunale di Vicenza: Nancy Brilli, Stefano Accorsi ed Andrea Pennacchi
Stili di vita
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Notizie dal mondo quasi inverosimili. Armati del traduttore automatico di Google, abbiamo raccolto le news più curiose
Condizionatori d’aria vietati ai Caraibi Chirurgia miracolosa nel Kirghizistan Risaltano anche l’attività del Comitato centrale del partito dei lavoratori nordcoreani, che sta preparando un fulgido e glorioso avvenire come i controlli antisofisticazione sui gamberetti in Cambogia
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a pandemia vi ha ristretto la mente, gli spazi e le vedute? Tranquilli, il mondo continua ad essere grande come prima basta solo riaffacciarvisi con rinnovata curiosità. Grazie al web e al traduttore automatico di Google che tanto assomiglia al lessico dei fratelli De Rege, ecco qua una breve carrellata di notizie, fatti, avvenimenti dal Kirghizistan all’Olanda passando per la Cambogia, con la granitica certezza che il Comitato Centrale del Partito dei lavoratori Nordcoreani ci sta preparando un fulgido e glorioso avvenire. PHNOM PENH POST, CAMBOGIA. È uno degli innumerevoli casi in cui i venditori vogliono così tanto denaro da dimenticare di pensare a ciò che hanno fatto, distruggendo la salute umana e sfruttando il prossimo. Recentemente, la polizia ha trovato 50 kg. di gamberi e aragoste d’acqua dolce con gelatina iniettata per truffare i consumatori. I funzionari hanno ispezionato la qualità dei frutti di mare al mercato del pesce, situato lungo Trolok Bek Road, Sangkat Teuk Thla, Khan Sen Sok. L’ufficiale ha punito e ordinato all’imprenditore di smettere di violare la legge. BORBA, BULGARIA. I membri di quattro club per pensionati hanno celebrato insieme la Giornata internazionale delle persone anziane. I rappresentanti degli anziani di Pazardzhik, Kostinbrod, Dolna Banya e du Kuklen si sono riuniti nel monastero dei Santi Kozma e Damyan. Dopo aver acceso una candela per la salute, tutti hanno versato in una bottiglia l’acqua curativa della sorgente. La monaca Anastasia ha raccontato la storia del monastero e ha raccomandato di non perdere la fede, lla speranza e l’amore per Dio. I pensionati sono stati generosamente trattati dalla fraternita con dolci, pasticcini, tè e caffè. PEOPLE’S, COREA DEL NORD. Alla grande inaugurazione dell’Esposizione nazionale per lo sviluppo della difesa in commemorazione del 76° anniversario della fondazione del Partito dei lavoratori
della Corea (WPK) nella sala delle Esposizioni della Terza Rivoluzione si è riunita la potente difesa nazionale della Corea, con varie armi e attrezzature tecnologiche da combattimento sviluppate negli ultimi anni. Funzionari delle aree centrali e locali, funzionari delle
Un’immagine della sfilata in occasione della prima riunione, dopo 36 anni, del Partito dei lavoratori nordcoreano
agenzie provinciali e scienziati, ingegneri e lavoratori hanno visitato la sala espositiva con infinito orgoglio. Gli osservatori non hanno potuto fare a meno di esprimere la loro inesauribile ammirazione per il grande Comitato Centrale del Partito, che sta aprendo una nuova era di rafforzamento della forza di difesa nazionale indirizzando la causa del prospero Paese verso la vittoria e la gloria. KIRGHIZISTAN GAZETA. La chirurgia per cambiare aspetto sta guadagnando popolarità in Kirghizistan e molte ragazze iniziano a pensare che non esiste paradiso senza belle palpebre, guance lisce, naso camuso e molto altro. I più popolari tra le donne in Kirghizistan sono la blefaroplastica, la mammoplastica e la gluteoplastica. Tra gli uomini la rinoplastica, così come l’eliminazione delle orecchie cadenti. Anche gli interventi di ingrandimento del pene vengono eseguiti abbastanza spesso. “A volte l’operazione non è necessaria”, afferma Dmitry Prokopyev. DE TELEGRAAF, OLANDA. Per rendere i Paesi Bassi Caraibici più sostenibili, la popolazione dovrebbe fare meno docce e usare meno spesso l’aria condizionata. Questa proposta del ministro uscente Ollongren (Affari interni) ha suscitato reazioni furiose sui social media. Si pone la domanda se il ministro sappia quanto può fare caldo sulle isole. La sua proposta viene respinta come interferenza coloniale. “Vorrei sapere quante volte la sig. Ollogren fa la doccia quando ci sono più di 30 gradi ogni giorno e come dorme a una temperatura di 28 gradi di notte”, si chiede un residente di Bonaire. Alberto Graziani
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Politica. Per la Lega veneta si apre una nuova stagione di confronto interno
L’invito di Marcato: “Ora è il tempo dell’ascolto, la parola alla base sulle decisioni che contano” L’assessore regionale conferma la sua disponibilità al ruolo di segretario veneto: “Non sarò io ad imporlo, ma se la Lega me lo chiede ci sarò”
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oberto Marcato lo ha sempre detto: “Bisogna far presto e avviare quanto prima la stagione dei congressi. Sono da sempre l’anima del nostro partito. La parola sulle decisioni che contano va data prima ai militanti”. Del resto lo avevaa ripetuto per tutta l’estate: “A settembre chiederò che si vada avanti, la pandemia ha rallentato tutto, ma appena è possibile dobbiamo tornare a incontraci, a guardarci e adirci le cose in faccia come siamo abituati a fare, come in Lega si fa da sempre”. Storico fondatore della Liga Veneta, attuale componente del direttorio regionale, già membro del direttivo federale della Lega Nord, grazie pure al record di 11.657 preferenze ottenute a settembre 2020 con la rielezione di Zaia al governo regionale, l’attuale assessore regionale allo Sviluppo economico e all’Innovazione assessore Roberto Marcato ha davvero tutti i numeri, storia politica e d esperienza amministrativa per dire la sua. “Ora che abbiamo superato, anche se
non del tutto, la pandemia e le restrizioni dovute al Covid, si torna all’attività politica. La prima cosa da fare era fissare i congressi di sezione, poi i provinciali e quindi i regionali. Speriamo di partire a breve. I militanti hanno il bisogno e il diritto di potersi scegliere i loro rappresentanti. Io capisco, del resto, anche il lavoro fatto dal commissario, che è scelto direttamente dal partito e al quale spettano i compiti a volte più ingrati e complicati, non è dei facili e per questo mi sento di ringraziarli. Oggi però è il tempo dell’ascolto della nostra base e delle decisioni condivise. Su questo siamo tutti d’accordo”. Ma non ci sono due anime nella Lega anche in Veneto. “Due anime? In Lega ci sono dieci, venti, centinaia di anime, non solo in Veneto, ovunque. Ed è giusto che sia così. La nostra matrice è questa: noi siamo il partito più democratico tra tutti, a partire da quanto previsto dal nostro Statuto e dai regolamenti, siamo espressione fedele di un mondo in cui ognuno ha un proprio pensiero e lo
Al via i congressi in tutta la regione Stefani: “Possiamo contare su 22 nuovi sindaci, avanti nel segno del buon governo”
esprime liberamente, sarebbe grave non potesse farlo a casa sua ossia all’interno del proprio partito”. Marcato interviene sulla sua candidatura a segretario regionale della Lega che, nella nostra regione, ha confermato, anche alle recenti elezioni, tutta la sua forza e capillarità. ”Confermo la mia disponibilità. Ma non sarò io a deciderlo, non sarò mai io a imporlo. Io sono un “alpino” ed eseguo gli ordini: se la Lega me lo chiede, io ci sono. Mi auguro che la stagione congressuale possa essere anche uno stimolo per l’agenda politica: dedichiamoci un po’ di meno al Green Pass e un po’ di più all’autonomia”. (g.b.)
L’intervento. Albero Villanova sul referendum per l’autonomia
“Dopo quattro anni nessun passo indietro nonostante le resistenze di Roma” “Quattro anni fa, 2.273.985 veneti, recandosi alle urne, chiesero democraticamente che fosse assegnata maggiore autonomia alla nostra Regione. Oggi, quella richiesta, nonostante le molte, troppe promesse disattese da Roma, non viene meno. Anzi, siamo sempre più saldi nella nostra convinzione: il Veneto deve avere l’Autonomia, è un suo diritto costituzionale e ha dimostrato di meritarsela”. Lo afferma Alberto Villanova, Presidente dell’Intergruppo Zaia Presidente e Liga Veneta per Salvini Premier, nei giorni del quarto anniversario del referendum per l’Autonomia differenziata del Veneto. “E’ un percorso lungo e complesso, ma le difficoltà incontrate sul nostro
cammino fino ad ora non ci hanno scoraggiato – sottolinea il consigliere regionale - Nel corso di questi quattro anni ci hanno accusato di voler spaccare l’Italia, di voler attuare una ‘secessione dei ricchi’, di essere egoisti. Quanto accaduto negli ultimi due anni, con la devastazione creata dalla pandemia, ha reso a tutti evidente che la solidarietà tra Regioni non verrà mai meno. Abbiamo ampiamente dimostrato che non è questo il nostro obiettivo. Chiediamo solamente che ci venga riconosciuto quanto la Costituzione già prevede. Non ne facciamo una semplice questione economica. Poter attuare una più efficace gestione dei fondi significa poter migliorare i servizi ai nostri cittadini: la sanità, l’istruzione, le infra-
strutture. È per questo che dobbiamo continuare a insistere sulla via dell’Autonomia”. “Ed è per questo che non ci tireremo indietro, ma continueremo a lottare finché non avremo ottenuto quanto i veneti, con un voto democratico e nel pieno rispetto delle leggi e delle regole, hanno chiesto”, conclude Villanova.
La macchina organizzativa si è già messa in moto. Al via nelle prossime settimane in tutto il Veneto i congressi della Lega. Il conto alla rovescia è iniziato non appena le restrizioni Covid lo hanno permesso e archiviate le elezioni amministrative di ottobre dalle quali la Lega è uscita con risultati che confermano il Veneto tra le regioni a più alto radicamento nel territorio. “Stiamo rispettando la tabella di marcia – afferma l’onorevole Stefani – . Per noi, del resto, non si tratta di una novità nell’agenda di partito. Al nostro interno sapevamo che i congressi di sezione si sarebbero tenuti dopo le elezioni tra la fine di ottobre e novembre. Il segretario Salvini l'ha sempre detto. Purtroppo non è stato possibile celebrarli prima a causa delle restrizioni legate al Covid, ma ora la macchina organizzativa si attiverà per garantire a tutte le sezioni di eleggere i propri vertici. Peraltro, di fatto, i commissari sezionali sono in buona parte i segretari uscenti, quindi non sarà difficile muoversi, per quanto la Lega, a differenza di altri partiti, abbia 1.500 sezioni in tutta Italia, il cui rinnovo prevede uno sforzo organizzativo importante”. I congressi provinciali sono in calendario per la primavera, ma non dopo le amministrative del prossimo anno, per cui è stato immaginato marzo. Oltre agli appuntamenti congressuali continua l'attività sul territorio. “Siamo impegnati ai gazebo sul referendum – specifica il coordinatore regionale –. Abbiamo fatto una buona infornata, accogliendo nel partito 22 nuovi sindaci, quasi un centinaio di nuovi amministratori e altri si stanno aggiungendo, 8 sindaci su 8 sono stati riconfermati nell’ultima competizione elettorale con percentuali rilevanti in numerosi Comuni. Sono numeri importanti che confermano la presenza capillare della Lega in tutto il Veneto proprio grazie ai nostri militanti. Siamo tra la gente e con la gente ogni giorno, e i cittadini lo hanno capito. Ora vogliamo continuare così, nel segno del buon governo e della buona amministrazione”. (g.b.)
Regione
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Il dibattito. Organizzato al Vinitaly dal gruppo consiliare di Forza Italia Veneto
“Difendiamo il vino italiano dalle bevande anonime” “G
iù le mani dal vino italiano. Una bevanda senza alcol non può e non deve essere chiamata vino”. È il messaggio, forte, chiaro e unitario, emerso dal convegno “Pericoli e ambiguità della riforma europea della Pac sul vino Igp e Doc dealcolato. Azioni di tutela: obiettivo fare sistema”, organizzato dal Gruppo consiliare Forza Italia Veneto nella prestigiosa cornice del Vinitaly. All’evento hanno partecipato, ospiti dei consiglieri regionali Elisa Venturini e Alberto Bozza, Confagricoltura Veneto, Coldiretti Veneto, Cia - Agricoltori Italiani, Unione Consorzi Vini Veneti DOC, Avive. “Vogliamo fare luce sulle criticità della riforma della Pac in merito al processo di dealcolazione, che potrebbe interessare anche le aree con denominazione d’origine – ha esordito Venturini -. Non vogliamo apparire contrari a priori a pratiche enologiche nuove, ma deve esserci un confine netto
tra il vino e la bevanda. Per questo abbiamo presentato in consiglio regionale una mozione per chiedere che la Regione sensibilizzi il governo affinché preveda alcune importanti raccomandazioni”. Il consigliere Alberto Bozza ha parlato, senza mezzi termini, di “invasione alla nostra cultura e identità a livello europeo” insistendo sulla necessità di “difendere il nostro modo di fare il vino”. Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, ha ribadito: “Il vino italiano è la bandiera più rappresentativa dell’agroalimentare italiano. Come è possibile pensare di scomporre un puzzle perfetto come il vino togliendo un elemento essenziale come l’alcol? Se lo si fa per rispondere alle esigenze del mercato musulmano allora va chiarito che il prodotto non si deve chiamare vino”. Cotarella ha poi lanciato l’allarme sul possibile danno ai piccoli produttori: “Non possiamo metterli in condizione
di non offrire un prodotto perché richiede un’organizzazione industriale”. Il sottosegretario all’Agricoltura Andrea Battiston, in videomessaggio, ha detto che “il vino dealcolato è una delle battaglie che stiamo portando avanti per difendere i nostri prodotti da tutti gli attacchi che stanno arrivando da molte direzioni. Fare sistema è fondamentale”. “Noi non siamo contrari a una bevanda a base di vino completamente o parzialmente dealcolata – ha precisato Domenico Bosco, responsabile nazionale vitivinicolo di Coldiretti-. Sappiamo che c’è una crescente fetta di consumatori, non solo arabi, attratta dal noalcol. Non accettiamo però di far diventare vino ciò che vino non è”. Alberto De Togni di Confagricoltura Veneto ha chiarito che “va assolutamente evitata la confusione: deve esserci una chiarezza assoluta sul prodotto che viene offerto al
consumatore”. Il consigliere regionale Enrico Corsi ha ricordato, dal canto suo, l’approvazione in Regione di una legge sui musei del vino. “A Verona nascerà il museo del vino più grande d’Italia, se non d’Europa”. Luca Brunelli, responsabile vitivinicolo di Cia, ha aggiunto: “Sappiamo che i nostri disciplinari hanno una storia e non potranno essere stravolti per rincorrere uno specchietto per le allodole. Se ci sarà un mercato, la nostra agricoltura dovrà prenderne atto, fare impresa ed essere presente con un prodotto che però non sia però confuso con il vino”. D’accordo Franco Cristoforetti, presidente di A.Vi.Ve.: “Se il mercato chiede meno alcol dovremmo adattare la
nostra produzione per essere più ricercati. Nei disciplinari abbiamo scritto che sono consentite solo le pratiche tradizionali e sicuramente la dealcolazione non lo è. Pertanto, dovremo fare una battaglia perché questa pratica non venga riconosciuta”. Infine, Pierclaudio De Martin, presidente di U.Vi.Ve., ha messo in evidenza l’urgenza di tutelare il sistema vitivinicolo veneto e la necessità che i protagonisti del settore capiscano l’importanza di avere un bilancio non solo economico, ma anche sociale e ambientale: “Il nostro obiettivo è di arrivare a una certificazione in questo senso, per percorrere strade che non sono solo obbligate, ma che sono nel nostro Dna”.
“Il fotovoltaico non è alternativo all’attività agricola e sia inserito nel progetto di legge” Nel vivace dibattito sui parchi fotovoltaici in Veneto, sul consumo del suolo agricolo e sulla necessità di spingere sulle energie rinnovabili prende posizione il fronte favorevole all’agrivoltaico. A condividere la necessità di non affossare il fotovoltaico in agricoltura sono Confagricoltura Veneto Giovani, Italia Solare, Legambiente Veneto, Foiv – Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto e dell’Ordine Ingegneri di Verona e Provincia. Insieme lanciano un appello alla Regione: “Chiediamo di implementare il progetto di legge regionale n. 41, che propone di limitare in modo consistente l’installazione al suolo da parte degli impianti fotovoltaici, inserendo una definizione di agrivoltaico, utile a delineare le modalità di coesistenza tra produzione agricola ed ener-
mentare una inaccettabile contrapposizione getica oltre che a dimostrare che il fotovoltaico non è alternativo all’attività agricola”. tra suolo e sviluppo delle energie rinnovaA preoccupare è l’opposizione al fotovoltai- bili. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi e co a terra guidata in questi mesi dalla Coldi- utilizzare in primis terreni e cave dismesse dobbiamo individuare retti, che ha organizzato dei percorsi autorizzativi anche una raccolta di La presa di posizione semplificati e declinarli firme e diverse forme di di Legambiente, nella norma regionale in protesta, chiedendo alla discussione, altrimenti Regione di intervenire. Confagricoltura, si rischia di allontanare “Questa iniziativa legiOrdini degli Ingegneri possibili investimenti, a slativa, - continua la “codanno di tutti”. Il presializione dell’agrivoltaico” - che ha il pregio di aver fatto emergere dente dell’Ordine degli ingegneri di Verona aggiunge: “è necessario coniugare il fabbisoi difetti delle normative vigenti sugli usi del gno di energia green sulla base del Piano Nasuolo, è stata purtroppo accompagnata da una campagna mediatica contro il “fotovol- zionale Integrato Energia e Clima 2030 della taico” che oltre a sollevare i legittimi dubbi Regione, utile non solo a limitare gli aumenti di una parte dei promotori, rischia di ali- del costo dell’energia che stiamo subendo in
questo periodo ma anche alla salvaguardia dell’ambiente” Per Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, chiede ai consiglieri regionali “di rovesciare l’approccio del progetto di legge e trasformarlo da blocco e divieto tout-court per il fotovoltaico a norma per lo sviluppo della produzione di energia rinnovabile”. Piergiovanni Ferrarese, Presidente Confagricoltura Veneto Giovani: “Sia chiaro che nessuno di noi è a favore della speculazione né vuole sottrarre ettari all’agricoltura. Siamo però a favore di un contributo dell’agricoltura alla sostenibilità. Alcuni esempi pratici: gli impianti potrebbero essere installati in terreni marginali, difficilmente coltivabili oggi, o sui frutteti in aree non vincolate in sostituzione alle reti antigrandine”.
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La riflessione. Dai plastici di “Porta a Porta” ai canali Telegram
Media e Social VS Giustizia
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n questo tempo di bulimia mediatica, sopratutto alimentata dal mondo dei social, c’è un settore, quello della giustizia, che sembra risultare, presso l’opinione pubblica, sempre più irrilevante. Sentenze, prove, udienze, motivazioni vengono sistematicamente superate, o addirittura contestate, dalla grande pancia dell’opinione pubblica generalista che viene alimentata a colpi di post, messaggi, canali e microfoni aperti. Un indagato, per un qualsiasi reato, viene sistematicamente presentato come un colpevole e poco importa se poi, addirittura passando attraverso tre gradi di giudizio, ogni accusa cade; ormai il marchio è impresso in modo indelebile. Succede nella cronaca giudiziaria e anche in quella politica, succede persino per gli incidenti stradali. Nel nostro Veneto, infatti, è fatto di poche settimane orsono l’assoluzione di un giovane indicato, ancora oggi, da tutti come colpevole. Ma cosa è successo? Il ragazzo è stato, purtroppo, protagonista di un incidente stradale nel quale
ha perso la vita una signora che con la propria vettura transitava nella direzione opposta. Un dramma di questa portata dovrebbe bastare a chiunque per chiudersi in un rispettoso silenzio. Invece la vicenda si è maledettamente ingarbugliata: l’ex fidanzatina del giovane veneto
Se ad emettere sentenze è la grande pancia dell’opinione pubblica alimentata a colpi di post e microfoni aperti che si trovava in macchina con lui al momento dello schianto ha raccontato agli inquirenti come quello non sia stato soltanto un incidente dal tragico epilogo, ma un tentativo di omicidio – suicidio determinato dalla ferma convinzione di lei di denunciarlo per lo stupro subito. Una storia certamente ancora più terribile. Perizie, ascolto delle testimonianze e dei messaggi che la ragazza mandava al suo ex fidanzatino hanno però smentito clamorosamente
tutte queste accuse tanto che il giudice ha assolto il giovane veneto dalle accuse di omicidio volontario, duplice tentato omicidio, stalking e violenza sessuale. Per due anni, questo il tempo tra i fatti e la sentenza definitiva, questo ragazzo è stato, però talmente additato dall’opinione pubblica alimentata ad arte, come uno stupratore e un omicida tanto che al pronunciamento dei giudici social, canali telegram e microfoni aperti hanno grida-
to allo scandalo e all’ingiustizia semplicemente perché ormai era stata costruita e condivisa un’altra verità. “Il problema del rapporto tra i social e la giustizia – spiega il noto penalista Fabio Crea – è estremante grave perché rappresenta la necessità di una fetta dell’opinione pubblica di avere tutti i costi un colpevole contro il quale scagliarsi. È successo per alcune accuse di corruzione politica che per i media diventavano immediatamente
sentenze salvo poi dedicare, anni dopo, un trafiletto di poche righe a smentire, a seguito del pronunciamento dei giudici, centinaia di prime pagine e oggi succede anche per fatti come questo. Credo non faccia bene alla coscienza del nostro Paese la continua alimentazione dei più bassi istinti perché se è vero come è vero che ci sono cose difronte alle quali indignarsi è il minimo, spesso le situazioni sono più complesse di come vengono semplicisticamente rappresentate ed è giusto lasciare che la giustizia, come si suol dire, faccia il proprio corso. Non è una questione di garantismo o giustizialismo, siamo ad un livello più basso ovvero quello di dare in pasto all’opinione pubblica dei colpevoli per alimentare infinite discussioni, trasmissioni, campagne varie che rischiano di mortificare il nostro Paese e di distrarlo, magari, da questioni molto più pregnanti. In questo senso da cittadino e da avvocato mi sento in dovere di lanciare un grido dall’allarme che spero produca una vasta eco”. (m.b.)
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on-line: NOVEMBRE 2021
Salute Influenza
Si parte con la vaccinazione
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Influenza stagionale, il virus A/H3N2 si preannuncia aggressivo e tenace Più bambini in sovrappeso e “incollati” a tv e videogiochi a pag 46
“Io primo vero allergico a vaccinarmi contro il Covid” a pag 47
o scorso anno è passata un po’ in sordina per via dell’emergenza Covid e, anche grazie alle misure di contenimento del Coronavirus, di fatto la sua diffusione è stata significativamente ridotta. Si tratta dell’influenza stagionale che quest’anno, invece, potrebbe essere più invadente per le eventuali complicanze, soprattutto per gli anziani e le altre categorie fragili. Il monito viene lanciato dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Il virus influenzale A/ H3N2 sarebbe infatti particolarmente “aggressivo” e tenace. Per contrastare dunque una stagione che si preannuncia “pesante”, vanno sempre tenuti presente alcuni comportamenti che negli ultimi anni abbiamo imparato a considerare con maggiore attenzione. “Lavare spesso le mani con acqua e sapone, e in particolare dopo avere tossito e starnutito, o dopo avere frequentato luoghi e mezzi di trasporto pubblici; se acqua e sapone non sono disponibili, usare in alternativa soluzioni detergenti a base di alcol. Prosegue alla pag. seguente
“Andràtuttobene”, la pandemia raccontata dai bambini veneti a pag 48
Salute
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Stili di vita, la pandemia aumenta le cattive abitudini dei più piccoli
Influenza
Più bambini in sovrappeso e “incollati” a tv e videogiochi
Si parte con la vaccinazione
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a pandemia ha radicalmente cambiato gli stili di vita dei bambini, e lo ha fatto aumentando o “cronicizzando” le “cattive abitudini”. E’ quanto è emerso da un’indagine condotta dal Servizio di Epidemiologia dell’Azienda Ulss 2 Marca trevigiana, in accordo con l’Ufficio Scolastico di Treviso, sulla base della tradizionale sorveglianza “Okkio alla salute” dell’Istituto Superiore di Sanità. L’indagine è stata effettuata nei mesi di aprile e maggio scorsi su un campione di classi terze della scuola primaria della provincia di Treviso. La collaborazione ha permesso un ampio coinvolgimento dei bambini e dei loro genitori, contribuendo alla buona riuscita dell’iniziativa. Hanno partecipato allo studio 30 scuole e circa 600 bambini e loro genitori. L’indagine ha raccolto informazioni sullo stato ponderale, l’attività fisica, l’alimentazione dei bambini e, in particolare, sui cambiamenti negli stili di vita in seguito alla pandemia Covid-19, utilizzando 2 questionari: uno più semplice per i bambini e uno più articolato per i genitori. Da questa indagina emerge che un bambino su due non svolge attività fisica sufficiente e uno su quattro è in
condizioni di sovrappeso o obesità. La pandemia ha acuito questa situazione: più di metà dei bambini ha diminuito il tempo dedicato all’attività fisica e, invece, più del 40% ha aumentato il tempo trascorso davanti a TV o videogiochi. Inoltre la pandemia ha peggiorato la condizione economica per il 34% delle famiglie coinvolte nell’indagine. Questo è particolarmente importante in quanto le situazioni e i comportamenti a rischio per la salute dei bambini (sedentarietà, scarsa attività fisica, scorrette abitudini alimentari, sovrappeso) sono risultati più diffusi nelle famiglie che lamentano difficoltà economiche oltre che in quelle con livello di istruzione più basso. “La ripresa delle normali attività (scolastiche e non) dopo la pandemia – sottolinea Mauro Ramigni, direttore del Servizio di Epidemiologia - dovrà innanzitutto contrastare la cronicizzazione di queste “cattive abitudini”. Saranno pertanto necessari interventi che tengano conto sia degli aspetti legati al peggioramento degli stili di vita sia di quelli derivati dal deficit di socializzazione e dall’accrescimento delle diseguaglianze socioeconomiche”.
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er contrastare dunque una stagione che si preannuncia “pesante”, vanno sempre tenuti presente alcuni comportamenti che negli ultimi anni abbiamo imparato a considerare con maggiore attenzione. “Lavare spesso le mani con acqua e sapone, e in particolare dopo avere tossito e starnutito, o dopo avere frequentato luoghi e mezzi di trasporto pubblici; se acqua e sapone non sono disponibili, usare in alternativa soluzioni detergenti a base di alcol. Coprire naso e bocca con un fazzoletto (possibilmente di carta) quando si tossisce e starnutisce e gettare immediatamente il fazzoletto usato nella spazzatura o nella biancheria da lavare. Evitare di toccare occhi, naso e bocca con le mani non lavate; i germi, e non soltanto quelli dell’influenza, si diffondono in questo modo. Rimanere a casa se malati, evitando di intraprendere viaggi e di recarsi al lavoro o a scuola, in modo da limitare contatti possibilmente infettanti con altre persone”. Sono i suggerimenti che la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero alla Salute rinnova anche quest’anno. E’ possibile prevenire l’influenza anche mediante la somministrazione di vaccini specifici antinfluenzali, particolarmente raccomandati alle persone ad alto rischio di complicanze o di ricoveri correlati all’influenza: i soggetti di età pari o superiore a 65 anni, le donne in gravidanza e nel periodo “postpartum”, soggetti dai 6 mesi ai 65 anni di età affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza, individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti e familiari e contatti di soggetti ad alto rischio di complicanze. Il vaccino contro l’influenza è fortemente consigliato ai donatori di sangue, i soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo (medici e personale sanitario di assistenza, forze di polizia, vigili del fuoco e lavoratori particolarmente esposti) e a chi per motivi di lavoro è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani (allevatori, veterinari, macellatori, addetti al trasporto di animali vivi, ...). Il vaccino antinfluenzale non deve essere invece somministrato ai “lattanti al di sotto dei sei mesi (per mancanza di studi clinici controllati che dimostrino l’innocuità del vaccino in tali fasce d’età). La vaccinazione della mamma e degli altri familiari è una possibile alternativa per proteggerli in maniera indiretta. Non può esswere somministrato neanche ai soggetti che abbiano manifestato reazioni di tipo anafilattico ad una precedente vaccinazione o ad uno dei componenti del vaccino”. La campagna vaccinale ormai è partita nelle Regioni. In Veneto, nell’ambito dell’attività dei Medici di Medicina Generale, la vaccinazione antinfluenzale è iniziata il 2 novembre, utilizzando 1 milione 688 mila dosi acquistate in vista della campagna vaccinale. La loro attività sarà rivolta agli assistiti che ne hanno diritto per età o patologia. Al vaccino antinfluenzale potrà essere abbinata la terza dose di quello contro il Covid (sarà Pfizer, secondo le indicazioni nazionali), da erogare agli over 60 e a eventuali pazienti che presentino particolari condizioni di rischio, trascorsi sei mesi dalla vaccinazione. Vaccinazione anti Covid-19 e quella anti-influenzale, possono infatti essere somministrate in un’unica seduta. “Tenuto conto delle attuali indicazioni espresse dalle principali autorità di Sanità Pubblica internazionali e relativi Comitati Consultivi e dei dati preliminari relativi alla co-somministrazione di vaccini anti-SARS-CoV-2/COVID-19 con vaccini antinfluenzali, - informa la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero alla Salute - sarà possibile programmare la somministrazione dei due vaccini, anti-influenzale e anti-SARS-Cov-2, nella medesima seduta vaccinale”. “Il vaccino antinfluenzale – si chiarisce - non interferisce con la risposta immune ad altri vaccini inattivati o vivi attenuati. Il vaccino inattivato dell’influenza può essere somministrato insieme ad altri vaccini iniettabili, a condizione però che i due vaccini vengano somministrati in siti di iniezione differenti e, comunque, è bene chiedere informazioni al proprio medico curante o al medico vaccinatore”. Anche la Regione Veneto lavorerà poi per intercettare tutti quei soggetti che non hanno ancora aderito alla vaccinazione contro il Covid, magari per incertezza o perplessità. Si cercherà anche di sostenere e proporre la vaccinazione antipneumococcica, per creare la maggior barriera possibile a salvaguardia della salute delle persone nel periodo invernale, quello più a rischio per molte patologie di tipo respiratorio.
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La testimonianza di Imad Rouita. All’ospedale all’Angelo di Mestre
“Io primo vero allergico a vaccinarmi contro il Covid” Grazie al frazionamento della dose in ambiente protetto, è stato vaccinato in sicurezza e senza sorprese
Allergici al vaccino, come si individuano
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uando ha scoperto di essere tra le tre persone ogni milione a rischiare una reazione allergica al vaccino contro il Covid, gli amici gli hanno detto di lasciar perdere. Ma Imad Rouita il vaccino lo ha voluto a tutti i costi e lo ha ottenuto senza un solo effetto indesiderato con la “vaccinazione frazionata” in ambiente ospedaliero. “Mi sono affidato alla scienza, e ora quei miei amici che non si sono vaccinati per paura, pur essendo invece idonei, ci stanno ripensando”. Imad ha deciso di immunizzarsi sotto osservazione all’Angelo, a Mestre, il primo ospedale ad aver già vaccinato in ambito protetto due soggetti allergici all’eccipiente del vaccino. Nessuno dei due pazienti ha riscontrato effetti collaterali, grazie alla tecnica della “vaccinazione frazionata”. A pochi giorni da Imad è stato vaccinato anche il terzo paziente risultato positivo all’allergene presente nel vaccino, che ha insistito per procedere comunque sotto osservazione. Ma chi è realmente allergico al vaccino? Del migliaio di utenti (provenienti anche fuori dal territorio veneziano dell’Ulss 3) con sospetta allergia, che chiedono comunque di vaccinarsi, solo quattro di questi, dopo i test allergologici fatti all’ospedale di Mestre all’Angelo, sono risultati realmente positivi all’eccipiente presente nel vaccino. Hanno tra i 20 e i 50 anni d’età. L’eccipiente si chiama polietilenglicole (Peg), ed è l’unico elemento presente nel vaccino mRna (Pfizer e Moderna) riconosciuto ad oggi come potenziale allergene. Si tratta di un “ingrediente” che serve a stabilizzare la molecola del farmaco ed è presente in una quantità microscopica all’interno del vaccino. Tre dei quattro allergici hanno deciso di vaccinarsi comunque Tre dei quattro pazienti risultati realmente allergici a questo eccipiente del vaccino, hanno comunque richiesto ai medici una modalità sicura per potersi vaccinare, e l’allergologo mestrino Andrea Zancanaro l’ha proposta: “Secondo la letteratura internazionale la causa principale delle rarissime reazioni anafilattiche al vaccino (tre su un milione) è proprio all’eccipiente Peg, che è diffuso in molti farmaci - spiega lo specialista di Medicina interna dell’Angelo -. Rappresenta ad esempio il principale ingrediente di un lassativo ampiamente diffuso in ambito ospedaliero, anche per la preparazione degli esami in endoscopia. Gli allergici veri, considerati tali a questo allergene del vaccino, sono una frazione irrisoria”. Come funziona la vaccinazione frazionata “Con questa modalità, - spiega ancora lo speciali-
sta - ogni dose viene divisa in tre iniezioni somministrate in ambito ospedaliero a distanza di 20 minuti l’una dall’altra. Il paziente resta poi in osservazione per un’ora. L’efficacia è uguale, ma la tollerabilità è molto più alta. Siamo sicuramente i primi del Triveneto a proporla a chi ha l’allergia alle componenti del vaccino. Non ho sentito parlare finora di cose simili, nemmeno in altre parti d’Italia”. Imad, il primo allergico a vaccinarsi Imad Rouita, veneziano, 27 anni, si è presentato al centro vaccinale di Mirano il 23 luglio scorso per la prima dose del vaccino. Durante l’anamnesi ha riferito al medico vaccinatore di aver avuto in passato una reazione allergica al famoso lassativo contenente il Peg. Il medico gli ha detto che prima di essere vaccinato avrebbe allora dovuto andare dallo specialista per verificare la presenza e l’intensità di questa allergia. “E così ho fatto - ricorda Imad -. Sono andato dal medico di base che mi ha fatto la prescrizione per la visita allergologica. Mi sono poi recato all’Angelo e il dottor Zancanaro, dopo il test, mi ha diagnosticato l’allergia al Peg. Non mi rassegnavo. ‘Io voglio vaccinarmi dottore’, gli ho detto. E lui mi ha proposto la vaccinazione frazionata”. Il 23 agosto Imad ha fatto la prima dose di Pfizer al pronto soccorso dell’ospedale, divisa in tre iniezioni. “Nessuna reazione, nessun fastidio”. Due settimane fa ha fatto sempre lì la seconda dose, ancora una volta frazionata in tre parti. “Anche qui, nessun disturbo. Sono grato ai medici e alla scienza. Grazie a loro anche io sono protetto. Non sono stato forzato da nessuno, anzi. I miei amici mi dicevano di no, i miei genitori di sì, i medici mi hanno lasciato libero. Io volevo farmi subito il vaccino. Poi il pericolo di una reazione allergica mi ha per un attimo intimorito. Però, con il monitoraggio fatto qui, ero sicuro che non mi sarebbe successo niente. Ai no vax e agli indecisi dico: vi ho dimostrato che le vostre paure sono infondate. Vale davvero la pena rischiare di non proteggersi?” “Chi è davvero allergico al vaccino - commenta il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Edgardo Contato - non solo si vuole vaccinare, ma nel nostro ospedale hub lo può fare in sicurezza e senza reazioni avverse. Persone come Imad sono simbolo della generosità verso l’intera comunità: superano la paura, i pregiudizi e gli ostacoli che incontrano lungo la strada, affidandosi alla medicina. Questi dati ci insegnano non solo che la vera controindicazione al vaccino ha un’incidenza irrisoria, ma che anche questa controindicazione può essere superata con l’aiuto della scienza”.
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a mesi arrivano all’ambulatorio di allergologia dell’ospedale di Mestre all’Angelo con regolare prescrizione medica due tipologie di pazienti: quelli che potrebbero presentare delle controindicazioni alla somministrazione del vaccino su valutazione del medico di famiglia o del medico vaccinatore del centro vaccinale, e quindi non ancora vaccinati, oppure i pazienti che hanno avuto una qualsiasi reazione indesiderata dopo la prima dose (che potrebbe essere di natura organica o psicosomatica). A questo punto i pazienti hanno la possibilità di indagare la sospetta allergia con il test intradermico, fatto in ambulatorio. Da inizio campagna vaccinale si sono presentati circa un migliaio di utenti, che occupano ormai la stragrande maggioranza dell’attività di allergologia. La vaccinazione frazionata è anche per chi ha paura. “Li valutiamo nel nostro Ambulatorio di allergologia e immunologia clinica e identifichiamo chi è effettivamente allergico - spiega il primario di Medicina interna dell’ospedale dell’Angelo Fabio Presotto -. La quasi totalità di chi presenta una qualsiasi allergia, non è allergico all’eccipiente Peg e quindi tollera bene il vaccino. Sono persone che hanno espresso il forte desiderio di essere vaccinate comunque, nonostante persista in loro il timore di avere reazioni avverse. Abbiamo raccolto anche questi fabbisogni e siamo riusciti gradualmente a vaccinarle in ambiente protetto ospedaliero”.
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La mostra itinerante. Da novembre fino a giugno toccherà tutte le province
“Andràtuttobene”, la pandemia raccontata dai bambini veneti E’ stata presentata a Venezia dal governatore Zaia: 838 disegni, sculture, messaggi e anche un video per esprimere paure, sofferenze ma anche speranze vissute dai più giovani nel tempo del Coronavirus
Ulss 6 Euganea. Eseguito ad una paziente di 82 anni
All’Ospedale di Piove di Sacco intervento di artroprotesi bilaterale di anca per via anteriore mini-invasiva
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n intervento di sostituzione protesica bilaterale simultanea, per via mini-invasiva anteriore, è stato eseguito all’Ospedale di Piove di Sacco su una paziente di 82 anni con frattura del collo del femore bilaterale. “La paziente ha avuto un’ottima ripresa clinica e funzionale - spiega il dottor Davide Pernice, direttore dell’Unità operativa complessa di Ortopedia e Traumatologia - senza il ricorso a trasfusioni di emazie durante la degenza. Tale risultato clinico è un’ulteriore conferma della sicurezza e dei numerosi vantaggi della sostituzione protesica all’anca per via anteriore mini-invasiva eseguita di routine presso il nostro reparto”. L’artrosi dell’anca è una patologia debilitante che colpisce una cospicua fetta della popolazione sopra i 55 anni. Molti pazienti che ne sono affetti necessitano di sostituzione protesica dell’articolazione, che è diventata uno degli interventi più frequenti nella chirurgia ortopedica. “Esistono diversi accessi chirurgici per il posizionamento della protesi. Tuttavia, nell’ultimo decennio si è diffuso sempre più l’accesso anteriore mini-invasivo che presenta vantaggi non indifferenti. Il principiale - prosegue Pernice - è rappresentato dal risparmio muscolare: tale via, al contrario dell’accesso laterale e posteriore, non stacca le inserzioni muscolari e questo si traduce in ridotte perdite ematiche intra e post-operatorie, minor dolore e un più rapido miglioramento delle condizioni cliniche generali. Inoltre nel post-operatorio il risparmio muscolare porta ad una migliore motilità dell’anca e ad un migliore recupero della deambulazione fisiologica”. Di fatto, i pazienti operati di artroprotesi dell’anca per via anteriore riescono a riprendere la deambulazione in poco tempo dopo l’intervento chirurgico (meno di 24 ore), con un’ospedalizzazione ridotta. Un altro vantaggio, in casi selezionati, è la possibilità di eseguire la protesi bilaterale dell’anca durante lo stesso tempo chirurgico con provata sicurezza e basso tasso di complicanze.
n tutto 838 disegni, 54 disegni tridimensionali, 13 sculture, 76 pensieri e messaggi e anche un video messaggio per raccontare 20 mesi di pandemia, visti attraverso gli occhi e vissuti con la sensibilità dei bambini e dei ragazzi veneti. “Andràtuttobene” è la mostra delle opere realizzate dai più piccoli, i giovanissimi durante il periodo della diffusione del Coronavirus. Presentata a Venezia a fine ottobre e inaugurata il 7 novembre a Padova, l’esposizione sarà itinerante e, fino al prossimo giugno, sarà allestita nei “salotti buoni” più prestigiosi dei capoluoghi delle province venete per concludersi con una tappa speciale a Vo’, città diventata simbolo della battaglia contro il Covid. “Questa esposizione è una promessa mantenuta. La tragedia del Coronavirus ha causato sofferenze e lutti, ha visto un impegno eccezionale della nostra sanità e delle altre istituzioni coinvolte. Ma se parliamo del disagio a cui si è accompagnata, un prezzo altissimo è stato pagato da coloro che hanno perso mesi e mesi di libertà da bimbi o da adolescenti. La mostra non è l’occasione per festeggiamenti o celebrazioni perché la pandemia non è ancora finita ma è un momento per dire che ce la faremo ad uscire da questa situazione, ripetendo il messaggio più ricorrente tra quelli inviati dai giovanissimi: andrà tutto bene”. Il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha presentato il progetto, donato dallo Studio Adriani e Rossi di Thiene e realizzato dal Teatro Stabile del Veneto. La presentazione a Venezia, è avvenuta nell’ambito del convegno nazionale “La pandemia vista con gli occhi di …” cui hanno partecipato il Direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, Silvio Brusaferro, il Presiden-
te dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Giorgio Palù, e il Direttore del Policlinico Militare di Roma, Roberto Rossetti. Nello specifico è stata illustrata oltre che dal Governatore, da Francesca Russo, direttore della Direzione regionale Prevenzione, sicurezza alimentare e veterinaria, Carmela Palumbo, direttore generale Ufficio scolastico regionale, e Gianpietro Beltotto, presidente del Teatro Stabile del Veneto. Le restrizioni legate alla pandemia hanno sicuramente avuto un impatto rilevante nei bambini, dai più piccoli
La mostra si divide in tre fasce - “Prescolare”, “Scolare” e Young”- e comprende, inoltre, numerose immagini del personale sanitario impegnato nel contrasto al Coronavirus. Seguirà il seguente percorso: Padova, Centro Culturale Altinate – San Gaetano (7-23 novembre); Mestre, Museo M9 (3-22 dicembre); Belluno, Spazio Gesuiti (14-23 gennaio); Rovigo, Museo dei Grandi Fiumi (4-20 febbraio); Verona, Palazzo della Gran Guardia (427 marzo); Treviso, Palazzo dei Trecento (8 aprile –1 maggio); Vicenza, Basilica
ai più grandi, che sono stati coinvolti nelle loro relazioni e nel loro contesto familiare. “Dall’inizio del lockdown, in pochi giorni sono arrivati – racconta il presidente del Veneto - un migliaio disegni e 320 lettere; non in seguito ad un appello ma spontaneamente. Come in un gioco è iniziata una fitta corrispondenza, fatta di immagini, sculture e altre forme artistiche. È stato il modo dei bimbi di descrivere quello che provavano e vivevano”. Questo evento vuole essere un momento significativo di riflessione su quanto è accaduto negli ultimi venti mesi alla luce dei vissuti riversati dai bambini e dai ragazzi stessi nei loro disegni e nelle loro lettere.
Palladiana (13 maggio – 5 giugno); Vo’ (PD), Festa dei Bambini a Villa Contarini Giovannelli Valier (3-5 giugno). I bambini che non hanno avuto occasione di realizzare la loro opera, in tutte le sedi troveranno fogli e disegni per cimentarsi e quanto realizzato verrà comunque esposto. “Come adulti – conclude il Presidente Zaia – tramite gli occhi di questi piccoli artisti potremo riscoprire la speranza in un futuro migliore. Anche per questo i bimbi veneti meritano un grazie oltre che per aver sostenuto chi era in prima linea. Sono stati parte attiva di questa battaglia contro il Covid sopportando lunghi mesi di didattica a distanza, senza i giochi all’aperto, nella rinuncia forzata all’incontro con i compagni”.
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Archeologi per un giorno nel Delta del Po di Renato Malaman
L’esperienza di scavo accanto agli studenti di Ca’Foscari a San Basilio e quella di poter toccare con mano i reperti del Museo di Adria, arricchiscono la proposta turistica dell’area, famosa per le sue bellezze naturali, come il Giardino Botanico di Caleri e le valli di Rosolina
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’ un’idea nuova che profuma di antico. Natura e archeologia insieme, per raccontare il Parco regionale veneto del Delta del Po attraverso le sue bellezze, ma anche mettendo in vetrina la sua storia riportata alla luce. Nel senso letterale del termine, perché oggi contribuiscono a raccontarla anche i reperti e le testimonianze di vario genere dissotterrati nel corso di recenti campagne di scavo (in particolare quelle in corso a San Basilio di Ariano Polesine), accanto a quelli che da tempo impreziosiscono il Museo Archeologico Nazionale di Adria. Natura e archeologia strette in un binomio su cui enti e tour operator locali stanno puntando molto, stimolati da anche da programmi di cooperazione europea, come il Value (in atto fra Italia e Croazia), che offrono buone opportunità. Una significativa collaborazione fra le due sponde dell’Adriatico, mare a cui ha dato il nome proprio Adria. Eccole alcune idee nuove per arricchire il turismo di prossimità. “Vietato non toccare”, per esempio: è lo slogan che connota uno dei laboratori più originali del Museo di Adria. Dà la possibilità di toccare con le proprie mani alcuni reperti, guidati dall’archeologo che ti spiega il valore e la storia di quell’oggetto. Un’emozione unica. Il museo di Adria è l’input per cogliere, attraverso i preziosi oggetti di bronzo, ambra, oro e vetro che custodisce, l’antica vocazione commerciale di quest’area. La città è sorta nel VI secolo a.C. come porto fluviale etrusco, crocevia dei commerci con le navi provenienti dalla Grecia alla ricerca di materie prime. Adria mantenne anche in età romana il ruolo di cerniera fra Oriente e Occidente. Destano meraviglia l’Eracle di Contarina e la Tomba della Biga, che custodisce tre cavalli sacrificati. Nella vicina San Basilio, famosa per la sua chiesa romanica del IX secolo e il suo museo, si può diventare archeologi per un giorno, grazie all’Università di Venezia, negli scavi dell’antica stazione di posta romana della via Popillia, antica strada fra Adria e Ravenna. Il visitatore può scavare con gli studenti dell’Università Ca’ Foscari. “Un progetto che - spiega Giovanna Gambacurta, docente di Etruscologia – non è riservata solo alle scuole”. A San Basilio c’è pure quanto rimane della “Quercia di Dante”, risale a quando il sommo poeta soggiornò all’abbazia di Pomposa. Alcuni
Studenti di archeologia dell’Università di Venezia impegnati negli scavi di San Basilio, nell’area dove sorgeva una stazione di posta romana lungo la via Popilia. Qui sopra: reperti esposti al Museo Archeologico Nazionale di Adria. Sotto: due suggestive immagini della valli di Rosolina al tramonto, uno scorcio di Adria, l’idrovora-museo di Ca’ Vendramin e la coltivazione di ostriche rosa curata da Alessio Greguoldo a Scardovari
suoi frammenti sono stati racchiusi nell’installazione di “gocce di memoria”, a due passi dagli scavi. E poi c’è la natura. Al Giardino botanico litoraneo di Caleri, a Rosolina Mare, riserva della biosfera Unesco dal 2015, ci sono 4 chilometri di sentieri, tra i profumi della pineta, fra acqua dolce e salata. Dalla terraferma si passa dalle dune fossili, residuo dell’antica linea di costa, agli argini e alle golene del Po, fino alle valli da pesca e alle lagune che lambiscono il mare. Segnalati oltre 350 tipi di volatili e una straordinaria varietà botanica. L’immersione a 360 gradi nella magia del Delta la regala il tramonto. Per goderlo appieno l’ideale è una pedalata lungo la via delle Valli, uno dei più bei percorsi ciclabili d’Italia. La storia della lotta dell’uomo contro il mare che caratterizza il Delta del Po è ben raccontata al Museo regionale della Bonifica di Ca’ Vendramin, a Taglio di Po. Il Delta è uno dei territori più recenti d’Italia, nato dopo il Taglio di Porto Viro nel 1604, quando la Serenissima deviò il corso del fiume per evitare l’interramento della propria laguna. L’idrovora, a cavallo fra ‘800 e ‘900, ha consentito di bonificare il comprensorio dell’isola di Ariano, rendendo abitabili e coltivabili i ter-
reni vicini. Qui si possono visitare le antiche caldaie a vapore e le pompe centrifughe, la vecchia officina, gli archivi e la caratteristica ciminiera. C’è una tradizione popolare che lega la memoria popolare e il presente: è quella dell’ocarina e dei giocattoli fabbricati con l’argilla di golena. A Grillara di Ariano c’è il museo laboratorio gestito da più generazioni dalla famiglia Fecchio, allestito in una fattoria didattica dove, oltre a conoscere la storia dei giocattoli in argilla, dei fischietti e delle ocarine in terracotta, è possibile costruirsi il proprio strumento con l’aiuto dei padroni di casa. Un bel souvenir da conservare a ricordo del Delta del Po veneto. E la gastronomia? Imperdibile le escursioni in barca nel Delta, come le uscite di ittiturismo. O visitare le coltivazioni di ostriche rosa nella Sacca di Scardovari. Alcuni ristoranti consigliati: Osteria Arcadia a Porto Tolle, Baraonda e Sette Mari di Porto Viro, In Marinetta di Rosolina, Molteni e Allo Scalo di Adria. Infine l’agriturismo Ca’ Ramello di Ariano Polesine. Ad Adria l’albergo Stella d’Italia il prossimo anno compie 100 anni, lo stesso traguardo tagliato quest’anno da Molteni, ristorante e albergo ancora a gestione squisitamente familiare.
Libri
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Il personaggio. Un volume di Gabrielli editori curato da Annalisa Lombardo e Donatella Mottin raccoglie interessanti saggi
Elisa Salerno, prima femminista cristiana Vicentina che è giusto conoscere meglio Fra i contributi che vengono riediti con questa pubblicazione, anche l’intervento di mons. Pietro Nonis che nel 2002 chiese scusa pubblicamente per come la Chiesa vicentina aveva trattato la giornalista vicentina di fatto scomunicandola
E
cco un libro prezioso per chi vuole approfondire la conoscenza di Elisa Salerno, la vicentina vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento che a buon diritto va considerata come la prima femminista cristiana. La pubblicazione di questo volume di 184 pagine, intitolato “Il mondo di Elisa Salerno” (Gabrielli editori) va ascritta senz’altro a merito delle curatrici, Annalisa Lombardo e Donatella Mottin, che hanno raccolto materiale non più rintracciabile, quanto del centro studi “Presenza donna” delle Orsoline di Vicenza, che della vita e del pensiero – spesso visionario e anticipatore – di Elisa è attento custode quanto benemerito divulgatore. Il centro studi è stato fondato nel 1980 e quindi ha festeggiato i quarant’anni di vita, durante i quali ha tenacemente svolto il suo compito di approfondire i temi del femminile e gli studi sulla condizione della donna. Non è un caso che sia nato all’interno di un ordine, come quello delle Orsoline, presente con vivacità nella vita culturale vicentina. Dal 1986 il centro studi ha anche il compito di promuovere e valorizzare il fondo archivistico Salerno, giunto in eredità alla congregazione grazie alla donazione delle carte di Elisa da parte della nipote, Elisabetta Andolfato. Si tratta di un compito svolto con costanza, visto che proprio al centro studi si devono i primi convegni di studio sulla Salerno e le prime pubblicazioni trent’anni fa. In questo quadro si muovono le due autrici: Annalisa
Lombardo, conosciuta a Vicenza come esperta di comunicazione e dirigente bancaria, a Elisa Salerno ha dedicato studi ed energie, tra cui una corposa biografia uscita due anni fa. Donatella Mottin ha curato nel 2015 la riedizione di un libro della Salerno, scrive su diverse testate, collabora con la rivista “Vita nuova”, si occupa di teologia femminista ed è direttrice del centro studi delle Orsoline. Le due autrici hanno raccolto nel libro una serie di saggi sull’opera della Salerno usciti tra l’ultimo decennio degli anni Novanta e il primo dei Duemila. Si tratta di nomi conosciuti nella vita culturale e religiosa del Veneto: Antonia Arslan, Alba Lazzaretto, Lidia Maggi, Pietro Nonis, Elisabetta Giampaola Periotto, Marinella Perroni, Ermenegildo Reato, Sergio Spiller, Dario Vivian. Tra questi lavori, spicca quello del vescovo Nonis, risalente al 16 febbraio 2002, intitolato “Chiedo scusa a questa donna” che è un importante ammissione di colpa nei suoi confronti da parte di quella chiesa che proprio un vescovo di Vicenza, Ferdinando Rodolfi, allontanò dai sacramenti. Era quella chiesa che irrideva la Salerno chiamandola “teologhessa”, quando lei cercava soltanto di riportare la considerazione delle donne da parte dei sacerdoti al livello di dignità che spettava loro. Salerno protestava, a buon diritto, perché la chiesa del ventesimo secolo ripeteva ancora la dottrina di San Tommaso del “maschio occasionato”: in parole povere, le donne erano semplicemente dei maschi mancati. E
questo Elisa non poteva accettarlo. Dal canto suo, don Dario Vivian ha indicato un concetto teologico fondamentale di Elisa Salerno: “La libertà che lei si portava dentro l’ha portata anche nei testi biblici. Del resto, o questi grandi testi vengono reinterpretati, altrimenti non dicono più niente”. Analizzando il giornale che Elisa Salerno pubblicò per vent’anni, dal 1909 al 1929, Sergio Spiller – che ha lavo-
rato decenni nella Cisl – ha svolto una lettura sociale molto interessante sulla radiografia che la Salerno compiva della situazione lavorativa delle donne nel Vicentino. Ne esce un quadro dettagliato e sfaccettato, nel quale lei analizza ambiente, lavoro, orario, immigrate, controllo sociale. Indica i bisogni delle donne, delineando una specie di welfare ante litteram. (a d.l.)
Annalisa Lombardo e Donatella Mottin sono le curatrici del libro che è un’altra prova del continuo lavoro che al centro studi “Presenza donna” svolge per far conoscere la figura di Elisa Salerno
Film e serie tv visti da vicino
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a cura di Paolo Di Lorenzo
“Vita da Carlo”: come essere Verdone E’ la prima serie realizzata in Europa da Amazon, che con Verdone alza l’asticella dei talenti di cui si avvale per le proprie produzioni locali
Sopra Carlo Verdone (fotografia: Riccardo Ghilard)
L
’immagine pubblica di Carlo Verdone è quella di un uomo generoso e sempre disponibile. A chi gli chiede di scattare un selfie per strada, oppure autografi negli autogrill, Carlo non si nega mai. Il prezzo di questa costante ribalta è una vita privata estremamente frugale, scandita da ritmi sempre uguali, quasi come una prigione. O una commedia. Sono iniziate a metà maggio le riprese di “Vita da Carlo”, la serie tv di e con Carlo Verdone per Amazon prime video diretta dallo stesso Verdone con Arnaldo Catinari. Commedia in dieci puntate, “Vita da Carlo” è la prima serie scripted che Amazon realizza in Europa, come affermato da Georgia Brown, direttrice delle produzioni originali Prime per l’Europa. La serie ha anche il primato di essere il progetto europeo di maggior rilievo per il colosso dell’e-commerce, che con Carlo Verdone alza l’asticella dei talenti di cui si avvale per le proprie produzioni locali. Nei panni di una versione scanzonata di sé stesso, Car-
lo Verdone rivela per la prima volta la sua sfera più intima, composta da una ridotta cerchia di conoscenti, uno più bizzarro dell’altro. C’è anche l’amore, quello per una farmacista, sbocciato - guarda caso - in un luogo a lui molto caro, la farmacia del quartiere. Ma quando arriva la proposta di candidarsi a sindaco di Roma, la vita di Carlo avrà dei risvolti ancor più comici e imprevedibili. Nella serie c’è spazio anche alla passione per la medicina, studio privato e rigoroso cui Verdone si dedica sulle carte dei congressi di settore. Questo interesse personale gli è valso una laurea honoris causa in farmacia, insignitagli dall’università di Napoli Federico II due anni fa. Oltre alla presenza di Anita Caprioli confermata dallo stesso Verdone, nel cast di “Vita Da Carlo” ci saranno anche Max Tortora, Monica Guerritore, Antonio Bannò, Filippo Contri, Giada Benedetti, Maria Paiato, Claudia Potenza, Andrea Pennacchi e Caterina De Angelis, l’attrice figlia di Margherita Buy.
Nuova piattaforma per serie tv gratis È
nata Serially, piattaforma streaming gratuita tutta dedicata a contenuti internazionali inediti in Italia. L’idea è di due imprenditori, Alessandro Mandelli e Massimo Vimini, che puntano a soddisfare le esigenze degli utenti italiani. Serially offre titoli internazionali di successo in prima visione per l’Italia e disponibili in streaming. Il palinsesto, al momento, vanta 13 serie tv che vedono tra i protagonisti alcuni dei volti più noti dell’ultimo periodo, come Esther Acebo (Stoccolma de “La casa di carta”) e Miguel Bernardeau (Guzman di “Élite”) e doppiatori di consolidata esperienza e da voci note a livello nazionale, come il famoso cantante Shade. L’offerta verrà ampliata di ulteriori 10 titoli entro la fine dell’anno. Il punto di forza dell’offerta di Serially è indiscutibilmente la visione a costo zero. Secondo l’istituto di ricerca 2B Research, circa il 70% degli utenti è disposto a visionare spot pubblicitari per guardare serie tv in streaming a costo zero. Spiega Massimo Vimini: “Abbiamo sviluppato un sistema efficace di doppiaggio e sottotitolazione; la seconda, invece, è data dalla centralità di offrire un servizio gratuito agli appassionati di serie tv. Avvalendoci del modello Avod, abbiamo potuto rendere tutti i titoli completamente gratuiti”. “Serially è un progetto su cui stiamo lavorando da diverso tempo e per il quale abbiamo studiato in maniera approfondi-
ta il mercato, il nostro target e le sue esigenze, anche in occasione del Mipcom di Cannes” dichiara Alessandro Mandelli. “Siamo partiti da una ricerca che ha visto coinvolti in prima persona gli utenti, attraverso la piattaforma Clab creata con 2B Research. Questo ci ha permesso di essere certi dell’apprezzamento della lista di titoli di alto livello prodotti da importanti player del mercato internazionale che proporremo. L’obiettivo di Serially, infatti, è quello di una community di appassionati fidelizzati per continuare a crescere, arricchendo la propria offerta di titoli di interesse per gli utenti italiani.”
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Enogastronomia
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Il personaggio. Davide Formaggio alla trattoria “Al focolare” di Brendola ha alle spalle una storia straordinaria e un presente di gusto
Ha cucinato per Frank Sinatra, potete fidarvi Accadde negli anni Ottanta sulla celebre “Love boat” dove il giovane lavorava, che fu noleggiata dal cantante per una festa con 400 amici. La famiglia Formaggio si occupa di ristorazione da sette generazioni
S
e ha cucinato per Frank Sinatra, potete fidarvi: conosce il suo mestiere. Il cuoco di cui stiamo parlando è Davide Formaggio, 53 anni, titolare della trattoria “Al focolare” di Brendola, un luogo accogliente e caldo, che presenta piatti tradizionali cucinati con intelligenza. Con il papà e la mamma, Cristina Pulcrano, lavora in sala anche il figlio Marco. Quella dei Formaggio è una dinastia di cuochi: sono impegnati in cucina da sette generazioni, il che significa risalire sino al 1875, almeno. Zio del padre di Davide era un altro Formaggio, titolare del ristorante “Da Pasquale” all’angolo tra viale Mazzini e corso San Felice, un’istituzione nella Vicenza di un tempo: è rimasta famosa una visita in quel locale negli anni Cinquanta di una celebre coppia di musicisti americani, la cantante Abbe Lane e il marito (di trent’anni più anziano) Xavier Cougat, direttore d’orchestra, che si fermarono a gustare il baccalà. L’avventura che capitò a Davide è ben impressa nella sua mente a tanti anni di distanza. Era il 1983 e il quindicenne Davide s’era imbarcato sull’americana Pacific Princess, che è rimasta la nave da crociera più famosa del mondo perché era più conosciuta come “Love boat”, la nave sulla quale era ambientata l’omonima serie televisiva con il capitano Stu-
Davide Formaggio, la moglie Cristina e il figlio Marco. La sua cucina spazia dal mare (ecco il crudo nella foto) alla carne con ottimi risultati
bing, alias Gavin Mc Leod. Fatto sta che in quel lontano 1983 un cliente importante, Frank Sinatra, noleggiò l’intera nave per una festa assieme ai suoi amici, quattrocento persone, compresa un’orchestra. La destinazione della “Love boat” era Cabo san Lucas, nella California messicana, tappa obbligata della crociera anche nella fiction televisiva. Sinatra fece apparecchiare sulla spiaggia, usando come tavoli giganteschi blocchi di ghiaccio. Non cantò, ma si limitò far suonare l’orchestra in sottofondo. Quando la marea salì, il ghiaccio fu abbandonato sulla spiaggia. Naturalmente nessuno dell’equipaggio fu ammesso ai festeggiamenti privati, quindi il giovane vicentino non ha mai potuto riconoscere i molti vip che avevano partecipato alla festa. Ma Frank Sinatra, evidentemente sod-
disfatto del servizio, per ricompensare l’equipaggio offrì a tutti champagne. Un signore, il vecchio ol’ blue eyes. A Brendola Davide arriva nel 1991 assieme a Cristina, quando il locale era gestito ancora dai genitori. Dal 2000 l’hanno preso in mano lui e la moglie. Le capacità del cuoco sono di tutta evidenza, sia che si scelga carne sia il pesce. Sul primo fronte, è da segnalare il carpaccio e la fiorentina. Sul fronte del mare, il crudo che vi serviranno è un trionfo (non solo) scenografico di ostriche, gamberi, scampi, capesante. Da segnalare anche un pregevole risotto di scampi, capalonghe, ostrica, canestrelli e capesante. Il riso Acqurello è cotto in un brodo di lische di pesce che dà al piatto un gusto tutto particolare. Antonio Di Lorenzo
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