La Cacciatrice d'Orsi (Preview)

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COLLANA FANTASY LAPICCOLAVOLANTE 5.


La Cacciatrice d’Orsi di Sara Cabitta Proprietà Letteraria Riservata. I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione o adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i Paesi. versione elettronica DRM free © 2013 Associazione Culturale LaPiccolaVolante “Collana Fantasy” www.lapiccolavolante.net

Illustrazione di copertina: MAO https://www.facebook.com/pages/MaoGattoRossoart/172953992742924 Grafica di copertina: Emiliano Billai Impaginazione e grafica interna: Michela Meloni


SARA CABITTA

LA CACCIATRICE D’ORSI



1

Il soprabito inzuppato dalla pioggia pesa, i crampi si susseguono lungo la spalla sinistra. “Hanno pagato sottobanco.” Mi volto verso di lui. Sputa l’acqua che gli cola sulle labbra. “Le più belle sono state vendute, l’esposizione è una facciata per attirare acquirenti e incrementare contatti.” Scrollo le spalle e un’altra fitta mi attraversa i muscoli. “Rende più sicuro l’affare.” “Non temi di perdere il tuo investimento?” “Perché mai? Non posso perdere ciò che mi appartiene. La Casa di Dietro attende le sue nuove abitanti.” “Sei ottimista. Buon per te Merice.” “Non cerco approvazione. La verità è che le ho notate per prima, ho già concluso la transazione. Perché dovrei preoccuparmi di un problema inesistente?” “Non hai dubbi. Ti auguro di ottenere ciò che vuoi.” “Sei uno sciocco a volte.” “E tu amabile.” Un sibilo gli esce dalle labbra mentre scuote la testa. “Avanti. La pioggia mi sta infastidendo.” Il portone viene spalancato. Pochi minuti nella stanza e le narici iniziano a bruciare. Porto il fazzoletto al naso e tampono per difendere il mio olfatto. “Disgustoso.” “Stai bene?” “Non ho mai apprezzato l’abitudine di coprire gli odori


corporei.” “Ci sono incensiere ovunque e mi sembra tutto molto pulito.” Sorrido. “Sei fortunato Lotario.” Una ragazza si stacca dal samovar e viene a offrirci due tazze. “Signora, a voi.” “Grazie.” L’accompagna un sentore d’urina. “Questo l’ho sentito anche io.” Lotario si gratta il naso. “Spostiamoci verso il camino. La legna che brucia copre la puzza meglio del profumo.” Nessuno si avvicina a noi. La nostra presenza in quel punto crea un naturale perimetro di sicurezza e mi permette di osservare. Osservo le ragazze che ho comprato. Siedono davanti alla parete separate dalle altre, vestite con abiti leggeri che segnano le forme del corpo, portano monili che riflettono il bagliore delle luci nella sala. Hanno fatto il bagno. Mi arriva il loro aroma, un miscuglio di resina e spezie. “Hai cambiato espressione.” “Nadia.” Lotario scrutava il mio acquisto con interesse. “Devo valutare che sia stata addestrata bene.” Sogghigna. “Non correre troppo Lotario.” Sbuffa. “Osservavo il suo mutamento per sola curiosità. In un anno è cambiata.” “Non la prenderei se fosse rovinata.” “Sama? Graziosa quanto l’altra.” Mordicchio la punta del guanto di pizzo. “Adeguata al lavoro che deve svolgere. Sama non mi piace. L’ho comprata per il prezzo vantaggioso, scompare accanto a Nadia.”


“Sei severa. Non ha difetti fisici, non è nemmeno zoppa!” Sorrido. “Nulla di evidente, hai ragione. Non ho intenzione di polemizzare con te sulle mie impressioni.” Un brivido mi attraversa la schiena. “Merice stai ringhiando. Controllati.” “Sono mie.” la voce è un bisbiglio. “Non cedo una preda!” Respiro a fondo. Ignorando la mano di Lotario protesa per trattenermi, avanzo verso le donne, urto coloro che si trovano davanti ai miei passi. “Fate attenzione!” La dama che muove il rimprovero impallidisce quando incrocia il mio sguardo. “Scusate.” S’inchina e indietreggia. Il mercante si trova accanto a Nadia, discute con un uomo tarchiato e dal forte odore. I crampi mi esplodono nello stomaco. Trattengo la nausea. “Merice, benvenuta.” “La tua accoglienza sincera mi lusinga.” L’altro uomo mi fissa a labbra serrate, solo dopo qualche istante concede un sorriso. “Un piacevole tempismo il tuo, mia signora. Stavamo discutendo dei nostri affari e di queste giovani donne.” Com’è difficile non ringhiare. “Donne che mi appartengono, come abbiamo stabilito.” Lotario ci ha raggiunti. “Si tratta di un contratto vecchio di un anno. Molte cose sono cambiate. Tu stessa avrai notato che le ragazze sono migliorate, non hanno più l’aspetto di due povere fanciulle. Sono state nutrite e educate a prendersi cura di loro stesse. Non erano così ai tempi del nostro accordo. Mutata la merce, muta il contratto.” Serro i pugni per non scavargli il volto come desidero. “L’accordo e il denaro che lo ha accompagnato presupponeva l’addestramento delle ragazze e la loro


consegna a me. Non puoi rimangiare quanto abbiamo stabilito.” Lo vedo bere con calma dalla coppa che tiene in mano. “Merice sono affari. I tuoi soldi ora non sono adeguati. Quest’uomo mi offre di più, soprattutto per Nadia, e come puoi vedere da te li vale.” L’acquirente mi fissa. Vedo le sue narici allargarsi a ogni respiro, il pomo d’Adamo sollevarsi con la deglutizione. Sento la sua febbre. Brama la ragazza, la sua lussuria è chiara al mio olfatto. Non posso toglierlo di mezzo dentro una stanza affollata. Lotario si è irrigidito al mio fianco, percepisce a cosa prelude quell’inganno a mio danno. “Stai valutando di tradire il nostro accordo?” Riesco a tenere un tono tranquillo. “Merice, nessuno ti tradisce. Hai contrattato per le figlie di un debitore deperite e ineducate, ora hai davanti due cortigiane in ottima salute. Capisci che la loro condizione cambia il nostro accordo.” “Capisco.”


2

Il sole è una macchia arancione sfumata, discende oltre le cime degli alberi. Il tepore penetra attraverso la pelliccia e dà stimolo alla corsa. L’odore della resina è allettante, dalla corteccia si spande dentro le nari. Ogni cosa trema sotto il passo pesante. Le foglie cadono tutt’attorno, il vento le sparpaglia e vi avvolge i fusti e i cespugli. L’odore della carne umana è intenso, si mischia ai profumi che impregnano abiti e pelle. Sono vicini. Il primo a vedere l’ombra è il cavaliere sulla destra. Il cavallo si imbizzarrisce e resta sospeso con le zampe anteriori in aria, le agita nel sole che muore con lui. Il sangue cade sul terreno e filtra tra gli arbusti. Un cavallo emette strida di pazzia mentre si scuote a terra con le viscere coperte di vapore. Il suo cavaliere urla, agita la spada nel vuoto. Non vede, i suoi occhi sono velati dal sangue e dallo scalpo che gli penzola umido sulla fronte. La carrozza è ferma. La scorta giace in pezzi. Una voce chiama nomi sconosciuti. L’uomo si affaccia dallo sportello, trema. Agita l’arma davanti a sé, biascica versi che non posso interpretare. Un ruggito lo costringe a svuotare l’intestino nei pantaloni. La zampa spezza il legno che lo protegge. Frammenti lacerano la pelle del suo volto e lo fanno urlare. Si accascia allungando le braccia innanzi a sé. Un balzo. La zampa si solleva di nuovo. L’uomo vola oltre il sentiero e oltre la scorta smembrata. Il suo braccio lo


segue pochi istanti dopo. Le membra vibrano, la gola vomita sangue e contenuto gastrico. La fame è dolorosa. La carne da divorare è tanta. Il fumo che si solleva dai resti spande l’odore che invita a banchettare. La foresta è in allerta. Versi che si rincorrono a varie distanze. É l’ora del pasto.


3

Lotario ha finito di lucidare la canna del fucile. Lo poggia sul tavolo. “Mettilo sul panno, così rovini il marmo.” Mi sorride e sposta l’arma. “Ne ho comprato uno identico per la caccia. Mi accompagni?” “Ho altro di cui occuparmi e i miei affari non permettono distrazioni in questo momento.” “Merice. Ti scotta lo smacco per l’acquisto sfumato.” “Nulla di irrimediabile.” Lego con un nodo stretto il nastro tra i capelli. Mi fissa le dita distratto dai loro movimenti. “Quale preda vuoi che ti porti quando tornerò in questa regione? Chiedi ciò che desideri. Cervi, cinghiali, donne.” Lotario ridacchia, compiaciuto delle proprie parole. “Ho già ciò che mi occorre. Banchetterò con quanto avrai procurato. Insieme a te.” “Di banchetti a cui partecipare ne avrai in abbondanza questo inverno. La stagione della Caccia inizia presto e non mi riferisco alla selvaggina.” “Giochi stupidi.” “Hai già pianificato i tuoi affari?” “Ho preso contatti per sistemare alcune ragazze della Casa di Dietro.” “Puoi sempre sostituire quelle che hai perso.” “Non pago due volte la stessa merce.” Lotario si alza e raccoglie il fucile, abbottona il cappotto. “Mai dubitato che tu sprecassi il denaro, ma fai attenzione. Tornerò presto per vedere come te la sei cavata. E ti porterò un regalo, un regalo prezioso.”


“Cosa potresti darmi?” Mi osserva e si gratta i baffi. “Lasciami la possibilità di stupirti Merice. Parto svantaggiato.” L’acqua del bagno è troppo calda. Il mio umore è cupo e le abluzioni non servono per placare la rabbia. La cameriera vede che non sono contenta e fa un passo indietro. “Chiama Baltea.” “Sì signora.” La sua voce è esile. Ha paura. “Portami l’unguento per le scottature.” Sussulta. Gli occhi le si inumidiscono. “Sai che ti punirò se piangerai davanti a me.” Deglutisce, serra le labbra. S’inchina ed esce dalla stanza. “Detesto essere delusa nelle piccole cose.” Emergo dalla vasca, l’acqua scivola sulla pelle fino a creare una pozza sul pavimento. Cammino verso il tappeto attenta a non scivolare. L’aria è tiepida, il fuoco del camino l’ha riscaldata. Il vapore si solleva dalla mia pelle mentre si raffredda. La cameriera torna con l’unguento. La sua espressione è seria. Mi spalma il farmaco e mi aiuta a vestirmi. Mangio e la congedo. L’addestramento è la parte che preferisco. Mi sfinisce e mette a dura prova i miei nervi, ma al termine di quel periodo so di aver creato qualcosa di importante. Sono mie, le ho salvate dalla loro pochezza, dalla debole educazione che hanno ricevuto, dall’incuria e dalla vita anonima che la maggior parte conduce prima di arrivare a me. Sono mie. “Entra.” Baltea oltrepassa la porta. L’avvolge l’aroma speziato dei Sali da bagno.


“Sei più pallida del solito. Non stai esagerando?” “La dose era corretta, signora. Ne sono certa.” “Se stai male vai da Oratius. Non voglio correre rischi. Né devi farlo tu.” “Come desiderate.” “Siediti. Oggi è meglio se resti a riposo, le altre si occuperanno delle tue mansioni.” Crolla sulla poltrona accanto al camino. Respira a fatica. “Bea ha la febbre.” “Di nuovo?” Uno scatto e lei s’irrigidisce. Devo contrastare la rabbia per il contrattempo. Mi servono altre ragazze, non posso gestire le contingenze priva di mezzi. “L’ha presa da un accompagnatore.” “Non ti curare dei malesseri altrui. Una febbriciattola non comporta rischi. Se è in grado di stare in piedi può lavorare. Mandala da me e vedrò come risolvere la faccenda.” Mi osserva dubbiosa. “Non temere di averla messa nei guai.” “La avviso. Posso ritirami?” Annuisco. Baltea striscia fuori dalla stanza. La sua mano trema e indugia sulla maniglia. Temo stia per collassare sul pavimento. É un istante. Svanisce oltre la soglia in silenzio. “Olimpia!” La cameriera entra di corsa, mi guarda. “Manda Oratius dalla venefica.” La testa mi fa male, devo riposare e riflettere.


4

“Le comunità sconvolte dai lutti mi fanno sorridere. Ritengo che l’acquisizione di spazio sia una grande opportunità.” Sorseggio il vino e osservo chi mi passa accanto. Quanti cappelli levati in segno di saluto. “Una disgrazia.” “Una perdita inestimabile.” “Una tragedia.” Le voci si accavallano. I discorsi sono tutti uguali. In molti non lo conoscevano, alcuni lo avevano incontrato a qualche festa, alle adunate commerciali. Era un uomo d’affari. Come me. “Merice. Che terribili accadimenti possono sconvolgere le nostre vite!” Il mercante s’inchina, mi guarda con tristezza. Finge. “Immagino tu abbia perso un caro amico.” “Carissimo. Avevamo molti affari in sospeso. Come ben sai.” Gli occhi lo tradiscono. Aspetta di capire cosa penso, cosa provo. “Ne sono al corrente. Affari sottratti a me.” “Sei ingiusta. Hai frainteso.” Serro le dita attorno al calice. Stringo, evito il punto di rottura. “Cosa ti aspetti? Non accetto torti. Colpa della mia indole passionale?” Bevo per nascondere il sorriso e sbircio la sua sorpresa. Ha la fronte corrucciata.


“Non capisco. Sei in affari da tempo a sai come vanno queste cose. Perché la prendi sul personale? Tu stessa agisci come torna comodo alla tua Casa.” Adesso tocca a me corrucciarmi. Lui fa un passo indietro. “Non fare paragoni. Mai ho rimangiato la parola o gli impegni presi. Né ho sottratto denaro ad altri. Stai cercando di insultarmi?” La mia rabbia si espande dal tono della voce. “Non esagerare. Non voglio tu fraintenda e ora inoltre è inutile parlarne, no? Che ne dici Merice se trattiamo questa faccenda come un affare tra di noi? Non vale la pena metterla sul personale.” Trattengo il fiato. Ci osserviamo. “Intendi darmi ciò che ho pagato da tempo?” Sono soddisfatta dalla sua espressione. Non osa dire altro. Ha mentito e non può che rimediare al torto che mi ha fatto. Un altro ha pagato per lui. “Ma è naturale.” Usa il fazzoletto per pulirsi la fronte sudata e la base del collo. Finalmente l’attesa è terminata e posso rilassarmi, non accadrà più che io possa ricevere uno sgarbo da lui. Nadia mi porge la tazza. Sorride e osserva ogni mia reazione. Ha appreso bene la sua arte e sa dosare interesse e attenzioni. Ha gesti aggraziati e un’espressione allegra. Ciò che fa non le pesa, o finge alla perfezione che sia così. “Siedi qui.” Le indico la poltrona davanti a me. La sua bellezza non è comune, più la guardo più ne acquisto consapevolezza. Mai rimpiangerò questo affare. “Cosa posso fare per voi?” “Ho un incarico per te. Sei pronta?” S’irrigidisce, è l’esitazione di un istante, a chiunque sarebbe sfuggita. Resto immobile e attendo che mi risponda.


Scuote la testa e ride. “Sono pronta. Ditemi come compiacervi, Merice.” E glielo dico. “Sei sciocca. Ti guardi intorno come un uccello nella rete. Non sai fingere e temo che nemmeno ci provi. Detesto la banalità.” Sama è pallida, si è irrigidita. “Non fissarmi a quel modo!” Sussulta. Odio e paura nei suoi occhi. “Mi dispiace. Non volevo farvi arrabbiare.” “Mi hai detto che ti dispiace una volta di troppo, Sama. Ora agisci in modo da non doverlo fare ancora! É detestabile una ragazza senza carattere.” Ho gettato denaro, temo. Sarà buona solo per scaldare letti. “Cosa volete, signora?” “Contegno, prima di tutto. Sei una donna, hai imparato l’arte, usala.” Non capisce cosa desidero. Ottusa. Batto la mano aperta sul tavolo per non colpirla sul volto. Afferra la gonna e stringe la stoffa. Guarda la porta, guarda me. É combattuta, ma è stata addestrata a sopportare la collera e non fuggirà. “Ho pagato per una cortigiana, non per una fanciullina. Se hai scordato quanto appreso cerca di riportarlo alla memoria. Non superare il limite della mia pazienza.” Annuisce. “Si signora.” “Vattene. Vai da Nadia e raccontale cosa ti ho detto. Saprà come fare.” China il capo. Si congeda e abbandona la mia stanza. Il vantaggio acquisito con Nadia si è smorzato con le mancanze di Sama. Sono diverse. Darò loro scopi diversi.


Lotario mi ha portato un dono. Apro la scatola di legno. “Guarda bene e apprezza, mia cara.” Sogghigna compiaciuta. Guarda anche lui dentro la scatola come ignorasse il contenuto. “Veleni?” “Per la tua collezione.” “Ti ringrazio.” “Non sono esperto, mi hanno assicurato siano efficaci.” “Alcuni li ho terminati, anche col mercato nero impiego sempre troppo a rifornirmi.” É stupito. “Non chiedo per quale ragione. Preferisco ignorare come li impieghi.” “Sciocco. Sai più di quel che mostri.” Ripongo la scatola e gli bacio la guancia ruvida. Sussulta. “Il miglior grazie di sempre.” “Vuoi Nadia?” “Così generosa Merice! Un dono o un affare.” “Un dono per ringraziarti di quello ricevuto da te.” “Accetto. Sarei pazzo altrimenti.” “Ti stupirà. Ha ottime capacità ed è sveglia.” “Se la apprezzi tu merita attenzione.” “Nadia è figlia di un insolvente. Ha estinto il debito del padre con le sue qualità.” “Sama?” Scuoto la testa. “Stupida. Paurosa. Senza iniziativa. Non so com’è potuto sfuggirmi durante l’asta. Nadia mi ha distratta e ho sbagliato. Ora dovrò fare in modo di usare tale errore a mio vantaggio.” “Sei severa Merice. Gli uomini non guardano i dettagli come fai tu.” Sbadiglia e prende un dolce dal vassoio. “Alcuni lo fanno. E sono quelli a cui offro le ragazze. Devo sceglierle con cura se voglio conservare i clienti della Casa di Dietro.”


Lotario si sporge verso di me. “Clienti che hanno potere e che vuoi controllare.” Scuoto l’aria agitando la mano destra. “Gli altri non contano. Non comprendo come si possa indugiare con loro.” “Se orecchie sbagliate ti udissero” “Sciocchezze. Sono una donna, è nella mia natura difettare e ottenere comprensione per i miei errori.” Ammicco. Mi sorride.


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